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Morto p. D'Ascanio, prete antiaborto che purificava le adepte facendo sesso., Le pulsioni sessuali irrefrenabili del cappuccino che fece funerali e cimiteri ai "piccoli martiri"

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view post Posted on 9/3/2009, 09:33
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Sesso in tonaca purificatore con le adepte. La setta anti aborto che fa funerali e sepolture ai "piccoli martiri"

di P. Andrea D’Ascanio. Sant'Uffizio: non potrà più confessare



http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...A1PO_CA103.html

Il Vaticano: quel frate non può più confessare

il Centro — 08 marzo 2009 pagina 01 sezione: PRIMA
L’AQUILA. Sull’ultimo numero del bollettino ufficiale dell’arcidiocesi dell’Aquila è stato pubblicato il dispositivo della sentenza pronunciata dalla Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’uffizio, organo del Vaticano che vigila sul rispetto, da parte dei religiosi cattolici e dei fedeli, della dottrina cristiana) nei confronti di Padre Andrea D’Ascanio, fondatore del gruppo religioso dell’Armata bianca che aveva la sua sede principale all’Aquila. Secondo il Vaticano, Padre Andrea D’Ascanio avrebbe violato il sesto comandamento (non commettere atti impuri) per cui ha l’obbligo di residenza in un convento, può muoversi solo autorizzato dal vescovo da cui dipende, non può confessare e celebrare messa in pubblico. (In L’Aquila)


http://archiviostorico.corriere.it/2000/ma...005208127.shtml

Nei guai i due frati anti-aborto
Sesso e truffa per i fondatori dell' Armata Bianca. La Curia li sconfesso'

«Sesso e truffe per i frati antiaborti» L' Aquila: nei guai i fondatori dell' Armata Bianca, sconfessati dalla Curia DAL NOSTRO INVIATO L' AQUILA - Per alcune neofite in cerca di fede il rito di iniziazione prevedeva un rapporto sessuale «purificatore» presentato come una sorta di matrimonio mistico. Ad altre fedeli, con inganno, minacce o violenze, venivano invece estorti contributi, lasciti e regalie. Tutto, secondo l' accusa, nel nome dell' «Armata Bianca», associazione religiosa antiabortista fondata all' Aquila a metà degli anni Settanta da padre Andrea D' Ascanio, 63 anni, frate cappuccino che riunisce i devoti nella chiesa di Santa Apollonia, dentro le vecchie mura. Qui celebra la messa voltato di spalle e dà la Comunione in ginocchio. Un cappuccino molto «particolare», da cui la Chiesa ha preso le distanze. Lui, con altre otto persone, è stato iscritto nel registro degli indagati con l' accusa di associazione a delinquere. Formula volutamente vaga, specificano gli investigatori dell' Aquila coordinati dal procuratore generale Nicola Trifuoggi, per consentire indagini a 360 gradi. Si ipotizzano tuttavia i reati di violenza privata, truffa e violenza sessuale. Tra gli indagati ci sono il braccio destro di padre Andrea (al secolo Nicola D' Ascanio), padre Giovanni Antonucci («Pace e bene, non ho altro da dire», il suo unico commento), due studentesse dell' Aquila di 28 e 22 anni, Maria Teresa D.N. e Maria Gabriella P., e il padre della prima, Giulio D.N., a cui è stato sequestrato un furgone. Non è chiaro da quanto tempo fosse in piedi la presunta associazione a delinquere. Alcune donne, sia giovani che più anziane, si sono decise a sporgere denuncia raccontando la loro versione: con pressioni e violenze sarebbero state costrette a versare denaro alla comunità di padre Andrea (20 anni fa indagato a Taranto per la morte di una donna durante un suo esorcismo). Hanno raccontato anche delle «nozze mistiche» condite di pratiche sessuali «contro l' usura» o «contro la prostituzione» nel mondo a cui sarebbero state sottoposte. Le indagini dei carabinieri sono cominciate a novembre del 1999 in seguito alle indicazioni di alcune presunte vittime della confraternita che ha siglato accordi con molte Asl italiane per poter seppellire i feti dei bambini mai nati, frutti di aborti volontari e terapeutici. Il 28 dicembre del 1991, al cimitero dell' Aquila, l' «Armata» aveva inaugurato un monumento ai «bimbi non nati» con la benedizione dell' arcivescovo Mario Peressin (il suo successore Giuseppe Molinari non ha rapporti con frate Adrea D' Acanio), alla cerimonia parteciparono Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, e il regista Franco Zeffirelli. Ieri mattina alle 6 sono scattate le perquisizioni nella chiesa di Santa Apollonia, sede del movimento e residenza del frate cappuccino che però era assente. Nel pomeriggio ha telefonato all' avvocato, Claudio Cagnoli, dicendo di essere vicino Roma e che oggi dovrebbe tornare. I carabinieri hanno sequestrato materiale religioso, pubblicazioni, rosari, volantini a casa del suo aiutante e delle due studentesse, in alcuni uffici romani e altre sedi dell' «Armata Bianca» che vanta un migliaio di adepti in tutta Italia e diramazioni in Lombardia, Veneto, Lazio, Puglia, Emilia Romagna, Trentino, Sardegna. «Attendiamo la conclusione dell' inchiesta che certamente finirà per sgonfiarsi come una bolla si sapone - replicano al Movimento per la vita -. L' inchiesta rischia di gettare un' ombra sull' associazione Armata Bianca che, pur non essendo mai stata federata con il Movimento per la vita, svolge una significativa azione a favore delle maternità difficili». Giovanna Cavalli LA SCHEDA LA FONDAZIONE Il movimento «Armata Bianca» nasce alla metà degli anni Settanta con l' approvazione della Chiesa che, però, negli ultimi anni, aveva rivisto la sua posizione, prendendo le distanze IL VETO DEL VATICANO L' arcivescovo dell' Aquila, Mario Peressin, assegnò al movimento la chiesa di Sant' Apollonia. Peressin era sul punto di ordinare sacerdoti due diaconi di padre Andrea, tra cui padre Giovanni Antonucci (oggi indagato), quando arrivò il veto del Vaticano GLI ADEPTI In Italia sarebbero qualche migliaio gli aderenti al movimento. Venerano il rosario e celebrano regolarmente messa

Cavalli Giovanna

Pagina 17
(20 maggio 2000) - Corriere della Sera


www.testimonidigeova.net/Bambini%20e%20frati.htm

Frati e bambini in custodia

Bambino violentato dai frati

(Tratto da www.ilnuovo.it)

Il piccolo, di Roma, veniva accompagnato dal padre al centro antiabortista "Armata Bianca" dell'Aquila. Le conferme dall'incidente probatorio. Il centro di padre D'Ascanio sotto inchiesta anche per truffa.





ROMA-Il bambino accusava forti dolori, sempre più spesso. Ha tre anni e, come hanno appurato i medici, l'ano lesionato. Suo padre lo accompagnava frequentemente al centro antiabortista "Armata Bianca" dell'Aquila. Lo lasciava in compagnia dei frati che, insieme ad altri bambini, si riunivano nella chiesetta del centro per pregare. O, così, almeno dicevano di fare. Sono serviti mesi di indagine, di studio dei disegni del bambino, di aiuto psicologico per arrivare a scoprire che, in quella cappella, non si pregava e basta. La preghiera, semmai, veniva rivolta dai frati ai bambini ai termini delle "funzioni": "Non dite niente a casa di quello che abbiamo fatto".

La conferma degli abusi sessuali sul bambino romano è arrivata nel corso di un incidente probatorio, avvenuto davanti al Gip del tribunale dell'Aquila, Ginasaverio Cappa, nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura aquilana che ha messo sotto inchiesta nove persone, tra le quali padre Andrea D'Ascanio, il frate cappuccino fondatore di "Armata Bianca", con le accuse di associazione per delinquere finalizzata agli abusi sessuali e alla truffa ai danni di enti pubblici e privati. Le violenze, come ha reso noto l'avvocato Coratella che tutela il piccolo, sono state certificate dai periti. Violenze sessuali, fisiche e psicologiche. Tra gli indagati c'è anche il padre del bambino, accusato di connivenza. Era lui ad accompagnare il figlioletto dai frati cappuccini. E i disegni del bambino confermerebbero che le violenze sono state subìte proprio nella chiesetta dell'Armata Bianca. In sacrestia, secondo quanto emerso, sarebbero stati compiuti anche atti di esorcismo.

Nei prossimi giorni i magistrati dovrebbero emettere gli avvisi di conclusione delle indagini. Ma dopo numerose inchieste su plagio e truffa (anche allo Stato, in quanto sarebbero stati portati capitali all'estero per evadere le tasse), l'assemblea nazionale del Centro di aiuto alla vita ha decretato la chiusura dell'Armata Bianca aquilana perché non avrebbe realmente aiutato le donne incinte e non avrebbe nemmeno partecipato all'attività di congressi e riunioni del movimento. Un movimento che ha fatto della battaglia antiabortista il proprio cavallo di battaglia ma che vede, da 10 anni, un neo nella struttura aquilana.

(7 LUGLIO 2001; ORE 12:39)


www.cesap.net/index2.php?option=com...o_pdf=1&id=1021

L'ARMATA DI D'ASCANIO ALLE CROCIATE ANTIABORTISTE. SCHEDA DEL
MOVIMENTO
03/03/2002
32239. L'AQUILA-ADISTA. Nicola D'Ascanio è nato a Cosenza il 15 febbraio 1935. Entrò come novizio nei frati minori
cappuccini nel 1956. Divenne frate pochi anni dopo, con il nome di Andrea dell'Aquila e fu ordinato prete nel marzo
1962. Dopo un periodo trascorso nel convento S. Chiara si trasferì in Puglia. Per vari anni visse come eremita.
A Taranto, il 24 febbraio 1973, il primo fatto di cronaca che lo porta alla ribalta: il cappuccino venne chiamato da Maria
Teresa D'Abenante (discendente di una nobile famiglia tarantina, che allora faceva l'insegnante e divenne poi la più
stretta collaboratrice di padre Andrea), a casa di Silvia Cosima Martucci, la quale riteneva che il figlio, studente di
Medicina, fosse posseduto dal demonio. Mentre durante la notte tra il 23 ed il 24 febbraio il rito riguardò il ragazzo, nel
pomeriggio successivo le attenzioni di D'Ascanio e della D'Abenante si concentrarono stranamente sulla Martucci, che
venne chiusa in una stanza insieme a loro. Alla fine la donna morì: la perizia medica parlava di gravi lesioni interne
causate dalla frattura di tre costole, emorragia al pancreas, ecchimosi sulla schiena, morte dovuta ad arresto cardiaco
per compressione. Padre Andrea e la D'Abenante furono accusati di omicidio colposo. Condannati nel processo di primo
grado, furono però assolti in appello. Prima della conclusione definitiva della vicenda per un periodo erano riparati in
Svizzera.
Rientrato all'Aquila nel 1980 insieme alla D'Abenante e ad altri collaboratori, padre Andrea fonda l'"Armata bianca":
scopo del movimento la crociata ad oltranza contro l'aborto, la lotta al comunismo (si noti la contrapposizione, fin nel
nome, con l'"Armata Rossa" sovietica, contro cui le truppe controrivoluzionarie "bianche" combatterono dal 1917 al
1920), la diffusione del Vangelo nei Paesi dell'est, e l'evangelizzazione, specie dei bambini più piccoli: D'Ascanio, si era
convinto, tramite il devozionismo della madonna di Fatima e la lettura degli scritti di Padre Pio da Pietrelcina (gli agiografi
del movimento narrano un incontro con d'Ascanio in cui il neo-santo lo avrebbe spinto a fondare "l'Armata"), che la
provvidenza avesse predestinato i bambini a salvare il mondo. Per D'Ascanio, quindi, la formazione religiosa dei più
piccoli era considerata cruciale per la missione divina cui era stato chiamato. Non stupisce perciò che la crociata contro
l'aborto vedesse l'"Armata Bianca" in prima fila. Il movimento era anche riuscito ad aprire delle convenzioni con alcuni
ospedali (a Novara, a Vercelli, all'Aquila) per poter ottenere i feti abortiti così da celebrarne il funerale e procedere con la
sepoltura dei "piccoli martiri". A loro l'"Armata" dedicò nel 1991 il monumento "Ai bambini mai nati"; poi vennero le accuse
da parte di ex appartenenti alla "setta" che hanno portato al processo di primo grado ed alla condanna di D'Ascanio (v.
Adista n. 3/2002).


www.cdbchieri.it/rassegna_stampa_20...mata_bianca.htm


Dossier sul movimento antiabortista "Armata Bianca" e il suo fondatore padre Andrea D'Ascanio
da ADISTA del 13.3.2004 n°19
L'ARMATA SBIANCA: PESANTI LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA DI P. ANDREA D'ASCANIO

32238. L'AQUILA-ADISTA. Il paradosso è dirompente: padre Andrea D'Ascanio, al secolo Nicola, fondatore e capo incontrastato del movimento antiabortista "Armata Bianca", sacerdote cattolico e frate minore cappuccino, viene condannato in primo grado dal Tribunale penale dell'Aquila per un reato di grave entità: violenza privata nei confronti di tre persone. Dalla lettura delle motivazioni alla base della sentenza (depositate il 21 gennaio) emerge che l'imputato ha potuto commettere e ripetere questo reato proprio in virtù del carisma e dell'autorevolezza che deriva dal suo stato di sacerdote e religioso. Dal processo è apparso poi in maniera evidente come, durante le liturgie e le celebrazioni presiedute da D'Ascanio, venivano commessi gravi abusi liturgici, come confessare e comunicare bambini molto piccoli. D'Ascanio arrivava addirittura a pretendere rapporti sessuali dalle sue "adepte" vestito dei paramenti sacri. Eppure, anche dopo questa sentenza, nessuna autorità ecclesiastica ha ritenuto di dover prendere provvedimenti contro padre Andrea, nemmeno in forma cautelare, in attesa di una sentenza definitiva del Tribunale. Anzi, il processo ecclesiastico che, parallelamente a quello penale, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha istruito nei confronti di D'Ascanio fin dall'anno 2000, ha portato, in primo grado, all'assoluzione del fondatore dell'"Armata Bianca" da tutte le accuse, con sentenza del 16/4/2002. Il dicastero vaticano non ha però potuto ignorare gli errori dottrinali contenuti nelle omelie e nelle pubblicazioni del frate; pur non riscontrandovi eresie, ha però imposto a D'Ascanio di sospendere la predicazione in pubblico per un periodo di sei mesi a partire dalla sentenza e poi l'obbligo di chiedere di volta in volta, per un periodo di altri sei mesi, la licenza di predicare in pubblico all'ordinario diocesano; ha inoltre imposto la consegna di tutte le copie a disposizione dei libri "Dio è padre", "Spirito anima e corpo" e "Battesimo dei bambini non nati" e di correggere gli errori contenuti nelle altre pubblicazioni prima di procedere a ristampe. È tuttora in corso la seconda istanza del processo. Ancora meno del Vaticano ha fatto l'ordine religioso a cui D'Ascanio appartiene. La Curia provinciale dei cappuccini dell'Abruzzo, contattata da Adista, ha confermato che nei confronti del leader dell'"Armata" non c'è stato, e neppure si prevede, alcun provvedimento disciplinare: del resto, hanno precisato, p. Andrea risponde del suo operato direttamente al generale dell'Ordine. Nessuna informazione dalla Curia generalizia: fino al 27/3 i cappuccini sono impegnati nel Consiglio plenario dell'Ordine.
Una conferma del sostegno di cui D'Ascanio potrebbe godere in Vaticano potrebbe venire da queste dichiarazioni fatte dal pubblico ministero (contenute nella copia degli atti della I udienza del processo, il 2/12/2001): "ci sono anche documenti sequestrati presso l'abitazione del D'Ascanio a dimostrare le dimensioni della potenza di questa associazione 'Armata Bianca', trattandosi di atti assolutamente segretissimi che certamente non potevano essere in loro possesso. Si tratta di documenti che fanno parte dell'istruttoria segretissima compiuta dalla Sacra Congregazione della Fede, atti che dopo l'istruttoria segretissima possono essere pubblicizzati, ma ben dopo la nostra acquisizione mediante sequestro. Questi atti non hanno nulla a che vedere con la corrispondenza con il suo patrono, don Ennio Innocenti [71 anni, prete della diocesi di Roma, di estrema destra, ndr], trattandosi di atti al quale il difensore non poteva assistere e non ha assistito".


La sentenza
"Soggetto a pulsioni sessuali irrefrenabili", "uomo che tende a imporre la sua volontà agli adepti anche attraverso comportamenti minacciosi" e paventando "mali terreni e soprannaturali in caso di disobbedienza ai suoi voleri", leader di una "organizzazione rigidamente gerarchica, nella quale sono in pochi, se non uno solo, a decidere, e nella quale valgono la regola dell'ubbidienza assoluta, acritica, al volere del capo carismatico, ed il vincolo di segretezza sui comportamenti tenuti; la pretesa arrogante di essere i soli depositari della verità rivelata, un fortino assediato dai mali del mondo, da difendere a tutti i costi, e quindi l'esclusione, di fatto, dal confronto con l'esterno, visto come un pericolo di inquinamento della propria purezza". Una figura "tutt'altro che degna di apprezzamento", che "non era il 'santo' che tutti credevano, ma una persona che dirigeva l'associazione a fini di potere personale, con metodi discutibili anche dal punto di vista economico, con deviazioni gravi anche dal punto di vista religioso e con profanazione dei sacramenti". Sono alcuni dei duri giudizi contenuti nella motivazione della sentenza emessa dal Tribunale dell'Aquila nei confronti di padre D'Ascanio. Depositata in cancelleria il 21/1/2004 (ma pronunciata il 25/10/2003), la sentenza condanna il frate cappuccino a 1 anno e 6 mesi di galera (con il beneficio della condizionale) per il reato di violenza privata nei confronti di tre donne; impone inoltre a D'Ascanio il pagamento delle spese processuali, dei danni in favore della parte civile e dei danni morali (fissati a 30mila euro).


La storia
La vicenda processuale di padre D'Ascanio comincia a maggio del 2000, quando l'autorità giudiziaria dispose numerosi sequestri sia nella sede del movimento "Armata bianca", presso la chiesa di Sant'Apollonia a L'Aquila, dove D'Ascanio era rettore (l'incarico gli venne tolto nel giugno 2000), sia in altre parti d'Italia e nella casa stessa del fondatore dell'"Armata Bianca". Varie persone avevano iniziato a denunciare, tra l'altro, strani riti (definiti "nozze mistiche"), in cui D'Ascanio aveva rapporti sessuali con le adepte della sua "setta" anche vestito dei paramenti sacri; inoltre dall'inchiesta emerse che il movimento organizzava spesso incontri di preghiera cui partecipavano anche i bambini di 3 o 4 anni, che venivano confessati e comunicati, e rilevò un contesto di ripetute violenze psicologiche sui membri della comunità affinché si uniformassero totalmente alla volontà di padre Andrea.
Alla fine delle indagini preliminari, il 30 maggio 2002, il magistrato aveva disposto il rinvio a giudizio di D'Ascanio e di altre 9 persone, con accuse che spaziavano dalla violenza privata (con l'aggravante dell'abuso di potere) all'associazione a delinquere, alla violenza sessuale che in un caso aveva coinvolto anche un minore. Condannato per il primo capo d'imputazione, D'Ascanio è stato però assolto dagli altri. Per quanto concerne l'associazione a delinquere, infatti, per il Tribunale "non pare si possa dire che gli imputati si siano associati allo scopo di commettere questi fatti. Si tratta, in verità, solo di trasgressioni compiute dal D'Ascanio". Nella sentenza è stata però completamente smontata la tesi difensiva, che tentava di accreditare la tesi del complotto contro D'Ascanio, che sarebbe stato ordito da alcuni fuoriusciti dall'Armata in combutta nientemeno che con il vescovo dell'Aquila mons. Giuseppe Molinari e alcuni settori della Chiesa.


Rapporti sessuali, ma senza violenza
Piuttosto articolata la questione delle violenze sessuali. D'Ascanio pretendeva di avere rapporti sessuali con molte delle "adepte" dell'"Armata Bianca". Diceva alle donne che loro erano state chiamate ad una importante missione: quella di salvare, tramite il loro sacrificio, una fetta di umanità (prostitute, peccatori, omosessuali, ecc.), liberandola dai demoni di cui è prigioniera. Durante questo rito di purificazione, che padre Andrea definiva "nozze mistiche", spesso il cappuccino indossava i paramenti sacri. Dalle molte testimonianze rese al processo da ex appartenenti all'"Armata bianca", tutte dichiarate attendibili dal tribunale, emergono molte e dettagliate testimonianze delle "particolari" attenzioni del frate francescano. Nonostante ciò il Tribunale non ha riscontrato gli estremi della violenza. Perché, si spiega nella sentenza, si è trattato "di atti consensuali, nei quali anzi le adepte si sentivano anche come privilegiate rispetto alle altre perché prescelte dal padre per una missione superiore ed incomprensibile alla natura umana". Potrebbe, dice la sentenza, esserci inganno e proditorietà da parte di D'Ascanio ma, mancando le querele sui singoli fatti, il Tribunale ha circoscritto l'analisi degli episodi unicamente all'ipotesi del reato associativo.


Il caso di P. L.
Particolare rilevanza, all'interno del processo, rivestiva il caso di P. L., che all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto quattro anni. È risultato evidente, dal dibattimento e dalle intercettazioni telefoniche, che il bambino veniva confessato e comunicato da padre Andrea. Per quanto riguarda l'accusa di violenza sessuale sul bambino, dice la sentenza, pur essendovi "elementi di carico evidenti" contro D'Ascanio, essi "non raggiungono quel grado di certezza, né sulla sussistenza dell'episodio, né sull'elemento soggettivo che consentano di portare ad una dichiarazione di colpevolezza". "Questo - si legge ancora nella sentenza - è l'unico episodio di tutto il processo in cui il Tribunale non è potuto giungere ad una affermazione di certezza, in senso favorevole o negativo per l'imputato". Del resto, dicono i giudici, "nel processo manca del tutto la prova che il D'Ascanio in altre occasioni sia stato attratto da rapporti sessuali con bambini". C'è però da precisare che le indagini che riguardavano presunti episodi di pedofilia da parte di D'Ascanio non iniziarono a partire da P. L., ma da fatti che avrebbero coinvolto altri bambini, i cui genitori, però, essendo seguaci dell'"Armata", dopo i primi racconti, non hanno più condotto i figli agli incontri con lo psicologo e gli inquirenti.



Il clima all'interno dell'"Armata"
Su tutti i fatti emersi nel corso del dibattimento aleggia il folle clima di intimidazione, violenza psicologica e cieca obbedienza a padre D'Ascanio, "il profeta". Per la violenza psicologica esercitata su tre persone in particolare, il Tribunale ha ritenuto ci fossero gli estremi per la condanna di D'Ascanio. Il clima che si respirava all'interno dell'"Armata" è ben descritto dalla sentenza: padre Andrea, si dice, "incuteva terrore negli adepti", minacciando "mali terreni e soprannaturali nel caso di disobbedienza ai suoi voleri, che in sostanza era il suo potere, come diretta espressione del padreterno, a comminare". Ciò che padre Andrea esprimeva, gli veniva "comunicato direttamente da Dio", "volendo con questo far intendere che egli, proprio quale unico interprete della volontà divina, spesso in contrasto con la Chiesa ufficiale, poteva influire su questo percorso". I membri dell'"Armata" erano in tutto e per tutto succubi della volontà di padre Andrea che aveva diritto di decidere sui comportamenti e le scelte di tutti, anche se si trattava di questioni minime, come il colore delle scarpe, il taglio dei capelli. A padre Andrea bisognava chiedere anche il permesso per fare un viaggio. E non sempre tale permesso veniva accordato. Un membro dell'"Armata", è scritto però nella sentenza, fu fortunato: "era preoccupato perché doveva chiedere a padre Andrea il permesso di tornare a Roma per dare un esame, e ricorreva all'aiuto di terze persone perché intercedessero per lui, cosa che puntualmente si verifica, ed il permesso viene infine concesso".
Se qualcuno disobbediva ai precetti di padre Andrea, oltre alle minacce di terribili pene sulla terra e nell'aldilà, veniva immediatamente emarginato dal gruppo. Eventi per la verità piuttosto rari, perché il "clima di esaltazione mistica" che circondava la figura di padre Andrea portava chi gli stava intorno a ritenere le sue parole un oracolo infallibile. Perciò, quando ad una coppia di adepti padre Andrea preannunziò che avrebbero finalmente avuto figli, i due non ebbero dubbi, anche se lei sapeva da tempo di essere sterile; la donna, "per otto mesi ha finto una gravidanza, anche mettendosi dei panni per far figurare la pancia". Suo marito rivelò al Tribunale che D'Ascanio ripeteva che era sufficiente avere fede; così lui "negava perfino l'evidenza scientifica, rispondendo all'ostetrica, che gli diceva che la moglie non era incinta, che il figlio sarebbe nato". Un episodio incredibile, che non si può certo spiegare con il basso livello culturale della coppia: dagli atti entrambi risultano essere laureati e impiegati in campo medico: "Nonostante questo - dice ancora la sentenza - si sono prestati ad una penosa pantomima, pur di non ammettere che padre Andrea aveva errato nel profetizzare la gravidanza".




L'ARMATA DI D'ASCANIO ALLE CROCIATE ANTIABORTISTE. SCHEDA DEL MOVIMENTO

32239. L'AQUILA-ADISTA. Nicola D'Ascanio è nato a Cosenza il 15 febbraio 1935. Entrò come novizio nei frati minori cappuccini nel 1956. Divenne frate pochi anni dopo, con il nome di Andrea dell'Aquila e fu ordinato prete nel marzo 1962. Dopo un periodo trascorso nel convento S. Chiara si trasferì in Puglia. Per vari anni visse come eremita.
A Taranto, il 24 febbraio 1973, il primo fatto di cronaca che lo porta alla ribalta: il cappuccino venne chiamato da Maria Teresa D'Abenante (discendente di una nobile famiglia tarantina, che allora faceva l'insegnante e divenne poi la più stretta collaboratrice di padre Andrea), a casa di Silvia Cosima Martucci, la quale riteneva che il figlio, studente di Medicina, fosse posseduto dal demonio. Mentre durante la notte tra il 23 ed il 24 febbraio il rito riguardò il ragazzo, nel pomeriggio successivo le attenzioni di D'Ascanio e della D'Abenante si concentrarono stranamente sulla Martucci, che venne chiusa in una stanza insieme a loro. Alla fine la donna morì: la perizia medica parlava di gravi lesioni interne causate dalla frattura di tre costole, emorragia al pancreas, ecchimosi sulla schiena, morte dovuta ad arresto cardiaco per compressione. Padre Andrea e la D'Abenante furono accusati di omicidio colposo. Condannati nel processo di primo grado, furono però assolti in appello. Prima della conclusione definitiva della vicenda per un periodo erano riparati in Svizzera.
Rientrato all'Aquila nel 1980 insieme alla D'Abenante e ad altri collaboratori, padre Andrea fonda l'"Armata bianca": scopo del movimento la crociata ad oltranza contro l'aborto, la lotta al comunismo (si noti la contrapposizione, fin nel nome, con l'"Armata Rossa" sovietica, contro cui le truppe controrivoluzionarie "bianche" combatterono dal 1917 al 1920), la diffusione del Vangelo nei Paesi dell'est, e l'evangelizzazione, specie dei bambini più piccoli: D'Ascanio, si era convinto, tramite il devozionismo della madonna di Fatima e la lettura degli scritti di Padre Pio da Pietrelcina (gli agiografi del movimento narrano un incontro con d'Ascanio in cui il neo-santo lo avrebbe spinto a fondare "l'Armata"), che la provvidenza avesse predestinato i bambini a salvare il mondo. Per D'Ascanio, quindi, la formazione religiosa dei più piccoli era considerata cruciale per la missione divina cui era stato chiamato. Non stupisce perciò che la crociata contro l'aborto vedesse l'"Armata Bianca" in prima fila. Il movimento era anche riuscito ad aprire delle convenzioni con alcuni ospedali (a Novara, a Vercelli, all'Aquila) per poter ottenere i feti abortiti così da celebrarne il funerale e procedere con la sepoltura dei "piccoli martiri". A loro l'"Armata" dedicò nel 1991 il monumento "Ai bambini mai nati"; poi vennero le accuse da parte di ex appartenenti alla "setta" che hanno portato al processo di primo grado ed alla condanna di D'Ascanio (v. Adista n. 3/2002).




L'AVEVAMO TANTO ARMATA. TUTTO IL SOSTEGNO DEL VESCOVO PERESSIN

32240. L'AQUILA-ADISTA. Nei suoi anni di attività a L'Aquila, padre Andrea D'Ascanio ha potuto operare liberamente soprattutto grazie al sostegno incondizionato di mons. Mario Peressin, vescovo dell'Aquila per ben 15 anni, dal 1983 al '98 e morto nel 1999. Fu Peressin ad affidare a D'Ascanio la rettorìa della chiesa di Sant'Apollinare, a L'Aquila; lui a sostenere l'edificazione, nel 1991, di un monumento al "bambino mai nato" (con tanto di lapide "Ai 50 milioni di bambini che ogni anno nel mondo vengono uccisi dall'aborto"), promossa proprio da "Armata Bianca" ed alla cui inaugurazione (il 28 dicembre, il giorno in cui la Chiesa ricorda la strage degli innocenti compiuta da Erode) parteciparono Franco Zeffirelli e Carlo Casini (presidente del Movimento per la vita); sempre lui a tentare ripetutamente di dare, a livello ecclesiale, un'approvazione ufficiale al movimento del frate francescano.
Nel Bollettino diocesano del maggio '97, Peressin annuncia infatti che l'Armata Bianca "dopo aver tanto lavorato e sofferto nel suo impegno apostolico per i bambini, per la vocazione mariana, per la difesa della vita e per aiutare i cattolici negli ex Paesi comunisti, sta per ricevere la sua prima approvazione ufficiale, con regolari statuti approvati dall'autorità diocesana". Nel bollettino del gennaio '98 Peressin continua a difendere l'opera dell'Armata Bianca, ma sull'approvazione dell'"Armata" è meno fiducioso, anzi, è costretto ad ammettere che in Vaticano ci sono ostacoli a ottenere il permesso per il riconoscimento ufficiale: "Per quanto riguarda Padre Andrea D'Ascanio, l'arcivescovo, in vista di un eventuale loro riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa ha preso il frate alle sue dipendenze. Allo stesso tempo l'arcivescovo ha sottomesso all'esame della Santa Sede tutti gli scritti di Padre Andrea, in modo da chiarire punti controversi. Del resto lui ha sempre desiderato di sottoporre al supremo giudizio della Santa Sede non solo la sua persona, ma anche le sue attività religiose ed apostoliche. Aspettiamo, quindi, tutti con serenità e con fiducia le indagini della Chiesa". E infatti l'approvazione non arrivò.
Di più, l'1 maggio '98 il Vaticano bloccò, con una lettera arrivata poco prima della celebrazione, l'ordinazione sacerdotale da parte di Peressin di due appartenenti all'"Armata Bianca", Giovanni Antonucci e Carlo Benedetto Lauro, dopo che un primo tentativo di consacrare i due era già stato bloccato a Quito, in Ecuador. Alla fine Antonucci la spuntò solo grazie all'intercessione di Hnilica (v. notizia successiva), che lo raccomandò a mons. Antoni Pacyfik Dydycz, vescovo di Drohiczyn, in Polonia, frate minore cappuccino come D'Ascanio e figura di altissimo livello all'interno dell'Ordine, di cui è stato definitore generale. L'ordinazione di Antonucci e Lauro avvenne proprio in Polonia sebbene, anche in quella circostanza, il Vaticano cercò di intervenire attraverso il nunzio apostolico. Ma era troppo tardi: non solo Dydycz aveva provveduto alla consacrazione, ma nel '99, nonostante le forti riserve vaticane sull'"Armata", concesse al movimento il riconoscimento ecclesiastico all'interno della sua diocesi. Lauro invece divenne prete in Ecuador: i due nuovi preti dell'"Armata" dovevano rappresentare l'implantatio del movimento nell'est Europa e nell'America Latina.
Oltre che per la questione dell'Armata Bianca, Peressin fu al centro di moltissime polemiche, con il Vaticano, il clero diocesano e la cittadinanza, che scandirono tutto il suo mandato come vescovo a L'Aquila. Ai suoi detrattori era solito dire: "Io sono qua come arcivescovo dell'Aquila attraverso il potere dello Spirito Santo, come successore degli Apostoli; ma anche come essere umano, al pari del Papa, che non soddisfa tutti quanti: neanche Cristo ha soddisfatto tutti". E Peressin, con il suo operato, di persone ne ha soddisfatte davvero poche. Nato il 17 maggio 1923 a Azzano Decimo (Pordenone), studiò nel seminario vescovile nella città prima di trasferirsi a Roma alla Pontificia Università Lateranense; fece una lunga carriera nella diplomazia vaticana, fino al 29 giugno 1983, quando venne nominato coadiutore all'Aquila, per subentrare, il 31 dicembre di quell'anno, nella carica di arcivescovo a mons. Carlo Martini. Di carattere autoritario e irascibile, si scontrò ripetutamente con il suo clero, che indirizzò numerose lettere di protesta alla Congregazione per i Vescovi. Clamorosa quella sottoscritta nel 1991 da 27 parroci della Diocesi in cui Peressin veniva accusato di avere "un attaccamento al denaro irrefrenabile, immorale e patologico" (v. testo integrale su Adista n. 23/91). Nella lettera si parlava di "operazioni illegali", nonché di "prepotenze, offese e insulti"; per questo, i sacerdoti firmatari chiedevano alla Congregazione la pronta sostituzione di Peressin (si rilevava tra l'altro lo stile "spiccatamente autoritario" del vescovo, che aveva "accentrato a sé ogni cosa" e "reso inefficace ogni organismo diocesano", soprattutto per le questioni finanziarie, da lui gestite disinvoltamente, creando "motivo di grave scandalo"). Ma il Vaticano non accontentò i preti ribelli.
Ma altre polemiche investivano l'operato dell'arcivescovo: dopo il monumento al "bambino mai nato", la "crociata" per imporre la sepoltura dei resti degli aborti; poi l'accusa di aver preteso 5.000.000 di lire per sfilare al corteo della Bolla della Perdonanza del '92; poi l'accertamento di un'evasione per alcuni investimenti privati fatti in America ma mai dichiarati.
Alla fine il Vaticano, nel marzo '96, nominò mons. Giuseppe Molinari, allora vescovo di Rieti, arcivescovo coadiutore dell'Aquila. Una nomina che, per Peressin, equivaleva ad un prepensionamento de facto: le sue formali dimissioni furono accolte in Vaticano due anni dopo, non appena lo scomodo vescovo ebbe compiuto i 75 anni.
Ma anche in seguito Peressin continuò a creare imbarazzi alla Chiesa cattolica. Persino dopo morto. Eclatante fu infatti la vicenda del suo testamento (v. Adista n. 89/99), nel quale Peressin decise di diseredare la Curia diocesana, destinazione naturale dei beni per consuetudine accreditata, dall'eredità dei suoi averi, stimabili in circa otto miliardi di lire, tra beni mobili (tra cui denaro accantonato in ben cinque conti correnti, di cui due presso lo Ior e uno presso la Banca di New York) e immobili (appartamenti, tenute, negozi). "Escludo totalmente dalla mia eredità - scrisse nel testamento - sia l'attuale arcivescovo Giuseppe Molinari, sia i responsabili della curia aquilana, in particolare quei preti indegni e traditori che hanno contestato e fatto ammalare me e i miei immediati predecessori ma che Molinari, con manovra perfida e vendicativa, ha nominato suoi collaboratori". Le accuse di Peressin giunsero a colpire anche grossi calibri della gerarchia vaticana, come il nunzio apostolico in Africa, mons. Orlando Antonini e il segretario di Stato il card. Angelo Sodano: "Essi - scrisse - non meritano nulla della mia eredità, semmai solo biasimo e vergogna per il loro operato riprovevole". Una parte dell'eredità finì invece all'ex braccio destro di Peressin, mons. Renzo Narduzzi (l'erede che aveva designato a succedergli, poi rimpiazzato da Molinari per intervento del Vaticano): denaro che doveva servire a promuovere la memoria del defunto arcivescovo.




MONS. HNILICA: IL CEMENTO DELL'ARMATA

32241. L'AQUILA-ADISTA. L'altro potentissimo protettore di padre Andrea D'Ascanio (v. notizia precedente) è, da ormai molti anni, mons. Pavel Hnilica, gesuita, vescovo titolare di Rusado, presidente dell'Associazione "Pro Deo et fratribus - Famiglia di Maria Corredentrice", amico e confessore di madre Teresa di Calcutta, uomo assai vicino all'attuale pontefice. Mons. Hnilica, slovacco, classe 1921, fu ordinato sacerdote nel settembre 1950 e vescovo (da mons. Robert Pobozný) nel gennaio 1951 (un'ordinazione, come altre avvenute in quegli anni nei Paesi "oltre cortina", piuttosto controversa: fu riconosciuta dal Vaticano nel 1965, ma Hnilica inizierà a comparire nell'annuario pontificio solo a partire dal 1991). Ma nella Cecoslovacchia comunista Hnilica esercitò per brevissimo tempo il suo ministero episcopale: nell'estate del 1951, infatti, fuggì all'estero, dopo aver ordinato vescovo al suo posto un altro gesuita, Jan Chryzostom Korec (rimasto invece in Cecoslovacchia durante tutto il periodo del governo comunista, scontando anche otto anni di carcere: è cardinale dal 1991); Hnilica si trasferì a Roma da dove assistette gli esuli slovacchi. Nel 1964 Hnilica conosce madre Teresa, con cui inizierà un lungo sodalizio. Con un incarico nel Segretariato per i non credenti, l'anno successivo Hnilica prese parte al Concilio, dove conobbe l'allora cardinale Karol Wojtyla. Entrambi si trovano infatti a lavorare alla formulazione dello schema 13 (che diventerà poi la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, conosciuta con il titolo Gaudium et Spes): il futuro papa nella commissione generale, Hnilica in una sottocommissione che si occupava dei problemi dell'ateismo. Tra gli uomini di Curia più conservatori, nel 1968 ha fondato l'associazione "Pro Deo et fratribus" per contrastare quello che Hnilica considera il "più grave problema del nostro tempo: l'ateismo comunista". Proprio il suo fervente anticomunismo è da anni strettamente connesso alla sua altrettanto fervente devozione alla madonna di Fatima ed alla frequentazione di tutti i culti legati alle apparizioni mariane sparse per il mondo (specie a Medjugorje).
E Fatima è sicuramente uno dei trait-d'union che collegano Hnilica a padre D'Ascanio. Il frate cappuccino si recava spesso infatti nelle scuole e nelle case dell'aquilano per parlare con i più piccoli, e raccontare loro la storia dei tre pastorelli di Fatima. "Per raggiungere la salvezza - diceva padre Andrea - sono necessari 5 milioni di bambini che durante la consacrazione gridano il loro sì a Maria, come i pastorelli di Fatima. Essi porranno fine alle guerre e porteranno il regno di pace e di amore".
Un altro punto d'incontro tra d'Ascanio e Hnilica è il pallino antiabortista: il vescovo slovacco, infatti ha dato per anni il suo sostegno a tutti i più accesi movimenti pro-life statunitensi.
Ma Hnilica è passato alla storia soprattutto per il suo coinvolgimento in uno dei più grandi misteri della storia repubblicana, che chiamò in causa un intreccio di interessi che legavano la finanza, il Vaticano e la P2: il caso Calvi. L'8 marzo 2000, i giudici della settima Sezione del Tribunale di Roma nell'ambito del secondo processo di primo grado per la ricettazione della borsa del banchiere Roberto Calvi (trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri a Londra), assolvono mons. Hnilica dall'accusa di ricettazione (che era stato invece condannato a 3 anni nel precedente processo, conclusosi nel 1993 e annullato l'anno successivo). Hnilica aveva ricevuto dal faccendiere Flavio Carboni alcuni documenti contenuti nella borsa del presidente del Banco Ambrosiano. Era accusato di averli ottenuti in cambio del pagamento di alcuni assegni in bianco.
Il vescovo slovacco ha seguito da vicino tutte le vicissitudini dell'"Armata Bianca". Quando arrivò dal Vaticano la lettera che diffidava mons. Peressin dall'ordinare sacerdoti due appartenenti all'Armata (v. notizia precedente), il vice di D'Ascanio, padre Giovanni Antonucci, alla fine divenne prete proprio grazie all'intervento di mons. Hnilica. Inoltre, quando iniziarono i guai giudiziari di D'Ascanio, fu proprio presso Hnilica, ad Albano, che si diceva si fosse rifugiato il frate che, invece per alcune settimane trovò riparo a Sabaudia, nella villa di una coppia di fedelissimi dell'"Armata", prima di tornare a L'Aquila e mettersi a disposizione degli inquirenti.




www.cesap.net/index2.php?option=com...o_pdf=1&id=1029

Teste rivela: padre Andrea voleva diventare Papa
03/05/2007
È ripreso ieri il processo all'Armata Bianca, il movimento religioso che vede tra i nove imputati per associazione per
delinquere finalizzata alla truffa e alle violenze sugli associati, i fondatori padre Nicola D'Ascanio, Maria Teresa
d'Abenante ed il cappuccino Giovanni Antonucci.
Ieri è stata ascoltato un solo teste, considerato "chiave" per l'accusa. Si tratta di una donna che è stata sentita sulle
accuse da lei formulate nel corso delle indagini preliminari. La donna, secondo il legale Fabio Alessandroni, avrebbe
ribadito come padre D'Ascanio avesse una concezione teologica tutta sua, non in linea con la dottrina ufficiale.
La testimone ha parlato anche della volontà del fondatore dell'Armata Bianca di voler diventare Papa e di costituire una
chiesa tutta sua in località Colle delle Grazie a Coppito; ha spiegato anche la contabilità occulta che aveva Antonella
Pasanisi, altra indagata e nipote della D'Abenante, e delle confidenze che la teste avrebbe ricevuto da molte donne in
merito alle molestie sessuali da parte di padre Nicola D'Ascanio. Il processo è stato aggiornato al 29 maggio.
Notizia dalla rassegna stampa del sito www.fraticappuccini.it


https://it.answers.yahoo.com/question/inde...13094156AAB4yDe

IL FATTO NON SUSSISTE: LA CORTE D'APPELLO DELL'AQUILA HA ASSOLTO PADRE ANDREA D'ASCANIO

Il Tempo-L'Aquila- venerdì 16 giugno 2006 pag.33
ARMATA BIANCA SENZA MACCHIA
L'Aquila - Il fatto non sussiste. E' con questa motivazione che la Corte di Appello dell'Aquila ha assolto con formula piena padre Andrea D'Ascanio per il reato di violenza privata,ribaltando la condanna inflitta in primo grado per una pena di un anno e sei mesi di reclusione.Dopo una lunga vicenda giudiziaria che ha suscitato notevole interesse e non poco clamore nella collettività aquilana, sull'Armata Bianca si spengono le luci e sembra finalmente chiarita una lunga storia che ha riempito le pagine dei giornali.La Corte, composta dal presidente Piccioli e dai giudici a latere Francabandiera e Tracanna, dopo tre ore di Camera di consiglio ha dichiarato l'inammisibilità degli appelli proposti dalla Procura Generale e dal Pubblico Ministero modificando la precedente decisione ( il 26 Aprile scorso li aveva ritenuti ammissibili) ed ha assolto il sacerdote.<<ora bisognerà attendere la motivazione della sentenza per valutare l'eventualità di un ricorso in Cassazione>> ha dichiarato l'avvocato delle parti civili, Fabio Alessandroni,deluso per l'epilogo del processo.Intanto i fedeli che non hanno mai abbandonato Padre Andrea, numerosi e presenti in aula per tutta la durata dell'udienza, non appena avuta la notizia dell'assoluzione in tarda serata hanno manifstato la loro gioia,esultando ed applaudendo alla lettura della sentenza.Insomma, Armata Bianca senza macchia.

www.parrocchie.it/correggio/ascensi...scanio_2010.htm
2. Primo e secondo processo penale (1999- 2003 e 2004-2006)

Il Comitato Internazionale si è chiesto il perché di questi processi.
Prima che terminasse il processo ecclesiastico, visto che presso quel Tribunale si intravedeva una soluzione positiva per Padre Andrea D’Ascanio, gli stessi accusatori hanno trasferito le loro denunce, notevolmente aggravate e estendendole a tutto il Movimento, presso la Magistratura italiana a L’Aquila.

Il procedimento, portato avanti con grandissimo risalto dai mass media italiani ed esteri, prevedeva addirittura il progetto dell’arresto di Padre Andrea D’Ascanio e di 8 altri membri dell’Armata Bianca della Madonna. L’arresto fu evitato solo per il buon senso del Giudice delle Indagini Preliminari che ne riconobbe l’assoluta mancanza di fondamento e non avallò la richiesta del Pubblico Ministero.

Il processo penale davanti alla Magistratura italiana si è svolto in primo e secondo grado presso i Tribunali di L’Aquila. Le due sentenze (2003 e 2006) hanno escluso qualsiasi comportamento criminoso da parte degli accusati (Padre Andrea D’Ascanio e i suoi collaboratori) e dichiarano che “i fatti non sussistono”. La tesi della Corte d’Appello è ormai definitiva perché passata in giudicato.

Edited by pincopallino2 - 11/3/2021, 10:19
 
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EZECHIELE
view post Posted on 20/8/2010, 11:53




E’ l’ora della Verità!Padre Andrea D’Ascanio - animatore del Movimento Armata Bianca della Madonna finalizzato alla protezione della Vita nascente ed alla formazione della prima infanzia - è stato impedito da un provvedimento della Congregazione della Dottrina della Fede (Dipartimento della Curia Romana) di continuare ad essere l’assistente spirituale di detto Movimento Armata Bianca, che conserva la sua identità approvata dal defunto Arcivescovo di L’Aquila Mons.Mario Peressin e da molti altri Vescovi.

I componenti del Comitato internazionale pro Padre Andrea D’Ascanio hanno inutilmente presentato istanze per conoscere i reali motivi sottesi al menzionato provvedimento.

A fronte di questo silenzio, ed avendo avuto la disponibilità della documentazione perché resa di pubblico dominio, intendono fare uso di tale documentazione perché l’apostolato svolto da Padre Andrea rimanga non contraddetto nella mente e nel cuore di coloro che ne hanno beneficiato.

Questo essi vogliono fare con animo grato a Dio per aver dato la possibilità a questo umile frate cappuccino di essere missionario dell’Amore di Gesù e di Maria verso i piccoli, che soprattutto in questi momenti patiscono ogni forma di violenza fisica e morale.

Approvazioni e sviluppo del Movimento

Il Movimento Armata Bianca della Madonna è nato e si è sviluppato a L’Aquila, approvato e sostenuto dal defunto S.Ecc. Mons. Mario Peressin Arcivescovo. Successivamente si è sviluppato in molte diocesi in varie parti del mondo con l’approvazione dei rispettivi Vescovi, e continua ad espandersi e ad operare.

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Chi è Padre Andrea D’Ascanio


Nato il 15 febbraio 1935. Sacerdote il 25 marzo 1962. Laurea in Lettere e Filosofia e Licenza in Teologia.
La base della sua attività è la preghiera e tale spirito comunica a chi gli sta attorno. Punti fermi della sua direzione spirituale sono la Consacrazione a Dio Padre con Maria, per Maria e in Maria; la Comunione e il Rosario intero quotidiani; la Confessione ogni otto o al massimo dieci giorni. Frutto di questa lineare azione di apostolato sono le famiglie cristiane e le vocazioni maturate in seno all'Armata Bianca.
Dal 1973 - sempre con il consenso dei Superiori e su mandato dei suoi direttori spirituali San Pio da Pietrelcina e il Servo di Dio Padre Pio Dellepiane dei Frati Minimi - P.Andrea ha fondato l’Armata Bianca della Madonna con la quale ha portato avanti diverse attività che sintetizziamo di seguito:

•la consacrazione dei bambini al Padre del Cielo nello spirito di Fatima ("I bambini salveranno il mondo!" aveva più volte ripetuto P.Pio da Pietrelcina); attualmente sono stati consacrati in tutto il mondo più di due milioni di bambini;


•i Nidi di Preghiera di bambini;


•la preparazione dei bambini alla prima Comunione al primo uso di ragione;


•la organizzazione di un’udienza speciale a 10.000 bambini dell’Armata Bianca concessa nel 1989 da Papa Giovanni Paolo II nella Sala Nervi in Vaticano: la prima nella storia di tali dimensioni per soli bambini;


•la realizzazione nel cimitero di L’Aquila, per la prima volta al mondo, del seppellimento dei bambini uccisi dall’aborto e la collocazione della statua di Maria Madre dei Bimbi non Nati, da lui fatta scolpire e divenuta un simbolo dei difensori della Vita, posta nei cimiteri di varie nazioni nelle quali si effettua ora il seppellimento dei bimbi non nati;


•la organizzazione - già dal 1990, subito dopo la caduta del comunismo - di Peregrinatio Mariae nei Paesi dell’Est Europa (Bulgaria, Romania, Polonia, Ucraina, Russia, Bielorussia);


•la Implantatio Ordinis dei Cappuccini in Romania da cui è nata l’attuale Custodia in Romania con 49 professi di cui 29 sacerdoti;;


•il reperimento del terreno ad Onesti in Romania per la realizzazione di una casa Ecumenica inaugurata nel 1995;


•la introduzione clandestina oltre cortina delle strumentazioni complete per la realizzazione di sette radioemittenti riuscendo ad ottenere dal Governo di Mosca – tramite Mons. Antonimi - una frequenza di rete per tutta la Russia sulla quale è stata poi impiantata l’attuale Radio Mosca Maria;


•la realizzazione di interviste filmate a sacerdoti e laici, veri martiri di questi tempi, che hanno vissuto l’orrore dei lager e delle carceri sotto il regime comunista;


•il sostegno alla costruzione di una grande chiesa, la prima dedicata a Dio Padre, a Zaporoze (Ucraina);


•la ristrutturazione della chiesina di San Pietro presso Assergi, (L’Aquila) ridotta allo stato di rudere e ricovero di animali e riportata alla sua dignità di luogo sacro;


•la ristrutturazione del complesso di Santa Maria delle Buone Novelle (Sant’Apollonia) a L’Aquila, comprendente chiesa, canonica, strada e piazza adiacenti;


•la diffusione del messaggio, dettato da Dio Padre a Madre Eugenia Ravasio e riconosciuto valido dalla Chiesa, tradotto e pubblicato in 25 lingue;


•l’organizzazione di veglie di preghiera notturne tra il 6 e il 7 di ogni mese in onore di Dio Padre in varie parti del mondo;


•la predicazione di ritiri e convegni, incontri e corsi di esercizi in Italia e all’estero sulla Persona di Dio Padre;


•la pubblicazione di periodici (Leonessa e il suo Santo, giunto ora al 47° anno; I Nidi di Preghiera dell’Armata Bianca; Dio è Padre), di numerosi libri di spiritualità e brevi biografie di santi.

Per maggiori approfondimenti sulla persona e sull’attività di Padre Andrea D’Ascanio


Come è possibile che questo religioso, figlio spirituale di San Pio da Pietrelcina e del Servo di Dio Padre Pio Dellepiane; tenuto in grande considerazione da un Papa della levatura di Giovanni Paolo II che ha concesso al suo Movimento l’udienza più grande della storia a soli bambini; che ha realizzato tante attività in Italia e nel mondo… improvvisamente sia stato coinvolto in una serie di processi nei quali è stato accusato di tutti i crimini possibili?

Esaminiamo brevemente la genesi e la conclusione di questi processi per giungere a delle conclusioni che rispondono a questo interrogativo.

Elenchiamo questi processi in ordine di tempo:


1.primo processo ecclesiastico presso la Congregazione per la dottrina della Fede (1998-2002)


2.primo e secondo processo penale (1999- 2003 e 2004-2006)


3.processo civile 2000-2004


4.secondo processo ecclesiastico 2003-2005


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1. Primo processo ecclesiastico presso la Congregazione per la dottrina della Fede (1998-2002)



S.E.R. Mons.Peressin ha cessato la sua attività come Vescovo di L’Aquila nel maggio 1998 ed il 6 giugno successivo ha iniziato la sua missione episcopale il successore S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari.

Il 9 giugno, tre giorni dopo la sua presa di possesso, convoca in Curia Padre Andrea D’Ascanio per consegnargli la notifica di un procedimento nei suoi confronti presso la Congregazione della Dottrina della Fede. Questo processo era stato già da lui avviato dal suo arrivo a L’Aquila come Vescovo Coadiutore nel 1996, alla totale insaputa del suo diretto Superiore.Tale procedimento, con ben 9 pesanti accuse, si è concluso il 16 aprile 2002 con il seguente dispositivo che riportiamo:

I sottoscritti Giudici, in data odierna, 16 aprile 2002, così hanno deciso per ognuno dei nove capi di accusa (cfr. can. 1614):


1.Sollecitazione ripetuta ai sensi del can 1387 (…) il Tribunale deve assolvere l'accusato (…)


2.Assoluzione di complice in peccato contro il sesto precetto del Decalogo (…)il Tribunale assolve l'accusato perché il fatto non sussiste.


3.Violazione del sigillo sacramentale, ai sensi dei can. 1388 §1. (…)il Tribunale considera che dagli atti della causa non risulta provata neanche la violazione indiretta del sigillo sacramentale e, quindi, assolve l'accusato.


4.Eresia (…) questo Tribunale assolve l'accusato dal delitto di eresia.


5.Incitazione esplicita al disprezzo contro la Chiesa e contro il Santo Padre, ai sensi del can. 1369. (…)il Tribunale assolve l'accusato perché il fatto non sussiste.


6.Peccati esterni contro il sesto precetto del Decalogo con scandalo permanente. il Tribunale assolve l'accusato perché i fatti non sussistono.


7.Celebrazione dei sacramenti e dell'Eucaristia fuori dal luogo consentito (…)l'accusato viene assolto (…)


8.Menzogne e calunnie continuate di speciale gravità ai danni dei fedeli, (…) il Tribunale assolve l’imputato perché i fatti non sussistono(…)


9.Attività affarisitica e commerciale. (…), il Tribunale assolve il P. Andrea D'Ascanio di questo delitto perché il fatto non sussiste.

Il 27 settembre 2002 è stata emessa la pubblicazione dei motivi per i quali il Padre Andrea veniva dichiarato innocente e si faceva comprendere l’accettabilità della tesi del “complotto” che i Giudici facevano propria.

Si riportano qui di seguito alcuni passi della sentenza contenenti le principali motivazioni con le quali è stata giustificata l’innocenza di Padre Andrea e la tesi del “complotto” a suo danno.

In data odierna, 16 aprile 2002, il Tribunale Apostolico, convocato a norma del can. 1609 presso la sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha discusso e così deciso (…)


Questo processo giudiziale è formalmente cominciato con la nomina e il giuramento dei membri del Tribunale (26 maggio 1998). Comunque, la Congregazione per la Dottrina della Fede si era occupata del caso sin dal novembre 1996, momento dal quale, dando credito alle gravi e numerose accuse presentate contro il P. Andrea D' Ascanio, aveva adottato diversi incisivi provvedimenti "cautelari" nei suoi confronti, sebbene tali provvedimenti non riguardassero direttamente il P. Andrea D'Ascanio (…) Di conseguenza, in seguito alla decisione del titolare dell'azione penale (l'Autorità "amministrativa" della CDF) di avviare il processo giudiziale mediante l'incarico dato al Rev.mo Promotore di Giustizia di presentare il libello di domanda, poteva sembrare che questo Tribunale dovesse soltanto "convalidare", in ambito giudiziario, dette accuse, difficilmente contestabili, e provvedere di conseguenza ad applicare le pene adeguate al P. Andrea D'Ascanio.


Invece, la realtà si è dimostrata molto diversa dalle iniziali aspettative. La CDF, nell'emettere i provvedimenti cautelari e, in pratica, fino all'inizio del processo giudiziario, aveva dato ascolto soltanto agli accusatori, la cui credibilità era fortemente avallata da S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo Coadiutore de L'Aquila, amico di alcuni dei principali accusatori e, tramite loro, degli altri.


Il Tribunale - in applicazione del rispetto del diritto di difesa (…) ha dato ascolto per primo al P. Andrea D'Ascanio, il quale (…) ha presentato una abbondante documentazione (e un numeroso elenco di testi disposti a deporre a suo favore) volta a sostenere che era vittima di un complotto ordito da alcuni degli accusatori con la complicità, non particolarmente dolosa in alcuni casi, degli altri. Tale materiale difensivo era stato presentato, sostanzialmente, alla CDF da S.E.R. Mons. Mario Peressin - allora Arcivescovo di L'Aquila (…), senza che fosse stato preso in considerazione da S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari.(…)(p.3)


In realtà, il libello di domanda teneva in considerazione soltanto una parte dell'indagine previa, quella "di accusa" (cfr. atto del processo, n. 15). Invece, presso la CDF vi era un'altra documentazione "di difesa" (presentata da S.E.R. Mons. Mario Peressin, in data 24 giugno 1997) di cui il Tribunale ha avuto conoscenza formale soltanto in occasione della deposizione come teste di S.E.R. Mons. Mario Peressin (27 marzo 1999). In tale data il Presidente ha intimato al Notaio del Tribunale (…) d'incorporare tale fascicolo difensivo, di natura pre-giudiziaria, agli atti del processo penale giudizia1e, assieme agli atti "di accusa" provenienti dall'indagine previa (cfr. atti del processo, nn.15 e 158.1). (…) (p.24)


Il «fumus culpae» ha cominciato ad incrinarsi allorché il P. Andrea D'Ascanio ha avuto, formalmente, l'opportunità di difendersi, in occasione della sua iniziale dichiarazione davanti a questo Tribunale. In tale circostanza, dopo aver negato tutti i delitti di cui era accusato (…), ha consegnato 20 allegati in cui tracciava un profilo dei principali denuncianti, (…), dimostrava la sua formale adesione al Magistero pontificio e tentava di dimostrare la sua tesi del complotto contro di lui e l' «Armata Bianca» (27 novembre 1998, atto del processo,n.48)


Questa linea difensiva del P. Andrea D'Ascanio (l'essere vittima di un complotto) è stata adoperata sin dall'inizio della vicenda (novembre 1996). (…) Da questo punto di vista, il P. Andrea D'Ascanio è stato pienamente lineare e coerente: tutta la sua attività processuale, e quella del suo Patrono, è stata volta a dimostrare sia la falsità delle accuse, sia il complotto. Sempre in modo pienamente convinto e, alla fine di questo processo e per quanto riguarda la materia del contendere, convincente per il Tribunale.


Inoltre, durante la sua prima dichiarazione al Tribunale, il P. Andrea D'Ascanio, con una forza e spontaneità che difficilmente potevano essere fittizie (d'altra parte vi sono molti documenti che dimostrano la verità di tali affermazioni), ha parlato della sua formale e profonda adesione al Magistero pontificio (…), in particolare sulle questioni morali più controverse e delicate: intensa vita di preghiera e di penitenza, ricorso frequente al sacramento della riconciliazione, grande devozione eucaristica e mariana (…), sentita stima verso la Persona e l'insegnamento del Santo Padre, specialmente per quanto riguarda la difesa operativa del diritto alla vita e l'autentico senso dell' esercizio (generoso e talvolta eroico) della paternità responsabile, ecc. (…)(p.50)


Ex actis et probatis (can. 1608 § 2) Don Gabriele Nanni può essere ritenuto fra gli orditori del complotto contro il P. Andrea D'Ascanio, motivo per il quale (evitare un possibile spergiuro) il Presidente - Istruttore non gli chiese di emettere il giuramento «de veritate dicenda». (…)


Il Sig. Domenico Pelliccione ha agito in mala fede. ha giurato il falso, ha indotto altri testi a giurare il falso. Quindi. è lecito parlare di "complotto" ordito, inizialmente (1996) almeno da lui, contro il P. Andrea D'Ascanio, E' successiva l'incorporazione della propria moglie, la Sig.ra Rosa Pelliccione, fra gli orditori del complotto. (…)(p.78) Una persona (Domenico Pelliccione) che - con un passato come quello descritto da sua moglie - va a Messa ogni giorno e si comunica, che si confessa spesso, che è legatissimo all'Arcivescovo S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari, ecc., o ha avuto una profonda conversione a Dio, o strumentalizza i sacramenti per attrarsi la fiducia dell'Autorità ecclesiastica ... Le menzogne conclamate del Sig. Domenico Pelliccione, (…). portano ad avere certezza morale sulla natura fittizia di tale vita cristiana, come affermava sua moglie nelle dichiarazioni 1996-1997.(…)


Come abbiamo segnalato, in realtà, le prime vittime del complotto contro il P. Andrea D'Ascanio sono state S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari e le Autorità della CDF e di altri Dicasteri della Curia Romana, tratte in inganno dagli orditori del complotto e dalle persone da loro strumentalizzate come accusatrici. (…)


L'impostazione dolosa del Sig. Domenico Pelliccione è ampiamente dimostrata da abbondanti fatti certi, come le palesi sue falsità giurate, le molteplici intimidazioni portate a termine nei confronti dei membri dell' «Armata Bianca (… ). (p.88)


Vi è un tradizionale criterio di discernimento, con radici evangeliche («se non altro, credetelo per le opere stesse» Gv 14,11): «gli alberi si conoscono per il loro frutti». Le testimonianze dei coniugi Pelliccione (e di altri testi di accusa da loro portati al Tribunale) sono palesemente piene di menzogne e di odio nei confronti del P. Andrea D' Ascanio, i due figli che sono rimasti con loro si sono allontanati dalla vita cristiana, i medesimi coniugi Pelliccione minacciano di lasciare la "Chiesa istituzionale" qualora il Tribunale non condanni il P. Andrea D'Ascanio, ecc. Non sono buoni frutti. Invece, i pochi testi accolti dal Tribunale fra quelli proposti a sua difesa dal P. Andrea D'Ascanio meritano grande credibilità. (p.101)


Ex actis et probatis (can. 1608 §2) risulta accertato quanto sostenuto da Padre Andrea D’Ascanio (…) (p.110)

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2. Primo e secondo processo penale (1999- 2003 e 2004-2006)



Il Comitato Internazionale si è chiesto il perché di questi processi.
Prima che terminasse il processo ecclesiastico, visto che presso quel Tribunale si intravedeva una soluzione positiva per Padre Andrea D’Ascanio, gli stessi accusatori hanno trasferito le loro denunce, notevolmente aggravate e estendendole a tutto il Movimento, presso la Magistratura italiana a L’Aquila.

Il procedimento, portato avanti con grandissimo risalto dai mass media italiani ed esteri, prevedeva addirittura il progetto dell’arresto di Padre Andrea D’Ascanio e di 8 altri membri dell’Armata Bianca della Madonna. L’arresto fu evitato solo per il buon senso del Giudice delle Indagini Preliminari che ne riconobbe l’assoluta mancanza di fondamento e non avallò la richiesta del Pubblico Ministero.

Il processo penale davanti alla Magistratura italiana si è svolto in primo e secondo grado presso i Tribunali di L’Aquila. Le due sentenze (2003 e 2006) hanno escluso qualsiasi comportamento criminoso da parte degli accusati (Padre Andrea D’Ascanio e i suoi collaboratori) e dichiarano che “i fatti non sussistono”. La tesi della Corte d’Appello è ormai definitiva perché passata in giudicato.

Durante questo procedimento, la Magistratura italiana ha disposto tra l’altro il controllo dell’utenza telefonica della famiglia Pelliccione e le intercettazioni sono state acquisite tra gli atti del processo penale. Da queste risulta come tutte le accuse siano state preparate da Rosa Ciancia e da suo marito Domenico Pelliccione che - dal suo ufficio presso l’Università di L’Aquila - concertava al telefono con la moglie che si trovava a casa quali dovessero essere gli accusatori da contattare e quali le accuse da far loro sottoscrivere.

Da queste intercettazioni emerge evidente l’esistenza di un complotto.




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3. Primo e secondo processo civile (2000-2004)



Il Comitato internazionale si è informato da chi sono stati attivati i processi civili.
Nel 1993 S.Ecc. Mons. Mario Peressin aveva dato in comodato ventennale all’Armata Bianca della Madonna il rudere della chiesa e canonica di Santa Maria delle Bone Novelle (Sant’Apollonia) a L’Aquila, perché l’Armata Bianca lo restaurasse a sue spese e ne facesse la propria sede. Nel 1998 sono terminati i lavori di ristrutturazione, ma nel 2000 Mons. Giuseppe Molinari inizia un’azione legale contro Padre Andrea e l’Armata Bianca per la restituzione degli immobili.
La sentenza ultima del 2004 ha confermato il comodato di Mons. Peressin lasciando quindi all’Armata Bianca la disponibilità dei locali fino al 2013 e ha dichiarato “falsi e inattendibili” i testimoni presentati dal Vescovo Molinari (Rosa Ciancia, Domenico Pelliccione e il cancelliere della Curia, Mons. Sergio Maggioni).

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4. Secondo processo ecclesiastico 2003-2005


Dopo l’assoluzione di prima istanza, inopinatamente lo stesso Promotore di Giustizia di primo grado, Mons. Piergiorgio Marcuzzi sdb, nonostante avesse rinunciato alle sue tesi accusatorie, come risulta dal dispositivo della prima sentenza canonica, ha proposto appello contro di questa ed a riguardo si è saputo che il suo appello è stato sollecitato perché la sentenza di primo grado “non piaceva a qualcuno”…, come già il Presidente del primo Collegio Giudicante aveva previsto:

(..) il Collegio è arrivato alla presente sentenza perché sin dall'inizio del processo ha cercato soltanto di appurare la verità per fare giustizia, malgrado (…) la consapevolezza del Collegio che una eventuale sentenza assolutoria del P. Andrea D'Ascanio difficilmente sarebbe stata recepita con soddisfazione dalle diverse Autorità che sono intervenute nell'indagine previa e nell'avvio dell'azione penale giudiziaria. (pag.37)

Mons. Marcuzzi veniva a morire prima che venisse costituito il Tribunale di Seconda Istanza ed è stato sostituito con Don Janusz Kowal sj il quale, appena nominato, pur avendo dichiarato esplicitamente di non aver letto gli atti del processo, ha fatto suo l’appello del Promotore di Giustizia deceduto come risulta dagli Atti del processo.

Avviata l’Istruttoria, i Giudici hanno circoscritto la loro indagine alla sola deposizione di Rosa Ciancia Pelliccione, evitando poi di contestare in contraddittorio il contenuto di questa deposizione.

La Ciancia ripete le accuse fatte davanti al Tribunale di L’Aquila, in totale difformità dalle sue precedenti dichiarazioni davanti al Tribunale Ecclesiastico di prima istanza presso il quale era stata convocata quattro volte e aveva rilasciato ben 11 ore di deposizioni per varie centinaia di pagine.

Al riguardo di questa unica teste si era già pronunciata la sentenza del Tribunale Ecclesiastico di primo grado:


Vi è la prova oggettiva della falsità di gravi affermazioni dette dalla Sig.ra Rosa Pelliccione, (…) dopo essere passata dalla parte di suo marito contro il P. Andrea D'Ascanio. La più grossolana è quella dichiarata alla Magistratura italiana, con dovizia di dettagli, (…) (atto del processo, n. 643). Invece, nei molteplici interventi dinanzi a questo Tribunale volendo danneggiare il P. Andrea D'Ascanio, la Sig.ra Rosa Pelliccione aveva negato di aver subito lei il pur minimo attentato alla sua castità. (…) Quindi emerge la chiara certezza morale (…) dell'esistenza del complotto ordito contro il P. Andrea D'Ascanio, sin dal 1996, dal Sig. Domenico Pelliccione, con l'aiuto di altre persone. (p.89)

In conclusione il Tribunale di appello irrogava le sanzioni canoniche sottoelencate:

1.l'obbligo di residenza in una casa dell'Ordine dei Cappuccini determinata dal Ministro generale dell’Ordine, escluso il territorio di Abruzzo e Lazio, con il divieto di uscire dai confini della diocesi di dimora senza il permesso dell' Ordinario del luogo:

2.Interdizione dei rapporti di qualsiasi genere, anche solo epistolari o telefonici, con i membri dell'Associazione Armata Bianca e di altre Associazioni connesse;

3.Revoca all'imputato della facoltà di ascoltare le confessioni sacramentali;

4.Divieto della celebrazione in pubblico della Ss.ma Eucaristia, di ogni sacramento e Liturgia della Parola;

5.Proibizione della predicazione e delle funzioni di guida spirituale.
Il Comitato SI CHIEDE come sia possibile che il Collegio di secondo grado abbia potuto emettere questa sentenza di CONDANNA, DIFFICILMENTE CONFIGURABILE SOTTO IL PROFILO GIURIDICO e comunque in contrasto con più canoni del Codice di Diritto Canonico (canoni 1620 e 1628):

1. circa il negato diritto di difesa
Perché il Padre Andrea D’Ascanio non è mai stato convocato dal Tribunale di Appello, non ha avuto formalmente la possibilità di difendersi e non gli è stato permesso di controbattere alle dichiarazioni della teste d’accusa?

2. circa il diritto di appello al Tribunale Superiore
Perché al Padre Andrea D’Ascanio non è stato permesso di fare appello al Tribunale Superiore della Segnatura Apostolica, come previsto da tutte le legislature e contemplato anche per disposizione costituzionale?


Il Tribunale infatti:
- non ha ascoltato alcun altro teste oltre la Ciancia, già dichiarata “falsa e inattendibile” da più Tribunali;
- non ha convocato mai Padre Andrea D’Ascanio, togliendogli così ogni possibilità di difesa;
- ha ignorato l’Istruttoria e la conseguente assoluzione dei Giudici di prima istanza;
- non ha preso in considerazione la dichiarazione dei Giudici italiani che i fatti non sussistono;
- ha rifiutato le intercettazioni telefoniche effettuate dai Carabinieri di L’Aquila su ordine della Magistratura italiana, che sono la più chiara prova legale del complotto contro Padre Andrea D’Ascanio;
- ha unicamente estrapolato alcune frasi dalle deposizioni di alcuni testi del primo processo, già vagliate e stimmatizzate nella loro assoluta non credibilità nella precedente sentenza assolutoria.

La sentenza è stata pubblicata il 16 luglio 2005 e sono entrate così in vigore le sanzioni contro di lui. Copia di questa sentenza è stata inviata dalla CDF a numerosissime Curie diocesane e ai Superiori religiosi di varie Nazioni.

Nel febbraio 2009 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha nuovamente inviato il dispositivo di questa sentenza di secondo grado canonico
- a tutte le Curie vescovili;
- ai Superiori Religiosi di varie parti del mondo;
- a tutti i Parroci del Lazio;
- agli organi di stampa ufficiali della Chiesa dando ordine di pubblicarla con la massima diffusione possibile.
PERCHE'?


Sono tanti gli interrogativi. Il Comitato internazionale ha indagato sui vari perché, li ha conosciuti e di volta in volta li manifesterà.


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La storia di un processoIl 9 giugno 1998, tre giorni dopo la sua nomina ufficiale ad arcivescovo dell’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Molinari convoca in Curia il cappuccino Padre Andrea D’Ascanio e gli consegna un plico della Congregazione della Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio, con il quale viene ufficialmente indetto un pesante processo a suo carico.

Il Comitato Internazionale pro Padre Andrea D’Ascanio ne ha ricostruito l’iter del quale offre una sintesi stralciando alcuni brani dagli Atti processuali.

Un processo programmato


Dalla sentenza assolutoria di primo grado canonico:

“La CDF (Congregazione per la Dottrina della Fede n.d.r) fino all'inizio del processo giudiziario, aveva dato ascolto soltanto agli accusatori, la cui credibilità era fortemente avallata da S.E.R. Mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo Coadiutore de L'Aquila, amico di alcuni dei principali accusatori e, tramite loro, degli altri.”

“In realtà, il libello di domanda teneva in considerazione soltanto una parte dell'indagine previa, quella "di accusa" (cfr. atto del processo, n. 15). Invece, presso la CDF vi era un'altra documentazione "di difesa" (presentata da S.E.R. Mons. Mario Peressin, in data 24 giugno 1997) di cui il Tribunale ha avuto conoscenza formale soltanto in occasione della deposizione come teste di S.E.R. Mons. Mario Peressin (27 marzo 1999). In tale data il Presidente ha indicato al Notaio del Tribunale (…) d'incorporare tale fascicolo difensivo, di natura pregiudiziaria, agli atti del processo penale giudizia1e, assieme agli atti "di accusa" provenienti dall 'indagine previa.

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L’azione di Mons. Molinari


Marzo 1996: Mons. Molinari giunge a L’Aquila come Coadiutore. Riceve alcune persone che si sono riunite per accusare padre Andrea D’Ascanio e le indirizza all’Arcivescovo in carica Mons. Mario Peressin che, ben conoscendole, non crede alle loro parole e le definisce “persone senza scrupoli e di dubbia fede cristiana” (lettera che Mons. Peressin scrive alla CDF il 24 giugno 1997)

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Mons. Molinari non concede un legittimo confronto


Padre Andrea D’Ascanio, avuto sentore dell’azione che si sta complottando contro di lui, il 27 novembre 1996 si reca da Mons Molinari, gli chiede un confronto con gli accusatori e gli lascia una lettera nella quale tra l’altro scrive:

“Eccellenza Rev.ma e cara, (…) Non Le chiedo di prendere le mie difese, ma di esigere chiarezza. Mi ritenga a sua disposizione per qualunque confronto (…).

Il Vescovo Mons. Flavio Roberto Carraro, ex Superiore Generale dei Cappuccini, che ben conosce Padre Andrea, suggerisce anch’egli un confronto, come Mons. Molinari dichiara al Tribunale della CDF:

Teste Molinari: “Incontrai nell’assemblea della CEI, proprio in quell’anno incontrai Mons. Flavio Carraro, ex Superiore Generale dei Cappuccini e dissi anche a lui “Forse dobbiamo far qualcosa per…”, però anche lui – tanto bravo Padre Carraro – disse “Ma queste persone che hanno qualcosa contro Padre Andrea, facciano un confronto, lo dicano”. Ho visto che non era una strada percorribile neppure quella…”.

Lo stesso consiglio gli dà ancora il suo superiore mons. Peressin:

Teste Molinari: “(…) mi disse mons. Peressin, fai un confronto con lui…” (ib.)

Mons. Molinari non concede il confronto. Ignorando le direttive del suo superiore e il Codice di Diritto Canonico (can. 1419: “In ciascuna diocesi… giudice di prima istanza è il Vescovo diocesano”) si reca alla Congregazione per la Dottrina per la Fede.

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La “strada percorribile” secondo Mons. Molinari


(Dalla deposizione di Mons. Molinari alla CDF):

Teste Molinari: ”Venni a chiedere un consenso, un aiuto, devo anche ringraziare, perché in quel contesto non potevo fare niente io come Vescovo coadiutore a meno di non avere uno scontro con Mons. Peressin…”

Presidente: Bene, quindi in pratica diciamo la decisione di rivolgersi alla Dottrina della Fede l’ha presa Lei?

Teste Molinari: … Ho detto io forse la strada potrebbe essere questa… un po’ così mi venne l’idea.”

(Dalla sentenza assolutoria)

“S.E.R. Mons. Mario Peressin protestò dinanzi alla Congregazione per la Dottrina della Fede, per scritto e in un’udienza concessagli dal Segretario della CDF, S.E.R. Mons. Tarcisio Bertone, SDB, (…). Mons. Mario Peressin si lamentava veemente di non essere stato consultato, pur essendo lui il Vescovo diocesano, e del fatto che non fosse stata concessa al P.Andrea D’Ascanio la minima opportunità di difendersi”.

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Mons. Molinari in cerca di denuncianti


Mons. Molinari si attiva per reperire i denuncianti, all’insaputa del suo Superiore:

La teste Alessia Zimei dichiara al Tribunale della CDF:

- “Quel giorno (il 7.11.1996) Mons. Molinari era venuto a trovarci a casa perché mi aveva detto: ti vengo a trovare a casa, non ti preoccupare di venire qui in Curia… l’8 novembre presentai al vescovo la mia accusa”.

La teste Anna Rita Belisari conferma al Tribunale della CDF:

- “Allora Molinari venne a casa mia, perché preferì non incontrarmi in Curia, venne a casa mia.

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Gabriele Nanni


Padre Andrea D’Ascanio, nella lettera scritta a Mons. Molinari e consegnatagli personalmente il 27 novembre 1996, aveva scritto anche:

(….) C'è caso che tra i vari "accusatori" si presenti un certo Gabriele Nanni… è stato con noi 3 anni e poi si è inserito nella Pro Deo et Fratribus, una nuova struttura che riteneva più confacente. Pochi giorni fa ne è uscito per il "dovere di coscienza" di "denunciarmi", pur avendogli detto i suoi Superiori che non era giusto né opportuno quanto faceva...”.

Mons. Molinari, quattro giorni prima, aveva ricevuto e accolto in diocesi Gabriele Nanni.

Il pomeriggio del 23 novembre infatti Annarita Bellisari e Alessia Zimei erano andate a Civitella del Tronto per prelevarlo dall’istituto della Pro Deo nel quale si trovava da tre anni per presentarlo a Mons. Molinari:

Dalla deposizione di Annarita Bellisari al Tribunale della CDF).

“Io gliene parlai il 23 novembre (…) andammo a Civitella a prendere Gabriele che fu accettato da Molinari perché era stato in sostanza licenziato dalla Pro Deo la mattina… e fu accolto da Molinari e mandato a casa Zimei”

Dalla dichiazione di Gabriele Nanni al Tribunale della CDF:

“Senza bisogno di parlare molto di più mi chiese: “Che intenzioni hai?” “Io credo ancora nella mia vocazione” e mi chiese se volevo stare lì a L’Aquila. Io ero felicissimo. Quindi il giorno stesso cacciato da una parte, preso dall’altra”.

Il Vescovo manda il Nanni in casa Zimei, dove resta circa tre mesi (“lasciai di abitare a casa Zimei nel febbraio 1997”, dal verbale di Gabriele Nanni alla CDF), durante i quali vengono alla luce le sue due denunce e quelle di altre persone.

Mons. Molinari manda poi Gabriele Nanni presso il parroco di Sassa e dopo nemmeno due mesi - non rivelando la sua vera identità al Superiore Mons. Peressin - il giorno 31 marzo 1997 lo ordina diacono:

Dalla dichiarazione di Mons. Molinari al Tribunale della CDF:

- “Allora io ho detto a Don Gabriele “che dici, ti ordino domani oppure aspettiamo”, e lui mi ha detto: “forse se aspettiamo non capiterà più questa occasione”. L’ho ordinato… Dopo Mons. Peressin mi ha detto: “Mi hai tradito, io scriverò a Roma. Io farò annullare questa ordinazione…”.

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La Legge della Chiesa dice:


Can. 407 – §1. Il Vescovo diocesano, il coadiutore e il Vescovo ausiliare si consultino tra di loro nelle questioni di maggiore importanza.

§3. Il Vescovo coadiutore e il Vescovo ausiliare, in quanto sono chiamati a partecipare alla sollecitudine del Vescovo diocesano, esercitino i loro compiti in modo da procedere insieme con lui di comune accordo”

Can. 1051 - §1. Vi sia l’attestato del rettore del seminario e della casa di formazione sulle qualità richieste per ricevere l’ordine…

Non c’è nessun attestato.

Can.1029 - Siano promossi agli ordini soltanto quelli che sono mossi da retta intenzione.

L’unica “retta intenzione” che Gabriele Nanni dichiara ai suoi superiori della Pro Deo è quella di andare a L’Aquila a denunciare Padre Andrea.

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Mons. Molinari e i vertici della Chiesa


Dalla deposizione di Mons. Molinari alla CDF:

“E so che alla Congregazione della Fede hanno fatto delle indagini, penso che Mons. Bertone si sia rivolto anche al Card. Sodano…”

“Io alla Congregazione ho detto: posso assicurare la credibilità di queste persone.”

Nel novembre 1996 la teste Alessia Zimei viene ricevuta dal card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, molto vicino a mons. Molinari, come dichiara il card. Bernardino Echeverria dell’Ecuador:

“Dichiaro che il 12 novembre 1996 venne a trovarmi Alessia Zimei (…) presso la Casa Generalizia dei Frati Minori a Roma in Via Santa Maria Mediatrice, 25. Mi disse che voleva accusare Padre Andrea e l’Armata Bianca alla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede e che sarebbe andata dal Cardinal Sodano Cercai di dissuaderla, ricordandole quanto aveva lavorato per questo Movimento mariano e l’affetto che aveva sempre dimostrato per Padre Andrea. La trovai irremovibile e mi sembrò strano come in pochi giorni si potesse cambiare in tale maniera e ancor più strano che si rivolgesse al Cardinale Segretario di Stato che non aveva nulla a che fare con la Congregazione per la Dottrina della Fede.(…) Bernardino Card. Echeverría Ruiz, OFM, Arcivescovo Emerito di Guayaquil”

Dopo l’incontro con il card. Sodano, la teste Alessia Zimei viene indirizzata a Mons. Tarcisio Bertone, segretario della CDF. Vi si reca accompagnata da Domenico Pelliccione, elemento di spicco nel complotto organizzato contro Padre Andrea e l’Armata Bianca:

Dalla dichiarazione di Alessia Zimei al Tribunale della CDF:

Presidente: “Lei è venuta in Congregazione”

Teste Zimei: “Don Aldo Bollini accompagnò il Pelliccione e me…

Da questo incontro viene fuori una denuncia perfetta, corredata da tutti i canoni, che viene inserita nel fascicolo in sostituzione della prima denunzia di Alessia Zimei.

Solo in seguito alla richiesta dell’Avvocato difensore, accortosi della sostituzione, la prima denuncia verrà reinserita tra gli Atti.

In egual maniera verrà reinserito negli Atti, su speciale richiesta del Presidente del Collegio, un ponderoso dossier di documentazione a difesa del Padre D’Ascanio da parte di Cardinali, Vescovi, Sacerdoti e laici che Mons. Peressin aveva prodotto a suo tempo e che era stata messa da parte proprio perché favorevole a Padre Andrea.

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Ingerenza di S.E. Mons. Tarcisio Bertone


Il Tribunale convoca Mons. Bertone che non si presenta perché “era già intervenuto nell’indagine previa e nell’avvio della causa giudiziaria” (dalla sentenza assolutoria di primo grado).

Quindi Mons. Bertone ha “avviato” il processo e ulteriore conferma ne dà Mons. Edoardo Davino, Presidente del tribunale di appello ed estensore della sentenza di condanna:

“Va ancora aggiunto che certamente la Teste Alessia Zimei in Congregazione ha avuto anche un colloquio con l’allora segretario S.E. Tarcisio Bertone”.

Il Segretario della CDF Mons. Tarcisio Bertone, nell’aprile 1997 non rimanda Alessia Zimei dal suo Arcivescovo - come vorrebbe il can. 1419 - ma dà inizio alla causa giudiziaria contro Padre Andrea D’Ascanio.

L’azione congiunta di Mons. Molinari e Mons. Bertone continuerà anche durante il processo come risulta dalle intercettazioni telefoniche disposte dai Carabinieri per l’indagine penale:

Vescovo Molinari: “Io ieri sera ho visto il Segretario della Congregazione …Bertone (…) e gli ho detto di affrettarsi il più possibile… io gli ho detto che gli mando copia dei documenti (…). Lui ha detto bè mandaci un po’…, vediamo il modo (…) Io ho detto: io voglio agire, e vi faccio sapere…” (19.12.99 ore 22.30. Nastro 3, telefonata n. 184 tra Rosa Pelliccione e Mons. Molinari).

Così si comprendono meglio le parole della sentenza assolutoria di primo grado:

Il Collegio sin dall'inizio del processo ha cercato soltanto di appurare la verità per fare giustizia, malgrado la consapevolezza del Collegio che una eventuale sentenza assolutoria del P. Andrea D'Ascanio difficilmente sarebbe stata recepita con soddisfazione dalle diverse Autorità che sono intervenute nell'indagine previa e nell'avvio dell'azione penale giudiziaria.

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L’azione di mons. Molinari continua nei tribunali civili e penali


Nel 2000, prima che termini il processo ecclesiastico, Mons. Molinari attiva contro Padre Andrea D’Ascanio un altro processo presso il tribunale civile di L’Aquila per togliere all’Armata Bianca la struttura di Sant’Apollonia concessa in comodato ventennale dal suo predecessore Mons. Peressin.

Presenta come testimoni i soliti Domenico e Rosa Pelliccione ai quali affianca il cancelliere della curia Mons. Sergio Maggioni.

La sentenza condanna la Curia e dichiara i testi “falsi e inattendibili”.

Nel processo penale Mons. Molinari non si espone direttamente ma la sua azione affiora dalle intercettazioni telefoniche dei carabinieri e dalle dichiarazioni dei testimoni nel processo:

- Dalle intercettazioni telefoniche:

(19. 12. 99 ore 22.33 Nastro 3 telefonata n. 184 tra Rosa Pelliccione e Mons. Molinari)

Vescovo: Comunque… (…) io farò tutto il possibile, il più presto possibile… (contro Padre Andrea ndr)… Se serve anche la mia testimonianza, io sò disposto a venire”

(3.2.2000 ore 17.26 Nastro 23 telefonata n. 1794 tra Rosa Pelliccione e Mons. Molinari)

Rosa Pelliccione: Eccellenza le voglio dire che da Roma dal Sant’Ufficio mi hanno chiesto, Padre Ramos…

Vescovo: Sì (…)

Rosa Pelliccione: Eh, e mi ha chiesto vari indirizzi Eccellenza, anche di… ma questo resta tra di noi, anche di… di padre Candido…

Vescovo: Ho capito

Rosa Pelliccione: …delle suore di Anzio…

Vescovo: E quelle della Sardegna?

- Dal verbale dell’udienza penale del giorno 27.1.2003, testimonianza di Gabriella Parisse:

Parisse: Io sono stata invitata dal vescovo a fare la testimonianza

Avvocato: Da quale vescovo?

Parisse: Molinari

Avvocato:Dunque lei è stata invitata da Molinari a presentarsi spontaneamente (…)

Parisse: Si

Mons. Molinari delega altri a procacciare accusatori, soprattutto Padre Elia Giacobbe, ex passionista che ha accolto in diocesi e al quale fanno capo i denuncianti. Con loro e su loro indicazione Padre Giacobbe si reca a Foggia, a Potenza, a Napoli, in Sardegna. L’Arcivescovo viene costantemente informato:

(12.1.2000 Nastro 14 Telefonata n. 1101 tra Rosa Pelliccione e P. Giacobbe)

P. Giacobbe: “ Ho parlato con il Vescovo e lui vuole andare avanti con questo fatto vostro, per le cose, anche per conto suo.”

(19 1 2000 ore 10.05 Nastro 17 Telefonata n. 1361 tra Rosa e Domenico Pelliccione)

Rosa Pelliccione: “Così lui (il Vescovo) sa tutto, hai capito?… anche perché lui deve sapere tutte le cose nostre (...)”

TENENDO CONTO DELLE ASSOLUZIONI CHE SONO SEGUITE, DELLO SCANDALO CREATO, DEL DANNO PROCURATO AD UN INNOCENTE E ALLA CHIESA IL COMITATO INTERNAZIONALE CHIEDE LE DIMISSIONI DI S.E. MONS. GIUSEPPE MOLINARI
 
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Felipe-bis
view post Posted on 20/8/2010, 11:56




Devi inserire il link alla notizia.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 20/8/2010, 12:16




Ezechiele: 1) devi sempre inserire il link diretto alla notizia che posti, 2) non aprire topic doppioni, grazie.
 
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view post Posted on 20/8/2010, 15:08
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Inserisco io il link all'articolo qui riportato e acorpo alla discussione che già c'era su padre Andre D'Ascanio

http://truthaboutpadreandreadascanio.net/f...ta.html#quattro

Avverto che non è ammesso postare articoli ripresi da altre fonti senza il collegamento (link)
 
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EZECHIELE
view post Posted on 14/9/2010, 17:32




...............

Bannato. Devi attenerti alle regole del forum, tra le quali quella di inserire i link a testi tratti altrove.

Edited by GalileoGalilei - 15/9/2010, 16:41
 
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Felipe-bis
view post Posted on 14/9/2010, 18:06




ezechiele: DEVI inserire il link. ultimo avvertimento.
 
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view post Posted on 14/9/2010, 18:12
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Ezechiele, ti ho già avvertito che bisogna mettere il link a ogni articolo tratta da altro sito.

Poiché è certo che tale artiolo è tratto da alto sito (lo evidenziano le parole "top", che indicano la suddivisione in più pagine di internet) ti invito entro 24 h a inserire il link.

In mancanza il messaggio sarà tagliato.

Comunque questo padre d'Ascanio deve essere un bel tipo se toglieva il diavolo da corpo a furia di rapporti sessuali.

L'ennesimo caso del frate dal cordone sciolto.

CITAZIONE
Rapporti sessuali, ma senza violenza
Piuttosto articolata la questione delle violenze sessuali. D'Ascanio pretendeva di avere rapporti sessuali con molte delle "adepte" dell'"Armata Bianca". Diceva alle donne che loro erano state chiamate ad una importante missione: quella di salvare, tramite il loro sacrificio, una fetta di umanità (prostitute, peccatori, omosessuali, ecc.), liberandola dai demoni di cui è prigioniera. Durante questo rito di purificazione, che padre Andrea definiva "nozze mistiche", spesso il cappuccino indossava i paramenti sacri. Dalle molte testimonianze rese al processo da ex appartenenti all'"Armata bianca", tutte dichiarate attendibili dal tribunale, emergono molte e dettagliate testimonianze delle "particolari" attenzioni del frate francescano. Nonostante ciò il Tribunale non ha riscontrato gli estremi della violenza. Perché, si spiega nella sentenza, si è trattato "di atti consensuali, nei quali anzi le adepte si sentivano anche come privilegiate rispetto alle altre perché prescelte dal padre per una missione superiore ed incomprensibile alla natura umana". Potrebbe, dice la sentenza, esserci inganno e proditorietà da parte di D'Ascanio ma, mancando le querele sui singoli fatti, il Tribunale ha circoscritto l'analisi degli episodi unicamente all'ipotesi del reato associativo.


Il caso di P. L.
Particolare rilevanza, all'interno del processo, rivestiva il caso di P. L., che all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto quattro anni. È risultato evidente, dal dibattimento e dalle intercettazioni telefoniche, che il bambino veniva confessato e comunicato da padre Andrea. Per quanto riguarda l'accusa di violenza sessuale sul bambino, dice la sentenza, pur essendovi "elementi di carico evidenti" contro D'Ascanio, essi "non raggiungono quel grado di certezza, né sulla sussistenza dell'episodio, né sull'elemento soggettivo che consentano di portare ad una dichiarazione di colpevolezza". "Questo - si legge ancora nella sentenza - è l'unico episodio di tutto il processo in cui il Tribunale non è potuto giungere ad una affermazione di certezza, in senso favorevole o negativo per l'imputato". Del resto, dicono i giudici, "nel processo manca del tutto la prova che il D'Ascanio in altre occasioni sia stato attratto da rapporti sessuali con bambini". C'è però da precisare che le indagini che riguardavano presunti episodi di pedofilia da parte di D'Ascanio non iniziarono a partire da P. L., ma da fatti che avrebbero coinvolto altri bambini, i cui genitori, però, essendo seguaci dell'"Armata", dopo i primi racconti, non hanno più condotto i figli agli incontri con lo psicologo e gli inquirenti.

 
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EZECHIELE
view post Posted on 14/9/2010, 19:43




.........................

Edited by GalileoGalilei - 15/9/2010, 16:42
 
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Felipe-bis
view post Posted on 14/9/2010, 19:48




CITAZIONE (GalileoGalilei @ 14/9/2010, 19:12)
ti invito entro 24 h a inserire il link.

In mancanza il messaggio sarà tagliato.

Secondo me va bannato, visto che continua a ignorarci. Vedi tu.
 
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view post Posted on 15/9/2010, 15:43
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CITAZIONE (Felipe-bis @ 14/9/2010, 20:48)
CITAZIONE (GalileoGalilei @ 14/9/2010, 19:12)
ti invito entro 24 h a inserire il link.

In mancanza il messaggio sarà tagliato.

Secondo me va bannato, visto che continua a ignorarci. Vedi tu.

Giusto. Bannato.
 
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maria isabelle
view post Posted on 17/2/2011, 01:14




estoy segura de la inocencia de este pobre fraile capuccino es clarisimo!!! quien defiende la vida, la inocencia y el Rosario de la Virgen.....es y sera perseguido por aquel que sabemos sera derrotado por Ella misma....(la Maddona aplastara la cabeza)

basta conocer un poco de la fe para darse cuenta que toda esta acusacion al Padre Andrea es falsa!!!

Saludos la Virgen Triunfara, su corazon inmaculado triunfara....

Paz y Bien
 
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Felipe-bis
view post Posted on 17/2/2011, 07:12




CITAZIONE (maria isabelle @ 17/2/2011, 01:14) 
estoy segura de la inocencia de este pobre fraile capuccino

Che prove hai?
 
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Marcotra
view post Posted on 7/4/2011, 09:55




Buon giorno,
Io vivo a manduria in provincia di Taranto, nel paese c'è una delegazione dell'armata bianca. Una Signora Dinoi leila di circa 35 anni ha portato in tutte le scuole di manduria una Madonna alta 50 centimetri chiedendo ai bambini di parteciapre ad incontri di preghiera che si tenevano in una chiesa sconsacrata. Non conoscendo la pericolosità di questa setta ho portato i mei figli a questi incontri, fin da subito mi sono resa conto che la cosa non fosse normale!!!!!!!
Chiedevano ai bambini di pregare eccessivamente....... a questo punto mi sono informato sulla identità di questa donna!!!!!!! e ho smesso di portare i miei figli!!!!!
Dinoi Leila è figlia di alcuni ex insegnanti Professoressa Gennari Adriana e Professore Dinoi Pietro (ex Preside del Liceo Classico di Manduria). Si dice anche a Manduria che questa Signora sofra di un grave disturbo psicologico e che stia turbando la vita dei propri figli e del marito al fine di promuovere questa setta Armata Bianca. Scrivo su questo forum perchè sono preoccupata del fatto che sono tanti i bambini che a Manduria partecipano a questi incontri di preghiera, in più la mamma di Leila Dinoi Professoressa Gennari Adriana tiene lezioni di catechismo in una chiesa di Manduria (sant'Angelo).
Salui,
Marco
 
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view post Posted on 11/4/2011, 09:30
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Grazie Marcotra. Se la cosa ti preoccupa prova a informare i magistrati. Verificheranno se c'è qualcosa che non va.
 
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17 replies since 9/3/2009, 09:33   14557 views
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