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Dignitas. Italiani emigrano in Svizzera per suicidio assistito

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view post Posted on 9/11/2007, 15:25
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http://www.corriere.it/cronache/07_novembr..._svizzera.shtml

Svizzera, l'associazione Dignitas: «È il solo luogo che ci è rimasto»
In Svizzera l'eutanasia si fa in automobile
Negati alberghi e case in affitto al gruppo che organizza i «suicidi assistiti». Ripiego in un parcheggio

DAL NOSTRO INVIATO
MAUR (Zurigo) — Il candidato alla morte è arrivato dalla Germania, ha parcheggiato ai margini di un bosco, davanti a un ristorante chiuso ormai da anni. I suoi occhi hanno seguito le mani dell'infermiera che appoggiavano la pozione letale sul cruscotto. Oltre il vetro lo squallore di quel parcheggio, più in là i colori bellissimi dell'autunno, gli ultimi istanti dei suoi 65 anni. Il candidato l'aveva deciso da giorni, non era più tempo per chiedere prestiti al futuro. Ha preso la pozione e l'ha mandata giù. Dai due ai cinque minuti per perdere conoscenza, da venti minuti a un'ora per costringere il cuore alla resa. Così voleva, il tedesco, come si può volere l'aria che si respira. «Peccato solo che debba succedere in macchina», è stato il rammarico di chi l'ha accompagnato fin lì. «Fin lì» è Maur, un Comune a est di Zurigo, sul lago di Greifensee. E il caso del sessantacinquenne morto in auto la settimana scorsa non è stato l'unico.

Un altro uomo due giorni prima di lui (ancora una volta un tedesco, 50 anni) aveva chiesto e ottenuto l'assistenza al suicidio ma non l'autorizzazione a morire in una casa, un albergo, un ospedale. L'abitacolo della sua macchina era stata la soluzione possibile e lui aveva detto sì, qualsiasi luogo pur di liberarsi della sofferenza. «È vero, l'associazione ha dovuto accontentarsi di un'auto parcheggiata perché non le restava altra scelta», conferma Ludwig Minelli, 74 anni, avvocato e fondatore di Dignitas, l'organizzazione di aiuto al suicidio che ha assistito i tedeschi, tutti e due malati terminali. Dignitas non ha più casa da agosto. C'è la sede legale a Forch, nel Canton Zurigo, ma Minelli e la sua équipe medico infermieristica hanno dovuto lasciare l'appartamento zurighese che hanno affittato per otto anni. Sfrattati. Perché la gente del palazzo non ne poteva più dell'andirivieni di bare e agenzie di pompe funebri dal quarto piano.

Dignitas allora ha provato a Stäfa (sempre nel Canton Zurigo). Niente da fare. Ha cercato a Maur, dove vive lo stesso Ludwig Minelli. Anche lì, rifiuto. In un caso è stato usata la camera di un albergo di Winterthur ma i gestori, che non ne sapevano nulla, quando l'hanno scoperto sono andati su tutte le furie e adesso non c'è albergo in tutta la Svizzera che accolga moribondi con infermieri e medici al seguito. Tutto questo con lo strascico prevedibile di reazioni politiche, di cause e di ricorsi. Tutto sul piano amministrativo, perché dal punto di vista penale non c'è partita. Anche il procuratore zurighese Jürg Vollenweider fa sapere che l'accompagnamento assistito verso la morte non può essere impedito nei termini in cui lo fa l'associazione. Nessun Comune ci tiene a diventare noto per il turismo della morte e gli amministratori di Maur hanno impedito a Minelli di utilizzare casa sua per gli aspiranti suicidi. «Un sopruso, una dittatura inaccettabile», si infiamma lui, tirando in ballo la Costituzione. «Non lo sanno questi signori che sulla sua proprietà ciascuno ha il diritto di fare ciò che vuole?». Finché i pazienti sono elvetici il problema non esiste perché sono i medici a spostarsi nelle loro case.

Ma il fatto è che la maggioranza dei candidati alla morte arriva dall'estero, prevalentemente Germania. L'anno scorso la Dignitas ha assistito 195 suicidi, 120 erano tedeschi, 26 britannici e gli altri di nazionalità varie. Solo 15 gli svizzeri. La chiamano «la dolce morte» e la Dignitas più che somministrarla la prepara: lo fa l'infermiera più fidata di Minelli, Erika Luley. L'aiuto al suicidio passivo qui è autorizzato soltanto se il paziente (o la paziente) compie da solo il gesto finale. Nessuno può indurlo a bere, né passargli la dose senza ritorno di pentobarbital sodico diluito con l'acqua. E fino all'ultimo istante può ripensarci, come qualche volta è successo. Quando tutto è finito Erika controlla il polso, chiama Minelli per comunicargli l'ora del decesso e telefona alla polizia che come sempre aprirà un'inchiesta che finirà in niente. Poi torna a casa e beve un bicchiere di vino rosso, «alla salute, alla vita».

Giusi Fasano
(ha collaborato Vittore De Carli)
09 novembre 2007



http://blog.panorama.it/hitechescienza/200...idio-assistito/

Italiani che emigrano in Svizzera. Per un suicidio assistito
teresa.potenza Mercoledì 9 Maggio 2007


Anche alcuni nostri connazionali hanno scelto il suicidio assistito nel Paese d’Oltralpe dov’è lecito: la Svizzera. Panorama.it lo ha chiesto all’avvocato Ludwig A. Minelli, fondatore di quella clinica svizzera Dignitas che di recente ha riacceso le polemiche sull’eutanasia nel Regno Unito. Le ultime statistiche rilasciate da Dignitas hanno infatti rilevato l’aumento di malati terminali britannici che hanno scelto il suicidio assistito (che è ben diverso dall’eutanasia, illegale anche in Svizzera).

Alla domanda se cittadini italiani abbiano fatto lo stesso, ultimo viaggio, Minelli risponde: “Sì. Da quando abbiamo aperto diversi italiani si sono rivolti a noi. Non tantissimi, sia chiaro. I due terzi dei nostri pazienti arrivano dalla Germania”. E rivela alcuni dati: due i nostri connazionali che nel 2006 hanno scelto Dignitas per porre fine alle sofferenze di una malattia incurabile. Pochi, è vero. Ma abbastanza per far riflettere.

Nel corso di questi nove anni Minelli sostiene di aver riscontrato una sempre maggiore disponibilità a parlare di eutanasia nel mondo politico, soprattutto nel Regno Unito. L’avvocato incontra spesso anche delegazioni istituzionali, alle quali deve spiegare i principi su cui si basa la clinica ma anche come funziona: si paga una quota associativa e si comincia un “training” con un medico, per preparare se stessi e la propria famiglia alla difficile scelta (leggi questa storia). E, soltanto quando si è veramente decisi, si viene accompagnati in una stanza: lì, da solo o con i propri cari, il malato si autosomministra la dose letale di barbiturici fornitagli dal personale della clinica.

Alla domanda se siano mai arrivate minacce alle porte di Dignitas, la risposta è un secco “No”. Anche perché, sostiene Minelli, non è un business ma un servizio offerto a persone in difficoltà. La Corte Suprema Svizzera ha così ampliato gli orizzonti dell’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani, stabilendo che decidere su come porre termine alla propria vita fa parte dell’inviolabilità della privacy di ogni cittadino.


http://blog.panorama.it/hitechescienza/200...re-in-svizzera/

Eutanasia: choc a Londra. Quanti inglesi vanno a morire in Svizzera
teresa.potenza Martedì 8 Maggio 2007


Cresce il numero di malati terminali inglesi che scelgono di compiere un ultimo viaggio all’estero, nei paesi in cui l’eutanasia è tollerata. The Independent, il quotidiano della City, pubblica oggi in un articolo le ultime statistiche diffuse dalla clinica svizzera Dignitas: i malati inglesi che hanno scelto di compiere quel viaggio verso la Svizzera sono passati da una media di 14 nel 2003 e 2005 ai 34 del 2006. In Svizzera l’eutanasia non è legale, ma viene accettata la pratica del “suicidio assistito”. La clinica è già stata al centro di polemiche due anni fa, quando circolarono indiscrezioni sull’apertura di una filiale in Gran Bretagna (dove l’eutanasia non è legale). Una delegazione della camera dei Lord andò anche in visita alla Dignitas, nel febbraio 2005. Al di là dei numeri, la notizia e l’evidenza con cui viene data da The Indipendent sono un segnale importante per un paese che da tempo s’interroga sull’opportunità di legalizzare l’eutanasia. Secondo alcuni sondaggi, ricorda il quotidiano, ben 4 britannici su 5 vedrebbe di buon occhio una legge sulla dolce morte, in una forma simile a quella usata dalla clinica Dignitas. Dal 2003, però, falliscono tutti i tentativi di cambiare le norme vigenti, cioè l’anno in cui il primo cittadino inglese decise di affidarsi alla Dignitas: era il 74enne Reginald Crew.

 
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pippo777
view post Posted on 11/11/2007, 19:51




ora sappiamo a chi rivolgerci....
 
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1 replies since 9/11/2007, 15:22   2225 views
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