https://www.corriere.it/cronache/23_novemb...13DfN1Bv0JXvGvsLe accuse al Papa dei cardinali conservatori Usa e la reazione di Francesco contro Burke: cosa sta succedendo in Vaticano?
Massimo Franco
La scorsa settimana, papa Francesco ha fatto capire ai capi dei dicasteri varicani che la guerra scatenata contro di lui dal fronte conservatore Usa avrà conseguenze: in arrivo «provvedimenti di natura economica e pene canoniche» per il cardinal Burke. Ma perché proprio ora? E cosa può succedere?
Le accuse al Papa dei cardinali conservatori Usa e la reazione di Francesco contro Burke: cosa sta succedendo in Vaticano?
La settimana scorsa, ricevendo i capi dei dicasteri vaticani, papa Francesco ha fatto capire che la guerra contro di lui del fronte conservatore negli Stati uniti non potrà non avere conseguenze. E stavolta a essere sanzionato non sarebbe il vescovo di una diocesi minore come Joseph Strickland di Tyler, Texas, sospeso all’inizio di novembre con un’iniziativa inusuale nella sua durezza dopo i ripetuti attacchi al pontefice. Francesco ha parlato del cardinale Raymond Burke, indicato come leader di quella filiera che negli Stati uniti, e non solo, da anni gli rivolge critiche considerate eccessive perfino dagli avversari di Jorge Mario Bergoglio.
Senza scendere nei dettagli, il papa avrebbe annunciato contro Burke «alcuni provvedimenti di natura economica, accompagnati da pene canoniche», ha riferito un alto prelato presente all’incontro, riferendosi a appartamento e stipendio.
Qualcuno in Vaticano lo ritiene il segno che ha deciso di non tollerare più l’atteggiamento aggressivo del cardinale e dei suoi seguaci; altri, che vuole solo lanciare un avvertimento finale. Ma quanto accade conferma la deriva conflittuale che una parte dell’episcopato nordamericano ha scelto; e che riflette una spaccatura crescente tra cattolicesimo conservatore e progressista.
Come mai la reazione del Papa arriva ora?
La domanda è come mai la reazione papale si registri adesso. Il cardinale statunitense è uno dei cinque che hanno espresso i famosi «dubia», i dubbi sul Sinodo appena finito e su quello precedente sull’Amazzonia; che in passato ha accusato Francesco di provocare uno scisma nella chiesa cattolica; e che, pur negando di essere un nemico del papa, gli imputa scelte contrarie alla dottrina ufficiale. C’è chi collega questo cambio di passo di Francesco rispetto all’atteggiamento molto paziente tenuto in passato all’arrivo alla Congregazione per la Dottrina della Fede del suo consigliere e amico Victor Manuel Fernandez: un argentino nominato cardinale nell’ultimo concistoro.
Burke non ha fatto molto per smentire la sua fama di ultraconservatore ostile al papa. Non ha più incarichi ma rimane un personaggio ingombrante. All’inizio di ottobre, in un convegno intitolato non a caso «La Babele sinodale», apertosi proprio alla vigilia del Sinodo, aveva attaccato «gli errori filosofici, canonici e teologici» che a suo avviso venivano commessi; e questo dopo che il papa aveva risposto ai «dubbi» cardinalizi. In più, Burke aveva evocato il sostegno di molti cardinali che pure non avevano aderito all’iniziativa, accreditando uno schieramento antipapale più vasto di quello guidato da lui. Di certo, i malumori nei confronti di Bergoglio sono diffusi al di là della minoranza rumorosa di cui il cardinale statunitense è ritenuto l’esponente più in vista. Ma la rozzezza dei loro attacchi lascia perplessi e silenziosi anche quanti lo criticano da tempo.
Il rapporto tra il Papa e gli Stati Uniti
Rimane il tema irrisolto, e particolarmente spinoso, dei rapporti del papato con gli Stati Uniti. E non soltanto perché dalla Seconda Guerra mondiale in poi, i finanziamenti al Vaticano sono arrivati in primo luogo da lì, oltre che negli ultimi decenni dalla Germania. La domanda è se l’ostilità quasi ostentata di settori ampi dell’episcopato americano non rifletta anche un limite e una scarsa conoscenza di quella chiesa e della sua cultura da parte dell’attuale papato: una realtà nella quale molte parrocchie continuano a scomparire per mancanza di fedeli. I sondaggi raccontano una radicalizzazione delle posizioni religiose, simmetrica a quella della società statunitense. La singolarità è che i sacerdoti giovani appaiono più tradizionalisti degli anziani.
Non solo. Esistono vescovi, come Christopher Coyne, in Connecticut, che chiedono a Francesco di «andare via dall’Italia, via da Roma», convinti che il Vaticano sia inquinato dalla mentalità della capitale italiana. E c’è un blocco di interessi che osserva con diffidenza il «sudismo» e il dialogo con la Cina. Nel settembre scorso Francesco ha parlato di un approccio «forte, organizzato e reazionario» nel cattolicesimo americano. Con «l’ideologia che sostituisce la fede». E le sue parole non sono state lette solo come un riferimento all’episcopato.
Dietro a Burke e alla sua «guerra culturale» si intravede la sagoma di personaggi e istituzioni statunitensi, ma anche europee, che considerano Francesco un pericolo.
Il cardinale si è difeso più volte dall’accusa di far parte dell’organizzazione politica di Steve Bannon, uno degli ideologhi di Donald Trump. Ma ha incrociato e frequentato a lungo Bannon attraverso l’istituto Dignitatis Humanae: «un’associazione creata per assistere i parlamentari europei a seguire i precetti della legge morale», ha spiegato lo stesso Burke in un colloquio col New York Times nel novembre del 2019. Quattro anni dopo, le sue critiche risuonano intatte come un altolà al papa; e come un segnale spedito a quanti già si posizionano in vista di un Conclave che in realtà potrebbe essere vicino come lontano.
Ma questa volta, l’altolà probabilmente arriverà da Francesco: a Burke e al suo mondo. Rimane da capire se sarebbe interpretato come un gesto di forza, o di debolezza.
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PAPA FRANCESCO
28 novembre 2023 (modifica il 28 novembre 2023 | 11:50)
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