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«Le chat non sono manipolate»: la conferma del perito nel processo al prete per violenze sessuali su minori a Enna 14/12/2023 di Marta Silvestre, Tempo di lettura 2 min Nessuna manipolazione, nessuna modifica e nessuna alterazione. Gli screenshot della chat, che era stata ammessa dal tribunale di Enna nel processo per violenza sessuale aggravata a danni di minori in cui è imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo, sono stati analizzati da un perito che ne ha confermato la corrispondenza con l’originale. Si tratta di una conversazione tra l’archeologo Antonio Messina che ha denunciato il prete per gli abusi subiti quando era minorenne (e che, a sua volta, è stato querelato dal sacerdote per diffamazione) e una sua amica. Un dialogo – uno dei tanti finiti all’interno di questo processo – che proverebbe le confidenza sulle violenze alla vittima. Ancora una volta, come era già successo nel corso della scorsa udienza – di un processo che si celebra a porte chiuse per «esigenze di riservatezza» – è saltata la requisitoria della pm Stefania Leonte. Un ulteriore rinvio che, in questo caso, si è reso necessario per via dell’assenza – giustificata per malattia – del giudice titolare del collegio, ovvero la persona che poi dovrebbe essere incaricata proprio a scrivere la sentenza del processo. Insomma, una mancanza non da poco per cui si è ritenuto di posticipare la requisitoria alla prossima udienza che è già stata fissata per mercoledì 10 gennaio. La stessa occasione in cui la parola andrà anche agli avvocati delle parti civili per le conclusioni. Appuntamento successivo per martedì 13 febbraio con i legali dei responsabili civili (la diocesi di Piazza Armerina e la parrocchia di San Giovanni Battista di Enna) e gli avvocati difensori dell’imputato. La sentenza, con le eventuali repliche, è prevista per martedì 5 marzo. Una vicenda che è iniziata con la denuncia della giovane vittima, minorenne all’epoca dei fatti e oggi 28enne. I suoi genitori avevano poi denunciato di avere ricevuto dalla diocesi di Piazza Armerina un’offerta di 25mila euro della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio. Il vescovo Rosario Gisana ha sempre sostenuto, invece, sarebbero stati proprio i genitori ad avanzare una richiesta di denaro. Lo stesso vescovo che nel corso di una conversazione, che non sapeva essere intercettata, avrebbe detto al sacerdote imputato: «Caro Giuseppe, per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo». E lo stesso vescovo che, di recente, è stato perfino elogiato da Papa Francesco. Intanto, nell’ultimo periodo sono emerse diverse denunce presentate da don Rugolo nei confronti, non solo della vittima che lo ha denunciato, ma anche dei giornalisti che si sono occupati della vicenda www.ossigeno.info/enna-manuela-acq...hOtEvZ0_P1wuAYA ENNA. MANUELA ACQUA QUERELATA DA DON RUGOLO COME PIERELISA di Redazione Web 14 Dicembre 2023 “Questa querela mi causa angoscia e mi sta esponendo anche a considerevoli spese legali” OSSIGENO 14 dicembre 2023 – “Non sto passando un bel momento. Questa querela mi causa angoscia e mi sta esponendo anche a considerevoli spese legali”, dice Manuela Acqua, giornalista di Enna, querelata da don Giuseppe Rugolo (vedi Ossigeno), il sacerdote a processo per violenza sessuale aggravata nei confronti di minori, il prete che prima di lei ha denunciato la giornalista Pierelisa Rizzo, corrispondente dell’Ansa, e insieme a lei anche Antonio Messina, l’uomo che lo accusa di averlo molestato quando era un ragazzino. Ad Antonio Messina il sacerdote imputa di avere riportato in un post aperto di Facebook stralci di intercettazioni relative al processo in corso a porte chiuse, e alla giornalista di avere ri-condiviso il post commentandolo. Com’è accaduto per Pierelisa Rizzo, querelata dal sacerdote tre volte per diffamazione e diffusione di atti procedurali (la terza querela è recentissima), la Procura di Enna ha chiesto l’archiviazione, ma il legale di Rugolo ha presentato opposizione e i due denunciati dovranno comparire davanti al giudice il 28 maggio 2024. LA GIORNALISTA – “Nella mia città questo prete era diventato una star. All’improvviso ha mostrato il lato oscuro di una Chiesa che cerca di negare l’evidenza, che cerca di arrampicarsi sugli specchi, che prova a zittire le vittime e i giornalisti. Questa chiesa però – racconta Manuela Acqua a Ossigeno – non è riuscita ad ammutolire questo accusatore. Antonio Messina, oggi è un uomo. Ai tempi degli abusi che ha denunciato era un ragazzino, un minorenne. Si è trovato a gestire una situazione orripilante. Quando io sono venuta a conoscenza della sua storia, mi sono impegnata a capire e a spiegare agli altri com’è possibile che un prete (tra l’altro mio coetaneo e concittadino), una persona che conosco praticamente da sempre, sia accusato di abusi sessuali su minori. Ho iniziato a documentarmi, a seguire il processo e a parlarne con Antonio Messina che, nel frattempo, è diventato uno dei miei amici più cari e preziosi. Poi ho iniziato a scrivere il mio punto di vista su questa storia che tocca la sensibilità di tutti. Dovremmo stringerci tutti attorno alla vittima degli abusi, a quest’uomo che ha iniziato con dignità e coraggio un lungo e difficile iter giudiziario, mettendoci la faccia”. “In una città divisa fra colpevolisti e innocentisti, con tante opinioni gettate in pasto ai social da chi non ha la minima contezza dei fatti, all’improvviso mi sono trovata querelata per aver definito “pericoloso” questo prete accusato di violenza sui minori, un imputato che, fra l’altro, è stato messo agli arresti domiciliari dalla Squadra Mobile di Enna nell’aprile 2021. Il pm ha chiesto l’archiviazione. Ma i legali del prete si sono opposti. Perciò il 28 maggio 2024 dovrò comparire davanti al Gup, insieme con Antonio Messina, querelato pure lui. Non mi stupirei se, nel frattempo, dovessi ricevere altre querele, com’è accaduto alla mia collega Pierelisa Rizzo, che è già a quota 3 querele pur avendo svolto in maniera impeccabile e puntuale il suo ruolo di cronista che racconta la verità. “. “Fortunatamente esistono associazioni come Ossigeno per l’Informazione che non ti lasciano sola quando vieni presa di mira per il tuo lavoro. E’ un grande conforto sapere di non essere soli di fronte ad accuse ingiuste e pretestuose – conclude la giornalista -. Non vedo l’ora che arrivi il 10 gennaio 2024 (il giorno previsto per la sentenza Rugolo). Non vedo l’ora che si possa scrivere la parola “fine” a questa orribile storia che ha causato sofferenza a tante, troppe persone.”. LT |