Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by Laicometa

view post Posted: 31/7/2016, 19:39 Malta vendica il sacerdote sgozzato in Francia: copie del Corano ricoperte di prosciutto - Attualità
Malta vendica il sacerdote sgozzato in Francia: copie del Corano ricoperte di prosciutto

http://www.riscattonazionale.it/2016/07/31...rte-prosciutto/

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A Malta, diverse copie del Corano conservate nell’ospedale Mater Dei, sono state ricoperte di prosciutto: accanto, la foto del primo martire dell’Islam in Europa, Padre Jacques Hamel. Leggi l’articolo originale qui: https://www.jihadwatch.org/2016/07/malta-b...lain-by-jihadis
view post Posted: 31/7/2016, 17:02 Rouen, i musulmani negano la sepoltura al terrorista: «Ha macchiato l’Islam» - Islam e altre religioni
Rouen, i musulmani negano la sepoltura al terrorista: «Ha macchiato l’Islam»

http://www.secoloditalia.it/2016/07/limam-...cchiato-lislam/

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di GIOVANNI TROTTA
sabato 30 luglio 2016 - 14:29

Il presidente della comunità musulmana della Normandia, Karabila, si apprende dal Corriere della Sera, ha annunciato che non consentirà la sepoltura del giovane islamico che ha assassinato in chiesa padre Hamel e ucciso un altro fedele: «Non vogliamo macchiare l’Islam con quella persona», ha detto il responsabile della comunità musulmana, riferendosi al terrorista 19enne. «Non parteciperemo alla sepoltura, nel caso la famiglia lo richieda», ha aggiunto, e in questo è appoggiato dagli altri fedeli musulmani, i quali ritengono che il gesto fatto da Kermiche lo ponga di fatto fuori dalla comunità musulmana.

Il presidente dei musulmani della Normandia molto duro
Intanto il presidente della Comunità islamica d’Italia, Sharif Lorenzini, sarà domani a messa nella Cattedrale di Bari e qualche minuto prima dell’inizio della celebrazione liturgica guiderà un breve momento di preghiera che sarà recitata in arabo e tradotta simultaneamente da un componente della Comunità Islamica pugliese. Lo rende noto la Comunità islamica d’Italia che domani, 31 luglio, sarà domani a messa per dare un segno concreto di solidarietà. «Preghiamo insieme contro il terrorismo: domani saremo a Roma ed in altre chiese d’Italia. Ma siamo anche dispiaciuti, perché non è possibile dividersi sul nostro appello. Dopo i gravi episodi di terrorismo in Europa, ci aspettavamo una risposta corale e forte, invece a Torino e a Roma c’è anche chi prende le distanze da questa iniziativa». Lo ha detto Foad Aodi, presidente della Comai, la Comunità del Mondo arabo in Italia.
view post Posted: 30/7/2016, 17:54 Pedofilia, si fingeva minorenne per adescare ragazzini su web: arrestato - Cronaca
Pedofilia, si fingeva minorenne per adescare ragazzini su web: arrestato

http://www.secoloditalia.it/2016/07/pedofi...-web-arrestato/

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Falsi profili sparsi sul web, tentativi di adescamento sotto falsa identità e approcci graduali rivolti a ragazzini ingenui che navigano pericolosamente nel mare nero della Rete: il copione del pedofilo informatico, l’orco che Internet aiuta a mimetizzarsi in una zona d’ombra sempre più vasta e mimacciosa, ripropone sempre lo stesso modus operandi, ambiguo e pericoloso.

Pedofilia, arrestato ancora un orco attivo sul web
Così, la Polizia di Venezia ha arrestato un uomo, residente nella provincia di Como, in flagranza di detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico. Le indagini condotte da personale della Polizia postale e delle comunicazioni Veneto, con agenti della sezione di Verona e della Polizia postale e delle comunicazioni Lombardia, sono scattate dopo la denuncia presentata dal genitore di un minore residente nella provincia scaligera, preoccupato ed insospettito dai comportamenti del figlio e dalle equivoche comunicazioni intercorse tra il ragazzo ed uno sconosciuto che lo aveva contattato tramite il web.

Si fingeva minorenne per adescare adolescenti
I primi accertamenti, allora, hanno ricostruito le condotte illegali indirizzate alla vittima a partire dai tentativi di adescamento portati a termine dietro falsa identità. In seguito, anche attraverso lo sviluppo delle tracce informatiche, il probabile interlocutore è stato individuato anche a seguito di una perquisizione durante la quale sono state rinvenute migliaia tra immagini e video a contenuto pedopornografico che, unitamente ad altri elementi, hanno portato all’arresto dell’uomo. E non è ancora tutto: infatti è stato trovato un secondo falso profilo riconducibile all’orco di turno finito in manette, attraverso il quale l’arrestato si fingeva minorenne al fine di adescare adolescenti.
view post Posted: 30/7/2016, 17:49 Prostituzione minorile. Arrestato Carmelo Pergolizzi, professore dai Salesiani - La stanza del peccato
Pedofilia, ex docente dei salesiani patteggia due anni Nel 2015 era stato sorpreso in auto con due ragazzi

CRONACA – Carmelo Pergolizzi è stato condannato a due anni dalla giudice per l'udienza preliminare Flavia Panzano. L'ex professore di educazione fisica dell'istituto di via Cifali era stato trovato in compagnia di un ventenne e di un minorenne. Il primo dei due era accusato di induzione alla prostituzione

pedofilia

http://catania.meridionews.it/articolo/458...on-due-ragazzi/

Si chiude con un patteggiamento a due anni - con pena sospesa - la vicenda del professore dei salesiani arrestato per pedofilia. Carmelo Pergolizzi, assistito dall'avvocato Marco Falcone, era stato sorpreso dentro una macchina insieme a due ragazzi. A scoprirlo i carabinieri vicino a Misterbianco, a ottobre dello scorso anno. L'uomo si trovava insieme a due ragazzi: un ventenne e un minorenne. Il primo dei due, anch'egli finito agli arresti accusato di induzione alla prostituzione, ha scelto il rito abbreviato.

Per l'ex docente la strada giudiziaria è stata quella più breve con l'applicazione di una pena per prostituzione minorile su accordo delle parti, espediente che gli ha evitato un lungo processo. La decisione, come riportato dal quotidiano La Sicilia, è stata presa dalla giudice per l'udienza preliminare Flavia Panzano. Nel passato dell'uomo c'è il ruolo di professore dell'istituto salesiano di via Cifali, a Catania, quello di delegato provinciale della Federazione Italian giuoco calcio e del Comitato olimpico nazionale italiano. Una figura nota in città da sempre accanto ai giovani.
view post Posted: 30/7/2016, 17:32 E il Vaticano dice no ai soldati in chiesa - Attualità
E il Vaticano dice no ai soldati in chiesa

http://www.iltempo.it/cronache/2016/07/28/...hiesa-1.1562555

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Il fastidio della Santa Sede per i controlli a basiliche e luoghi di culto Intelligence e forze dell’ordine, però, mantengono la massima attenzione

Il Papa non vorrebbe militari a presidio delle chiese. Sarebbe questa l’indicazione del Pontefice, filtrata da alcuni ambienti vaticani. Nessun tentennamento, dunque, dopo l’assalto di Rouen. Ma l’intenzione di far prevalere la normalità, sia per i fedeli e per i sacerdoti, senza scalfire quell’ideale di «apertura» che Papa Francesco ha sempre rivendicato. Una posizione in coerenza con quanto il Pontefice disse il 18 novembre scorso, in udienza generale. Il momento era particolare, appena cinque giorni prima c’era stata la Strage di Parigi, e piazza San Pietro semivuota (circa ventimila persone) dava il senso della paura diffusa dopo il trauma. «Ci sono posti nel mondo – disse il Pontefice – in cui non si chiudono le porte a chiave, ancora ci sono. Ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate normali. Non dobbiamo arrenderci all’idea di dover applicare questo sistema, che anche è di sicurezza, a tutta la nostra vita. E tantomeno alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile!». Perciò invitò: «Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto!». Un po’ metafora, un po’ no, almeno stando alle parole di Christof Graf, comandante delle Guardie Svizzere, in un’intervista rilasciata al Corriere del Ticino lo scorso aprile spiegava: «Papa Francesco ha detto chiaramente che non vuole una chiesa con le porte blindate. Per noi, dunque, questa diventa la missione: non si può chiudere tutto il Vaticano per motivi di sicurezza». In questi giorni, però, da parte di intelligence e Forze dell’Ordine italiane c’è massima attenzione per basiliche e chiese, dove la sorveglianza è già in vigore per il provvedimento scattato con il Giubileo. E che riguarda non soltanto Roma (ovviamente la principale attenzionata) con le sue basiliche, ma anche molte città e luoghi di culto, come San Marco a Venezia, San Petronio a Bologna e il Duomo di Milano. Il piano prevede percorsi dedicati peri fedeli, militari di sorveglianza alle chiese, agenti in borghese che si mescolano tra le folle. Tutto, però, ora sembra essere sottoponibile a modifiche secondo casi specifici. Intanto, il Duomo di Milano, è stato oggetto di una vicenda surreale. L’altra notte uno studente americano di 23 anni è rimasto "intrappolato" all’interno. Era andato alla toilette intorno all’orario di chiusura al pubblico. Quando è uscito, non ha trovato più nessuno ed è rimasto chiuso lì tutta la notte. Il caso è stato oggetto di un ping pong. La Veneranda Fabbrica del Duomo, ha chiesto un maggior supporto anche per la vigilanza interna alla Questura. Quest’ultima ha risposto che saranno valutate iniziative, di raccordo con la Prefettura, ricordando però che è compito della vigilanza interna sorvegliare i turisti che entrano. Sospiro di sollievo, comunque, perché il giovane rimasto chiuso era uno studente di arte. Ma la Provvidenza non sempre corre in aiuto.
view post Posted: 28/7/2016, 21:04 Non cade foglia che Dio non voglia... - Cronaca
Gmg 2016, il Papa inciampa e cade sullʼaltare a Czestochowa

Il Pontefice è rimasto a terra per qualche secondo, poi si è rialzato e ha continuato la celebrazione senza problemi

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/gmg-2...2-201602a.shtml

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Piccolo inconveniente per Papa Francesco, durante il suo viaggio in Polonia in occasione della Gmg. Prima di celebrare la messa nel santuario di Jasna Gora a Czestochowa, incensando l'altare, il Pontefice è inciampato e caduto per pochi secondi. Il primo a soccorrerlo è stato il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Guido Marini, che ha cercato di attutire la caduta prendendo il braccio di Bergoglio. Poi sono accorsi anche altri sacerdoti, la sicurezza, e anche un cameraman. Ma il Papa si è rialzato senza problemi e ha continuato a celebrare la funzione.
view post Posted: 28/7/2016, 19:48 Il Vaticano firma un accordo con la Banca d'Italia per il reciproco scambio di informazioni - Attualità
Il Vaticano firma un accordo con la Banca d'Italia per il reciproco scambio di informazioni

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...or-1877697.html

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di Franca Giansoldati
Città del Vaticano Un altro tassello verso la trasparenza. L’Autorità di Informazione Finanziaria del Vaticano e la Banca d’Italia hanno concluso un accordo di cooperazione finalizzato a facilitare, su base di reciprocità, lo scambio di informazioni in materia di vigilanza finanziaria. Un passaggio che si attendeva da tempo e che era stato al centro di continui tira e molla.

L’accordo consente di ampliare i rispettivi canali informativi per vigilare sui rapporti tra gli intermediari italiani e gli enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria nello Stato della Città del Vaticano. Sono state previste, tra le altre, clausole sulla riservatezza e sull’utilizzo delle informazioni.

Questo accordo di cooperazione segue quello già siglato tra l’AIF vaticana e l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) italiana, nel 2013 per la collaborazione nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

L’accordo è stato firmato, per l’AIF, dal Presidente René Brülhart e dal Direttore Tommaso Di Ruzza; e per la Banca d’Italia, dal Governatore Ignazio Visco e dal Capo del Dipartimento Vigilanza, Carmelo Barbagallo.

«L’accordo stabilisce un canale istituzionale per lo scambio di informazioni tra l’AIF e la Banca d’Italia, che rafforza ulteriormente la cooperazione bilaterale tra Santa Sede e Italia nella comune lotta contro gli illeciti di natura finanziaria” ha affermato il Presidente dell’AIF, Brülhart. “Si tratta di un importante passo con il quale le due Autorità di vigilanza potranno monitorare le relazioni tra i rispettivi enti vigilati, favorendo la trasparenza delle attività e la stabilità dei due sistemi finanziari, obiettivi cruciali considerato anche l’attuale scenario europeo e internazionale», ha affermato il Direttore dell’AIF, Di Ruzza.

Da quando è iniziata la marcia verso la trasparenza il Vaticano ha siglato accordi di cooperazione con le Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di vari Stati esteri, fra i quali Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cipro, Cuba, Francia, Germania, Italia, Lichtenstein, Lussemburgo, Malta, Principato di Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Paraguay, Perù, Polonia, Regno Unito, Romania, San Marino, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d’America, Sud Africa, Svizzera, Ungheria.
view post Posted: 27/7/2016, 21:14 "Fu una semplice penetrazione, il bimbo non partecipava attivamente". Morto il card. Pell - La stanza del peccato
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/07/...gato-144931255/

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Pedofilia, il cardinale Pell indagato in Australia

Il prefetto agli Affari economici del Vaticano è accusato per presunti abusi su minori. L'alto prelato si difende: "Notizie totalmente false". Due uomini avrebbero presentato denunce separate alla polizia per fatti avvenuti nel 1978-79

Il cardinale George Pell, prefetto agli Affari economici del Vaticano (carica equivalente a quella di ministro dell'Economia), è indagato dalla polizia australiana per presunti abusi su minori. Lo ha riportato l'emittente australiana Abc riferendo che l'indagine sul più importante prelato del Paese, sarebbe in corso da circa un anno. La speciale task force della polizia incaricata dell'indagine, afferma l'emittente, ha ora riportato il caso alla Procura generale. Pell, interpellato dall'Abc, ha con forza respinto ogni accusa.

I presunti abusi risalirebbero agli anni '70, quando Pell era un semplice parroco a Ballarat, nello stato di Victoria. Secondo la stampa australiana due uomini, oggi quarantenni, avrebbero presentato accuse di abusi subiti nell'epoca in cui frequentavano la scuola primaria. I fatti - specifica il quotidiano online The Australian - sarebbero avvenuti nel 1978-79 e i due uomini avrebbero presentato denunce separate alla polizia di Victoria. Uno degli accusatori del porporato, Lyndon Monument, ha detto oggi alla Abc di avere taciuto fino a questo momento a causa del "potere" dello stesso cardinale

L'emittente ha spiegato di avere ottenuto otto testimonianze fornite alla polizia da testimoni e familiari. Tra questi un episodio alla fine degli anni settanta in cui Pell avrebbe toccato in maniera inappropriata due ragazzi in una piscina alla fine del 1970. Ma il 75enne Pell ha negato ogni accusa, spiegando che le affermazioni secondo le quali avrebbe "abusato sessualmente di qualcuno, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento della sua vita, sono totalmente false e completamente errate" e ha a sua volta invece
accusato la rete televisiva di montare una campagna diffamatoria contro di lui.

Il cardinale è stato ascoltato quattro volte, tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo di quest'anno, in video-collegamento da Roma, davanti alla Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori. Una 'maratona' con interrogatori che, a causa del fuso-orario, hanno impegnato l'anziano cardinale per diverse notti. Lui deponeva da un albergo romano e la Commissione faceva le sue domande dall'Australia. Ma in questo dossier era stato chiamato in causa non per fatti direttamente a lui attribuiti ma per aver 'coperto' reati commessi da sacerdoti delle sue diocesi tra gli anni settanta e ottanta, in particolare sui reati compiuti dall'ex sacerdote australiano Gerald Ridsdale, accusato di avere abusato di più di 54 bambini.

Pell ha sempre dichiarato di non aver saputo nulla sulle accuse contro Ridsdale, prima che divenissero pubbliche dopo il suo arresto nel 1993, pur ammettendo in almeno un'occasione che all'epoca giravano voci e sospetti sul conto del sacerdote. Nelle settimane in cui l'alto prelato veniva sentito erano uscite analoghe notizie, poi non confermate, di accuse dirette nei suoi confronti.
view post Posted: 23/7/2016, 13:12 Da dove prende i soldi l’Isis - Islam e altre religioni
Da dove prende i soldi l’Isis

http://www.wired.it/attualita/politica/201...i-finanze-isis/

Come si autofinanzia lo Stato islamico? Una rassegna sullo strutturato sistema politico ed economico del Califfato

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Marco Romandini
Pubblicato luglio 22, 2016

“Siamo in guerra”, ha detto il premier francese Manuel Valls dopo gli attentati di Nizza. Parole ribadite un po’ da tutti come un mantra. Siamo in guerra. Ma contro chi? Non è una nazione, non è un popolo, non è una religione. È un gruppo senza volto, anzi con tanti volti, magari come quello del tranquillo islamico della porta accanto, che all’improvviso si radicalizza come vittima di una mutazione genetica, e compie una strage. Qualcuno cavalcando lo sdegno e la rabbia vorrebbe bloccare le immigrazioni, ma si è visto che a fare le stragi sono quasi sempre cittadini di seconda generazione. Qualcun altro vorrebbe invadere la Siria, dov’è la roccaforte Isis, ma le sue cellule sono già sparse in Europa: un po’ come se per debellare un virus, dai fuoco alla nazione dov’è nato (in realtà l’Is è nato in Iraq, dopo l’invasione americana).

Per tagliare veramente la testa allo Stato islamico bisognerebbe colpire i finanziamenti. Pochi infatti ragionano sul fatto che l’Isis è il gruppo terroristico più ricco al mondo, così come pochi si soffermano su quei soldi fatti recapitare alla famiglia degli attentatori, ovvero quelli che, al di là del pretesto religioso, sono la chiave di tutto.

Per avere una controprova, basta leggere le interviste ai loro militanti, che di religione dimostrano di saperne ben poco, così come basta osservare lo stile di vita di molti di loro per capire che con i precetti del Corano spesso non c’entrano niente. Soldi, dunque. Magari recapitati alla famiglia per garantirle un futuro. Follow the money, per capirci qualcosa.

Ma da dove vengono le finanze dell’Isis? Su questo punto c’è poca informazione, qualche congettura, e come sempre molti luoghi comuni. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza, basandoci su fonti interne allo Stato Islamico analizzate dal centro per l’analisi del terrorismo e dalla task force governativa inglese.

Innanzitutto va detto che il modello economico dell’Isis è senza precedenti per un’organizzazione terroristica. Quindi scordatevi Al Qaeda, questa è un’altra bestia. Il suo modello è basato sul controllo territoriale che gli permette l’autofinanziamento e l’appropriazione di risorse. Attualmente lo Stato islamico occupa un territorio di oltre 70mila km2, con circa 8 milioni di abitanti facenti parte dei governatorati siriani di Aleppo, Raqqa, Deir ez-Zor, Homs, Hasakah e Damasco, oltre alle province irachene di Saladin, al-Anbar e Nineveh. È un fatto che le azioni della coalizione internazionale non siano riuscite finora a ridurre drasticamente né le loro capacità di finanziarsi né quella di effettuare transazioni. Grazie a un’economia diversificata, l’Isis è infatti riuscito ad adattarsi mantenendo un alto livello di entrate anche nel 2015: gli è bastato ridurre quelle da risorse naturali (dopo i bombardamenti alle raffinerie) e incrementare le estorsioni nei territori occupati. Ecco perché non si fermerà e proverà sempre a conquistare nuovi territori e popolazioni: ne ha bisogno per vivere.

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Fonte: CAT

Per mettere in piedi questo modello economico, lo Stato islamico si avvale di struttura finanziaria complessa con tanto di ufficio burocratico e direzione amministrativa che fanno capo a un Ministero delle Finanze, inserito in una sorta di gabinetto in cui ogni ministro è esperto nel proprio campo. Tutti sono sotto la diretta autorità di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader religioso e politico. Il principale compito della struttura finanziaria è assicurare il pagamento delle tasse nei territori occupati.

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Fonte CAT (fonte interne all’ISIS)

Tra le risorse che generano più profitti ci sono petrolio, gas naturali, fosfati, cemento, agricoltura. Grazie agli attacchi aerei russi e della coalizione, che prima hanno mirato alle raffinerie e poi alle strutture di estrazione, la produzione di petrolio è scesa notevolmente, come si può vedere dal grafico sotto:

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Fonte: CAT

Va detto che la maggior parte del greggio non è contrabbandata direttamente dal gruppo ma da clan e tribù che usano metodi non convenzionali e spesso operano in territori confinanti con frontiere morbide come quelle del regime siriano ma anche di Turchia e Giordania. Anche questo contrabbando però è diminuito parecchio in seguito a controlli più aspri ai confini e al calo dei prezzi internazionali del greggio.

La maggior parte dei guadagni dell’Isis, come già detto, non proviene più dalle risorse ma da quella che in gergo viene definita origine criminale, cioè estorsioni, che comprendono tasse, balzelli, confische e multe; rapimenti e riscatti; traffico di antichità; donazioni. Queste hanno permesso di far guadagnare al gruppo circa 800 milioni di dollari nel 2015 contro i 360 milioni del 2014.

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Fonte: CAT

Le tasse sono in genere applicate al reddito dei cittadini nei territori occupati, redditi che ammontano a circa 1 miliardo di dollari e che hanno permesso un rientro – grazie a un prelievo che va dal 10% al 50%, – di circa 300 milioni soltanto nel 2015. Ma le tasse vengono applicate anche ai transiti di veicoli commerciali nei territori: da 400 a 600 dollari a camion, che permettono di generare più di 250 milioni di dollari.

Ci sono poi quelle sull’agricoltura, sulle attività economiche e, infine, la cosiddetta “tassa di protezione”(jizia) applicata alle minoranze religiose. Completano l’origine criminale i canoni applicati ad acqua ed elettricità, la vendita di beni archeologici (l’Isis controlla 2.500 siti in Iraq e 4.500 in Siria), le confische, e le multe per chi non segue alla lettera la sharia (da 100 a 500 dollari). La vendita dei beni archeologici è un altro ottimo indicatore della vera natura del gruppo: a differenza dei tanti discorsi iconoclasti volti a sottolineare la forte radice religiosa estremista, da fini mercanti i suoi uomini conservano i manufatti e li rivendono nel mercato nero. Un’attività che ha fruttato nel 2015 circa 30 milioni di dollari.

La mentalità economica ha il suo apice nel controllo nel settore bancario e finanziario. Lo Stato islamico, stando a dati del 2015, possiede circa 115 banche (80 in Iraq e 35 in Siria). Ma non è nemmeno questo il punto, perché quelle banche, grazie alle ultime misure prese, sono ormai usate praticamente soltanto come deposito. Il punto, cioè quello che permette a Isis di guadagnare attraverso le transazioni, è il cosiddetto hawala system: il network di agenti al soldo del Califfato.

Gli halawadar operano attraverso l’intero territorio occupato e gli alti guadagni che ricevono li incentivano a continuare. Secondo i documenti, fanno principalmente trading con agenti in Turchia e Giordania, riuscendo anche a importare beni non disponibili nei territori occupati. Neutralizzare questo sistema è molto difficile perché è radicato nella società irachena e rappresenta il 50% del business della nazione. Anche una recente blacklist degli agenti accusati di far parte dell’hawala system è servita a poco e le autorità non sono in grado di controllare e regolare le numerose agenzie illegali di exchange.

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Fonte: CAT

Al penultimo posto tra le fonti di finanziamento, ci sono le famose donazioni private. Queste rappresentano un’entrata minima per Daesh: nel 2015 ammontano a circa 50 milioni di dollari contro i quasi 2500 generati da tutte le entrate del Califfato. Ma è anche vero che esistono, e cioè che lo Stato islamico riceve (o ha ricevuto) soldi dagli Stati del Golfo, come dimostrato in un recente report del parlamento inglese.

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Fonte: CAT

Secondo il report, queste donazioni sarebbero arrivate attraverso sistemi di trasferimento alternativi, come ad esempio associazioni no profit. Tuttavia i paesi della coalizione non se la sentono di accusare pubblicamente nazioni come Turchia, Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, per via della loro preziosa collaborazione contro lo Stato Islamico: un rapporto che la coalizione considera vitale. Il sottosegretario agli esteri inglese, Tobias Ellwood, ha però ammesso che se qualcuno vicino alla famiglia reale saudita decidesse di farle, è facile che ci riesca. E sono in molti a credere che in passato la real casa abbia già chiuso un occhio. Dan Chugg, il capo della task force inglese contro Isil, afferma che comunque questi finanziamenti sono stati effettuati soprattutto alla nascita di Isis e fino a circa due anni fa, cioè quando le donazioni al gruppo non erano ancora illegali, visto che in Arabia Saudita lo sono diventate solo nel marzo 2015.

Un caso curioso di finanziamento minore, ma oggi sempre più difficile, è quello delle donazioni attraverso social network, come rivela la stessa Arabia Saudita. I donatori vengono attirati attraverso un campagna hashtag da un account Twitter del gruppo, dove gli viene chiesto di collegarsi su Skype, comprare una carta prepagata e mandare il numero attraverso la chat.

Sebbene molto discusse, le donazioni rappresentano però il problema minore. A fare la differenza, come abbiamo visto, è il complesso sistema finanziario dell’Isis. È questo la sua vera forza e colpirlo è l’unico modo per sconfiggere il suo regime di terrore. Per capirlo basta dare un’occhiate alle spese: quelle più alte sono per i salari dei combattenti. Queste comprendono oltre allo stipendio base, premi e bonus che dipendono da nucleo familiare, nazionalità e località. Aggiungendo quelle per munizioni ed esplosivi si arriva a un totale di diverse centinaia di milioni di dollari. Come visto, lo Stato islamico tiene molto anche a comunicazione e propaganda, sia intese come materiale scritto che come video professionali (camere ad alta definizione, effetti speciali, crane…) e in un solo anno ha rilasciato quasi 15000 materiali, che includono 800 video e 20 magazine tradotti in 11 lingue compreso il mandarino. Molto inferiori risultano invece le spese per ospedali ed educazione.

Nella guerra nascosta per colpire le finanze dell’Isis, l’Italia è in prima linea essendo – insieme a Usa e Arabia Saudita – a capo del Counter-Isil Finance Group (Cifg), il gruppo che si prefigge il compito di negargli l’accesso ai finanziamenti internazionali. Ma sono molte le azioni in atto per colpire il suo impero finanziario. Le entrate per estorsione, che sono le maggiori, dovrebbero per esempio diminuire perché lo stato iracheno ha sospeso il pagamento dei salari, in particolare nella provincia di Nineveh. Inoltre, la condotta violenta del gruppo, i bombardamenti aerei, le tasse sempre più alte, il costo della vita a limite e le disastrose condizioni dei servizi pubblici, stanno costringendo soprattutto la classe media a scappare. Se minare questo sistema è la chiave per sconfiggerlo, bisogna però dire che non è affatto semplice perché il gruppo terroristico ha già dimostrato di sapersi adattare alle situazioni.

Perdendo territorio, e quindi gran parte dei profitti, Daesh potrebbe per esempio decidere di aumentare le entrate attraverso rapimenti e riscatti. Non solo occidentali, come siamo abituati a vedere nei video. L’Isis ha infatti rapito oltre 200 assiri cristiani in Siria, ottenendo un pagamento di diversi milioni dollari, che si sommano ai proventi dalla vendita di donne e bambini catturati. Tutte operazioni che soltanto nel 2015 hanno fruttato circa 100 milioni di dollari.

È questo che rende l’Isis unico: essere un sistema politico ed economico strutturato. Averne un’idea naïf , semplificandolo attraverso i soliti luoghi comuni, oltre a a rappresentare un facile esercizio, non darà mai la vera misura del fenomeno. Se proprio volete però, un luogo comune appropriato ci sarebbe. Anzi, una citazione: “è tutta una questione di soldi, il resto è conversazione” (Gordon Gekko, dal film Wall Street).
view post Posted: 21/7/2016, 18:05 Unioni civili: via libera del Consiglio di Stato al decreto - Diritti civili
Unioni civili: via libera del Consiglio di Stato al decreto

http://www.repubblica.it/politica/2016/07/...reto-144567777/

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Disco verde per il provvedimento 'ponte' che consente la celebrazione delle prime unioni in attesa dei decreti attuativi. Il presidente della sezione Atti Normativi del Consiglio di Stato, Franco Frattini: "Possibile entro Ferragosto le prime celebrazioni"

ROMA - Parere favorevole del Consiglio di Stato al decreto sui registri per le unioni civili. Il nodo di eventuali obiezione di coscienza dei sindaci è superata dal fatto che il testo parla di ufficiale di Stato civile la cui platea è molto ampia, è stato spiegato in conferenza stampa.

"Con il parere sul decreto Unioni Civili stamane il Consiglio di Stato accende la luce su un diritto. Un provvedimento" quello sulle Unioni Civili "di cui vi era assoluta urgenza che, con il nostro parere, oggi può essere adottato immediatamente", ha affermato il presidente della sezione Atti Normativi del Consiglio di Stato, Franco Frattini.

Il decreto 'ponte' permetterà la celebrazione delle prime unioni civili in attesa dei decreti attuativi. Stamane i giudici amministrativi hanno adottato il parere sul dpcm, trasmesso alcuni giorni fa dalla Presidenza del Consiglio, che regola il regime transitorio di trascrizione delle unioni civili nei registri dello Stato civile.

Prime celebrazioni prima di Ferragosto. Se il governo si muovesse subito, continua Frattini, "ragionevolmente prima di Ferragosto" potranno essere celebrate le prime unioni gay in Italia. "Noi auspichiamo - continua Frattini- che il governo faccia presto. Si tratta di un provvedimento di cui c'era assolutamente urgenza e che con il nostro parete oggi può essere eseguito immediatamente e consente a chi ha già presentato domanda ai comuni di avviare il procedimento".

Ha affidato a Twitter il suo commento la presidente della Camera, Laura Boldrini: "È fatta. Dopo decisione Consiglio di Stato al via unioni civili nei comuni. La legge riconosce diritti
e cambiamenti avvenuti nella società".

"Siamo molto soddisfatti, il parere del Consiglio di Stato conferma che l'impianto della legge sulle unioni civili è corretto: si tratta del rispetto dell'art. 2 e 3 della Costituzione e finalmente i sindaci avranno a brevissimo, entro 15 giorni, la modulistica necessaria e finalmente entro ferragosto si faranno le unioni civili e questo paese diventerà più ricco di felicità e inclusione per tutti", ha commentato la senatrice del Pd Monica Cirinnà, che da Ferragosto annuncia confetti arcobaleno per tutti.

Unioni Civili, Cirinnà: "A Ferragosto confetti arcobaleno per tutti"

"Alfano non ha scuse, ma non credo le abbia mai cercate: il decreto - ha sottolineato - è stato fatto nei tempi ed è stato inviato nei tempi, il Consiglio ha usato solo una settimana, penso che tutto il governo e il Parlamento ha voluto rendere migliore il nostro paese. Quindi adesso si vada semplicemente avanti, sono molto contenta che frattini abbia spiegato che la legge non parla in nessun modo di obiezione di coscienza e di sindaci ed esplicita che l'ufficiale dell'anagrafe deve provvedere all'unione civile. Quindi sarà impossibile nei comuni fermare questo nuovo istituto giuridico".

Anche il senatore Pd, Andrea Marcucci, è soddisfatto: "In autunno sarà possibile celebrare le prime unioni civili. Una buona legge, come quella voluta dal governo Renzi, migliora la vita delle persone e garantisce diritti e libertà che prima non c'erano".

Provvedimento urgente. Concorde sulla necessità di un'attuazione urgente Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay: "Non possiamo che sottoscrivere il richiamo all'urgenza e soprattutto al rispetto delle scadenze che il Consiglio di Stato ha espresso nel dare il suo via libera al decreto ponte sulle unioni civili", ha detto. "Le liste d'attesa istituite in questi giorni in diversi comuni d'Italia e che vedono decine di coppie pronte a celebrare la propria unione, testimoniano la necessità di corrispondere quanto prima a quelle istanze, che sono diritti sanciti da una legge già in vigore. In questo senso è auspicabile che il termine ipotetico del prossimo Ferragosto possa dimostrarsi certo. Ma subito dopo, dice il Consiglio di Stato, bisognerà giungere pronti alla scadenza del 5 dicembre, termine per l'entrata in vigore dei decreti delegati, nei quali ricade tutta la casistica delle unioni celebrate all'estero o che coinvolgono cittadini stranieri. Anche questo richiamo ha tutto il nostro sostegno: non possiamo che chiedere a gran voce che questa terra di mezzo in cui si procede a velocità diverse duri il meno possibile".

Ma c'è anche un altro punto sul quale l'Arcigay si dice soddisfatto: "Registriamo con sollievo le parole del Consiglio di Stato sul tema dell'obiezione di coscienza, derubricata a fenomeno estraneo alla legge e di nessuna efficacia. Speriamo che da oggi i sindaci che hanno cercato visibilità mediatica attraverso questa assurda campagna, inizino a finire sulle pagine dei giornali per quello che fanno e non per quello che non hanno voglia di fare", conclude Piazzoni.
view post Posted: 20/7/2016, 17:18 Ior: altri sospetti sui conti laici di manager e esperti di beatificazioni - Cronaca
Ior: altri sospetti sui conti laicidi manager e esperti di beatificazioni

Bonifici e giroconti nel mirino. Dai tre milioni versati a Pecorini ai 350 mila sul conto di Morzenti. Al processo nei confronti di Cipriani, Gotti Tedeschi traduce il linguaggio della banca: «Confondevano riservatezza e segretezza»

di Ilaria Sacchettoni

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16...l?refresh_ce-cp

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Manager pubblici, ex presidenti di società sportive, consulenti al servizio del Vaticano, avvocati e perfino un esperto in diritto canonico e postulatore di beatificazioni. Sono i titolari dei conti dello Ior sotto osservazione, oggetto di una nuova tornata di segnalazioni da parte dell’authority anti riciclaggio di Bankitalia (Uif). Lo Ior, teoricamente impegnato nell’operazione trasparenza avviata durante il pontificato di Ratzinger (quando il dibattito su un istituto che fosse “meno banca” e più fondazione impazzò per più di una stagione) e rilanciata da Bergoglio, continua a operare alla maniera di una qualunque banca pur non avendo le autorizzazioni necessarie. Le segnalazioni della Uif sono state depositate dagli uffici della procura al processo nei confronti degli ex vertici dell’Istituto Paolo Cipriani e Massimo Tulli.

Cosa sia davvero cambiato non è chiaro. L’ (ennesimo) allarme sulla presenza di conti laici assieme a quelli religiosi e quindi sulla propensione Ior a svolgere funzioni tipiche degli istituti di credito era stato già lanciato dagli ispettori l’estate 2015 e, sul punto, è tuttora in corso un’inchiesta coordinata dal pm Stefano Rocco Fava. Tornando alle segnalazioni però: tra i conti nel mirino dell’antiriciclaggio c’è quello di Franco Pecorini ex amministratore delegato della Tirrenia accusato di una bancarotta da 600 milioni di euro che avrebbe finito di affondare la già poco competitiva compagnia pubblica di trasporto marittimo. A Pecorini, gentiluomo del Papa (nominato da Wojtyla) viene contestata una transazione sospetta del valore di 3 milioni e trecentomila euro sul suo conto effettuata fra febbraio e marzo. Ma non è il solo, abbiamo detto.

Sul conto corrente di Giovanni Morzenti, l’imprenditore di Bergamo ex presidente della Federazione italiana sport invernali finito in carcere per corruzione nel 2014, entrano ed escono somme improbabili. Una da 350 mila euro, segnalata ad aprile scorso come sospetta, potrebbe nascondere il tentativo di ripulire fondi neri. Di Morzenti si era parlato anche durante la latitanza di Amedeo Matacena sponsorizzato a suo tempo presso la Santa Sede dallo stesso imprenditore. In sostanza un cliente stanziale dello Ior.

Sospetta, secondo la Uif, anche una transazione del febbraio scorso sul conto corrente di Andrea Ambrosi che, da esperto di canonizzazioni, ha versato sul proprio conto - teoricamente alimentato solo da rimesse per affitti - cifre a cinque zeri. Annotano gli ispettori che Ambrosi, altro cliente di lunga data dell’Istituto vaticano «è stato oggetto di una precedente segnalazione riguardante le verifiche sulle canonizzazioni» per le quali, come si sa, si procede a una raccolta di denaro. Nel caso specifico, invece, gli viene contestato un giroconto di 516mila euro fatto a febbraio scorso. «La particolare natura dell’operazione e l’effettiva origine/provenienza dei fondi - scrivono gli ispettori - rendono l’operatività (i movimenti suo conto, ndr) meritevole d’attenzione». “Attenzionato” anche il conto corrente intestato ad Angelo Proietti, titolare della società Edilars che mieteva appalti sia con l’ex provveditore alle grandi Opere Angelo Balducci sia con l’Idi di Franco Decaminada.

Ad aprile, sempre al processo, ha deposto Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere presidente dello Ior per una travagliata stagione fra 2009 e 2012. Il manager ha ripercorso le maggiori criticità del periodo: «Lo Ior aveva i conti cifrati. Che evidentemente non permettevano alle banche (con cui operava , ndr) di sapere chi era il titolare del conto cifrato. Sui conti c’erano doppie firme, c’erano una serie di peculiarità che rendevano l’istituto difficilmente integrabile in un sistema che doveva essere compatibile con la normativa internazionale». Il settantenne Gotti Tedeschi offre anche al tribunale una sua interpretazione sul metodo opaco di gestione dello Ior: «La Chiesa si è sempre sentita, non dimentichiamo, perseguitata. E cosa vuol dire sentirsi perseguitato? Vuol dire cercare di evitare di dare informazioni che vengono considerate improprie. Uno scoglio su cui mi trovai fin dal primo giorno è la confusione che veniva fatta all’interno delle gerarchie fra riservatezza e segretezza. Cercai più volte di spiegare ai vertici che la riservatezza è dovuta ma la segretezza crea sospetto e il sospetto fa pensare che la Chiesa nasconda qualche cosa».
view post Posted: 20/7/2016, 16:35 Turchia, gli ultrà dell'Islam a Istanbul: "Ora tutte le donne avranno il velo" - Attualità
Il reportage. La parte liberale del Paese sembra sparita, anche dai quartieri più europei della metropoli del Bosforo. Ovunque caroselli di macchine con i fedelissimi del partito del presidente che urlano "Allah u Akhbar"

dal nostro inviato MARCO ANSALDO

http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/20...caro-144466934/

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ISTANBUL - In auto quattro uomini barbuti apostrofano due ragazze che passeggiano sorridenti sulla discesa di Barbaros Bulvari, il boulevard del quartiere Besiktas, a Istanbul. "Questi sono gli ultimi bei giorni per voi - attacca il tipo a fianco del guidatore - tra poco metterete il velo come tutte!". Scoppia un alterco, le donne si ribellano, i quattro rispondono, finiscono per andarsene. Ma le ragazze, sconvolte, si perdono nelle lacrime.

Benvenuti nella Turchia sopravvissuta al golpe. Dove giorno e notte bande di esaltati percorrono le strade di Istanbul a clacson spianati come per una vittoria calcistica. Dove famiglie intere coi bambini in braccio indossano sul capo una fascia rossa con il nome del presidente conservatore islamico Recep Tayyip Erdogan. E dove donne velate con il niqab nero che le copre fino ai piedi fanno spuntare la mano per agitare la bandiera rossa con la mezzaluna al grido "Allah u Akhbar", Dio è grande.

La faccenda del vessillo nazionale è il dettaglio più sorprendente. Da sempre i turchi, più che essere nazionalisti, sono molto patriottici e adorano la propria bandiera. Guai a chi la profana, a rischio della vita. Ma il pezzo di stoffa rossa, da quasi cento anni simbolico appannaggio dei laici che si richiamano al pensiero kemalista di Ataturk, il fondatore della Turchia moderna, gli è ora stato letteralmente strappato dalle mani, per passare in quelle dei lealisti islamici. E adesso lo brandiscono felici, come per un tesoro conquistato.

Mai, in questo paese, si era visto uno stormire di bandiere così esibito come dopo la conclusione del fallito golpe. E nelle piazze, nelle strade, lungo i viali, compaiono solo loro: i seguaci di Erdogan, i fedelissimi del presidente sfuggito alla destituzione. Galata, quartiere europeo per eccellenza, colonia genovese di Costantinopoli, pare un deserto: negozi serrati, ristoranti chiusi, attività ferme.

Passa una motoretta, ma sono due barbuti che alzano le dita a V. La zona oggi si chiama Beyoglu: qui c'è il famoso Liceo Galatasaray, l'Accademia di Francia, il Consolato di Svezia, bar e locali dove i turisti stranieri ascoltavano musica inebriati dal raqi, il prelibato distillato d'anice. Però questa sera, come tutte le altre ormai, dopo il golpe, nulla di tutto questo: solo silenzio, paura, e nemmeno un goccio di liquore.

Ma dove sono tutti gli altri? I laici, i democratici, i liberali. Dov'è la Turchia scesa in Piazza Taksim e a Gezi Park. Sono tutti a casa, la testa fra le gambe. "Abbiamo paura a uscire - spiega Meltem, bella manager quarantenne, al lavoro la mattina in tailleur blu elettrico - il presidente ha ordinato ai suoi di presidiare le strade e le piazze, e allora è meglio non rischiare di cadere in provocazioni. Tutti sono molto emotivi, adesso. Potrebbe scatenarsi una guerra civile, facile che accada, ed è opportuno evitare ogni attrito. Possiamo solo sperare che la situazione cambi. Come? È una bella domanda. Non lo sappiamo davvero. Ma con le elezioni non è stato mai possibile. I media sono quasi tutti asserviti. Polizia e magistratura hanno paura. Nemmeno l'esercito è riuscito a fare il golpe. Sì, ci sentiamo proprio soli".

Così i nuovi padroni imperversano e si sono impadroniti di Piazza Taksim, cuore della città. E, naturalmente, del Parco Gezi della famosa rivolta. Adesso innalzano colonne di fumo come per uno spettacolo musicale, urlano slogan al microfono, cantano fino alle 3 del mattino. Autobus e metro, per tutti, sono gratis, pur di presidiare le vie. Quando poi al mattino appare il leader, è un tripudio di bandierine in festa. Lui annuncia: "Se Dio vuole, come prima cosa costruiremo caserme a Taksim. Che lo vogliano o no". In arrivo altre misure: la chiusura del Centro culturale di Ataturk, la costruzione dell'ennesima moschea. E Piazza Taksim e Gezi Park, simboli storici della laicità, possono languire nell'islamizzazione accelerata.

I numeri la evidenziano. Il Partito della Giustizia e dello Sviluppo, al potere dal 2002, ha conquistato alle ultime elezioni del 2015 più del 49 per cento dei voti. La metà del paese. Ma è soprattutto una rivoluzione sociale, quella in atto nella repubblica di Mustafa Kemal: oggi alle leve del comando sono gli anatolici, i cosiddetti "turchi neri" delle provincie più interne e lontane; mentre i "turchi bianchi" della costa, circassi, occhi azzurri, biondi come lo era Ataturk, stanno confinati ai margini dopo aver comandato per tutto il secolo scorso.

E questo è un momento di svolta. Perché se l'altra metà del paese non sarà capace di reagire,

velocemente, e le strade continueranno a essere presidiate da baffuti e donne velate con in pugno la bandiera, la Turchia cosmopolita e tollerante di un tempo rimarrà un ricordo. Di un paese che, a guardarlo trasformarsi, si avvicina a tappe spedite all'Iran e agli Emirati arabi uniti.
view post Posted: 7/7/2016, 17:48 Alfano: "Omicidio preterintenzionale aggravato da razzismo" - Attualità
Alfano: "Omicidio preterintenzionale aggravato da razzismo"

http://www.sky.it/eveningnews/2016/549/web...6998ce9917b5af9

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Alfano: "Omicidio preterintenzionale aggravato da razzismo"
L'uomo fermato è Amedeo Mancini, tifoso della squadra locale. Avrebbe insultato la moglie dell'immigrato richiedente asilo chiamandola "Scimmia africana", poi la lite finita in tragedia. Polemiche per le parole di Salvini. Dall'Africa all'Italia per sfuggire alla guerra, la storia di Emmanuel. Intanto in Puglia maxitruffa sugli assegni ai migranti
Omicidio preterintenzionale aggravato da finalità razzista. Sono queste le accuse che gravano su Amedeo Mancini, l'ultrà della Fermana indagato per l'uccisione di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano pestato a morte il 5 luglio a Fermo, mentre difendeva la moglie dagli insulti razzisti di Mancini. L'uomo finora era indagato a piede libero. Nella Prefettura di Fermo si è svolta la riunione del Comitato per la sicurezza pubblica, con la presenza del ministro Angelino Alfano. "Grazie agli inquirenti - ha detto il ministro dell'Interno - soprattutto per aggravante, che dà la misura di come tutte le attività investigative siano andate nella direzione giusta, cioè un movente razziale"



Chi è Mancini
Amedeo Mancini è titolare di una grossa azienda zootenica a Fermo. Alto circa un metro e 90 e corpulento, è un volto noto della tifoseria ultras della locale squadra di calcio, la Fermana, che milita in . Per le sue violenze sugli spalti era già stato raggiunto in passato da un provvedimento di Daspo del Questore di Ascoli Piceno. Mancini si chiara "distrutto dal dolore. Non voleva uccidere, e esprime la sua vicinanza a chi piange Emmanuel'', dice all'ANSA l'avv. Francesco De Minicis, difensore dell'uomo fermato.

La dinamica dell'omicidio
Secondo una ricostruzione ancora molto frammentaria dei fatti, due sere fa Mancini avrebbe aggredito, prima verbalmente parlando di "scimmie africane", poi strattonandola, Chinyery la compagna ventiquattrenne di Emmanuel, nel centro di Fermo. Il migrante ha quindi reagito, sradicando un paletto stradale con il quale avrebbe colpito l'ultrà, facendolo cadere a terra. Mancini però si è rialzato e ha sferrato un pugno a Namdi, che a sua volta è stramazzato a terra, battendo la testa, prima di essere colpito ancora. Le condizioni del nigeriano, entrato in coma irreversibile, erano apparse subito disperate. La morte ieri, in ospedale e la scelta di donare gli organi. Alla scena avrebbero assistito tre testimoni, e un amico che era insieme all'ultrà.

Alla moglie lo status di rifugiata
Secondo quanto riferito da chi la assiste, la moglie della vittima"sta male, è sconvolta, completamente sotto choc. Al momento la donna è seguita dai medici, e da alcune suore, perché, come riportano le persone a lei vicine, "In Italia ormai è completamente sola, non ha parenti, nessuno". Intanto il ministro Alfano, dopo il comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura, ha ricordato che la donna aveva sostenuto l'esame per il riconoscimento dello status lo scorso maggio e che "La commissione competente ha concesso alla compagna del migrante ucciso a Fermo lo status di rifugiata".

Le reazioni politiche
Immediato il cordoglio di tutto il mondo politico, dal Premier Matteo Renzi al ministro Lorenzin che plaude alla decisione di donare gli organi. Polemica, invece, sul post di Matteo Salvini, che su Facebook scrive "Chi uccide, stupra o aggredisce un altro essere umano va punito. Punto. A prescindere dal colore della pelle. Sei bianco, sei nero, sei rosa e ammazzi qualcuno senza motivo? In galera, la violenza non ha giustificazione. Il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire, una preghiera per lui" un post che non avrebbe creato alcun dibattito, ma il leader della Lega Nord conclude "È sempre più evidente che l'immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l'invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?". Una frase che, in molti, hanno visto come offensiva verso gli immigrati, soprattutto per l'utilizzo della parola "invasione".
Ancora bufera su Alfano
Intanto non si placa a bufera su Alfano e le intercettazioni sui possibili favoritismi nei confronti del fratello del Ministro. Al centro della questione anche i possibili sconvolgimenti all'interno degli equilibri di governo, con da un lato il ministro fermo nella volontà di non dimettersi, dall'altro il terremoto dentro Ncd e M5s torna a chiedere le dimissioni del governo. "Apprendo da alcuni organi di informazione che sarei parte di un gruppo di otto parlamentari pronti a imboscate nei percorsi legislativi. Come è abbastanza noto, mi sono irrevocabilmente dimesso da capogruppo con la rottura delle larghe intese sulle riforme per la mancata condivisione del presidente della Repubblica. Così come ho criticato in particolare la legge divisiva sulle unioni civili ed il ricorso per essa al voto di fiducia. Da allora valuto liberamente ogni singolo provvedimento e non mi coordino con alcun collega. Detesto le imboscate, credo nel confronto politico a testa alta e ho espresso con una lettera ad Angelino Alfano la mia proposta per una fase di responsabilità repubblicana, aperta almeno a tutti coloro che appartengono alle tradizionali famiglie politiche europee". Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi.


Dalla Nigeria per sfuggire alla guerra.
Emmanuel Chidi Namdi, cittadino nigeriano di 36 anni, era fuggito con la moglie Chinyery dalla Nigeria a causa della minaccia dei terroristi islamisti di Boko Haram. Proprio in seguito ad un attacco dei miliziani ad una delle chiese cristiane del paese africano, Emmanuel e la moglie avevano perso tutti i loro familiari, maturando la decisione di fuggire per sperare in un futuro migliore. Un viaggio lungo e non pieno di insidie, che li ha condotti fino in Libia, dove sono rimasti vittime di ulteriori violenze, poi la traversata per l'Italia. Una speranza di ricominciare, nonostante le difficoltà del viaggio fossero costate alla coppia la perdita del figlio che lei portava in grembo. Emmanuel e la sua compagna erano stati accolti dalla Fondazione Caritas in veritate, guidata da don Vinicio, lo scorso novembre ed a gennaio don Vinicio li aveva uniti informalmente, per mancanza di documenti, in matrimonio nella chiesa di San Marco alle Paludi.


Negli ultimi mesi ordigni contro parrocchie impegnate nel sociale
Ed è stato proprio don Albanesi oggi a chiamare in causa, per l'aggressione, "lo stesso giro delle bombe davanti alle chiese", o quanto meno lo stesso clima culturale: "credono - ha detto il sacerdote - di appartenere alla razza ariana". Secondo don Vinicio, infatti, l'aggressione che ha causato la morte di Namdi sarebbe legata a una serie di ordigni trovati nei mesi scorsi davanti alle parrocchie attive al fianco dei migranti. "È un'aggressione razzista", sottolinea don Albanesi secondo il quale "sta crescendo un clima di aggressività e di razzismo". Tra febbraio e maggio in quattro parocchie della diocesi di Fermo sono stati piazzati ordigni esplosivi artigianali. Quattro anche i parroci presi di mira, tutti impegnati nel sociale e nell'assistenza a emarginati, tossicodipendenti e migranti.
view post Posted: 27/6/2016, 18:16 Trento, condannato Istituto religioso: 25000 euro alla docente discriminata perché presunta omosessu - Attualità
Trento, condannato Istituto religioso: 25000 euro alla docente discriminata perché presunta omosessuale

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http://rosarossaonline.org/2016/06/25/tren...uro-alla_156478


25 Giugno, 2016, 21:35 | Autore: Omero Oleotti

E' successo al Tribunale di Rovereto, in provincia di Trento, che ha condannato l'Istituto paritario Sacro Cuore di Trento per "discriminazione nei confronti di un insegnante".

Una scuola paritaria di Trento è stata condannata dal giudice del lavoro per discriminazione sull'orientamento sessuale di una sua docente. L'istituto cattolico Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Trento è stato condannato dal giudice del lavoro di Rovereto, in Trentino Alto Adige, a risarcire una ex docente a cui non era stato rinnovato il contratto sulla base del suo presunto orientamento sessuale.

I fatti risalgono all'estate del 2014, quando l'insegnante venne convocata dall'allora responsabile dell'istituto che le chiese di smentire o confermare le voci su una sua presunta relazione omosessuale. Il giudice diRovereto ha accolto le domande della Cgil del Trentino edell'Associazione radicale Certi diritti di accertare "ilcarattere di discriminazione collettiva delle diversedichiarazioni rilasciate dall'Istituto con le quali sirivendicava il diritto di non assumere persone omosessuali, ritenute inidonee ad avere contatti con minori". "Un concetto che nel nostro Paese è bene ripetere spesso".

La richiesta della scuola suscitò l'indignazione della docente, la quale non venne riassunta e perse il diritto ad ottenere la conversione del proprio contratto in un rapporto a tempo indeterminato.

"Il giudice roveretano riconosce come l'Istituto stesso cambiò nel giro di pochi giorni la propria versione dei fatti più volte, inclusa quella altamente diffamatoria per la quale l'insegnante avrebbe turbato i propri alunni con discorsi inappropriati sul sesso" spiega Schuster. "Per noi dell'Uaar si tratta di un atto dovuto anche in considerazione del fatto che le scuole paritarie ricevono cospicui fondi pubblici e a maggior ragione dunque non possono porre in essere differenze di trattamento che violano la legge". "Questa decisione fissa un punto chiaro: i datori di lavoro di ispirazione religiosa o filosofica non possono sottoporre i propri lavoratori a interrogatori sulla loro vita privata o discriminarli per le loro scelte di vita", ha commentato l'avvocato Alexander Schuster che ha rappresentato legalmente la donna. L'avvocato dell'insegnante ha inoltre ricordato "E' il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e la seconda per discriminazione collettiva".

"Si tratta di una sentenza importante che ribadisce come il diritto alla libertà di religione non significhi "diritto" a discriminare".

All'insegnante era stato chiesto dalla scuola di smentire voci per le quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un'altra donna. Ovviamente con il rifiuto e lo sdegno della propria insegnante.
view post Posted: 27/6/2016, 18:09 Il Papa: "La Chiesa si deve scusare con i gay". E su Lutero: "Era un riformatore, ave - Attualità
Il Papa: "La Chiesa si deve scusare con i gay". E su Lutero: "Era un riformatore, aveva buone intenzioni"

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Francesco a tutto campo nel volo dall'Armenia: "Benedetto è emerito, ma il Papa è uno solo". "Dopo la Brexit serve un'Unione europea meno massiccia". E risponde agli attacchi di Ankara: "Gli armeni? Non conoscevo altra parola se non genocidio"

http://www.repubblica.it/vaticano/2016/06/...ropa-142884910/

"Chiediamo scusa per aver marginalizzato i gay. Martin Lutero era un riformatore. Benedetto è emerito ma il Pontefice è uno solo". È un Papa a tutto campo quello che si intrattiene con i giornalisti sul volo dall'Armenia. Francesco trova il tempo per parlare anche dell'Unione europea dopo il referendum sulla Brexit e per tornare sul tema del genocidio armeno, che ha causato la dura reazione della Turchia. E sono tutte parole destinate a far discutere.

"La Chiesa chieda scusa ai gay e non solo". "Io credo che la Chiesa non solo deve chiedere scusa ai gay, ma deve chiedere perdono anche ai poveri, alle donne stuprate, ai bambini sfruttati nel lavoro, deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi. I cristiani devono chiedere perdono per aver accompagnato tante scelte sbagliate". Così papa Francesco, sul volo di ritorno da Erevan, ha risposto alla domanda se è d'accordo con il cardinale Reinhard Marx che in un convegno internazionale a Dublino ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa alla comunità gay. "L'ho detto nel mio primo viaggio e lo ripeto, anzi ripeto il Catechismo della Chiesa cattolica - ha detto il Papa -: i gay non vanno discriminati, devono essere rispettati, accompagnati pastoralmente. Si può condannare qualche manifestazione offensiva per gli altri. Ma il problema è che con una persona di quella condizione, che ha buona volontà, che cerca Dio, chi siamo noi per giudicare? Dobbiamo accompagnare bene - ha aggiunto - è quello che dice il Catechismo. Poi, in alcuni Paesi e tradizioni, ci sono altre mentalità, qualcuno che ha una visione diversa su questo problema".

"Le intenzioni di Lutero non erano sbagliate". "Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non erano sbagliate. Era un riformatore". Sono parole di Papa Francesco nel volo di ritorno da Yerevan, capitale dell'Armenia e rispondono a una domanda sul viaggio che il Papa compirà a Lund in Svezia, per i 500 anni della Riforma. "Forse - continua il Papa - i metodi erano sbagliati. Ma la Chiesa non era un modello da imitare: c'erano corruzione, mondanità, lotte di potere. Lui ha contestato. E ha fatto un passo avanti per criticarla. Poi si è trovato che non era più solo. Calvino e i principi tedeschi volevano lo scisma. Dobbiamo metterci nella storia di allora, non facile da capire". "Oggi - continua il Papa - cerchiamo di riprendere la strada per ritrovarci dopo 500 anni. Pregare insieme lavorare insieme per i poveri. Ma questo non basta. Il giorno dell'unità piena, dice qualcuno, sarà il giorno dopo la venuta del Figlio dell'Uomo. Intanto dobbiamo pregare, dialogare e lavorare insieme per tante cose come combattere contro lo sfruttamento delle persone. Sul piano teologico, infine, con i luterani siamo d'accordo sul tema della Giustificazione. Il documento congiunto su questo tema è uno dei più chiari. I fratelli - ha quindi concluso il Papa si rispettano e si amano".

"C'è un solo Papa, Benedetto è emerito". "C'è un solo Papa. L'altro, Benedetto XVI, è un Papa emerito, una figura che prima non c'era e a cui lui, con coraggio, preghiera, scienza, e anche teologia, ha aperto la strada. Non ho mai dimenticato il discorso che fece ai cardinali il 28 febbraio di tre anni fa: "Tra voi - disse - di sicuro c'è il mio successore, a lui prometto obbedienza. E l'ha fatto". Così papa Francesco ha risposto ai cronisti sulle dichiarazioni di monsignor Georg Gaenswein sul ministero petrino che ora sarebbe condiviso tra due Papi, uno attivo e uno contemplativo. "Non ho letto le dichiarazioni, non ho avuto tempo per vedere queste cose", ha premesso Francesco. "Benedetto è il Papa emerito - ha spiegato -. Lui ha detto chiaramente quell'11 febbraio che dava le sue dimissioni a partire dal 28 febbraio, che si ritirava ad aiutare la Chiesa con la preghiera. E Benedetto è nel suo monastero, trascorre il tempo pregando, io sono andato a trovarlo, lo sento ogni tanto al telefono. L'altro giorno mi ha scritto una letterina, con quella firma sua, facendomi gli auguri per questo viaggio". "Più di una volta - ha ricordato il Pontefice - ho detto che è una grazia avere a casa il nonno saggio. Anche a lui l'ho detto, e lui ride. Lui per me è il Papa emerito e il nonno saggio, è l'uomo che custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera". "Poi ho sentito - ha quindi raccontato -, ma non so se è vero, però si addice bene con il suo carattere, che alcuni sono andati lì a lamentarsi, 'ma questo Papa...', e lui li ha cacciati via, col migliore stile bavarese, educato, ma li ha cacciati via. Quest'uomo è così, è uomo di parola, è uomo retto, retto, retto. È il Papa emerito".

"Europa, dopo Brexit serve unione meno massiccia". "C'è un'aria di divisione, non solo in Europa. Negli stessi Paesi: la Catalogna, l'anno scorso la Scozia. C'è qualcosa che non va in questa Unione 'massiccia': forse occorre pensare a una nuova forma di unione, più libera. Ma non bisogna buttare via il bambino con l'acqua sporca". Così il Papa, sul volo da Erevan ha risposto sulla Brexit e sui pericoli di disgregazione in Europa. "Queste divisioni - ha detto il Pontefice - non dico che sono pericolose, ma dobbiamo studiarle bene e prima di fare un passo avanti, parlare bene tra noi e cercare soluzioni percorribili". Francesco ha detto di non aver studiato "il perché il Regno Unito abbia voluto prendere questa decisione. Ma ci sono divisioni per l'indipendenza, che si fanno per emancipazione, come quelle degli Stati che erano delle colonie, e ci sono secessioni. Un passo che deve dare l'Unione europea per ritrovare la forza delle sue radici è un passo di creatività, e anche di sana 'disunione', dare più libertà ai paesi dell'Unione, pensare un'altra forma di Unione". "Essere creativi - ha affermato - nei posti di lavoro, nell'economia, non è pensabile che in Paesi come l'Italia ci siano così tanti giovani senza lavoro. C'è qualcosa che non va in questa Unione 'massiccia'. Ma non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca". "Occorre ricreare - ha concluso -. Ricreare è una cosa che sempre si deve fare: e questo dà vita e voglia di vivere. E dà fecondità. Per l'Unione Europea secondo me due sono le parole chiave: creatività e fecondità".

"Gli armeni? Non conosco altra parola di genocidio". "In Argentina quando si parla di sterminio degli armeni sempre si usava la parola genocidio. Non ne conoscevo un'altra. Solo quando sono venuto a Roma ho sentito un'altra parola, il 'grande male', la tragedia terribile... E mi hanno detto che l'altra era offensiva". Così il Papa rispondendo alla reazione turca alle sue dichiarazioni sulla persecuzione del popolo armeno. "Per il mio passato con questa parola, per averla già usata pubblicamente, sarebbe suonato molto strano se non l'avessi usata in Armenia. Ma non l'ho mai detta con animo offensivo. Io ho sempre parlato di tre genocidi nel secolo scorso: il primo quello armeno, il secondo quello di Hitler e l'ultimo quello di Stalin. Ce ne sono stati altri, ad esempio in Africa, ma questi sono quelli nell'ambito delle due Grandi Guerre", ha detto il Pontefice. "Io mi domandavo perché ci sono alcuni che sentono che questo non è un vero genocidio. Un legale mi ha spiegato una cosa che mi ha interessato molto: che 'genocidio' è una parola tecnica, c'è della tecnicità, non è sinonimo di sterminio. Si può dire sterminio, ma il genocidio comporta che ci siano delle azioni di riparazione".
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