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Don Lodeserto condannato per sequestro di persona, violenza privata, calunnia, Libero dopo 2 anni di affidamento in prova, fugge in Moldavia. Doveva scontare 5 anni e 4 mesi ma se l'è cavata con l'indulto

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GalileoGalilei
view post Posted on 8/12/2007, 17:42 by: GalileoGalilei
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Ricordiamo che don Cesare Lodeserto ha subito 3 condanne: 1) 5 anni e 4 mesi per sequestro di persona e maltrattamenti ad "ospiti" del suo centro di accoglienza 2) 8 mesi per simulazione di reato, per avere la scorta 3) 1 anno e 4 mesi per lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione d’intervento per impedire i maltrattamenti e falso, durante nu tentativo di fuga dal "centro di accoglienza".

https://laici.forumcommunity.net/?t=9476845


http://lecceprima.it/articolo.asp?articolo=5099

LE 36 RIGHE FEROCISSIME DI COMMIATO DAL SACERDOTE


Il volantino gettato nella chiesa di San Guido (foto LeccePrima)

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Non sappiamo quanto realmente peserà sulle spalle di don Cesare Lodeserto il commiato a firma dei suoi antagonisti mentre il vescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi benediva la sua missione in Moldavia nella chieda di San Guido, in via Leuca a Lecce. Lui dice che andrà avanti, come per un uomo di fede è giusto che dica, aggiungendo che ciò che è accaduto questa sera fa già parte del passato. Ma è ancora una volta cronaca. Che vibra.

Trentasei righe ferocissime, con una foto a margine del volantino: due mani impugnano un mitra con un rosario intrecciato tra le dita. Pende un crocifisso. Si firmano “Alcune pecorelle (nere) smarrite”. Che attaccano: “L’esperienza non gli manca, le capacità gestionali nemmeno, il suo curriculum infatti vanta ottime referenze da carceriere e torturatore. In questi anni il candidato Cesare Lo deserto, si è distinto per aver gestito con impareggiabile pugno di ferro un lager per migranti, quello di San Foca, balzato agli onori della cronaca per la violenza e la crudeltà che si perpetrava al suo interno. Varie sono state le denunce a suo carico e di alcuni degni collaboratori: brutalità e abusi erano la quotidianità della sua opera. In alcuni casi essa ha suscitato anche l’attenzione della magistratura leccese che ha intrapreso contro il ‘benefattore’ Lodeserto sei procedimenti, di cui tre giunti a condanna di primo grado”.

I volantini, ora la vaglio della Digos, sono stati lanciati dai manifestanti nella chiesa, in piena funzione religiosa, sotto gli sguardi attoniti dei presenti. Tanti. Fedeli, esponenti della curia leccese e politici locali, dal vicesindaco di Lecce Adriana Poli Bortone al consigliere provinciale Raffaele Baldassarre. E chi ha potuto leggere, ha letto: “Così, il buon prete aguzzino ora si appresta a prendere residenza in Moldavia, dove farà il missionario. La scelta non è casuale. In Moldavia la Fondazione Regina Pacis, specializzata nello sfruttamento della disperazione, ha messo da tempo solide radici, arrivando a possedere ben nove strutture senza temere concorrenza alcuna. Nella regione in cui opera, la Transnistria, nota per essere una zona franca per la fabbricazione di armi, non è ammessa la presenza di nessun altro organismo straniero”.

E le “pecorelle (nere) smarrite spiegano: “Spesso le missioni cattoliche non sono altro che degli avamposti di colonizzazione culturale ed economica nel mondo, ma ora la parola missione assume significati ancora più tetri. Se la guerra di conquista ad opera degli eserciti armati si fregia del titolo di ‘missione di pace’, se ne potrà fregiare anche, a buon diritto, l’opera di speculazione ‘umanitaria’ della Chiesa in generale e della Curia leccese in particolare. Da’altro canto essa è stata sempre spacciata per carità e beneficenza, con l’aiuto di media e personaggi potenti, anche laddove l’evidenza della realtà dimostra il contrario”.

Il volantino chiude, con un augurio glaciale: “Ma noi, da tenaci malpensanti, auguriamo al neo missionario una buona latitanza, magari allietata dall’incontro con qualcuno che fu suo ‘ospite’ nel Centro di permanenza temporanea di San Foca, qualcuno che certamente non potrà dimenticare il servizio resogli fra quelle mura di detenzione e abuso”.


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