Laici Libertari Anticlericali Forum

Don Lodeserto condannato per sequestro di persona, violenza privata, calunnia, Libero dopo 2 anni di affidamento in prova, fugge in Moldavia. Doveva scontare 5 anni e 4 mesi ma se l'è cavata con l'indulto

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view post Posted on 28/4/2007, 12:19
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Torna libero dopo 2 anni di affidamento in prova e fugge in Moldavia. Doveva scontare 5 anni e 4 mesi ma se l'è cavata con l'indulto

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http://lecceprima.it/articolo.asp?articolo=1366

[27/04/2007]
DON CESARE ACCUSATO DI TRUFFA AI DANNI DELLO STATO

Ancora guai giudiziari per l’ex direttore del centro di permanenza temporanea “Regina Pacis” di San Foca. Truffa ai danni dello Stato è il reato contestato a don Cesare Lodeserto, già condannato a otto mesi per simulazione di reato e a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni aggravate. Il sacerdote è ora accusato di aver ottenuto finanziamenti pubblici per il programma di recupero delle prostitute, “Ali Nuove”. Avrebbe percepito somme per spese non effettuate. Come gli ottantamila euro ricevuti per un corso di taglio e cucito che, secondo la guardia di finanza, non sarebbe mai stato tenuto.

Sarebbero 150 mila gli euro di cui avrebbe beneficiato don Cesare, il quale un anno fa circa fu assolto in altro processo dall’accusa di peculato relativa alla gestione del “Regina Pacis”. La truffa ai danni delo Stato è contestata anche a Donato Paladino, presidente della società cooperativa “Nuova Europa” di Melendugno e gestore con Lo deserto della contabilitàba e dell’amministrazione del “Regina Pacis”.

Edited by pincopallino2 - 30/3/2022, 21:53
 
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http://lecceprima.it/articolo.asp?articolo=2112

DON CESARE RISCHIA OLTRE SETTE ANNI DI GALERA


Don Cesare Lodeserto

Ancora lui. Don Cesare Lodeserto, ex direttore del centro di permanennza temporanea "Regina Pacis", sito a San Foca. Il pubblico ministero Imerio Tramis ha chiesto per lui sette anni e due mesi di galera nel pocesso in rito abbreviato relativo alle moldave e alle rumene ospiti del centro. Il prete è già stato condannato a otto mesi per simulazione di reato e a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni ai danni di maghrebini che tentarono la fuga dal "Regina Pacis".

Ora il sacerdote deve rispondere di maltrattamenti alle extracomunitarie, di tentativo di condizionare testimoni del processo, di sequestro di persona, abuso dei mezzi di correzione, estorsione, di calunnia. Il nipote di don Cesare, Giuseppe Lodeserto, risponde pure di violenza sessuale. Per lui il pubblico ministero ha invocato cinque anni di carcere. Quattro chiesti al giudice per l'udienza preliminare Nicola Lariccia per Natalia Vieru, collaboratrice di don Cesare, sei mesi per Armando Mara, assoluzione per Paulin Dokaj.





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http://www.adnkronos.com/IGN/Spettacolo/?id=1.0.984677046


CINEMA: AL ROMADOCFEST VA IN SCENA 'MARE NOSTRUM'



ascolta la notizia Roma, 29 mag. (Adnkronos/ Adnkronos Cultura) - Per il Romadocfest, domani alle ore 19.00 alla sala capitolina Trevi, sara' proiettato il documentario inchiesta del 2003 'Mare nostrum' di Stefano Moncherini sulle violenze compiute nel centro per immigrati della Fondazione Regina Pacis diretto da don Cesare Lodeserto, e su cui e' attualmente in corso un processo penale che ha gia' decretato una condanna di primo grado per 'sevizie con crudelta''.

Il film mette in risalto gli aspetti problematici della legge Bossi-Fini e dimostra come non vengano tutelati diritti umani e civili fondamentali per i cittadini stranieri emigrati in Italia. Dalla discussa gestione dei Centri di Permanenza Temporanea alla negazione del diritto alla salute, il documentario cerca di far luce su una realta' drammatica del nostro Paese.

''Peccato soltanto - ha dichiarato Stefano Moncherini - che le amare e sconcertanti vicende della 'Fondazione Regina pacis' e i numerosi guai giudiziari del suo presidente Lodeserto, sembrano dimenticati non solo a Lecce e in Puglia. E che nonostante tutto la fondazione voluta e sostenuta da sempre da Cosmo Ruppi, prelato con importanti cariche ecclesiastiche come la presidenza della Cei di Puglia, veda ancora Lodeserto come incontrastato e stimato presidente, nonostante le condanne per sevizie e altre gravi violenze denunciate in 'Mare nostrum' e condannate dal Tribunale di Lecce''.





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http://www.meltingpot.org/articolo4975.html

Il Regina Pacis e l’arresto di Don Lodeserto. Quello che giornali e politica non vogliono dire
A cura di Stefano Mencherini
tratto dal sito articolo21.com
** Abbiamo intervistato dai nostri studi il 16 marzo Stefano Mencherini per un commento sull’arresto di Lodeserto, le prese di posizione che sono susseguite e un aggiornamento sul centro Regina Pacis. ascolta



Don Lodeserto, la stampa, le tivù, la politica & la curia leccese, ancora tutti insieme appassionatamente. Come se finalmente non stesse emergendo uno spicchio di verità sulle vicende leccesi, insieme al profilo di un uomo violento, certo dell’impunità (tanto, come scrivono i giudici, da spedirsi sms con minacce di morte per riottenere la scorta), e con coperture molto, molto alte. Tutto nato da un lavoro che la Procura sta portando avanti ormai da anni, fatto in questo caso di "prove certe, inconfutabili e concordanti", che pochissimi hanno ancora oggi il "coraggio" di sotenere.

Come se il signore che sta subendo tre processi e un quarto che si aprirà e che gli è costato l’arresto, meriti tutta questa attenzione solo ora. E che attenzione: quasi sempre e soltanto per lodare gli slanci celestiali di quello che si sta svelando secondo i processi in corso come picchiatore e furfante in clergiman, difeso in primis da una chiesa che non fa i conti neppure col Vangelo e con le indicazioni del Papa. Se non avessi una certa esperienza e ne avessi viste ormai di tutti i colori, sarei rimasto di sasso alla visione dei tigì di sabato 12 marzo (se si esclude una versione notturna del Tg3) e alla lettura dei giornali del giorno dopo (escludiamo Corriere della sera e Manifesto) che danno quasi tutti in prima pagina la notizia dell’arresto e poi, a seguire, l’ "edulcorazione".

Anzi, peggio: l’ennesima mistificazione della realtà. Che continua anche oggi con lo spettacolo tristissimo delle lenzuola che hanno fatto appendere là dove si gettavano i migranti per fuggire dal Cpt con un puntuale "Torna don Cesare", ma questo è un altro discorso.Ne ho lette davvero di ogni genere ieri mattina -dicevo- sui giornali di regime e su quelli che si atteggiano a indipendenti, su quelli di partito e su quelli che pasturano i lidi della disinformazione locale. "In cella don Cesare l’angelo degli immigrati, la parabola di Muccioli" titola in prima il Giornale del fratello del premier.

E Avvenire, organo dei vescovi italiani, sempre in prima:"Don Lodeserto, un provvedimento che stupisce", per seguire riempiendo la pagina 5 con rinnovate "Incredulità e stupore: vita a fianco dei poveri". Repubblica regala metà della pagina 13 a Ruppi, che lancia l’ultimo anatema contro la Sua "chiesa perseguitata", dopo aver titolato in prima "Arrestato il prete degli immigrati", e far dimenticare al suo inviato Carlucci di aver iniziato un paio di anni fa sulla cronaca barese una buona inchiesta sul centro di Quistello (il luogo nel mirino del primo processo di Tramis, dove è stato arrestato lodeserto). Inchiesta giornalistica poi mai terminata, chissà perchè.

L’ Unità a Lecce (da dove scrivo) non arriva la domenica, mentre Liberazione mostra tutto il suo non essere un giornale vero, ma foglio di partito per di più fatto con quattro gatti, nonostante il buon pezzo della Deligia, che non conosce però tutti i retroscena del festival "Regina pacis", i profili di attori e comprimari, ma che soprattutto deve ovviamente aver avuto lo stop dai vertici di Rifondazione che devono aver imposto di gettare acqua sul fuoco delle vicende solo apparentemente locali, per timore di nuocere alla candidatura Vendola vista la rinnovata solidarietà dei vertici regionali Ds al carcerato (vedremo nei prossimi giorni). E poi, per finire, i locali.

Il Quotidiano con una che ha fatto sì e no un viaggio di lavoro da "inviata" nella sua vita, e lo ha fatto a braccetto di Lodeserto in Moldavia (c’è da augurasi che le indagini arrivino anche là) e con Renato Moro che credevo un giornalista diciamo almeno più prudente, ma che oggi da la colpa alla politica di aver "corrotto" "Un prete e il suo destino..." e chiosa con il "deserto" che ora gli sta attorno. I due, e le pagine dedicate all’ "Eroe della carità", non fanno che alimentare la solita favoletta ormai trita e ritrita, dimenticando di dire che le voci "contro" (quindi il "deserto") si contano su una mano sola, una mano persino mutilata di qualche dito, e che i "no global" -per esempio- non esistono più da tempo. La Gazzetta del Mezzogiorno invece titola a tutta pagina con "La città sotto choc".

Ebbene, quasi tutto di ciò che avete letto e sentito fino ad oggi sull’argomento è il "giornalismo" del Terzo millennio. No, lasciatemelo dire, si tratta di altro.

E’ qualcosa che fa ribrezzo al giornalismo e ai giornalisti ad esempio come la Sgrena, e disonora il sacrificio di tanti altri che hanno rischiato e, spesso, anche dato la vita dentro e fuori da questo Paese per raccontare delle verità scomode. Ma sono quasi sempre negli ultimi tempi, guarda un pò, le vere vittime a passare per carnefici. Come Giuliana appena tornata, ferita dal "fuoco amico", col cadavere caldo di un uomo che davvero ha servito le istituzioni fino alla morte. Così i "clandestini" filmati dentro il mio film-inchiesta "Mare Nostrum" ( vedi www.stefanomencherini.org )che gridarono le torture e le sevizie che avrebbero subito quando ancora erano rinchiusi dietro alle grate della Guantanamo salentina, o colui che in pieno processo ha denunciato di aver avuto minacce di morte se avesse detto tutto quello che accadeva da tempo nel Cpt. Oggi le "ex prostitute ubriache" e domani chissà chi altro.

E chissenefrega se il ministro Pisanu da oltre due anni, e proprio nei giorni in cui scoppiò il "caso Regina pacis", ha bloccato gli accessi ai Cpt a tutta l’informazione nazionale, tanto i giornalisti non reclamano e alle interrogazioni parlamentari si può non rispondere. Ma a parte un piccolo sfogo che credo mi sia dovuto come cronista, da questa ennesima puntata di una saga destinata a durare ancora a lungo, perchè vista l’esperienza qualcosa mi dice che devono uscire ancora tante altre vicende, forse anche più gravi -se possibile- delle attuali, ci sono un paio di brevi considerazioni da fare. La prima: ieri l’altro ero in piazza S. Oronzo per una diretta di Sky news sulla vicenda. Alcuni passanti, incuriositi dai riflettori, mi hanno chiesto di che si parlava e se potevano stare lì.

Gli ho risposto che si sarebbe affrontato un tema pesantuccio: l’arresto di don Cesare. Scuri in volto, con un lapidario "se lo meritava, dovevano rinchiuderlo prima!" hanno salutato educatamente e se ne sono andati. O erano alcuni "terroristi" travestiti da salentini normali o sono piccoli segnali che indicano, insieme a tanti altri e per l’ennesima volta, il totale scollamento della politica e dei media dalla realtà di tutti i giorni.

Come se il popolo non avesse occhi, orecchie, sensibilità e diritto a una giustizia uguale per tutti. Personalmente l’ho anche scritto all’Ansa ieri che però ha censurato le prime cinque parole del mio comunicato:" Mai gioire per un arresto". Ma da questo a giocarsi la faccia nel difendere contro ogni decenza ed evidenza il solito "eroe", come ha fatto ancora ieri gran parte dei soliti politici nazionali e locali, ce ne corre.

La seconda riguarda alcuni sacerdoti e la chiesa salentina. Nessuno dei giornali italiani, se non di striscio e senza minimamente far capire la portata senza precedenti nella storia della chiesa cattolica nel nostro Paese, nessuno -ripeto- per ora ha citato un’ iniziativa che anche in queste ore sta raccogliendo, sulla base di un severo documento, le firme di religiosi e laici, parlamentari e scout, poeti , comunisti, giornalisti e registi. In queste ore lo hanno firmato anche padre Alex Zanotelli e tanti altri sacerdoti sconosciuti, intere parrocchie, oltre ai don Cassano, ai padre Poletti, ai don Bizzotto... ma anche molti cittadini che non si piegano alle menzogne, che si battono con la non violenza a tutela dei diritti civili, che non chiedono vendetta ma giustizia, e sono convinti che tacere sia come essere conniventi.

[ lunedì 14 marzo 2005 ]

 
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view post Posted on 10/7/2007, 13:04
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http://www.asgmedia.it/asg/page.asp?VisImg...o=Enti%20Locali

10/07/2007 - 11.50
Puglia - Manni (Prc): "Don Cesare Lodeserto sale nelle cattedre dell'Università di Lecce"
"Il Lodeserto ha già subito due condanne in primo grado"

l consigliere regionale di Rifondazione comunista, Pietro Manni, ha diffuso la seguente nota. "Apprendo che don Cesare Lodeserto, pluriinquisito per reati abietti connessi alla sua attività di cooperatore internazionale, sale nelle cattedre dell'Università di Lecce, per tenere lezione sulla cooperazione internazionale.Infatti, nell'ambito del master in "Diritto degli enti non profit" organizzato dal professor Vincenzo Tondi Della Mura, venerdí 16 dalle ore 17 alle ore 19, l'ex segretario del Vescovo di Lecce terrà una lezione sulla cooperazione internazionale.Il Lodeserto ha già subito due condanne in primo grado (la prima ad otto mesi e la seconda a un anno e quattro mesi di carcere) ed ha due processi in corso: i reati contestati vanno dal sequestro di persona alla truffa aggravata allo Stato, dalla violenza privata alla calunnia alla simulazione di reato alla violazione della legge sull'immigrazione clandestina: un ricco curriculum che lo ha portato direttamente dalle aule di giustizia a quelle dell'Università; d'altro canto, essendo tutti i reati collegati alla attività di cooperazione internazionale, il professor Tondi Della Mura avrà giustamente valutato che don Cesare ha tutti i titoli e le competenze per poter indirizzare i giovani laureati. In questa maniera vengono oggettivamente legittimati i comportamenti di don Cesare, i quali sono invece giuridicamente, socialmente e moralmente del tutto censurabili" (red).
 
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http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews....DD-0855612A6605}

29 set 02:25
Lecce: condannato don Cesare Lodeserto
LECCE - Il giudice di Lecce, Nicola Laricchia, ha creduto al gruppo di ragazze moldave che lo accusava di sequestro di persona e maltrattamenti. E' stato condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere don Cesare Lodeserto, l'ex direttore del centro di accoglienza per immigrati "Regina Pacis" di San Foca ed ex segretario personale dell'arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi. Il pubblico ministero aveva chiesto oltre sette anni di carcere. (Agr)

http://www.ilsecoloxix.it/italia_e_mondo/v...e7-0003badbebe4


29 settembre 2007
Lecce: condannato don Cesare Lodeserto


LECCE - Don Cesare Lodeserto, ex direttore del centro di accoglienza per immigrati "Regina Pacis" di San Foca, nel leccese, e' stato condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere. Il giudice del capoluogo salentino, Nicola Laricchia, ha creduto al gruppo di ragazze rumene che aveva accusato il religioso di sequestro di persona e maltrattamenti. Il pm Imerio Tramis aveva chiesto una pena di oltre sette anni di carcere. Don Cesare, accusato anche dei reati di calunnia e minaccia, e' stato giudicato con rito abbreviato. A marzo di due anni fa era scoppiato lo scandalo e l'ex segretario personale dell'arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi era stato arrestato. Condannati anche il nipote del sacerdote, Luca Lodeserto (3 anni e due mesi), la collaboratrice Natalia Vieru (2 anni e 8 mesi). (Agr)


http://today.reuters.it/news/newsArticle.a...-CONDANNATO.XML


Lecce, sacerdote condannato per sequestro di donne immigrate
venerdì, 28 settembre 2007 8.54
Versione per stampa

BARI (Reuters) - Un sacerdote accusato di sequestro e violenze contro donne immigrate ospiti del centro di accoglienza di cui era responsabile in Puglia è stato condannato oggi dal tribunale di Lecce a cinque anni di carcere. Lo riferiscono fonti giudiziarie.

Don Cesare Lodeserto, ex direttore del Centro di accoglienza per immigrati "Regina Pacis" di San Foca, cittadina in provincia di Lecce, era stato arrestato il 12 marzo di due anni fa a Mantova, presso una struttura "gemella" di quella pugliese, su mandato della procura leccese.

Il sacerdote, accusato di calunnia, sequestro di persona, minacce e violenza nei confronti di donne moldave e rumene, trascorse alcuni giorni in carcere, poi gli furono concessi gli arresti domiciliari in casa di una sorella.

Per gli inquirenti, il sacerdote aveva cercato di trattenere contro il loro volere nel centro alcune donne immigrate. In un primo momento la Curia difese il religioso, spiegando che le donne, ospitate nel centro per sfuggire alla prostituzione, erano state trovate ubriache e invitate a non uscire per evitare problemi.

Pochi mesi dopo, però, la Curia chiude definitivamente il centro di accoglienza, mentre don Lodeserto scelse il rito abbreviato.

Oggi è arrivata la condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere, disposta dal giudice Nicola Laricca, che insieme al religioso ha condannato anche il nipote Giuseppe Lodeserto a 3 anni e due mesi e una collaboratrice, Natalia Vieru, a 2 anni e 8 mesi




http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM...IDCategoria=295

Condannato don Cesare Lodeserto: 5 anni

Il sacerdote gestiva il centro per immigrati 'Regina Pacis' di San Foca. Le accuse erano di calunnia, violenza, minacce e sequestro di persona nei confronti di alcune donne rumene e moldave

LECCE - Don Cesare Lodeserto, il sacerdote che gestiva per conto della Curia Diocesana di Lecce, il Centro per immigrati 'Regina Pacis' di San Foca di Melendugno nei pressi del capoluogo salentino, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione al termine del processo con rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Nicola Lariccia. Le accuse nei confronti del religioso erano di calunnia, violenza e minacce e sequestro di persona nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Don Cesare venne anche arrestato due anni e mezzo fa all’aeroporto di Verona, al ritorno da una missione in Moldova. Il sacerdote passò alcuni giorni in carcere. Poi gli furono concessi gli arresti domiciliari che scontò per circa tre mesi, prima in una comunità religiosa a Noci nel barese e infine in casa della sorella a Lecce. In seguito a questa vicenda la Curia Vescovile decise di chiudere la struttura.
Il suo difensore, Pasquale Corleto, nel corso del processo ha abbandonato la difesa in segno di protesta nei confronti del pubblico ministero. La pena è particolarmente pesante, anche perchè al sacerdote sono state riconosciute le attenuanti generiche e in considerazione del fatto che aveva scelto il rito abbreviato. Condannati anche il nipote di don Cesare, Giuseppe Lodeserto, a 3 anni e 2 mesi e una collaboratrice, Natalia Vieru, a 2 anni e 8 mesi, più o meno per le stesse accuse.

28/9/2007


 
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Questa è la terza condanna per don Cesare Lodeserto:

http://www.meltingpot.org/articolo5445.html

Lecce, Lodeserto condannato a 8 mesi
da Il Manifesto del 25 maggio 2005
Il direttore del Cpt Regina Pacis accusato di simulazione di reato per avere la scorta
di Antonio Massari

BARI

Otto mesi di reclusione per simulazione di reato. E’ la pena (sospesa) inflitta ieri a don Cesare Lodeserto, ex direttore del cpt Regina Pacis di San Foca (Lecce), dal giudice Annalisa De Benedictis. L’accusa, sostenuta dal pm Paola Guglielmi, puntava a una condanna di dieci mesi. Nel 2001 don Cesare inviò al proprio telefono cellulare - o qualcuno lo fece per lui - un sms contenente minacce di morte: in quel periodo stava per essergli revocata la scorta che, dopo la minaccia simulata, gli fu concessa nuovamente. Questa la tesi dell’accusa, accolta dal tribunale che ha emesso la sentenza. «Nessun commento», dice l’avvocato del sacerdote, Pasquale Corleto, «ricorreremo in appello». E, se le accuse dovessero rivelarsi fondate, questi otto mesi non sarebbero che l’inizio di un pericoloso piano inclinato: quello per simulazione, infatti, sembra il più "innocente" dei reati contestati al sacerdote che, sempre ieri, è stato ascoltato in merito a un altro procedimento penale. Si tratta del processo in cui è accusato (insieme con altri) di violenza su 17 cittadini maghrebini che nel 2002 tentarono la fuga dal cpt. Mostrando sicurezza, il sacerdote ha deposto per circa quattro ore e non s’è mai scomposto, tranne in un paio d’occasioni, quando è stato incalzato dall’avvocato degli immigrati, Marcello Petrelli, in merito all’assenza di filmati a sua discolpa, visto che il centro è equipaggiato di molte telecamere a circuito chiuso. Telecamere presenti ovunque, tranne che nel corridoio in cui i maghrebini dichiarano di essere stati picchiati. «S’è trattato di un esame inconcludente, in molte parti addirittura controproducente per l’accusato», commenta Marcello Petrelli, «don Cesare non è mai entrato nello specifico, la sua deposizione era costellata di "non ricordo"». Non ricorda chi, dopo il tentativo di fuga, abbia trasportato gli immigrati, secondo lui feriti in seguito al salto dal balcone, all’interno del cpt. Esclude la presenza dei carabinieri nel corridoio in cui si sarebbe scatenata la violenza. La perizia di un medico avrebbe dovuto dimostrare che le lesioni dei 17 immigrati sono compatibili con una caduta, ma quando il giudice ha chiesto se le stesse lesioni fossero compatibili anche con delle percosse, il medico non lo ha escluso. «Troppi aspetti della vicenda non risultano chiariti», conclude l’altro difensore degli immigrati, Maurizio Scardia.

Infine, è stata rigettata l’ennesima richiesta di scarcerazione, avanzata dai difensori di don Cesare per un altro procedimento, quello in cui è accusato di abusi e violenze contro donne immigrate, tutte affidategli in regime di protezione. Il sacerdote resta agli arresti domiciliari, poiché «in passato ha già provato a intimidire testimoni d’accusa». Insomma, esiste ancora il rischio di inquinamento delle prove e non sembra mutata, secondo il tribunale del Riesame, la sua autorevolezza nel condizionare i collaboratori, «anche all’esterno, anche ricoprenti cariche istituzionali». Ma questa volta le attestazioni di solidarietà scarseggiano. Perfino il mentore di don Cesare, l’arcivescovo Francesco Ruppi, si stringe nel silenzio. Segno che don Cesare è un po’ più solo oppure che, da qui a poco, le alte sfere vaticane sono pronte a trasferirlo altrove. E nel massimo silenzio, appunto.

[ sabato 28 maggio 2005 ]


La seconda condanna di don Lodeserto:


http://www.meltingpot.org/articolo5737.html


Lecce, condannato don Cesare
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 luglio 2005
Per gli scontri durante un tentativo di fuga dal centro di San Foca. Per Lodeserto un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa)
LECCE - Condanna in Tribunale, ieri sera, per don Cesare Lodeserto, l’ex direttore del centro per immigrati «Regina Pacis» di San Foca di Melendugno. Dopo sei ore di camera consiglio, il giudice monocratico Annalisa De Benedictis, gli ha comminato un anno e quattro mesi di reclusione, ma col beneficio della pena sospesa.

Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Carolina Elia, aveva invocato una condanna esattamente doppia: due anni ed otto mesi. A vario titolo, assieme ad altri 18, il religioso era imputato di lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione d’intervento per impedire i maltrattamenti e falso. Tutti reati che sarebbero stati commessi in occasione e successivamente al tentativo di fuga dalla struttura avvenuto nella notte fra il 20 ed il 21 novembre di tre anni fa, di otto maghrebini (uno venne arrestato e gli altri comunque acciuffati). Degli altri imputati, medici, volontari e carabinieri dell’XI battaglione «Puglia», solo quattro sono andati assolti: si tratta di quattro militari, per uno dei quali, per altro, l’assoluzione era stata invocata dalla stessa accusa. Tra i condannati, anche i due medici del «Regina», Anna Catia Cazzato, di Calimera e Giovanni Ruberti, di Lecce. Al pari del volontario Giuseppe Lodeserto detto Luca, nipote di don Cesare, i due professionisti avrebbero partecipato alla falsificazione dei certificati medici datati tutti 23 novembre 2003, dai quali risultò che le lesioni riportate dai feriti fossero la conseguenza della caduta dalle finestre delle camere durante il tentativo di fuga, e non già, come sostenuto dall’accusa sulla scorta delle denunce degli otto maghrebini, delle percosse subite. Dei sette carabinieri, cinque sono stati condannati ad un anno e gli altri due ad un anno e quattro mesi.

Sono Francesco D’Ambrosio di Modugno e Vito Ottomano di Policoro: i due avrebbero costretto quattro maghrebini a mangiare carne di maiale cruda (vietata dalla loro religione) impiegando le dita ed il manganello. Alle parti civili costituite con gli avvocati Marcello Petrelli ed Antonio Pistelli (tutte meno l’associazione studi giuridici sull’immigrazione) il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 2000 euro per ogni parte. Quanto al risarcimento dei danni, verranno liquidati in separata sede. Don Cesare e gli altri erano assistiti dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, Francesca Conte, Maria Rosaria Faggiano e Francesco Paolo Sisto.

[ sabato 23 luglio 2005 ]


Don Lodeserto è invece stato assolto in un processo in cui era accusato di peculato:

http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/...olo.asp?c=70348

14/03/2006 18.25.55



ITALIA: ASSOLTO IL SACERDOTE ACCUSATO DI PECULATO








LECCE, 14 mar. - ''L'assoluzione piena del nostro don Cesare Lodeserto con la motivazione che 'il fatto non sussiste' ci riempie di gioia e ci fa uscire da un lungo e sofferto riserbo, perché vediamo finalmente ristabilita, sia pure in parte, la onorabilità di un sacerdote che tanto ha dato alla accoglienza, alla carità, alla chiesa e alla società salentina''. Lo afferma in una dichiarazione l'arcivescovo di Lecce, mons.Cosmo Francesco Ruppi, di cui don Cesare è stato strettissimo collaboratore.
''Non è nostro costume - aggiunge mons.Ruppi - giudicare l'operato di alcuno, ma, dopo ben due precise sentenze della Corte di Cassazione, vediamo confermata la legittimità dell'operato del centro di accoglienza 'Regina Pacis' e della stessa diocesi di Lecce. Siamo in attesa della sentenza perché avrà dei risvolti concordatari di enorme importanza, che attengono sia alla 'libertas Ecclesiae', sia anche alle modalità di gestione amministrativa delle nostre diocesi e degli enti ad esse collegate''.
Nella nota, l'arcivescovo di Lecce afferma che, ''appena diffusa la notizia della assoluzione di don Cesare, il clero, il popolo, la gente semplice e, soprattutto coloro che hanno sperimentato in questi anni l'eroismo e la carità di don Cesare, hanno esultato ed hanno ringraziato Dio perché finalmente si comincia a vedere un po' di luce''.

Come è noto, i giudici del Tribunale di Lecce hanno assolto, ieri, don Lodeserto dall’imputazione di peculato con l’accusa di aver sottratto nel corso degli anni circa 2 miliardi di lire dai conti del centro di accoglienza per extracomunitari Regina Pacis di San Foca di Malendugno (Lecce), del quale il sacerdote era direttore. Con la stessa formula è stato assolto anche Renato Lo deserto, zio del sacerdote frattanto deceduto, imputato per aver concorso con don Cesare nell’accaparramento dei fondi. Il sacerdote, in precedenza aveva subito due sentenze di condanna in primo grado e un arresto. Appresa la sentenza assolutoria don Cesare ha voluto ringraziare, tra gli altri, mons. Ruppi definito “compagno di sofferenza e padre nella consolazione”, e la Chiesa di Lecce, “ che non ha mai mancato di esprimere con la preghiera una presenza di grande fraternità. Ancora una volta – conclude don Lodeserto – il Salento può dire di esser e stato terra di accoglienza, nella carità, nella verità e nella giustizia” .
(Ansa – MANCINI)
 
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Ricordiamo che don Cesare Lodeserto ha subito 3 condanne: 1) 5 anni e 4 mesi per sequestro di persona e maltrattamenti ad "ospiti" del suo centro di accoglienza 2) 8 mesi per simulazione di reato, per avere la scorta 3) 1 anno e 4 mesi per lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione d’intervento per impedire i maltrattamenti e falso, durante nu tentativo di fuga dal "centro di accoglienza".

https://laici.forumcommunity.net/?t=9476845


http://lecceprima.it/articolo.asp?articolo=5099

LE 36 RIGHE FEROCISSIME DI COMMIATO DAL SACERDOTE


Il volantino gettato nella chiesa di San Guido (foto LeccePrima)

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[11/06/2007] Don Cesare rischia oltre sette anni di galera
[27/04/2007] Don Cesare accusato di truffa ai danni dello Stato
[17/04/2007] Al “Regina Pacis” moldavo il sottosegretario Budin
[21/03/2007] Don Cesare: a maggio l’appello per le violenze
[13/03/2007] Don Cesare, a giugno il processo per le false minacce

Non sappiamo quanto realmente peserà sulle spalle di don Cesare Lodeserto il commiato a firma dei suoi antagonisti mentre il vescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi benediva la sua missione in Moldavia nella chieda di San Guido, in via Leuca a Lecce. Lui dice che andrà avanti, come per un uomo di fede è giusto che dica, aggiungendo che ciò che è accaduto questa sera fa già parte del passato. Ma è ancora una volta cronaca. Che vibra.

Trentasei righe ferocissime, con una foto a margine del volantino: due mani impugnano un mitra con un rosario intrecciato tra le dita. Pende un crocifisso. Si firmano “Alcune pecorelle (nere) smarrite”. Che attaccano: “L’esperienza non gli manca, le capacità gestionali nemmeno, il suo curriculum infatti vanta ottime referenze da carceriere e torturatore. In questi anni il candidato Cesare Lo deserto, si è distinto per aver gestito con impareggiabile pugno di ferro un lager per migranti, quello di San Foca, balzato agli onori della cronaca per la violenza e la crudeltà che si perpetrava al suo interno. Varie sono state le denunce a suo carico e di alcuni degni collaboratori: brutalità e abusi erano la quotidianità della sua opera. In alcuni casi essa ha suscitato anche l’attenzione della magistratura leccese che ha intrapreso contro il ‘benefattore’ Lodeserto sei procedimenti, di cui tre giunti a condanna di primo grado”.

I volantini, ora la vaglio della Digos, sono stati lanciati dai manifestanti nella chiesa, in piena funzione religiosa, sotto gli sguardi attoniti dei presenti. Tanti. Fedeli, esponenti della curia leccese e politici locali, dal vicesindaco di Lecce Adriana Poli Bortone al consigliere provinciale Raffaele Baldassarre. E chi ha potuto leggere, ha letto: “Così, il buon prete aguzzino ora si appresta a prendere residenza in Moldavia, dove farà il missionario. La scelta non è casuale. In Moldavia la Fondazione Regina Pacis, specializzata nello sfruttamento della disperazione, ha messo da tempo solide radici, arrivando a possedere ben nove strutture senza temere concorrenza alcuna. Nella regione in cui opera, la Transnistria, nota per essere una zona franca per la fabbricazione di armi, non è ammessa la presenza di nessun altro organismo straniero”.

E le “pecorelle (nere) smarrite spiegano: “Spesso le missioni cattoliche non sono altro che degli avamposti di colonizzazione culturale ed economica nel mondo, ma ora la parola missione assume significati ancora più tetri. Se la guerra di conquista ad opera degli eserciti armati si fregia del titolo di ‘missione di pace’, se ne potrà fregiare anche, a buon diritto, l’opera di speculazione ‘umanitaria’ della Chiesa in generale e della Curia leccese in particolare. Da’altro canto essa è stata sempre spacciata per carità e beneficenza, con l’aiuto di media e personaggi potenti, anche laddove l’evidenza della realtà dimostra il contrario”.

Il volantino chiude, con un augurio glaciale: “Ma noi, da tenaci malpensanti, auguriamo al neo missionario una buona latitanza, magari allietata dall’incontro con qualcuno che fu suo ‘ospite’ nel Centro di permanenza temporanea di San Foca, qualcuno che certamente non potrà dimenticare il servizio resogli fra quelle mura di detenzione e abuso”.


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DON CESARE, RICHIESTA CONFERMA CONDANNA PER ABUSI

Ha chiesto la conferma della condanna di primo grado il procuratore generale Giuseppe Vignola, nel processo in cui è imputato per le accuse di minacce e abuso dei mezzi di correzione. In primo grado venne inflitta una pena di un anno e quattro mesi, sospesa con la condizionale. Il procuratore generale, nella sua requisitoria, ha elogiato l’operato dei magistrati “su una vicenda che ha sollevato il coperchio su una storia squallida”. “Gli immigrati - ha precisato Vignola - venivano trattati come animali” in un centro definito “un canile”. Lodeserto è accusato di non aver impedito che all’interno del centro di prima accoglienza alcuni ospiti venissero colpiti con calci, pugni, spintoni e schiaffi.

Inoltre, sempre secondo le accuse a suo carico, il prelato avrebbe afferrato un cittadino marocchino per i capelli sbattendolo contro un muro e provocandogli un trauma cranico commotivo; poi armatosi di un manganello in dotazione ai carabinieri, avrebbe continuato a colpire il cittadino marocchino cagionandogli una ferita in prossimità della bocca, la rottura di due denti ed una ferita al mento. L'udienza è stata rinviata all'8 giugno per le arringhe dei difensori Luigi Rella e Federico Massa.


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Rimborsi per immigrati fantasma
PRIMO PIANO
Di Emilio Gioventù


Il caso di monsignor Lodeserto, avrebbe gonfiato il numero delle presenze dei clandestini


Ex direttore del Cpt di Lecce condannato dalla Corte dei conti

L'immigrazione clandestina è un affare. È questo il succo della sentenza della Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Puglia, che condanna monsignor Cesare Lodeserto a rimborsare allo Stato 133.651 euro, la metà di quanto richiesto dal procuratore, avuti per «maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese».

Nel mondo dell'immigrazione Lodeserto non è proprio uno sconosciuto: condannato (pena sospesa) nel 2005 per simulazione di reato; condannato per violenza privata e lesioni aggravate nei confronti di 17 immigrati che nel novembre 2002 avevano tentato la fuga dal Cpt di San Foca a Lecce; arrestato nel 2005 con l'accusa di sequestro di persona e di abuso dei mezzi di correzione. Il monsignore, che l'arcivescovo di Lecce ha spedito in Moldavia, all'epoca dei fatti contestati dalla Corte dei Conti, ovvero nel biennio 1999-2000, era direttore del centro di prima accoglienza per immigrati «Regina Pacis» con sede a Meledugno in provincia di Lecce. Ebbene, a detta del procuratore regionale pugliese che ha portato il monsignore davanti alla Corte dei conti, ci sarebbero «irregolarità» nella modalità con la quale Lodeserto avrebbe provveduto «a rendicontare il numero dei cittadini extracomunitari, elemento che, in base al rapporto convenzionale in essere, determinava l'ammontare complessivo dei compensi spettanti al centro». Già, perché il Cpt «Regina Pacis» incassava rimborsi dal ministero dell'Interno, che all'epoca dei fatti era guidato da Giorgio Napolitano prima e da Rosa Russo Jervolino poi, in base a precise convenzioni rinnovate di volta in volta.

In pratica, dal raffronto dei dati numerici è emerso che nel 1999 la differenza tra il totale delle presenze fornito dall'ufficio immigrazione della questura e quello presentato dal direttore del «Regina Pacis» era di 9.390, mentre nel 2000 era di 6.294 per somme «indebitamente percepite da Lodeserto» pari a un totale di circa 517 milioni di lire ovvero 267.303,60 euro. In pratica, sentenzia la Corte dei conti che «per entrambi gli anni 1999 e 2000 il numero di immigrati assistiti dichiarato nei prospetti mensili predisposti al centro di accoglienza è risultato superiore al numero di presenze riportate sui prospetti predispositi dalla questura competente». Nulla ha potuto, invece, la corte dei conti in merito all'altra contestazione avanzata nei confronti del monsignore: ovvero il trasferimento di parte dei rimborsi dal conto corrente della curia arcivescovile a conti risalenti allo stesso monsignore, «trattandosi oramai di denaro di proprietà del soggetto privato che non risulta sottoposto a vincolo di destinazione una volta che è transitato dall'amministrazione (il ministero dell'Interno, ndr) ed è entrato nella disponibilità dell'ente. Ovvero, essendo la onlus un ente privato, «ciò che importa all'amministrazione pubblica, in sostanza, è l'espletamento delle prestazioni pattuite». Quindi la richiesta del procuratore della sezione regionale della corte dei conti non può essere accolta. Così come del resto non è stata accolta la prescrizione alla quale si era appellato il monsignore perché i fatti contestati sono emersi a seguito di ulteriori indagini e controlli.
 
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[16/02/2010]
CONDANNA CONFERMATA IN APPELLO PER DON CESARE LODESERTO
Confermata in appello la colpevolezza all'ex responsabile per lesioni aggravate nei confronti di alcuni immigrati del centro di accoglienza di San Foca Regina Pacis, nel 2002 gestito dal prelato
caricamento in corso

LECCE - Una giornata di attesa, poi poco dopo le 20 è arrivata la sentenza: confermata in appello la colpevolezza di don Cesare Lodeserto, responsabile di lesioni aggravate nei confronti di alcuni immigrati del centro di accoglienza di San Foca Regine Pacis, che all’epoca dei fatti nel 2002 era gestito dal prelato. E’ stata diminuita però di quattro mesi la pena rispetto a quella che in primo grado gli aveva comminato il giudice Annalisa de Benedictis, poiché è caduta l’accusa di violenza privata.

Un anno, dunque, la condanna riportata in appello. Otto mesi per il nipote, Giuseppe Lodeserto, per la sua compagna Natalia Vieru e per Paulin Dokaj; sei mesi per Armando Mara e Sen Ramazan; un anno e due mesi per Francesco D’Ambrosio; 8 mesi per Vito Alberga; conferma ad un anno di reclusione per i carabinieri Michele Coscia, Vito Mele, Mario Di Pierro e Giovanni Fumarola; assolto invece l’altro componente dell’Arma Vito Ottomano; la conferma delle sentenza di primo grado per i medici Giovanni Roberti ed Anna Catia Cazzato. L’episodio risale al 22 novembre 2002. Un gruppo di magrebini, ospiti del centro in attesa di espulsione, tentarono la fuga saltando da una finestra del primo piano.

Una parte di loro riuscì nel suo intento, mentre gli altri vennero prontamente bloccate dalle forze dell’ordine che li costrinsero a rientrare. Il racconto di quello che successe dopo, però, fatto dai protagonisti è raccapricciante. Gli immigrati hanno sostenuto di essere stati colpiti con dei manganelli dalle forze dell’ordine, che li costringevano a stendersi per poi colpirli ai piedi e schiaffeggiarli sul viso. Il tutto sotto gli occhi di Don Cesare, che avrebbe assistito impassibile a quelle scene.

Quattro di loro, poi, hanno raccontato di essere stati costretti a mangiare con i manganelli carne di maiale, cosa che la loro religione vieta durante il periodo del Ramadan, ovvero il mese di digiuno musulmano. Don Cesare sarebbe stato presente in quei momenti, insieme al nipote ed alla di lui compagna, che oltre a non attivarsi affinchè terminassero le violenze, ridevano della situazione.

La ricostruzione di quanto accaduto è stata confermata dalle testimonianze dei magrebini, che furono ascoltati in sede di incidente probatorio. I medici, invece, sono stati ritenuti colpevoli di aver falsificato i referti medici relativi alle violenze. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Luigi Rella, Federico Massa, Antonella Corvaglia, Francesca Conte e Francesco Paolo Sisto. Gli ospiti del centro si sono costituiti parte civile con i legali Marcello Petrelli, Francesco Calabro e Maurizio Scardia.
 
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13 settembre 2010
D'Ambrosio, arcivescovo di Lecce, celebra il sacerdozio di Don Cesare Lodeserto
di Andrea Morrone
monsignor dambrosio

La cerimonia si svolgerà a Chisinau in Moldavia, il 18 settembre. Lodeserto è noto, come imputato, per una serie di inchieste giudiziarie e processi

Sarà l'arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico Umberto D'Ambrosio, a celebrare, il prossimo 18 settembre, il venticinquesimo anniversario di sacerdozio di don Cesare Lodeserto, così come annunciato nei giorni scorsi in una lettera al Clero della diocesi salentina.

La cerimonia, però, non si svolgerà a Lecce, ma a Chisinau in Moldavia, dove dal dicembre del 2007 l'ex arcivescovo (ora emerito) di Lecce monsignor Ruppi ha inviato don Cesare in missione "fidei donum". A tal proposito monsignor D'ambrosio ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.

Già direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) "Regina Pacis" di San Foca, la controversa figura del sacerdote, fino al 2000 segretario particolare dell'arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, ex presidente della Conferenza Episcopale pugliese, è nota alle cronache per una serie di inchieste giudiziarie e processi in cui don Cesare è o è stato imputato.

Nel dicembre del 2004 a Lecce si apre il primo processo a carico di Cesare Lodeserto. Il sacerdote è accusato con sei suoi collaboratori, undici carabinieri e due medici di servizio, di violenze nei confronti di diciasette ragazzi di origine maghrebina, avvenute in seguito a un tentativo di fuga.

I fatti si riferiscono alla notte del 21 novembre 2002, in cui un gruppo di immigrati, trattenuti in attesa di espulsione nel Regina Pacis, tentarono la fuga saltando da una finestra sita al primo piano dell'edificio. Nel febbraio scorso la Corte d'Appello ha condannato, in merito a questi episodi, don Cesare a un anno di reclusione.

Nel marzo del 2005, Cesare Lodeserto viene arrestato a Mantova (dove esiste un altro centro gemello del Regina Pacis), su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Carolina Elia, e condotto, con l'accusa di violenza privata e sequestro di persona, nella casa circondariale di Verona.

Il sacerdote trascorre due settimane nel carcere veneto: prima ottiene i domiciliari, da scontare presso una comunità religiosa di Noci, alle porte di Bari, e poi la libertà nel giugno successivo. Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecce, Nicola Lariccia, si conclude il 26 settembre 2007 con una nuova condanna a 5 anni e 4 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Pesanti le accuse nei confronti del religioso: calunnia (nei confronti di un ufficiale dell'Arma), violenza, minacce e sequestro di persona nei confronti di alcune donne rumene e moldave, già ospiti del Centro. Il processo di Appello, è attualmente in corso.

Nel luglio 2009, infine, l'ex direttore del Regina Pacis è stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare allo Stato la somma di 133.651 euro per "maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese". Per i giudici avrebbe gonfiato il numero delle presenze dei clandestini.

Attualmente Cesare Lodeserto vive in Moldavia, dove gestisce altri centri della fondazione Regina Pacis, tra cui quello di Chisinau.

Quella di celebrare i 25 anni del sacerdozio in Moldavia è l'ultima controversa scelta di don Cesare. Del resto, dal dicembre del 2007 l'ex direttore del Cpt non è più tornato nel Salento. Una sorta di fuga dalle polemiche e dai guai giudiziari.

Il suo saluto alla città, era il 7 dicembre di quasi tre anni fa, fu macchiato da un blitz in chiesa di un gruppo di anarco-insurrezionalisti, che già in passato avevano preso di mira don Cesare e la sua famiglia, non solo con le minacce ma anche scagliando una molotov contro la sua abitazione.
 
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10 dicembre 2010
'Operazione Nottetempo': anarchici condannati per associazione sovversiva
di Andrea Morrone
tribunale

Lecce. Riformata la sentenza in appello con dodici condanne. Nel primo grado era stata riconosciuta la "semplice" associazione per delinquere. Tra gli episodi di cui sono accusati gli imputati, l'attentato incendiario contro l'abitazione della mamma di don Cesare Lodeserto

Colpo di scena nel processo d'appello scaturito dalla cosiddetta "Operazione nottetempo", scattata nel maggio del 2005 nei confronti di un gruppo di anarco-insurrezionalisti leccesi, tutti componenti del gruppo che, a partire dall'estate del 2003, aveva fatto parlare di sé per gli attentati, i danneggiamenti e le scritte contro il sistema carcerario, i centri di accoglienza-permanenza e le multinazionali del petrolio e dell'abbigliamento.

I giudici della Corte d'appello di Lecce hanno riformato la sentenza di primo grado, condannando i dodici imputati per "associazioni sovversiva".

Il processo di primo grado, in cui era stata riconosciuta la "semplice" associazione per delinquere, si era concluso con sette condanne. Dodici, invece, le condanne emesse in secondo grado: Salvatore Signore (ritenuto a capo dell'organizzazione) a 5 anni e 5 mesi, Saverio Pellegrini a 2 anni e otto mesi; e Cristian Paladini a 2 anni e 7 mesi; Alessandro De Mitri a 1 anno e 7 mesi; Marina Ferrari ad 1 anno e 11 mesi; Massimo De Carlo a 1 anno e 6 mesi; Annalisa Capone e Andrea D'Alba a 1 anno e 8 mesi; Davide Margari, Cinzia Serra e Saverio Alemanno a 1 anno e 4 mesi; Laura Prontera a 1 anno.

E' il 12 maggio 2005 quando scatta l'operazione "Nottetempo".

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Lecce, porta a una serie di perquisizioni in tutta Italia. Cinque le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettanti anarchici leccesi.

Altri 13 indagati a piede libero. Per tutti l'accusa è di "associazione sovversiva con finalità di eversione dell'ordine democratico" (art. 270 bis C.p.).

Il 6 agosto uno degli arrestati ottiene i domiciliari e un mese dopo uno delle persone ai domiciliari viene liberata con l'obbligo di dimora. Dopo due mesi di isolamento Salvatore Signore viene trasferito da Salerno a Sulmona.

Il 9 novembre si celebra l'udienza preliminare in cui due degli indagati vengono prosciolti da tutte le accuse, mentre altri proscioglimenti riguardano alcuni reati specifici.

Tra gli episodi di cui sono accusati gli imputati, compare l'attentato incendiario contro il portone d'ingresso del Duomo del capoluogo salentino. Prima di quell'episodio, in città e in alcuni paesi della provincia, erano già comparse le scritte contro le carceri, l'ex Cpt "Regina Pacis", "Benetton", e altre multinazionali.

Inoltre erano state organizzate anche delle manifestazioni di protesta davanti ai cancelli del centro di accoglienza "Regina Pacis", con l'intento, secondo gli investigatori, di istigare gli immigrati alla sommossa. Poi era stata la volta delle minacce telefoniche fatte giungere agli operatori della struttura e all'allora direttore don Cesare Lodeserto.

Tra i reati ipotizzati vi sono poi i danneggiamenti dei bancomat di Banca Intesa "rea di avere acceso i conti correnti del "Regina"" e dei tubi di gomma delle colonnine di carburante del distributore Esso di Galatina, per colpire la multinazionale del petrolio con interessi economici in Iraq.

L'episodio che più di ogni atro aveva suscitato scalpore, era stato l'attentato incendiario contro l'abitazione della mamma di don Cesare Lodeserto. Il sacerdote, una delle parti offese nel processo, vive oggi in Moldavia, dove dirige l'omonima fondazione Regina Pacis.
 
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Nuova condanna per Don Cesare: 1 anno e 4 mesi per truffa allo Stato

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Lecce (salento) – Don Cesarea Lodeserto avrebbe distratto 230mila euro di fondi destinati alle donne sfruttate. Un anno e quattro mesi. A tanto ammonta la condanna a Don Cesare Lodeserto per il reato di truffa ai danni dello stato. Lo ha deciso il giudice monocratico Silvio Maria Piccinno mentre è stato assolto Donato Palladino, ex ufficiale della guardia di finanza, “per non aver commesso il fatto”.

Lo Deserto è stato condannato per una vicenda che risale a quando gestiva il cpt Regina Pacis di San Foca. 500mila euro di fondi in 5 anni e di questi 230mila euro non sarebbero stati utilizzati per attività previste. Dopo quella del 2002, nuova condanna per il sacerdote.

Quei soldi dovevano essere utilizzati per aiutare donne scampate allo sfruttamento della prostituzione ma per don Cesare è scattata una truffa di circa 230mila euro in quanto sarebbero state finanziate attività mai realmente svolte (fra queste insegnamento di taglio e cucito, interpretariato, mediazione culturale, segreteria). Anche Paladino era finito nei guai giudiziari in quanto presidente della cooperativa, la “Nuova Europa” di Melendugno, e in quanto cogestore della contabilità e dell’amministrazione del progetto “Ali Nuove”, ma per lui il giudice non ha individuato elementi sufficienti per giungere ad una condanna.

Un’altra “mannaia” cala dunque sulle spalle di don Cesare Lodeserto dopo che il 16 febbraio era stato condannato per lesioni aggravate ad alcuni immigrati del centro di accoglienza di San Foca per fatti avvenuti nel 2002.

Accumula condanne, insomma, il sacerdote salentino e l’ex Cpt Regina Pacis continua a “contornarsi” di vicende giudiziarie, dopo che nei giorni scorsi erano stati condannati 12 giovani anarchici per “assalti” al Cpt ed altri reati. Intanto Lodeserto prosegue la sua vita tranquillamente in Moldavia dove ormai da tre anni gestisce la fondazione “Regina Pacis” di Chisinau.
Mercoledì 15 Dicembre 2010 09:06


www.ilpaesenuovo.it/index.php/crona...allo-stato.html



Condannato per truffa
don Cesare Lodeserto
L'ex responsabile del centro di accoglienza per immigrati 'Regina Pacis' di San Foca condannato a un anno e 4 mesi di reclusione


Il giudice monocratico del Tribunale di Lecce, Silvio Maria Piccinno, ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione don Cesare Lodeserto, ex responsabile del centro di accoglienza per immigrati 'Regina Pacis' di San Foca. L'accusa è di truffa ai danni dello Stato per aver percepito, quando era a capo del Centro, oltre 500.000 euro dal Dipartimento delle Pari Opportunità per l'avvio del progetto 'Ali Nuove', per le donne immigrate vittime dello sfruttamento della prostituzione.

Secondo l'accusa, i soldi sarebbero dovuti servire a finanziare una serie di attività mai in realtà realizzate. La presunta truffa ammonterebbe ad oltre 200.000 euro sul totale percepito. Nel procedimento penale era coinvolto anche Donato Palladino, ex ufficiale della GdF, e corresponsabile della contabilità del centro, assolto per non aver commesso il fatto.

Il pubblico ministero Imerio Tramis aveva chiesto per i due imputati condanne a due anni e quattro mesi ciascuno. Da tre anni don Cesare Lodeserto si è stabilito in Moldavia dove gestisce a Chisinau la 'Fondazione Regina Pacis'.


http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/12/...html?ref=search




Per tutte le vicende giudiziarie di don Lodeserto vi rinvio a questa discussione: https://laici.forumcommunity.net/?t=7085422


Edited by GalileoGalilei - 15/12/2010, 10:50
 
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Una sintesi dei processi e delle condanne di don Lodeserto

http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Lodese...essi_e_condanne

Il 13 dicembre 2004 si apre il processo contro Cesare Lodeserto oltre a sei suoi collaboratori, undici carabinieri e due medici di servizio, per le violenze subite da 17 ragazzi di origine magrebina avvenute il 22 novembre 2002 all'interno del CPT.

Il 25 maggio 2005 vien condannato (pena sospesa) a 8 mesi di reclusione per simulazione di reato. Nel 2001 don Cesare inviò al proprio telefono cellulare - o qualcuno lo fece per lui - un sms contenente minacce di morte: in quel periodo stava per essergli revocata la scorta che, dopo la minaccia simulata, gli fu concessa nuovamente.

Il 22 luglio 2005 Lodeserto è stato condannato a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni aggravate nei confronti dei 17 immigrati che nel novembre 2002 avevano tentato la fuga dal CPT di San Foca a Lecce. Con lui condannati anche sette (degli undici inizialmente sotto accusa) carabinieri, due medici e sei operatori del centro[2].

Nel 2005 è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona e di abuso dei mezzi di correzione. [3] Nell'ambito di questa inchiesta il 26 settembre 2007 è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per sequestro di persona, estorsione, calunnia ai danni degli ospiti del CPT.[4] Il sacerdote, comunque, non ha scontato la pena, poiché a dicembre dello stesso anno l'arcivescovo di Lecce monsignor Ruppi lo ha inviato in missione fidei donum in Moldavia.

Nel luglio 2009 è stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare allo Stato la somma di € 133.651 per «maggiori prestazioni a favore degli immigrati rispetto a quelle effettivamente rese». [5]

Il 14 dicembre 2010 è stato condannato dal GIP di Lecce, con lo sconto di pena del rito abbreviato, a un anno e quattro mesi di reclusione per truffa aggravata ai danni dello Stato, per aver percepito 230.000 € destinati all'aiuto di donne scampate alla prostituzione, senza aver mai svolto le attività per cui i fondi erano stati stanziati [6] [7].
 
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...180429072.shtml

LA SENTENZA A LECCE
Don Cesare Lodeserto, nuova condanna
Un anno e 4 mesi di reclusione: l'inchiesta e riguarda
i finanziamenti pubblici del programma «Ali nuove»

LECCE - Nuova condanna, a un anno e quattro mesi di reclusione, per don Cesare Lodeserto, l’ex direttore, fino al marzo del 2005 (data del suo arresto), del Cpt (Centro di permanenza temporanea) «Regina Pacis» di San Foca e già segretario particolare dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, ex presidente della Conferenza Episcopale pugliese. La figura del sacerdote è nota alle cronache per una serie di inchieste giudiziarie e processi in cui don Cesare è o è stato imputato. L’accusa nei confronti di don Cesare era di truffa continuata ai danni dello Stato.

Al centro della vicenda giudiziaria i finanziamenti pubblici per il programma denominato «Ali Nuove», una serie di progetti volti a salvare le ragazze immigrate dalle grinfie del mercato di carne umana, la cosiddetta tratta di esseri umani. Secondo l’accusa Lodeserto avrebbe percepito indebitamente circa 600mila euro di contributi da parte del ministero delle Pari opportunità, per spese mai effettuate. Come gli ottantamila euro ricevuti per un corso di taglio e cucito che, secondo la guardia di finanza, non sarebbe mai stato tenuto. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Imerio Tramis, aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi di reclusione. Assolto, invece, l’altro imputato: Donato Palladino, ex presidente della società cooperativa «Nuova Europa» di Melendugno e gestore con Lodeserto della contabilità e dell’amministrazione del Regina Pacis. Dal dicembre del 2007 don Cesare Lodeserto vive a Chisinau in Moldavia, dove l'ex arcivescovo (ora emerito) di Lecce monsignor Ruppi lo ha inviato in missione fidei donum e dove gestisce altri centri della fondazione Regina Pacis.

Andrea Morrone
15 dicembre 2010
 
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25 maggio 2011
Don Cesare: attesa per oggi la sentenza di appello
di Andrea Morrone
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L'ex direttore del Regina Pacis di San Foca è accusato di peculato per aver distratto fondi destinati al centro di prima accoglienza

E' attesa per oggi la sentenza d'appello di uno dei processi che vedono come imputato don Cesare Lodeserto, ex direttore del centro di accoglienza "Regina Pacis" di San Foca ed ex segretario personale dell'arcivescovo di Lecce, monsignor Cosmo Francesco Ruppi. Si tratta, in particolare, dell'inchiesta in cui il sacerdote, già assolto in primo grado per non aver commesso il fatto, è accusato di peculato. Secondo l'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Imerio Tramis (oggi sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni), don Cesare, in qualità di direttore del Regina Pacis, avrebbe sottratto, nel corso degli anni, oltre 2 miliardi di lire che erano destinati al centro di accoglienza. Nell'inchiesta era coinvolto anche lo zio del sacerdote, Renato Lodeserto, ex sottufficiale della Guardia di finanza, assolto lo stesso in primo grado. La posizione del secondo imputato è stata però stralciata poiché deceduto.

In primo grado l'accusa aveva chiesto per don Cesare una condanna a 4 anni e mezzo di reclusione, sostenendo che l'ex direttore del Cpt si era appropriato, in qualità di pubblico ufficiale, di finanziamenti pubblici destinati agli immigrati sbarcati e accolti sulle coste salentine. Nella sentenza di primo grado, però, pronunciata nel marzo del 2006, i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Lecce assolsero don Cesare Lodeserto sposando la tesi difensiva secondo cui non vi era stato alcun reato poiché, in base ad un accordo di natura assolutamente privatistico tra la prefettura e l'arcidiocesi di Lecce, il Regina Pacis non aveva l'obbligo di rendicontare le somme.

Nell'ambito della stessa inchiesta la Procura di Lecce dispose il sequestro di 700 milioni di lire di fondi intestati a don Cesare e allo zio ritenendo che fossero stati distratti. Il provvedimento fu annullato prima dal Tribunale del Riesame e poi dalla Cassazione, che ritennero il denaro di provenienza lecita. Nell'inchiesta fu anche coinvolto, nel settembre 2002, l'arcivescovo di Lecce, monsignor Ruppi, la cui posizione fu archiviata nell'ottobre 2004.


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