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Don Lodeserto condannato per sequestro di persona, violenza privata, calunnia, Libero dopo 2 anni di affidamento in prova, fugge in Moldavia. Doveva scontare 5 anni e 4 mesi ma se l'è cavata con l'indulto

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GalileoGalilei
view post Posted on 29/9/2007, 11:57 by: GalileoGalilei
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Questa è la terza condanna per don Cesare Lodeserto:

http://www.meltingpot.org/articolo5445.html

Lecce, Lodeserto condannato a 8 mesi
da Il Manifesto del 25 maggio 2005
Il direttore del Cpt Regina Pacis accusato di simulazione di reato per avere la scorta
di Antonio Massari

BARI

Otto mesi di reclusione per simulazione di reato. E’ la pena (sospesa) inflitta ieri a don Cesare Lodeserto, ex direttore del cpt Regina Pacis di San Foca (Lecce), dal giudice Annalisa De Benedictis. L’accusa, sostenuta dal pm Paola Guglielmi, puntava a una condanna di dieci mesi. Nel 2001 don Cesare inviò al proprio telefono cellulare - o qualcuno lo fece per lui - un sms contenente minacce di morte: in quel periodo stava per essergli revocata la scorta che, dopo la minaccia simulata, gli fu concessa nuovamente. Questa la tesi dell’accusa, accolta dal tribunale che ha emesso la sentenza. «Nessun commento», dice l’avvocato del sacerdote, Pasquale Corleto, «ricorreremo in appello». E, se le accuse dovessero rivelarsi fondate, questi otto mesi non sarebbero che l’inizio di un pericoloso piano inclinato: quello per simulazione, infatti, sembra il più "innocente" dei reati contestati al sacerdote che, sempre ieri, è stato ascoltato in merito a un altro procedimento penale. Si tratta del processo in cui è accusato (insieme con altri) di violenza su 17 cittadini maghrebini che nel 2002 tentarono la fuga dal cpt. Mostrando sicurezza, il sacerdote ha deposto per circa quattro ore e non s’è mai scomposto, tranne in un paio d’occasioni, quando è stato incalzato dall’avvocato degli immigrati, Marcello Petrelli, in merito all’assenza di filmati a sua discolpa, visto che il centro è equipaggiato di molte telecamere a circuito chiuso. Telecamere presenti ovunque, tranne che nel corridoio in cui i maghrebini dichiarano di essere stati picchiati. «S’è trattato di un esame inconcludente, in molte parti addirittura controproducente per l’accusato», commenta Marcello Petrelli, «don Cesare non è mai entrato nello specifico, la sua deposizione era costellata di "non ricordo"». Non ricorda chi, dopo il tentativo di fuga, abbia trasportato gli immigrati, secondo lui feriti in seguito al salto dal balcone, all’interno del cpt. Esclude la presenza dei carabinieri nel corridoio in cui si sarebbe scatenata la violenza. La perizia di un medico avrebbe dovuto dimostrare che le lesioni dei 17 immigrati sono compatibili con una caduta, ma quando il giudice ha chiesto se le stesse lesioni fossero compatibili anche con delle percosse, il medico non lo ha escluso. «Troppi aspetti della vicenda non risultano chiariti», conclude l’altro difensore degli immigrati, Maurizio Scardia.

Infine, è stata rigettata l’ennesima richiesta di scarcerazione, avanzata dai difensori di don Cesare per un altro procedimento, quello in cui è accusato di abusi e violenze contro donne immigrate, tutte affidategli in regime di protezione. Il sacerdote resta agli arresti domiciliari, poiché «in passato ha già provato a intimidire testimoni d’accusa». Insomma, esiste ancora il rischio di inquinamento delle prove e non sembra mutata, secondo il tribunale del Riesame, la sua autorevolezza nel condizionare i collaboratori, «anche all’esterno, anche ricoprenti cariche istituzionali». Ma questa volta le attestazioni di solidarietà scarseggiano. Perfino il mentore di don Cesare, l’arcivescovo Francesco Ruppi, si stringe nel silenzio. Segno che don Cesare è un po’ più solo oppure che, da qui a poco, le alte sfere vaticane sono pronte a trasferirlo altrove. E nel massimo silenzio, appunto.

[ sabato 28 maggio 2005 ]


La seconda condanna di don Lodeserto:


http://www.meltingpot.org/articolo5737.html


Lecce, condannato don Cesare
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 luglio 2005
Per gli scontri durante un tentativo di fuga dal centro di San Foca. Per Lodeserto un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa)
LECCE - Condanna in Tribunale, ieri sera, per don Cesare Lodeserto, l’ex direttore del centro per immigrati «Regina Pacis» di San Foca di Melendugno. Dopo sei ore di camera consiglio, il giudice monocratico Annalisa De Benedictis, gli ha comminato un anno e quattro mesi di reclusione, ma col beneficio della pena sospesa.

Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Carolina Elia, aveva invocato una condanna esattamente doppia: due anni ed otto mesi. A vario titolo, assieme ad altri 18, il religioso era imputato di lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione d’intervento per impedire i maltrattamenti e falso. Tutti reati che sarebbero stati commessi in occasione e successivamente al tentativo di fuga dalla struttura avvenuto nella notte fra il 20 ed il 21 novembre di tre anni fa, di otto maghrebini (uno venne arrestato e gli altri comunque acciuffati). Degli altri imputati, medici, volontari e carabinieri dell’XI battaglione «Puglia», solo quattro sono andati assolti: si tratta di quattro militari, per uno dei quali, per altro, l’assoluzione era stata invocata dalla stessa accusa. Tra i condannati, anche i due medici del «Regina», Anna Catia Cazzato, di Calimera e Giovanni Ruberti, di Lecce. Al pari del volontario Giuseppe Lodeserto detto Luca, nipote di don Cesare, i due professionisti avrebbero partecipato alla falsificazione dei certificati medici datati tutti 23 novembre 2003, dai quali risultò che le lesioni riportate dai feriti fossero la conseguenza della caduta dalle finestre delle camere durante il tentativo di fuga, e non già, come sostenuto dall’accusa sulla scorta delle denunce degli otto maghrebini, delle percosse subite. Dei sette carabinieri, cinque sono stati condannati ad un anno e gli altri due ad un anno e quattro mesi.

Sono Francesco D’Ambrosio di Modugno e Vito Ottomano di Policoro: i due avrebbero costretto quattro maghrebini a mangiare carne di maiale cruda (vietata dalla loro religione) impiegando le dita ed il manganello. Alle parti civili costituite con gli avvocati Marcello Petrelli ed Antonio Pistelli (tutte meno l’associazione studi giuridici sull’immigrazione) il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 2000 euro per ogni parte. Quanto al risarcimento dei danni, verranno liquidati in separata sede. Don Cesare e gli altri erano assistiti dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, Francesca Conte, Maria Rosaria Faggiano e Francesco Paolo Sisto.

[ sabato 23 luglio 2005 ]


Don Lodeserto è invece stato assolto in un processo in cui era accusato di peculato:

http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/...olo.asp?c=70348

14/03/2006 18.25.55



ITALIA: ASSOLTO IL SACERDOTE ACCUSATO DI PECULATO








LECCE, 14 mar. - ''L'assoluzione piena del nostro don Cesare Lodeserto con la motivazione che 'il fatto non sussiste' ci riempie di gioia e ci fa uscire da un lungo e sofferto riserbo, perché vediamo finalmente ristabilita, sia pure in parte, la onorabilità di un sacerdote che tanto ha dato alla accoglienza, alla carità, alla chiesa e alla società salentina''. Lo afferma in una dichiarazione l'arcivescovo di Lecce, mons.Cosmo Francesco Ruppi, di cui don Cesare è stato strettissimo collaboratore.
''Non è nostro costume - aggiunge mons.Ruppi - giudicare l'operato di alcuno, ma, dopo ben due precise sentenze della Corte di Cassazione, vediamo confermata la legittimità dell'operato del centro di accoglienza 'Regina Pacis' e della stessa diocesi di Lecce. Siamo in attesa della sentenza perché avrà dei risvolti concordatari di enorme importanza, che attengono sia alla 'libertas Ecclesiae', sia anche alle modalità di gestione amministrativa delle nostre diocesi e degli enti ad esse collegate''.
Nella nota, l'arcivescovo di Lecce afferma che, ''appena diffusa la notizia della assoluzione di don Cesare, il clero, il popolo, la gente semplice e, soprattutto coloro che hanno sperimentato in questi anni l'eroismo e la carità di don Cesare, hanno esultato ed hanno ringraziato Dio perché finalmente si comincia a vedere un po' di luce''.

Come è noto, i giudici del Tribunale di Lecce hanno assolto, ieri, don Lodeserto dall’imputazione di peculato con l’accusa di aver sottratto nel corso degli anni circa 2 miliardi di lire dai conti del centro di accoglienza per extracomunitari Regina Pacis di San Foca di Malendugno (Lecce), del quale il sacerdote era direttore. Con la stessa formula è stato assolto anche Renato Lo deserto, zio del sacerdote frattanto deceduto, imputato per aver concorso con don Cesare nell’accaparramento dei fondi. Il sacerdote, in precedenza aveva subito due sentenze di condanna in primo grado e un arresto. Appresa la sentenza assolutoria don Cesare ha voluto ringraziare, tra gli altri, mons. Ruppi definito “compagno di sofferenza e padre nella consolazione”, e la Chiesa di Lecce, “ che non ha mai mancato di esprimere con la preghiera una presenza di grande fraternità. Ancora una volta – conclude don Lodeserto – il Salento può dire di esser e stato terra di accoglienza, nella carità, nella verità e nella giustizia” .
(Ansa – MANCINI)
 
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