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Diocesi di Bergamo. Costano troppo 1.600 chiese, 250 oratorio, 120 scuole. Iniziano le vendite, Ma per le speculazioni immobiliari serve cambiare le destinazioni d'uso urbanistiche

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icon8  view post Posted on 10/4/2024, 15:32

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Il seminario di Bergamo

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Le parrocchie mettono in vendita immobili

di Fabio Paravisi
10 aprile 2024
L'ipotesi al vaglio della Curia per fare fronte ai problemi economici. In provincia esistono 1.600 chiese, 250 oratori, 120 asili e scuole, impianti sportivi, sale della comunità. Solo il 3,48% del totale ha un valore commerciale: «Per rifare il tetto di una chiesa servono 400 mila euro»

La media è di uno studente ogni 342 metri quadrati, e ci si immagina l’aspirante sacerdote che si aggira solitario fra gli sterminati spazi in cima a Città Alta. Certo, nel Seminario vescovile di Bergamo non ci sono solo i 60 seminaristi, ma anche i 40 ragazzi di medie e superiori, gli universitari che occupano tre piani fra studentato e aule, i liceali del Sarpi seduti in cinque classi e ancora per qualche giorno un gruppo di profughe del Ghana. «Non siamo al finale della storia, ma non ci sono più i bisogni a cui questa struttura rispondeva», dice amaramente don Mario Carminati, 65 anni, Vicario episcopale per gli affari economici. Quando lui era seminarista gli iscritti erano 400, erano ancora 408 nell’anno scolastico 1989-1990 ma erano scesi a 247 solo dieci anni dopo. Per questo, dice don Mario, «si deve prevedere un futuro di numeri in calo, e quindi si stanno facendo molte riflessioni sul futuro del complesso». Complesso che occupa 20.500 metri quadrati, con 6.300 di superfici coperte, una volumetria edificata di 240 mila metri cubi, e ha un auditorium da 980 posti.

Bergamo, negli spazi del Seminario i futuri sacerdoti di tutta la Lombardia: l'ipotesi al vaglio della Curia

L'accorpamento dei seminari
Una delle possibili soluzioni è quella di accorpare a Bergamo i seminaristi di tutta la Lombardia (Milano a parte): già oggi ci sono quelli di Vigevano, Crema e Lodi, ma solo per le lezioni e non per la vita comunitaria. «Credo che il futuro sarà questo — ragiona don Mario —: nel resto d’Italia ci sono già seminari regionali o interdiocesani». L’attenzione di chi ragiona sul futuro del seminario è puntata soprattutto sull’area che dà su via Tre Armi, utilizzata per l’accoglienza, per il Cre della diocesi e le attività pastorali: tutte attività a spot e non organiche. «Su questa parte — continua il vicario — si sta facendo parecchia riflessione ma non c’è nessuna decisione, vista la complessità del contesto. Le ipotesi sono quelle di destinare l’area a un utilizzo diverso o venderla. Ma l’alienazione è difficile, anche perché ha una valenza simbolica molto forte e non si vuole snaturare il complesso».

Il patrimonio immobiliare: 1.600 chiese
La Curia di Bergamo ha uno sterminato patrimonio immobiliare ma la maggior parte è composta da beni fuori mercato e bisognosi di manutenzione, 1.600 chiese, 250 oratori, 120 asili e scuole, impianti sportivi, sale della comunità. Solo il 3,48% del totale ha un valore commerciale. Nei paesi, soprattutto delle valli, ci sono più aiuti alle parrocchie perché le comunità hanno un forte senso di appartenenza. In città le cose sono più complicate: al Comune di Bergamo è stato chiesto di cambiare le destinazioni d’uso di una serie di immobili di proprietà delle quindici parrocchie cittadine, in modo da poterli mettere sul mercato. Cosa non sempre facile, se si considera che da 8 anni si cerca invano di vendere il cinema di Mariano di Dalmine.

Le difficoltà delle parrocchie
Gli immobili in città sono stati donati nel corso dei decenni, finendo automaticamente nel reticolo d’uso religioso, e per molto tempo è stato così. Ma tante cose sono cambiate, dopo il Covid sono molto calati anche i frequentatori delle chiese, tanti edifici sono vuoti e inutilizzati. Le 389 parrocchie bergamasche si trovano spesso in difficoltà economiche: «Per rifare il tetto di una chiesa servono 400 mila euro e non parliamo delle caldaie, ogni giorno se ne rompe una — continua don Mario —. Perciò le proprietà immobiliari vanno messe a reddito. Ci sono edifici ma anche terreni, come quello di Valtesse che andrebbe al 75% in housing sociale o residenze per anziani del Comune, e il 25% in edilizia libera. La parrocchia deve estinguere un mutuo da un milione».

Sopra il milione decide la Santa Sede
I pochi parroci rimasti oltre alle anime devono curare i conti: «Ci sono stati il Covid, l’inflazione e i tassi d’interesse in crescita: se un parroco si è impegnato con la banca ha visto impennare i tassi e si trova con l’acqua alla gola. Cerchiamo di leggere i cambiamenti in atto. Oggi facciamo interventi alle strutture solo se sono necessari e hanno una copertura amministrativa, altrimenti non l’autorizziamo. Salvaguardiamo quello che c’è, e non si acquista niente». Ogni parrocchia agisce in modo autonomo ma per le spese sopra i 25 mila euro deve essere autorizzata dalla Curia, che a sua volta ha bisogno dell’ok della Santa Sede per operazioni sopra il milione. È il caso di Palazzo Bernareggi in via Pignolo, ricevuto in donazione e venduto all’Università, usando poi i fondi per il museo diocesano che sarà aperto il prossimo anno.

Dall'8 per mille 3,5 milioni
Dei 3.590.000 euro che la Diocesi riceve dall’8 per mille, 490 mila vanno a tre progetti di parrocchie in difficoltà (come quella di Gorno, che ha la chiesa pericolante e chiusa), 1,6 milioni alla gestione della Curia e 1,5 ai progetti caritativi: vengono forniti fondi a progetto, con una cifra pari a quella già raccolta del proponente. In questo periodo sta sostenendo la raccolta di cibo per Gaza. «Per fortuna — dice don Mario — non ci sono state flessioni nel modo in cui Bergamo risponde al senso di partecipazione. Le offerte ci sono state anche nell’anno del Covid». L’anno prossimo la Diocesi potrebbe pubblicare per la prima volta il proprio bilancio sociale: «Ho il pallino della trasparenza — conclude il vicario —, per sfatare l’idea di chi crede che chissà quanti soldi abbiamo. E non sono tanti quanto si pensa».

Edited by pincopallino1 - 10/4/2024, 17:01
 
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