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Abusi su minore. Don Rugolo condannato a soli 4 anni e 6 mesi. Diocesi condannato al risarcimento, Il vescovo: "Ho insabbiato tutto, dovresti diventare santo". Papa Francesco: "Il vescovo è un perseguitato"

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view post Posted on 5/3/2024, 15:57

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www.vivienna.it/2024/03/05/violenz...-anni-e-6-mesi/

Violenza sessuale, condannato don Rugolo, 4 anni e 6 mesi
Enna-Cronaca - 05/03/2024

Il Tribunale di Enna ha condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione don Giuseppe Rugolo finito sotto processo per violenza sessuale aggravata su minore. Per lui è scattata anche l’interdizione dai pubblici uffici e dall’insegnamento.

La camera di Consiglio durata 8 ore
La sentenza è stata emessa dopo 8 ore di camera di consiglio. Il dispositivo è stato letto dal presidente del tribunale Francesco Pitarresi nel corso di una udienza a porte aperte dopo che tutto il processo era stato celebrato a porte chiuse. L’inchiesta è scattata dopo la denuncia di Antonio Messina, un giovane oggi trentenne, che ha raccontato alla squadra mobile di Enna le violenze subite dal 2009 al 2013.


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Edited by pincopallino1 - 11/3/2024, 13:24
 
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view post Posted on 5/3/2024, 19:38

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Processo abusi prete Enna, il vescovo: «Per te ci sono i presupposti per diventare Santo»
12/07/2023 di Marta Silvestre, Tempo di lettura 3 min
«Caro Giuseppe, per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo». A parlare non sapendo che conversazione sarebbe stata registrata è il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana. All’altro capo del telefono c’è Giuseppe Rugolo, il prete 40enne di Enna che è imputato nel processo di primo grado con rito abbreviato per violenza sessuale aggravata a danni di minori. Una registrazione che ieri, nel corso dell’udienza al tribunale di Enna in cui si è concluso l’interrogatorio al sacerdote interrotto la scorsa volta, i giudici hanno chiesto di volere risentire per tre volte. La conversazione risale al periodo in cui Rugolo, dopo le prime segnalazioni del giovane archeologo – all’epoca minorenne che è stata la prima vittima a denunciare – era già stato trasferito a Ferrara. La cittadina dell’Emilia Romagna dove è stato arrestato nell’aprile del 2021.

Rispondendo alle domande della parte civile, della difesa, della pm Stefania Leonte e del presidente Francesco Paolo Pitarresi, Rugolo ha continuato a professarsi innocente. Nel corso delle indagini, sono stati trovati archiviati nel suo computer migliaia di file (tra foto e video) a sfondo sessuale con protagonisti soprattutto giovanissimi. Il prete ha giustificato quei contenuti parlando di una «sorta di test» a cui avrebbe voluto sottoporsi nel tentativo di provare a comprendere meglio se stesso. «Le pagine si aprivano da sole e, anche quando provavo a chiuderle, non ci riuscivo», avrebbe aggiunto il sacerdote che al presidente – che non ha mancato di rimarcarlo nel corso dell’udienza – ha dato l’impressione di essere intenzionato a eludere alcune domande che gli sono state poste durante l’interrogatorio.


Tra gli stralci della registrazione della conversazione con il vescovo che sono stati fatti ascoltare in aula, c’è anche quello in cui il vescovo Gisana avrebbe detto a Rugolo che, sempre all’interno della stessa diocesi di Piazza Armerina, c’era «un altro sacerdote che ha fatto cose molto peggiori delle tue». C’è poi una parte del dialogo tra il prete e il vescovo che rimane poco chiara: Rugolo avrebbe più volte invitato Gisana a raccontargli una sua vicenda personale, lasciando intendere che ci sarebbero stati diversi punti di contatto con la propria. Vicenda sul cui carattere, però, non sarebbe mai stato fatto un esplicito riferimento. Esplicito, invece, sarebbe stato il linguaggio utilizzato dal sacerdote nelle diverse chat con i ragazzi. Giovani tra cui ci sarebbe stato anche il consigliere comunale di Enna Marco Greco che è stato sentito come testimone nel corso di una precedente udienza. Contenuti sessuali ed erotici, messaggi pieni di volgarità e doppi sensi non solo a parole ma anche con immagini, emoji e stickers ad hoc. Il sacerdote, però, ha classificato tutto come «atti di goliardia».

Infine, per spiegare perché avesse nel suo computer una copia della denuncia ecclesiastica, presentata dalla vittima alla diocesi, Rugolo ha dichiarato di avere ricevuto tutte le carte dalla segretaria del vescovo. Secondo quanto emerso, il prete avrebbe avuto accesso a determinate informazioni almeno un mese e mezzo prima che il giovane presentasse la denuncia alla squadra mobile di Enna. Tanto che Rugolo avrebbe già in anticipo nominato un avvocato. All’inizio di questa indagine, i genitori della vittima hanno denunciato anche che: «La diocesi ci offrì dei soldi della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e del silenzio di nostro figlio». Accuse a cui il vescovo Gisana ha risposto sostenendo che, invece, proprio dai genitori del giovane sarebbe arrivata una richiesta di denaro. La prossima udienza, durante la quale dovrebbero essere sentiti alcuni testimoni della difesa, è già stata fissata per martedì 26 settembre.

www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/c...rugolo-a71f1923
Il papa difende il vescovo dell’inchiesta don Rugolo

7 nov 2023

Prete a processo per abusi. Il papa difende il vescovo dell’inchiesta don Rugolo
Il sacerdote imputato fu arrestato a Ferrara. Francesco: "E’ un perseguitato"

Papa Francesco lo definisce un "perseguitato" e si schiera senza esitazioni a difesa del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana. Ma le dichiarazioni del pontefice sembrano destinate a rinfocolare le polemiche circa alcuni presunti casi di violenza sessuale da parte di esponenti del clero nella diocesi guidata da monsignor Gisana. La presa di posizione del papa giunge infatti alla vigilia della requisitoria del processo, davanti al tribunale di Enna, nei confronti di don Giuseppe Rugolo, arrestato nell’aprile del 2021 a Ferrara con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori. Oggi, nel corso dell’udienza presieduta da Francesco Pitarresi, il pm Stefania Leonte avanzerà le proprie richieste. "Trovo grave, oltre che inopportuno, che alla vigilia della requisitoria del pm e della discussione delle parti civili, ci sia l’intervento di papa Francesco, che parla di vicende processuali di cui certamente poco o nulla conosce", dice l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, legale del giovane, oggi trentenne, che ha denunciato gli abusi che avrebbe subìto quando era ancora minorenne. "Questo vescovo – dice il trentenne riferendosi a Gisana – è lo stesso intercettato mentre parla con Rugolo e dice di avere insabbiato tutto". La presunta vittima si rivolge poi direttamente a papa Francesco per ribadirgli la richiesta di incontrarlo: "vorrei parlarle e raccontare, atti alla mano, cosa sta succedendo nella diocesi di Piazza Armerina".

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view post Posted on 6/3/2024, 16:41

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www.quotidianodigela.it/processo-r...3RADoSqxHpRSqmk

Processo Rugolo, parla Antonio, vittima degli abusi: “Credo nella Giustizia e non ho perso la Fede”
Di Jerry Italia -6 Marzo 2024

Enna. “Io la Fede non l’ho persa, nonostante tutto, perché ho trovato una comunità che mi ha accolto ed un sacerdote, Don Giuseppe Fausciana che, in questi 10 anni, mi ha ascoltato e supportato in questo percorso che per me e la mia famiglia è stato molto duro”.

È provato Antonio Messina, vittima riconosciuta degli abusi di don Giuseppe Rugolo dal 2009 al 2013, dopo la sentenza del Tribunale di Enna che condanna il sacerdote ennese a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale aggravata a danno di minori.

Ci sono volute ben otto ore di camera di consiglio per arrivare alla sentenza di condanna. Per Rugolo il Pm Stefania Leonte aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. Tutto l’impianto giudiziario nasce proprio dalla denuncia di Antonio, minorenne all’epoca dei fatti, che nel 2020 aveva raccontato i fatti alla Squadra mobile di Enna e che oggi commenta così la sentenza che mette fine ad un incubo.

“Arrivare a questo momento non è stato per nulla semplice – racconta – dopo non essere stato creduto dalla comunità ecclesiale, mi sono affidato allo Stato che con la sentenza di ieri sancisce che tutto quello che ho raccontato era la verità, e questo per me significa davvero tanto”.

Dopo la denuncia di Antonio, oggi trentenne, nel corso delle indagini, erano emersi altri abusi perpetrati a danno di altri giovani, anche loro oggi maggiorenni. La sentenza di ieri traccia un percorso, secondo la giornalista Pierelisa Rizzo che in questi anni ha raccontato l’intera vicenda, andando incontro anche alle querele di Rugolo.

“Questa sentenza è un momento essenziale – dice la giornalista – perché scardina un sistema che tollerava ed addirittura insabbiava gli abusi”.

Al sacerdote è stata comminata anche l’interdizione perpetua dall’insegnamento e per cinque anni dai pubblici uffici. Il tribunale ha anche riconosciuto la responsabilità civile della Curia di Piazza Armerina. Anche questo è un segnale importante secondo la Rizzo.

“Le intercettazioni parlano chiaro – dice – adesso in sede civile ci sarà un quantum da risarcire ma quello che è importante è il principio che si è affermato e cioè che, in questa Diocesi ci sono diversi casi di abusanti, casi di cui l’attuale Vescovo era a conoscenza”.

Una responsabilità chiara dunque secondo quanto riportato dalla sentenza che secondo Antonio adesso dovrà servire ad avviare un cambiamento in Diocesi.

“Ci sono delle responsabilità chiare dei vertici della Curia che fino ad oggi hanno protetto ed aiutato Rugolo e di questo adesso ne dovranno rendere conto – dice Antonio – Avere un vescovo che, come risulta dagli atti, ha coperto queste situazioni io non credo faccia bene né alla Diocesi né a tutto questo territorio”.

Antonio adesso spera che questa sentenza apra un nuovo percorso: “Mi auguro – dice – che l’effetto di questa sentenza possa restituire fiducia e speranza a tutte quelle vittime che fino ad oggi non hanno avuto il coraggio di denunciare. Bisogna affidarsi alla Giustizia perché, anche se lentamente, prima o poi arriva”.
 
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view post Posted on 11/3/2024, 13:24

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https://www.ferraratoday.it/cronaca/avvoca...-hard-disk.html

11 marzo 2024
Caso don Rugolo, la parte civile: "Porteremo in aule le immagini pedopornografiche"
L'avvocatessa Eleanna Parasiliti Molica commenta la condanna: "Sbagliato minimizzare"

Vietato minimizzare i fatti. E’ questo, in sintesi, la posizione di Eleanna Parasiliti Molica, legale della parte civile nel processo di don Giuseppe Rugolo (condannato a 4 anni e mezzo). Secondo l’avvocatessa, infatti, “si omette di raccontare che, con riferimento ai fatti del 2013, il reato risulta tentato solo grazie al fatto che la vittima è riuscita a sottrarsi all’aggressione sessuale. Ciò significa che a dire del tribunale (di Enna, ndr), i fatti che vanno dal 2009 al 2012 sarebbero avvenuti ma si sarebbero estinti per prescrizione a causa del decorso del tempo. Se il Tribunale avesse ritenuto che i fatti non fossero accaduti, avrebbe prosciolto l’imputato nel merito”.

La replica di Parasiliti Molica prosegue al legale dello stesso prete, asserendo anche che “la reale pericolosità delle condotte ascritte al sacerdote, riconosciuta dalla sentenza, si evince dalla decisione del tribunale di dichiarare l’interdizione in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori”.

Quindi, lo stesso legale torna sull’importanza della condanna della Diocesi nella qualità di responsabile civile. A fronte di tutto ciò, lo studio legale intende proseguire nel percorso della ricerca di verità. “Intendiamo portare a conoscenza alla autorità giudiziarie competente il contenuto dell’hard disk, elaborato dalla Polizia Giudiziaria dopo il sequestro dei supporti informatici di Rugolo – conclude Parasiliti Molica, perché venga accertata la presenza di immagini pedopornografiche, alcune delle quali già prodotte in aula. Tutto ciò per maggiori approfondimenti circa contenuti che, prima face, potrebbero appartenere alla categoria del materiale pedopornografico”.
 
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view post Posted on 13/4/2024, 20:23

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https://www.korazym.org/102281/caso-rugolo...-molto-da-fare/


Caso Rugolo. Ad Enna lo “Spotlight italiano”. Qualcosa è cambiato ma c’è ancora molto da fare
13 Aprile 2024 Blog dell'Editore
di Ivo Pincara

Foto di gruppo
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.04.2024 – Ivo Pincara] – Mercoledì scorso, nella sera del giorno dell’uscita del quinto episodio, due degli autori del podcast La Confessione, Giorgio Meletti e Federica Tourn, sono stati al caffè letterario e centro culturale Al Kenisa ad Enna – come abbiamo annunciato [QUI] – a presentare il podcast là dove tutto è cominciato, assieme ad Antonio Messina, il giovane archeologo che ha denunciato gli abusi subiti, da quando aveva sedici anni, da parte di Don Giuseppe Rugolo (foto di copertina). A moderare l’incontro, là dove tutto è cominciato, dove si svolge la vicenda che è al centro dell’inchiesta giornalistica, c’è stata Pierelisa Rizzo, la giornalista locale, corrispondente dell’ANSA, che è stata decisiva nel far emergere la vicenda di Antonio e Don Rugolo e nell’evitare che la coltre di silenzio stesa dalla diocesi sulla vicenda e sul processo diventasse impenetrabile.

Foto di gruppo
Giorgio Meletti, Federica Tourn, Jerry Italia, Eleanna Parassiti, Pierelisa Rizzo e Antonio Messina.
È la storia di Antonio Messina che denuncia gli abusi subiti da Don Giuseppe Rugolo e si scontra con l’insabbiamento del Vescovo Rosario Gisana, fino a quando non porta il suo caso in tribunale, fino ad ottenere la condanna di Don Rugolo il 5 marzo scorso, con la Diocesi di Piazza Armerina responsabile in solido per la parte civile. Nella città del vescovo insabbiatore Rosario Gisana e di Don Giuseppe Rugolo ormai il vento è cambiato: la presentazione del podcast è stata l’occasione per dare l’inizio ad una nuova fase. Ad Enna i fedeli che si ribellano contro il clero hanno preso la parola e hanno ripetuto il loro imperativo categorico: «Adesso dobbiamo fare qualcosa anche noi». Difficile comprendere il momento senza essere stato ad Enna per misurare le proporzioni, racconta Giorgio Meletti sul blog Appunti di Stefano Feltri, il terzo coautore di La Confessione. Riportiamo di seguito il suo resoconto della presentazione del podcast La Confessione nel caffè letterario Alkenisa ad Enna.

Nell’introduzione al pezzo di Giorgio Meletti, Stefano Feltri scrive che la comunità di Enna ha dimostrato che il tentativo del Vescovo Gisana per insabbiare la vicenda di Don Rugolo e per silenziare la storia, nella speranza che i fedeli la dimenticassero presto, è fallito. Meletti registra anche le grave conseguenze che il caso Rugolo ha avuto per il salus animarum, mentre nella Chiesa la salvezza delle anime deve essere sempre la Legge suprema, come si dichiara nell’ultimo canone del Codice di Diritto Canonico.

Il 10 febbraio 2021, la corrispondente dell’ANSA, Pierelisa Rizzo, dà la notizia che Don Rugolo è indagato. Viene arrestato il 27 aprile 2021, con l’accusa di violenza sessuale aggravata su tre minori, secondo gli articoli 81 e 609 del codice penale. Noi seguiamo il caso Rugolo dal 3 maggio 2021 [QUI].

La Confessione e i “cattolici adulti” di Enna
di Giorgio Meletti
Appunti, 13 aprile 2024

Gli autori del podcast La Confessione vanno a presentare il loro lavoro a Enna, la città dove si sono svolti i fatti, ed è invece la città che si presenta a loro ma soprattutto a se stessa, si guarda allo specchio e vede riflessa, con un po’ di sorpresa, l’immagine forse inedita di una comunità di “cattolici adulti”.

Enna è famosa per essere con i suoi oltre 900 metri di altitudine il capoluogo di provincia più alto d’Italia ed è al centro della Sicilia, equidistante da Palermo e Catania, due ore di treno da una parte, due ore di treno dall’altra. Insomma, uno dei posti più isolati d’Italia.

Un quarto d’ora prima dell’orario di inizio la sala del centro culturale Alkenisa è già piena, talmente piena che molti di coloro che arrivano semplicemente puntuali non trovano posto e restano ad ascoltare da fuori.

Sono almeno 150 le persone accorse e, siccome Enna ha 25 mila religiosissimi abitanti, in termini aritmetici è come se a Roma 15 mila persone intervenissero alla presentazione di un podcast.

In realtà della Confessione sanno già tutto, hanno tutti già ascoltato i primi cinque episodi (il sesto uscirà mercoledì 17 aprile, il settimo e ultimo episodio il 24 aprile), e subito si capisce che non si accalcano nell’Alkenisa per sola curiosità: vogliono proprio esserci e far vedere che ci sono.

Ci mettono la faccia, prendono la parola, e mentre i giornalisti fanno ciò che devono, cioè ascoltare, la presentazione del podcast si trasforma in una spontanea assemblea di “cattolici adulti”, che è la formula con cui Romano Prodi si ribellò al cardinale Camillo Ruini (suo amico personale oltre che capo dei vescovi italiani) che voleva imporre l’obbedienza sul tema della fecondazione assistita.

A Enna prendono la parola e ripetono il loro imperativo categorico: «Adesso dobbiamo fare qualcosa anche noi».

I fedeli che si ribellano contro il clero. Difficile comprendere il momento senza andare a Enna per misurare le proporzioni.

Quanto conta don Rugolo

Giuseppe Rugolo, il parroco che il 5 marzo scorso è stato condannato in primo grado a 4 anni e sei mesi per violenza e tentata violenza sessuale su tre ragazzini affidati a lui dalle famiglie, da un punto di vista internazionale è la prova che l’Italia, buon’ultima, comincia pur faticosamente a fare i conti con la vocazione pedofila dei sacerdoti cattolici; da un punto di vista nazionale è un piccolo oltre che insignificante prete della periferia morale oltre che geografica del paese.

Ma dal punto di vista ennese, che è quello direttamente connesso con la realtà, Rugolo è uno dei sacerdoti più importanti e popolari della città, è amato e temuto e rappresenta pienamente il potere e insieme l’arroganza del clero, il cui regista è il Vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana.

Sì, Enna è uno dei rari casi di capoluogo di provincia che non è sede vescovile. Vuole la leggenda che fu fatta capoluogo durante il fascismo per penalizzare le più qualificate Caltagirone e Piazza Armerina, considerate feudi dell’antifascista Luigi Sturzo. Ecco spiegato perché a Enna il sacerdote leader era Rugolo.

Fino a che il 17 dicembre 2020, un giorno importante per la storia di Enna, Antonio Messina denuncia Rugolo alla procura della Repubblica, accusandolo di violenza sessuale. Due mesi dopo, il 10 febbraio 2021, la corrispondente dell’Ansa Pierelisa Rizzo, dà la notizia che Rugolo è indagato.

Il parroco reagisce incredulo, non riesce a darsi una spiegazione, non capisce come si possa essere chiamati a rispondere in tribunale di quella che definisce una stupidata, al massimo un peccato di quelli che cancelli confessandoti.

Chi ha ascoltato La Confessione conosce la storia. Il vescovo Gisana fa di tutto per insabbiare il caso, a Enna si costituisce un comitato spontaneo di famiglie a sostegno di Rugolo, la Chiesa si chiude in difesa, anche Papa Francesco farà la sua parte.

Nel frattempo Rugolo viene arrestato, processato e condannato. Ebbene, dopo oltre tre anni, la sera del 10 aprile il centro culturale Alkenisa ha ospitato la prima discussione pubblica sul caso Rugolo.

Qualcosa è cambiato

Antonio Messina, la sua avvocata Eleanna Parasiliti e la stessa Pierelisa Rizzo, che in questi anni hanno fatto squadra in una battaglia tre contro tutti, organizzando la presentazione del podcast per la prima volta hanno provato a misurare la temperatura dell’opinione pubblica di Enna. E il risultato ha sorpreso loro stessi per primi: dopo anni di scetticismo, se non di aperta ostilità, il vento è cambiato.

Il primo impatto è la sala piena con 150 persone stipate, moltissimi in piedi. Il secondo è la reazione alle parole di Antonio Messina. L’uomo che ha denunciato Rugolo è ancora all’attacco, da “cattolico adulto”, visto che la sua vicenda non lo ha allontanato dalla pratica religiosa.

Ce l’ha con il Vescovo Gisana, l’uomo che ha preso in giro lui e i suoi genitori per anni, facendo trascorrere i mesi forse pensando che, come in molti altri casi simili, fosse possibile trascinare le cose fino alla prescrizione.

Dice Messina: «Dopo la sentenza di condanna di Rugolo non abbiamo sentito una sola parola di condanna o di semplice commento da parte di Gisana. Per anni è stata fatta passare l’accusa che io avessi denunciato Rugolo per smania di protagonismo. Ma adesso che lo hanno condannato deve pagare anche chi lo ha coperto». Qui scatta l’applauso più forte della serata. La piccola folla di cattolici adulti ennesi si è schierata.

E così Messina, poi Rizzo, poi Parasiliti riescono per la prima volta a parlare in pubblico dei prezzi che hanno pagato in questi anni per non aver chinato la testa di fronte alle prepotenze di un clero sessuomane.

Parasiliti racconta con la precisione dell’avvocato: «Il 2 luglio 2021 ho dovuto giustificare a un poliziotto la mia presenza in chiesa con mio figlio di 5 anni. Temevano che fossi lì per fare gesti eclatanti contro Gisana. Oggi devo dirvi che non posso più andare in chiesa perché per me non è più un posto sicuro».

Rizzo ricorda l’isolamento e gli insulti subiti ma anche i nomi e cognomi di altri sacerdoti della diocesi coinvolti in storie di pedofilia, non tutte finite in tribunale perché non sempre le vittime hanno voglia di denunciare.

Il clero ennese, ampiamente intercettato durante l’inchiesta Rugolo, parla di sesso al telefono (dei propri ma soprattutto degli altrui peccati) come se praticarlo o comunque occuparsene fosse il vero core business dei religiosi. La giornalista fa ascoltare pezzi di audio provenienti dagli atti dell’inchiesta e si vedono in sala facce attonite, riconoscono le voci di sacerdoti a cui hanno affidato le proprie vite e faticano a credere che tra loro parlino così.

Così, quando viene fatto girare il microfono per le domande, quasi se lo strappano di mano ma non hanno niente da chiedere, vogliono solo prendere posizione e farlo in pubblico.

«Lamentiamo giustamente che il sindaco di Enna non ha voluto costituirsi parte civile nel processo a Rugolo – dice un uomo – ma penso che dovremmo noi costituirci parte civile come comunità cattolica».

Una psicoterapeuta riferisce: «Mi chiedono perché i giornali parlano solo di Rugolo e non di altri casi che conosciamo benissimo qui a Enna».

Un docente universitario chiede a Messina come fa a mantenere la fede dopo quello che gli è successo. Una donna ringrazia tutti, non si capisce se i giornalisti o Messina e la sua legale, ma non importa, forse fa bene a non distinguere: «Ci avete fatto cadere le fette di salame dagli occhi».

Più d’uno riconosce ai giornalisti, a Pierelisa Rizzo e a quelli che le hanno dato sponda sui giornali nazionali, il paradossale merito di aver protetto gli ennesi dai loro sacerdoti.

Il culmine della serata è l’intervento di Sergio Cullurà, è venuto apposta da Randazzo, cittadina da 10 mila abitanti ai piedi dell’Etna, oltre 100 chilometri da Enna: «Voglio dire a Antonio Messina che è stato fortunato perché ha avuto giustizia, mio figlio invece no, ed è anche colpa mia, non me lo perdono e mi vergogno di non avergli creduto all’inizio. Perché la nostra famiglia era profondamente inserita nella Chiesa, noi avevamo un prete che era figlio e fratello, ha fatto crescere i nostri figli in un ambiente che credevamo sano, e invece… quando mio figlio è andato a dire al vescovo che cosa aveva subito quello gli ha riso in faccia e gli ha detto: “Forse quel sacerdote si è innamorato di te”».

Cullurà si è sbattezzato e oggi fornisce volentieri istruzioni per chi volesse seguirlo su quella strada. La storia di suo figlio è finita con la prescrizione. Che per la Chiesa di oggi equivale alla beatificazione.
 
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