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Abusi di coscienza e psicologici nella Famiglia di Maria. I tempi biblici dei processi in Vaticano, Omertà e segretezza per mantenere in piedi una setta manipolatrice

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Inchiesta sulla Famiglia di Maria: le ragioni del commissariamento e della rimozione di p. Gebhard Paul Maria Sigl
ludovica eugenio 20/01/2023, 13:16

ROMA-ADISTA. Confusione tra foro interno e foro esterno, tra ruolo spirituale e amministrativo; culto cieco e incondizionato del fondatore; manipolazione mentale, annullamento delle personalità e delle coscienze; mistificazione della narrazione spirituale; emarginazione di chi dissente, potere assoluto sui singoli individui: sarebbero soprattutto queste le ragioni che hanno originato il provvedimento vaticano di commissariamento della comunità Pro Deo et Fratribus – Famiglia di Maria e del suo braccio sacerdotale, l’associazione pubblica clericale Opera di Gesù Sommo Sacerdote (v. Adista Notizie n. 44/22 e Adista online 31/12/22), e la rimozione dal suo ruolo del presidente e direttore spirituale p. Gebhard Paul Maria Sigl, sul quale peserebbe la responsabilità della situazione. La Comunità oggi conta oltre 60 sacerdoti, 30 tra seminaristi e “fratelli laici”, 200 “sorelle apostoliche” e famiglie di 11 Paesi: Italia, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Olanda, Slovacchia, Repubblica Ceca, Russia, Kazakistan e Uruguay (dati del sito della comunità). La sua spiritualità, si legge sempre sul sito, si fonda su «amore per Maria, spirito eucaristico-sacerdotale e fedeltà al papa».

Il commissariamento pro tempore ha fatto seguito alla visita apostolica condotta nel 2021 dal vescovo emerito di Bari mons. Francesco Cacucci, ed è stato affidato il 1 giugno 2022 al vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori e, per la parte femminile, alla religiosa suor Katarina Kristofová, già superiora generale delle Suore del Divin Redentore, nell’attesa di comprendere quale sarà il futuro della comunità e dei suoi membri. Una vicenda su cui vige il massimo riserbo, data anche l’alta protezione di cui gode la comunità in Vaticano, ma i cui contorni si stanno delineando con più precisione, grazie al contributo fondamentale di testimoni e vittime con cui siamo venuti in contatto. Una vicenda le cui radici risalgono lontano nel tempo, all’origine stessa della comunità, già pervasa di aberrazioni settarie e illeciti canonici perpetrati da personalità controverse o devianti. Una vicenda di cui occorre raccontare la storia perché fa luce sui contesti e le dinamiche delle derive settarie e degli abusi di potere, spirituali e psicologici, quando non anche sessuali, in tanti movimenti e nuove comunità: sarebbero circa 40 le realtà ecclesiali sotto la lente d’ingrandimento del Vaticano in questo periodo.



La potenza oscura del controverso mons. Hnilica

A fondare la comunità Pro Deo et fratribus (solo in seguito chiamata Famiglia di Maria) è, nel 1968, il gesuita mons. Pavel Hnilica, ordinato e consacrato vescovo in clandestinità nell’allora Cecoslovacchia comunista, poi, dopo il Concilio Vaticano II, sollecitato da Paolo VI a occuparsi dei cattolici nell'Est Europa e braccio destro di Giovanni Paolo II per tutto ciò che riguardava il sostegno (anche economico) alle quelle Chiese: su suo mandato, nel 1984 consacrò la Russia al cuore immacolato di Maria, su “dettato” delle apparizioni di Fatima. Hnilica è un personaggio controverso. Nel libro di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi Wojtyla segreto, del 2011, vengono ricostruiti in modo minuzioso i passaggi delle ingenti quantità di denaro che dallo Ior e dal Banco Ambrosiano, proprio attraverso organizzazioni come la Pro Deo et Fratribus (utilizzata dal Vaticano e dalle intelligence occidentali), venivano trasferite in Polonia o verso le organizzazioni anticomuniste del Centro e Sudamerica. Proprio in relazione al caso banca vaticana (IOR)/Banco Ambrosiano e alla vicenda della valigetta di Roberto Calvi Hnilica è stato un personaggio centrale: fu condannato in primo grado nel 1993 a tre anni e sei mesi con pena detentiva sospesa per ricettazione: aveva emesso due assegni in bianco in cambio di documenti che avrebbero potuto dimostrare l’innocenza del Vaticano nel fallimento del Banco Ambrosiano; fu poi assolto in Cassazione nel 2000, avendo agito, secondo quanto asserito dalla pm Maria Monteleone, per non compromettere l'onore del papa e del Vaticano. Nel 1989, era stato trovato in possesso di documenti dei servizi segreti italiani (Sismi) riguardanti gli ultimi giorni di Calvi. Vantava l'amicizia di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, di madre Teresa di Calcutta e di Werenfried van Straaten, che nel 1947 aveva dato vita alla fondazione pontificia internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, e che fu candidato alla beatificazione fino all’emergere di un’accusa di abusi sessuali (v. Adista online, 11/2/21). Hnilica fu anche al centro di vari movimenti controversi (come l'Opus Angelorum, v. Adista Notizie n. 90/2010 e l’Armata bianca di p. Andrea D’Ascanio), e il suo nome compare spesso legato ad apparizioni mariane di dubbia natura: nel pieno della guerra bosniaca, con il calare dei proventi del santuario di Medjugorje, tentò di creare una realtà analoga negli Stati Uniti, in Colorado, sponsorizzando le visioni della veggente Theresa Lopez e organizzando con lei dei tour che inizialmente fruttarono 50 milioni di dollari all'anno. Durò poco: nel 1994 l'arcivescovo di Denver James Stafford dichiarò le visioni non sovrannaturali.

Torniamo alla Comunità.

Dopo il crollo dei regimi comunisti, all’inizio degli anni ‘90, Hnilica “rifonda” la Pro Deo et Fratribus sulle ceneri dell’Opera dello Spirito Santo (OSS), una comunità fondata nel 1972 dal prete austriaco, all’epoca 52enne, Josef Seidnitzer – personaggio tragico e complesso, condannato al carcere tre volte tra gli anni ‘50 e ‘60 dai tribunali austriaci per abusi sessuali seriali su ragazzi adolescenti – e dal suo “pupillo”, il 23enne Gebhard Paul Maria Sigl, suo braccio destro fino alla morte (Seidnitzer muore nel 1993) nonostante fosse al corrente del suo passato. Quando l’Opera dello Spirito Santo fu dissolta nel 1990 per gravi problemi (v. più avanti), Hnilica raduna attorno a sé i 21 “sopravvissuti” offrendo loro la prospettiva di una nuova vita comunitaria a Roma: la “nuova” Famiglia di Maria.



Le radici della Famiglia di Maria: Josef Seidnitzer e l’Opera dello Spirito Santo

Torniamo al 1972. L'Opera dello Spirito Santo di Seidnitzer e Sigl rientra tra i movimenti mariani, nati all’interno della spinta postconciliare di matrice carismatica orientati al rinnovamento della Chiesa. Alla guida e al centro di questo microcosmo, tendenzialmente innovativo, la personalità complessa di Seidnitzer e un sistema comunitario fondato sulla tirannia psicologica.

Alcuni testimoni con i quali abbiamo parlato lo descrivono come un narcisista che interpretava la storia in funzione di se stesso, e che si considerava il papa dei nuovi tempi, il «nuovo Pietro» che avrebbe edificato una Chiesa rinnovata, circondato dai suoi “apostoli” (a ognuno dei membri veniva attribuito infatti il nome di un apostolo: Gebhard Sigl, da lui designato come il suo successore, si sarebbe chiamato “Paul”, Paolo, nuovo apostolo delle genti). Questa dimensione assunse toni deliranti: a Natale del 1974, racconta una nostra fonte, Seidnitzer profetizzò che con l'apertura dell'anno santo avrebbe dovuto realizzarsi l'atteso intervento divino nella storia, e che papa Paolo VI avrebbe dovuto dimettersi per lasciare il suo posto a lui, il Pietro della nuova Chiesa. Parrebbe un megalomane millantatore, insomma, che affermava di essere depositario di rivelazioni divine personali, di avere dolorose stimmate invisibili, che manipolava i giovani, cercando di convincerli di avere una vocazione con una pressione morale e spirituale, esercitata grazie a un impressionante «potere di incantamento», con il quale li esortava a «incarnare il sogno di una Chiesa nuova, del quale dovevano sentirsi responsabili»; un uomo capace di impedire a uno dei membri della comunità di allontanarsi per visitare un genitore morente, affermando con sicurezza, presto smentito, di sapere che Dio non l'avrebbe fatto morire; di impedire a un altro di adempiere agli obblighi militari, causando il suo arresto alla frontiera; di scrivere a una madre che “Dio gli aveva rivelato” che il figlio era destinato al sacerdozio; un "imbroglione" - così è stato definito - che simulava estasi mistiche con una «sapiente recitazione». Un mistificatore apocalittico, che faceva dell’“imminente” intervento divino nella storia l’elemento che teneva insieme la comunità bloccandola in un perenne crescendo di aspettative, soggiogandone e intrappolandone i membri. Membri che erano uomini e donne sinceramente desiderosi di votare la propria vita a Dio, ma che venivano privati di ogni tratto personale, del tutto omologati e resi incapaci di aprire gli occhi, cristallizzati in una sorta di “limbo” fisso, immutabile e disincarnato rispetto alla vita reale. E poi, non dimentichiamolo, Seidnitzer negli anni '50 aveva trascorso in totale quasi tre anni in carcere per abusi sessuali su numerosi ragazzi, che ubriacava per poi stuprarli. Il che non gli aveva impedito, in seguito, di continuare la sua attività pastorale in Francia, coperto dal sistema di omertà della Chiesa.



La fine rovinosa dell’Opera dello Spirito Santo

Nel 1972 la neonata Opera si insediò a Castelgandolfo, nella diocesi di Albano (Roma), inizialmente come comunità priva di inquadramento canonico. Fu nel 1977 che il card. Gabriel-Marie Garrone, a quel tempo prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, inviò una visita, affidata a mons. Andrea Pangrazio, visitatore dei seminari italiani, in seguito alla quale concesse l'approvazione ad experimentum dell'Opera. Garrone conosceva Seidnitzer dal 1961, quando era vescovo a Tolosa, perché lo aveva accolto in diocesi, trasferito dall’Austria, e gli aveva affidato un lavoro in parrocchia. La luna di miele durò poco, perché nel 1978 il prelato, probabilmente informato del passato criminale di Seidnitzer, ritirò improvvisamente la concessione, invitando quest'ultimo a «ritirarsi per un tempo di riflessione e preghiera, lontano da Roma, se possibile fuori dall'Italia» (lettera 8 febbraio 1978); il vescovo di Albano, mons. Gaetano Bonicelli, a sua volta, espulse la comunità dalla diocesi con l’ingiunzione di scioglierla. Seidnitzer, ci racconta il nostro testimone, si sarebbe piegato all'ordine dell'istituzione, ma Sigl provò a resistere.

L’anno successivo Seidnitzer, Gebhard Paul Maria Sigl e la comunità tornano in Austria, a Innsbruck, dove Seidnitzer, invece di disperdere i suoi sodali come gli era stato imposto, dà vita allo “Studienheim International Villa Salvatoris”, la nuova sede della comunità che appariva come una sorta di seminario parallelo di dubbia ortodossia; il vescovo di Graz-Seckau (la sua diocesi di origine), Johann Weber, lo rimuove dal servizio sacerdotale per disobbedienza (19/11/1979). Anche il vescovo di Innsbruck Reinhold Stecher si esprime più volte contro la comunità e nell'autunno 1985, sulla scorta di un documento della Congregazione per l’Educazione cattolica firmato dal prefetto card. William Baum (15/7/1985), dichiara che tale “seminario parallelo” non ha legittimazione alcuna: «Non è nient’altro che l’invenzione privata di una singola persona – si legge nel documento vaticano – che si è arrogato purtroppo il diritto di imboccare una strada di propria scelta, e che fino a oggi ha ignorato la disciplina più elementare delle norme ecclesiastiche e continua a ignorarle». «È escluso – avverte a commento il vescovo Stecher nella sua lettera – che i membri di questo “seminario” possano mai essere autorizzati a una consacrazione ecclesiastica», e afferma che lì vengono svolte attività pastorali «sotto il pretesto che si tratti di una realtà cattolica e fedele alla Chiesa». Un nuovo avvertimento arriva nel 1988. Seidnitzer si ritira completamente e definitivamente dalla comunità nel 1990, morendo tre anni dopo. Ma c’è chi ne continua l’opera.



Sigl e le prime ordinazioni controverse nella Famiglia di Maria

È in questa fase, alla fine del 1989, che si inserisce nella storia mons. Hnilica, tramite uno dei membri, p. Rolf Philipp Schönenberger, che lo porta a Innsbruck: «Ho incontrato questo gruppo di giovani guidati da p. Josef Seidnitzer e Paul Maria Sigl», ricorderà in seguito il vescovo, apprezzandone la forte devozione mariana e proponendo tornare a Roma in cerca di futuro; «io sono un vescovo senza una comunità, e voi siete una comunità senza vescovo», dirà loro. Una nuova comunità in effetti, ci spiega un testimone, era utile tanto a Hnilica quanto a Paul Maria Sigl: per il primo significava poter contare sul radicamento di una comunità in Italia, della quale essere il mentore; per Sigl, disporre di un luogo istituzionalmente riconosciuto dalla Chiesa in cui poter crescere nel potere personale, “ripulendo” la nuova comunità dalla scomoda eredità di Seidnitzer. Molti, constatate le premesse, abbandonano, sfiduciati e scettici sul nuovo corso, come lo svizzero Marian Eleganti, oggi vescovo emerito di Coira, in Svizzera, che era entrato nell’OSS nel 1978.

Ottenuta una prima approvazione della comunità nell'estate del 1992, dal vescovo della diocesi slovacca di Roznava mons. Eduard Kojnok, Hnilica ordina in fretta e furia a Fatima, l’8 dicembre di quell’anno, cinque dei membri che, provenendo dall’OSS (il cui seminario aveva ricevuto dalla Chiesa il divieto di ordinare preti), erano privi dei requisiti formativi per accedere al presbiterato: oltre allo stesso Sigl, Luciano Alimandi (oggi officiale in Segreteria di Stato vaticano), Aleandro Cervellini, Rolf Schönemberger, Johannes Stoop. Hnilica d’altronde, nel prendere questa scorciatoia, poteva contare su amicizie nella Curia romana. Scorciatoia che, peraltro, contraddice il Codice di Diritto Canonico, che al can. 250 impone un ciclo di studi di sei anni, prima dell’ordinazione presbiterale. Qui, il tempo intercorso tra lo sbandamento dell’OSS e l’ordinazione è di due anni a dire tanto. Ma Hnilica garantisce per tutti, senza apparentemente rendersi conto della grave eredità che quegli uomini si portavano dietro, senza esercitare alcun discernimento che potesse “raddrizzare” una costruzione nata già storta, e contribuendo, dunque, al perpetuarsi di un contesto nutrito da una narrazione già fortemente deviata.



Gebhard “Paul Maria” Sigl prende le redini

Uscito di scena Seidnitzer, è dunque Paul Maria Sigl, il suo “pupillo”, a prendere in mano le redini della “nuova “Pro Deo et fratribus - Famiglia di Maria”, dandole decisamente un'identità improntata ai culti mariani e alle apparizioni. Sigl, raccontano i nostri testimoni, è un uomo affabile, affascinante, magnetico, che ama la pittura e la musica. Ma la storia della “nuova” Famiglia di Maria sembra ricalcare il passato: Sigl, affermano, è assetato di potere, riesce persino a far credere ai suoi seguaci di essere un figlio spirituale di Padre Pio, i cui guanti afferma di indossare, imponendo le mani. Pretende di avere il carisma della lettura nel cuore delle persone, grazie al quale avrebbe indicato a ognuna la propria vocazione e il proprio santo protettore. Nel 1995 il Pontificio Consiglio per i Laici eleva la Famiglia di Maria ad associazione di diritto pontificio, gli statuti vengono approvati definitivamente nel 2004. Nel 2008 Sigl ottiene dal Vaticano l'approvazione del ramo presbiterale della comunità, l’“Opera di Gesù Sommo sacerdote”, fondata il giorno della sua ordinazione del 1992, e ora riconosciuta dal Dicastero per il Clero come “associazione pubblica presbiterale con facoltà di incardinare i preti”.

Il “nuovo apostolo Paolo” imprime sulla sua “creatura” il sigillo del suo potere assoluto: divide rigidamente ramo maschile e femminile, emargina chi esprime una voce dissenziente - sono sempre i testimoni a parlare - svaluta la personalità dei membri (soprattutto delle donne consacrate, votate alla “santificazione dei preti”), instilla un concetto di obbedienza assoluta e sensi di colpa, viola la libertà individuale, in primo luogo psicologica, in cambio dell’offerta di una vita agiata, grazie alle grandi quantità di denaro che confluiscono nelle casse della comunità; sovrappone i ruoli di presidente e direttore spirituale, sommando in sé due dimensioni che vanno in corto circuito, quella spirituale e quella di superiore gerarchico, confondendo così foro interno ed esterno, coscienza e autorità: la radice di ogni abuso di potere. La vita spirituale viene incentrata per lo più sul culto delle visioni private della veggente olandese Ida Peerdeman, di cui Sigl era amico (le cosiddette apparizioni di Amsterdam, dove la comunità gestisce un santuario), che riguardano “Nostra Signora di tutti i popoli”, una Maria che chiederebbe per sé il dogma di Corredentrice. Tanto le visioni quanto il titolo di “corredentrice” sono state condannate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ma p. Sigl ha continuato a diffonderne il culto, a promuovere e animarne i pellegrinaggi, a scrivere libri sul tema.

Tuttavia, a quanto sembra, non sarebbero tanto queste deviazioni dottrinali a preoccupare il Vaticano, quanto piuttosto le derive settarie, quello che una nostra fonte definisce «soggiogamento mentale, potere assoluto sul singolo individuo, “creazione” di persone tutte uguali, cloni l’una dell’altra, senza una opinione personale»; il fatto che venga impedita una formazione intellettuale seria e un confronto con la vita reale; la costruzione, in definitiva, di una narrazione spirituale che si pretende divina ma che si innesta a sua volta su una precedente narrazione gravemente deviante. Lo dimostra anche, sul versante femminile, la storia della “superiora” delle consacrate, “madre Agnès”, al secolo Franziska Kerschbaumer, feticcio plasmato da Sigl come detentrice di un carisma ancora nascosto. Anche qui, un'attesa messianica funzionale alla conservazione del potere.



Le amicizie importanti, i ruoli in Vaticano

La Famiglia di Maria, presente in Italia con due comunità, a Civitella del Tronto (Teramo) e ad Ariccia (Roma), ha sempre potuto contare – grazie anche a mons. Hnilica – su amicizie importanti, sia in Vaticano, sia tra i vescovi diocesani. Fa parte della comunità, come detto sopra, mons. Luciano Alimandi, già segretario di mons. Hnilica (dal quale, lo ricordiamo, fu ordinato a Fatima nel 1992), in seguito segretario del prefetto della Congregazione per il Clero card. Dario Castrillón Hoyos a cavallo degli anni 2000, e dal 2009 officiale della Segreteria di Stato vaticano, sezione Rapporti con gli Stati. Ne è un membro anche lo slovacco p. Martin Barta, dal 2011 assistente ecclesiastico internazionale della fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, presieduta dal 2011 dal card. Mauro Piacenza, già prefetto della Congregazione per il clero e dal 2013 penitenziere maggiore del Tribunale della Penitenzieria apostolica (il tribunale supremo vaticano). Anche l’assistente ecclesiastico della sezione italiana della Fondazione, il colombiano p. Martino Serrano, appartiene all’Opera di Gesù Sommo Sacerdote. Il card. Piacenza è molto vicino alla comunità: oltre ad avere celebrato l’ordinazione sacerdotale di alcuni membri, il suo segretario alla Penitenzieria è lo slovacco p. Lubomir Welnitz, membro dell'Opera di Gesù Sommo Sacerdote e dal 2020 anche cerimoniere pontificio.

Il futuro della comunità

Il commissariamento pro tempore della Famiglia di Maria prelude a una decisione vaticana sul destino della comunità; nel suo futuro potrebbe esserci la dissoluzione o una riforma, ma secondo il vescovo di Amsterdam mons. Jan Hendriks, intervistato dal quotidiano olandese Nederlands Dagblad (17/1), l’ipotesi più probabile è che si proceda a una sorta di ricambio ai vertici; l’attuale responsabile straordinario mons. Libanori avrebbe informato Hendriks che, per quanto riguarda la comunità di Amsterdam, «c'è la possibilità che venga ampliata con qualche persona». Una misura soft, per concedere alle persone che fanno parte della comunità tutto il tempo necessario per acquisire consapevolezza ed elaborare il “lutto” arrecato dallo svelamento del reale stato di cose, passato e presente. Vari tentativi da noi fatti per contattare telefonicamente e via mail la comunità per parlare con p. Sigl sono andati a vuoto.

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Famiglia di Maria: una nuova testimonianza di abusi di coscienza e psicologici
ludovica eugenio 25/02/2024, 20:07
ROMA-ADISTA. Pare incontrare difficoltà il tentativo di procedere a una profonda riforma dell’associazione di fedeli Famiglia di Maria - Pro Deo et Fratribus e del suo ramo sacerdotale, l’Istituto Opera di Gesù Sommo Sacerdote (OJSS), comunità dalla storia complicata e controversa, da quasi due anni commissariata con decreto vaticano e affidata al governo del vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori e, per la parte femminile, alla religiosa suor Katarina Kristofova,

per presunti abusi psicologici e spirituali da parte del co-fondatore e già superiore p. Gebhard “Paul Maria” Sigl. Secondo quanto si legge in una dichiarazione del 17 febbraio, diffusa sul sito internet della Famiglia di Maria, il tentativo avviato nel settembre dello scorso anno di “far ripartire” con una nuova formazione spirituale le “novizie” (termine un realtà improprio, dal momento che non si tratta di religiose, ma di laiche consacrate) presso le catacombe di Priscilla a Roma è finito male, probabilmente per una scarsa adesione delle candidate al nuovo progetto formativo. Il “noviziato” pertanto verrà chiuso.

Nel maggio dello scorso anno, un comunicato sulla stessa pagina del sito aveva spiegato il senso delle riforme, tendenti «a favorire nei Membri dell’Istituto una matura autonomia del giudizio e il consolidamento della spiritualità, da fondare maggiormente sulla sana tradizione e sul magistero sicuro della Chiesa», che motivavano «un processo di revisione dei percorsi formativi garantendo anzitutto la netta distinzione tra la funzione di governo e l’accompagnamento spirituale». Ma evidentemente le cose non sono andate nel verso sperato.



I tempi lunghissimi del processo a Gebhard Sigl

Nel frattempo, occorre sottolineare che a quasi due anni dall’inizio, non si ha alcuna notizia dell’inchiesta in corso presso il Dicastero del clero su Gebhard Sigl, deposto dalle sue funzioni e con il divieto di contattare i suoi membri, per «presunti abusi spirituali, manipolazioni e un sistema di potere messo in atto dal fondatore», di fronte ai quali ora si attende un «cammino di purificazione» che comporta «anche un confronto sincero con quanti, dentro e fuori entrambi gli Istituti», ne sarebbero stati «vittime». Si tratta di tempi inspiegabilmente lunghissimi, che lasciano le persone all’interno della comunità nell’incertezza e nell’ignoranza totale e nell’incapacità di pensare a un futuro.

Di diversi ex membri e testimoni stiamo raccontando il vissuto in una lunga inchiesta (v. Adista Notizie nn. 44/22; 3, 6, 19, 25/23; Adista online 7/2/23; 21/4/23; Adista Segni Nuovi 43/23), da cui emergono dinamiche che si ripetono e vissuti sovrapponibili: una prima accoglienza calorosa, una spiritualità e una vita comunitaria coinvolgenti, una sempre più incondizionata fiducia nel superiore, voce unica della volontà di Dio, che si fa obbedienza cieca, docilità assoluta e impegno a spingersi oltre i propri limiti, fino a essere condotti a cancellare e dimenticare tutto di sé, lentamente, senza rendersene conto: aspirazioni, bisogni, affetti, libertà personale, fino a quando corpo e psiche sono schiacciati oppure si rivoltano.



La storia di Peter

Le storie personali sono tutte differenti ma sono accomunate da dinamiche che si ripetono e vissuti sovrapponibili: una prima accoglienza calorosa, una spiritualità e una vita comunitaria coinvolgenti, una sempre più incondizionata fiducia nel superiore, voce unica della volontà di Dio, che si fa obbedienza cieca, docilità assoluta e impegno a spingersi oltre i propri limiti, fino a cancellare e dimenticare tutto di sé, lentamente, senza rendersene conto: aspirazioni, bisogni, affetti, libertà personale, fino a quando corpo e psiche sono schiacciati oppure si rivoltano.

Ma c’è anche chi vuole mantenere un’indipendenza di giudizio, uno spirito critico, e non è disposto ad annullare tutte le distanze rispetto a quello che appare come un abuso di potere sull’individualità dell’altro. E in quel caso, come nella storia che presentiamo oggi, è il superiore a non accettare la mancanza di asservimento del membro in questione, che è visto come un pericolo per l’ecosistema che ha creato. E dunque fa terra bruciata, in comunità, intorno a lui, mettendogli contro i confratelli e le consorelle, spargendo voci, facendolo sentire isolato, controllato, spiato e rendendogli la vita impossibile. Finché l’altro, esausto, non decide che è troppo e si allontana dalla comunità.

Il nostro testimone si chiama Peter Gehring, viene dalla Germania ed è stato nella comunità tra il 1992 e il 1997, negli anni, dunque, che hanno visto l’ascesa e il consolidamento del potere di p. Gebhard Sigl, determinando il corso e lo stile di vista della comunità fino a oggi. Era il momento in cui il vescovo slovacco Pavel Hnilica (che aveva dato vita alla Famiglia di Maria nel 1968 per aiutare le Chiese dell’Est Europa) rifonda la comunità sulle ceneri dell’Opus Sancti Spiriti (OSS), comunità austriaca guidata dal prete pedofilo Joseph Seidnitzer, pluricondannato e deceduto nel 1990, di cui Gebhard Sigl era il pupillo, e spostandola dall’Austria in Italia. Una nuova comunità in effetti, ci ha spiegato un testimone, era utile tanto a Hnilica quanto a Gebhard Sigl: per il primo significava poter contare sul radicamento di una comunità in Italia, della quale essere il mentore; per Sigl, disporre di un luogo istituzionalmente riconosciuto dalla Chiesa in cui poter crescere nel potere personale, “ripulendo” la nuova comunità dalla scomoda eredità di Seidnitzer, e dandole un'identità improntata ai culti mariani e alle apparizioni private. Ma molti sono i membri che non condividono il "nuovo" corso e che abbandonano il progetto che appare pervaso da derive, tra cui l’attuale vescovo ausiliare emerito di Coira mons. Marian Eleganti, e molti sono i problemi con l’autorità ecclesiastica. Hnilica, infatti, cerca di ottenere dalla Curia un riconoscimento della comunità, che viene negato

(otterrà un primo riconoscimento diocesano nell'estate del 1992 dal vescovo della diocesi slovacca di Roznava mons. Eduard Kojnok), così come viene imposta una serie di condizioni ai candidati al sacerdozio della comunità; condizioni che vengono ignorate da Hnilica che, forte delle sue amicizie in Vaticano, in particolare con papa Giovanni Paolo II, procede comunque all'ordinazione dei primi cinque preti della comunità, l'8 dicembre 1992, tra i quali lo stesso Sigl. In quella fase Gebhard Sigl, l'anello di congiunzione più rilevante con la “vecchia” comunità di Seidnitzer, era stato temporaneamente allontanato dalla comunità, nell'Est Europa, con il divieto di contattare la comunità. Vi tornerà successivamente da prete, riprendendo il suo ruolo.

È proprio in quella fase che Gehring entra nella comunità. Qui racconta la sua esperienza, nella prima di due testimonianze.



Come e quando è entrato nella Famiglia di Maria?
Dopo la maturità avevo iniziato a studiare ingegneria meccanica all'università, quando ho sentito la chiamata di Dio al sacerdozio. Non volevo diventare un sacerdote diocesano e percorrere questo cammino da solo, ma insieme ad altri, all’interno di una comunità. Per questo ero alla ricerca di una comunità in cui la mia vocazione al sacerdozio potesse realizzarsi. Nel 1991 avevo conosciuto alcuni fratelli e sorelle della Famiglia di Maria durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Czestochowa, e mi avevano fatto una buona impressione. Così, nell'estate del 1992, ho visitato la comunità in Italia e ho vissuto lì per alcune settimane per conoscerli meglio. Mi sono sentito molto a mio agio e la spiritualità mi si addiceva. I fratelli e le sorelle mi dissero che mi sarei trovato bene e i responsabili che potevo venire e iniziare i miei studi con l'anno accademico 1992/93. Così ho interrotto i miei studi precedenti e sono andato in Italia. Dopo sei mesi, nella primavera del 1993, su richiesta dei responsabili, mi sono unito definitivamente alla comunità. Ho affidato la mia vocazione sacerdotale al vescovo Hnilica che era responsabile della comunità. Era la fase iniziale della comunità e Gebhard Sigl era stato isolato dalla comunità e non doveva avere alcun contatto con i fratelli e le sorelle. Non lo conoscevo, lo incontrai per la prima volta nell'estate del 1993 durante un ritiro in Slovacchia, solo pochi mesi dopo il mio ingresso. Da quel momento in poi, il vescovo gli diede sempre maggiori responsabilità sulla comunità, mettendomelo di fronte come superiore. Il santo che Gebhard mi assegnò come modello e di cui avrei portato il nome era Sant'Antonio Maria Claret. Per questo nella comunità ero chiamato "fratel Peter Antonius".

Com'era la vita in comunità?
Vivevo con gli altri studenti a Villa Adriana (Tivoli) e ogni mattina andavamo a Roma in macchina per frequentare l'università al Laterano. Il pomeriggio facevamo lezione in casa. Ci dividevamo i lavori da fare. C'erano orari stabiliti di preghiera, organizzati alternativamente da un fratello o una sorella, durante i quali si recitava ogni giorno il rosario. Più tardi, quando ci furono anche i sacerdoti (dopo l’ordinazione clandestina a Fatima di 5 membri, tra cui lo stesso Sigl, ndr) fu aggiunta la Messa quotidiana.
Gebhard sosteneva di essere un grande profeta che aveva ricevuto un'illuminazione speciale da Dio. Visitava regolarmente le singole case, teneva conferenze, conduceva dibattiti e influenzava la vita della comunità e la vita personale dei singoli. Mi chiese di abbandonare ogni sicurezza finanziaria e di affidarmi solo a Dio. Non dovevo più avere risparmi, secondo il modello della Chiesa primitiva. Ho contribuito alla comunità con tutte le mie capacità e i miei beni e ho fatto ciò che mi veniva chiesto di fare 24 ore su 24, sette giorni su sette. Ho messo a disposizione della comunità la mia auto e ho pagato la benzina con i miei soldi. Avevo portato in comunità la mia costosa bicicletta e l'ho messa a disposizione, con il risultato che mi è stata rubata da qualcuno all’interno.

La vita nella comunità era molto povera e modesta. Ho dato una mano finché i miei risparmi non si sono esauriti. La mia vita personale era estremamente limitata: non si aveva una vera privacy e per molto tempo ho dovuto condividere la stanza con un altro fratello. La sfera privata non era rispettata. In mia assenza, i miei effetti personali venivano costantemente rovistati e messi sottosopra. Tutte le situazioni avverse dovevano essere accettate come se fossero un dono di Dio.
Gebhard aveva standard diversi. Mentre i fratelli e le sorelle dovevano condurre una vita semplice e povera, lui si crogiolava nel lusso. Ha addossato agli altri pesi che lui si guardava dal portare. Si lasciava servire e corteggiare. Gli piaceva essere sempre al centro dell'attenzione, essere adorato e ammirato da tutti. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, ha preso sempre più il controllo della vita dei fratelli e delle sorelle. Si comportava come un sovrano. Attraverso i superiori della casa, interferiva nelle aree più profonde della persona e ne determinava completamente la vita intera. Per esempio, avevo una statuetta di Maria Rosa Mistica alla quale ero profondamente legato. Ho dovuto darla via perché lì si preferiva Nostra Signora di Fatima. Questa perdita mi addolora ancora oggi.
Gebhard arrivò persino a interferire con ciò che era permesso fare durante le vacanze a casa. Per esempio, avevo già organizzato e pagato, con l’aiuto di una persona, un pellegrinaggio a Fatima: lui mise i bastoni tra le ruote e mi impedì di farlo.
In comunità si veniva costantemente monitorati dagli altri, i quali ti rimproveravano o riferivano a Gebhard nel caso in cui non ci si attenesse strettamente alle sue indicazioni.
Tutto ruotava intorno a lui. La sua parola era pari alla parola di Dio. Si vantava di essere illuminato da Dio e giustificava tutte le sue decisioni con le sue "ispirazioni divine", "luce di Dio" che lui aveva ricevuto. Amava impressionare i suoi ascoltatori e sapeva molte cose che non si potevano sapere naturalmente. Questa conoscenza era, per così dire, la "prova" del suo carisma speciale. Sono state anche installate segretamente telecamere e microfoni per controllare e ascoltare ogni parola. Inoltre, c'erano informatori tra i fratelli e le sorelle che, per suo conto, mi ascoltavano e mi interrogavano in modo innocuo e gli riferivano tutto.
A Civitella del Tronto (altra sede della Famiglia di Maria in Italia, ndr), la comunità ricevette una casa in cui molto tempo prima erano vissute delle suore e che aveva bisogno di essere ristrutturata. Gebhard decise che i candidati che volevano entrare in comunità dovevano fare due anni di formazione e aiutare nella ristrutturazione. Anche gli studenti dovevano interrompere gli studi e fare due anni di servizio sul cantiere, per poi continuare gli studi. In quel momento avevo già studiato 3 anni (2 anni di filosofia e 1 anno di teologia) e mi mancavano ancora 2 anni per completare il percorso.
Retrospettivamente, posso dire che l’obiettivo di Gebhard durante questo periodo di formazione era di orientare tutti verso di sé e i suoi obiettivi. Voleva conoscere meglio ogni individuo e verificare chi gli era devoto. Chi non era abbastanza devoto veniva allontanato.
Ha fatto pressioni affinché lo scegliessimo come guida spirituale, sostenendo che non ci sarebbe stato nessuno più idoneo di lui, colui che è stato "illuminato dalla luce divina". Ha affermato di essere uno strumento scelto da Dio, con l'importante compito di svolgere un ruolo cruciale insieme alla comunità in quel periodo. Attraverso varie forme manipolative, incluso il tono dei suoi discorsi, ha cercato di instillare la fiducia cieca in lui e nella sua "luce", richiedendo un'obbedienza incondizionata.
In sintonia con ciò, la veggente Theresa Lopez di Denver, Colorado, che era una sorella nella comunità (invitata da Hnilica, le sue visioni sono state giudicate non sovrannaturali dal vescovo di Denver mons. Stafford nel 1994, ndr), ha trasmesso un messaggio della Madonna ai fratelli e alle sorelle della comunità, nel quale Maria invitava ad accettare Gebhard come il suo strumento scelto affinché il suo piano potesse realizzarsi. Si trattava di una manipolazione raffinata, di un lavaggio del cervello di alta qualità.
Successivamente, Gebhard ha esortato tutti a prestare più attenzione a lui che alla propria coscienza. Ha addirittura fatto di questa obbedienza a lui un criterio per ammettere i candidati nella comunità. Non ho seguito questa direzione perché, interiormente, ho avvertito che non era giusto. Mi sono richiamato alle parole di Sant'Agostino, che considerava la coscienza come la massima autorità attraverso la quale si esprime la voce di Dio.

Poco è rimasto del mondo perfetto che mi era stato presentato all'inizio. Ha cominciato a emergere una struttura simile a una setta, con Gebhard al centro come il guru e tutti che lo accettavano come loro signore e maestro.

C’era una gerarchia in comunità?

C'era una chiara struttura gerarchica. Il superiore della casa era, per così dire, il braccio teso di Gebhard! Era in stretto contatto con lui, gli riferiva e riceveva le sue istruzioni. Attraverso di lui, Gebhard governava l'intera casa.
Lo stesso accadeva con le consacrate: egli governava su tutte loro attraverso la “superiora”, Agnese, che era estremamente sottomessa a lui. La scelta della “superiora” da parte delle sorelle è stata una farsa. Gebhard aveva annunciato che era nominata da Dio, e quindi l'elezione non fece altro che confermare la decisione di Gebhard. Era l'unica candidata e veniva "eletta" anno dopo anno.



Che impatto ha avuto la comunità sulla sua vita? Come ha lasciato la comunità?
Alla fine di questi due anni di formazione avevo ottenuto il massimo dei voti. Volevo quindi continuare i miei studi teologici a Roma, come era stato programmato. Ma questo non è successo perché Gebhard mi ha detto, verso la fine del secondo anno di formazione, che avrei dovuto lasciare la comunità. Non mi ha dato una ragione specifica, ha solo detto che avrei potuto realizzarmi meglio fuori dalla comunità! Non sapevo dove andare e non volevo lasciare la comunità, ma non avevo scelta: mi è stato detto che non avrei potuto continuare gli studi e che la mia stanza non era più disponibile!
Mi sono ritrovato con nulla. Avevo investito i miei risparmi nella comunità (anche su richiesta di Gebhard, che mi chiedeva di liberarmi da ogni sicurezza materiale!), con l'intenzione di rimanervi per il resto della mia vita. Per tutti quegli anni, ho fatto ciò che mi era stato ordinato e ho dedicato le mie abilità e la mia forza lavoro alla comunità. Tutto ciò non aveva più valore! Gebhard ha sfruttato tutte le mie abilità per la sua opera e i suoi progetti, e ora liquidava il tutto dicendo che lo avevo fatto per Dio. Sono stato scaricato da lui e non c'è stato alcun aiuto per un nuovo inizio.
Anche tutto il sostegno che i miei genitori avevano offerto alla comunità a causa mia è svanito. Sono stati ingannati in modo ingiusto. Gebhard si è presentato loro come un profeta di Dio, che riceveva messaggi divini, affermando che il loro figlio con lui sarebbe diventato un buon prete. Di conseguenza, hanno sostenuto la comunità con generose donazioni di denaro e beni materiali.

Per tutti quegli anni, Gebhard mi ha lasciato credere di essere un membro a pieno titolo della comunità, destinato a diventare sacerdote lì e a rimanervi per sempre. E improvvisamente tutto è cambiato. Per anni, era sembrato essere volontà di Dio che io fossi nella comunità, e improvvisamente Dio aveva cambiato idea? Ero completamente traumatizzato, incapace di pensare con lucidità, e sono sprofondato in un profondo abisso.

La sua tattica per liberarsi dei fratelli o delle sorelle che non gli servivano più, dopo averli sfruttati e quando non c'era più nulla da ottenere, era la seguente: casualmente, a tavola, in piccoli gruppi, affermava che il Signore gli aveva mostrato che quel fratello o quella sorella avrebbe lasciato la comunità. Questa era una profezia che si autoavverava, poiché quest'informazione si diffondeva tra i fratelli e le sorelle, finendo per diventare di dominio pubblico, tranne che per la persona interessata. Avevo assistito a questo già diverse volte con altri e, alla fine, l'ha fatto anche con me. Funzionava così: entri in una stanza dove si trovano diversi fratelli e sorelle, i bisbiglii si interrompono e c’è un silenzio imbarazzato. Ognuno va improvvisamente per la sua strada, e si crea un'atmosfera strana. Sospetti di essere tu l'argomento di conversazione...
Da quel momento in poi, diventi un confratello di seconda classe. Vieni trattato come un traditore, da trattare con sospetto e diffidenza. Alcune informazioni non ti vengono più fornite. L'atmosfera è avvelenata, poiché i fratelli e le sorelle sono stati istigati. Inizia il conto alla rovescia, ed è solo questione di tempo prima di decidere quanto a lungo si può sopportare questa situazione dolorosa. Non ha senso combattere contro: prolungherebbe solo il percorso di sofferenza. In sostanza, in questa comunità sei un confratello solo per grazia di Gebhard. Se finisci in disgrazia, è tutto finito.
In questo contesto, Gebhard ha causato un notevole turnover, poiché in quei cinque anni ho visto molte persone arrivare e andarsene. È incredibile quanto dolore umano quest'uomo abbia arrecato!
Non sapevo come andare avanti. Per prendere un po' di distanza e riflettere, sono andato per circa 2 mesi in Russia, in una sede di missione, durante l'estate. Per quel periodo ho affidato la mia auto a un confratello vietandone espressamente l’utilizzo. Quando sono tornato aveva 5.000 km in più sul contachilometri e gli pneumatici erano completamente consumati. Il confratello responsabile mi ha spiegato che aveva agito solo in obbedienza. Gebhard ha tratto il massimo beneficio da me e mi ha sfruttato in ogni modo fino all'ultimo come un'oca di Natale.

Nell'autunno del 1997 lasciai la comunità e tornai in Germania.

Volevo terminare gli studi, ma in Germania non mi veniva riconosciuto quasi nulla e praticamente dovevo ricominciare gli studi da capo. I cinque anni in comunità erano stati vani, perché ora ero di nuovo al punto di partenza, ma stavo ancora peggio di prima. Non ho mai ricevuto la lettera di referenze promessa, nonostante l'abbia chiesta più volte!
Essendo completamente senza soldi, cercavo di finanziare i miei studi con lavori occasionali. In quel periodo mi sentivo molto male. Ero completamente distrutto dentro. La comunità era diventata il centro della mia vita e mi ci ero saldamente radicato. Ora mi sentivo come un albero che viene abbattuto.
Gebhard proibisce ai membri di avere contatti con coloro che sono stati mandati via. Per me era un grande peso che i fratelli e le sorelle, con molti dei quali andavo d’accordo, non potessero più avere contatti con me.
Nel 2006 ho chiesto nuovamente alla comunità la lettera di raccomandazione promessa, perché ne avevo molto bisogno e speravo che mi avrebbe aiutato. Mi è stata ancora rifiutata, ma mi è stato promesso un aiuto finanziario, che però non è mai arrivato.
Con il tempo, ho preso le distanze e sono riuscito a guardare le cose con maggiore obiettività. Ho smascherato la vera natura di questo gioco falso. Mi ci sono voluti anni per superarlo almeno in parte. Non ho mai riacquistato la forza che avevo prima. La vita dopo l'abuso non è più la stessa di prima. Mi ha condizionato a tal punto che, dopo gli studi, non ho intrapreso la strada del sacerdozio, ma ho deciso di rimanere un teologo laico. Questa dolorosa esperienza ha avuto un effetto così duraturo su di me che mi sono reso conto di non poter più realizzare l'ideale che avevo di sacerdote! Un pastore deve essere sano e forte per poter portare altre pecore deboli! Ma come può fare questo se lui stesso è malato ed è ridotto a un relitto? Il motivo per cui la mia vocazione di sacerdote per il regno di Dio non si sta realizzando si chiama Gebhard Sigl! So che gli piace essere chiamato "padre Paul". Ho un blocco interiore nel chiamarlo così. Lo vedo come il sicario di Satana per la mia vocazione sacerdotale.



In comunità come si parlava del fondatore pedofilo p. Joseph Seidnitzer?

Il nome di p. Joseph veniva menzionato occasionalmente. Si parlava di lui con l'aura di un santo. Aveva fondato la comunità insieme a Gebhard ed era quindi considerato dai fratelli e dalle sorelle al suo stesso livello. Io non avevo alcun legame con lui, non avendolo mai incontrato. Ma all'inizio del "periodo di formazione" di due anni, ai fratelli veniva affidato il lettorato. In questa occasione, ci era stata consegnata un'immagine incorniciata di don Joseph. Questo dimostra che in segreto occupava un posto molto importante nella comunità.
Qualche anno fa, mi sono imbattuto in internet nell'articolo di Wikipedia su don Joseph. Sono rimasto profondamente scioccato nell'apprendere che era stato condannato per abusi. All'epoca non mi era mai stato detto nulla di tutto ciò, era stato nascosto e taciuto. Mi sono sentito tradito ed ero così arrabbiato che ho buttato via tutto ciò che mi ricordava la comunità.


Quali erano secondo lei gli obiettivi di Gebhard Sigl?
È incredibilmente astuto e scaltro. Credo che volesse prendere diversi piccioni con una fava. Ha avuto l'opportunità di sottrarre denaro alle persone, ed è molto bravo in questo. Le convince a dargli i loro soldi e alcuni lo nominano addirittura erede della loro fortuna.
Inoltre poteva soddisfare il suo narcisismo. Con la comunità ha creato una corte che gli tributa costantemente un ossequio sottomesso. È il guru, illuminato da Dio, e tutti pendono dalle sue labbra e gli sono soggetti. Io gli ho mostrato "solo" il rispetto dovuto: voleva essere il mio signore e maestro, occupando il posto più alto che spetta solo a Dio, e questo posto da me non l'ha ottenuto. Questo affronto è stato così grave per lui che il mio allontanamento non era sufficiente, ha anche ostacolato il mio cammino verso il sacerdozio. Inoltre, con la mia posizione "eretica", prima o poi avrei rovinato il suo piano. Ha soddisfatto la sua sete di notorietà (gli piace stare al centro dell'attenzione e avere un vasto pubblico), ma anche esercitare potere sugli altri in modo tirannico.

Perché Gebhard Sigl era interessato a veggenti e visioni?

Al tempo, il desiderio del vescovo Hnilica era la missione in Russia e il messaggio di Fatima, che riguarda la conversione della Russia. Era avido di sensazionalismo e se c'erano apparizioni da qualche parte, voleva parlare con i veggenti e interrogarli. E così è nato il contatto con Theresa Lopez.

Qui è entrata in gioco l'avidità di Gebhard, che ha riconosciuto il potenziale di tutto ciò per guadagnare denaro. Theresa e Gebhard hanno trovato una simbiosi. Lei è entrata nella comunità e lo ha spesso accompagnato nei suoi tour di conferenze, che ha tenuto in tutto il mondo. Era per lui una sorta di vanto, un'esca con cui poteva attirare le persone a donare.

Gebhard non ha trascurato nessuna opportunità che si presentasse per commercializzarla. È riuscito anche a far entrare in comunità una delle due veggenti di Litmanova (Slovacchia) nella comunità. Poi poteva vantarsi del fatto che la sua comunità ospitasse persino le veggenti di due apparizioni diverse. Se la veggente di Lourdes, santa Bernadette, e quella di Fatima, suor Lucia, erano entrate in convento, qui c'era una comunità con addirittura 2 veggenti. Questo ha stimolato la generosità dei suoi ascoltatori. Lo stesso ha fatto con Ida Peerdeman e le visioni di Amsterdam (non approvate dal Vaticano, ndr) che ha sfruttato e commercializzato per i suoi interessi.

E che uso faceva del denaro?

Era avido di denaro e si dedicava con tutto il suo operato a sfruttare gli altri, ingannandoli con astuzia per ottenerne. È stato così con gli ascoltatori e così con le vocazioni. Con questo modello di business era molto abile.

Per quanto riguarda le finanze della comunità, io non vi avevo alcun accesso. So che Gebhard viveva con uno standard elevato e faceva molti viaggi costosi. La mia impressione è che nuotasse nel denaro: una volta, mentre dalla Slovacchia stavamo andando in Austria in macchina, poco prima di attraversare il confine, Gebhard si fermò e tirò fuori diverse mazzette di denaro, le mise in una grande busta e le nascose nella fodera della giacca. Un’altra volta, nella sua stanza, dove entrai per un colloquio personale, vidi sulla sua scrivania diverse buste contenenti mazzette di denaro.

Lei era in comunità all’epoca dell’ordinazione clandestina, valida ma illecita, dei cinque membri della comunità, tra cui lo stesso Sigl e Luciano Alimandi, segretario di Hnilica, oggi in Segreteria di Stato vaticano. Come è avvenuta?
C'era molta segretezza. Il responsabile della casa di Villa Adriana era August Stoop (don Johannes, anch’egli tra i cinque preti, ndr). Disse che doveva andare via per qualche giorno e che non poteva dire nulla fino al suo ritorno. Poi tornò dal viaggio e annunciò che era stato ordinato sacerdote insieme agli altri a Fatima. Solo una cerchia molto ristretta ne era a conoscenza e aveva giurato di mantenere il segreto. Anche i fratelli e le sorelle che erano lì da molto tempo non furono informati.
Da quel momento in poi abbiamo celebrato ogni giorno la Messa in casa.
 
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view post Posted on 29/2/2024, 10:27
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