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P. Pio. Debiti per 100 mln e clientele all'ospedale del Vaticano, Trattativa Vaticano - Regione Puglia: incassa 200 mln l'anno ma ai preti non bastano. E i tassi di mortalità sono tra i più alti

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view post Posted on 23/10/2023, 11:54

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www.corriere.it/dataroom-milena-ga...8050f2-va.shtml

Corriere della Sera

28 giugno 2023 - 06:54
Padre Pio: debiti e clientele dell’ospedale del Vaticano
di Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza

Dice il Papa nell’Angelus di domenica 11 luglio 2021 dal Policlinico Gemelli, dove è ricoverato: «Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito». Sacrosante parole, ma concentriamoci sulla malagestione: le sue conseguenze ci riguardano tutti come pazienti. Nella quasi totalità dei casi un ospedale meglio è gestito migliori cure può offrire e così i soldi non vengono buttati al vento. E viceversa: il principio dimostrato nel Dataroom dello scorso maggio per gli ospedali pubblici (qui) non può che valere anche per i privati accreditati con il servizio sanitario nazionale. Papa Francesco non fa nomi, ma il più vaticano degli ospedali italiani è la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia), altrimenti conosciuta come l’ospedale di Padre Pio visto che lo fonda proprio il Santo nel 1956. È l’unico insieme al Bambin Gesù a essere controllato direttamente dalla Santa Sede e fa capo a una Fondazione di diritto canonico che, recita il suo statuto, «ha lo scopo principale … di dare ospitalità e assistenza, religiosa e sanitaria, agli ammalati ed ai pellegrini …». Nel 2022 in una masseria a pochi km da San Giovanni Rotondo, monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, il dicastero a capo del patrimonio immobiliare e finanziario del Vaticano comprese le mura dell’ospedale pugliese, ammonisce i gestori dell’Opera di Padre Pio in una riunione riservata: «Occorre cambiare passo, ripristinare la credibilità e l’aspetto reputazionale, cercando la soluzione a questa vicenda che ha prodotto solo frutti amari che la Santa Sede non può permettersi». E qualche mese fa, ancora il Papa, manda un messaggio che suona così: aiutatevi da soli, i buchi di bilancio non saranno coperti con i soldi dei fedeli.

Uno dei più grandi del Sud
È l’ultima chiamata, probabilmente, per l’ospedale di Padre Pio, 756 posti letto, 2.700 dipendenti, tra i più grandi del Sud con 32.500 ricoveri e quasi 923 mila prestazioni di attività ambulatoriale. Accreditato con il servizio sanitario, riceve dalla Regione Puglia circa 200 milioni all’anno per le prestazioni sanitarie convenzionate, su 230 di ricavi complessivi.

Però la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, l’ente vaticano proprietario, non rende pubblici i bilanci. Legittimo, formalmente: è un soggetto sottoposto al Codice di diritto Canonico, come leggiamo nelle carte della Segreteria di Stato della Santa Sede, dotato di personalità giuridica pubblica, canonica e civile

Ma non è stato proprio Papa Francesco nel pieno dello scandalo sulla gestione dei fondi della Segreteria a pretendere «assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato vaticano, soprattutto nel campo economico e finanziario?». L’ospedale di Padre Pio non è tecnicamente un’istituzione vaticana, ma rappresenta l’anima della Chiesa cattolica, è uno storico marchio e insieme anche una delle più grandi aziende controllate dal Papa.

Conti in rosso
La Casa Sollievo della Sofferenza è incapace di uscire dalla terapia intensiva dove da tempo immemore è relegata. La diagnosi è seria: rischio crac. Da documenti riservati che Dataroom può leggere emerge che negli ultimi 18 anni ha chiuso solo 4 volte in attivo. La gestione operativa dell’ospedale, appesantita anche da costi considerati eccessivi per il personale, è in perdita di 673 mila euro nel 2015, -225 mila nel 2016, -4,5 milioni nel 2017, -17,1 milioni nel 2018, -27,5 milioni nel 2019, quest’ultima ripianata solo grazie al contributo di 38 milioni della Regione Puglia. Nel 2022, dopo gli anni del Covid che non fanno testo, il rosso è di 22 milioni. Solo con i fornitori i debiti sono vicino ai 100 milioni quando erano 57 milioni nel 2016. E questo forse è uno dei capitoli più delicati e spinosi.


Qualità delle cure e ricoveri in calo
Dai dati del «Piano nazionale esiti» (Qui), lo strumento con cui l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che fa capo al ministero della Salute testa annualmente la qualità delle cure, emergono chiaramente delle criticità: la mortalità a 30 giorni per ictus è del 18,8% contro una media di riferimento nazionale del 10,84%; per la sostituzione delle valvole cardiache è del 10,7% contro il 2,51%; per il tumore al polmone del 3% contro l’1,02%. I posti letto sono occupati solo al 74%. I 32.500 ricoveri del 2022 sono in calo del 25% rispetto al 2018. E, sempre per lo stesso periodo, l’attività ambulatoriale scende del 19%.


Il piano di rilancio
I numeri delineano un quadro di lento e costante declino. Nessun arcivescovo (la presidenza per statuto spetta al titolare dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, attualmente Franco Moscone), nessun consiglio di amministrazione, nessun manager è stato in grado di aggredire debiti e clientele per rimettere stabilmente in linea di galleggiamento l’ospedale. Ora tocca al nuovo direttore generale e consigliere della Fondazione, Gino Gumirato, manager veneto di grande esperienza sanitaria, nominato dalla Santa Sede a novembre 2022. Il suo piano triennale prevede il ritorno al pareggio dal 2024, riduzione dei posti letto a 585 in tre anni, turnover più efficiente dei malati, sostituzione per lo stretto necessario dei 350 dipendenti che andranno in pensione entro il 2026, in prevalenza medici e infermieri. Ci riuscirà?


L’esempio dell’ospedale di Negrar
Una cosa è certa: gestire con efficienza un ospedale religioso privato accreditato e no profit è possibile. Prendiamo come esempio l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), anche questo fondato da un futuro santo. Siamo nel cuore della Valpolicella, colline foderate di vigneti, terra dell’Amarone e di Giovanni Calabria, sacerdote veronese, morto nel 1954, santo nel 1999, fondatore della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza che accoglie emarginati e sofferenti. «Il malato è, dopo Dio, il nostro vero padrone», si legge all’ingresso del Sacro Cuore, un ospedale in buona parte sovrapponibile a quello di Padre Pio: 549 posti letto, oltre 30 mila ricoveri e 1,5 milioni di prestazioni ambulatoriali nel 2022. Ci lavorano 2.311 persone di cui 307 medici e 1.536 tra infermieri, tecnici e altri. Su 185,6 milioni di euro di ricavi ne riceve dalla Regione Veneto 135,2 (dati 2022, anche se per i residenti offre prestazioni per 138,3 milioni, ma i tre milioni in più sono di fatto regalati perché c’è un tetto al budget oltre il quale la Regione non rimborsa). Almeno negli ultimi 30 anni non è mai stato in perdita, e gli utili vengono reinvestiti nell’attività sanitaria dell’ospedale: 150 milioni di investimenti complessivi dal 2013.


Il manager cresciuto in ospedale
La Congregazione, a cui la struttura fa capo, ha affidato le redini e pieni poteri a un manager cresciuto all’interno della famiglia calabriana: Mario Piccinini, entrato nel 1975 come impiegato, nel 1988 diventa direttore del personale, nel 1991 direttore amministrativo e dal 2015 assume le funzioni di amministratore delegato. Nessuno al Sacro Cuore timbra il cartellino e l’ultimo conflitto sindacale è degli anni Settanta. Nel 2019 nell’ospedale viene installato il primo acceleratore lineare del Sud Europa per un tipo di radioterapia all’avanguardia contro i tumori ed è un punto di riferimento importante per la medicina rigenerativa. Produce radiofarmaci sperimentali, unico ospedale in Italia (Qui i dati sulla qualità delle cure).


Tra i medici più noti ci sono Grazia Pertile, uno dei maggiori chirurghi internazionali per l’oculistica, convinta nel 2003 a rientrare dal Belgio dov’è già una professionista di fama, mettendole a disposizione le più avanzate tecnologie; e poi Claudio Zorzi, primario di Ortopedia e Traumatologia, che con un intervento di medicina rigenerativa ha operato la sciatrice Sofia Goggia al ginocchio rimettendola in piedi per le Olimpiadi ad appena 15 giorni dall’infortunio.
A Negrar sono tutti orgogliosi del loro ospedale che fa dell’efficienza e dei bilanci in utile la normalità. A San Giovanni Rotondo raggiungere efficienza e utili sarebbe un miracolo. Ma i Santi in paradiso (e i bravi manager) possono essere d’aiuto.

Edited by pincopallino2 - 12/12/2023, 16:49
 
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view post Posted on 12/12/2023, 16:45

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Casa Sollievo in crisi: tra fughe, tagli e mancate stabilizzazioni. Sulla pesante debitoria il piano di rientro non basta
La Regione Puglia sta continuando a drenare risorse per cercare di salvare una struttura di "eccellenza per il sistema sanitario regionale"
Di Michele Iula 11 Dicembre 2023 in Apertura

Non c’è pace a Casa Sollievo della Sofferenza. L’ospedale di San Pio, alle prese con un corposo piano di razionalizzazione delle spese, per via dell’importante debito accumulato negli ultimi tempi (22 milioni ogni anno secondo quanto riferito dal manager Gino Gumirato), è tornato al centro delle attenzioni dell’opinione pubblica e della politica. La Regione Puglia sta continuando a drenare risorse per cercare di salvare “un ospedale di eccellenza per il sistema sanitario regionale”, mettendo sul tavolo dell’Irccs ulteriori fiches con l’obiettivo di ridurre le lunghissime liste d’attesa. Eppure, una parte importante dei viaggi della speranza ha come destinazione l’altro ospedale del Vaticano, il Bambin Gesù, per prestazioni che potrebbero essere fatte a San Giovanni Rotondo. Ma il tema non sarebbe mai stato affrontato dal dg veneto, fortemente voluto dal cardinale Pietro Parolin, durante i “45 giorni di trattative con la Regione”.

Abbiamo provato a chiedere aggiornamenti sui progressi del percorso avviato quasi un anno fa, ma non ci sono stati segnalati progressi rassicuranti. “Bisogna sistemare la partita con la Regione – ci riferiscono fonti interne -, nel 2024 probabilmente verranno assegnate ulteriori risorse per le liste d’attesa, però bisogna capire quali saranno le risposte del governo. Certamente noi siamo tra quelli che riescono a fare più attività. Dovranno dare per forza ulteriori risorse alla Puglia, perché la sanità è in crisi”. Sulle difficoltà economico-finanziarie ci viene riferito che “c’è un po’ di recupero, ma la situazione è piuttosto complessa…”.

Emiliano e Parolin
Tagli, mancate stabilizzazioni e la “fuga” del direttore
In viale dei Cappuccini ci sono famiglie – e nomi – di peso nella governance della sanità religiosa. Paolo Fini, storico dirigente amministrativo vicino all’ex direttore generale Michele Giuliani, è uno di questi. Qualche settimana fa è arrivata una decisione che ha fatto discutere: l’addio anticipato dalla poltrona prestigiosa (e scottante) da direttore del personale. Il pensionamento, infatti, era previsto per la prossima primavera; tuttavia, è stato richiesto un lungo periodo di ferie per anticipare l’uscita. Un segnale? Basta leggere le dichiarazioni pubbliche rilasciate da Gumirato per avanzare qualche ipotesi. “La riduzione del personale, che avvicinerà l’organico agli standard regionali – aveva dichiarato in conferenza stampa -, avverrà in modo del tutto naturale e graduale, grazie ai pensionamenti in programma nel corso dei prossimi anni che garantiranno una riduzione notevole dei costi (4,8 milioni nel 2023, 5,8 nel 2024 e 6,1 nel 2025) ed alla contemporanea assunzione, laddove necessaria, di nuovi profili”. Detto in altri termini, circa 500 fuoriuscite in 3 anni. Una lettura che lascia intendere la sovra dotazione organica dell’ospedale rispetto ai livelli di produttività.

De Leonardis: “Operatori socio sanitari si ritrovano tagliati fuori dalle stabilizzazioni, è un fatto grave”

La “rottura” definitiva si sarebbe consumata con la decisione del management di non stabilizzare il personale impiegato in corsia durante la pandemia Covid, che ha colpito duramente l’ospedale privato con uno dei primi focolai in Puglia. Sulla questione è intervenuta la politica, con diversi interventi soprattutto nel centrodestra regionale. Tra gli ultimi il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, che ha dichiarato: “Non bastano una pacca sulla spalla, o peggio illusioni, per rendere giustizia a coloro i quali, con spirito di sacrificio e abnegazione, hanno lavorato duramente, mettendo a rischio la loro stessa incolumità, nelle drammatiche fasi dell’emergenza Covid. Quanto accaduto a una parte degli operatori socio sanitari impegnati a Casa Sollievo della Sofferenza, che oggi si ritrovano tagliati fuori dalle stabilizzazioni, è un fatto grave e su cui bisogna rimediare immediatamente”.


Poi ha aggiunto: “A fronte di promesse di stabilizzazione, 25 Oss si sono trovati ad affrontare una preselezione mentre altri 4 sono stati assorbiti in tempi rapidi dall’Ospedale di San Giovanni. Fatto in controtendenza rispetto a quanto posto in essere, ad esempio, dalla Asl di Foggia e dal Policlinico Riuniti che hanno proceduto alle stabilizzazioni di chi ha lavorato in ambito Covid. Una vicenda per la quale sarebbe quanto mai opportuno che il direttore generale e il presidente di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Gino Gumirato e monsignor Moscone, forniscano spiegazioni e si adoperino per rimediare a questa vicenda che, a pochi giorni dal Natale, getta nello sconforto questa platea di lavoratori e le loro famiglie”.


Milena Gabanelli
“Clientele” e poca trasparenza

L’arrivo del manager veneto a San Giovanni attirò l’attenzione della giornalista Milena Gabanelli, che dedicò una puntata di “Data room” a “Padre Pio: debiti e clientele dell’ospedale del Vaticano”. Oltre alla voragine in bilancio (100 milioni di esposizione solo verso i fornitori), venne analizzato il rapporto tra il numero dei posti letto (867) e i dipendenti (circa 2700). E quello della “trasparenza”, principio cardine invocato da Papa Francesco nel pieno dello scandalo sulla gestione dei fondi della Segreteria. Ecco, non dovrebbe essere questo un tema rilevante per un ospedale che sta ricevendo soldi pubblici extra tetto per salvarsi? Nella gestione “ordinaria” Casa Sollievo riceve dalla Regione Puglia 200 milioni di euro, a fronte di 230 milioni di ricavi.

A Bari sono state assegnate risorse aggiuntive rispetto al tetto di spesa per il recupero delle liste d’attesa: circa 19 milioni per i tre enti ecclesiastici, Miulli, Panico e Casa Sollievo, di cui circa 10 sono andati all’ospedale di San Pio. Ebbene, nonostante le proteste della politica, non sono stati diffusi i risultati di queste attività. Non solo. Se si guarda alla gestione dei concorsi per i medici, ci si rende conto che l’unico ospedale dei tre a non pubblicare sul Burp (Bollettino ufficiale della Regione) è Casa Sollievo. Certo, non c’è uno specifico obbligo di legge, ma davvero si può pensare di continuare a ragionare da privato puro quando si assorbono tutte queste risorse pubbliche? Anche sul bilancio, per esempio, non sembra esserci tanta chiarezza. Basti pensare che non viene mai inviato alla Regione, così come confermatoci dal direttore del dipartimento, Vito Montanaro. Certo, l’ente pubblico non può ripianare il debito così come avviene per le strutture di sua proprietà, ma potrà comprendere se – e come – sta funzionando il bazooka fortemente voluto da Michele Emiliano? Del resto, doveva essere uno dei cardini dell’accordo sottoscritto dal governatore Michele Emiliano e dal cardinale Parolin nel 2021 a Roma. Ma dei risultati del monitoraggio della cabina di regina nessuno ha saputo più nulla.
 
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