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IRAN. Si allarga la protesta contro l'uccisione di Mahsa Amini per un velo più corto delle suore cattoliche, Testimoni: "Uccisa dalle botte degli agenti". La polizia per la moralità: "Uno sfortunato incidente".

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view post Posted on 20/9/2022, 08:14

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www.repubblica.it/esteri/2022/09/1...este-366376414/

Hijab bruciati e studenti in piazza: in Iran si allarga la protesta per la morte della ragazza fermata dalla polizia
di Gabriella Colarusso
Hijab bruciati e studenti in piazza: in Iran si allarga la protesta per la morte della ragazza fermata dalla polizia (afp)
Manifestazioni a Teheran, scontri e vittime nella regione del Kurdistan iraniano. Decine di donne marciano senza velo e si tagliano i capelli per chiedere giustizia e verità per Mahsa Amini, 22 anni. Testimoni: "Uccisa dalle botte degli agenti". La polizia: "E' stato uno sfortunato incidente". Ma emergono nuove testimonianze sulle responsabilità delle forze di sicurezza

19 SETTEMBRE 2022
AGGIORNATO 20 SETTEMBRE 2022 ALLE 08:17

La morte di Mahsa Amini nelle mani della polizia morale è una ferita al cuore dell'Iran, che ora scende in piazza, dal Kurdistan a Teheran, per chiedere giustizia. Amini aveva 22 anni, veniva dalla regione del Kurdistan iraniano ed era in vacanza con la famiglia a Teheran quando è stata fermata venerdì scorso dalla polizia morale perché vestiva in "maniera inappropriata", secondo i codici degli ultraconservatori che hanno in mano la gestione delle forze di sicurezza nel Paese.

Scontri e vittime nel Kurdistan iraniano
Le ore seguite all'arresto sono un buco nero. La ragazza è stata portata su un furgoncino a una stazione di polizia vicino viale Keshvarz, nella capitale, ed è collassata poco tempo dopo. Trasferita in ospedale in coma, è morta dopo due giorni con ecchimosi intorno all'orecchio destro.
Il capo della polizia di Teheran, Hossein Rahimi, ha derubricato l'accaduto a "sfortunato incidente", mentre le autorità insistono col dire che la ragazza sia morta per un infarto- Eppure numerosi elementi contraddicono questa affermazione. Innanzitutto le testimonianze della famiglia, che nega che Mahsa avesse problemi di salute e meno che mai cardiaci e denuncia di non aver avuto accesso alla stanza della medicina forense dove sono stati fatti gli accertamenti.



Altri testimoni tra cui alcune infermiere dell'ospedale in cui è stata ricoverata sostengono che la ragazza sia stata picchiata più volte alla testa. Il sito finanziato dai sauditi, Iran International, ha ottenuto le immagini della Tac fatta a Mahsa che mostrerebbero una "frattura ossea, emorragia ed edema cerebrale", elementi che corroborano i racconti della famiglia e dei pochi medici dell'ospedale Kasra che hanno parlato in forma anonima con i media per paura di ritorsioni: Mahsa è stata picchiata alla testa con forza.

Anche il papà della ragazza ha denunciato pressioni per seppellire sua figlia in tutta fretta a Saqez, la città della provincia curda in cui era nata e cresciuta. E dove sabato ci sono state le prime manifestazioni, che si sono poi diffuse in diverse città iraniane, da Rasht a Divandarreh a Sanandaj, il capoluogo della provincia curda. A Divandarreh la polizia ha sparato sui cortei e ci sarebbero almeno 30 feriti e due vittime. A Sanandaj la rete internet è stata quasi del tutto disconnessa, la connessione possibile attraverso i Vpn (virtual provate network) è debole e a intermittenza.


Le proteste degli studenti a Teheran
Anche nelle capitale Teheran ci sono stati scontri. Gli studenti in diverse università sono scesi in piazza per chiedere che i responsabili della morte di Amini vengano processati e la fine delle persecuzioni contro le donne da parte della polizia morale. Era da tempo che nella capitale non si vedevano manifestazioni così partecipate, le diverse ondate di rivolta che hanno attraversato l'Iran negli ultimi anni hanno riguardato soprattutto le province del sud e del sud ovest e le classi operaie prostrate dalla crisi economica.

Iran, decine di donne al funerale di Mahsa Amini: in molte si sfilano il velo in segno di protesta

Il velo per le donne è obbligatorio in Iran dalla rivoluzione islamica del 1978, ma moltissime lo indossano spesso tenendo scoperta una parte dei capelli e l'opposizione a questa limitazione delle libertà individuali è molto diffusa tra la popolazione, non solo di classe media. Con il governo ultraconservatore di Raisi, inoltre, è aumentata la repressione: la Ershad, la polizia morale, è tornata in forza per le strade dopo gli anni di relativa libertà garantiti dal governo moderato di Rouhani. Di recente il ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (Setad-PV) ha pubblicato un documento di 119 pagine, "Progetto Hijab e castità", che prescrive nuove norme di controllo, tra cui l'uso di telecamere di sorveglianza per monitorare e multare le donne senza velo o per impartire loro "lezioni di moralità", il reclutamento di seminaristi per tenere sotto pressione le donne, il carcere per chiunque metta in discussione o pubblichi contenuti contro l'hijab obbligatorio online.

La morte di Mahsa è frutto di questa stretta repressiva contro cui migliaia di iraniani stanno scendendo ora in piazza e sfidando la censura online. Decine di donne si sono fatte riprendere in video mentre si tagliano i capelli o bruciano l'hijab, un messaggio al governo: noi non ci arrendiamo.
 
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