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"Aiutami a morire". Fabio chiede l’eutanasia con gli occhi, Da 18 anni immobile a letto. Interviene l'Associazione Luca Coscioni

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view post Posted on 20/5/2022, 18:56

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Da 18 anni immobile a letto, comunica con gli occhi. Interviene l'Associazione Luca Coscioni



www.quotidiano.net/cronaca/gentile...occhi-1.7690777

19 mag 2022

Alessandro

"Gentile Stato, aiutami a morire" Fabio chiede l’eutanasia con gli occhi
Pesaro, da 18 anni su un letto comunica solo con un puntatore oculare. La famiglia: è una sua scelta

di Alessandro

Mazzanti

Gli unici muscoli che muove sono quelli delle palpebre, per scrivere, e quelli della bocca, per sorridere. Fabio Ridolfi, 46 anni, è tra i pochi guerrieri che combatte non per vivere ma per morire. Scrive con gli occhi, e le lettere appaiono su un piccolo schermo grazie a un puntatore oculare, montato sul letto della camera della villetta di Fermignano con le pareti piene delle maglie della Roma, di cui è tifoso, e delle dediche di Totti. È immobile così da 18 anni, intorno al letto ci sono inutili sbarre. "Ma lui le vuole – dice il fratello Andrea – perché ha il terrore del vuoto". Fabio Ridolfi suonava in una band e giocava a calcio. Ieri ha scritto "Gentile Stato italiano, aiutami a morire". "Questa non è vita","non voglio più soffrire così", il messaggio sottinteso, inviato tante volte, in questi anni, a chi voleva ascoltarlo.

Il suo è un altro caso di richiesta di eutanasia nelle Marche. Il terzo, negli ultimi anni, dopo quelli di Mario e Antonio. Fabio abita a Fermignano, a una decina di chilometri da Urbino. Il 29 febbraio del 2004, è una domenica, gli mancano pochi giorni a compiere 28 anni. È a cena con i suoi genitori, un’arteria del suo cervello si rompe e inizia il calvario: 18 anni di tetraparesi, immobilizzato. Ma il cervello di Fabio funziona eccome, Fabio ascolta, e soprattutto soffre. "Fabio è sensibile in tutto il corpo, anche se non può muoversi", dice il fratello Andrea. Pochissimi giorni dopo il malore, i medici spiegano alla famiglia che Fabio non è operabile. Anche lui lo scopre presto. Da lì matura il suo desiderio. Inizia a raccontare al mondo la sua voglia di morire. Prima si rivolge alle tv, poi all’associazione Luca Coscioni. E tramite il legale dell’associazione, Filomena Gallo, inoltra una richiesta all’Asur Marche per poter accedere al suicidio assistito, come previsto dalla sentenza della Corte costituzionale numero 24219 sul caso Cappato-Dj Fabo. Entra in contatto con Mina Welby.


Nel frattempo il suo medico storico, Giorgio Cancellieri, ex sindaco della cittadina, chiede la verifica delle condizioni di Fabio, nell’ottica del suicidio assistito: nello scorso febbraio, per 4 giorni, l’equipe medica – anestesisti, psichiatri, psicologi, medici del dolore – lo visita, stila una relazione sulle condizioni del 46enne e la invia al Comitato etico dell’Asur. Ma a oggi non c’è risposta. "Abbiamo verbalizzato gli incontri", dice Cancellieri, "stiamo aspettando le decisioni dell’Asur".

Esattamente come Fabio, e i suoi: il fratello che lavora in un azienda vicina a casa, la madre Cecilia, il padre Rodolfo. Tutti e tre da 18 anni, e da soli, perché Fabio vuole solo loro, lo accudiscono nella villetta della frazione di San Silvestro. E seguono solo quello che vuole Fabio: "Mio figlio è molto stanco – ha detto ieri la madre – e noi dobbiamo rispettare la sua volontà, è lui che soffre".


Idem il fratello Andrea, di un anno più grande: "Quella di Fabio non è vita. Noi non lo abbiamo mai indotto a fare nulla. È sempre lui che ha deciso, fin da quando seppe che non era operabile. A volte chi si schiera contro l’eutanasia lo fa sulla pelle degli altri. L’unica cosa che è rimasta di poter fare a mio fratello è quella di prendere decisioni. È giusto che lo faccia".

www.today.it/partner/adnkronos/sal...o-di-fabio.html
Eutanasia: Ass.Coscioni, via libera al suicidio assistito di Fabio
'A 24 ore dal suo appello spunta un parere emesso l'8 aprile, ritardi inaccettabili'


Eutanasia: Ass.Coscioni, via libera al suicidio assistito di Fabio

Milano, 19 mag. (Adnkronos Salute) - Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro-Urbino) immobilizzato da 18 anni a causa di una malattia irreversibile, è il secondo italiano dopo Mario (nome di fantasia, anche lui marchigiano) ad avere ottenuto il via libera al suicidio assistito. Lo comunica l'Associazione Luca Coscioni che proprio ieri aveva diffuso il video-appello dell'uomo: "Gentile Stato italiano, aiutami a morire", chiedeva Fabio, affetto da una tetraparesi legata a rottura dell'arteria basilare che gli impedisce qualunque movimento tranne quello degli occhi, con i quali comunica attraverso un puntatore oculare.


L'Assocazione Coscioni segnala che "il parere del Comitato etico dell'Azienda sanitaria unica (Asur, ndr) Marche, Area Vasta 1, sulla sussistenza delle condizioni già accertate nella relazione collegiale dell'équipe interdisciplinare, è stato emesso l'8 aprile 2022. Ma, nonostante ripetuti solleciti, qualcuno in Asur Marche aveva 'dimenticato', per 40 giorni, di comunicarlo a Fabio" che "era in attesa da 2 mesi del parere del Comitato etico, dopo essere stato sottoposto a tutte le visite mediche previste. Soltanto dopo l'appello pubblico lanciato ieri da Fabio il documento è riapparso ed è stato recapitato al paziente", evidenzia l'associazione che parla di "riardi inaccettabili".


"Il documento - spiega in una nota - stabilisce che Ridolfi rientra nei parametri stabiliti dalla Consulta nella sentenza Cappato-Dj Fabo per potere accedere all'aiuto medico alla morte volontaria".


"L'appello di Fabio ha colto nel segno - dichiara Filomena Gallo, avvocato e segretario dell'Associazione Coscioni - E' inaccettabile che lo Stato italiano, e nello specifico la Regione Marche, abbia tenuto nel cassetto per 40 giorni un documento di tale rilevanza e urgenza. Purtroppo il parere 'positivo' dato dal Comitato etico, che conferma in modo molto chiaro il diritto di Fabio a essere aiutato a porre fine alle proprie sofferenze, è però incompleto, perché nulla dice sulle modalità di attuazione e sul farmaco da usare affinché la volontà di Fabio possa finalmente essere rispettata. E' ora doveroso che il sistema sanitario delle Marche definisca le modalità del caso nella massima urgenza, senza che sia necessario nuovamente da parte di Fabio procedere per vie legali".


"Fabio ha ottenuto un primo risultato in questa vicenda kafkiana del documento insabbiato per 40 giorni - afferma Marco Cappato, tesoriere dell'associazione - E' da notare come il suo appello sia stato accolto dal silenzio assoluto da parte dei capipartito e dei 'protagonisti' del dibattito parlamentare, attualmente impantanato al Senato. Eppure, l'utilità di una legge sarebbe proprio quella di stabilire tempi certi per dare risposte ai malati. Purtroppo il testo approvato alla Camera non fornisce alcuna garanzia nemmeno da questo punto di vista, e sarebbe dunque da discutere urgentemente e da integrare".
 
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