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L’incredibile storia del prete pedofilo protetto dalla Curia per 25 anni, Le inclinazioni perverse di don Legrottaglie scoperte già in seminario

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view post Posted on 3/12/2021, 17:57

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Le inclinazioni perverse di don Legrottaglie scoperte già in seminario

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L’incredibile caso del prete pedofilo benvoluto dalla Curia per 25 anni
Di sebrindisi 3 Dicembre 2021 APERTURA
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di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine

Può un pedofilo conclamato, condannato in via definitiva per abusi sessuali su bambini, restare per trent’anni in circolazione, sia negli ambienti parrocchiali che in quelli della cosiddetta “società civile”? La storia di Francesco Legrottaglie, per tutti “don Franco”, sacerdote ostunese di 73 anni, arrestato per la terza volta qualche giorno fa, ancora per possesso di materiale pedopornografico, sembra l’emblema di quanto ancora il sistema, soprattutto quello ecclesiastico, non sia pronto ad agire in maniera decisa a tutela delle vittime. Legrottaglie, condannato già nel 2001 in via definitiva per atti di libidine violenta nei confronti di due bambine che frequentavano la sua abitazione, è stato sospeso dall’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni solo nel 2015, in occasione appunto del suo secondo arresto. Nel frattempo, per 25 anni e nonostante la condanna per pedofilia, ha ricevuto incarichi dall’arcivescovo, come uno qualsiasi dei sacerdoti a disposizione della Chiesa brindisina.
Eppure le inclinazioni di Legrottaglie sarebbero emerse già in seminario quando era un giovanissimo diacono, prima ancora della sua nomina sacerdotale, alla fine degli anni Settanta. Fu scoperto a spiare i giovanissimi allievi (dalla prima media al quinto ginnasio) mentre facevano la doccia grazie a un buco creato nel muro dei bagni.
L’allora arcivescovo lo mandò via dal seminario ma non interruppe il suo percorso di avvicinamento al sacerdozio, tant’è che venne spedito alla parrocchia San Vito di Brindisi dove diventò “don Franco”, ottenendo i primi incarichi dall’Arcidiocesi.
Nel 1991 iniziano per lui i guai giudiziari, quelli seri, quando era parroco della chiesa di Sant’Antonio, a Ostuni: una bambina di 10 anni, che andava a casa sua per fare doposcuola, confida alla sorella che il prete la tocca nelle parti intime. La sorella chiama la polizia e viene fuori che un’altra bambina, di 13 anni, subisce durante le “lezioni” le stesse attenzioni morbose da parte del sacerdote. La denuncia è del dicembre 1991. Nel gennaio 1992 nei suoi confronti viene emessa un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. In quel momento era cappellano militare a Bari dove probabilmente l’Arcidiocesi lo aveva trasferito dopo la denuncia e avendo sentore di guai imminenti.
All’epoca il codice penale differenziava ancora gli abusi: la «violenza carnale» veniva ipotizzata solo quando l’atto sessuale veniva completato. Palpeggiamenti, e anche molto peggio, venivano etichettati come “atti di libidine violenta”, con una pena meno dura. Per fortuna poi le cose sono cambiate.
Don Franco resta ai domiciliari solo per un mese: a febbraio 1992 viene accolta la sua richiesta di scarcerazione. Il processo arriva a sentenza solo il 9 giugno 1998: nonostante le vittime fossero bambine di età inferiore ai 14 anni, gli viene inflitta una condanna lieve: un anno e dieci mesi di reclusione, pena sospesa. Una sentenza che diventa definitiva nel 2001 con il pronunciamento della Corte di Cassazione. Don Franco Legrottaglie dunque è ormai un pregiudicato per pedofilia. Ma l’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni lo mantiene in servizio.
L’arcivescovo lo spedisce come missionario nella parrocchia di Buisegha, appartenente alla Diocesi di Butembo Beni, in Congo. E’ una diocesi voluta da papa Giovanni XXIII che conta una popolazione di oltre due milioni di abitanti ed è gemellata con quella di Noto, in provincia di Siracusa. Ed è proprio in Sicilia che ricompare nel 2009 don Franco Legrottaglie, ormai affrancato dalla condanna per pedofilia. Arriva a Donnalucata, in provincia di Ragusa, nel settembre 2008, e viene presentato come un eroe. Così scrive Ragusa News: “L’arrivo a Donnalucata di Don Franco Legrottaglie, sacerdote della Diocesi di Ostuni donato alla Parrocchia di Buisegha, appartenente alla Diocesi di Butembo Beni, in Congo, è stata un’esperienza esaltante per la chiesa di Santa Caterina da Siena di Donnalucata.
“Grazie agli incontri con il gruppo giovani e con tutta la comunità, ascoltare la sua semplice presentazione è stato facile, poiché solo attraverso una vera e sana condivisione di esperienze matura la spiritualità nella fede. Ci ha resi partecipi del significato della pura evangelizzazione nel mondo, raccontandoci se stesso, la sua vita, la sua esperienza di missionario, la sua appartenenza al rinnovamento carismatico nello spirito ed il suo sconfinato amore verso i nostri fratelli gemelli. I progetti da portare avanti non mancano, anzi sono così tanti, da poterci anche scoraggiare, ma anche una piccola goccia in mezzo a loro, può dire tanto, per cui non vediamo l’ora di iniziare anche da un piccolo progetto, come può essere quello dell’acqua potabile, il più urgente”.
L’immagine di don Franco, alimentata dalla realizzazione di un pozzo nel villaggio grazie proprio al contributo della Parrocchia Santa Caterina da Siena di Donnalucata, è ormai ripulita. Chi ricorderà più della condanna per atti di libidine nei confronti di due bambine?
L’esilio per Legrottaglie così finisce, torna a Ostuni e accade l’impensabile. Il 3 novembre 2010 l’allora arcivescovo Rocco Talucci lo nomina secondo cappellano della parrocchia dell’ospedale Perrino. Dal 2002, in virtù di un Protocollo d’intesa tra la Regione Puglia e la Conferenza episcopale pugliese esiste una convenzione per l’assistenza religiosa presso lo Stabilimento Ospedaliero “Di Summa – Perrino” di Brindisi in base alla quale la Asl nomina il cappellano su indicazione dell’arcivescovo. Il sacerdote viene assunto come dipendente dell’Azienda sanitaria. E a don Franco Legrottaglie viene assicurato uno stipendio di 1.800 euro al mese. La vicenda del prete pregiudicato per pedofilia assunto dalla Asl, scoperta dal quotidiano Senzacolonne, provoca un vespaio di polemiche. Non solo per l’opportunità di dare incarico a un pregiudicato per pedofilia, ma anche per il ruolo delicato che il cappellano ha nell’ospedale, all’interno del quale può può muoversi liberamente sia di giorno che di notte.
“E’ inaccettabile l’atteggiamento della Curia, un comportamento irresponsabile. La nomina di un sacerdote con precedenti per pedofilia come cappellano del Perrino è davvero una scelta assurda che non si può non condannare. La direzione dell’Azienda sanitaria non avrebbe potuto mai e poi mai conoscere il passato del prete ed è stata messa nelle condizioni di non avere voce in capitolo”: la dichiarazione pubblica di Toni Matarrelli, all’epoca consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, probabilmente accelera i tempi di un passo indietro da parte della Curia: il 10 giugno 2011, l’arcivescovo Talucci comunica al direttore generale della Asl di aver designato padre Silvio Pizzuto “in sostituzione del sacerdote Francesco Legrottaglie”.
Cosa fa a questo punto l’arcidiocesi? Ferma don Franco? Neanche per idea. Lo rispedisce a casa, nella sua Ostuni, dove viene assegnato alla parrocchia della Madonna del Pozzo nelle vesti di celebrante.
Resta nel circuito, mantiene rapporti con le istituzioni. L’abito talare è una garanzia.
Nel 2015 un uomo di presenta alla polizia con una chiavetta Usb: per motivi mai chiariti era riuscito a impossessarsi di migliaia di file pedopornografici. Il 26 novembre di quell’anno la polizia postale effettua una perquisizione nell’abitazione del prete, nelle campagne di Ostuni. Nella memoria del suo computer vengono trovate una serie di cartelle, ognuna con un nome di un santo. Ma i file nascondono ben altro che contenuti religiosi. Centinaia di video e immagini che raffigurano bambini intenti in atti sessuali. Anche in questo caso per lui niente carcere: arrestato in flagranza di reato, gli vengono concessi da subito gli arresti domiciliari. Interrogato dal giudice si avvale della facoltà di non rispondere e chiede di essere sottoposto al rito abbreviato. Viene condannato a quattro anni di reclusione: il gup infatti tiene conto del precedente risalente al 1991. Poco prima dell’arresto Legrottaglie aveva festeggiato pubblicamente i suoi 35 anni di sacerdozio durante una cerimonia le cui immagini erano state poi diffuse sui social e alla quale avevano partecipato incredibilmente anche autorità istituzionali. Un pedofilo nella «società civile».
Solo dopo questa condanna, l’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Domenico Caliandro, dispone la sua sospensione e viene spogliato dell’abito talare. Un abito che evidentemente non smette di indossare.
Quando i poliziotti il 26 novembre 2021 suonano al suo campanello, lui si è precipita in cantina per cercare di nascondere il computer in un bidone dell’olio, ma non fa in tempo: gli agenti sfondano la porta e lo trovato in abito talare. Franco Legrottaglie non ha perso il vizio: viene trovato ancora una volta in possesso di un’intera collezione di video e foto di natura pedopornografica che ritraggono bambini e adolescenti intenti in atti sessualmente espliciti: gli uomini della sezione polizia postale di Brindisi e Lecce arrestano in flagranza di reato e lo pongono ai domiciliari.
A lui sono arrivati sulla base di una segnalazione per un’attività on line sospetta da parte di un utente connesso alla rete dal territorio italiano. Sono così scattate le indagini coordinate dal Centro nazionale di contrasto della Pedofilia online. Individuato l’utente, la procura di Lecce ha disposto la perquisizione domiciliare. Nella sua abitazione sono stati trovati diversi dispositivi informatici e una postazione completa di monitor, webcam, tastiera che appariva con i cavi scollegati e priva del case, quello poi rinvenuto nel bidone dell’olio. Sono stati trovati inoltre numerosi appunti scritti a penna riportanti account stranieri, probabilmente creati da Legrottaglie per mascherare la sua vera identità durante la navigazione nel web e procurarsi nuovo materiale pedopornografico. Molti foglietti sono stati recuperati strappati e gettati in un cestino della spazzatura.
Trent’anni dopo, lo ha fatto ancora, ma qualcuno avrebbe potuto fermarlo molto tempo prima.
 
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view post Posted on 10/12/2021, 09:56
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Compagni di merenda: uno fa il palo e l'altro commette pedofilia
 
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