Dopo il divieto di costruzione di minareti.
Svizzera. Vince col 51,2% il divieto di velo integrale
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/202...a177cc8207.htmlSvizzera: vince il sì al divieto del velo integrale
Risultati definitivi del referendum, 51,2% i voti a favore
GINEVRA
07 marzo 2021
18:50
Il referendum 'Sì al divieto di dissimulare il proprio viso', detto 'anti-burqa', è stato approvato dalla maggioranza degli elettori svizzeri. Stando ai risultati definitivi, il testo di modifica costituzionale promosso dalla destra conservatrice e combattuto dal governo, ha ottenuto il 51,2% dei consensi degli elettori e l'adesione di 20 dei 26 cantoni, ha riferito l'agenzia di stampa Keystone-Ats. Nel 2009, gli Svizzeri avevano approvato anche un'iniziativa contro la costruzione di minareti con il 57,5% di voti a favore.
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07/03/2021 18:53 CET | Aggiornato 07/03/2021 18:53 CET
La civile Svizzera e il divieto del velo
Mauro SuttoraGiornalista
Ansa
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Barbara Gisi, direttrice della Federazione svizzera del turismo, è affranta: “Non possiamo permetterci di perdere le ricche turiste col velo. Da quando il Canton Ticino lo ha proibito, gli arrivi dai Paesi del Golfo sono diminuiti del 30%”.
Ora il divieto di velo è esteso a tutta la Svizzera. Lo ha deciso oggi un referendum col 52%, nonostante maggioranza e governo fossero contrari.
L’unico per il sì era il partito di destra Udc, che ha il 29%. Da qualche mese lo dirige per la prima volta un italiano, Marco Chiesa, che esulta: ”È un chiaro segnale contro l’islam radicale e i teppisti”.
Povero papa Francesco, impegnato proprio in queste ore a rammendare le ferite delle persecuzioni Isis in Iraq, col suo messaggio di amore e fratellanza.
Dalla Svizzera invece arriva un proclama di tolleranza zero: vietato nascondere il viso in pubblico.
E si riapre l’annoso dibattito, che supera i confini destra/sinistra: il velo è una schiavitù per le donne, o il legittimo diritto di una minoranza religiosa a vestirsi come vuole?
I verdi sono indignati: ”È un attacco frontale ai diritti fondamentali e alla protezione delle minoranze. Aiuteremo le donne colpite dal divieto a ricorrere alla Cedu, la Corte europea per i diritti dell’Uomo”.
Il socialista Roger Nordmann invece minimizza: “Non succederà nulla. I cantoni non creeranno certo brigate anti-burqa, nessuna sarà multata. Nel voto si sono sommati vari sì: quello xenofobo dell’Udc, quello laico contro i simboli religiosi negli spazi pubblici, e quello femminista. Ma la discriminazione arretra, rispetto al 57% che dodici anni fa disse no ai minareti”.
Le femministe sono divise: “Smettiamola di dire alle donne come si devono vestire”, commenta la socialista Tamara Funiciello.
Le risponde Saida Keller-Messahli, del Forum per un Islam progressista: ”È stato un sì trasversale contro un’ideologia totalitaria che ci opprime e non ha diritto a esprimersi in una democrazia”.
Per una coincidenza in questa vigilia di 8 marzo, risale esattamente a 50 anni fa il riconoscimento del diritto a esprimersi per tutte le donne svizzere, che fino al 1971 non potevano votare.
Anche allora fu un referendum a scardinare l’incredibile anacronismo. Il quale peraltro si protrasse per altri vent’anni in alcuni cantoni: il diritto di voto femminile è stato introdotto nell’Appenzello solo negli anni 90. Epoca nella quale la civile Svizzera non puniva ancora lo stupro familiare.