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Palazzo da 200 mln coi soldi della carità. Perdonato dopo meno di 2 anni il card. Becciu: "giudici porci", Papa Francesco lo reintegra. Con le vostre offerte avete fatto tanto: permettete ai monsignori intrallazzi da centinaia di mln

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view post Posted on 2/10/2019, 16:51

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Lo IOR segnala irregolarità sui controllori dei conti della Santa Sede

Becciu

http://espresso.repubblica.it/inchieste/20...ll-aif-1.339417

Vaticano, clamoroso scandalo milionario: indagine su un monsignore e il capo dell'Aif
Inchiesta interna su operazioni finanziarie sospette: sospesi dai loro incarichi cinque dirigenti. Tra loro pezzi da novanta come don Mauro Carlino, capo degli uffici della Segreteria di Stato e Tommaso Di Ruzza, direttore dell'antiriciclaggio. Nel mirino dei magistrati compravendite immobiliari a Londra e la gestione dei conti dell'Obolo di San Pietro. Papa Francesco: non faremo sconti a nessuno
DI EMILIANO FITTIPALDI
02 ottobre 2019
Vaticano, clamoroso scandalo milionario: indagine su un monsignore e il capo dell'Aif

Un clamoroso scandalo finanziario rischia di travolgere, di nuovo, il Vaticano. Nel mirino sono finite operazioni finanziarie milionarie apparentemente irregolari effettuate da alcuni uffici della Segreteria di Stato. Ora tremano non solo laici e contabili, ma anche monsignori e – qualcuno dice – potenti cardinali.

Papa Francesco è stato avvertito all'inizio dell'estate dai vertici dello Ior e dal Revisore generale (da pochi diventato a tutti gli effetti una sorta di autorità anti-corruzione della città santa) di possibili, giganteschi crimini finanziari avvenuti negli ultimi anni. Bergoglio ha così ordinato un'indagine puntuale e severissima, e che non faccia sconti a nessuno.

Così ieri, su ordine del del promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi, gli uomini della Gendarmeria hanno effettuato sequestri di documenti riservati, di pc e computer non solo negli uffici della Prima Sezione della Segreteria guidata dal cardinale Pietro Parolin, ma pure nelle stanze dell'Aif, l'autorità di informazione finanziaria. Cioè l'organismo indipendente che dovrebbe lavorare alle attività antiriciclaggio.

Ieri la notizia delle perquisizioni è stata data in poche righe al Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, senza ulteriori dettagli (curioso il fatto, notano gli addetti ai lavori, che il decreto non fosse firmato anche dall'altro procuratore di Giustizia da poco promosso dal pontefice, Roberto Zannotti).

Ma stamattina il Corpo della Gendarmeria guidato da Domenico Giani ha spedito una disposizione di servizio, che l'Espresso pubblica in esclusiva, a tutto il personale interno dello Stato leonino e alle Guardie Svizzere che controllano la sicurezza e gli accessi. Se le norme vaticane prevedono che la perquisizione preveda l'iscrizione nel registro degli indagati, il documento della Gendarmeria che segnala che cinque persone da stamattina sono state «sospese cautelativamente dal servizio».

Si tratta di due dirigenti apicali degli uffici della Segreteria, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, di una addetta all'amministrazione, Caterina Sansone, e soprattutto di due pezzi da novanta del Vaticano.

Cioè monsignor Mauro Carlino, da poche settimane capo dell'Ufficio informazione e Documentazione dell'organismo che ha sede nel Palazzo Apostolico, e il direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza. «I suddetti» si legge nella nota firmata da Giani «potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae».

L'indagine è solo agli inizi. Ma risulta all'Espresso che le «operazioni finanziarie compiute nel tempo» riguardano alcune compravendite immobiliari milionarie all'estero, in particolare immobili di pregio a Londra, e alcune strane società inglesi che avrebbero partecipato al business.

Per la cronaca, Tirabassi gestisce gli investimenti finanziari nella Segreteria di Stato, in un ufficio amministrativo delicatissimo che ha visto il suo storico numero uno, monsignor Alberto Perlasca, traslocare lo scorso 26 luglio, quando il papa l'ha nominato promotore di Giustizia al Tribunale della Segnatura Apostolica. Proprio don Carlino l'ha sostituito il giorno stesso.

Mai poteva immaginare, il monsignore appena promosso, che due mesi dopo sarebbe stato congelato «cautelativamente» dal servizio.

Non è tutto. Gli investigatori starebbero infatti analizzando anche alcuni flussi finanziari dei conti su cui transita l'Obolo di San Pietro. Si tratta delle offerte di beneficenza che ogni anno arrivano dai fedeli di tutto il mondo al pontefice, che poi dovrebbe usarli per opere di carità verso i più deboli e bisognosi. Chi scrive, nel 2015, scoprì che invece di essere spesi per i poveri, finivano ammucchiati in conti e investimenti che quell'anno avevano raggiunto la somma record di quasi 400 milioni di euro . Ogni conto e spostamento di denaro adesso è stato messo sotto i raggi X, per vedere se alcune irregolarità ipotizzate nascondono qualcosa di più grave.

Le denunce fatte dallo Ior e dal Revisore generale interessano un arco temporale recente, quando gli uffici messi nel mirino della magistratura erano guidati da monsignor Angelo Becciu, ex sostituto per gli Affari generali della Segreteria diventato pochi mesi fa prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi. Monsignor Carlino, appena sospeso da ogni funzione, è stato per anni il segretario personale del cardinale, uno degli uomini più influenti della curia e da sempre stimato da papa Francesco.

Che teme che i vecchi vizi di pezzi della curia e di laici infedeli possano terremotare ancora una volta il suo difficile pontificato.

Edited by pincopallino1 - 22/8/2022, 09:56
 
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view post Posted on 3/10/2019, 15:27

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Come i monsignori usano la carità dei fedeli per spericolate speculazioni finanziarie


Il neo cardianle Becciu


https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/1...s&refresh_ce-cp

A / CRONACA
LA SANTA SEDE
Scandalo in Vaticano: 200 milioni investiti per il palazzo di Londra, un’ombra per le riforme
L’investimento e le pressioni. Il ruolo del cardinale Becciu
di Massimo Franco
Scandalo in Vaticano: 200 milioni investiti per il palazzo di Londra, un'ombra per le riformeshadow

«Come spiegheremo ai fedeli che il Vaticano di Papa Francesco abbia un edificio di lusso a Sloane Square, nel cuore di uno dei quartieri più costosi di Londra, sul quale sono stati investiti avventurosamente duecento milioni di euro?». La domanda arriva dal cuore del potere vaticano. E consegna la certificazione del fallimento delle riforme finanziarie che il pontificato doveva introdurre; e che invece, a sei anni di distanza, ripropone un uso disinvolto del denaro a ogni livello. Di nuovo, odore di malaffare, superficialità nella gestione dei soldi, e selezione disastrosa dei controllori e dei controllati. Il fatto che il pontefice argentino abbia dato il via libera al blitz della Gendarmeria vaticana e alla «sospensione cautelativa» di cinque dipendenti apre, non chiude quello che si profila come un nuovo scandalo dai contorni ancora confusi. Proietta nuove ombre su progetti di riforma che sono stati annunciati ma non portati a termine. E promette di arrampicarsi dalle seconde e terze file su, in alto nella gerarchia ecclesiastica. «La verità è che anche questa storiaccia dice che le riforme di Francesco sono abortite: soprattutto quelle finanziarie».

Il giudizio senza appello arriva da un cardinale vicino al pontefice argentino. Ma è una presa d’atto che accomuna avversari e alleati di Jorge Mario Bergoglio, anche se ognuno lo dichiara con obiettivi diversi: col risultato probabile di usare questo sperpero di denaro come arma pro o contro il Papa; e con lo sguardo rivolto alle cordate del prossimo Conclave, quando ci sarà. L’ala bergogliana si prepara a riproporre la tesi di un Francesco deciso a fare pulizia; quella avversaria a puntare il dito sulla sua incapacità a governare e a compiere scelte nel nome della competenza e dell’onestà.

Non è un tema nuovo, in realtà, né limitato agli anni di Francesco. Problemi simili sono affiorati anche all’epoca di Benedetto XVI e dei predecessori. E questo dice qualcosa di più e di peggio in termini di sistema. Ma che la questione si ripresenti ora colpisce proprio perché sgualcisce il profilo riformatore, quasi rivoluzionario di Bergoglio. Nelle maglie di un papato sociale molto popolare e proiettato verso la protezione dei poveri, nuovo e vecchio si sono intrecciati e mescolati in un impasto maleodorante. L’impressione è che nella bolla autoreferenziale di Casa Santa Marta, residenza del pontefice, si sia perso il contatto con una realtà impermeabile a tutti i proclami di sobrietà e di rinnovamento. La struttura che doveva rivoluzionare la gestione dei conti è stata decapitata da anni. Con l’ex prefetto agli affari economici, cardinale George Pell, condannato in Australia per una vecchia e opaca storia di molestie, e mai sostituito. E col «revisore generale» dei conti vaticani, Libero Milone costretto nell’estate del 2017 alle dimissioni sotto minaccia di essere arrestato, perché aveva messo il naso dentro transazioni e operazioni «eccellenti» quanto sospette.

Né è servita la costosa consulenza finanziaria di società private, rigettate dalla struttura e considerate alla fine inutili dallo stesso pontefice, o le riforme a ripetizione dello Ior, Istituto per le Opere di religione. Viene da chiedersi come mai nessuno si sia accorto che nel vuoto si sarebbero riaffermati le pratiche di sempre e un uso maldestro di fondi destinati in teoria a opere benefiche. Si parla di segnalazioni dei servizi segreti arrivate all’ambasciata d’Italia a Londra, riferite dall’allora ambasciatore Pasquale Terracciano agli interlocutori vaticani, e ignorate: riguardavano chiacchierati finanzieri scelti per l’acquisto di titoli mobiliari di un fondo lussemburghesi trasformati in immobiliari. Filtrano anche voci di pressioni recenti sul direttore dello Ior, Gian Franco Mammì, per pompare altri finanziamenti ingenti nella speranza di recuperare il capitale speso: pressioni che non avrebbero avuto successo, perché Mammì avrebbe risposto di dovere avere l’autorizzazione dal Papa. L’aspetto più inquietante riguarda proprio gli autori di queste pressioni. Le ombre non si addensano solo sui cinque dirigenti della Segreteria di Stato vaticana e dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria che dovrebbe in teoria controllare, sospesi ieri dal servizio.

Spunta la sagoma di monsignor Alberto Perlasca, che per anni ha tenuto le chiavi della cassaforte della Segreteria di Stato vaticana; e che nel luglio scorso Francesco ha nominato «Promotore di giustizia». Da quanto si sente dire in queste ore di indiscrezioni convulse e spesso inquinate da odi personali, c’è da chiarire anche il ruolo avuto dall’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, oggi cardinale Angelo Giovanni Becciu, che dovrebbe incontrare Francesco in queste ore; e del suo successore, il monsignore venezuelano Edgar Pena Parra: nuovo «uomo forte» del Vaticano per i rapporti col Papa. Sarebbe stato Pena Parra, secondo voci non confermate, tra quelli che hanno premuto su Mammì per ottenere nuovi finanziamenti allo scopo di recuperare il capitale sparito nell’investimento londinese. Quanto al segretario di Stato vaticano, Piero Parolin, sembra invece che fosse all’oscuro di tutto, anche perché ha sempre preferito lasciare ad altri la gestione degli affari economici. Tra l’altro, sarebbe stato informato da Papa Francesco soltanto a poche ore dal blitz: un dettaglio che conferma la scarsa comunicazione tra Francesco e il suo «primo ministro», e contribuisce a alimentare le voci su un disagio crescente di Parolin.

3 ottobre 2019 | 07:05
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view post Posted on 4/10/2019, 08:11

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ESCLUSIVO
Vaticano, ecco le carte dello scandalo. Tra finanzieri e spa segrete in Lussemburgo
Lo tsunami giudiziario che fa tremare il Vaticano parte da alcune operazioni finanziarie del 2011. Quando la Segreteria di Stato decide di entrare in affari con il raider italo-londinese Raffaele Mincione. Indagini dei pm del papa su una Sicav del Vaticano nel Granducato, che ha comprato immobili a Londra per centinaia di milioni di euro. Indaga anche l’antiriciclaggio
DI EMILIANO FITTIPALDI
03 ottobre 2019
Vaticano, ecco le carte dello scandalo. Tra finanzieri e spa segrete in Lussemburgo

L'inchiesta dei magistrati vaticani su alcune operazioni finanziarie milionarie effettuate dalla Segreteria di Stato è un pozzo senza fondo. Se ieri, dopo una serie di perquisizioni, l'Espresso ha dato notizia dell'indagine su pezzi da novanta come don Mauro Carlino (ex segretario del cardinale Angelo Becciu e da pochi mesi capo dell'Ufficio Informazione e Documentazione della Segreteria: il monsignore è stato intercettato per settimane) e del numero uno dell'Autorità di informazione finanziaria Tommaso Di Ruzza, oggi nuovi documenti riservati spiegano la genesi dello scandalo. Che potrebbe portare a conseguenze devastanti per dipendenti laici e monsignori di primissima fila.

Gli investigatori vaticani, infatti, stanno indagando sulle operazioni finanziarie avvenute tra Roma, Londra e il Lussemburgo negli ultimi otto anni. Proprio nel Granducato, tra il 2011 e il 2012 la Segreteria di Stato (erano i tempi di Benedetto XVI, a Palazzo Apostolico comandavano Tarcisio Bertone e l'allora sostituto agli Affari generali Becciu) aveva infatti deciso di fare affari con Raffaele Mincione. Non un imprenditore qualsiasi, ma un finanziere italo-londinese assai noto alle cronache: è colui che, attraverso fondi d'investimento controllati in Italia, Russia, Malta e Jersey, da qualche mese sta provando a scalare Banca Carige, di cui è arrivato a possedere il 7 per cento delle azioni.

Partiamo dall'inizio della storia. Da quando nel 2011 alcuni emissari vicini a Credit Suisse (che risulta essere consulente del Vaticano per il private banking, e dunque gestore di parte considerevole dei conti riservati a disposizione della Segreteria di Stato, che tra Obolo di San Pietro e Fondo Paolo VI arrivano a circa 800 milioni di euro) mettono intorno allo stesso tavolo i vertici della Segreteria di Stato e gli uomini del finanziere, gran capo della holding WRM e della società d'investimento Athena Capital Found, entrambe con sede in Lussemburgo.
Il Vaticano, inizialmente, chiede una consulenza. In merito a un possibile investimento da circa 200 milioni per l'acquisto di una piattaforma petrolifera, Un'affare, però, che non convince né la banca svizzera né i finanzieri di Mincione. Che, rilanciando, propongono al Vaticano di sottoscrivere – con i denari che si vogliono investire nell'affare del greggio - un nuovo fondo lussemburghese gestito da loro. La proposta va in porto: nel 2012 la Segreteria di Stato gira quasi 200 milioni di euro all'Athena Capital Global Opportunities, un fondo che fa negli anni investimenti di varia natura.
VEDI ANCHE:
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Vaticano, clamoroso scandalo milionario: indagine su un monsignore e il capo dell'Aif
Inchiesta interna su operazioni finanziarie sospette: sospesi dai loro incarichi cinque dirigenti. Tra loro pezzi da novanta come don Mauro Carlino, capo degli uffici della Segreteria di Stato e Tommaso Di Ruzza, direttore dell'antiriciclaggio. Nel mirino dei magistrati compravendite immobiliari a Londra e la gestione dei conti dell'Obolo di San Pietro. Papa Francesco: non faremo sconti a nessuno

Il più importante di tutti, però, è l'acquisto di alcuni immobili di pregio a Sloane Avenue, nel centro di Londra. Un business a cui partecipa direttamente sia Mincione, che con WRM compra il 55 per cento del palazzo, sia il fondo vaticano, che ne prende il 45 per cento.

Mincione, Becciu, monsignor Alberto Perlasca della segreteria di Stato sembrano gestire per anni il fondo senza scossoni e problemi di sorta. Tutto cambia, però, a fine del 2018. Quando Becciu lascia la Segreteria per diventare prefetto alla Congregazione per le Cause dei Santi e al suo posto, come sostituto agli Affari generali, il papa e Pietro Parolin promuovono monsignor Edgar Pena Parra.

Il nuovo sostituto prende le carte e nota con dispiacere che i rendimenti della Sicav vaticana in Lussemburgo sono assai meno redditizi di quello ipotizzato all'inizio con Mincione. Ne chiede conto ai suoi sottoposti (tra cui i contabili Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, anche loro sospesi da ieri dall'incarico) e a don Carlino. Le risposte non lo convincono.

Pena Parra (non sappiamo se con l'avallo di Parolin) decide allora di acquistare l'intero palazzo, e di uscire dal fondo lussemburghese gestito da Mincione. Il 22 novembre viene infatti firmato un accordo transattivo tra Santa Sede e i gruppi del finanziere che l'Espresso pubblica in esclusiva, con cui si perfeziona l'uscita: di fatto il Vaticano, attraverso nuove società londinesi, diventa proprietario degli immobili di pregio (che prima vengono affidati a un gestore attraverso un contratto, poi gestiti direttamente con nuove società londinesi), mentre i fondi di Mincione restano unici azionisti degli altri investimenti fatti negli anni.

Per fare l'operazione di uscita, però, spiegano altre autorevoli fonti vaticane Pena Parra avrebbe chiesto denari, tramite monsignor Carlino, allo Ior. È in quel momento che i vertici della banca – poco felici di vedere i loro conti in gestione ridursi troppo – cominciano a volere vederci chiaro. Dopo qualche mese dalla transazione, così, scatta la denuncia ai magistrati vaticani. A quella dello Ior si aggiunge presto quella del Revisione generale, di fatto l'autorità anti corruzione d'Oltretevere.

I pm del papa indagano ora non solo su eventuali irregolarità dell'operazione immobiliare londinese e di quelle della Sicav, ma pure su ipotetici giri di denaro che avrebbero arricchito alcuni mediatori e dipendenti vaticani: sono al setaccio trust e depositi sia in Lussemburgo sia in Svizzera, ma è presto per dire se siano stati o meno trovati illeciti.

Per la cronaca, non è la prima volta che in Vaticano qualcuno vuole vederci chiaro sul fondo segreto della Segreteria di Stato: tra il 2013 e il 2014 i commissari della Cosea, la commissione voluta dal papa per mettere ordine tra gli enti economici del vaticano, e in particolare membri come la “papessa” Francesca Immacolata Chaoqui e Jean-Baptiste de Franssu, oggi presidente dello Ior, avevano chiesto le carte riservate dell'operazione immobiliare. Senza mai riuscire, pare, ad ottenerne mezza.

Al netto delle ipotesi investigative tutte da dimostrare, dal gruppo di Mincione nessuno parla ufficialmente.
Ma voci interne spiegano che il business fatto con la Santa Sede sarebbe del tutto lecito e trasparente, che i fondi lussemburghesi sono controllati dalla Commissione di vigilanza del settore finanziario del Granducato, e che compensi sono stati pagati alla luce del sole solo a soggetti terzi che hanno fatto da mediatori all'inizio dell'avventura finanziaria. Aggiungendo che la transazione (firmata da monsignor Perlasca) è stata fatta davanti a importanti studi inglesi, e che il Vaticano alla fine avrebbe guadagnato dagli investimenti di Athena oltre il 10 per cento. I bassi rendimenti degli affitti degli immobili di cui si lamenta il Vaticano? «Non ci fosse stata la Brexit, le previsioni sui rendimenti sarebbero state rispettate». È il mercato, bellezza.
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VATICANO
© Riproduzione riservata03 ottobre 2019
 
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view post Posted on 24/9/2020, 20:04

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becciu

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Vaticano, il cardinale Becciu si dimetteVaticano, il cardinale Becciu si dimette
Rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e al Cardinalato

24 settembre 2020
CITTA' DEL VATICANO - Il cardinale Angelo Becciu si è dimesso e ha rinunciato al cardinalato. Lo comunica il Vaticano. "Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu", si legge nella nota diffusa in serata, cosa inconsueta. Secondo quanto si apprende, la decisione del Papa è stata comunicata poco prima dallo stesso Bergoglio a Becciu in una udienza choc.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/2...lenzio/5943080/

Papa Francesco toglie il cardinalato ad Angelo Becciu: non è più prefetto per le cause dei santi. Ai cronisti: “Preferisco il silenzio”
Papa Francesco toglie il cardinalato ad Angelo Becciu: non è più prefetto per le cause dei santi. Ai cronisti: “Preferisco il silenzio”
di F. Q. | 24 SETTEMBRE 2020
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Il cardinale Angelo Becciu si è dimesso e ha rinunciato al cardinalato. Lo comunica il Vaticano. ”Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu”, si legge nella nota. Contattato dall’AdnKronos, Becciu ha risposto con voce spezzata: “Preferisco il silenzio”. Secondo quanto apprende l’agenzia Ansa, la decisione del Papa è stata comunicata poco fa dallo stesso Bergoglio a Becciu in una udienza choc. Fino al giugno 2018 Becciu era stato anche sostituto della segreteria di Stato, in pratica una sorta di vicepremier. In un solo caso un pontefice aveva praticamente destituito un cardinale: lo aveva fatto Pio XI, Papa Achille Ratti, successore di Pietro dal 1922 al 1939.
Becciu era finito al centro dell’inchiesta sull’immobile di lusso acquistato dal Vaticano a Londra, per un valore di oltre 200 milioni di euro, quando era sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede. Più tardi, si era difeso dicendo che qualcuno aveva “approfittato della situazione“. Aveva però anche detto che neanche un penny dell’Obolo di San Pietro era stato usato per l’acquisto dell’immobile e che il palazzo si era “molto rivalutato dopo la Brexit“, sostenendo fosse stato un buon investimento per il Vaticano. Aveva infine rivelato di non essere personalmente indagato essendo stato autorizzato a procedere dai suoi superiori. L’inchiesta ha portato al sequestro di computer e documenti negli uffici della Segreteria di Stato e dell’Aif, e alla sospensione di cinque funzionari, tra cui il direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza e monsignor Mauro Carlino, segretario dello stesso Becciu.
Diplomatico di fine intelligenza, è diventato il ‘cardinale italianò per antonomasia negli ultimi anni, capace di suscitare sentimenti divisivi fuori e dentro le mura leonine. A gennaio 2019, per dire, in pieno scontro sui migranti delle navi Sea watch e Sea eye, dal cardinale Becciu andarono l’allora ministro dell’Interno Salvini con Giancarlo Giorgetti, che era sottosegretario a Palazzo Chigi.
Origini sarde, Giovanni Angelo Becciu, nativo di Pattada, in provincia di Sassari, è diventato sacerdote nell’agosto del 1972. Dopo essersi laureato in diritto canonico, è entrato a far parte del servizio diplomatico della Santa Sede il 1 maggio 1984 prestando la sua opera per molti anni in varie nunziature apostoliche nel mondo: nella Repubblica Centrafricana, in Nuova Zelanda, in Liberia, nel Regno Unito, in Francia, negli Stati Uniti d’America. Nell’ottobre 2001 papa Wojtyla lo ha nominato nunzio apostolico in Angola. Qualche mese dopo, Becciu ha ricevuto la consacrazione episcopale dalle mani del cardinale Angelo Sodano, all’epoca Segretario di Stato Vaticano. Nel 2009 Papa Ratzinger lo ha trasferito alla nunziatura apostolica di Cuba.
E’ con Benedetto XVI che la carriera di mons. Becciu riceve una svolta con la nomina a Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, in pratica diventa il numero due. Il 31 agosto 2013 anche Bergoglio lo conferma nell’incarico. E, quattro anni dopo, nella profonda crisi dell’Ordine di Malta, Papa Francesco lo nomina delegato speciale presso il Sovrano ordine cavalleresco.

Il 20 maggio 2018, al termine del Regina Coeli, Papa Francesco annuncia che Becciu sarà tra i Vescovi promossi che riceveranno la porpora. E il 26 maggio successivo lo toglie dalla segreteria di Stato e lo mette alla guida della Congregazione delle cause dei santi. Una promozione mascherata a detta di tanti Oltretevere che la hanno interpretata – come peraltro accaduto altre volte – nella chiave del ‘promoveatur ut amoveatur’.
E’ ad ottobre 2019 che volano scintille tra il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, e il cardinale Becciu attorno alla compravendita milionaria del palazzo di Londra su cui c’è una inchiesta interna. Parolin – parlando dell’operazione fatta quando Becciu era sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, ruolo per cui è ritenuto da molti responsabile della presunta speculazione – parla di “operazione opaca sulla quale si farà luce”.
A stretto giro arriva la replica di Becciu che rispedisce al mittente le “accuse infamanti”, assicurando, ripeterà più e più volte, di non avere “mai manomesso i soldi dei poveri”. (di Elena Davolio)
 
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view post Posted on 24/9/2020, 21:58

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https://www.lastampa.it/vatican-insider/it...184?%3Fref=fbpp

Il cardinale Becciu si dimette da prefetto dei Santi e rinuncia ai diritti del cardinalato
Ex numero tre del Vaticano come Sostituto della Segreteria di Stato, il prelato sardo è coinvolto nell’affaire del Palazzo di Londra al centro di una indagine. Rimane cardinale, ma perde tutte le prerogative come il voto in Conclave

Il cardinale Becciu si dimette da prefetto dei Santi e rinuncia ai diritti del cardinalato
SALVATORE CERNUZIO
PUBBLICATO IL
24 Settembre 2020
ULTIMA MODIFICA
24 Settembre 2020
21:09
CITTÀ DEL VATICANO. Con un bollettino diffuso in un orario inedito, le 20 di sera, il Vaticano fa sapere che il cardinale Angelo Becciu ha rinunciato ai diritti legati del cardinalato (rimanendo tuttavia cardinale) e si è dimesso dall’incarico di prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, importante dicastero della Curia romana. «Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu», si legge nella nota. Null’altro.

Non si conoscono attualmente le cause di questa decisione definita da molti scioccante, essendo stato Becciu, dopo una lunga esperienza come nunzio, il Sostituto della Segreteria di Stato vaticana per circa otto anni (2011-2018), quindi il numero tre del Vaticano. Stretto collaboratore di Francesco, molto stimato dal Pontefice argentino che infatti lo ha voluto creare cardinale e gli ha affidato anche l’incarico di delegato speciale presso l’Ordine di Malta reduce da una bufera interna e quindi sottoposto ad un commissariamento, il prelato nato a Pattada, in Sardegna, è stato per anni un personaggio molto in vista sia tra le mura Vaticane che presso l’opinione pubblica.

Nel Dicastero dei Santi, alla cui guida il Papa lo aveva posto nel maggio 2018, nessuno era a conoscenza di questa decisione improvvisa. I più stretti collaboratori del cardinale - apprende Vatican Insider - erano stati informati soltanto del fatto che Becciu sarebbe stato ricevuto nel pomeriggio di oggi in udienza da Papa Francesco nel Palazzo Apostolico per firmare i decreti di alcune beatificazioni. È probabile, quindi, che qualcosa sia accaduto durante l’udienza. Secondo le ricostruzioni di alcune agenzie, Becciu avrebbe appreso la decisione del Papa poche ore prima che venisse comunicata.

Al momento l’ipotesi più accreditata è che dietro la mossa del Pontefice ci sia l’affaire milionario del Palazzo di Londra, l’immobile acquistato dalla Segreteria di Stato negli anni in cui Becciu era sostituto, finito al centro di un’indagine della magistratura vaticana tuttora in corso. Il cardinale ha sempre dichiarato l’estrema correttezza dell’operazione, definita tuttavia «opaca» dal Segretario di Stato Pietro Parolin,: «L’investimento era regolare e registrato a norma di legge», ha affermato il cardinale pubblicamente in diverse occasioni, definendo anche «infanganti» le accuse che la Santa Sede abbia usato i soldi del poveri per comprare il lussuoso palazzo londinese.

Da parte del porporato non è giunta alcuna dichiarazione. Alle persone più vicine ha detto di voler mantenere per ora «il silenzio».

Becciu continuerà a mantenere «il titolo cardinalizio» (il comunicato di questa sera della Sala Stampa vaticana riporta infatti la dicitura «Sua Eminenza»), svuotato però di ogni suo contenuto e di fatto ridotto ad un titolo meramente onorifico. I diritti legati al cardinalato ai quali Becciu rinuncia sono quelli espressi nei canoni 349, 353 e 356 del Codice di Diritto Canonico. Questi si riferiscono al «peculiare collegio» degli elettori del Papa, che partecipano ai Concistori, collaborano con il Pontefice e sono tenuti a venire a Roma ogni volta che sono convocati. Becciu perde inoltre la possibilità di partecipare ad un eventuale futuro Conclave per l’elezione del Papa.

https://espresso.repubblica.it/plus/artico...20?preview=true

Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso. Soldi dei poveri al fratello e offshore: le carte dello scandalo. E il Papa chiede pulizia
Dopo la notizia dei fondi dell'Obolo di San Pietro usati per l'acquisto di un palazzo a Londra per 160 milioni, l'inchiesta sale di livello e punta su Angelo Becciu che avrebbe dirottato denaro delle elemosine verso fondi speculativi e favori alla famiglia. Ora Francesco ordina chiarezza e punizioni per i responsabili
DI MASSIMILIANO COCCIA
25 settembre 2020

Una cosa corrotta «è una cosa sporca e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è un cristiano, puzza», disse Papa Francesco nel 2015. A vedere quanto sta maturando nelle pieghe dell’inchiesta per l’acquisizione da parte della Segreteria di Stato della Città del Vaticano del palazzo di Sloane Avenue a Londra, comprato nel 2014, che ha generato via via «un’enorme voragine» nei conti, la puzza della corruzione nelle stanze vaticane si sente forte in questi giorni.
 
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view post Posted on 25/9/2020, 08:12

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Dal Palazzo da 200 mln a Londra alla cooperativa della diocesi di Ozieri (SS)

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www.iltempo.it/attualita/2020/09/2...cesco-24655313/

Angelo Becciu, l'Espresso svela la verità sullo scandalo: dietro le dimissioni del cardinale soldi a una coop guidata da suo fratello

25 settembre 2020a a a
Avrebbe dirottato denaro delle elemosine verso fondi speculativi e favori alla famiglia. L'Espresso in edicola oggi, venerdì 25 settembre, svela in esclusiva la verità sulle dimissioni del cardinale Angelo Becciu ordinate da Papa Francesco. Dopo l'inchiesta sul caso dei fondi dell'Obolo di San Pietro usati per l'acquisto di un palazzo di lusso a Londra per 160 milioni esplode la bomba sul cardinale che avrebbe dirottato denaro delle elemosine verso fondi speculativi e favori alla famiglia.

Becciu, 72 anni e sardo di Pattada, dal 29 giugno era stato “promosso” con la porpora Prefetto per la Congregazione della Causa dei Santi. Nel corso del suo mandato aveva affidato - come ricostruisce L'Espresso - l’intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse: ma la gestione aveva anche un risvolto familiare. "Secondo le carte che abbiamo visionato - si legge - il Sostituto della Segreteria di Stato avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza Episcopale Italiane e una volta dall’Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino".

Nella carte dello scandalo dunque la verità sui soldi dei poveri che finivano al fratello e offshore e il perché delle dimissione ordinate dal Pontefice che adesso vuole chiarezza e punizioni per i responsabili. "L’utilizzo che è stato fatto dell’Obolo di San Pietro, un collettore di offerte e donazioni per le azioni sociali della Chiesa nei confronti dei poveri, è forse il simbolo di quanto il mandato apostolico sia stato tradito per una speculazione immobiliare e finanziaria; una speculazione che non rappresenta un caso episodico ma - come L’Espresso ricostruisce in esclusiva - un vero e proprio metodo che ha contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinale Angelo Becciu. Un modus operandi che non è mai piaciuto a papa Francesco il quale - mentre speculatori, broker e promotori finanziari giocavano con la cassa della Segreteria di Stato e dell’Obolo di San Pietro - tesseva infatti una rete di nuove norme e di sorveglianza per le finanze vaticane".

www.startmag.it/primo-piano/ecco-p...braccio-destro/
Ecco perché Papa Francesco ha silurato il cardinale Becciu (suo ex braccio destro)
di Francis Walsingham


Papa Francesco in un’udienza-choc dimissiona il cardinale Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato e per anni il primo collaboratore di Bergoglio. Le notizie del settimanale l’Espresso e il tweet del vaticanista del Foglio, Matzuzzi

La “bomba” in Vaticano scoppia all’ora di cena, con l’uscita di un, a dir poco inatteso, Bollettino della Sala stampa vaticana, scrive la principale agenzia di stampa italiana Ansa.

“Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu”, si legge nella nota della Santa sede.

Non riferisce altro la comunicazione, inconsuetamente diffusa in serata. E secondo quanto ha potuto apprendere l’Ansa, “la decisione del Papa è stata comunicata appena poco prima dallo stesso Bergoglio a Becciu in una udienza-choc”.

L’UDIENZA CHOC
E’ la prima volta da quando Bergoglio è Pontefice che un porporato di Curia rinunci, oltre all’incarico nel proprio Dicastero, ai “diritti” connessi al cardinalato. Angelo Becciu, creato cardinale proprio dallo stesso papa Francesco, non ha avuto il tempo di rientrare nel suo appartamento stasera che la notizia della sua “rinuncia” era già stata pubblicata ufficialmente con il bollettino della sala stampa.

CHI E’ BECCIU
Becciu, dopo una carriera da nunzio apostolico, è stato a lungo Sostituto in Segreteria di Stato e al compimento dei 70 anni aveva ricevuto la berretta cardinalizia da Francesco, come prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

LA VICINANZA A BERGOGLIO
L’ex sostituto della Segreteria di Stato è stato “per anni il primo collaboratore di Bergoglio, l’uomo del quale il Papa si fidava ciecamente e con il quale si confrontava di fatto quotidianamente”, ha scritto Repubblica: Becciu mantiene la porpora da cardinale, ma rinuncia a tutti i diritti che essa comporta, “in sostanza, non potrà partecipare a un futuro conclave, aiutare il Papa collegialmente nell’esercizio delle sue funzioni, prendere parte ai concistori”.

L’UOMO DEI SEGRETI
Becciu, 72 anni, era, soprattutto, l’uomo che conosceva i segreti di Vatileaks e dei Corvi, chiosa Repubblica.

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I MOTIVI DELLE DIMISSIONI SECONDO L’ESPRESSO
C’e’ anche l’utilizzo dei soldi dell’Obolo di san Pietro, il fondo raccolto per le opere di aiuto ai poveri, fra i motivi delle improvvise dimissioni del cardinale Angelo Becciu: lo sostiene l’Espresso, in un’anticipazione del numero in uscita venerdì 25 settembre.

IL RUOLO DI BECCIU
Secondo il settimanale, c’era “un vero e proprio metodo che ha contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinale Angelo Becciu”. L’allora monsignor Becciu aveva affidato “l’intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse”, il quale “ha indirizzato gli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali”.

DOSSIER FONDI
Inoltre, da sostituto della segreteria di stato, Becciu “avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza Episcopale Italiane e una volta dall’Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino”.

IL TWEET DI MATZUZZI, VATICANISTA DEL FOGLIO

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI REPUBBLICA DEL 25 SETTEMBRE 2020 SULLE RIVELAZIONI DELL’ESPRESSO
Sale di livello l’inchiesta per l’acquisizione del palazzo di Sloane Avenue, Londra, da cui tutto nasce. Secondo quanto è stato ricostruito consultando carte e movimentazioni, quella vicenda che ha generato via via una “enorme voragine” nei conti, è il prodotto finale di un modo di condurre le finanze vaticane che mai è piaciuto a Papa Francesco, il quale tesseva una rete di sorveglianza e di nuove norme mentre speculatori, broker e promotori finanziari giocavano con la cassa della segreteria di Stato. E alla fine ha chiesto il pugno di ferro contro corrotti e corruttori.
Secondo le carte visionate dall’Espresso, l’allora sostituto della segreteria di Stato ha dirottato più volte i soldi della Cei e dell’Obolo di San Pietro in direzione di suoi familiari. Finanziamenti a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari) di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino, sono stati chiesti e ottenuti dal cardinale Becciu tre volte: la prima nel settembre 2013, 300 mila euro per ampliare l’attività e ammodernare il forno; la seconda, nel gennaio del 2015, destinando alle casse della cooperativa altri 300 mila euro dopo un incendio. I fondi chiesti e ottenuti da Becciu la Cei li attingerà dai fondi dell’otto per mille. La terza ed ultima richiesta parte nell’aprile 2018: 100 mila euro a fondo perduto per gli adeguamenti delle strutture per l’accoglienza dei migranti. E questa volta i fondi verranno dispensati dall’Obolo di San Pietro, un fondo sotto il diretto controllo di Becciu.
Una montagna di soldi, un metodo che affonda le radici in una prassi antica, sin da quando il cardinale era nunzio apostolico, una ventina d’anni fa: secondo quanto appreso da fonti interne della Santa Sede, a quel tempo infatti un altro fratello del cardinale, Francesco, titolare di una ditta di falegnameria, avrebbe arredato e ammodernato numerose chiese in Angola e a Cuba, vicende avvenute molti anni fa quando non c’era nessun tipo di controllo sugli appalti e la prossimità familiare era prassi consolidata.
Ma non è finita qui. Un altro caso interessante riguarda la società “Angel’s srl” che ha come rappresentate legale e socio di maggioranza col 95 per cento un altro fratello del cardinale, il professor Mario Becciu, ordinario di psicologia presso l’Università Salesiana di Roma. Lo scopo sociale della società non però ha nulla a che vedere con l’accademia: riguarda curiosamente la distribuzione specializzata e la consulenza nel food & beverage, con tanto di installazioni di sistemi automatici e prodotti per il settore negli hotel, impiantistica professionale per birra e bevande alla spina. Utilizzando il mercato della solidarietà, così come fa la cooperativa “Spes” di Tonino Becciu, la società di Mario Becciu ha prodotto ed imbottigliato la “Birra Pollicina”, una birra che attualmente non è in commercio e di cui non è possibile trovare alcuna traccia nella distribuzione commerciale, se non in alcuni locali e su commesse opportunamente indirizzate da parte di enti ecclesiastici i quali, interpellati, hanno congiuntamente affermato che l’indicazione di acquistare i prodotti dalla “Angels’s” proveniva direttamente dal cardinal Becciu o da persone a lui vicine.
In questo, come nel caso della “Spes”, si tratta di flussi di denaro difficili da tracciare. Soldi che in un secondo tempo, come dimostrano i documenti in possesso dell’Espresso, venivano reinvestiti in pacchetti azionari, holding e finanziarie. In un sistema in cui i conflitti di interessi erano all’ordine del giorno. Un regno di colletti bianchi, avvocati, faccendieri, fondi offshore che nel corso degli anni ha garantito riservatezza sugli affari personali del cardinal Becciu e della sua famiglia e determinato un meccanismo che ha generato un buco di 454 milioni di euro.

Edited by pincopallino1 - 29/9/2020, 09:13
 
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https://www.editorialedomani.it/politica/i...male-c-mlqqbks2


Esclusivo, parla il cardinale Becciu: «Ho dato 200 mila euro a mio fratello. Che male c’è?»
Intervista al porporato che ieri si è dovuto dimettere. «Ho detto al papa: perché mi fai questo? Ho dato i soldi a mio fratello solo perché ho comprato dalla sua società infissi per le nunziature in Egitto e Cuba». Il nuovo filone investigativo parte dalla compravendita di un palazzo a Londra.

EMILIANO FITTIPALDI

25 settembre 2020 • 01:56

Aggiornato, 25 settembre 2020 • 07:30
Becciu si è dimesso da prefetto delle Cause dei Santi e ha rinunciato ai diritti cardinalizi. Papa Francesco gli contesta condotte scorrette nell’utilizzo dei soldi della segreteria di Stato
Il cardinale ha dato a una ditta del fratello centinaia di migliaia di euro: «Ho comprato da lui degli infissi per le nunziature di Cuba e dell’Egitto»
Soldi anche a una cooperativa sarda di un altro fratello: «Gestisce un panificio che ha avuto fondi dalla Cei, lo ho segnalato ma è tutto rendicontato».
 
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www.ilmessaggero.it/vaticano/becci...20-5483279.html

Vaticano, Becciu “licenziato” dal Papa per i bonifici alla coop: «Sconvolto, ma obbedisco»

Venerdì 25 Settembre 2020 di Franca Giansoldati

«Sono sconvolto. Turbato. Un colpo per me, la mia famiglia, la gente del mio paese. Per spirito di obbedienza e per amore che porto alla Chiesa e al Papa ho accettato la sua richiesta di farmi da parte. Ma sono innocente e lo dimostrerò. Chiedo al Santo Padre di avere diritto di difendermi»

www.meteoweek.com/2020/09/25/vatic...a-peculato-cpe/

Vaticano, cardinale Becciu si dimette su richiesta del Papa: accusato di peculato

Alice De Gregoriis -
25 Settembre 2020 ULTIMO AGGIORNAMENTO 10:26

Durante la solita udienza settimanale avvenuta ieri per la presentazione del lavoro del dicastero, Papa Francesco avrebbe chiesto al cardinale Angelo Becciu, prefetto delle Cause dei Santi, di abbandonare il suo ruolo. Ora Becciu commenta: “Sono sconvolto. Turbato. Un colpo per me, la mia famiglia, la gente del mio paese”.

Dissapori in Vaticano, dove durante l’udienza settimanale avvenuta ieri Papa Francesco avrebbe chiesto al cardinale Angelo Becciu di abbandonare il suo ruolo da prefetto delle Cause dei Santi. Ora Becciu commenta: “Sono sconvolto. Turbato. Un colpo per me, la mia famiglia, la gente del mio paese. Per spirito di obbedienza e per amore che porto alla Chiesa e al Papa ho accettato la sua richiesta di farmi da parte. Ma sono innocente e lo dimostrerò. Chiedo al Santo Padre di avere diritto di difendermi”. Un’ora dopo l’udienza, le “dimissioni” del cardinale sono state accolte dal Vaticano: il pontefice accetta “la rinuncia alla carica di Prefetto e ai diritti connessi al cardinalato, presentata da Sua eminenza Giovanni Angelo Becciu”. In questo modo Becciu resterebbe cardinale, ma perdendo diverse prerogative, tra cui il diritto di veto in conclave.

Ma quale sarebbe la motivazione del provvedimento? Un presunto reato di peculato. Al centro dell’attenzione del Pontefice e dei suoi magistrati ci sarebbe un bonifico di 100mila euro per la cooperativa Spes di Ozieri, la sua diocesi sarda, proprio mentre ricopriva la carica di Sostituto alla Segreteria di Stato. La cooperativa è una storica cooperativa attiva nel sostegno ai migranti, attualmente gestita da uno dei fratelli. I soldi del bonifico apparterrebbero, però, ai fondi riservati della Santa Fede. Attualmente si trovano ancora sul conto della Caritas Ozieri, intatti. Eppure non è la prima volta che Bocciu finisce all’interno di giri di affari poco limpidi. In passato, ad esempio, fu legato al caso del palazzo londinese acquistato dal Vaticano nel 2012 per investire il denaro dell’Obolo.
 
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view post Posted on 25/9/2020, 10:23

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https://www.unionesarda.it/articolo/news/i...37-1063305.html

Oggi alle 07:51, aggiornato oggi alle 10:41
l'ex cardinale
Le dimissioni di Becciu: "l'ombra lunga" dell'affaire di Londra
Prime ipotesi sulla decisione alla base dell'addio all'incarico di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi
angelo becciu (archivio l unione sarda)
Angelo Becciu (Archivio L'Unione Sarda)

Dopo l'annuncio delle dimissioni del cardinale Angelo Becciu, originario di Pattada, dalla carica di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, si aprono scenari non proprio limpidi.

Papa Francesco ha comunicato a Becciu la volontà di accettare le dimissioni ma sulla vicenda non sono arrivati commenti ufficiali dalla Chiesa sarda. L'idea che prevale è quella che mette di nuovo in luce la questione dell'inchiesta da parte della magistratura vaticana sull'acquisto di un palazzo in centro a Londra. L'operazione era stata avviata quando il cardinale 74enne era Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana. Un giro da milioni di euro per quella che il cardinale Pietro Parolin - il Segretario di Stato - aveva definito un affare "opaco" e Becciu, dal canto suo, aveva invece parlato di "investimento regolare e a norma di legge", bollando come "infamanti" le accuse che facevano riferimento al presunto uso dell'Obolo di San Pietro per effettuare l'acquisto.

Secondo la ricostruzione fatta dal settimanale "L'Espresso", il "metodo" che ha caratterizzato la "gestione Becciu" non è andata giù a Papa Francesco, e la conclusione della vicenda, per non scatenare ulteriori conseguenze, sarebbe stata proprio la scelta del cardinale di dimettersi. Per lui resterà comunque il "titolo cardinalizio" svuotato dei suoi contenuti. Nessuna possibilità invece di partecipare a un futuro Conclave.

Nel corso di un'intervista a "Domani", il religioso ha fornito qualche spiegazione in più: "Ho detto al Papa: ma perché mi fai questo? Davanti a tutto il mondo poi? Mi ha detto che avrei dato soldi ai miei fratelli. Io non vedo reati, sono sicuro che la verità verrà fuori".

"Nel nostro incontro - aggiunge - il Santo Padre mi ha spiegato che avrei favorito i miei fratelli e le loro aziende con i soldi della Segreteria di Stato, ma io posso spiegare. Reati di certo non ce ne sono".

Becciu in effetti non ha negato che una coop riconducibile a suo fratello Tonino sia finanziata con i fondi della Cei provenienti dall'8 per mille su sua esplicita richiesta: "Confermo - ribadisce a "Domani" -, anche perché è tutto rendicontato. Che male c'è?".

Sarebbero 100mila euro secondo gli inquirenti i soldi arrivati alla coop: "Errato - ha chiarito l'ex cardinale - io da sostituto non ho mai dato i denari alla cooperativa di mio fratello, ma a una Caritas. Ho appena chiamato il vescovo di Sassari che tra l'altro mi ha detto che quei soldi sono ancora in cassa in diocesi". "Come sostituto avevo a disposizione un fondo con cui, senza dover rendere conto a nessuno, potevo aiutare vari enti e associazioni caritatevoli. Perché non dovrei dare una mano anche alle Caritas sarde come quella di Ozieri?".

E sulla srl riconducibile a un altro suo fratello, che avrebbe ottenuto commesse di un certo spessore grazie ai "buoni uffici" di Becciu: "Il nunzio in Egitto conosceva mio fratello, e così lui ha fatto lavori per circa 140mila euro per cambiare gli infissi della sede, ma anche qui francamente non vedo il reato".

E lui stesso avrebbe acquistato gli infissi per la nunziatura di Cuba, dove era stato assegnato tra il 2009 e il 2011: "Ma scusi - ha risposto al quotidiano - non conoscevo nessun altro, era ovvio usassi la ditta di mio fratello. Poi i lavori non li ho nemmeno terminati io, ma il nunzio che mi è succeduto. Che è stato talmente contento del servizio che, quando è stato spedito nella nunziatura egiziana, lo ha richiamato".

Insomma Becciu dice di non aver rubato un euro. "Non so se sono indagato, ma se mi mandano a processo mi difenderò".

(Unioneonline)

Ulteriori dettagli su L'Unione Sarda oggi in edicola
 
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I soldi dei poveri ai fratelli del card. Becciu. Dalla Birra Pollicina alla Caritas di Ozieri

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L'Espresso: i soldi dei poveri ai fratelli di Becciu per investimenti in birre e coop sarde

ROMA. I soldi della carità di tutti finivano - a fondo perduto - a cooperative e società gestite dai suoi fratelli (di sangue): centinaia di migliaia di euro dell'obolo di San Pietro e della Cei destinati ad attività legate all'accoglienza dei migranti e anche alla produzione di una birra mai entrata in commercio. Queste, almeno, le rivelazioni dell'Espresso sull'intrigo in Vaticano che ha portato alle dimissioni, accettate dal Papa, di monsignor Angelo Becciu, potentissimo cardinale di Pattada già Segretario di Stato, che ha lasciato l'incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

La notizia è esplosa ieri e l'attenzione si era concentrata sull'acquisizione di un palazzo in Sloane Avenue, a Londra, comprato con milioni di euro di soldi destinati ai poveri. Il nome di Becciu era stato accostato all'indagine sull'operazione immobiliare. Ma ieri il settimanale diretto da Marco Damilano ha reso pubblica la copertina del numero a breve in edicola e la situazione è precipitata, con le dimissioni - pare non proprio spontanee - che hanno scosso la Chiesa mondiale.

Secondo le carte visionate dall’Espresso, rivela Repubblica, "l’allora sostituto della segreteria di Stato ha dirottato più volte i soldi della Cei e dell’Obolo di San Pietro in direzione di suoi familiari. Finanziamenti a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari) di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino, sono stati chiesti e ottenuti dal cardinale Becciu tre volte: la prima nel settembre 2013, 300 mila euro per ampliare l’attività e ammodernare il forno; la seconda, nel gennaio del 2015, destinando alle casse della cooperativa altri 300 mila euro dopo un incendio. I fondi chiesti e ottenuti da Becciu la Cei li attingerà dai fondi dell’otto per mille. La terza ed ultima richiesta parte nell’aprile 2018: 100 mila euro a fondo perduto per gli adeguamenti delle strutture per l’accoglienza dei migranti. E questa volta i fondi verranno dispensati dall’Obolo di San Pietro, un fondo sotto il diretto controllo di Becciu".

Ma non è finita: il settimanale sostiene che esista un altro caso legato alla Angel's Srl, società di un altro fratello di Becciu, Mario. La Srl si occupa di "distribuzione specializzata e consulenza nel food & beverage, con tanto di installazioni di sistemi automatici e prodotti per il settore negli hotel, impiantistica professionale per birra e bevande alla spina. Utilizzando il mercato della solidarietà, così come fa la cooperativa “Spes” di Tonino Becciu, la società di Mario Becciu ha prodotto ed imbottigliato la “Birra Pollicina”, una birra che attualmente non è in commercio e di cui non è possibile trovare alcuna traccia nella distribuzione commerciale, se non in alcuni locali e su commesse opportunamente indirizzate da parte di enti ecclesiastici i quali, interpellati, hanno congiuntamente affermato che l’indicazione di acquistare i prodotti dalla “Angels’s” proveniva direttamente dal cardinal Becciu o da persone a lui vicine". Il buco ipotizzato sarebbe di alcune centinaia di milioni di euro.

Edited by pincopallino1 - 8/10/2020, 10:18
 
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Vaticano, la difesa di Becciu: "Io accusato di peculato, è tutto surreale"
Vaticano, la difesa di Becciu: "Io accusato di peculato, è tutto surreale"

Il monsignore dopo le sue dimissioni per le accuse di aver dirottato i fondi del Vaticano: "Rinnovo la mia fiducia al Santo Padre"
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25 settembre 2020
CITTA' DEL VATICANO - "E' un pò strana la cosa, in altri momenti mi ero trovato per parlare di altre cose, non di me, mi sento un pò stralunato. Ieri fino all 6.02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi il Papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato". Così Angelo Becciu in una conferenza stampa dopo le sue dimissioni per le accuse di aver dirottato i fondi del Vaticano.

"Rinnovo la mia fiducia al Santo Padre - dice il cardinale - Diventando cardinale ho promesso di dare la vita per la Chiesa e per il Papa. Oggi rinnovo la mia fiducia. Mi sembra strano essere accusato di questo. Quei 100mila euro, è vero, li ho destinati alla Caritas. E' nella discrezione del Sostituto destinare delle somme che sono in un fondo particolare destinato alla Caritas, a sostenere varie opere. In 7-8 anni non avevo mai fatto un'opera di sostegno per la Sardegna. So che nella mia diocesi c'è un'emergenza soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100mila euro alla Caritas" - Becciu spiega che i soldi non sono transitati dalla Caritas alla cooperativa gestita dal fratello che collabora con la Caritas di Ozieri. Ma "quei soldi sono ancora lì, non so perché sono accusato di peculato".
L'inchiesta
Settecentomila euro destinati alla carità del Papa finiti in operazioni che avrebbero avvantaggiato i fratelli. Sarebbe questa la contestazione che lo stesso Francesco avrebbe fatto all'ex numero due della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Angelo Becciu, che ieri ha rimesso nelle mani di Bergoglio il suo incarico alla Congregazione delle cause dei Santi, rinunciando ai diritti da cardinale.

In particolare al centro della discussione con il pontefice ci sarebbe stata l'erogazione di un contributo straordinario di centomila euro - provenienti dai "soldi per i poveri" del Papa, l'Obolo di San Pietro - per sostenere le attività caritative della Caritas di Ozieri che sarebbero alla fine state destinate non alla Caritas ma al suo braccio operativo, la cooperativa sociale Spes di cui il fratello di Becciu, Antonino, è presidente.

All'ex prefetto della Congregazione delle cause dei Santi il Papa avrebbe contestato anche altri due contributi da 300mila euro ciascuno elargiti direttamente alla Spes, in seguito a presunte pressioni di Becciu sui vertici della Cei. Analoghe presunte pressioni l'ex numero due della Segreteria di Stato avrebbe effettuato per favorire la sottoscrizione della partnership tra la Caritas di Roma e la società Angel's Srl di cui è amministratore il fratello Mario. Infine, sotto la lente di Bergoglio, ci sarebbero le commesse affidate alla falegnameria di un altro fratello del cardinale, Francesco, da una serie di Nunziature, tra cui quella dell'Angola - dove lo stesso Becciu è stato nunzio a lungo - per una cifra complessiva di 80mila euro, e quella di Cuba, per circa 15mila euro.

https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli...html?refresh_ce

Il cardinale si dimette da prefetto Cause Santi Vaticano, Caso Becciu: accertamenti della Gdf su fondi Cei e Obolo San Pietro Sotto la lente degli investigatori ci sarebbero la partnership della società del fratello dell'ex cardinale con la Fondazione Caritas Roma per la "Birra Pollicina" e vari incarichi alla falegnameria di Francesco Becciu dalle Nunziature Tweet Vaticano, Becciu si dimette da Cause Santi e cardinalato 25 settembre 2020 Ci sarebbero anche alcuni fondi e incarichi ottenuti dai fratelli di mons. Angelo Becciu dietro le clamorose dimissioni dell'ex aspirante Papa dalla Congregazione delle cause dei Santi e la sua rinuncia ai diritti connessi al cardinalato, accolte ieri sera da Francesco dopo un'udienza choc che ha visto un drammatico confronto tra l'ex numero due della Segreteria di Stato vaticana e il pontefice. La vicenda riguarderebbe finanziamenti per diverse centinaia di migliaia di euro finiti in una cooperativa gestita da Antonino Becciu e alle società di Mario e Francesco Becciu ed è oggetto anche di un'inchiesta dell'Espresso che sarà in edicola domenica. A quanto si apprende, in particolare, contributi Cei e, in parte dell'Obolo di San Pietro (i 'soldi per i poveri' donati dai fedeli), sarebbero andati in diverse operazioni alla Cooperativa Spes di Ozieri (Sassari), una struttura di cui è rappresentante legale Antonino Becciu e che lavora a stretto contatto con la Caritas locale. Una vicenda sulla quale si è mossa per accertamenti la Guardia di finanza e su cui, al momento, non ci sarebbero specifici rilievi penali, ma che è stata certamente considerata quanto meno inopportuna da Papa Francesco, che l'avrebbe contestata a Becciu durante l'udienza di ieri sera. Tanto più perché non isolata. Un'altra operazione finita sotto la lente vaticana, infatti, riguarda la Angel's srl, di cui è amministratore delegato Mario Becciu, e di cui sarebbe socio, a quanto apprende l'Adnkronos, anche l'altro fratello del cardinale, Francesco. La società ha stretto un accordo di partnership con la Fondazione Caritas Roma: con l'intesa la Fondazione consente l'utilizzo del marchio Caritas Roma alla new company che si occupa di produzione e commercializzazione di birre artigianali per contrassegnare la "Birra Pollicina" in cambio della "donazione" del 5% del fatturato di vendita. Tra le ipotesi degli inquirenti sia vaticani che italiani, quella, ancora tutta da verificare, che l'operazione sia stata favorita da mons. Angelo Becciu e che possa aver generato guadagni indiretti alla Angel's. Infine, all'attenzione del Papa sarebbero stati portati i rapporti intercorsi tra Francesco Becciu, titolare di una falegnameria a Pattada, con varie Nunziature - tra cui quella in Angola dove l'ex prefetto della Congregazione delle cause dei Santi è stato a lungo - per la realizzazione di lavori sul legno, in alcuni casi pagati con i fondi dell'Obolo di San Pietro. La ricostruzione de L'Espresso Secondo il settimanale "c'era un vero e proprio metodo che ha contraddistinto la segreteria di Stato sotto la direziuone del cardinale Angelo Becciu". L'allora monsignor Becciu aveva affidato "l'intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse" il quale "ha indirizzato gli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali". Inoltre, da sostituto della segreteria di Stato, Becciu "avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza episcopale italiana e una volta dall'Obolo di san Pietro, un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, in provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino". Becciu: "Chiedo al Papa il diritto di difendermi" "Ho dato i soldi a mio fratello solo perché ho comprato dalla sua società infissi per le nunziature in Egitto e Cuba, non vedo reati". Così il cardinale Angelo Becciu, al quotidiano Domani, dopo la decisione del Papa di farlo dimettere da prefetto della Congregazione dei Santi privandolo al contempo dei diritti connessi al cardinalato. "Sono sconvolto", ha detto il porporato sardo al Messaggero. "Turbato. Un colpo per me, la mia famiglia, la gente del mio paese. Per spirito di obbedienza e per amore che porto alla Chiesa e al Papa ho accettato la sua richiesta di farmi da parte. Ma sono innocente e lo dimostrerò. Chiedo al Santo Padre di avere diritto di difendermi". I precedenti Il cardinale Becciu era finito - quando era sostituto alla Segreteria di Stato - al centro dell'inchiesta sulla compravendita del palazzo di lusso in Sloane Avenue nel centro di Londra (del valore di oltre 200 milioni di euro) e sui flussi finanziari dei conti sui cui transita l'Obolo di San Pietro."Non abbiamo mai utilizzato i soldi dell'Obolo di San Pietro per i poveri, per fare speculazioni", aveva precisato Becciu sottolineando di aver "acceso un mutuo" e che l'acquisto del palazzo di Londra "era un'occasione propizia" per sfruttare meglio capitali che la Segreteria di Stato disponeva. "E' prassi che la Santa Sede - aveva spiegato - investa in palazzi e poi era un'occasione buona e opportuna perché con la Brexit il valore di questa casa è triplicato". L'inchiesta avviata nel 2019 da due denunce presentate dallo Ior e dal Revisore Generale, ha portato alla sospensione di cinque funzionari (due dirigenti della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, un'addetta all'amministrazione, Caterina Sansone e due alti dirigenti vaticani, monsignor Maurizio Carlino, capo dell'Ufficio informazione e Documentazione, e l'ex direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza). Lo scorso giugno era stato arrestato - e poi liberato - dalla Gendarmeria vaticana il broker di Termoli, Gianluigi Torzi. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/...7c6198517a.html

https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/20...YpiRYXGwFO.html

Becciu, Papa ha contestato uso di 700 mila euro in favore dei fratelli
CRONACA
Becciu, Papa ha contestato uso di 700 mila euro in favore dei fratelli

Fotogramma /Ipa

Pubblicato il: 25/09/2020 13:30

Settecentomila euro destinati alla carità del Papa finiti in operazioni che avrebbero avvantaggiato i fratelli. Sarebbe questa, a quanto apprende l'Adnkronos, la contestazione che lo stesso Francesco avrebbe fatto all'ex numero due della Segreteria di Stato vaticana, mons. Angelo Becciu, che ieri ha rimesso nelle mani di Bergoglio il suo incarico alla Congregazione delle cause dei Santi, rinunciando ai diritti da cardinale.


In particolare, a quanto apprende l'Adnkronos, al centro della discussione con il Pontefice ci sarebbe stata l'erogazione di un contributo straordinario di centomila euro - provenienti dai 'soldi per i poveri' del Papa, l'Obolo di San Pietro - per sostenere le attività caritative della Caritas di Ozieri che sarebbero alla fine state destinate non alla Caritas ma al suo braccio operativo, la cooperativa sociale Spes di cui il fratello di Becciu, Antonino, è presidente. All'ex prefetto della Congregazione delle cause dei Santi il Papa avrebbe contestato anche altri due contributi da 300mila euro ciascuno elargiti direttamente alla Spes, in seguito a presunte pressioni di Becciu sui vertici della Cei. Analoghe presunte pressioni l'ex numero due della Segreteria di Stato avrebbe effettuato per favorire la sottoscrizione della partnership tra la Caritas di Roma e la società Angel's Srl di cui è amministratore il fratello Mario. Infine, sotto la lente di Bergoglio, ci sarebbero le commesse affidate alla falegnameria di un altro fratello del cardinale, Francesco, da una serie di Nunziature, tra cui quella dell'Angola - dove lo stesso Becciu è stato nunzio a lungo - per una cifra complessiva di 80mila euro, e quella di Cuba, per circa 15mila euro.
 
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https://www.ilmessaggero.it/vaticano/vatic...ia-5484549.html

Vaticano, resa dei conti: il cardinale Pell si congratula con il Papa per avere fatto fuori Becciu
Vaticano
Venerdì 25 Settembre 2020 di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – La resa dei conti in Vaticano. Il cardinale George Pell, già super prefetto del dicastero della economia, allontanato dal Papa per affrontare un processo di pedofilia in Australia dal quale è stato poi assolto, ha inviato stamattina una lapidaria dichiarazione a proposito del licenziamento del cardinale Angelo Becciu: «Il Santo Padre venne eletto per pulire le finanze vaticane. Ha fatto un lungo lavoro e deve essere ringraziato e congratulato per i recenti sviluppi. Spero che la pulizia nelle stalle prosegua sia in Vaticano che a Vittoria».
APPROFONDIMENTI

Per Vittoria il cardinale Pell intende lo Stato australiano di Vittoria, intendendo il luogo dove evidentemente qualcuno a suo parere gli avrebbe orchestrato la trappola che lo ha portato al processo per abusi. Pell si è sempre dichiarato innocente e quando tre anni fa dovette lasciare il Vaticano e le sue prerogative circa la sua immunità (su spinta del Papa) per affrontare i giudici e le pesanti accuse, lo fece convinto che sarebbe stato assolto. Nei mesi precedenti alla sua partenza in Vaticano si erano consumate lotte intestine enormi tra il suo dicastero dell'economia e la Segreteria di Stato diretta dal cardinale Parolin e dal sostituto Becciu.

Con quest'ultimo Pell aveva avuto scontri durissimi. All'origine vi erano due diverse visioni della gestione dell'Obolo di San Pietro. Becciu e Parolin difendevano l'autonomia finanziaria della Segreteria di Stato, come è sempre stato dai tempi di Pio XI, mentre Pell puntava ad un controllo centralizzato di tutte le risorse finanziarie esistenti, da quelle della Segreteria di Stato a quelle dell'Apsa. La visione amministrativa di Pell di stampo anglosassone aveva come obiettivo una riforma totale del sistema economico all'interno del Vaticano, puntando sulla totale trasparenza secondo i moderni criteri aziendali.

Vaticano, Becciu “licenziato” dal Papa per i bonifici alla coop: «Sconvolto, ma obbedisco»

L'allora Sostituto Becciu contrastava questa impostazione affermando che non si poteva trasformare lo Stato della città del Vaticano in una sorta di multinazionale. La dichiarazione del cardinale Pell arriva da lontano e contribuisce ad incendiare ancora di più un passaggio ingarbugliato e sul quale la magistratura vaticana sta indagando. L'indagine che ha portato il Papa a chiedere le dimissioni di Becciu e l'abbandono delle prerogative cardinalizie è stato lo scontro avvenuto l'anno scorso tra lo Ior e la Segreteria di Stato.

Il nome di Becciu era stato tirato in ballo l'anno scorso quando è scoppiato il caso del palazzo londinese acquistato dal Vaticano nel 2012 per investire il denaro dell'Obolo. L'inchiesta era partita a seguito di uno scontro tra l'attuale Sostituto alla Segreteria di Stato, il venezuelano Pena Parra (che ha sostituito Becciu nel 2018) e il direttore dello Ior, Franco Mammì per il controllo delle sostanze gestite in autonomia dalla Segreteria di Stato. Pena Parra chiedeva allo Ior un prestito per estinguere un mutuo oneroso acceso durante uno dei passaggi di proprietà. Lo Ior non lo aveva concesso e da lì è partito tutto. I magistrati hanno sempre ipotizzato che tra un passaggio di proprietà e l'altro qualcuno avesse avuto modo di arricchirsi.
 
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La lite tra Pell e Becciu, cardinali in disgrazia per pedofilia e ruberie

BECCIU-PELL

https://www.corriere.it/cronache/20_settem...46a04ebd3.shtml

Il cardinal Becciu: «Accuse surreali, spero che Papa Francesco non si faccia manovrare»

Il cardinale cui papa Francesco ha chiesto di dimettersi: «Pronto a dare mia vita per lui, ma spero capisca che si tratta di un equivoco»
di Gian Guidi Vecchi


«È un po’ strana la cosa. Oggi devo parlare di me. Mi sento un pochino stralunato, mi pare tutto surreale. Ma cerco di essere realista. Dirò le cose in modo semplice, per raccontare cosa è avvenuto». La versione del cardinale Angelo Becciu. Non sono passate neanche ventiquattr’ore da quando il Papa ha chiesto e ottenuto le sue dimissioni e la rinuncia ai «diritti e le prerogative» del cardinalato. Dietro le spalle un crocifisso d’argento, parla ai giornalisti che affollano la sala conferenze dell’Istituto delle suore di Maria Bambina, accanto al colonnato di San Pietro. Un lungo sfogo, poi le risposte alle domande.

Tra l’altro parla delle liti con Pell, del Papa dice: «L’ho visto soffrire, era in difficoltà». Ma prima riassume le accuse contro di lui: «È una cosa surreale perché ieri fino alle 18,02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore, e poi il Papa mi dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta una segnalazione dai magistrati che io avrei commesso atti di peculato. Ammetto che il Santo Padre era molto in difficoltà, ci soffriva anche lui a dire queste cose. Dalle carte, mi ha spiegato, apparirebbe un’ indagine che avrebbe fatto la Guardia di Finanza italiana, immagino su richiesta dei magistrati vaticani. Apparirebbe che io abbia commesso il reato di peculato. Perché quando ero sostituto avevo trasmesso alla Caritas diocesana di Oziero 100 mila euro che sarebbero poi transitati sul conto di una Coop, la Spes - il braccio operativo della Caritas - di cui è presidente mio fratello. Avrei distolto i soldi delle loro finalità e avrei favorito mio fratello. E poi c’è anche il fatto che la Cei aveva erogato anni prima 300 mila euro per aiutare questa cooperativa ad organizzarsi».

Becciu tira un sospiro: «Io ho cercato di spiegare al Santo Padre, e lo spiego a voi, che mi sembra strano essere accusato di questo. Perché, è vero, quei 100 mila euro li ho destinati alla Caritas di Ozieri, però le somme di un fondo sono nella discrezione del Sostituto alla Segreteria di Stato, quale ero allora. All’inizio del mandato, il Segretario di Stato dà la delega per amministrarli. Le somme sono quelle dell’Obolo di San Pietro, un fondo destinato alla carità. Mi era stato richiesto di dare 150 mila euro. E mi sono detto: in tanti anni che sono qua non ho mai fatto un’opera di sostegno alla Sardegna. Così, visto che c’è una situazione di emergenza, soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100 mila euro alla Caritas. Mi sembrava strano che quei soldi fossero destinati alla coop presieduta da mio fratello. Ieri sera ho telefonato al vescovo e mio fratello e mi hanno detto: ma no, quei 100 mila sono lì alla Caritas, stiamo facendo un progetto per aiutare i poveri. Quindi io non capisco perché vengo accusato di peculato e favoreggiamento. La Coop poi usa i soldi dell’otto per mille che vescovo gli destina. È tutto documentato. A Ozieri la Caritas si impegna nel territorio. E soprattutto quei 100 mila sono ancora lì. E’ strano. Forse i magistrati potranno chiamarmi, sono disponibile, vedremo. Mi direte: perché la mia diocesi? Perché la conoscevo e sapevo che c’erano queste esigenze. Si parla anche di 300 mila euro destinati dalla Cei quando stava per costituirsi la Cei, mi si fa debito di averla raccomandata. Ma non c’è peculato, non erano miei quei soldi, ho telefonato per dire: prendete in considerazione perché stanno facendo una bella attività che dà lavoro a 60 operai e mantiene le loro famiglie. Ditemi se io non potevo spendere una parola in loro favore. Non solo, se chiudesse aumenterebbe ancora la disoccupazione. Per cui, alla fine, io ho cercato di difendermi così. Non avevo presente che i soldi erano ancora fermi alla Caritas. Ma al Santo Padre glielo farò sapere».

Il cardinale racconta l’incontro drammatico con Francesco: «Gli ho detto: se lei non ha più fiducia in me, rimetto il mio mandato, mi dimetto e basta. Il Santo Padre ha accettato le dimissioni e mi ha chiesto di rinunciare ai privilegi da cardinale. Va bene, rimango senza privilegi. Poi qualche canonista mi spiegherà. Di certo non potrò entrare in conclave, partecipare ai concistori o alle cerimonie e così via. Lo accetto. Io vi ho raccontato le cose come sono avvenute. Vorrei puntualizzare le cose».

Poi minaccia querele: «Quanto a ciò che scrive qualche giornale, l’avvocato mi ha detto che possiamo fare querela perché dicono cose non vere, allo scopo di fare far vedere che Becciu ha finanziato la sua famiglia, l’ha resta ricca. Io non ho reso ricca la mia famiglia: potete andare a Pattada e vedere come vivono i miei, che macchine hanno…Io ho solo dato soldi alla istituzione. Malgrado tutto mantengo la serenità, rinnovo la mia fiducia nel Santo Padre, gli ho promesso fedeltà fino alla fine, ho promesso di dare la vita per la Chiesa e per il Papa. Io non lo tradirò mai, gli sarò fedele, e sono pronto a dare la mia vita per il Papa».

Ha ricevuto qualche comunicazione dai magistrati?
«Non ho ricevuto nessuna comunicazione, il Papa mi ha detto che mi accusano di peculato».

Si parla anche di aiuti a un fratello che costruisce porte finestre, a un altro che produce birra artigianale.
«Un mio fratello è falegname, la storia è questa: quand’ero nunzio in Angola, nel 2005, stavo ristrutturando la casa, i falegnami del posto erano così così e alla fine gli ho detto: fammi due porte e mandamele. Nient’altro, né chiese né altro. Quando andai a Cuba, mi misi a ristrutturare la nunziatura, nel 2010. Tutti mi compiangevano: come fai, è impossibile qui lavorare. Mi buttai. Però il materiale lo dovevo fare venire dall’Italia. E dissi a mio fratello: vieni come falegname. Chiamatelo conflitto di interesse, non so. Ma chiesi autorizzazione in Segreteria di Stato e mi autorizzarono. Lasciai a metà i lavori, nel 2011, venne il mio successore e rimase contento. Quando fece visita a Cuba, il Papa mi chiese: chi ha fatto i lavori? E io: mio fratello. E lui: hai un bel San Giuseppe in casa! Quando ero in Vaticano avevo tante possibilità di dare lavoro, ad esempio la ristrutturazione della residenza del Papa emerito Benedetto, qualcuno mi fece: perché non chiami tuo fratello? E io risposi: no, non deve lavorare in Vaticano. Insomma, non mi sento in colpa. Quanto alla birra: cosa c’entro? A mio fratello non ho dato mai un soldo. Non capisco. Chi ha scritto così era determinato a far vedere che io sono corrotto. Ma io non’ c’entro niente. Me l’ha fatta assaggiare, era buona, ma non ho mai fatto propaganda».

Non lo ha aiutato a commercializzarla negli istituti religiosi?
«Assolutamente no. È lui ha contatti con la Caritas di Roma. Io non ho nessun contatto. Lo nego assolutamente. Me ne guarderei, tanto più che questa birra è in fase di fabbricazione. Solo perché ha fratello cardinale, non può farlo? Io gli ho detto grazie, buona, mi piace, ma non gli ho dato mai un soldo, né mio né della istituzione, ma stiamo scherzando? Chi lo sostiene lo dimostri, lo potrei denunciare per diffamazione».

Con il Papa avete affrontato la questione dell’immobile londinese?
«Del Palazzo giovedì non abbiamo parlato. Per niente. Mi aveva sempre detto, in proposito: mai ho pensato che lei abbia fatto qualcosa di interessato o disonesto, mantengo la fiducia in lei. Lo ringrazio perché è la verità. Abbiamo fatto un investimento cercando l’interesse della Santa Sede, non miei personali».

Di cosa si occupa la coop di Ozieri?
«Ha un panificio, mi pare due o tre vigne che danno lavoro ad alcuni ragazzi e un gruppo per l’edilizia. E’ una onlus, gli utili non vanno in tasca a chi li dirige ma sono reinvestiti. Un sevizio alla zona, alla gente del posto: tenere 60 ragazzi occupati in Sardegna ai tempi e anche oggi, ditemi che cos’è».

La situazione è irreversibile o c’è possibilità che recuperi i suoi diritti da cardinale?
«Non lo so. Il Papa mi ha detto così e così rimango. Non ho ricevuto nessuna comunicazione dai magistrati. Io sono pronto, se vogliono che chiarisca io chiarisco. Tanto più che adesso non c’è più l’obbligo che un cardinale venga esaminato solo dal Papa o da due o tre cardinali. Se mi chiamano sono pronto. Se mi fosse contestato un reato, è per quei 100 mila euro. Li avrei “distolti” dalle loro finalità che sono religiose e caritative. Per loro il reato si sarebbe compiuto perché la somma è andata dalla Caritas alla Coop. E mio fratello ne avrebbe fatto chissà cosa. E invece sono lì, alla Caritas. Il reato dov’è?».

Il cardinale Pell ha commentato la vicenda con soddisfazione. Cosa è successo tra lei e Pell?
«Con il cardinale Pell c’è stato del contrasto professionale, io vedevo le cose in un modo e lui in un altro. Lui voleva già applicare leggi che non erano state promulgate. Però sapevo che lui ce l’aveva con me. Un giorno gli ho chiesto udienza, mi ha ricevuto. Voleva ci fosse anche il Segretario di Stato presente. Gli ho detto: eminenza mi dica, cosa c’è? E ricordo che mi fece tutto un interrogatorio, se ero per la riforma, se ero contro la corruzione, se appoggiavo più l’Apsa o la Segreteria per l’Economia. Ci siamo lasciati anche bene. Ci fu un altro momento, quando col Papa presente si parlava dei conti della Segreteria di Stato. Io cercavo di esporre la mia idea e lui mi disse: lei è un disonesto. E lì ho perso la pazienza, ho gridato: non si permetta di dire una cosa del genere, dai miei sono stato educato all’onestà e la cosa peggiore che mi si possa dire è che sono disonesto. Il Papa poi mi disse: hai fatto bene a rispondere così. Ma quando più tardi successe che fu denunciato e obbligato a tornare in Australia (il processo per pedofilia dal quale Pell è stato infine assolto, ndr) io gli scrissi un bigliettino: cara eminenza, malgrado i contrasti professionali che abbiamo avuto, soffro per questa accusa e da sacerdote mi auguro posso manifestare sua innocenza, la saluto e la abbraccio, sono solidale con lei. Se poi mi considera ancora un corrotto non posso farci niente, la mia coscienza mi dice che non è così».

Come era atmosfera durante l’udienza con il Papa?
«Poverino, soffriva a dirmelo. Io avevo il viso bianco. Non è stato un momento molto sereno. Lui era turbato, faceva difficoltà a dirmelo. Io l’ho accettato come un fulmine a ciel sereno e poi ci siamo lasciati. È durato venti minuti».

Ritiene di avere subito una ingiustizia dal Santo Padre? Possibile che un evento storico sia dovuto un equivoco?
«Lo lascio giudicare al Santo Padre tutto questo. Spero che prima o poi si renda conto che vi è stato un grande equivoco. Quando me lo ha detto mi è venuto un dubbio: non è che le mio fratello le ha spese per sé? Mi sentivo distrutto, non ho insistito. Poi ho chiamato mio fratello e il vescovo e quando mi hanno detto no, i soldi sono sempre lì, non sono stati utilizzati, sono saltato. Io penso che i magistrati abbiano visto dei movimenti, ma non erano quei centomila».

Non pensa che il conflitto di interesse sia evidente?
«Mah. Non lo so. Sì, certo, forse sarebbe stato meglio di no, ma io volevo aiutare la diocesi. Non mio fratello: la diocesi, quei 100 mila erano per la Caritas diocesana. Quanto a Cuba, come ho detto, chiesi l’autorizzazione». Il Papa l’ha rimproverata per l’uso dell’obolo di San Pietro? «Ripeto: c’è la dichiarazione del vescovo della diocesi. L’obolo è per le opere caritative. Il vescovo che opera in una situazione di povertà li poteva utilizzare. Quanto al Palazzo di Londra, non è stato toccato l’obolo. La Segreteria aveva un fondo e lo doveva far crescere, maturare, mantenere vivo. E’ capitata questa occasione, è andata come è andata, ma alla fine quel palazzo è sempre lì. E non ci è andato l’obolo».

C’è una campagna contro di lei? Chi sono i suoi nemici?
«Io non so se sono oggetto di vendette o qualcuno ce l’ha con me. Non lo so. Io dico i fatti. Vi sto raccontando come sono i fatti».

Dice che il Papa si fa manovrare?
«No, spero di no, oppure gli danno informazione errate. Fino all’altro ieri il rapporto era bellissimo».

Ha fatto affari con Evangelisti o Noceti?
«Non so chi siano. Mai incontrati».

Ci sono stati investimenti offshore nei paradisi fiscali?
«Chi seguiva l operazioni erano i miei dell’amministrazione. Mi dicevano: è stato fatto un investimento, ma non le ramificazioni».

I suoi rapporti con Milone?
«Erano buoni. Certo, anche lui voleva andare oltre le regole. Le istruzioni erano: fin qui puoi andare, oltre no. Ma non rientrava nella norma».

Crede ci sia qualcos’altro dietro?
«Non lo so. Non ho la mentalità del complottista. Non poso accusare nessuno. Mi faccio alcune domande, ma se non ho prove non accuso nessuno. Lascio a voi il compito di scoprire».

Teme di essere arrestato?
«No, perché non mi pare di aver commesso alcun reato. Non so perché mi dovrebbero arrestare».

Il gesto del Papa: crede sia un uomo solo al comando, isolato?
«No, non so che sentimenti abbia provato. L’ho trovato in difficoltà, ho visto che soffriva».

Chiederà un’altra udienza?
«Vedremo. Casomai potrò portargli questa lettera del vescovo di Ozieri».

Che rapporti ci sono con il suo successore, Peña Parra, e con il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin?
«Un rapporto normale. Il cardinale Parolin stamattina è stato il primo che mi ha telefonato».
25 settembre 2020 (modifica il 25 settembre 2020 | 18:37)
 
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L'introvabile birra Pollicina, che non si vende nei negozi: "aiutiamo gli autistici"

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www.editorialedomani.it/politica/i...golano-v5coodb5

Vaticano, ai fratelli di Becciu 1.5 milioni di euro dal petroliere angolano
Il birrificio dei parenti del cardinale licenziato è stato finanziato da Antonio Mosquito. Nel 2013 la Segreteria di Stato aveva tentato di investire in una sua società petrolifera 250 milioni di dollari. La replica di Mario Becciu: «Con Mosquito firmato un contratto regalare. Il progetto della birra aiuterà persone con lo spettro dell’autismo»

EMILIANO FITTIPALDI
Cardinal Angelo Becciu talks to journalists during press conference in Rome, Friday, Sept. 25, 2020. The powerful head of the Vatican's saint-making office, Cardinal Angelo Becciu, has resigned from the post and renounced his rights as a cardinal amid a financial scandal that has reportedly implicated him indirectly. (AP Photo/Gregorio Borgia)
27 settembre 2020 • 05:00

Nel 2019 la società Angel’s dei fratelli del cardinale Becciu, al centro dell’inchiesta vaticana che ha costretto il porporato a dimettersi, ha ricevuto un finanziamento da 1,5 milioni di euro dal petroliere angolano Mosquito
Il finanziere africano è amico di Becciu, che è stato nunzio in Angola per otto anni. Nel 2013 una lettera riservata evidenzia come la Segreteria di Stato voleva investire 250 milioni di euro in un piattaforme petrolifere insieme alla spa di Mosquito
«Tutto regolare, il contratto con Mosquito è stato anche depositato in banca», spiega Mario Becciu. Che aggiunge che finora al birrificio sono arrivati 800 mila euro. «Aiuteremo gli autistici»

www.iltempo.it/attualita/2020/09/2...cesco-24679843/
Nuove accuse a Becciu. E stavolta sono importi milionari

Non si ferma la bufera sul Vaticano e sul caso Becciu. Questa volta nuove accuse vengono dalle colonne di "Domani" che svela una pericolosa triangolazione tra il cardinale Becciu, il birrificio dei suoi fratelli e il petroliere angolano Antonio Mosquito. "Domani" rivela che, prima di licenziare Becciu, Papa Francesco gli ha fatto notare che "dietro il birrificio Angel's c'è il petroliere Antonio Mosquito. Ha finanziato i tuoi parenti con 1.5 milioni di euro. Mosquito è un tuo amico, nel 2013 hai tentato di investire nelle sue società petrolifere 250 milioni di dollari della Santa Sede. Ecco questo non va bene".


Mosquito, infatti, non è un imprenditore qualunque ma è il proprietario della Falcon Oil a cui Becciu aveva deciso di girare 250 milioni di euro affinché la Segreteria di Stato potesse investire in una piattaforma petrolifera proprio al largo dell'Angola. Becciu, infatti, conosceva bene Mosquito. Era stato nunzio nel Paese africano e con il finanziere aveva stretto un rapporto di fiducia. L'affare, però, è saltato a pochi passi dal traguardo. E i 250 milioni sono stati poi dirottati (tramite l'Athena) nella compravendita del palazzo londinese di Sloane Avenue che ha dato il via all'inchiesta che sta facendo traballare il Vaticano. Mario, fratello di Angelo Becciu e proprietario del birrificio Angel's, rivela di aver conosciuto Mosquito in un viaggio in Angola e che i rapporti tra i due si sarebbero intensificati senza la mediazione del cardinale. A questo punto saranno gli investigatori a dover capire se sia tutto legittimo o ci sia qualcosa di poco chiaro.

www.affaritaliani.it/notiziario/ca...ina-165427.html

27 settembre 2020- 13:17
Caso Becciu, il 5% 'donato' e i "rischi': l'accordo Angel's-Caritas per birra Pollicina
Città del Vaticano, 27 set. (Adnkronos) - Un accordo di partnership per apporre il marchio 'Caritas Roma' sulla 'Birra Pollicina', una birra artigianale prodotta dal pane raffermo e commercializzata dalla società di cui è amministratore Mario Becciu, il fratello dell'ormai ex cardinale Angelo Becciu, in cambio della "donazione" alla Fondazione del 5% del fatturato di vendita. E' questo uno dei casi contestati dal Papa all'ex numero due della Segreteria di Stato vaticana e che ha portato alla sua rinuncia ai diritti del cardinalato. Tra le ipotesi degli inquirenti sia vaticani che 'italiani' alla cui attenzione è finito il documento c'è quella, comunque ancora tutta da verificare, che l'operazione possa essere stata favorita da mons. Angelo Becciu e che, anche in considerazione della disciplina di settore prevista in Italia, possa aver generato guadagni indiretti alla Angel's, cosa che è stata appunto contestata da Francesco al suo ex uomo di fiducia nell'udienza choc del 24 settembre. Ma anche altri punti dell'accordo firmato il?18 novembre 2019 da mons. Giampiero Palmieri, come legale rappresentante pro tempore della Fondazione Caritas Roma Onlus, e da Mario Becciu, in quanto amministratore unico e azionista al 95% della società, sono stati sottoposti all'attenzione del pontefice. Il protocollo, che l'Adnkronos ha potuto visionare, prevede infatti, come detto, la concessione del marchio in cambio della "donazione" del 5% del fatturato di vendita da parte della società di Mario Becciu. Tuttavia il concetto di 'donazione', intesa come erogazione liberale che, come tale, consentirebbe alla società detrazioni e deduzioni fiscali, è in contrasto, secondo la contestazione del pontefice, con l'articolo 7 dell'accordo che prevede, tra le cause di risoluzione del contratto "il mancato versamento da parte della Angel's Srl dei contributi previsti all'art. 4". In particolare l'articolo 4 dell'accordo, tra l'altro recita: "La Angel's Srl si impegna a donare alla Fondazione 'Caritas Roma' Onlus un importo non inferiore al 5% del fatturato di vendita verificabile con cadenza trimestrale attraverso il sistema contabile della Angel's Srl". E ancora: "Il versamento di suddetti importi avverrà trimestralmente entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre di riferimento a mezzo bonifico bancario intestato alla Fondazione e sarà accompagnato da un report dettagliato composto dai tabulati estratti dal sistema contabile della Angel’s S.r.l. da cui sarà possibile verificare la corretta determinazione dell’importo".Sotto la lente c'è anche l'ipotesi - sempre da dimostrare - che la Caritas Roma, percependo somme dalla Angel's, possa aver realizzato condotte antigiuridiche in materia fiscale.Quanto ai termini generali dell'intesa, nelle premesse si spiega che è intenzione della Fondazione “Caritas Roma” Onlus "concedere ad imprese operanti nel settore alimentare e non l’utilizzo della propria denominazione al fine di raccogliere fondi per il finanziamento delle iniziative di carità e solidarietà da essa promosse", mentre la Angel’s Srl, "con la produzione dal pane raffermo della sua prima birra artigianale, denominata 'Pollicina', intende realizzare una partnership con la Fondazione Caritas Roma che preveda la donazione di parte degli utili conseguiti dalla vendita di tale birra nelle modalità stabilite".La Angel’s Srl si definisce una "new company che si occupa di produzione e commercializzazione di birre artigianali" e che "intende perseguire i seguenti valori aziendali: realizzare un prodotto di qualità “made in Italy” nel settore agroalimentare; ispirarsi alla green economy tramite la realizzazione dell’intera filiera della birra (produzione di orzo, luppolo, birra) e attraverso prodotti di economia circolare (birra dal pane raffermo avanzato dalla grande distribuzione) e di risparmio energetico; allestire un prodotto che preveda la donazione ad enti caritativi di parte degli unii conseguiti dalla vendita; attivare percorsi di inclusione sociale di soggetti svantaggiati, come i giovani dello spettro autistico, sia tramite corsi professionali legati ai mestieri agricoli, artigianali e commerciali del mondo birra sia attraverso percorsi occupazionali protetti nelle diverse attività della Angel’s srl; favorire progetti di socializzazione positiva tra giovani e di educazione al bere consapevole".Con l'intesa la società di Becciu si impegna ad inserire, in ogni singola unità di prodotto, la dicitura: “Acquistando questa birra solidale fai una clonazione alla Caritas Roma".Interpellato dai cronisti sulla vicenda della birra 'Pollicina' nella conferenza stampa convocata venerdì per spiegare le sue ragioni, Becciu ha smentito qualunque interessamento a favore della società del fratello: "Ma io cosa c’entro? Sì, certo, me l’ha fatta assaggiare, gli ho detto che era buona, ma non ho fatto propaganda per la sua birra: questa è una boutade offensiva". "E’ lui che ha i contatti con la Caritas - ha aggiunto, come riporta Famiglia Cristiana -, se ne ha parlato è stato lui stesso, ma io con la Caritas di Roma non ho nessun contatto. Solo perché è fratello di un cardinale non può farlo? Non gli ho dato un soldo né mio né tantomeno dell’istituzione", ha assicurato.Stessa posizione espressa dal fratello Mario, che all'Adnkronos ieri aveva detto: "E' una cosa non vera, tutte falsità. Ci mancava solo che il cardinale vendesse la birra e poi stiamo a posto...".
 
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Caso Becciu, il vescovo di Ozieri: alla Caritas né favori né atti indebiti
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Sullo stesso argomento:
25 settembre 2020a a a
"Dolore e rispetto" per la decisione di mons. Angelo Becciu, dopo le sue dimissioni e la rinuncia ai diritti del cardinalato, viene espressa dal Vescovo di Ozieri e presidente della Caritas diocesana, Corrado Melis, in una lettera fatta pervenire allo stesso cardinale Becciu in cui chiarisce la vicenda dei contributi alla Caritas locale e alla cooperativa sociale Spes di cui è legale rappresentante il fratello dell’ex numero due della Segreteria di Stato Vaticana Tonino, rivendicando l’assoluta correttezza dell’operato di entrambe.



Parla Becciu, la difesa del cardinale silurato: Ho dato 200 mila euro a mio fratello. Che male c'è?
Parla Becciu, la difesa del cardinale silurato: "Ho dato 200 mila euro a mio fratello. Che male c'è?"
"Il Vescovo e la Caritas di Ozieri - si legge nella lettera - manifestano dolore e rispetto per le decisioni di cui oggi si è avuta notizia in merito alle dimissioni del Cardinal Becciu e desiderano rinnovare la vicinanza cristiana e nella fede dell’intera Diocesi per la prova che Sua Eminenza Reverendissima si trova ad affrontare. Avendo appreso che oggetto di accertamento risulterebbero essere alcuni finanziamenti percepiti dalla Caritas, si ritiene indispensabile, nondimeno, sintetizzare le formalità e modalità di gestione di tali risorse, rappresentando in termini fermi e oggettivi che la Caritas diocesana di Ozieri opera, anzitutto, al fine esclusivo di alleviare le difficoltà delle persone e dei nuclei familiari che si trovino in stato di bisogno, non solo con interventi attraverso erogazioni di somme da destinare a scopo di beneficenza e ausilio materiale in casi di autentico e verificato stato di povertà, ma anche realizzando opportunità lavorative e di impiego nel contesto di specifici progetti, finanziati da più Enti direttamente dalla Caritas, e gestiti da una onlus di fiducia della Diocesi, la Cooperativa Spes".

"La precisa e costante rendicontazione delle somme percepite dalla Caritas diocesana - sottolinea il vescovo - è tale da non lasciare spazio a dubbi a circa la reale destinazione dei fondi, depositati in due diversi conti correnti nei quali confluiscono sia le donazioni dell’8 per mille, sia gli importi di volta in volta somministrati per finanziare progetti e intervenire nelle situazioni più critiche di povertà e mancanza di lavoro".



Si dimette e rinuncia al cardinalato. Angelo Becciu cacciato dopo l'udienza choc col Papa
Si dimette e rinuncia al cardinalato. Angelo Becciu cacciato dopo l'udienza choc col Papa
"Su uno di detti conti è, peraltro, confluita un’erogazione di Euro 100.000,00, risalente al 2017, proveniente dalla Segreteria di Stato della Città del Vaticano, inizialmente destinata alle situazioni di povertà - comunque assolte attraverso l’impegno di altre risorse - ma più opportunamente impiegata - dopo una serie di riflessioni finalizzate a prospettare benefici soprattutto alle fasce sociali più deboli - a finanziare un ampio e articolato progetto di natura solidale - la cittadella della solidarietà - per la realizzazione del quale, tuttavia, è risultato poi necessario un maggiore importo trattandosi di intervento complesso, anche edilizio", aggiunge ancora il Vescovo Melis, precisando che è "per tale ragione che la somma di Euro 100.000,00, che risulta depositata così come era all’origine, non è stata ancora utilizzata giacché in attesa del raggiungimento di un importo maggiore indispensabile per il finanziamento complessivo del progetto". "È, peraltro, opportuno chiarire - assicura - che di nessun atto di favore, tanto meno indebito o non legittimo, risulta ed è mai risultata beneficiaria la Caritas diocesana di Ozieri, la quale ha sempre percepito l’erogazione di fondi da parte della CEI, della Regione Sardegna e di altri Enti cui ha reso e rende il conto del proprio operato, di cui può dimostrare la regolarità e correttezza documentale e in qualsiasi tempo, in particolare attestando di non aver mai impiegato un solo centesimo di siffatte risorse per finalità diverse da quelle umanitarie e caritatevoli, destinate agli interventi volti a sanare situazioni di estremo bisogno, gratificare la persona umana con il lavoro in diversi settori(agricoltura, artigianato, panificazione, ecc.) garantito a ben 60 famiglie grazie alla collaborazione della Cooperativa Spes, provvedere in casi di particolare necessità con dazioni ad personam, salvaguardare attraverso iniziative materiali la dignità della persona umana e la stabilità familiare e sociale".

Il Vescovo Melis, conclude la lettera, "assicura, infine, a Sua Eminenza Reverendissima e alle Autorità vaticane procedenti, la propria immediata disponibilità a documentare e attestare quanto sopra dichiarato, già sin d’ora osservando di non aver neppure avuto la lontana percezione - e ciò rappresenta in termini assoluti e non controvertibili - di intenzioni o finalità indebite da parte dei propri collaboratori, quali la Cooperativa Spes, alla quale, viceversa, dà atto di notevole capacità operativa e realizzazione degli scopi benefici in ausilio dell’opera prestata dalla Caritas diocesana".
 
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