La lite tra Pell e Becciu, cardinali in disgrazia per pedofilia e ruberie
https://www.corriere.it/cronache/20_settem...46a04ebd3.shtmlIl cardinal Becciu: «Accuse surreali, spero che Papa Francesco non si faccia manovrare»
Il cardinale cui papa Francesco ha chiesto di dimettersi: «Pronto a dare mia vita per lui, ma spero capisca che si tratta di un equivoco»
di Gian Guidi Vecchi
«È un po’ strana la cosa. Oggi devo parlare di me. Mi sento un pochino stralunato, mi pare tutto surreale. Ma cerco di essere realista. Dirò le cose in modo semplice, per raccontare cosa è avvenuto». La versione del cardinale Angelo Becciu. Non sono passate neanche ventiquattr’ore da quando il Papa ha chiesto e ottenuto le sue dimissioni e la rinuncia ai «diritti e le prerogative» del cardinalato. Dietro le spalle un crocifisso d’argento, parla ai giornalisti che affollano la sala conferenze dell’Istituto delle suore di Maria Bambina, accanto al colonnato di San Pietro. Un lungo sfogo, poi le risposte alle domande.
Tra l’altro parla delle liti con Pell, del Papa dice: «L’ho visto soffrire, era in difficoltà». Ma prima riassume le accuse contro di lui: «È una cosa surreale perché ieri fino alle 18,02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore, e poi il Papa mi dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta una segnalazione dai magistrati che io avrei commesso atti di peculato. Ammetto che il Santo Padre era molto in difficoltà, ci soffriva anche lui a dire queste cose. Dalle carte, mi ha spiegato, apparirebbe un’ indagine che avrebbe fatto la Guardia di Finanza italiana, immagino su richiesta dei magistrati vaticani. Apparirebbe che io abbia commesso il reato di peculato. Perché quando ero sostituto avevo trasmesso alla Caritas diocesana di Oziero 100 mila euro che sarebbero poi transitati sul conto di una Coop, la Spes - il braccio operativo della Caritas - di cui è presidente mio fratello. Avrei distolto i soldi delle loro finalità e avrei favorito mio fratello. E poi c’è anche il fatto che la Cei aveva erogato anni prima 300 mila euro per aiutare questa cooperativa ad organizzarsi».
Becciu tira un sospiro: «Io ho cercato di spiegare al Santo Padre, e lo spiego a voi, che mi sembra strano essere accusato di questo. Perché, è vero, quei 100 mila euro li ho destinati alla Caritas di Ozieri, però le somme di un fondo sono nella discrezione del Sostituto alla Segreteria di Stato, quale ero allora. All’inizio del mandato, il Segretario di Stato dà la delega per amministrarli. Le somme sono quelle dell’Obolo di San Pietro, un fondo destinato alla carità. Mi era stato richiesto di dare 150 mila euro. E mi sono detto: in tanti anni che sono qua non ho mai fatto un’opera di sostegno alla Sardegna. Così, visto che c’è una situazione di emergenza, soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100 mila euro alla Caritas. Mi sembrava strano che quei soldi fossero destinati alla coop presieduta da mio fratello. Ieri sera ho telefonato al vescovo e mio fratello e mi hanno detto: ma no, quei 100 mila sono lì alla Caritas, stiamo facendo un progetto per aiutare i poveri. Quindi io non capisco perché vengo accusato di peculato e favoreggiamento. La Coop poi usa i soldi dell’otto per mille che vescovo gli destina. È tutto documentato. A Ozieri la Caritas si impegna nel territorio. E soprattutto quei 100 mila sono ancora lì. E’ strano. Forse i magistrati potranno chiamarmi, sono disponibile, vedremo. Mi direte: perché la mia diocesi? Perché la conoscevo e sapevo che c’erano queste esigenze. Si parla anche di 300 mila euro destinati dalla Cei quando stava per costituirsi la Cei, mi si fa debito di averla raccomandata. Ma non c’è peculato, non erano miei quei soldi, ho telefonato per dire: prendete in considerazione perché stanno facendo una bella attività che dà lavoro a 60 operai e mantiene le loro famiglie. Ditemi se io non potevo spendere una parola in loro favore. Non solo, se chiudesse aumenterebbe ancora la disoccupazione. Per cui, alla fine, io ho cercato di difendermi così. Non avevo presente che i soldi erano ancora fermi alla Caritas. Ma al Santo Padre glielo farò sapere».
Il cardinale racconta l’incontro drammatico con Francesco: «Gli ho detto: se lei non ha più fiducia in me, rimetto il mio mandato, mi dimetto e basta. Il Santo Padre ha accettato le dimissioni e mi ha chiesto di rinunciare ai privilegi da cardinale. Va bene, rimango senza privilegi. Poi qualche canonista mi spiegherà. Di certo non potrò entrare in conclave, partecipare ai concistori o alle cerimonie e così via. Lo accetto. Io vi ho raccontato le cose come sono avvenute. Vorrei puntualizzare le cose».
Poi minaccia querele: «Quanto a ciò che scrive qualche giornale, l’avvocato mi ha detto che possiamo fare querela perché dicono cose non vere, allo scopo di fare far vedere che Becciu ha finanziato la sua famiglia, l’ha resta ricca. Io non ho reso ricca la mia famiglia: potete andare a Pattada e vedere come vivono i miei, che macchine hanno…Io ho solo dato soldi alla istituzione. Malgrado tutto mantengo la serenità, rinnovo la mia fiducia nel Santo Padre, gli ho promesso fedeltà fino alla fine, ho promesso di dare la vita per la Chiesa e per il Papa. Io non lo tradirò mai, gli sarò fedele, e sono pronto a dare la mia vita per il Papa».
Ha ricevuto qualche comunicazione dai magistrati?
«Non ho ricevuto nessuna comunicazione, il Papa mi ha detto che mi accusano di peculato».
Si parla anche di aiuti a un fratello che costruisce porte finestre, a un altro che produce birra artigianale.
«Un mio fratello è falegname, la storia è questa: quand’ero nunzio in Angola, nel 2005, stavo ristrutturando la casa, i falegnami del posto erano così così e alla fine gli ho detto: fammi due porte e mandamele. Nient’altro, né chiese né altro. Quando andai a Cuba, mi misi a ristrutturare la nunziatura, nel 2010. Tutti mi compiangevano: come fai, è impossibile qui lavorare. Mi buttai. Però il materiale lo dovevo fare venire dall’Italia. E dissi a mio fratello: vieni come falegname. Chiamatelo conflitto di interesse, non so. Ma chiesi autorizzazione in Segreteria di Stato e mi autorizzarono. Lasciai a metà i lavori, nel 2011, venne il mio successore e rimase contento. Quando fece visita a Cuba, il Papa mi chiese: chi ha fatto i lavori? E io: mio fratello. E lui: hai un bel San Giuseppe in casa! Quando ero in Vaticano avevo tante possibilità di dare lavoro, ad esempio la ristrutturazione della residenza del Papa emerito Benedetto, qualcuno mi fece: perché non chiami tuo fratello? E io risposi: no, non deve lavorare in Vaticano. Insomma, non mi sento in colpa. Quanto alla birra: cosa c’entro? A mio fratello non ho dato mai un soldo. Non capisco. Chi ha scritto così era determinato a far vedere che io sono corrotto. Ma io non’ c’entro niente. Me l’ha fatta assaggiare, era buona, ma non ho mai fatto propaganda».
Non lo ha aiutato a commercializzarla negli istituti religiosi?
«Assolutamente no. È lui ha contatti con la Caritas di Roma. Io non ho nessun contatto. Lo nego assolutamente. Me ne guarderei, tanto più che questa birra è in fase di fabbricazione. Solo perché ha fratello cardinale, non può farlo? Io gli ho detto grazie, buona, mi piace, ma non gli ho dato mai un soldo, né mio né della istituzione, ma stiamo scherzando? Chi lo sostiene lo dimostri, lo potrei denunciare per diffamazione».
Con il Papa avete affrontato la questione dell’immobile londinese?
«Del Palazzo giovedì non abbiamo parlato. Per niente. Mi aveva sempre detto, in proposito: mai ho pensato che lei abbia fatto qualcosa di interessato o disonesto, mantengo la fiducia in lei. Lo ringrazio perché è la verità. Abbiamo fatto un investimento cercando l’interesse della Santa Sede, non miei personali».
Di cosa si occupa la coop di Ozieri?
«Ha un panificio, mi pare due o tre vigne che danno lavoro ad alcuni ragazzi e un gruppo per l’edilizia. E’ una onlus, gli utili non vanno in tasca a chi li dirige ma sono reinvestiti. Un sevizio alla zona, alla gente del posto: tenere 60 ragazzi occupati in Sardegna ai tempi e anche oggi, ditemi che cos’è».
La situazione è irreversibile o c’è possibilità che recuperi i suoi diritti da cardinale?
«Non lo so. Il Papa mi ha detto così e così rimango. Non ho ricevuto nessuna comunicazione dai magistrati. Io sono pronto, se vogliono che chiarisca io chiarisco. Tanto più che adesso non c’è più l’obbligo che un cardinale venga esaminato solo dal Papa o da due o tre cardinali. Se mi chiamano sono pronto. Se mi fosse contestato un reato, è per quei 100 mila euro. Li avrei “distolti” dalle loro finalità che sono religiose e caritative. Per loro il reato si sarebbe compiuto perché la somma è andata dalla Caritas alla Coop. E mio fratello ne avrebbe fatto chissà cosa. E invece sono lì, alla Caritas. Il reato dov’è?».
Il cardinale Pell ha commentato la vicenda con soddisfazione. Cosa è successo tra lei e Pell?
«Con il cardinale Pell c’è stato del contrasto professionale, io vedevo le cose in un modo e lui in un altro. Lui voleva già applicare leggi che non erano state promulgate. Però sapevo che lui ce l’aveva con me. Un giorno gli ho chiesto udienza, mi ha ricevuto. Voleva ci fosse anche il Segretario di Stato presente. Gli ho detto: eminenza mi dica, cosa c’è? E ricordo che mi fece tutto un interrogatorio, se ero per la riforma, se ero contro la corruzione, se appoggiavo più l’Apsa o la Segreteria per l’Economia. Ci siamo lasciati anche bene. Ci fu un altro momento, quando col Papa presente si parlava dei conti della Segreteria di Stato. Io cercavo di esporre la mia idea e lui mi disse: lei è un disonesto. E lì ho perso la pazienza, ho gridato: non si permetta di dire una cosa del genere, dai miei sono stato educato all’onestà e la cosa peggiore che mi si possa dire è che sono disonesto. Il Papa poi mi disse: hai fatto bene a rispondere così. Ma quando più tardi successe che fu denunciato e obbligato a tornare in Australia (il processo per pedofilia dal quale Pell è stato infine assolto, ndr) io gli scrissi un bigliettino: cara eminenza, malgrado i contrasti professionali che abbiamo avuto, soffro per questa accusa e da sacerdote mi auguro posso manifestare sua innocenza, la saluto e la abbraccio, sono solidale con lei. Se poi mi considera ancora un corrotto non posso farci niente, la mia coscienza mi dice che non è così».
Come era atmosfera durante l’udienza con il Papa?
«Poverino, soffriva a dirmelo. Io avevo il viso bianco. Non è stato un momento molto sereno. Lui era turbato, faceva difficoltà a dirmelo. Io l’ho accettato come un fulmine a ciel sereno e poi ci siamo lasciati. È durato venti minuti».
Ritiene di avere subito una ingiustizia dal Santo Padre? Possibile che un evento storico sia dovuto un equivoco?
«Lo lascio giudicare al Santo Padre tutto questo. Spero che prima o poi si renda conto che vi è stato un grande equivoco. Quando me lo ha detto mi è venuto un dubbio: non è che le mio fratello le ha spese per sé? Mi sentivo distrutto, non ho insistito. Poi ho chiamato mio fratello e il vescovo e quando mi hanno detto no, i soldi sono sempre lì, non sono stati utilizzati, sono saltato. Io penso che i magistrati abbiano visto dei movimenti, ma non erano quei centomila».
Non pensa che il conflitto di interesse sia evidente?
«Mah. Non lo so. Sì, certo, forse sarebbe stato meglio di no, ma io volevo aiutare la diocesi. Non mio fratello: la diocesi, quei 100 mila erano per la Caritas diocesana. Quanto a Cuba, come ho detto, chiesi l’autorizzazione». Il Papa l’ha rimproverata per l’uso dell’obolo di San Pietro? «Ripeto: c’è la dichiarazione del vescovo della diocesi. L’obolo è per le opere caritative. Il vescovo che opera in una situazione di povertà li poteva utilizzare. Quanto al Palazzo di Londra, non è stato toccato l’obolo. La Segreteria aveva un fondo e lo doveva far crescere, maturare, mantenere vivo. E’ capitata questa occasione, è andata come è andata, ma alla fine quel palazzo è sempre lì. E non ci è andato l’obolo».
C’è una campagna contro di lei? Chi sono i suoi nemici?
«Io non so se sono oggetto di vendette o qualcuno ce l’ha con me. Non lo so. Io dico i fatti. Vi sto raccontando come sono i fatti».
Dice che il Papa si fa manovrare?
«No, spero di no, oppure gli danno informazione errate. Fino all’altro ieri il rapporto era bellissimo».
Ha fatto affari con Evangelisti o Noceti?
«Non so chi siano. Mai incontrati».
Ci sono stati investimenti offshore nei paradisi fiscali?
«Chi seguiva l operazioni erano i miei dell’amministrazione. Mi dicevano: è stato fatto un investimento, ma non le ramificazioni».
I suoi rapporti con Milone?
«Erano buoni. Certo, anche lui voleva andare oltre le regole. Le istruzioni erano: fin qui puoi andare, oltre no. Ma non rientrava nella norma».
Crede ci sia qualcos’altro dietro?
«Non lo so. Non ho la mentalità del complottista. Non poso accusare nessuno. Mi faccio alcune domande, ma se non ho prove non accuso nessuno. Lascio a voi il compito di scoprire».
Teme di essere arrestato?
«No, perché non mi pare di aver commesso alcun reato. Non so perché mi dovrebbero arrestare».
Il gesto del Papa: crede sia un uomo solo al comando, isolato?
«No, non so che sentimenti abbia provato. L’ho trovato in difficoltà, ho visto che soffriva».
Chiederà un’altra udienza?
«Vedremo. Casomai potrò portargli questa lettera del vescovo di Ozieri».
Che rapporti ci sono con il suo successore, Peña Parra, e con il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin?
«Un rapporto normale. Il cardinale Parolin stamattina è stato il primo che mi ha telefonato».
25 settembre 2020 (modifica il 25 settembre 2020 | 18:37)