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Pedofilia. Gli ordini omertosi a don Bosco: "Tenete celati i difetti della comunità", "Difendetevi a vicenda; prendete gli orfanelli per dare nuovi membri al clero"

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view post Posted on 28/9/2019, 11:16

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"Difendetevi a vicenda; prendete gli orfanelli per dare nuovi membri al clero"

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www.sdb.org/it/santita-salesiana/17...imatti-vincenzo
VENERABILE VINCENZO CIMATTI (1879-1965)


Esercizi ai Salesiani 1955 - L’unità di spirito (212 MB)
Seconda predica - UNITA’ DI SPIRITO
25 luglio 1955 pomeriggio (003.wav)

...voglio concludere con i ricordi che Sua Santità, Pio IX, diede appunto a Don Bosco quando lo congedava rallegrandosi che finalmente aveva ottenuto l’approvazione della sua congregazione. Siamo al primo di marzo del 1869; dice il Papa:
“Nello spirito e nell’unione, osservate ed imitate i gesuiti. Essi in primo luogo non manifestano a nessuno ciò che riguarda l’ordinamento e l’andamento interno delle loro case; quindi non danno appiglio alla gente di mettere lingua nei loro affari. Attenti quindi, nessuno conosca ciò che fate nell’interno: chi vada, chi venga, quali ordini diano i superiori, se vi saranno cambiamenti di personale e via discorrendo. Tenete celati tutti i difetti della comunità. Se qualche cosa avvenga che possa in qualche modo macchiare o diminuire il nome e la reputazione della società fate che rimanga sepolta ad ogni estraneo.
Collegate, con questo principio di corpo, di cui tutti dovremmo investirci per compiere sempre meglio la nostra santificazione. Badate, non pensa tanto al bene che ne viene alla Società, quanto alla nostra santificazione.
Secondo: “In secondo luogo non sentirete mai un padre della Compagnia parlare meno favorevolmente di uno di loro, anzi è sempre con grandi elogi che rispondono a chi entra con loro in discorso di qualsiasi loro confratello. La carità è ingegniosa, nel trovar sempre argomento di lode; allo stesso modo sanno sostenere e far conoscere i pregi di quanti fra di loro si dà alle stampe o comunque si opera a vantaggio della chiesa, dei popoli, delle missioni e della gioventù. Uno per tutti e tutti per uno. Ecco la loro insegna. Così voi, difendetevi a vicenda. In ogni circostanza; non si palesino le miserie di un membro della società per quanti difetti egli abbia. Ogni membro sia disposto a sacrificare sè stesso per salvare il corpo e a vicenda animatevi al bene. Vi sia un solo spirito per raggiungere un unico fine. I molti e i cattivi, imbrogliano. La vostra congregazione fiorirà se si osserveranno le regole; e fino a che non vi entreranno troppi nobili e ricchi, perché con essi incominceranno ad introdursi le agiatezze, le parzialità e quindi la rilassatezza. Procurate sempre di attenervi ai poveri figli del popolo. Non falsate il vostro scopo per niente; finchè vi occuperete della gioventù povera, degli orfanelli, sempre con lo scopo di dare membri al clero, - ricordate il primo capitolo, i vari articoli, - con lo scopo di dare membri al clero, la vostra società andrà avanti bene, altrimenti degenererà.”

Edited by pincopallino2 - 31/1/2020, 17:54
 
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view post Posted on 31/1/2023, 09:51

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Don Bosco, nemico del Risorgimento. Combatteva le leggi Siccardi - Rattazzi (1855), contro gli ordini religiosi, e sosteneva la tirannia del papa - re

www.lacivettaditorino.it/don-bosco-e-la-legge-maledetta/

Novembre 1854: Urbano Rattazzi, Ministro dell’Interno del governo Cavour, presenta alla Camera dei Deputati una proposta di legge – detta “legge dei frati” – che prevede la soppressione degli ordini religiosi non aventi fini assistenzialistici e l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato. Don Bosco resta molto colpito da questa proposta di legge. Per carità, se approvata, non lo interesserebbe direttamente, dato che lui è tutto fuorché contemplativo, ma ne rimane scosso. Viene poi coinvolto nella faccenda alla fine del novembre 1854, a causa di un sogno che lo fa “star male” e lo rende “addoloratissimo”: racconta di essersi trovato nel sogno circondato da chierici e sacerdoti in un cortile e di essere stato raggiunto da un valletto in livrea rossa che messoglisi davanti annunciò:

“Gran funerale a corte!”

Don_BoscoDon Bosco anziché correre a giocare i numeri al Lotto, inizia a preoccuparsi… si tratta di un monito divino per il re o è l’immaginazione che gli gioca brutti scherzi? Il sacerdote decide di tenere tutto per sé, anche perché non osa riferire nulla al re Vittorio Emanuele II, che ha la fama di essere molto superstizioso. Cinque giorni dopo l’incubo si ripete, ma questa volta l’araldo in rosso urla in faccia al santo: “Non grande funerale a corte, ma grandi funerali a corte!”.
Don Bosco, che sicuramente sa che non è il caso di prendere sottogamba le sue visioni notturne, decide infine di scrivere al sovrano consigliandogli di “schivare i minacciati castighi coll’impedire a qualunque costo l’approvazione della legge”.

La legge Rattazzi e l’onirica profezia per Don Bosco sono collegate. Dice infatti ai suoi collaboratori: “Questa legge attirerà sulla casa del sovrano grandi disgrazie. I sogni sono vere minacce del Signore”. Mi posso solo immaginare l’espressione del fumantino Vittorio mentre legge l’inquietante missiva: i lunghi baffi che si attorcigliano, i pomini che diventano rossi come ciliegie, il doppio mento che inizia a tremare… magari ha anche esclamato in piemontese: “Boja fauss!”.

Il re manda da Don Bosco il marchese Fassati per manifestargli tutta la sua collera:
“Ma le pare questa la maniera di mettere sossopra tutta la corte? Il re è andato su tutte le furie!”. Purtroppo l’avvertimento del Don non viene preso in considerazione (infatti la legge sarà poi approvata dal Senato e firmata dal sovrano nel maggio 1855 e verrà soprannominata “legge maledetta”).

https://medjugorje.altervista.org/doc/visi...67Iea2G3QUP66S4

I sogni di Don Bosco
Grandi funerali a Corte Una notte, verso la fine del novembre 1854, Don Bosco sognò di trovarsi nel cortile circondato da preti e da chierici, quando comparve un valletto di corte con la sua rossa uniforme che, giunto alla sua presenza, gridò:
— Grande notizia!
— Quale? — chiese Don Bosco.
— Annunzia: gran funerale a Corte!
Don Bosco, dolorosamente sorpreso, voleva chiedergli spiegazioni, ma il valletto ripetendo:
— Gran funerale a Corte! — scomparve.
Appena destatosi, preparò subito una lettera per il Re Vittorio Emanuele II, nella quale gli esponeva il sogno fatto. A pranzo comparve tra i giovani con un fascio di lettere.
— Stamane — disse — ho scritto tre lettere a grandi personaggi: al Papa, al Re, al boia.
Al sentire accoppiati questi tre nomi, i giovani scoppiarono in una risata. Il nome del boia non fece loro meraviglia perché conoscevano le relazioni di Don Bosco con le autorità carcerarie. In quanto al Papa, sapevano che era con lui in relazione epistolare. Ciò che aguzzava la loro curiosità era il sapere che cosa avesse scritto al Re. Don Bosco raccontò loro il sogno e concluse:
— Questo sogno mi ha fatto star male tutta la notte.
Cinque giorni dopo, il sogno si rinnovò. Don Bosco è seduto a tavolino quando entra con impeto il valletto in rossa livrea e grida:
— Non gran funerale a Corte, ma grandi funerali a Corte!
Don Bosco scrisse al Re una seconda lettera, nella quale gli raccontava il secondo sogno e lo invitava a impedire che fosse approvato un progetto legge che proponeva lo scioglimento degli Ordini religiosi che non si dedicavano all’istruzione, alla predicazione o all’assistenza degli orfani, e l’incameramento di tutti i beni da parte dello Stato, con il pretesto che « con quei beni lo Stato avrebbe potuto provvedere alle parrocchie più povere». Proponente del progetto era Urbano Rattazzi. Mentre si discuteva questo progetto legge alle Camere, Don Bosco ripeteva ai suoi intimi:
— Questa legge attirerà su Casa Reale gravi disgrazie.
Il Re aveva fatto leggere quelle lettere al Marchese Fassati, che si recò da Don Bosco e gli disse:
— Ma le pare questa la maniera di mettere sossopra tutta la Corte? Il Re ne è rimasto più che impressionato e turbato. Anzi è montato sulle furie.
— Ciò che ho scritto è verità — rispose Don Bosco —. Mi rincresce di aver disgustato il Sovrano, ma si tratta del suo bene e di quello della Chiesa.
In quei giorni Vittorio Emanuele II scriveva al generale Alfonso Lamarmora: «Mia madre e mia moglie non fanno che ripeter mi che esse muoiono di dispiacere per causa mia». Esse infatti erano contrarie a quella legge settaria e ingiusta.
Il 5 gennaio 1855 si ammalava gravemente la Regina Madre Maria Teresa, e il 12 seguente si spegneva con una morte santa. Aveva 54 anni. Il lutto fu universale perché era molto amata per la sua carità verso tutti i bisognosi.
Il giorno 16 la Corte reale non era ancor tornata dai funerali della Regina Madre, quando ricevette l’urgente invito a partecipare al viatico della Regina Maria Adelaide. Essa aveva dato alla luce un bambino otto giorni prima e non si era più ripresa. Quattro giorni dopo, la sera del 20, l’augusta inferma spirava a soli 33 anni di età.
— I suoi sogni si sono avverati — dissero a Don Bosco i giovani al ritorno dal secondo funerale.
— E vero — rispose Don Bosco — e non sappiamo se con questo secondo funerale sia chiusa la serie dei lutti a Corte.
E realmente nella notte dal 10 all’ 11 febbraio, dopo venti giorni di grave malattia, moriva il principe Ferdinando di Savoia, Duca di Genova, fratello del re, anch’egli a soli 33 anni.
Il Sovrano fu talmente turbato da quelle profezie dolorosamente avveratesi, che un giorno esclamò: «Io non ho più un istante di pace! Don Bosco non mi lascia vivere!» E incaricò una personalità di Corte di riferire a Don Bosco queste sue parole.

www.informazionecattolica.it/2020/...a-postunitaria/
Don Bosco tra Risorgimento, Massoneria e Italia postunitaria
07/09/2020


Che cosa pensasse don Bosco della sottrazione del potere temporale del Papa lo scrisse in uno di quei suoi libri che ebbero una grandissima diffusione, nati per essere letti dai giovani e dal popolo, La Storia d’Italia. Egli scrive che il potere temporale era necessario per garantire la libertà e l’indipendenza della sua missione spirituale. Ecco le sue testuali parole, che si trovavano nella prima edizione del 1856, quando lo Stato pontificio esisteva, e conservate anche in quelle successive, quando esso era scomparso: “Il dominio temporale de’ Papi si può dire un dono fatto da vari principi, dono approvato e posto sotto alla tutela di tutti i governi cattolici, ed è perciò nell’interesse di tutta la Cristianità che il Papa viva tranquillo ne’ suoi Stati, affinché possa liberamente esercitare la suprema autorità di Vicario di Cristo”.
 
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