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Spretato il vescovo che stuprò il nipotino, 14 anni dopo la confessione, Lo zio monsignor pedofilo protetto dal cardinale Dannels, intervenuto per impedire la denuncia

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view post Posted on 14/3/2019, 21:42

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Bimbo violentato dal vescovo zio pedofilo. Il cardinale intervenne per impedire che il nipote lo denunciasse

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www.ilmattino.it/primopiano/vatica...ni-4361415.html


Muore il cardinale della Mafia di San Gallo, l'ultra progressista Danneels
di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – Si è spento il cardinale belga, Gottfried Danneels, punto di riferimento della corrente più progressista della Chiesa in Europa e da anni indicato come uno dei maggiori supporter delle innovazioni del pontificato di Papa Francesco. Secondo diversi osservatori l’elezione di Papa Bergoglio, nel 2013, sarebbe stata favorita e preparata da una serie di riunioni segrete che cardinali e vescovi, organizzati dal defunto Carlo Maria Martini, tennero negli anni precedenti a San Gallo, in Svizzera, dagli inizi degli anni Duemila, quando il pontificato di Giovanni Paolo II stava per finire. E’ quanto hanno sostenuto anche Jürgen Mettepenningen et Karim Schelkens, autori di una biografia sul cardinale Danneels che a suo tempo aveva sollevato un vespaio di critiche perchè aveva definito le riunioni a San Gallo dei raduni di un club di stampo mafioso.

Una lettura dei fatti probabilmente esagerata anche se Danneels effettivamente, non ha mai nascosto di avere fatto parte di questo cenacolo progressista. Lui stesso, in un video registrato, durante la presentazione della sua biografia, a Bruxelles, ammise di avere preso parte a tante riunioni in Svizzera, all’interno delle quali si rifletteva sulla necessità di una drastica riforma ecclesiale, più sinodale e meno ingessata sui dogmi. Oltre a Danneels e Martini, del gruppo secondo il libro facevano parte il vescovo olandese Adriaan Van Luyn, i cardinali tedeschi Walter Kasper e Karl Lehman, il cardinale italiano Achille Silvestrini.

La morte di Dannels è stata annunciata dalla sala stampa vaticana che ha diffuso una sua biografia. Laureato a Lovanio e alla Gregoriana, ha insegnato teologia, è stato ordinario militare e poi arcivescovo a Malines, in Belgio. Ha partecipato al conclave dell’aprile 2005 che ha eletto Papa Benedetto XVI e al conclave del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco. Danneels era stato invitato da Francesco al Sinodo sulla Famiglia anche se la sua figura in Belgio era già sotto pressione per una brutta vicenda sulla pedofilia, visto che cercò di dissuadere una vittima di abusi sessuali dal denunciare l’autore, un vescovo di nome Roger Vangheluwe, nonché zio della vittima.

Dalle registrazioni (pubblicate nel 2010 dai giornali belgi) Danneels chiedeva effettivamente alla vittima di soprassedere, di aspettare a denunciare le violenze, visto che lo zio sarebbe andato in pensione l’anno successivo. «Lui ha infangato la mia vita da quando avevo 5 anni a quando ne avevo 18, perché le dispiace per lui e non per me?», chiedeva al cardinale la vittima. Il vescovo Vangheluwe diede poi le sue dimissioni ritirandosi in un monastero. Qualche mese più tardi la polizia - su ordine della magistratura belga - perquisì la sede del vescovado portandosi via diverso materiale. All’epoca il Vaticano criticò molto la perquisizione tanto che l’allora segretario di stato Tarcisio Betone disse che erano metodi degni di regimi comunisti.

Giovedì 14 Marzo 2019, 15:51

https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Joseph_Vangheluwe
Accuse di abuso su minori e dimissioni
Nella notte tra il 19 e il 20 aprile 2010 la famiglia di una persona vittima di abusi sessuali da parte di monsignor Vangheluwe ha inviato una e-mail ai vescovi belgi e li ha portati a conoscenza della loro esperienza. Il 23 mese 2010 ha pubblicamente riconosciuto di aver abusato sessualmente di un giovane ragazzo negli anni '80.[11][12][13] Gli abusi si sono verificati tra il 1980 e il 1987,[1] quindi anche dopo la sua nomina a vescovo. Lo stesso papa Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi.[14]. [15] Per questi fatti monsignor Vangheluwe non poteva essere condannato perché caduti in prescrizione. Tuttavia è stata ugualmente aperta un'inchiesta da parte della magistratura belga per verificare che i fatti siano effettivamente prescritti e per assicurare che non avesse commesso abusi su altre persone.[16][17] La Conferenza episcopale belga ha trasmesso alla Congregazione per la dottrina della fede un fascicolo sul presule chiedendo di esaminare l'irrogazioni di sanzioni ecclesiastiche.[18]

In una conferenza stampa monsignor André-Joseph Léonard ha comunicato che la vittima di abusi era un nipote del vescovo. Monsignor Vangheluwe ha dichiarato di avere ripetutamente riconosciuto la sua colpa alla vittima e ai genitori, rinnovando le richieste di perdono in privato. Secondo lui però questo non è stato sufficiente per placarli. Ha anche dichiarato che la copertura mediatica degli inizi del 2010 sui casi di abusi sessuali commessi da preti avrebbe rafforzato il trauma.[19] La vittima e la sua famiglia hanno quindi deciso di parlare.[19][20][21][22]

Nell'aprile del 2011 Jean-Marie Berkvens, il procuratore di Bruges incaricato delle indagini su questo caso e su altre possibili vittime, ha dichiarato che il fascicolo non contiene fatti "non prescritti". Ha quindi escluso qualsiasi azione giudiziaria.[23] Ai primi di luglio del 2011 il giudice Berkvens ha annunciato che le indagini non avevano dato ulteriori risultati ed erano state quindi archiviate.[24] Il giudice Van Troy ha comunque continuato le indagini sulle politiche di monsignor Vangheluwe nei confronti dei sacerdoti della sua diocesi che avevano commesso abusi.[25]

Sebbene il termine di prescrizione per un processo canonico fosse stato superato (vent'anni dopo la maggiore età della vittima),[26] la dimissione dallo stato clericale, con una procedura eccezionale, è stata richiesta dai membri del clero belga[27][28] ed è stato considerato dalla Santa Sede.[29][30]. Nel dicembre del 2010 la Santa Sede ha confermato che il papa aveva chiesto alla Congregazione per la dottrina della fede di affrontare la questione di monsignor Vangheluwe.[31] Questa congregazione è incaricata, dopo aver esaminato i gravi crimini commessi dai membri del clero, di proporre al papa misure o sanzioni contro i colpevoli.[32] Il 12 aprile del 2011 essa ha espresso un primo parere e ha confermato che i fatti commessi dal prelato sono prescritti anche secondo il diritto canonico. Tuttavia ha deciso che monsignor Vangheluwe avrebbe dovuto lasciare il suo paese e seguire un trattamento psicologico e spirituale di orientamento.[33][34] Il trattamento è stato deciso in vista di una decisione definitiva da parte del dicastero.[35] Durante questo periodo gli è stato proibito di esercitare pubblicamente il suo ministero sacerdotale ed episcopale.[36] Altre sanzioni sarebbero potuto essere adottate da allora in poi in attesa del risultato della terapia a cui il vescovo si sarebbe sottoposto.[37] Monsignor Vangheluwe ha lasciato rapidamente il Belgio ed è stato ospitato nel monastero di La Ferté-Imbault, senza che il vescovo della diocesi di Blois ne fosse informato.[38][39]

Pochi giorni dopo, il 14 aprile, quando l'inchiesta giudiziaria ha concluso che tutti i fatti con di cui era accusato erano prescritti, monsignor Vangheluwe ha concesso un'intervista al canale belga VIER. Ha ammesso pubblicamente di aver abusato di un famigliare. Diverse personalità lo hanno criticano per aver mostrato nelle sue osservazioni un atteggiamento poca compassione per la vittima e per l'aver minimizzato la gravità delle sue azioni. Anche la Santa Sede e i vescovi del Belgio si sono dichiarati scioccati dal contenuto dell'intervista.[40][41][42][43] Il procuratore Jean-Marie Berkvens, poco dopo, ha confermato che monsignor Vangheluwe aveva, fin dall'inizio delle indagini, lottato per capire veramente la gravità dei reati che aveva commesso.[25] Ha quindi lasciato il monastero e si è trasferito in un luogo dove potesse seguire la terapia a lui imposta.[38][39]

Poco dopo che il caso è diventato noto, l'arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles e presidente della Conferenza episcopale André-Joseph Léonard ha affermato che monsignor Vangheluwe, a causa dei suoi atti, avrebbe dovuto essere dimesso dall'episcopato.[44] L'intera vicenda ha convinto monsignor Léonard della necessità di rafforzare i controlli prima delle nomine di preti e diaconi.[19]

Monsignor Léonard ha anche invitano le vittime di abusi nella comunità ecclesiale a farsi avanti verso la commissione per il trattamento delle denunce di abusi sessuali in una relazione pastorale.[20] Questa commissione esiste dal 2000[18] e negli anni precedenti non aveva ricevuto un gran numero di reclami.[20] I giorni seguenti hanno visto un vasto afflusso di testimonianze: centinaia di persone sono uscite dal silenzio per denunciare fatti anche vecchi.[45] Il presidente della commissione, la psichiatra infantile Peter Adriaenssens, ha spiegato questo aumento delle denunce richiamando la testimonianza fatta da monsignor Léonard. Inoltre, secondo il quotidiano La Libre Belgique, le dimissioni di monsignor Vangheluwe avrebbero potuto dissipare i dubbi circa la volontà della Chiesa di rispondere ai reclami e di incoraggiare le vittime a farsi avanti in tal modo.[20]

Negli anni successivi altre persone hanno accusato monsignor Vangheluwe di abusi sessuali ma egli ha sempre respinto decisamente le accuse affermando di aver confessato tutto ciò di cui si era reso colpevole.

Edited by pincopallino1 - 21/3/2024, 19:28
 
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view post Posted on 21/3/2024, 19:19

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www.ilmessaggero.it/vaticano/vesco...v-4lWXc0vaNRbQU

Il vescovo che abusò del nipote ridotto allo stato laicale, il caso di Roger Vangheluwe denunciato anche dal premier del Belgio
La vicenda era stata sollevata a più riprese dalle associazioni delle vittime della pedofilia, da alcuni sacerdoti e persino dal mondo della politica che chiedeva conto al Vaticano

di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Marzo 2024, 16:22
Papa Francesco (finalmente) ha punito e ridotto allo stato laicale il vescovo belga Roger Vangheluwe, 87 anni, colpevole di abusi sessuali su minori. Un caso orribile che si trascinava da oltre dieci anni, quando affiorarono i crimini commessi su suo nipote quando era piccolo. In Belgio la vicenda era arcinota, sollevata a più riprese dalle associazioni delle vittime della pedofilia, da alcuni sacerdoti e persino dal mondo della politica che chiedeva conto al Vaticano del perché ci fosse tanta difficoltà a fare giustizia. Era intervenuto di recente anche il primo ministro belga Alexander De Croo. Prima lo ha fatto nel corso di una lunga riunione - lo scorso gennaio - con il nunzio apostolico, monsignor Franco Coppola e poi rendendo pubblici i temi sollevati durante quel colloquio. Il nunzio era stato ricevuto per organizzare il prossimo viaggio papale a Lovanio in occasione dei 600 anni dell'università cattolica belga. In un post su X il premier ha denunciato lo scandaloso ritardo. «Ho esortato ancora una volta il Vaticano a rimuovere il titolo del vescovo Roger Vangheluwe. Questo è importante per le vittime» aveva scritto il premier.

APPROFONDIMENTI
Oggi in una nota della nunziatura viene annunciato il provvedimento papale e la pena inflitta alvescovo emerito di Bruges, dimessosi dalla guida della diocesi nel 2010 dopo essere stato accusato di abusi .

Egli stesso aveva ammesso, in particolare, l'abuso su un nipote. «I reati a lui imputati erano tuttavia caduti in prescrizione» fa sapere Vatican News aggiungendo che nel corso degli ultimi mesi, sono emersi «nuovi elementi gravi» riguardanti la vicenda dell’ex presule.
Abusi, il caso del vescovo belga che molestò i nipoti: il Premier chiede perchè il Papa non lo riduce allo stato laicale?

Le indagini
Sotto la fortissima pressione dell'opinione pubblica e il clamore suscitato il Dicastero per la Dottrina della Fede ha così avviato il “riesame del caso”. In seguito alla nuova indagine, il Dicastero ha ascoltato la difesa del prelato e presentato tutta la documentazione al Papa proponendo la dimissione dallo stato clericale, in conformità all’articolo 26 delle norme Sacramentorum sanctitatis tutela, il motu proprio di Giovanni Paolo II entrato in vigore nel 2001 sui “delitti più gravi” riservati all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, aggiornato nel 2010 da Benedetto XVI e da Francesco nel 2021.

La notifica all’interessato è stata fatta ieri che ha chiesto di poter risiedere in un luogo di ritiro, senza più «alcun contatto con il mondo esterno, al fine di dedicarsi alla preghiera e alla penitenza». Nello stesso comunicato si legge che Papa Francesco «ribadisce la sua vicinanza alle vittime di abusi e il suo impegno affinché questo flagello sia sradicato dalla Chiesa».

Il caso
In questa vicenda compare anche il ruolo negativo dell'ex capo della Chiesa cattolica in Belgio, il cardinale grande elettore di Papa Francesco, Godfried Danneels (ora defunto) avrebbe cercato di impedire al nipote abusato di Vangheluwe di rendere pubblica la storia. IN pratica il porporato consigliò alla vittima di ritardare la dichiarazione pubblica almeno fino a quando lo zio vescovo che aveva abusato di lui si fosse ritirato. Il nipote registrò quel colloquio imbarazzante e lo affidò ai giornali del Belgio. Sul nastro, il cardinale diceva alla vittima: «Potrebbe essere meglio aspettare il prossimo anno, quando si dimetterà». E ancora. «Non so se ci sarà molto da guadagnare facendo molto rumore, né per te né per lui». L'allora portavoce della diocesi, Jurgen Mettepenningen all'epoca conferò che le trascrizioni erano corrette anche se quelle parole non significavano un insabbiamento.

La giustizia belga non poteva perseguire gli abusi sessuali perchè i reati nel frattempo sono andati in prescrizione. Resta in ogni caso inspiegabile l'atteggiamento del Vaticano di non procedere alla riduzione allo stato laicale come è già accaduto per altri casi eclatanti, per esempio quello dell'ex cardinale americano McCarrick. Intanto il Parlamento fiammingo, l'organo legislativo per la regione fiamminga del Belgio, nell'ottobre scorso ha istituito una commissione speciale d'inchiesta sugli abusi sessuali nella Chiesa, a seguito di una serie di documentari televisivi che hanno riacceso i fari anche sul caso Vangheluwe e sul perché il vescovo continui a mantenere il titolo di vescovo e a essere sacerdote.
 
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