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Sindone. Nuovi studi confermano: è un imbroglio più di prima, La ridicola invenzione dell'uomo torturato e dei frammenti del feticcio medievale presi non si sa dove

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view post Posted on 5/10/2017, 21:37

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La ridicola invenzione dell'uomo torturato e dei frammenti del feticcio medievale presi non si sa dove

Sacra-Sindone-originale-negativo

https://oggiscienza.it/2017/07/04/nanoscie...native-sindone/
Nota 1

Per confermare la propria fede nell’autenticità della reliquia, gli autori hanno ricevuto il finanziamento del Progetto premiale USCEF DFM.AD006.077.001.

www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/05...strano/3895909/

SCIENZA

La Sindone avvolgeva un uomo torturato? Le nuove ricerche non lo dimostrano
di Marco Bella | 5 ottobre 2017

Marco Bella
Ricercatore in Chimica Organica

Da un paio di mesi hanno iniziato a circolare sulla stampa nazionale notizie sensazionalistiche su ipotetiche “prove” che la Sindone di Torino avrebbe contenuto un “uomo torturato”.

La Sindone appare nel Medioevo, in un’epoca in cui oggetti presuntamente appartenuti a Gesù spuntavano come funghi. Tutti ovviamente utilizzati al fine di sfruttare la credulità popolare e fare soldi alle spalle dei semplici di mente. Alcune “reliquie” erano davvero surreali: dal Latte di Maria ai Pannolini di Gesù fino alla decina di “Santi Prepuzi”. Ad affermare che la Sindone fosse un falso sono stati proprio gli uomini di chiesa, come Papa Clemente VII e il vescovo di Troyes Pierre D’Arcis, quando apparve in Francia nel Medioevo, e in epoca più recente l’abate Ulysses Chevalier, un preminente storico dei primi del Novecento, il quale, tramite i documenti originali, ha ricostruito la storia accertata del telo.

Il dibattito scientifico serio sull’ipotetica autenticità della Sindone si è chiuso nel 1989, quando 12 analisi tramite radiocarbonio, eseguite in tre laboratori diversi in giro per il mondo la hanno tutte datata indiscutibilmente al Medioevo, proprio nel momento in cui appaiono le prime testimonianze storiche attendibili. Dopo il radiocarbonio, si è sviluppata una scienza parallela, la cosiddetta “sindonologia”, all’interno della quale alcuni scienziati cercano le conferme della propria fede con ricerche improbabili.

Recentemente, hanno avuto grande eco mediatico due studi scientifici i quali riporterebbero “le prove” che “l’uomo della Sindone” avrebbe subito “torture” e una “morte violenta”, guarda caso proprio come sarebbe accaduto a Gesù Cristo. In pochi sembrano aver mosso dubbi, a parte Sylvie Coyaud che ne ha parlato in modo spietato nel suo “parco delle Bufale” e il Cicap, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.

Il primo di questi articoli scientifici è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE, ed è una pubblicazione “open access”, ovvero liberamente accessibile dai lettori ma per la quale gli autori pagano (in questo caso circa 1500 dollari americani). L’altro articolo è invece apparso su una rivista di tipo tradizionale. È il primo quello in cui si parla delle presunte torture.

Due degli autori di questo studio, Liberato De Caro e Cinzia Giannini, ricercatori presso il Cnr, avevano ricevuto una certa notorietà quest’anno grazie a un loro lavoro nel quale una rielaborazione grafica delle immagini della Sindone rivelerebbe sotto le mani l’impronta di un presunto pollice (perché non altro in quella zona…?) e di particolari anatomici esclusivamente maschili.

Un altro autore, Giulio Fanti, professore universitario a Padova, sostiene in un suo libro di aver avuto anche lui dei dubbi giovanili sul fatto che la Sindone potesse essere un falso, fugati però da “segni” ricevuti da Gesù stesso. Chissà come reagirebbe il paziente che, arrivato in sala operatoria, si sentisse dire “per il suo bypass coronarico, al posto della procedura che impiegano in tutto il mondo, oggi ne utilizzeremo un’altra, suggerita dalla Vergine Maria. Abbia Fede”. Perché mai fidarsi dell’odiato radiocarbonio quando si può chiedere direttamente alla Madonna?

In questi articoli, i campioni di materiale sindonico sono fibrille di circa 2 mm, che sarebbero state prelevate dalla Sindone nel lontano 1978 mediante nastri adesivi dal chimico Ray Rogers. Questo studioso riteneva il test del radiocarbonio “falsato” perché il campione proveniva da una zona nella quale sarebbe stato presente un “rammendo medievale invisibile”, il quale essendo appunto invisibile, era visibile solo a lui ed agli altri sindonologi.

I nastri di Rogers furono affidati a Walter McCrone, un microscopista che non vi trovò alcuna prova della presenza di sangue (d’altronde il presunto sangue sulla sindone è di colore rossiccio, mentre quello vero diviene scuro dopo pochissimo tempo) ma bensì di pigmenti pittorici. McCrone fu accusato di aver “contaminato” i campioni a lui affidati ed espulso dal gruppo dei sindonologi. Le fibrille immerse nell’adesivo sarebbero state quindi “laboriosamente ripulite” dalla moglie di Rogers.

Assumiamo però pure che questi campioni appartengano davvero alla Sindone, e che tutte queste manipolazioni miracolosamente non abbiano influito sulle analisi.

Nei due articoli, si indentificano delle sostanze organiche. Queste, secondo gli autori, proverrebbero proprio dal presunto sangue dell’uomo della Sindone, e non invece da contaminazioni nei secoli successivi. Il riconoscimento di queste molecole è eseguito con tecniche che praticamente mai sono impiegate per identificare sostanze ignote, perché difficilmente permettono di assegnare con certezza la struttura. Oltre alle sostanze che credono di vedere gli autori, i loro dati sono compatibili con moltissimi dei 100 milioni di composti chimici noti e loro miscele. Sarebbe come sospettare una persona di un delitto tramite una foto in lontananza sfocata e sgranata, presa in una piazza dopo anni. Ma anche qui facciamo un atto di Fede e assumiamo che davvero ci sia “biliverdina” in un caso, e “nanoparticelle di ferridrite legate alla creatinina” nell’altro e andiamo avanti.

La prova delle “torture” sarebbe proprio l’aver identificato queste presunte “nanoparticelle”. I riferimenti che dovrebbero ipoteticamente supportare queste affermazioni (41 e 42 nello studio), però parlano di tutt’altro. In effetti, è riportato che la presenza di una concentrazione elevata di creatinina nel plasma è legata a traumi, ma in entrambi gli articoli non si nomina alcun composto del ferro. Essendo la concentrazione una quantità di un soluto in una di soluzione, sembra impossibile ipotizzare che la semplice presenza di una sostanza (ammesso ci sia davvero) possa essere correlata in qualche modo all’evidenza di un trauma, o almeno, non ho trovato alcun articolo scientifico che affermi ciò.

Il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’Università di Padova hanno rilasciato dei comunicati stampa su questi studi. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale ha dubbi sulla legge riguardo l’obbligo vaccinale ma nessuno su queste ricerche (sarà un caso?) si è complimentato con i ricercatori.



Ovviamente ciascuno ha la libertà di svolgere le ricerche che crede e di professare le proprie convinzioni religiose. La fede è un fatto privato, l’uso di fondi pubblici per studi condotti in modo discutibile un po’ meno. Assistiamo a una perdita di fiducia da parte delle persone nella scienza. Quando però le istituzioni scientifiche danno credito a studi poco verosimili, diviene più complesso spiegare che bisogna fidarsi degli scienziati piuttosto di chi dice di curare i tumori con gli impacchi di ricotta e ortica. L’università prima ancora delle nozioni dovrebbe insegnare la capacità critica, che a leggere come sono stati accolti questi studi sembra essere rimasta in secondo piano.

https://oggiscienza.it/2017/07/04/nanoscie...native-sindone/

Nanoscienze alternative della Sindone
Con i potenti mezzi del CNR, un gruppo di ricercatori rivela particolari anatomici del Crocefisso e particelle del suo sangue in assenza di sangue.
Pubblicati su 4 luglio 2017 da Sylvie Coyaud in IL PARCO DELLE BUFALE // 3 Commenti
IL PARCO DELLE BUFALE – Il 30 giugno, La Stampa annunciava una scoperta indubbiamente “clamorosa”:

Sindone, nuova ricerca: c’è sangue di un uomo torturato e ucciso

È quanto emerge da una ricerca su una fibra di tessuto estratta a suo tempo dall’impronta dorsale del lenzuolo, nella regione del piede. Lo studio è stato condotto da due istituti del Cnr, l’Istituto Officina dei Materiali (IOM-CNR) di Trieste e l’Istituto di Cristallografia (IC-CNR) di Bari, insieme al Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, che ne hanno dato notizia con un comunicato.
Senza il comunicato, la notizia sarebbe stata ignorata com’era successo al suo prolegomeno ancor più clamoroso. I fisici Liberato De Caro e Cinzia Giannini dell’IC-CNR, diacono permanente il primo, pubblicavano

Turin Shroud hands’ region analysis reveals the scrotum and a part of the right thumb
Sull’immagine digitalizzata di un un vecchio negativo sgranato, hanno disegnato una mano dalle dita sproporzionate. Con una fiducia forse eccessiva nella propria arte, hanno ritenuto di

visualizzare dettagli anatomici mai visti prima: lo scroto e parte del pollice destro. La posizione innaturale del pollice adiacente al palmo della mano e posto sotto di esso, e conseguentemente quasi del tutto nascosto salvo la punta, sembra denotare uno stress, che sarebbe conseguente alla crocefissione.
Risultati immagini per Scrotum and thumb Turin Shroud

Journal of Cultural Heritage, vol. 24, marzo-aprile 2017, pp. 140-146

Per smentire le datazioni tardo-medievali del sudario, accettate anche dalla Chiesa, in bibliografia citavano le tesi dell’ing. Giulio Fanti di Padova, secondo il quale il corpo di Cristo è esploso dentro il sudario nel 33 AD ± 300 anni o nel 90 AD ± 200 anni.

Convinti a priori dell’autenticità della reliquia, ne hanno ottenuto una fibra lunga 2mm da Barry Schwortz, titolare della ditta Shroud of Turin Education and Research Associatio Inc. e fotografo dello Shroud of Turin Research Project (STURP) che nel 1978 l’aveva staccata dalla Sindone con nastro adesivo e magneti e da allora non ne concede nemmeno un micron a ricercatori scettici.

Quei 2mm sono l’oggetto dell’articolo successivo, comprato su PLoS ONE, una rivista spesso travolta da simili clamori.

Con il fisico Elvio Carlino dell’IOM-CNR e l’ing. Fanti che in bibliografia fa di nuovo la parte del leone in mezzo a lavori discreditati anch’essi, individuano alcune nanoparticelle di creatinina legata a ferridrite che per spaziatura e orientamento evocano a loro avviso quelle presenti nel sangue dopo molteplici traumi:

Questa non è la situazione tipica del siero sanguigno di un organismo umano sano.

Forse no. Però i magneti usati da Schwortz erano pieni di ferro, sulla Terra la ferridrite è ubiqua, la creatinina si trova anche nell’urina e nel sudore, la sua concentrazione nel sangue è un rapporto, non un dato assoluto ecc. ecc.

Un ingegnere meccanico e tre fisici non badano a simili dettagli (nota 1). Grazie a una nanoselezione fra i 116 mila articoli sulla creatinina trovati su PubMed, evitano di sprecare tempo confrontando le immagini con quelle, per esempio, di fibre prelevate con magneti e nastro adesivo da una benda rimasta in precedenza su una ferita e sulle ghiande sudoripare di organismi sani e non.

Grazie al metodo no control messo a punto per la “nanopatologia forense” del (mai esistito) Dipartimento di Nanodiagnostica del CNR, scoprono

inaspettatamente codificato su nanoscala, uno scenario di grande sofferenza registrato nelle nanoparticelle attaccate alle fibre di lino

contaminate da secoli trascorsi in vari ambienti e maneggiate per decenni dal gruppo STURP e da Barry Schwortz.

Nota 1

Per confermare la propria fede nell’autenticità della reliquia, gli autori hanno ricevuto il finanziamento del Progetto premiale USCEF DFM.AD006.077.001.

Leggi anche: Verso una Grand Unified Theory della Sindone

www.queryonline.it/2017/08/21/il-su...i-sullo-studio/
Il supplizio di Cristo sulle fibre della Sindone: i dubbi sullo studio

Da Gigi GarlaschelliPubblicato: 21 agosto 2017
Postato in: Approfondimenti
Tags: chimica, Giulio Fanti, Sindone

Articolo di Luigi Garlaschelli e Marco Bella.

Come ogni novità che riguardi la Sindone di Torino, ha destato interesse uno studio [1] pubblicato alla fine dello scorso giugno 2017. In questo lavoro di Carlino, Fanti, De Caro et al., tramite alcune tecniche sofisticate di microscopia elettronica, si dimostrerebbe la presenza su una fibrilla tratta da un filo della Sindone di Torino di creatinina e ferritina associate. Alti livelli di creatinina nel sangue potrebbero essere indice di un trauma, per cui gli autori concludono che anche l’uomo della Sindone potrebbe aver ricevuto un politrauma.

Gli autori dello studio

Vediamo di chiarire meglio chi sono gli autori, e qual è il significato di questo articolo.

Elvio Carlino è un fisico della materia e specialista di microscopia elettronica al CNR di Trieste: questo sembra essere il suo primo intervento nella sindonologia.

Liberato De Caro è un cristallografo del CNR di Bari. Con Cinzia Giannini ha già pubblicato altri articoli scientifici riguardo alla Sindone, ad esempio uno nel quale tramite un’elaborazione grafica si dimostrerebbe che sotto le mani giunte dell’uomo della Sindone si potrebbe intravedere il suo scroto.[2]

Sempre De Caro, con Emilio Matricciani (del Politecnico di Milano), ha pubblicato un lavoro sugli scritti della veggente Maria Valtorta, nata nel 1897 a Caserta, nel quale si dimostrerebbe l’assoluta precisione astronomica delle sue visioni. [3] De Caro, che è un diacono permanente, è anche autore di ben tre volumi sullo stesso argomento.[4]

Giulio Fanti è professore associato di Misure Meccaniche e Termiche presso l’Università di Padova e ha pubblicato dozzine di lavori sulla Sindone.[5]

L’articolo

Il lavoro è stato finanziato grazie al Progetto Premiale MIUR 2013 USCEF DFM.AD006.077.001.

In esso è riportata l’analisi di una fibrilla (molte fibrille costituiscono un filo) di circa 2 mm di lunghezza prelevata dalla Sindone di Torino durante le analisi dello STURP, un team di scienziati americani che ha analizzato la Sindone nel 1978.

Il lavoro è pubblicato su PLoS ONE, che è considerata una delle migliori riviste del tipo “open access” (gli autori pagano circa 1.800 euro per pubblicare e gli articoli possono essere letti liberamente da tutti), anche se recentemente un articolo pubblicato su questa rivista riguardo l’omeopatia ha generato qualche controversia e un altro articolo che citava “il creatore” è stato ritrattato. [6]

L’origine del campione

In realtà, questo lavoro anche se eseguito con strumentazione molto sofisticata presenta almeno due criticità. La prima riguarda l’origine del campione. Questo è stato staccato dalla Sindone tramite un nastro adesivo dal chimico Ray Rogers; il nastro era stato consegnato al microscopista Walter McCrone, il quale non vi aveva trovato tracce di sangue (è bene ricordare che il presunto sangue sulla Sindone è rosso, ma il sangue inizia a scurirsi dopo poche ore) ma piuttosto di pigmenti (particelle di ocra e cinabro) [7]. McCrone (secondo le parole di Rogers) avrebbe “contaminato” i nastri a lui affidati attaccandoli su dei vetrini da microscopio. I campioni sono quindi tornati a Rogers. Sua moglie li avrebbe “laboriosamente ripuliti”, staccando le singole fibrille dal nastro adesivo e successivamente pulendole tramite un solvente organico, consegnate al fotografo dello STURP Barrie Schwortz, che infine le avrebbe affidate agli autori dello studio. Questi passaggi [8] sono omessi nell’articolo in questione. Qualsiasi cosa si trovi su una fibrilla di 2 mm di un oggetto che ha diverse centinaia di anni (addirittura migliaia per i sindonologi) potrebbe essere stato originato in un qualsiasi punto della sua storia.

Soprattutto, il punto più critico è che sarebbe proprio la concentrazione delle presunte creatinina e ferritina ad essere correlabile a un trauma, e non la loro semplice associazione. La misura della concentrazione prevede di determinare la quantità di qualcosa (ad esempio creatinina) in un volume noto (ad esempio di sangue). La presunta creatinina trovata è tanta o è poca? In quale quantità? Questa quantità è variata negli anni o durante l’ultimo trattamento eseguito dalla moglie di Rogers? Ma soprattutto, quanto era il presunto sangue che poi si è asciugato? Nessuno di questi aspetti è stato affrontato dagli autori, per cui è difficile poter concordare con le loro conclusioni.

Ferridrite o ocra?

Il lavoro è molto ricco di dettagli tecnici sulla strumentazione raffinatissima utilizzata, ma non soddisfa del tutto anche altre domande che sorgono spontanee.

Per esempio sulla ferridrite che gli Autori trovano. Si tratta di un idrossido di ferro e fosfati, che si trova all’interno di una proteina, detta ferritina e serve a immagazzinare il ferro nelle cellule. Ogni molecola di ferritina contiene al massimo circa 4500 ioni di Fe(III). Una tale quantità ha una dimensione davvero minuscola, e più ioni dovrebbero aggregarsi per arrivare alle nanoparticelle viste dagli Autori, che hanno un diametro di 2nm-6nm.

Naturalmente qua si ripropone l’annoso problema della sindonologia, che riguarda la presenza di ocra, che è appunto un ossido di ferro idrato, di origine naturale. Su quelle stesse fibre McCrone, come detto sopra, non aveva trovato sangue ma particelle di ocra e di cinabro, un pigmento pittorico rosso. Egli aveva quindi ritenuto che la Sindone fosse opera artistica, ottenuta utilizzando appunto dell’ocra. Per avere osato sostenere questo, egli dovette restituire i nastrini adesivi, e fu espulso dallo STURP, per il quale era consulente in quanto ritenuto il miglior microscopista di quegli anni. In seguito altri membri dello STURP ritennero di potere dimostrare la presenza di sangue.

Comunque, secondo una ipotesi di Nickell, verificata sperimentalmente in seguito, [9] l’ocra si sarebbe poi staccata, lasciando le fibre di lino ingiallite a causa di una loro degradazione chimica. L’immagine della Sindone in effetti non è data da particelle di ocra, ma da queste fibre ingiallite. Tuttavia l’ocra sarebbe ancora presente, anche se in minute tracce.

Per ovvie ragioni, l’ipotesi che l’immagine della Sindone possa essere stata in origine tratteggiata con ocra è sempre stata aborrita dai sindonologi autenticisti.

Tuttavia, un’analisi eseguita dallo stesso Fanti e al. su polveri aspirate dalla Sindone nel 1978 e 1988 [10] ha mostrato la presenza di “innumerevoli particelle rosse”, identificate come ossidi di ferro idrati. In altre parole, ocra. Anche in un ulteriore recente studio [11] di Fanti, e al. il quale analizza fili della Sindone tratti dalle zone delle ferite, è stato trovato sangue ma anche ocra e pigmenti. La spiegazione suggerita è che le macchie di sangue sarebbero state “ravvivate” in qualche punto della storia centenaria del Telo.

Gli Autori accennano a questi problemi, ma li risolvono affermando che le particelle di ocra (o ossidi di ferro) usati a scopi pittorici erano cento volte più grandi di quelle osservate da loro, quindi si tratta di cose diverse. Per sostenere queste affermazioni essi si rifanno alle analisi di McCrone e alle particelle da lui osservate. Però, potrebbe essere che McCrone abbia scelto apposta, per comodità di studio, le particelle più grandi di ocra. Inoltre, egli operava con un microscopio ottico, non certo con uno elettronico come quello utilizzato nel lavoro di cui stiamo parlando che permette ingrandimenti enormemente maggiori. Infine, il profano si domanda se particelle di ocra più grandi non possano “sbriciolarsi” a dare quelle piccole nanoparticelle viste dagli Autori. Forse, un metodo più accurato sarebbe stato fare un confronto, usando il loro microscopio, analizzando direttamente opere artistiche eseguite con ocra, e scoprire la distribuzione delle grandezze delle particelle.

Creatinina e traumi

Veniamo alla creatinina. Si tratta di una piccola molecola organica [12] che è un prodotto della degradazione della creatina che avviene nei muscoli. Si trova nel sangue con una concentrazione media di 1 mg/dl e, se il suo livello è troppo alto, indica una funzione renale carente. Il livello nel plasma aumenta molto in seguito a traumi fisici. Come già detto, per sostenere la possibilità di traumi fisici occorrerebbe poter stimare la concentrazione della creatinina del sangue, poiché trovarne eventuali tracce ha ben poco significato. La creatinina si trova anche nelle urine, nel sudore, ecc. [13]

Un’altra affermazione chiave degli Autori è che “il legame in grande scala tra i nuclei di ferritina e la creatinina avviene nel corpo dopo un forte politrauma.” (The bond between the iron cores of ferritin and creatinine on large scale occurs in a body after a strong polytrauma). Gli Autori si dilungano per un intero paragrafo a citare lavori che sostengono questa affermazione, e di cui danno i riferimenti bibliografici [14]). Tuttavia, incomprensibilmente, nessuno di questi lavori citati parla di ferritina, ferridrite o ioni ferro!

È citato un altro lavoro, nel quale nanoparticelle di ossidi di ferro formano associazioni con la creatinina [15]. Ma si tratta di ben altro. In tale lavoro si producono per sintesi nanoparticelle di ossido di ferro, le si mettono a contatto di una soluzione di creatinina (e urea) e si trova che queste molecole si depositano sulla superficie delle nanoparticelle di ferro. Ben diverso dal dimostrare che nel plasma avviene il contrario, ovvero che vi sono aggregati di creatinina con sopra nanoparticelle di ossidi di ferro.

Un ultimo aspetto è il come sia stata identificata la presunta creatinina. Gli Autori eseguono una diffrazione ai raggi X in un punto del campione, e ottengono un’immagine, la quale è confrontata con il pattern simulato di diffrazione della creatinina (come si vede nella figura 6 dello studio). Gli Autori non discutono di quali altre molecole o miscele di molecole potrebbero fornire un diffrattogramma altrettanto compatibile con i loro dati sperimentali (presumibilmente milioni) ma accettano la loro ipotesi in modo acritico. L’identificazione di una sostanza chimica si esegue generalmente tramite spettroscopia NMR o spettrometria di massa, tecniche che non sono state prese in considerazione dagli Autori.

Le criticità sopra evidenziate sono tali da mettere in dubbio le conclusioni dell’articolo e stupisce che il processo di peer review non ne abbia tenuto conto.

Note

Carlino E, De Caro L, Giannini C, Fanti G (2017) “Atomic resolution studies detect new biologic evidences on the Turin Shroud”. PLoS ONE 12(6): e0180487. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0180487.
De Caro L, Giannini C “Turin Shroud hands’ region analysis reveals the scrotum and a part of the right thumb”. Journal of Cultural Heritage Volume 24, March–April 2017, Pp 140-146.
Matricciani, E, De Caro, L (2017). “Literary Fiction or Ancient Astronomical and Meteorological Observations in the Work of Maria Valtorta?”. Religions. 8. 110.
De Caro L “I cieli raccontano – Indagine storica su Gesù nell’opera di Maria Valtorta attraverso l’Astronomia”. Centro Ed. Valtortiano ( www.mariavaltorta.com/index.php/ita/i-cieli-raccontano-307 )
www.dii.unipd.it/-giulio.fanti/research/Sindone/Sindone.htm
http://retractionwatch.com/2016/03/03/plos...es-the-creator/
McCrone W, “The Shroud of Turin: Blood or artist’s pigment?”. Acc. Chem. Res. 23, 77 (1990).
Bella M, Garlaschelli L, Samperi R. “Comments on the analysis interpretation by Rogers and Latendresse regarding samples coming from the Shroud of Turin”. Thermochimica Acta, Volume 632, 20 mag 2016, Pp. 52-55 ( www.sciencedirect.com/science/artic...0363?via%3Dihub )
Garlaschelli L. “Life-size Reproduction of the Shroud of Turin and its Image”. Journal of Imaging Science and Technology, 54(4): 040301–040301-14, 2010.
Moscardi G, “Analysis by Raman Microscopy of Powder Samples Drawn from the Turin Shroud”, Shroud Science Group International Conference, Columbus, Ohio, August 2008, (unpublished – http://shroud.com/ohioconf.htm#Students )
Fanti G, Zagotto G. “Blood reinforced by pigments in the reddish stains of the Turin Shroud”, Journal of Cultural Heritage. Elsevier 2017. (www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1296207417300092)
https://it.wikipedia.org/wiki/Creatinina
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1113...47.sp004206/pdf
14 a) de Abreu KLS, Silva GBJ, Barreto AGC, Melo FM, Oliveira BB, Mota MS et al. “Acute kidney injury after trauma: Prevalence, clinical characteristics and RIFLE classification”. Indian J. Crit. Care Med. 2010; 14 (3) 121–128 (www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/...eport=printable)
14b) Schwartz JG, Prihoda TJ, Stuckey JH, Gage CL and Damell ML “Creatine Kinase MB in Cases of Skeletal MuscleTrauma”, Clin. Chem. 1988; 34 (5) 898–901 PMID: 3370792 ( http://clinchem.aaccjnls.org/content/clinc.../5/898.full.pdf )
14c) Klepper MJ, Cobert B, “Drug Safety Data”, Jones & Bartlett Learning, LLC Sudbury, MA (USA), 2010; 83.
Banerji B, Pramanik SK “Binding studies of creatinine and urea on iron nanoparticle” Springerplus, 2015; 4, 708 ( https://springerplus.springeropen.com/trac...pringeropen.com)
Si veda anche Oca Sapiens.

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Edited by pincopallino1 - 7/10/2023, 20:26
 
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tanaca
view post Posted on 8/10/2017, 15:06




basta sapere chi lo ha portato dall'oriente per capire che è una truffa.
 
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view post Posted on 7/10/2023, 19:26

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5 MOTIVI PER CUI E’ RAGIONEVOLE PENSARE CHE LA SINDONE DI TORINO SIA UN FALSO
1) Pur trattandosi di una reliquia che avrebbe avuto a che fare direttamente con Cristo, della Sindone di Torino non si ha la minima notizia per i primi tredici secoli dell’era cristiana. Solo nel 1353 fa la sua comparsa nella storia, quando il cavaliere Geoffroy di Charny la dona alla collegiata della chiesa di Lirey, senza però spiegare come ne sia entrato in possesso: l’evento è commemorato da un medaglione datato tra il 1356 e il 1370, ripescato nella Senna. Al 1389 risale invece la prima fonte scritta al riguardo, il cosiddetto “memoriale d’Arcis”: una lettera del vescovo di Troyes all’antipapa Clemente VII (all’epoca riconosciuto papa legittimo dai Francesi), in cui la Sindone viene presentata come un falso creato da un pittore del posto. Gli studiosi che sostengono l’autenticità della Sindone cercano di spiegare il silenzio dei 1300 anni precedenti sostenendo che la Sindone sia il Mandylion, una reliquia conservata a Edessa e poi a Costantinopoli; ma si trattava di un fazzoletto raffigurante solo il corpo di Cristo, per di più con gli occhi aperti, mentre sulla Sindone sono chiusi, quindi l’identificazione è molto tirata per i capelli.
2) La struttura della Sindone di Torino non è compatibile con i sudari finora ritrovati nell’area palestinese e risalenti al I secolo d.C., come la cosiddetta sindone di Akeldamà. Innanzitutto i sudari palestinesi hanno una trama a S, mentre la Sindone di Torino ha una trama a Z, la stessa attestata in un sudario medievale del XIV secolo ora conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Inoltre i sudari palestinesi erano composti da due teli, uno per avvolgere il corpo e un fazzoletto per coprire il viso, mentre la Sindone di Torino è un unico telo. Quindi o la Sindone è più tarda o chi l’ha fatta nel I secolo d.C. poteva vedere il futuro e copiare le mode funerarie dei secoli successivi.
3) Se la Sindone di Torino avesse davvero avvolto un corpo umano, questo dovrebbe presentare proporzioni distorte e un volto fortemente dilatato, in maniera molto simile a quanto si osserva nella celebre maschera di Agamennone. Il volto della Sindone non mostra questo effetto, circostanza compatibile con la possibilità che sia stato generato usando il bassorilievo di un volto poco pronunciato invece che un volto vero.
4) Sulla schiena dell'uomo avvolto nella Sindone di Torino sono presenti oltre un centinaio di segni di flagellazione, il che sarebbe compatibile col racconto evangelico. Ci sono però due piccoli problemi: il primo è che nessuno di questi segni sulla Sindone è accompagnato da rivoli di sangue, come ci si aspetterebbe da un uomo frustato; il secondo è che la disposizione dei segni è troppo simmetrica e regolare per essere frutto di un'effettiva flagellazione, nella quale i colpi venivano dati in maniera decisamente più casuale.
5) Nel 1988 è stato condotto sulla Sindone un esame al carbonio-14 che ha datato il telo a un periodo compreso fra il 1260 e il 1390, quindi compatibile con quanto riportato nel memoriale d’Arcis e con l’ipotesi che si tratti di un falso tardomedievale. Questo esame è stato condotto indipendentemente da tre laboratori. Non sono mancate le contestazioni, e in particolare c’è stato un biologo russo, Dmitri Kouznetsov, che ha proposto che la concentrazione di carbonio-14 nella Sindone sia stata alterata dall’incendio del 1532. Peccato che finora non sia stato scoperto nessun meccanismo fisico o chimico che alteri il carbonio-14 in relazione al calore o agli incendi. Anzi, Kouznetsov ha intascato fondi consistenti promettendo di dimostrare la cosa, ma poi non se ne è saputo più nulla: furbo lui ad arricchirsi, meno furbi coloro che gli hanno dato fiducia.
In foto: l'originale e il negativo del telo
@ Storia & Dintorni www.facebook.com/storia3dintorni
 
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