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Arrestato per pedopornografia mons. Capella, diplomatico indagato in Canada, Santa Sede pretende l'impunità e lo nasconde a S. Pietro. Condannato a 5 anni nell'albergo Vaticano

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GalileoGalilei
view post Posted on 9/6/2018, 22:17 by: GalileoGalilei
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Scoperto dalla polizia del Canada e fatto fuggire a Roma per non farlo processare in USA



http://www.repubblica.it/vaticano/2018/06/...izio-198559495/

Pedopornografia, rinviato a giudizio monsignor Capella
L'ex funzionario della nunziatura di Washington era stato arrestato il 7 aprile


09 giugno 2018
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Pedopornografia, rinviato a giudizio monsignor Capella
Monsignor Carlo Alberto Capella
CITTA' DEL VATICANO - L'ex funzionario della nunziatura di Washington, monsignor Carlo Alberto Capella, arrestato lo scorso 7 aprile, è stato rinviato a giudizio dal Tribunale vaticano per pedopornografia dopo la scoperta di una grande quantità di materiale in suo possesso. Il materiale sarebbe stato scaricato durante un soggiorno fatto in Canada tra il 24 e il 27 dicembre 2016. La diocesi di London, in Ontario, ha reso noto di aver ricevuto una richiesta di aiuto per l'indagine; assistenza che è stata data, in relazione alle possibili violazioni della legge sulla pornografia infantile fatte da monsignor Capella usando un "indirizzo di un computer in una chiesa locale".

La prima udienza del processo si svolgerà il 22 giugno prossimo. L'indagine per pedopornografia sul diplomatico della Santa Sede era culminata nell'arresto due mesi fa. La vicenda di monsignor Capella - che ha visto la collaborazione tra le autorità giudiziarie vaticane e nordamericane - è emersa il 15 settembre scorso quando si è appreso che il promotore di giustizia vaticano aveva aperto un fascicolo nei confronti del diplomatico in servizio alla Nunziatura di Washington dopo che il 21 giugno 2017 il Dipartimento Usa aveva notificato il possibile reato. In Canada era stato emesso un ordine di arresto a suo nome nel quadro di un'inchiesta iniziata con una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini del Rcmp (la polizia canadese).

Il Vaticano, nella nota, ricorda che "nella requisitoria del 30 maggio 2018 il Promotore di Giustizia, ritenendo sufficienti le prove acquisite, aveva chiesto che il giudice istruttore dichiarasse chiusa l'istruzione formale e disponesse con sentenza il rinvio a giudizio dell'imputato.

II giudice Istruttore, ritenuta la giurisdizione dell'Autorità giudiziaria vaticana - perché il reato contestato riguarda fatti commessi da un pubblico ufficiale, anche se all'estero - ha dichiarato chiusa l'istruzione formale e ha rinviato a giudizio Monsignor Capella, con provvedimento del 7 giugno" scorso.

II reato contestato a monsignor Capella, ricorda la Sala stampa vaticana, "è quello di pedopornografia nelle particolari fattispecie previste e punite dagli articoli 10 e 11 della legge n. VIII del 2013 (detenzione e scambio di materiale pedopornografico con l'aggravante dell'ingente quantità)".

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/0...grafia/4415313/

Vaticano, rinviato a giudizio monsignor Capella. Ex consigliere di Washington accusato di possesso di pedopornografia
Vaticano, rinviato a giudizio monsignor Capella. Ex consigliere di Washington accusato di possesso di pedopornografia
Monsignor Carlo Alberto Capella è stato rinviato a giudizio dal Tribunale vaticano. II reato contestato, ricorda la Sala stampa vaticana, è quello di detenzione e scambio di materiale pedopornografico con l’aggravante dell’ingente quantità

di Francesco Antonio Grana | 9 giugno 2018
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Più informazioni su: Città del Vaticano, Pedofilia, Pedopornografia, Vaticano
Monsignor Carlo Alberto Capella sarà processato dal Tribunale penale della Santa Sede per detenzione e scambio di materiale pedopornografico con l’aggravante dell’ingente quantità. Lo ha deciso il giudice istruttore vaticano che ha rinviato a giudizio l’ex consigliere della nunziatura a Washington “perché il reato contestato riguarda fatti commessi da un pubblico ufficiale, anche se all’estero”, ovvero negli Stati Uniti e in Canada. Norma quest’ultima voluta da Papa Francesco pochi mesi dopo la sua elezione al pontificato. Il processo inizierà il 22 giugno prossimo. Arrestato il 7 aprile 2018, Capella è attualmente detenuto in una cella all’interno della caserma della Gendarmeria Vaticana.

“Nella requisitoria del 30 maggio 2018 – si legge in un comunicato della Santa Sede – il promotore di giustizia, ritenendo sufficienti le prove acquisite, aveva chiesto che il giudice istruttore dichiarasse chiusa l’istruzione formale e disponesse con sentenza il rinvio a giudizio dell’imputato”. Richiesta accolta subito dal giudice che ha accertato anche la giurisdizione dell’Autorità giudiziaria vaticana nonostante i reati siano stati commessi Oltreoceano. Le indagini su monsignor Capella, infatti, sono iniziate il 21 agosto 2017 quando il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha notificato, per via diplomatica, al Vaticano la possibile violazione delle norme in materia di immagini pedopornografiche da parte del numero due della nunziatura di Washington. Per evitare che fosse arrestato e processato negli Usa, la Santa Sede ha immediatamente richiamato Capella a Roma aprendo un’indagine penale.


Appena un mese dopo la segnalazione degli Stati Uniti, anche il Canada ha emesso un mandato di arresto per il diplomatico con l’accusa di possesso e distribuzione di materiale pedopornografico. La polizia di Windsor ha affermato che l’inchiesta è stata condotta sul web dopo una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini. Dall’indagine è emerso il serio sospetto che Capella ha scaricato e poi diffuso materiale di natura pedopornografica mentre visitava un luogo di culto in Ontario, nel periodo tra il 24 il 27 dicembre 2016. La diocesi di London, sempre in Ontario, ha confermato di aver ricevuto una richiesta di aiuto per l’indagine e che l’assistenza è stata fornita in relazione alle possibili violazioni della legge sulla pornografia infantile commesse dal diplomatico vaticano.

Capella, a lungo in servizio a Roma, prima in Segreteria di Stato e poi nella nunziatura in Italia, non aveva mai destato alcun sospetto nei superiori e le gravissime accuse di pedopornografia sono state un fulmine a ciel sereno. Il processo che inizierà nelle prossime settimane, tra l’altro, si svolgerà proprio nel periodo in cui il Papa è alle prese con un altro dossier assai grave che riguarda la pedofilia del clero cileno. Francesco non si è ancora pronunciato sulle dimissioni presentate in massa da tutti i vescovi del Paese latinoamericano ricevuti in Vaticano proprio per fare chiarezza sulle gravi omissioni e sulle complicità che alcuni di essi hanno commesso per decenni coprendo i preti pedofili e spostandoli di parrocchia in parrocchia.


Quello cileno non è l’unico caso recente in tema di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica. L’arcidiocesi di St. Paul e Minneapolis negli Stati Uniti ha dovuto versare ben 210 milioni di dollari destinati a un fondo per pagare i 450 sopravvissuti agli abusi sessuali su minori commessi per decenni da numerosi preti. Si tratta del secondo più grande risarcimento alle vittime della pedofilia sborsato dalla Chiesa cattolica. Il maggiore esborso, infatti, c’è stato nel 2007 quando l’arcidiocesi di Los Angeles ha dato 660 milioni di dollari alle 508 vittime. Ma non è tutto.

In Australia, dopo la condanna dell’arcivescovo Philip Wilson per aver coperto gli abusi di un sacerdote su alcuni minori, il Papa ha nominato un amministratore apostolico per guidare l’arcidiocesi di Adelaide. Si tratta del gesuita Gregory O’Kelly, vescovo di Port Pirie. Wilson, 67 anni, che si dichiara innocente e al quale è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer alle prime fasi, rischia fino a due anni di reclusione. Tutto ciò mentre si attende, nelle prossime settimane, sempre in Australia, la sentenza del processo che vede imputato il cardinale George Pell. Ma questa volta non solo per aver coperto la pedofilia del suo clero, bensì per aver commesso lui stesso abusi sessuali su minori.
Twitter: @FrancescoGran

http://www.lastampa.it/2018/06/09/vaticani...FYM/pagina.html


Il Vaticano rinvia a giudizio monsignor Capella accusato di pedopornografia
Il 22 giugno prima udienza del processo a carico del diplomatico della Nunziatura a Washington, attualmente detenuto nella caserma della Gendarmeria dopo l’arresto dello scorso 7 aprile

Vaticano, rinviato a giudizio monsignor Carlo Alberto Capella accusato di pedopornografia






Pubblicato il 09/06/2018
Ultima modifica il 09/06/2018 alle ore 16:44
SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO
II Tribunale vaticano ha rinviato a giudizio monsignor Carlo Alberto Capella, il prelato italiano consigliere di nunziatura accusato di pedopornografia e arrestato dalla Gendarmeria il 7 aprile scorso. Il processo a carico del diplomatico si terrà il prossimo venerdì 22 giugno, alle 15, fa sapere la Santa Sede in una nota in cui riferisce che il giudice istruttore ha provveduto a notificare la sentenza all’imputato, al suo avvocato e al Promotore di Giustizia, «a conclusione della fase istruttoria del procedimento in corso a suo carico».




Il Vaticano ricorda nel comunicato che «nella requisitoria del 30 maggio 2018 il Promotore di Giustizia, ritenendo sufficienti le prove acquisite, aveva chiesto che il giudice istruttore dichiarasse chiusa l’istruzione formale e disponesse con sentenza il rinvio a giudizio» di monsignor Capella.



Ritenuta quindi la giurisdizione dell’Autorità giudiziaria vaticana, dal momento che «il reato contestato riguarda fatti commessi da un pubblico ufficiale, anche se all’estero», il giudice ha dichiarato «chiusa» l’istruzione formale e ha rinviato a giudizio Capella, con provvedimento del 7 giugno 2018.



II reato contestato al 50enne Carlo Alberto Capella, ordinato sacerdote nel ’93 nell'arcidiocesi di Milano, in servizio presso la sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato prima di divenire il numero tre nella Nunziatura Usa è quello di pedopornografia «nelle particolari fattispecie previste e punite dagli articoli 10 e 11» della legge numero VIII, ovvero «detenzione e scambio di materiale pedopornografico con l’aggravante dell’ingente quantità», sottolinea la nota della Santa Sede.



Si tratta della “nuova” legge promulgata da Papa Francesco con un Motu proprio dell’11 luglio 2013, con il quale Bergoglio ha stabilito che ricadono sotto la giursidizione del Tribunale vaticano «i legati pontifici ed il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede». In particolare la legge in questione, recante “Norme complementari in materia penale”, dedica al tema della pedopornografia tre paragrafi: il 4 configura il reato, il 10 stabilisce le sanzioni per chi produce materiale pedopornografico e l’11 per chi lo detiene



Più nel dettaglio l’articolo 10 prevede che «chiunque, utilizzando un minore, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pedopornografico ovvero recluta o induce un minore a partecipare ad esibizioni pornografiche, è punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da euro 25mila a euro 250mila». Stessa pena per «chi fa commercio del materiale pedopornografico», mentre per chiunque, «con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, trasmette, importa, esporta, offre, vende o detiene per tali fini materiale pedopornografico» è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 50mila.



In base all’articolo 11 è previsto inoltre che chi «si procura o consapevolmente detiene materiale pedopornografico, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da euro 1500 a euro 10mila». E «la pena è aumentata ove il materiale sia di ingente quantità».



Il caso proprio di monsignor Capella. La sua vicenda inizia in Canada, dove il prelato era in vacanza: dalle indagini risulta che mentre visitava un luogo di culto a Windsor, in Ontario nel periodo tra il 24 il 27 dicembre 2016 aveva scaricato e condiviso una grossa quantità di materiale pedopornografico utilizzando, peraltro, un computer di una Chiesa locale.



Presto era partita una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini (negli Usa e in Canada la legge a tutela dei minori è particolarmente severa), che aveva dato il via ad una indagine condotta sul web e sui siti internet coinvolti.



Ad agosto 2017, il Dipartimento di Stato degli Usa aveva quindi inviato al Vaticano una notificazione per via diplomatica circa «la possibile violazione delle norme in materia di immagini pedopornografiche» da parte di un membro del corpo diplomatico della Santa Sede accreditato a Washington.



Il Vaticano non ha fatto attendere la sua risposta: a settembre il Pm Giampiero Milano aveva deciso di aprire un fascicolo sul caso. Inizialmente era stata mantenuta segreta l’identità del diplomatico ma presto fonti statunitensi avevano reso noto che si trattasse di un «senior member» (un membro di alto livello) dell’ambasciata vaticana a Washington. Le stesse fonti affermavano che il Dipartimento di Stato aveva chiesto ad agosto al Vaticano di rimuovere l’immunità diplomatica del funzionario, spiegando tuttavia che la richiesta era stata respinta tre giorni dopo. Ipotesi, questa, mai confermata.



Capella a inizio settembre era stato pertanto richiamato a Roma. Tra le mura leonine risiedeva nel Collegio dei Penitenzieri, lo stesso appartamento a pochi passi da Casa Santa Marta occupato dal polacco Jozef Wesolowski, nunzio nella Repubblica domenicana morto per problemi cardiaci prima che iniziasse il suo processo per pedofilia.



A fine mese la polizia del Canada aveva emesso un mandato di arresto per Capella con le accuse di «possesso e distribuzione di materiale pedopornografico». Dal Vaticano informavano che tra le mura leonine si era a conoscenza del mandato ma non risultava pervenuta alcuna richiesta di arresto.



L’ultimo atto della vicenda era stato l’arresto del monsignore il 7 aprile 2018, dopo un mandato di cattura emesso dal Tribunale vaticano su proposta del promotore di Giustizia. Il provvedimento è stato eseguito dalla Gendarmeria vaticana, nella cui caserma, in una cella, si trova attualmente detenuto il monsignore.
 
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