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San Carlo Borromeo e le donne gettate nel fuoco a testa in giù, Il santo torturatore criminale distintosi per aver fatto largo uso del rogo purificatore

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view post Posted on 29/6/2014, 05:49
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Il santo torturatore criminale distintosi per aver fatto largo uso del rogo purificatore

Come la Svizzera italiana fu riconquistata al cattolicesimo

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Carlo Borromeo e le donne gettate nel fuoco a testa in giù!
13:22:00 articolo di Fabio Casalini, Italia, Svizzera No comments


Nel momento in cui l'autunno si trasforma in inverno, un uragano funesto e pericoloso si avvicinava da Sud alle valli meridionali della Svizzera!
Nuvole nere preannunciavano una tempesta che avrebbe lasciato segni per i secoli a venire.
Il cardinale Carlo Borromeo si apprestava a visitare la valle Mesolcina per convertire quegli infedeli che avevano il coraggio di seguire i dettami del protestantesimo!
In questo infausto viaggio si era fatto precedere dal gesuita ed avvocato Francesco Borsatto, il cui compito era quello di preparare il terreno per l'arrivo del cardinale.
Il Borromeo conosceva quelle zone a Nord del Lago Maggiore, in quanto nato sulle sponde dello stesso lago, precisamente ad Arona, nel 1538.
Il suo viaggio attraverso le valli svizzere a Nord del Lago inizia nel novembre del 1582. Lo scopo di tale "visita pastorale" era quello di affermare, fortemente ed a qualsiasi costo, il Credo come deciso dal Concilio di Trento, conclusosi qualche anno prima.
Possiamo analizzare la situazione iniziale che il Borromeo trova, il viaggio all'interno delle valli e le soluzioni applicate, tramite le sue stesse parole.
Il 3 novembre il cardinale entra nella valle. All'inizio si ferma a Roveredo per poi trasferirsi a Mesocco. Negli stessi giorni venivano messi agli arresti Domenico Quattrino, parroco della collegiata di San Vittore, che abitava a Roveredo, e diversi seguaci. Secondo quanto riportato da diversi scritti, era persona di pessima condotta e non allineato con le idee della riforma. [1]
Lo stesso cardinale in una lettera inviata all'amico, e cardinale, Paleotti nel dicembre 1583 ammette:
Vi ho trovato le cose del culto divino sordite ed incolte....I sacerdoti erano licenziosi a tutto ed impuri; inoltre i forestieri e vagabondi che escono dalla religione rovinando se stessi e gli altri con il pericoloso esempio delle loro pessime azioni. [2]
Il cardinale si trova al cospetto di una situazione per lui assurda ed imbarazzante, quasi miserabile! Non vi è disciplina tra i sacerdoti! Non vi è autorità in quelle persone che dovrebbero portare la parola di Dio!
La sua principale preoccupazione è quella di riportare tutte queste persone sulla retta via! sulla strada della Chiesa di Roma, quella uscita dalla Riforma o se vogliamo, così come è stata imposta dal concilio di Trento.
A questi mali ho cercato di rimediare con procurare prima di guadagnare prima questi apostati, e che tornassino a penitenza, che si sariano abbracciati ad ogni carità e misericordia, e mi è venuto fatto con divina grazia, e così gli mando alle sue religioni.... [2]
In questo passo della lettera ammette che tutti coloro che si sono riconvertiti alla fede della chiesa romana sono stati restituiti ai loro conventi o alle loro diocesi.
Ma coloro che decisero di non abiurare la nuova fede? Quale fu il comportamento di san Carlo Borromeo?
Ho procurato con commutazione et altrimenti che siano aiutati tutti con studi e discipline et uno più importante e principale dei contorni sono stato sforzato di dare in potere del braccio secolare...[2]
In questo passo il riferimento al prevosto arrestato, don Quattrino, è palese. Inoltre è lampante il passaggio di coloro che non si sono piegati alle torture al braccio secolare.
Il braccio secolare era rappresentato dal potere laico del luogo nel quale avvenivano tali procedimenti contro coloro che si allontanavano dal Credo.
Ricordo che " Ecclesia non novit sanguinem", cioè la Chiesa non sparge sangue, per cui l'esecuzione della condanna non spettava mai alla Chiesa stessa ma, appunto, al braccio secolare.
Ma il viaggio all'interno delle valli Alpine non poteva risparmiare le streghe!
Non era sufficiente braccare, rincorrere, stanare e giustiziare coloro che avevano aderito al Protestantesimo, vi era l'obbligo morale di "Purgare" le valli dalle streghe!
Quelle povere donne che nulla facevano se non vivere la propria vita come era stato insegnato loro dalle generazioni precedenti!
Si è atteso anco a purgare la valle dalle streghe la quale era quasi tutta infestata di questa peste con perdizione di molte anime, tra le quali molte si sono ricevute misericordiosamente a penitenza colla abiurazione, alcune date alla corte secolare come impenitenti con pubblica executione della giustizia. [2]
In questo passo vi è l'ammissione di aver torturato e giustiziato delle persone per il semplice fatto di vivere secondo le usanze del proprio luogo!!!
Il Cardinale, che ricordo essere stato beatificato nel 1602 e canonizzato nel 1610, divenuto Santo ammette l'esistenza delle streghe, l'utilizzo della tortura, l'esistenza della condanna a morte e del passaggio dei condannati al braccio secolare per il rogo purificatore!

Il risultato di questo viaggio pastorale del Santo Cardinale in Val Mesolcina?
Vennero intentati 162 processi!
Vennero eseguite 12 condanne a morte!
Tra i 12 condannati al rogo vi era anche, unico uomo, il prevosto della Collegiata di San Vittore.
Purtroppo al dolore non vi è mai fine come al sadismo dell'uomo!
I dodici condannati vennero bruciati vivi, legati a testa in giù al palo del rogo...... [3]



Bibliografia:
[1] Compendio storico della Val Mesolcina, di Giovanni Antonio Marca, Lugano 1838.
[2] Lettera del cardinale Borromeo al cardinale Paleotti, Bellinzona 9 dicembre 1583.
[3] Libro nero del Cristianesimo, Jacopo Fo, Sergio Tomat e Laura Malucelli, 2000.

Quadro di copertina: Orazio Borgianni, San Carlo Borromeo.

borromeo1

borromeo2

borromeo3

Lettera di Carlo Borromeo al cardinale Paleotti, Bellinzona 9 dicembre 1583.

In conclusione voglio ricordare che il 3 giugno del 1788 avvenne a Milano quello che fu ribattezzato il "Rogo della Memoria"! Un incendio che distrusse tutto l'archivio storico della santa Inquisizione della diocesi di Milano dal 1314 al 1764 compreso.
Oggi possiamo disporre di informazioni certe e provate dei processi che avvennero fuori dalle mura della città lombarda.

Articolo di Fabio Casalini

Edited by GalileoGalilei - 2/7/2020, 17:16
 
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view post Posted on 5/11/2016, 17:10
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Affresco di Carlo Borromeo

http://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/...ettate-nel.html

sabato 28 giugno 2014
Carlo Borromeo e le donne gettate nel fuoco a testa in giù

Nel momento in cui l'autunno si trasforma in inverno, un uragano funesto e pericoloso si avvicinava da Sud alle valli meridionali della Svizzera.
Nuvole nere preannunciavano una tempesta, che avrebbe lasciato segni per i secoli a venire.
Il cardinale Carlo Borromeo si apprestava a visitare la valle Mesolcina, per convertire quegli infedeli che avevano il coraggio di seguire i dettami del protestantesimo.
In questo, infausto, viaggio si era fatto precedere dal gesuita ed avvocato Francesco Borsatto, il cui compito era quello di preparare il terreno per l'arrivo del cardinale.
Il Borromeo conosceva quelle zone a Nord del Lago Maggiore, in quanto nato sulle sponde dello stesso lago, precisamente ad Arona, nel 1538.
Il suo viaggio attraverso le valli svizzere a Nord del Lago inizia nel novembre del 1582. Lo scopo di tale "visita pastorale" era quello di affermare, fortemente ed a qualsiasi costo, il Credo come deciso dal Concilio di Trento, conclusosi qualche anno prima.
Possiamo analizzare la situazione iniziale che il Borromeo trova, il viaggio all'interno delle valli e le soluzioni applicate, tramite le sue stesse parole.
Il 3 novembre il cardinale entra nella valle. All'inizio si ferma a Roveredo per poi trasferirsi a Mesocco. Negli stessi giorni venivano messi agli arresti Domenico Quattrino, parroco della collegiata di San Vittore, che abitava a Roveredo, e diversi seguaci. Secondo quanto riportato da diversi scritti, era persona di pessima condotta e non allineato con le idee della riforma. [1]
Lo stesso cardinale in una lettera inviata all'amico, e cardinale, Paleotti nel dicembre 1583 ammette: Vi ho trovato le cose del culto divino sordite ed incolte....I sacerdoti erano licenziosi a tutto ed impuri; inoltre i forestieri e vagabondi che escono dalla religione rovinando se stessi e gli altri con il pericoloso esempio delle loro pessime azioni. [2]

Il cardinale si trova al cospetto di una situazione per lui assurda ed imbarazzante, quasi miserabile! Non vi è disciplina tra i sacerdoti! Non vi è autorità in quelle persone che dovrebbero portare la parola di Dio!

La sua principale preoccupazione è quella di riportare tutte queste persone sulla retta via! sulla strada della Chiesa di Roma, quella uscita dalla Riforma o se vogliamo, così come è stata imposta dal concilio di Trento.

A questi mali ho cercato di rimediare con procurare prima di guadagnare prima questi apostati, e che tornassino a penitenza, che si sariano abbracciati ad ogni carità e misericordia, e mi è venuto fatto con divina grazia, e così gli mando alle sue religioni.... [2]
In questo passo della lettera ammette che tutti coloro che si sono riconvertiti alla fede della chiesa romana sono stati restituiti ai loro conventi o alle loro diocesi.
Ma coloro che decisero di non abiurare la nuova fede? Quale fu il comportamento di san Carlo Borromeo?

Ho procurato con commutazione et altrimenti che siano aiutati tutti con studi e discipline et uno più importante e principale dei contorni sono stato sforzato di dare in potere del braccio secolare...[2]
In questo passo il riferimento al prevosto arrestato, don Quattrino, è palese. Inoltre è lampante il passaggio di coloro che non si sono piegati alle torture al braccio secolare.
Il braccio secolare era rappresentato dal potere laico del luogo nel quale avvenivano tali procedimenti contro coloro che si allontanavano dal Credo.
Ricordo che " Ecclesia non novit sanguinem", cioè la Chiesa non sparge sangue, per cui l'esecuzione della condanna non spettava mai alla Chiesa stessa ma, appunto, al braccio secolare.
Ma il viaggio all'interno delle valli Alpine non poteva risparmiare le streghe!
Non era sufficiente braccare, rincorrere, stanare e giustiziare coloro che avevano aderito al Protestantesimo, vi era l'obbligo morale di "Purgare" le valli dalle streghe!
Quelle povere donne che nulla facevano se non vivere la propria vita come era stato insegnato loro dalle generazioni precedenti!

Si è atteso anco a purgare la valle dalle streghe la quale era quasi tutta infestata di questa peste con perdizione di molte anime, tra le quali molte si sono ricevute misericordiosamente a penitenza colla abiurazione, alcune date alla corte secolare come impenitenti con pubblica executione della giustizia. [2]
In questo passo vi è l'ammissione di aver torturato e giustiziato delle persone per il semplice fatto di vivere secondo le usanze del proprio luogo!!!
Il Cardinale, che ricordo essere stato beatificato nel 1602 e canonizzato nel 1610, divenuto Santo ammette l'esistenza delle streghe, l'utilizzo della tortura, l'esistenza della condanna a morte e del passaggio dei condannati al braccio secolare per il rogo purificatore!
Il risultato di questo viaggio pastorale del Santo Cardinale in Val Mesolcina?
Furono intentati 162 processi!
Furono eseguite 12 condanne a morte!

Tra i 12 condannati al rogo vi era anche, unico uomo, il prevosto della Collegiata di San Vittore.
Purtroppo al dolore non vi è mai fine come al sadismo dell'uomo!
I dodici condannati vennero bruciati vivi, legati a testa in giù al palo del rogo...... [3]


Fabio Casalini


www.varesenews.it/lettera/carlo-bor...-o-torturatore/
Carlo Borromeo, Santo o torturatore?
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17 aprile 2013
Spinto solo dalla curiosità di conoscere personaggi legati in qualche modo alla storia locale, ho a scoperto la figura di GianAngelo Medici con il libro di Stefano Redaelli (Mursia editore) PIO IV, UN PIRATA A SAN PIETRO – Santi e tagliole nell’Italia del 500, dove, con un taglio giornalistico, è raccontata la vita di questo Cardinale divenuto Papa attraverso il sostegno economico determinate del fratello, Gian Giacomo, detto il Medeghino, che deve la sua fortuna ad imprese banditesche e sanguinarie sul lago di Como, la cui famiglia successivamente approda qui a Induno Olona presso il Castello di Frascarolo, che è tutt’ora di loro proprietà. L’incontro con questo personaggio solo in parte legato al nostro paese, mi ha spinto poi ad approfondire la figura di Carlo Borromeo, nipote di PIO IV, figlio di Margherita Medici, sorella del Papa. La curiosità è stata anche l’occasione per sfatare una leggenda in cui si favoleggiava che San Carlo Borromeo fosse nato a Induno Olona e non ad Arona, dove invece c’è un autentico atto di nascita.
La ricerca di questo personaggio, nipote del Papa e nominato Cardinale a 22 anni, è iniziata con l’unico libro presente qui nella nostra biblioteca locale “VITA E TEMPI DI CARLO BORROMEO” di Fernando-Vittorino Joannes. Mentre il libro precedente aveva un taglio tutto sommato obiettivo, questo secondo sembrava più scritto per difendere la storia di san Carlo nei confronti di tutti coloro che forse mettevano in dubbio la stessa santità, con il risultato che al posto di appagare questa curiosità, mi ha spinto quindi a ricercare altre fonti per meglio conoscere questo personaggio controverso.
Il successivo è stato quindi il libro di Paolo Pagliughi – Carlo Borromeo – Il destino di una famiglia nelle lettere del grande santo lombardo – un lavoro ciclopico basato sulla lettura di tutti gli scritti del Borromeo ai suoi famigliari, in primis le sorelle e la sorella Anna, in un rapporto quasi morboso, in cui emerge questo spaccato di questo personaggio, tutto teso a difendere ed estendere, attraverso il potere dello zio Papa e suo personale, con intrighi e matrimoni combinati, l’influenza del suo casato, che partito dalle misere sponde del Lago Maggiore, si estese in tutta Italia, prova ne sia quel lavoro di ricerca di ricchezza personale per se e il suo casato, fece di questa famiglia, una delle più potenti di quel periodo, una potenza a livello economico protrattasi sino ai giorni nostri ! Certo, le immense ricchezze accumulate nella sua posizione di Cardinale, prima come segretario del Papa e poi come Arcivescovo di Milano, gli permisero anche di fare tante opere di carità e di aiuto ai poveri che gli valsero una grande stima tra tutto il popolo.
Poi ovviamente si è costretti ad imbattersi nel libro di Oreste Clizio . Girolamo Donato detto IL FARINA, l’uomo che sparò a san Carlo – che con dovizia di particolari ci racconta tutti i delitti commessi da Carlo Borromeo, nel suo compito di riformatore e contro riformatore della Chiesa Cattolica, esecutore materiale del Concilio di Trento, baluardo della difesa ad ogni costo della Chiesa cattolica contro protestanti ed evangelici, rivendicando per se un potere religioso e temporale libero da qualsiasi controllo, acquistando un prestigio immenso, osannato e temuto come qualsiasi moderno dittatore, anche perché con il suo potere non si scherzava: o si accettava di ritornare all’ovile della Chiesa con le buone (ossia con pubbliche confessioni estorte sotto tortura) oppure si finiva al rogo purificatore, donne e uomini arsi vivi in nome del vangelo, condannati con l’accusa essere eretici, magari solo perché si aveva un atteggiamento di apertura nei confronti dei predicatori, che sotto la spinta riformatrice di Lutero, provenivano dal Nord Europa.
Certo a suo modo fu anche un riformatore visto che aprì scuole, seminari per moralizzare il clero (a quell’epoca c’era un detto: vuoi andare all’inferno – fatti prete) per dire fino a che punto il malcostume dei preti dava scandalo, ma anche un personaggio con turbe mistiche, misogino, aveva in odio le donne, si vantava di non aver mai guardato gli occhi di una donna, fece costruire palizzate di legno nelle navate delle chiese per divedere gli uomini dalle donne (in alcune chiese si può ancora oggi constatare dall’usura del pavimento questo provvedimento) perché le donne erano per Carlo Borromeo la fonte del peccato, mandò al rogo libri accusati di eresia, Bibbia e Vangelo compresi scritti nella lingua del posto (allora, cioè sino a pochi decenni fa, era vietato ai credenti di leggere il Vangelo senza la mediazione del prete) aveva una sua concezione ascetica della vita che lo spinse ad affermare che “la malattia è un dono di Dio” obbligando tutti ad estenuanti digiuni che spinsero in molti a perdere la salute compresa la sua (morì infatti a soli 46 anni) e quella della sorella prediletta Anna (morta a soli 32 anni al termine dei digiuni quaresimali), avendo un sostanziale disprezzo della vita terrena per privilegiare la morte, come incontro con Dio.
Si scontrò apertamente con il re di Spagna, (quello che però difendeva il potere della Chiesa) e con quasi tutte gli ordini religiosi che non ottemperavano alle sue ferree disposizioni, al punto tale che gli Umiliati, un ordine laico e religioso del tempo, pianificarono di ucciderlo con il colpo di archibugio, ma che non andò a segno, ferendolo solo lievemente, infliggendo poi ai malcapitati esecutori e orditori del vile attentato, a mo di lezione, la condanna a morte dei quattro ritenuti responsabili. Tra l’altro questo Girolamo Donato era un nostro conterraneo, nativo di Gemonio.
Quanti furono effettivamente mandati al rogo purificatore da Carlo Borromeo? Non sapremo mai se sono poche decine o qualche centinaio e forse più, visto che l’archivio della Santa Inquisizione della Diocesi di Milano dal 1314 al 1764 è stato volutamente distrutto il 3 giugno 1788 passato alla storia come IL ROGO DELLA MEMORIA . Si parla di decine, centinaia e forse migliaia. Hans Kung sostiene che dalla nascita della Santa Inquisizione, qui in Europa sono stati uccisi nove milioni di persone, condannate come eretici per aver abbracciato una fede cristiana diversa dalla Chiesa Cattolica. Carlo Borromeo si distinse anche nella CACCIA ALLE STREGHE, soprattutto nelle Valli a ridosso della vicina Svizzera, Valtellina compresa. A Roveredo in Val Mesolcina furono 12 le donne arse vive perchè si rifiutarono di abiurare la nuova fede episodio ben documentato nello stesso libro che rievoca la visita di Carlo Borromeo in questa località, nonostante un giudizio positivo della sua visita tutt’ora confermato dalle recenti pubblicazioni.
Anche qui a Varese si racconta della distruzione di un convento di frati francescani, arsi vivi perché ribelli nei confronti del Borromeo, episodio citato nel libro MONTE SAN FRANCESCO SOPRA VELATE di Andrea Ganugi.
Padre Davide Maria Turoldo, coautore con altri in un bellissimo scritto GRANDE BORROMEO del 1984, dichiarò a suo tempo che nutriva seri dubbi sulla santità di Carlo Borromeo.
Dopo tutte queste citazione, si è costretti a porsi la domanda: è possibile oggi legittimare la santità di un personaggio così controverso, la cui causa di beatificazione avvenne con il versamento di 10.000 ducati d’oro da parte del suo casato ? La risposta banale che danno tutti è che oggi non si possono dare queste risposte se non ci si rende conto contesto storico in cui è vissuto Carlo Borromeo, i tempi della Chiesa inserita nel Medioevo, ecc. ecc. in tempi in cui si evangelizzava con le strutture di potere e con la violenza. Lungi da chi scrive voler processare la storia, la storia semmai la si studia e la si ricerca, credo che sia non sia retorica porsi la domanda come sia stato possibile che una religione che fa dell’AMORE il suo fondamento sia finito nel suo opposto. Carlo Borromeo sarà forse stato senz’altro grande per aver difeso il potere della Chiesa Cattolica dai riformatori protestanti, ma per i metodi usati non so se può essere considerato santo. Basti pensare che nella sua Milano di quell’epoca aveva confermato e quindi ordinato agli ebrei di circolare con la Stella di David o un fazzoletto giallo sul collo, precursore delle disposizioni naziste.
Forse il suo grande peccato, non commesso solo da lui ma anche da altri ancora oggi, forse anche Carlo Borromeo aveva imparato a memoria i codici di diritto canonico della Chiesa ma non aveva mai letto il Vangelo. Se mai avesse vissuto l’incontro di Gesù con la Samaritana presso il pozzo – non so come sarebbe andata a finire, certamente avrebbe rischiato il rogo in quanto – donna peccatrice ed eretica. Certamente qualcuno mi risponderà che PAPA GIOVANNI PAOLO II, ha già chiesto perdono per tutti i peccati commessi nella storia dalla Chiesa, ma nessuno di coloro che hanno peccato ha ricevuto revisione morale delle colpe commesse, non esiste nessun santo che sia stato cancellato dal calendario religioso.
Scopo comunque di questa lettera è quello di chiedere se possa essere considerato coerente oggi, aver intitolata la nostra Comunità Pastorale qui a Induno Olona a San Carlo Borromeo magari senza conoscere la vita di questo personaggio, che per il suo atteggiamento fondamentalistico può essere paragonato agli odierni talebani.
La lettera avrebbe dovuto terminare qui, se non che questa epoca così carica di violenza è tornata di attualità con la prossima beatificazione di Nicolò Rusca che avverrà domenica prossima a Sondrio, il 21 di aprile 2013, personaggio controverso, contemporaneo di Carlo Borromeo e del cugino Federico, arciprete di Sondrio dal 1591 al 1618, protagonista nel riformare la Chiesa Cattolica promossa dal Concilio di Trento in aperto contrasto i riformati luterani, in una terra, la Valtellina che in quell’epoca era diventata rifugio per tutti coloro che erano stati costretti a scappare dalla furia devastatrice avviata dal Borromeo, terra insanguinata dalla azione della Santa Inquisizione, soprannominato il MARTELLO DI DIO, PERSECUTORE DEGLI ERETICI, accusato di aver ordito un duplice omicidio, sequestrato a Sondrio e processato a Thusis da un tribunale secolare delle Tre Leghe, dove sedevano cattolici e protestanti insieme, morto sotto tortura senza aver confessato i delitti di cui era accusato. Un contrasto nato soprattutto per impedire la nascita di una scuola di tipo umanistico a Sondrio proposta dai Grigioni. Certo, fatto anche questo orribile, da condannare, ma che oggi la Chiesa Cattolica con la sua beatificazione tenta di collocare in un contesto religioso e non politico della lotta tra Spagnoli, Veneziani e delle Tre Leghe, ma che di fatto si pone come ostacolo al cammino ecumenico, avviato dal Concilio di Trento. Un episodio, la morte di Nicolò Rusca, che servì a pretesto negli anni successivi per scacciare definitivamente tutti gli evangelici e riformati dalla Valtellina con una azione pianificata in cui furono uccisi 600 valtellinesi che avevano abbracciato la fede evangelica, in quello che è passato alla storia come IL SACRO MACELLO.
Domenica andrò quindi a Sondrio per respirare questo rigurgito medioevale di un periodo storico, triste e violento, di cui forse ancora oggi la Chiesa Cattolica, o una parte di essa, non riesce a liberarsi, un passato di cui Carlo Borromeo è stato un autentico protagonista, che costringe ancora oggi la Chiesa ad essere prigioniera del suo trascorso, incapace forse per paura, di guardare al futuro non solo della Chiesa ma della intera umanità che forse solo Papa Francesco potrebbe avviare in un cammino di vera riforma.
Quello che non sanno, e mi sia scusata la polemica, è che le due stesse guerre mondiali del XX secolo che hanno insanguinato l’Europa, cristiani contro cristiani, sono state, non dico causate ma non sono state impedite dalle stesse Chiese per le loro divisioni, che anche nelle loro separazioni territoriali hanno mancato al disegno universale dell’amore di Dio e di pace nel mondo intero, favorendo nazionalismi, un tarlo non ancora sconfitto. La beatificazione di Nicolò Rusca è il segno vivente della crisi di una Chiesa che non ha compreso che la storia viaggia ad una velocità supersonica mentre la proprie strutture, come i partiti politici, sono incapaci o restii a rinnovarsi. L’unica nostra possibilità è oggi, come diceva Carlo Maria Martini, e quella di pregare per la Chiesa, oggi rafforzata, per fortuna nostra, dalla grande speranza aperta dal nuovo PAPA FRANCESCO
Emilio Vanoni
 
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Carlo Borromeo e l'ossessione per le streghe
in data novembre 04, 2014
Anno del Signore 1565, la città di Lecco attraversava un complesso periodo. Con la caduta del Ducato di Milano, Lecco passò alla Spagna e, sotto Carlo V, fu trasformata in una piazzaforte militare. In questo tormentato periodo si colloca la figura di Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, signore di Musso, un capitano di ventura che dominò la scena lombarda dapprima con azioni piratesche e, successivamente, con una disinvolta e machiavellica condotta politica. Gian Giacomo Medici ottenne il dominio di Lecco, della Valsassina e di parte della Brianza, dominio che perse quando, momentaneamente, questi territori tornarono sotto Francesco Sforza duca di Milano. Il Medeghino passò quindi agli ordini di Carlo V, facendosi onore come condottiero dell'esercito imperiale. Di fatto in questo periodo il potere rimase nelle mani del Patriziato Milanese, secondo la tradizionale politica spagnola che mantenne l'autonomia dei vari Paesi dipendenti dalla Corona di Spagna. Quell'anno il prevosto della città adagiata sul lago, Giorgio Ratazio, chiese espressamente, e con grande partecipazione emotiva, a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dall'anno precedente, l'allargamento delle carceri vescovili per poter rinchiudere gli eretici, che stavano aumentando di numero in quelle terre di confine. Monsignor Ratazio operava come Primo Vicario dell'Inquisizione.
Il Cardinal Borromeo, grazie al sentito appello del prelato lecchese, decise di autorizzare i lavori. In cuor suo, probabilmente, era conscio che sarebbero servite. Quanto prima. Per comprendere dobbiamo indietreggiare nel tempo e fermarci al 4 dicembre del 1563, giorno in cui si chiusero i lavori del Concilio di Trento. Il quadro d’insieme di quei, quasi, 20 anni di discussione circa la fede è ancora in divenire, ma non possiamo avere dubbi sul fatto che una figura emerga in modo significativo: il Cardinal Carlo Borromeo, che spenderà il resto della propria vita nell’applicazione dei dettami del Concilio, nei quali vedeva un modello politico ed estetico della vita cristiana. I lavori per l'allargamento delle carceri proseguirono, chiudendosi velocemente. Nel 1568, presso il vicariato di Luino, paese adagiato sulle sponde lombarde del Lago Maggiore, il Cardinale Carlo Borromeo ordinò, in modo perentorio, l'arresto di una donna, tale Domenica di Scappi detta la Gioggia, con l'accusa di stregoneria e di possessione demoniaca. Il percorso per la povera donna era segnato: dopo l'arresto fu consegnata nelle mani della Santa Inquisizione per il giusto processo. Fu ritenuta colpevole di ogni male terreno. La sentenza? Il rogo purificatore. La donna fu affidata al braccio secolare per l'esecuzione. Il passaggio dall'Inquisizione al braccio secolare era obbligato in seguito al concetto per cui Ecclesia non novit sanguinem, ovvero la chiesa non sparge sangue. Il caso di Luino è un passaggio importante per comprendere l’ostinata fermezza dell’uomo, Carlo Borromeo, nell'applicazione dei dettami decisi dalla Chiesa degli anni seguenti il Concilio di Trento.

Con queste premesse possiamo, comodamente, affacciarci su “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli…”. Anno del Signore 1569, a Lecco iniziò il regime di terrore. Dieci donne furono arrestate e tradotte nelle carceri vescovili. Le accuse erano quelle classiche: “le donne sono accusate di aver fatto morire fanciulli e bestiame, di aver calpestato il crocifisso e l’immagine della Madonna, di aver rubato ostie consacrate e di aver fatto molti altri fatti strani e pisciatoli sopra”. Apparve anche un'aggravante: “le donne hanno commesso ogni sorta di lussuria con quei loro demoni incubi”. Il quadro accusatorio fu dipinto velocemente. In pochi giorni aggiunsero la cornice. Il cardinal Borromeo, preoccupato per la situazione in divenire, decise d'intervenire duramente in altre valli, in altri paesi. Affidiamo la narrazione alle sue parole: “conviene farne esemplare dimostrazione, essendo questa peste sparsa per quelle montagne ed invecchiata in tale maniera”. Il processo era un'inutile perdita di tempo. Erano colpevoli nella testa dell'uomo che sarà santificato pochi anni dopo la morte. Il problema consisteva nella mancanza della confessione. La sfacciata fortuna dell'uomo venuto da Arona, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, vuole che al tempo esisteva un mezzo rapido per estorcerla: la tortura. Le donne confessarono ogni male possibile, oltre quanto previsto dal quadro accusatorio. Il cardinal Borromeo fu aspramente criticato per l'utilizzo della tortura. Si difese con queste parole: “la donna negando ogni cosa ai miei officiali, cioè al vicario fiscale ed al notaro, si trovarono due sbirri quali dicono che furono chiamati dal Cavaliere di quel tempo e che cominciarono a dislacciarla sul davanti per darle di corda, e lei subito disse che lasciassero stare che voleva confessare, e la lasciarono”.

Delle semplici critiche fermarono l'avanzare dell'uomo dal naso importante? Assolutamente no. Quella peste andava debellata. Quelle donnacce meritavano il rogo. Si scontrò duramente con la Santa Inquisizione poiché quelle streghe non potevano ardere in pubblica piazza, non erano relapse, erano al primo arresto per il reato di stregoneria. Nel frattempo le donne imprigionate nelle carceri erano, inspiegabilmente, diminuite di numero. Due di loro perirono dietro le sbarre volute dal prelato lecchese ed autorizzate dal cardinale aronese. Due donne morirono senza lasciare tracce nella documentazione. Malattia o durezza della tortura? Non lo possiamo sapere. Il processo avanzava a rilento, con grande dispiacere del Borromeo. Un giorno decise di scrivere direttamente al Vaticano, con la chiara intenzione di convincere la Santa Inquisizione che le accuse erano di una tale gravità che si poteva procedere all'esecuzione, sempre su pubblica piazza, anche in assenza di recidiva. Borromeo fremeva. Nell'attesa di una risposta escogitò uno stratagemma per risolvere il problema: se le donne fossero passate sotto il controllo del tribunale vescovile nessuno avrebbe potuto fermarlo. Scoppiò il finimondo. Il cardinale Rebiba narrò che la lettera, inviata qualche settimana prima dal Borromeo, fu letta di fronte a Papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri. Il Papa tenne un doppio comportamento: incantato dalla determinazione del cardinale lo elogiò ma aggiunse che i delitti dovevano essere provati. L'intervento di Pio V obbligò l'Inquisizione a riaprire le indagini. Sulla scena entrò il Senato milanese. Poi arrivarono, finalmente, gli avvocati difensori. Alla fine del 1570 il Santo Uffizio sentenziò che non tutti i delitti di cui le donne erano accusate potevano essere provati. Al Borromeo non sembrava necessario perdere tempo a verificare i delitti. La condanna, secondo lui, non doveva colpire il reato di omicidio ma quello di eresia. L'inquisizione dovette intervenire per impedire la giustizia sommaria fortemente voluta dall'arcivescovo nato sulle sponde del Lago Maggiore. Nel 1583, un anno prima di morire, Carlo Borromeo avrà ancora a che fare con donne accusate di stregoneria, nel corso di una visita pastorale in Val Mesolcina, nel cantone svizzero dei Grigioni. In terra elvetica nessuno riuscirà a fermare le azioni di Carlo Borromeo, cardinale e santo della chiesa cattolica.


Fabio Casalini

Bibliografia
Riforma e Controriforma - De Agostini per il Corriere della Sera, 2012

Promessi Sposi - Alessandro Manzoni, 1827

Spezzando ogni cuore - Giuseppe Mantovani, 2012

Oro rosso sangue -Andrea Ganugi e Mariella Alberini. 2009

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
 
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2 replies since 29/6/2014, 05:49   34832 views
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