La bella vita di mons. Scarano e dell'amante don Noli. Confiscati 5,5 mln di €
Condannato a 3 anni per corruzione e calunnia. A processo per usura
www.dagospia.com/rubrica-29/cronach...arano-61275.htm16 AGO 2013 16:04
UN PRELATO GODERECCIO - VITA, MOVIDA, SOLDI E AFFARI DI MONSIGNOR SCARANO
Il primo prelato di Curia a finire in una prigione italiana aveva una passione per gli immobili di lusso - Quello che il Riesame ha definito un “consumato delinquente”, mediava tra broker e 007 per far girare milioni di euro, aveva relazioni con nobili e magnati - La scalata al potere del “Monsignor 500”…
A Salerno, dove è nato e cresciuto, lo chiamano "Don 500 euro". A Roma, dov'è rinchiuso da quasi due mesi nel carcere di Regina Coeli, per giornalisti e secondini è il "Paul Marcinkus de' noantri". Ma la battuta migliore su Nunzio Scarano, 61 anni, monsignore per hobby e faccendiere di mestiere (almeno secondo i pm della capitale che l'hanno arrestato), l'ha fatta qualche giorno fa papa Francesco in aereo di ritorno dal Brasile: «Pensate che Scarano sia finito in galera perché somigliava alla beata Imelda?», ha ironizzato citando la bambina bolognese che nel Trecento morì in estasi dopo aver ricevuto l'eucarestia. «È uno scandalo. È una cosa che fa male».
Le disavventure di Don Nunzio, il primo prelato di curia a finire in una prigione italiana, sembrano in effetti avere poco a che fare con la storia della piccola beata. Due inchieste parallele delle procure di Salerno e Roma, decine di intercettazioni telefoniche e la rogatoria internazionale chiesta dai giudici leonini ai colleghi italiani (non è mai accaduto prima) disegnano il profilo di un affarista da Guinness, amante dei soldi e della bella vita, con frequentazioni imbarazzanti e una passione sfrenata per gli immobili.
Un sacerdote capace di mediare con broker e 007 infedeli per riportare illegalmente in Italia 20 milioni di euro (secondo gli investigatori si tratterebbe di soldi degli armatori D'Amico, anche se loro continuano a negare) o di riciclare centinaia di migliaia di euro per estinguere il mutuo sulla sua principesca casa al centro di Salerno.
Più che un prete, sostiene il tribunale del riesame di Roma, don Nunzio è dunque «un consumato delinquente», con una personalità caratterizzata da «spiccate attitudini criminali», uno «capace di gestire uomini, istituzioni e cose asservendoli al proprio tornaconto personale». Un tipo, in pratica, «particolarmente inquietante».
Ma come ha fatto un soggetto così, indagato per riciclaggio, corruzione, calunnia e truffa, a far carriera in Vaticano, diventando cappellano di Sua Santità ed entrando come contabile nell'Apsa, l'ufficio che gestisce l'immenso patrimonio della Santa Sede? Partiamo dall'inizio. Chi conosce Scarano da quand'era piccolo lo descrive un ragazzo con un'indole complessa, dalla natura ambiziosa ma dal carattere assai fragile. Un uomo che sa alternare slanci alla Dottor Jekyll a pulsioni da Mister Hyde.
monsignor scarano
MONSIGNOR SCARANO
Nunzio nasce a Salerno nel 1952. Famiglia umile e assai numerosa, il ragazzo capisce presto che le case popolari non fanno per lui. «Si diploma, prende una laurea, diventa assistente universitario, poi trova lavoro come impiegato alla Banca d'America e d'Italia», racconta il suo avvocato salernitano Silverio Sica. A Scarano quel lavoro, dignitoso e ben pagato, non basta. Vuole salire tutte le scale della piramide sociale, arrivare in cima, non fermarsi nel mezzo. Inizia così a frequentare il jet-set di Salerno.
Grazie, soprattutto, ai rapporti eccellenti con una delle famiglie più ricche e potenti della città, quella degli armatori D'Amico. «Con loro io sono cresciuto fin dalla prima giovinezza», ha scritto Scarano in una recente e accorata lettera al papa. Sulle origini dell'amicizia bene informati hanno spiegato a "l'Espresso" che fu proprio Antonio, fondatore della società di navigazione, a conoscere Nunzio quando quest'ultimo era appena adolescente: una circostanza che i nipoti ed eredi Paolo e Cesare D'Amico hanno preferito non commentare.
Ma Scarano a trent'anni ha stretti contatti anche con pezzi da novanta della curia salernitana: l'amico Carlo Martino, avvocato della Sacra Rota, lo ha infatti presentato al fratello Renato Raffaele, al tempo potente vescovo di Salerno (oggi cardinale e membro della Fondazione Giovanni Paolo II). I due saranno per anni molto amici.
nunzio scarano vescovo
NUNZIO SCARANO VESCOVO
I maligni sostengono che siano stati proprio i Martino a convincerlo a farsi prete, altri credono che la vocazione fu del tutto spontanea: fatto sta che Scarano, a 35 anni suonati, decide improvvisamente di cambiare vita, prende i voti in tempi record e indossa la tonaca.
È il 1987. Nunzio, che spesso va a Lourdes come volontario-barelliere, viene spedito a Eboli, nel difficile quartiere di Santa Cecilia. Comincia presto a intessere rapporti con i notabili locali, che negli anni girano al giovane parroco ingenti donazioni. «Tutte reinvestite», chiosa l'avvocato difensore, «nell'oratorio e nella chiesa». Le omelie e le benedizioni in provincia, però, dopo un po' cominciano a stargli strette: se Cristo si è fermato a Eboli, Scarano vuole tornare nella capitale.
Sotto il cupolone ha seguito lezioni di teologia, ha conosciuto membri dell'aristocrazia papalina, ha vissuto nei maestosi palazzi vaticani: la dolce vita gli manca. Chiede al vescovo Martino di dargli una mano: grazie alle entrature dell'amico - che da sempre apprezza le sue qualità di contabile - nel 1992 viene assunto all'Apsa, l'ufficio della Santa Sede che ha il compito di amministrare l'immenso patrimonio d'Otretevere. Scarano entra come addetto tecnico di prima categoria. Lo stipendio, seppur esentasse, non è granché: circa 2 mila euro al mese.
Scarano se ne frega. I due conti aperti allo Ior e quello della filiale di Unicredit in via della Conciliazione negli anni sono cresciuti a dismisura, le cifre sono a sei zeri. Le frequentazioni sono ormai a cinque stelle. Nunzio vede e incontra imprenditori, banchieri, esponenti dei servizi segreti, cardinali.
Cesare D'Amico gira su un suo conto circa 20 mila euro al mese: la causale indicata è «beneficenza» (gli inquirenti stanno cercando di capire se dietro si nascondano operazioni sospette). Secondo un suo vecchio amico, l'imprenditore Massimiliano Marcianò, in passato Scarano avrebbe dato una mano a rimpatriare capitali persino alla famiglia Agnelli. Un racconto a cui gli investigatori però non credono, ipotizzando che si tratti solo di millanterie.
Nel 1999 il monsignore nato nelle case popolari, vicinissimo anche all'arcivescovo Gerardo Pierro e all'attuale vescovo di Salerno Luigi Moretti, decide che è arrivato il momento di comprarsi casa in centro, accanto a quelle della ricca borghesia che frequenta a feste e cene. Individua un appartamento a 10 metri dal duomo, un palazzetto di due piani e 10 stanze (dopo i lavori diventeranno 25!) con soffitti di cinque metri di proprietà di un Istituto vaticano, quello delle Suore piccole operaie dei sacri cuori. Scarano fa un affare d'oro: compra un appartamento «di importante interesse storico artistico» (tanto che il ministero dei Beni culturali aveva diritto di prelazione all'acquisto) a soli 300 milioni di vecchie lire, 150 mila euro circa. Oggi vale almeno dieci volte tanto.
Il sacerdote per il mattone ha una vera fissa: rileva box in giro per la città, un'altra casa di sei stanze nel 2006, e diventa - come ha scritto "Il Mattino" - socio di tre società immobiliari, business in cui si lancia insieme a parenti e cugini. Nel giugno 2012, intercettato, spiega a un interlocutore che per far rientrare il denaro dei D'Amico (per la vicenda risultano indagati anche i fratelli Paolo e Cesare) avrebbe beccato una commissione da 2,5 milioni di euro.
«Per prendermi la casa di lì, purtroppo ci vogliono», spiega al telefono:«Ho detto due e mezzo perché uno se ne va per Paestum e un altro se ne va per là!». A Roma, dove è stato promosso responsabile del servizio di contabilità analitica dell'Apsa, Nunzio invece preferisce non fare investimenti: quando viene arrestato dal nucleo valutario della Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo è ospite del suo amico del cuore don Luigi Noli, parroco del paesino di Palidoro, vicino Fiumicino, che Nunzio al cellulare chiama affettuosamente "Gigi". Don Noli, dopo lo scoppio dello scandalo, lo scorso 2 luglio ha rassegnato le dimissioni.
Se la beata Imelda pensava solo a quando poteva prendere la comunione, Scarano passa molto tempo libero a collezionare, oltre che appartamenti, opere d'arte. Una passione che forse ha ereditato da Antonio D'Amico, amante di quadri e sculture a tema marinaro. A casa del prete i carabinieri di Salerno hanno trovato di tutto: antichità, monili, sculture e dipinti dal valore inestimabile.
I militari erano entrati nel suo appartamento in seguito a una denuncia dello stesso don Nunzio, che aveva dichiarato la scomparsa di monili in oro, argenteria, tele di de Chirico, Labella e Guttuso, addirittura di un crocifisso dell'altare di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini e una pergamena in olio che ritraeva un vaso dello Scatizzi. Non si sa ancora con quali denari il monsignore avesse potuto mettere in piedi un museo così.
Scarano ha accusato del colpo i suoi soci in affari, il cugino Domenico e l'imprenditore Giovanni Fiorillo, con cui aveva un contenzioso economico aperto. I magistrati di Salerno, però, non hanno trovato alcun indizio a loro carico. Né traccia delle opere rubate. Denunciando il presunto ladrocinio, però, il contabile dell'Apsa s'è dato una zappa sui piedi: durante un sopralluogo nell'appartamento del monsignore i militari hanno trovato strani documenti e assegni circolari, che secondo i pm sarebbero stati usati da Nunzio per riciclare 560 mila euro in contanti.
Già: per estinguere un mutuo ipotecario contratto nel 2007 con Unicredit (ipoteca con cui il prete ottenne 600 mila euro per costruire e ristrutturare l'ennesimo immobile), nel 2009 don Scarano ha chiesto a 56 persone di sua conoscenza (tra loro baronesse, imprenditori caseari, parenti e commercianti di surgelati, oggi tutti indagati per concorso in riciclaggio) di girargli assegni del valore di circa 10 mila euro ognuno in cambio di contanti, forse di provenienza illecita. Le finte donazioni sono poi finite su uno dei suoi conti Ior, intitolato "Fondo Anziani".
Se l'indagine della procura guidata dal nuovo procuratore antimafia Franco Roberti sta facendo tremare la Salerno che conta, quella di Roma ha svelato un'altra marachella dell'ineffabile ex parroco: nel luglio 2012, quando ha capito che l'operazione per il rientro dei 20 milioni dei D'Amico sarebbe saltata, ha infatti finto di aver perduto un blocchetto degli assegni, in modo da bloccare un titolo da 200 mila euro che lui stesso aveva consegnato al carabiniere Giovanni Zito, lo 007 che s'era offerto di riportare con un aereo privato i soldi in Italia e che per i suoi servigi aveva già incassato da Nunzio 400 mila euro qualche giorno prima. Per la falsa denuncia Scarano è indagato anche per calunnia.
"Don 500 euro" ora ha perso tutto.
La sua trionfale scalata sociale è finita, e oggi, a 61 anni, si ritrova alla base della piramide. I vecchi amici salernitani fanno finta di non conoscerlo («Ho rotto con lui nel 2004, si fingeva mio nipote», ha detto il cardinale Moretti), i conti allo Ior (dove conosceva bene sia il direttore Paolo Cipriani sia il suo vice Massimo Tulli) sono stati congelati, l'Apsa l'ha sospeso dal lavoro.
I nobili romani gli hanno voltato le spalle. Perfino i magistrati non credono alle sue confessioni: «Finge di voler collaborare, ha attaccato Tarcisio Bertone, dice che vuole raccontare abusi che ha visto in Vaticano e sull'Apsa. Ma finora non ci sta dicendo nulla di nuovo», spiegano dalla procura. Don Nunzio sperava di aver fatto colpo, e ha chiesto tramite il suo avvocato romano Francesco Caroleo Grimaldi di essere scarcerato, ma i giudici del riesame hanno dato ragione ai pm Nello Rossi e Stefano Fava, e gli hanno negato i domiciliari, dandogli praticamente del criminale incallito.
Dal caldo della sua cella il prete ha scritto a papa Francesco, giurando di non aver «mai riciclato denaro sporco, di non aver mai rubato, ho cercato di aiutare chi chiedeva aiuto», e ha spiegato che i suoi risparmi allo Ior sarebbero serviti «a costruire un centro per malati terminali». Bergoglio non gli ha nemmeno risposto: forse Nunzio ha capito finalmente che recitare la parte della beata Imelda non funziona più.
www.dagospia.com/rubrica-3/politic...o-era-70406.htm1 GEN 2014 18:35
SCARANO-ANO-ANO - DON LUIGI NOLI, IL PRETE ARRESTATO OGGI A SALERNO, ERA DA 30 ANNI IL ‘’FIDANZATO’’ DI MONSIGNOR SCARANO - LE PORNO-TELEFONATE. “QUELLO CHE TI HO DATO QUELLA SERA NON TI BASTA, TI DEVO DARE IL RESTO?”, “MAMMA MIA, QUELLA SERA INDIMENTICABILE”
Dalle intercettazioni trapelano dettagli sull'intimità tra Scarano e don Noli che, secondo gli inquirenti, riciclava denaro insieme all’ex responsabile dell’Apsa - Dagli atti emerge un sentimento di amore e un rapporto di mutua assistenza tra i due preti: praticamente una coppia di fatto…
Articolo di Angela Camuso per
[email protected] pubblicato da "Corriere.it"
www.corriere.it/inchieste/reportime...f8e7f5a8c.shtmlScandalo Ior, monsignor Scarano riciclava con la complicità dell'amante
Dalle intercettazioni trapelano dettagli sull'intimità con il collaboratore arrestato. La natura del rapporto tra Scarano e don Noli ha secondo gli inquirenti rilevanza dal punto di vista investigativo
di Angela Camuso i
Amanti. Tutti e due sacerdoti. Entrambi riciclatori di denaro attraverso lo Ior, la banca Vaticana. Don Luigi Noli, il prete di 55 anni arrestato oggi a Salerno insieme all’ex responsabile dell’Apsa, il 62enne monsignor Nunzio Scarano, di quest’ultimo era da trent’anni il compagno.
Questo dettaglio sulla vita privata di monsignor Scarano era emersa negli atti giudiziari già un anno fa, quando la Guardia di Finanza di Roma iniziò ad ascoltare le telefonate del monsignore poi finito in carcere su ordine del gip di piazzale Clodio, per corruzione. Era l'alba del 28 giugno scorso, quando Scarano fu ammanettato la prima volta dai finanzieri di Roma nella casa canonica di don Noli, presso la parrocchia di San Filippo e Giacomo, a Fiumicino.
I due sacerdoti avevano pernottato insieme così come hanno dormito insieme questo lunedì sera, nella lussuosa residenza salernitana di 700mq di Scarano, alla vigilia dell’arresto avvenuto anche stavolta all’alba. Don Noli, da quando il monsignore ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute, risulta essersi trasferito in pianta stabile a casa del compagno, ufficialmente per poter accudire il recluso. Ed effettivamente emerge dagli atti un sentimento di affetto e un rapporto di mutua assistenza tra i due preti.
Dopo il primo arresto di Scarano in quelle circostanze imbarazzanti, don Noli è stato allontanato da Fiumicino su decisione della Curia. Provvedimento motivato, presumibilmente, proprio dal diffondersi in ambienti vaticani delle voci sulla relazione tra i due visto che su Noli, nell’inchiesta romana, non erano emersi in quel periodo elementi che potessero farlo ritenere coinvolto.
Ora invece si sa che Luigi Noli avrebbe partecipato a pieno titolo nelle spregiudicate manovre finanziare del monsignore mettendogli in pratica a disposizione il suo conto corrente presso la Banca Popolare di Rieti e coinvolgendo in queste operazioni anche alcuni suoi familiari.
In particolare don Noli, ogni mese, in corrispondenza degli accrediti mensili del suo stipendio, versava sistematicamente assegni di pari importo a favore di Scarano il quale poi li versava su conti Ior facendo così, sostanzialmente, perdere a quel denaro tracciabilità. “Scarano dispone liberamente del mio conto corrente… Anche del libretto degli assegni…Abbiamo deciso di avere tutto in comune”, si è giustificato don Noli il 29 maggio 2013 nel corso di un suo interrogatorio citato nell’ordinanza. D’altra parte, scorrendo le pagine del documento cautelare notificato ieri, si leggono alcuni passaggi che spiegano non solo la natura del rapporto tra i due, ma anche come di quella relazione fossero a conoscenza in tanti. Ad esempio Massimiliano Marcianò, amico intimo e accompagnatore di Scarano durante le sue trasferte salernitane, ha dichiarato: “Tra Nunzio e don Luigi Noli c’è un rapporto particolare che a mio avviso va ben oltre un normale rapporto di amicizia, sono di fatto la stessa persona e condividono praticamente tutto”.
Viene citato nell’ordinanza anche uno stralcio di un’intercettazione telefonica tra Noli e Scarano che ha per oggetto argomenti di natura erotica che fanno riferimento a relazioni di natura omosessuale in cui sarebbero coinvolti in situazioni promiscue altri uomini di cui l’identità è coperta dagli omissis. Annotano i finanzieri a margine dell’informativa su una telefonata intercorsa alle dieci di sera tra Scarano e don Noli, il 9 febbraio del 2013: «Scarano e Noli ricordano di un’esperienza particolare vissuta laddove Scarano parla della relazione di …omissis.. che gli diceva: “A bello allora vuol dire che quello che ti ho dato quella sera non ti basta, ti devo dare il resto?’” E Luigi risponde: “…. Mamma mia, quella sera indimenticabile, un animale è diventato!” E ad un certo punto Nunzio definisce …omissis.. possessivo nei suoi confronti e Noli risponde: “Ti vuole tutto per sé. Immaginati se sapesse che con me…».
Proprio la natura del rapporto tra Scarano e don Noli ha secondo gli inquirenti rilevanza dal punto di vista investigativo: “Dunque – scrive la finanza - questo particolare rapporto tra Nunzio Scarano e Luigi Noli, che porta quest’ultimo a sentirsi un tutt’uno con il primo, superiore pertanto ad un mero rapporto di fraterna spiritualità e affettuosa amicizia, non può che implicare, a ragione, la piena consapevolezza, da parte di costui, degli affari illeciti in cui Scarano è versato”.
21 gennaio 2014 | 15:05
www.lastampa.it/2016/01/18/vaticani...YGL/pagina.htmlScarano assolto dall’accusa di corruzione ma condannato a due anni per calunnia
È la sentenza del Tribunale di Roma nei riguardi dell’ex-funzionario Apsa per il tentativo di far rientrare 20 milioni di euro dalla Svizzera con un jet privato. L’assoluzione perchè «il fatto non sussiste». La colpa: avrebbe accusato «falsamente» ex-007 di «furto e ricettazione di 200mila euro» che lo stesso Prelato «aveva consegnato all’agente in esecuzione del patto corruttivo»
ANSA
L’arresto di mons. Scarano (28 giugno 2013)
18/01/2016
DOMENICO AGASSO JR
TORINO
Assoluzione, perché il fatto non sussiste. Ma anche condanna a due anni di reclusione. Monsignor Nunzio Scarano, ex-funzionario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica (Apsa) è stato assolto dall’accusa di corruzione e condannato, con pena sospesa, per calunnia. Lo hanno deciso i giudici della V sezione penale del Tribunale di Roma. Gli veniva contestato di avere organizzato insieme con altri (la cui posizione è stata stralciata) il tentativo di far rientrare in Italia dalla Svizzera, con un jet privato, 20 milioni di euro, somma di denaro riconducibile - secondo l’accusa - agli armatori di Salerno, D’Amico. La posizione di questi ultimi è già stata definitivamente archiviata diversi mesi fa.
Scarano, già contabile dell’Apsa, finì in carcere il 28 giugno del 2013.
Nel processo sono state stralciate le posizioni dell’ex-agente dei servizi Giovanni Maria Zito e del broker Giovanni Carenzio, dunque entrambe ora sono parte di un altro procedimento. Zito avrebbe preso a noleggio un aereo per recarsi in Svizzera ma non sarebbe riuscito a portare a termine la «missione» di far rientrare in Italia il denaro. Per questa operazione Zito avrebbe chiesto un compenso di 400mila euro. Sarebbe riuscito però a incassarne soltanto la metà per mezzo di un assegno di conto corrente ricevuto da Scarano. Il resto della somma, cioè 200mila euro, fu bloccato perché Scarano dopo averlo consegnato a Zito ne denunciò la sparizione. Da qui la condanna: al Prelato infatti viene contestata la calunnia in quanto avrebbe incolpato «falsamente» Zito del «delitto di furto e ricettazione dell’assegno bancario di 200mila euro che - è detto nel capo di imputazione - Scarano aveva consegnato all’agente in esecuzione del patto corruttivo».
Gli avvocati del Prelato hanno dichiarato: «Finalmente si restituisce giustizia e dignità a monsignor Nunzio Scarano»; Francesco Caroleo Grimaldi e Carlo Sica si sono definiti «soddisfatti da questa sentenza che assolve il nostro assistito dalla grave accusa di corruzione. Per quanto riguarda la condanna a due anni per il reato di calunnia - hanno sottolineato i due penalisti - attenderemo le motivazioni per fare sicuramente ricorso in appello».
www.salernotoday.it/cronaca/caso-sc...iciclaggio.htmlCaso Scarano, condannato l'imprenditore Malangone per riciclaggio
Un anno e dieci mesi di reclusione (pena sospesa) per il costruttore Carmine Malangone. Per la ripresa del processo, si attende la perizia psichiatrica su Scarano
Redazione
10 ottobre 2015 08:48
Un anno e dieci mesi di reclusione (pena sospesa) per il costruttore Carmine Malangone, accusato di concorso in riciclaggio con il monsignor Nunzio Scarano e altri 47 imputati. Lo ha stabilito la sentenza del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Salerno, Renata Sessa.
Su Malangone, imprenditore originario di Pontecagnano Faiano, pesa l'accusa di aver concorso all’operazione di riciclaggio con alcuni familiari. Ad incastrare Malangone, in particolare, l'assegno circolare da diecimila euro consegnato a Scarano, con una donazione fittizia e ricambiato, secondo le indagini, da un equivalente in contanti. Quella operazione, secondo l'accusa, sarebbe servita al prelato per nascondere la provenienza dal suo conto corrente dei circa 600mila euro con cui estinse un mutuo ipotecario. Per la ripresa del processo, si attende la perizia psichiatrica su Scarano.
www.lastampa.it/2016/01/28/vaticani...eEO/pagina.htmlIor, monsignor Scarano rinviato a giudizio per il reato di usura
Accolta la richiesta della Procura di Salerno. Per l’ex responsabile dell’Apsa il processo inizierà il 24 marzo
Nunzio Scarano
28/01/2016
REDAZIONE
ROMA
Il gup Elisabetta Boccassini del Tribunale di Salerno ha rinviato a giudizio monsignor Nunzio Scarano, ex responsabile dell’Apsa in Vaticano, per i reati di usura ed esercizio abusivo del credito, accogliendo la richiesta della Procura.
Il processo inizierà il prossimo 24 marzo davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno. Il pm Elena Guarino, titolare delle indagini, contesta al prelato salernitano un episodio usurario che riguarda due prestiti di 10 mila euro ciascuno erogati a un medico salernitano con legami di parentela; le ipotesi di reato relative all’esercizio abusivo del credito riguardano invece un prestito di 20 mila euro sempre a favore del medico, un secondo prestito di 40 mila euro alla ex commercialista Tiziana Cascone e un altro di 50 mila euro a una onlus riconducibile a Massimiliano Marciano’.
«Siamo di fronte a un assurdo - dichiara l’avvocato Silverio Sica, legale del monsignore - l’imputazione contestata è artificiosa. Don Scarano non è un usuraio, ha semplicemente effettuato dei prestiti senza interessi a persone che erano vicini a lui per legami di amicizia e parentela, tra i quali il nipote, la sua ex commercialista e Marciano’».
Scarano, condannato il 18 gennaio scorso dal Tribunale di Roma a due anni di reclusione per calunnia ma assolto dall’accusa di corruzione nella vicenda legata al tentativo di far rientrare dalla Svizzera con un jet privato circa 20 milioni di euro, è anche imputato in un processo per riciclaggio presso la seconda sezione penale del Tribunale di Salerno per un giro di false donazioni provenienti da società offshore transitate su conti Ior intestati al religioso. Oggi pomeriggio si terrà la quarta udienza del processo, ma Scarano non sarà in aula secondo quanto riferito dal legale.
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http://lacittadisalerno.gelocal.it/salerno...ista-1.13193529Usura, contro Scarano si costituisce in aula solo la commercialista
Rinunciano l’imprenditore Marcianò e il medico I motivi dell’assoluzione a Roma: «Ingannato da Zito»
di Clemy De Maio
25 marzo 2016
C’è soltanto la commercialista Tiziana Cascone a costituirsi parte civile nel processo che vede monsignor Nunzio Scarano imputato per usura. Al dibattimento, per il quale era fissata ieri mattina la prima udienza, non parteciperanno invece le altre persone individuate dagli inquirenti come parti offese: l’ex amico Massimiliano Marcianò e il medico che ha sposato una nipote del prelato. Eppure sono quattro (per un totale di 120mila euro) le dazioni di denaro per le quali il pubblico ministero Elena Guarino contesta a Scarano i reati di usura o di esercizio abusivo del credito. Si parte dai 40mila euro prestati alla commercialista Tiziana Cascone (che si è affidata all’avvocato Carmine Giovine per il risarcimento del danno), per arrivare ai 20mila dati al medico in due tranche da 10 mila e ai 50mila finiti sul conto dell’associazione “Terra mia” di cui è rappresentante Sergio Piperata, uno dei tre indagati per il furto nell’appartamento del sacerdote e socio di Marcianò. In alcune telefonate intercettate dalla Procura, monsignor Scarano sosteneva che quei soldi dati in prestito erano frutto di un mutuo con lo Ior, e spiegava di dover rientrare entro scadenze tassative per non pagare penali. Ma per l’accusa era tutta una sceneggiata, che serviva a lucrare interessi dai debitori.
Ieri l’avvio del processo si è fermato per un difetto di notifica a Marcianò, che tuttavia ha già deciso di rinunciare alla costituzione di parte civile. E sempre ieri sono giunte dal Tribunale di Roma le motivazioni della sentenza di primo grado che ha assolto il monsignore dall’accusa di corruzione, condannandolo solo per calunnia. La vicenda è quella dei 20 milioni che nell’estate del 2012 si cercò di far rientrare dalla Svizzera a bordo di un aereo privato, e che secondo le indagini appartenevano agli armatori salernitani Paolo e Cesare D’Amico, da sempre legati a Scarano. Soldi che gli imprenditori avevano affidato al broker Giovani Carenzio e che dovevano tornare in Italia con l’aiuto dell’agente segreto Giovanni Zito, conosciuto dal sacerdote nel corso di iniziative dei “Cattolici in movimento”. I giudici hanno stabilito che il reato di corruzione non è configurabile, perché lo 007 non poteva essere considerato un pubblico ufficiale e l’attività che aveva promesso non era connessa al ruolo ricoperto. «Zito ha tratto in inganno anche Scarano – si legge nella sentenza – quando ha detto che era nelle sue possibilità fare atterrare l’aeromobile privato in un aeroporto militare». E ancora: «È solo l’ingenuo sacerdote Scarano a ritenere
Zito quale un soggetto particolarmente qualificato in quanto appartenente ai servizi segreti, mentre a ben vedere si è rivelato solo un soggetto capace di vendere bene le sue qualità vere o presunte tali a un sacerdote che non può conoscere certe dinamiche».
www.angelacappetta.it/monsignor-sca...-del-sacerdote/Monsignor Scarano, la condanna di Malangone aggrava la posizione del sacerdote
in NEWS, PROCESSI 9 ottobre 2015 903 Visite
Nessuna buona notizia per monsignor Scarano, a processo per riciclaggio e corruzione a Salerno e Roma.
Carmine Malangone, l’imprenditore di Pontecagnano, che aveva chiesto il giudizio abbreviato dopo il suo coinvolgimento nel cambio di contati e assegni circolari versati poi al fondo per anziani dello Ior intestato a Nunzio Scarano, è stato condannato a un anno e dieci mesi per concorso in riciclaggio.
La condanna di Malangone pesa come un macigno sul processo che si sta svolgendo a Salerno e che vede l’ex funzionario Apsa l’imputato principale di un giro di denaro che ha coinvolto 50 persone per estinguere un mutuo di quasi 600.000 euro.
Determinante per la decisione del gip di Salerno, Renata Sessa, sembra siano state le dichiarazioni dell’ex commercialista di monsignor Scarano, Tiziana Cascone, che avrebbe rivelato l’esistenza di due operazioni messe a segno dagli imprenditori di Pontecagnano. Ognuna di 40.000 euro.
Operazioni che, pare, abbiano portato anche al fallimento della società dei Malangone, su cui tra l’altro sta indagando la Procura di Salerno per una eventuale ipotesi di bancarotta fraudolenta.
E nulla esclude che quest’ultima inchiesta possa avere collegamenti con il circuito di denaro messo su da monsignor Scarano.
Il sacerdote, di recente, è finito anche in una inchiesta per usura che avrebbe peggiorato le sue condizioni psichiche, così come più volte ha sottolineato la difesa in aula, ottenendo la scarcerazione di monsignor Scarano dopo più di un anno di domiciliari.
www.salernonotizie.it/2016/09/21/ra...i-21-settembre/Processo Scarano: Malangone, condanna bis. Niente sconti per l’imprenditore ed ex presidente della Cogemal Lavoro Doc. In appello confermati i 22 mesi.
Edited by pincopallino1 - 5/10/2023, 14:31