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On Poretti (RnP) denuncia vertici vaticani: "Istigazione a delinquere"

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view post Posted on 17/3/2007, 17:48
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Ricordate la discussione sull'obiezione di coscienza in violazione di legge iontimata dai vertici vaticani ai medici e operatori sanitari?


https://laici.forumcommunity.net/?t=5843822

Finalmente una reazione laica: denunciato mons. Sgreccia, presidente del pontificio consiglio per la famiglia

http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%...p&cmd=v&id=2596



Per il Vaticano i giudici non devono applicare la legge
Esposto in procura per istigazione a delinquere e interrogazione parlamentare per violazione del Concordato


17 Marzo 2007

Insieme a Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), ho inviato oggi alla Procura della Repubblica di Firenze un esposto concernente l'appello delle gerarchie ecclesiastiche contenuto nella dichiarazione conclusiva dell'assemblea generale della Pontificia accademia per la vita (PAV), reso pubblico dal relativo presidente Elio Sgreccia (foto). In quella dichiarazione, si invitano fra gli altri i giudici a non applicare quelle leggi che lo Stato del Vaticano ritiene «attentati alla vita». Così facendo, si ravviserebbe l'istigazione a delinquere, in quanto commette reato quel giudice che non applica la legge.

Quel che è più grave, a mio avviso, è la patente violazione dell'articolo 7 della Costituzione italiana, e conseguentemente del Concordato fra lo Stato italiano e quello vaticano: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Il rispetto della sovranità, e quindi anche delle leggi di ciascuno, è alla base dei rapporti. Invitando i giudici anche italiani a disobbedire alle leggi a cui sono soggetti, costituisce un attacco di rara violenza alla sovranità della Repubblica italiana, potenzialmente tendente a sovvertirne l'ordine. Per questo, presenterò nei prossimi giorni anche una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri, affinché richiamino lo Stato della Città del Vaticano al rispetto del Concordato.



Donatella Poretti






I sottoscritti

- Donatella Poretti, nata ad Arezzo il 14 febbraio 1968, in qualita' di deputato della Repubblica nell'attuale legislatura nel gruppo Rosa nel Pugno;

- Vincenzo Donvito, nato a Gioia del Colle (Bari) il 20 febbraio 1953, in qualita' di rappresentante legale dell'associazione Aduc (Associazione Diritti degli Utenti e Consumatori) di cui e' presidente, con sede in Firenze, Via Cavour 68, tel.055290606, fax 05523025452, E-mail [email protected];

entrambi domiciliati per il presente atto presso la sede dell'Aduc,

espongono

1. In data 16 Marzo le agenzie di stampa e in data odierna gran parte dei quotidiani, fra cui L'Avvenire che pubblica integralmente il documento, hanno diffuso l'appello delle gerarchie ecclesiastiche contenuto nella dichiarazione conclusiva dell'assemblea generale della Pontificia accademia per la vita (PAV), reso pubblico dal relativo presidente Elio Sgreccia.

2. Che in tali dichiarazioni, per adesso non smentite, si invita al "doveroso esercizio" di una "coraggiosa obiezione di coscienza i medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azione che la mettono in pericolo."

3. Tale doverosa mobilitazione si renderebbe necessaria perche', ad avviso degli scriventi, "la coordinata che mette alla prova la coscienza cristiana e' costituita, oltre da quella culturale, dalle norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali, che in misura crescente e sotto una forte pressione di gruppi coalizzati e influenti,stanno aprendo la breccia rovinosa delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni al diritto individuale alla vita...".

4. Tali pubbliche dichiarazioni potrebbero anche integrare il reato previsto e punito dal codice penale all'art. 414 in quanto istigazione alla commissione di uno o piu' reati e in particolare a quello previsto e punito dall'art. 328 del codice penale.

Per quanto infatti la si chiami coraggiosa disobbedienza civile l'appello contenuto nel documento e' un "invito doveroso", tecnicamente una istigazione, a violare le leggi. Questo, infatti, e' e significa disobbedienza civile: violare le leggi ed assumersene pubblicamente la responsabilita' penale civile o amministrativa, a fini di lotta politica. Si ricorda per inciso la vicenda di disobbedienza civile del Giudice Dott. Luigi Tosti di Camerino, che, appellandosi alla laicita' dello Stato, si e' rifiutato di svolgere la sua funzione giudicante perche' nell'aula di giustizia deputata non veniva rimosso un crocifisso appeso al muro, ed e' per questo stato condannato dal Tribunale di L'Aquila a sette mesi di reclusione per omissione d'atti d'ufficio.

L'obiezione di coscienza del medico, solo in quanto ammessa dalla legge, come nel caso della legge 194/78 sull'aborto, non costituisce il reato di omissione d'atti del proprio ufficio previsto dall'art. 328 codice penale. Altrettanto era, in passato, quella del chiamato alla leva militare. Costituisce reato laddove il medesimo sanitario eserciti la propria disobbedienza fuori dai casi tassativamente previsti.

La disobbedienza a cui si riferisce il documento in questione, che non a caso la definisce "coraggiosa", inequivocabilmente fuoriesce dai casi tassativamente previsti, perche' si riferisce anche a categorie che non hanno alcuna possibilita' legale di obiettare -alla legge - secondo propria coscienza, ad esempio i magistrati.

5. Infatti l'istigazione in questione pare tanto piu' grave quanto e' rivolta ad una categoria di pubblici ufficiali e funzionari quali i magistrati, soggetti per il dettato dell'art. 101 della Costituzione esclusivamente alla legge.

La Corte Costituzionale ha chiarito in piu' occasioni che l'obiezione di coscienza dei giudici e' in netto contrasto con la tutela dell'ordine giuridico. Pare evidente che una disobbedienza civile degli organi dello Stato deputati proprio a far rispettare quella legge a cui disobbediscono, si tradurrebbe nella morte dello Stato di Diritto e della legalita'. E nell'imposizione della propria scelta disobbediente sulla pelle di chi ne chiede a lui in quanto Stato il rispetto.

6. La forza dell'appello, la sua diffusione mediatica, le potenzialita' di seguito dello stesso, che derivano dalle indubbie capacita' delle gerarchie vaticane di influenzare concretamente i cittadini, oltre che la massa generalizzata di persone potenzialmente ricettrice dell'istigazione suddetta, rendono probabile la sussistenza del reato di istigazione a compiere atti contrari ai doveri dei propri uffici cosi' come previsti e imposti dalle leggi vigenti.

Tanto si espone affinche' la Procura indaghi su quanto riferito al fine di valutare la sussistenza e la perseguibilita' dei reati che vorra' ravvisarvi.

Firenze, 17 marzo 2007

On. Donatella Poretti
Vincenzo Donvito



Si allegano:

- agenzia Ansa del 16 marzo 2007

- testo integrale dell'Appello pubblicato su Avvenire del 17 marzo 2007
 
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Arammigu
view post Posted on 17/3/2007, 20:47




bene!
 
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Scarpia
view post Posted on 18/3/2007, 00:33




Giusto.
La legge è legge.
Oltretutto viviamo in una società dove, giustamente, gli uomini possono anche organizzarsi democraticamente per abolire una legislazione ritenuta ingiusta.
E comunque questi medici hanno pur sempre una via per non applicarla: si dimettano e vadano a fare un altro lavoro.
 
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2 replies since 17/3/2007, 17:47   239 views
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