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Pedofilia. Cassazione condanna a 6 anni don Marco Ghilardi, "Violentata da 6 a 13 anni. Temevo di non essere creduta". Amica: "Mi confidò abusi da bimba"

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GalileoGalilei
view post Posted on 9/3/2016, 14:39 by: GalileoGalilei
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http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca...d9cc4cb64.shtml

IL CASO
L’ex curato di Serina a processo Un’amica della vittima: «Lei mi confidò gli abusi alle elementari»
Il racconto inedito di una coetanea della ragazza che ha denunciato il sacerdote: già da bambina le raccontò delle presunte molestie. Sentiti anche la mamma, i fratelli e l’ex parroco e una maestra. Contraddizioni e «non so». Testimone nei guai
di Giuliana Ubbiali
L’oratorio di Serina L’oratorio di Serina shadow
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La voce è ferma e squillante. La rivelazione è inedita: «Sono stata la prima a saperlo, la mia compagna si è confidata con me in quinta elementare ma mi aveva fatto promettere di non dirlo». Al processo all’ex curato di Serina, don Marco Ghilardi, parla una compagna di classe della ragazza che l’ha denunciato di molestie. Ora testimone e parte offesa hanno 21 anni, allora erano bambine. L’imputato smentisce, ma la ragazza uscita allo scoperto nel 2013, poco prima dei 18 anni, sostiene di averle subite dai 6 anni ai 12 anni.
Dal comune di 2000 anime a processo sono arrivati la mamma e due fratelli della parte offesa, gli ex compagni di classe, una maestra e don Giovanni Plebani, parroco di Serina dal 1999 al 2008. Da un lato il pm Gianluigi Dettori a incalzarli, dall’altro l’avvocato Roberto Bruni a metterne in evidenza le contraddizioni. Nemmeno la ragazza della rivelazione choc è stata risparmiata. «Quando nel 2013 è stata sentita dai carabinieri non aveva detto della confidenza in quinta elementare. Non dice un particolare così importante?», le chiede Bruni. Lei attenua il tono sicuro: «Ma io l’avevo detto...». A verbale, però, c’è solo un altro racconto dell’amica, nel 2009. «Era a casa del fidanzato, quando è arrivato un amico che voleva denunciare un ragazzo che gli aveva dato un pugno. Allora lei aveva pensato: “Se lo fa lui, anche io trovo il coraggio di denunciare tutto”».
La testimone, riportando sempre la confidenza, dice che le molestie avvenivano «in sacrestia, al cre, in oratorio, a scuola». Sulla classe l’avvocato insiste: «Come erano disposti i banchi?»,chiede ai testimoni. «A ferro di cavallo o a file di due-tre», rispondono. «Quindi ogni alunno era spalla a spalla con un altro», completa la descrizione, il difensore. Vuole concludere - è logico pensare - che se fosse accaduto qualcosa in classe qualcuno avrebbe visto. Il pm, a sua volta, insistite su una gabbia di canarini in casa del sacerdote. C’è chi non sa, il parroco parla di un gatto e dei pesciolini («ma ai carabinieri aveva detto anche di un canarino», la contestazione ) e un ragazzo la ricorda alla finestra dell’appartamento. Sarà un dettaglio, ma per l’accusa conta perché ne aveva parlato la (presunta) vittima.
Don Ghilardi, capelli cortissimi brizzolati, maglione blu e pantaloni grigi, ascolta calmo e prende appunti. Ma chi è? Il prete che - come ritiene l’accusa - ha approfittato di una bambina fragile, oppure - come sostiene la difesa - che l’ha presa a cuore perché isolata? Marta (nome di fantasia) era «un tipo particolare», «una abbastanza esclusa», «a volte aggressiva», hanno raccontato le altre ragazze. Una volta cresciuta, non è più andata a messa. Un giorno disse «prete di m...», dopo averlo visto passare in auto. «Eravamo al parco, eravamo bambine delle elementari», dice una coetanea. «Ai carabinieri aveva detto che era il 2011», contesta l’avvocato. Un compagno infila una serie di «no, non era protettivo; no, non dava abbracci; no, non dava baci» e nega di aver riferito che «alcuni compagni erano oggetto di particolari attenzioni» come invece c’è nel verbale dai carabinieri. Il pm lo richiama a dire la verità, il giudice lo avvisa che è grave accusare di falso. Lui aggiusta il tiro: «Volevo dire che don Marco cercava di aiutare chi veniva preso di mira». Il ragazzo rischia guai per calunnia o per reticenza: il pm ha chiesto la trasmissione del verbale d’udienza.
Chi non tentenna sono don Plebani e la maestra: «Don Marco era stimato e ben voluto dalla gente del paese» ed era «corretto e aperto al dialogo, mai nessuna segnalazione contro di lui». Don Marco è anche il sacerdote che - parola di uno dei fratelli della vittima - «in confessione chiedeva dettagli sui rapporti intimi con la mia ragazza». Marta non si era confidata con la famiglia. Un giorno, però, guardando una trasmissione tivù sulle molestie di un prete era scoppiata a piangere. «Disperata», dice un altro fratello. «Sua figlia dice la verità?», chiede il pm alla madre, che «la appoggiava ma in quanto credente non voleva parlarne», l’ha descritta un’altra ragazza. Ora la mamma risponde così: «Credo di sì».
9 marzo 2016 | 09:03
 
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