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Le Iene 15-22 ottobre 2013. Don Pietro Tosi abusa, mette incinta 14enne e scorda il figlio. Il video, Migliarino (FE), prottetto da vescovi prete pedofilo. Perdonato dal Sant'Uffizio: resta in servizio e ammonimento orale

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GalileoGalilei
view post Posted on 17/10/2013, 14:33 by: GalileoGalilei
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17 ottobre 2013, 0:09
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Le scuse di don Pietro: “uno sbandamento”
L'anno scorso il sacerdote scrisse una lettera a Erik

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ImmagineDopo aver negato ogni responsabilità per trent’anni, e dopo aver ricevuto da un tribunale la conferma che quel ragazzo che chiedeva di conoscerlo era suo figlio, don Pietro ha preso carta e penna per scrivere le sue, tardive, scuse.

Nel 2010 Erik Zattoni decide di conoscere il proprio padre naturale. Con il sacerdote ha una serie di incontri, nel corso dei quali questi si mostra evasivo. Afferma di non sapere nulla della vicenda, salvo le solite chiacchiere di paese. Davanti al ragazzo – questo secondo quanto racconta il figlio – chiarisce che non si sottoporrà al riconoscimento della paternità, a meno che la prova non gli venga imposta dai suoi superiori. In ogni caso nega decisamente di essere il padre.

Questo fino all’anno seguente, quando la sentenza del tribunale, emessa a settembre, smentisce il sacerdote.

Qualche tempo dopo Erik si recò da lui insieme alla madre, sperando di ottenere quel pentimento cristiano fino ad allora negato: “le scuse non arrivarono, anzi disse di aver già chiesto perdono a Dio e di essersi confessato nel 1980 subito dopo lo stupro a un frate carmelitano, il quale lo assolse”.

Le scuse arrivarono successivamente per iscritto. Più di un anno dopo, per lettera. Datata 10 maggio 2012.

“Con questo mio scritto – inizia il prete – intendo esprimere il mio dolore, il mio grande rammarico e chiedere perdono per quanto mi viene dichiarato di essere avvenuto in passato nei confronti di Lei, in un momento di grave mia depressione, e in un periodo di mio avvilimento nel quale mi sembrava di veder calare ogni mio ideale di vita e ogni attestato di stima nei miei confronti”.

Eppure don Pietro ritiene “di aver in parte ovviato ad eventuale ingiustizia offrendo per vari anni tutto l’aiuto a me possibile, di casa, di vitto e di denaro alla numerosa Famiglia; ho sempre ritenuto senza conseguenze il mio “sbandamento” di quel periodo, mentre, invece, ora pare il contrario, dalle indagini compiute. Se così fosse – come pare lo sia – la mia richiesta di perdono si estende anche a Erik”.

Il don si giustifica poi per il fatto di non poter provvedere ad aiutare economicamente il figlio: “Avendo dovuto provvedere personalmente, con i pochi risparmi a mia disposizione, alla casa di riposo di xxxx e alla scuola materna xxxx, sono ora sprovvisto di mezzi economici tali da poter offrire qualche aiuto, oltre quello dato in passato all’intera famiglia”.

Viene quindi il momento della richiesta di perdono: “Ho chiesto sempre perdono a Dio per tutta la mia vita, ormai lunga, per i miei errori. E, ora, chiedo perdono dal profondo a Colore verso cui ho mancato, soprattutto a Chi avesse subito del male da me. Lo chiedo in tutta sincerità e cono vivo e grande dolore”.

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7 ottobre 2013, 0:10
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Caso Erik Zattoni, anche Ratzinger doveva sapere
Erano stati informati della vicenda anche monsignor Negri e il predecessore Rabitti

Anche papa Ratzinger avrebbe dovuto sapere. Così come sapeva il predecessore di monsignor Luigi Negri, l’allora vescovo di Ferrara, Paolo Rabitti. Lo stesso Negri, nonostante affermi di essersi “responsabilmente e debitamente informato a seguito dell’incursione subita da “Le iene””, in realtà era stato già informato il 13 aprile tramite lettera della Congregazione della dottrina per la fede, a firma dell’arcivescovo Luis F. Ladaria. Informati, insomma, di quella storia emersa ora grazie al racconto del figlio di una madre stuprata a 14 anni e messa incinta dal prete del paese.

E’ una storia sbagliata, di quelle, per dirla con le parole di De Andrè, “da dimenticare”. Ma Erik Zattoni e sua madre, violentata nel 1980 da un prete all’epoca 54enne, non ce l’hanno proprio fatta a dimenticare. Erik cerca giustizia per lei, per se stesso, per quel padre vestito di nero che ha riconosciuto la paternità solo dopo essere stato messo con le spalle al muro dal test del dna. Una storia che Erik ha svelato alle telecamere de Le Iene decidendo di renderla pubblica, raccontandola anche alla Rete Nazionale L’Abuso, una onlus nata dall’idea di un gruppo di vittime di preti pedofili che hanno formato una rete di supporto alla quale le stesse vittime possono rivolgersi.

Il caso di Erik e di sua madre ha ovviamente preso posto sulla home page della onlus, con tanto di documentazione che rivelerebbe come la chiesa e le sue alte sfere fossero a conoscenza di quanto avvenuto. Quando negli anni ’80 accadde tutto questo, infatti, Ratzinger era prefetto e avrebbe dovuto sapere della vicenda (e in ogni caso Erik gli scrisse, senza ottenere risposta), in quanto i vescovi sono obbligati a informare la Congregazione della dottrina per la fede, come ha effettivamente fatto il precedente arcivescovo di Ferrara, Paolo Rabitti, con una lettera datata 26 novembre 2012. Lo si evince dalla missiva che la stessa congregazione invia a monsignor Negri con data 13 aprile, in cui, riscontrando la lettera di Rabitti, si invita il vescovo ad “ammonire formalmente il chierico [...] e ad accompagnare lo stesso nell’intrapreso cammino penitenziale”, ma anche “a sollecitare il reo, nei limiti del possibile, ad assumersi, sia pur tardivamente, le proprie responsabilità di padre nei confronti del sig. Erik Zattoni, quantomeno sotto l’aspetto affettivo e morale” e “a comunicare quanto sopra al denunciante, prodigando al medesimo le dovute attenzioni pastorali e caritative”.

E’ una storia sbagliata, certo, sulla quale il silenzio che si è abbattuto come un macigno ha pesato per troppo tempo sulla vita di una famiglia normale.
 
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