Laici Libertari Anticlericali Forum

Le Iene 15-22 ottobre 2013. Don Pietro Tosi abusa, mette incinta 14enne e scorda il figlio. Il video, Migliarino (FE), prottetto da vescovi prete pedofilo. Perdonato dal Sant'Uffizio: resta in servizio e ammonimento orale

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view post Posted on 15/10/2013, 21:44
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Mons. Pietro Tosi
Indirizzo: via ......... - Cornacervina, 44027 Migliarino (FE)
Tel: 0533 ......
Dati Anagrafici

Luogo di nascita: Baricetta (RO)
Data di nascita: 14/08/1926
Data ordinazione: 10/03/1951

Gli Incarichi
Parroco presso Assunzione di Maria Vergine
Parroco presso S. Giacomo Apostolo

L’uomo nella foto è il parroco stupratore che avete visto nella puntata de LE IENE ieri, si chiama don Pietro Tosi parroco di Cornacervina di Migliarino (FE).



Un’altra “storia di ordinaria pedofilia” che raccontiamo attraverso le parole del figlio di Pietro Tosi, Erik Z.

Un’altra storia dove il dolore irreparabile e indelebile delle vittime, non trova conforto nella giustizia della chiesa cattolica, ma come da manuale si imbatte un’altra volta nell’omertà criminale della chiesa cattolica, puntualmente irresponsabile ed insensibile. Come sempre emerge l’unica priorità, salvaguardare il buon nome della chiesa cattolica.



Erik Z. che oggi ha 32 anni ed è padre di una bambina, ci racconta così la storia della sua famiglia, motivando le ragioni di quello che ha fatto.

Erik chiede anche a Papa Francesco, di essere coerente con le sue dichiarazioni, chiede perché la Congregazione per la Dottrina della Fede non applica come dovrebbe il Codice Canonico e risponde ad Erik che don Tosi morirà prete ? Perché esiste la prescrizione anche per un reato cosi' grave? Perché il Papa, unica persona che può intervenire, non lo fa? Anche noi ci facciamo la medesima domanda.



Erik comincia così a raccontare la sua storia; “Premetto che tutto quello che ho fatto l'ho fatto per rendere giustizia a mia madre,che è la vera vittima di questa storia, per me, perché possa chiudere questa pagina della mia vita, e per far si che altre persone che hanno subito abusi e ingiustizie da parte di appartenenti al mondo ecclesiastico escano allo scoperto e trovino il coraggio di denunciare.

Aggiungo che non ho voluto condannare il don Pietro Tosi di adesso, anziano e malato, ma il don Pietro Tosi 54enne che ha abusato di una ragazzina di appena 14anni”.



Tratto dal Ricorso per la dichiarazione giudiziale di paternità contro Pietro Tosi nato a Adria (RO)

*** *** ***

Erik è nato nel 1981 presso l’Ospedale Civile di Codigoro, è stato registrato presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Migliarino ed è stato riconosciuto dalla sola madre Elena (nome di invenzione).

Invero, il padre è Don Pietro Tosi, nato a Baricetta (RO) nel 1926, che ebbe rapporti sessuali, contro la sua volontà, con Elena, nata a Codigoro (FE) nel 1966, all’epoca dei fatti appena quattordicenne.

Come risulta dalla dichiarazione dattiloscritta Elena, e come la stessa potrà confermare, Don Pietro Tosi, parroco di Cornacervina di Migliarino (FE) dal 1961, obbligò, l’allora giovanissima Elena, ad intrattenere con lui rapporti sessuali. Ciò accadde tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1980, nello studio di Don Tosi ove la giovane era stata condotta per sistemare libri e documenti.

Nella sua dichiarazione Elena aggiunge che Don Pietro Tosi era solito “insinuare continuamente le mani nelle sue parti intime”, nonostante i suoi rifiuti ed i suoi tentativi di opporsi, anche durante i tragitti di andata e ritorno della raccolta dei bambini della scuola materna, in occasione dei quali accadeva spesso che lei lo accompagnasse sul pulmino della Parrocchia che questi conduceva al fine di aiutarlo assistendo i bambini. Inoltre, nei primi giorni di ottobre del 1980, al ritorno dal giro in pulmino, dopo averlo parcheggiato nel piazzale antistante la canonica di Cornacervina, Don Pietro Tosi ha nuovamente tentato di insinuare le mani nelle parti intime di Elena ed ha desistito solo al sopraggiungere del campanaro.

Don Pietro Tosi minacciò Elena di sfrattare lei e la sua famiglia qualora avesse rivelato quanto accaduto tra di loro.

Invero, la famiglia di Elena (numerosa ed economicamente disagiata: composta da 13 membri di cui 8 senza attività lavorativa e ancora in età scolare), dal maggio del 1973, abitava in una casa, costruita appositamente per ospitare la numerosa famiglia, di proprietà della curia e gestita da Don Tosi.

Successivamente, la famiglia di Elena, su iniziativa ed insistenza dello stesso Don Pietro Tosi, subì un’azione giudiziaria che è sfociata in uno sfratto. Il tutto nonostante l’evidente e persistente stato di bisogno nel quale versava la famiglia che, nel 1983 aveva subito la gravissima perdita del capo famiglia, uno dei pochi componenti del nucleo familiare percettori di reddito.

Elena sotto la minaccia da parte di Don Pietro Tosi di gravissime conseguenze per sé e l’intera sua famiglia, mantenne, dunque, il pesante segreto che la opprimeva fino al febbraio del 1981, allorquando, a seguito di forti dolori al ventre, accompagnata dal fratello e dalla madre, venne ricoverata all’Ospedale civile di Codigoro e dopo essere stata sottoposta ad esami ed accertamenti, le venne diagnosticato lo stato di gravidanza, presumibilmente al quarto mese.

Come risulta dalle dichiarazioni a firma del fratello, Elena confessò in quell’occasione ai famigliari che il padre del suo bambino era il Parroco di Cornacervina, Don Pietro Tosi, con il quale, contro la sua volontà, aveva intrattenuto un rapporto sessuale. Elena aveva 14 anni, non aveva avuto rapporti sessuali con altri al di fuori di Don Pietro Tosi.

Appresa la sconcertante notizia, i familiari cercarono immediatamente di ottenere spiegazioni nell’ambiente ecclesiastico ove, però, trovarono solo reazioni di sdegno, incomprensione e rifiuto. Monsignor Filippo Franceschi, all’epoca Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, testualmente disse al padre di Elena che si recò da lui a colloquio insieme al fratello e allo zio “Non credo che Don Pietro abbia commesso ciò di cui è accusato, permettetemi di non credere. Tuttavia, anche se fosse vero, vi prego di tacere perché sarebbe uno scandalo enorme per tutta la diocesi, verrebbe messa a dura prova la credibilità dei nostri sacerdoti. Chiedo la vostra pietà, non il vostro perdono. Se necessario penserò io a tutto”.

Il fratello di Elena, quindi, decise di incontrare Don Pietro Tosi l’indomani stesso. Questi negò gli episodi a lui contestati e di essere il responsabile della gravidanza della sorella, in ogni caso, diede la sua piena disponibilità a sottoporsi alle analisi necessarie a dimostrare le sue affermazioni.

Inutile dire che detta disponibilità -semmai vi fosse stata realmente in un primo tempo- è stata poi ritrattata e che don Pietro Tosi ha sempre seccamente rifiutato di sottoporsi alle prove ematologiche e genetiche, anche da ultimo, quando detta richiesta gli venne rivolta personalmente dal figlio, suo e di Elena, Erik



A dette indagini si sottopose, invece, con esito negativo, il fratello, nei cui confronti si erano concentrate le insinuazioni da parte degli ecclesiastici coinvolti ed in particolare di Don Edoardo Bonaccio, parroco di Libolla (FE) e vicino alla famiglia.

Per tutta la prima metà degli anni 80 lo zio e la madre di Erik cercarono di far emergere la verità ma si trovarono di fronte a un muro.

Infatti dalla curia ricevevano solamente rifiuti ad ogni richiesta di indagine e di presa di posizione nei confronti di Don Pietro Tosi.

Per loro aveva valore solo la parola del prete stupratore, la parola della ragazza violentata non veniva nemmeno considerata.

Era impossibile avere giustizia da parte della chiesa e si trovarono nella situazione sperata dai vertici ecclesiastici e da don Pietro Tosi cioè senza risorse economiche, con uno sfratto imminente e con il morale a terra.

Non riuscendo economicamente a sostenere una causa legale come avrebbero voluto, non ricevendo aiuto e collaborazione da parte della chiesa, furono quindi costretti ad abbandonare la loro battaglia e a continuare la loro vita.

Questo fino al 2010 quando Erik, dopo aver parlato con la madre,ha voluto conoscere suo padre, Don Pietro Tosi, e lo ha incontrato in due occasioni. A questi incontri non ne sono seguiti altri.

Si è trattato, come è immaginabile e comprensibile, per Erik di un incontro molto atteso e denso di timori e aspettative.

In entrambe le occasioni Don Pietro Tosi si è mostrato evasivo e, a tratti, innervosito ed agitato. Ha affermato di non sapere nulla della vicenda, conosciuta solo per le voci che erano circolate nel piccolo paese di Cornacervina. Si è trincerato dietro il segreto confessionale ed ha ripetuto quanto in passato ebbe già a dire allo zio del ricorrente, e cioè che si sarebbe sottoposto alle prove ematiche solo se ciò gli fosse stato imposto dai suoi superiori, negando seccamente di essere suo padre. Il ricorrente è rimasto profondamente colpito dall'assenza di comprensione e compassione per la sua situazione da parte di Don Tosi così attento a difendere se stesso (“nessuno fino ad oggi si è mai azzardato a fare nulla ma se succederà io farò i miei passi”).

Erik è stato cresciuto dalla sola madre con molti sforzi e difficoltà, non solo di natura economica.



Durante il processo don Tosi non si è mai presentato in aula di tribunale, ma ha comunque accettato di sottoporsi all'esame del D.N.A.

Ad Aprile 2011 i risultati dell'esame hanno confermato quanto già si sapeva, cioè che don Tosi è padre di Andrea.

A settembre è arrivata la sentenza del tribunale.

Nonostante ciò don Tosi ha continuato a fare quello che ha fatto negli ultimi 30anni ovvero il parroco.

Erik ha avuto poi diversi incontri con alti prelati del luogo.

Durante un incontro, uno di questi fu molto gentile, anche se dissedi non aver mai saputo niente di questa faccenda, e alla richiesta di non vedere piu'esercitare un prete pedofilo stupratore si senti' rispondere che era vecchio, una cosa del genere l'avrebbe buttato giù, era difficile rimpiazzarlo, ci voleva tempo e poi lo lasciò basito chiedendo se potessero bastare le scuse per chiudere la spiacevole situazione, ma soprattutto chiese se la madre all'epoca dei fatti fosse attraente (14 anni appena compiuti) quasi come se fosse stata lei ad attirare le attenzioni di don Tosi.



Comunque la madre era poco più di una bambina, era esile non ancora formata, solo una bestia avrebbe potuto farle quello che le è stato fatto.



Poi ci fu un successivo incontro con un altro alto prelato che si mostrò gentile e colpito da questa storia.

Il problema era che lui la conosceva già in quanto ebbe un incontro con don Tosi quando cominciò il processo, nel 2010.

Affermò che Don Tosi confessò in lacrime quanto aveva fatto e alla domanda "potrebbe essere nata una creatura?" la risposta fu "si".



Quindi sapeva che il ruolo di parroco della parrocchia di Cornacervina di Migliarino era ricoperto da un prete pedofilo stupratore, ma nonostante ciò lo lasciò al suo posto.

Lo lasciò fino ad ottobre 2012 quando dopo una serie di insistenti richieste da parte delle vittime lo allontanò, chiedendo però di non rivelare il vero motivo dell'addio.

Poi Erik andò da don Tosi insieme alla madre sperando si scusasse con lei per quanto le aveva fatto, ma le scuse non arrivarono, anzi disse di aver già chiesto perdono a Dio e di essersi confessato nel 1980 subito dopo lo stupro a un frate carmelitano Anselmo Parini il quale lo assolse.

Le scuse arrivarono successivamente per iscritto.



Poi Erik ha preso contatto con la Congregazione della dottrina per la fede per capire se a don Tosi venisse applicato un processo per ridurlo allo stato laicale.

Ha scritto tramite mail e tramite lettere al prefetto (o che ne fa le veci) della Congregazione e ho avuto come risposta che il caso era in fase di studio ma richiedeva tempo.

Vedendo però che non venivano date risposte sufficienti ha chiamato telefonicamente la Congregazione e dopo un interminabile giro è riuscito a parlare con chi si occupa di questi casi.

Disse chiaramente che nei confronti di don Tosi non ci sarà alcun processo canonico, che morirà prete, e che se avesse voluto avrebbe potuto rendere pubblica questa storia.

Ha scritto anche al precedente papa ma ovviamente non ha avuto risposte. Ratzinger fu prefetto negli anni 80 quando accadde tutto questo e sapeva di questa storia perché i vescovi sono obbligati ad informare la congregazione quando avvengono questi episodi, è avvenuto anche con Rabitti che ha informato la congregazione come confermato dalla lettere in mio possesso. Nei primi anni 80 venne anche mandato un avvocato dal vaticano per calmare le acque.



"Ora" dice Erik, "quello che io chiedo è che questo prete venga ridotto allo stato laicale, se non lo fanno con chi si macchia di un reato tanto grave con chi lo devono fare?



Don Tosi ha rovinato la vita a mia madre, le ha fatto svanire la fiducia negli uomini, la costretta a diventare madre a 15 anni crescendo un figlio che le ricorderà per tutta l'esistenza quello stupro, non ha potuto studiare, non ha vissuto la vita che ogni adolescente merita.

E' stata umiliata da don Pietro e dagli uomini della curia di Ferrara e del Vaticano che non le hanno mai creduto per 30 anni nonostante dicesse la verità. E' stata violentata e in piu' nessuno le credeva (nemmeno una buona parte dei famigliari), per lei è stato devastante e disarmante.

Mi ha cresciuto tra mille difficoltà facendo i lavori piu' umili (dalla commessa alle pulizie dei bagni in una fabbrica, tra gli altri) ma con una grandissima dignità, permettendomi di studiare e di avere una vita come tutti i miei coetanei.

Io ho 32 anni ho una compagna, una figlia, ho avuto una vita normale ma dentro mi porto sempre un peso che non passerà mai però vedere la giustizia arrivare fino in fondo potrebbe aiutarmi a liberarmene.



Adesso mia madre ha una nuova vita, una famiglia, una figlia splendida, ma dentro si porta sempre un peso enorme, in quello stupro è morta una parte di lei, le è stata tolta la spensieratezza dei suoi 14anni, le è stata tolta l'adolescenza, le è stata tolta la possibilità di avere una vita normale, le è stato tolto il sorriso.

Niente di tutto questo le verrà restituito.

Abbiamo dovuto vedere quell'"uomo" impunito per 30anni ed ora, dopo che abbiamo avuto ragione, dobbiamo subire la beffa di vederlo prete. Non so se riesco a rendere l'idea di come mi sento dentro, sono un misto di rabbia, delusione, impotenza.



Vorrei che tutto questo servisse davvero come input per chi non ha il coraggio di denunciare.

Mi auguro possa davvero servire a qualcosa, bisogna avere la forza di denunciare queste bestie, perché adesso è capitato a mia madre ma un domani può succedere ai nostri figli se continuiamo a lasciare liberi questi delinquenti.





Un saluto, Erik Z."

Edited by GalileoGalilei - 15/10/2013, 23:54
 
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MOSTRUOSO


Mi chiedo quando riusciremo a liberarci del carcinoma Vaticano .


Primo passo :


ABOLIZIONE DEI PATTI LATERANENSI



zio ot barionu
 
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https://www.change.org/it/petizioni/petizi...ssiamo-ai-fatti

* A Papa Francesco

Questa petizione sarà consegnata a:
Segreteria di stato del Vaticano
Papa Francesco
PETIZIONE a Papa Francesco: Basta discorsi vuoti. Passiamo ai fatti.

1.
1. Francesco Zanardi
2.

Lanciata da

Francesco Zanardi

Savona, Italy


Il movimento a sostegno delle vittime degli abusi sessuali del clero Rete l'Abuso è stanco di gesti mediatici, vuoti discorsi, direttive fumose lasciate all'arbitrio di vescovi omertosi e conniventi con gli ecclesiastici criminali.

Abbiamo bisogno di fatti concreti, non per salvare l'immagine di una chiesa cattolica il cui clero è responsabile di tremende sofferenze alle vittime e ai familiari, ma per rendere loro giustizia.

Facciamo delle richieste precise.

1-Espulsione dal clero degli ecclesiastici criminali, anche quando il reato è prescritto e non ci sono state condanne.

2-Denuncia di ogni notizia di reato, passata, presente e futura, alle autorità giudiziarie, senza alcun preventivo vaglio della loro veridicità, ossia senza sostituirsi alla magistratura nel verificarne la fondatezza.

3-Risarcimenti economici da parte delle diocesi e degli ordini e congregazioni religiose.

4-Apertura degli archivi diocesani e vaticani e consegna dei fascicoli riguardanti notizie di reati, anche prescritti, di ecclesiastici, all'autorità giudiziaria e all'opinione pubblica.

E finalmente una analisi scientifica e criminologica delle cause degli abusi sessuali del clero e loro rimozione. Non a forza di preghiere e atti di contrizione.

Noi non crediamo a nessun discorso o gesto mediatico o direttiva ecclesiastica. Crediamo esclusivamente a fatti concreti.

Nel frattempo continueremo a smascherare tutti gli ecclesiastici criminali e a sottoporli al giudizio della magistratura e dell'opinione pubblica, chiedendo alle vittime e ai testimoni gli unici gesti utili: le denunce dei crimini alla magistratura e all'opinione pubblica.

Rete nazionale L'Abuso

Il portavoce nazionale Francesco Zanardi
Dott. Sergio Cavaliere

15 ottobre 2013

http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/a...P4PO_UP405.html

Il parroco don Pietro Tosi insignito del «Pavanelli»

04 settembre 2005 — pagina 21 sezione: Provincia
MIGLIARINO. E’ entrata nel vivo la 58ª edizione della fiera di Migliarino. Il premio Pavanelli, istituito lo scorso anno, è stato assegnato al parroco di Cornacervina don Pietro Tosi per i suoi 44 anni trascorsi nella frazione e per le sue innumerevoli dimostrazioni di solidarietà, bontà e amore per la comunità. Parole di stima verso il parroco sono state pronunciate anche dal vescovo di Ferrara e Comacchio monsignor Rabitti. Presentato inoltre il bando per la borsa di studio intitolata a Maria e Bruno Feggi, la preside ed il medico condotto che hanno lasciato un segno importante nella storia del paese. La fiera proseguirà fino a domani con le mostre, le escursioni e le numerose esibizioni. Stasera è prevista l’elezione di miss Gran Prix. Particolarmente interessanti le iniziative a villa Bottoni con il Consorzio Fattorie Estensi e la promozione di prodotti biologici e biodinamici, l’Oktober Fest con birra originale tedesca e degustazione di formaggi tipici. Numerose poi le mostre in villa: da Renzo Piccoli a Roberto Chela all’artigianato e all’antiquariato.
Particolarmente ricco il programma della giornata con manifestazioni sportive, gare di pesca al pesce gatto e al persico trota, passeggiate a cavallo, escursioni nautiche sul Po di Volano, cotto e mangiato degustazione di pane cotto in fiera e l’estrazione di una tombola da 2.500 euro, musica in strada, arte in piazza e alle 21.30 in via Marconi Miss Gran Prix.
«I veri amici non si lasciano mai», questo il nome dell’iniziativa organizzata con la collaborazione del Comune dall’Enpa di Migliarino, che si svolgerà oggi alle 16 nel parco comunale. Oltre ad una breve pièce teatrale sulla storia di Megghi, il vernissage darà agli intervenuti la possibilità di esprimere con i colori le loro sensazioni sulla vicenda rappresentata da musicisti. I disegni più significativi saranno riprodotti su magliette firmate dai piccoli artisti e messe in vendita. Alla fine una sfilata riservata ai «cani fantasia», con elezione di mister e miss 2005, mister/miss buffo, Mister/miss-Mal (da 10 anni in su), mister/miss-Mei (dai 2 anni in giù).



http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...rdozio-1.581784

Don Pietro, sessant'anni di sacerdozio

Oggi a Cornacervina celebrerá la Messa, nel 1951 la sua ordinazione

Don Pietro Tosi nel suo studio a Cornacervina
CORNACERVINA. Oggi alle ore 15 monsignor Pietro celebra la Messa nella chiesa di Cornacervina, a ricordo del 60esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che è avvenuta a Copparo il 10 marzo 1951, per mano dell'arcivescovo Ruggero Bovelli. Don Pietro sará circondato dall'affetto dei suoi parrocchiani e anche dai fedeli di Final di Rero, altra comunitá che segue ormai come parroco da oltre 25 anni. Persona di estrema disponibilitá e di non comuni doti umane, don Pietro si è subito fatto benvolere dai suoi parrocchiani fin dai primissini giorni del suo ministero a Cornacervina. E' stato lui ad aiutare lo stesso sfortunato operaio, Raffaele Riccardi, morto venerdì in un incidente stradale. Don Pietro aveva offerto all'operaio di origine barese un alloggio presso la parrocchia, mostrando ancora una volta i segni della sua generositá. Oggi dopo la Messa don Pietro sará festeggiato dai parrocchiani. (m.puli.)
13 marzo 2011


http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...cuore-1.5495587

Chiude l’asilo Sacro Cuore

Migliarino, decisione improvvisa. Licenziate le quattro dipendenti: venti bimbi senza posto


di Maurizio Barbieri

MIGLIARINO. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. L’asilo nido parrocchiale Sacro Cuore chiude i battenti. Il personale, la coordinatrice, due insegnanti ed una cuoca, hanno già rcevuto le lettere di licenziamento. Un problema per le famiglie della ventina di bambini che erano ospiti della struttura. Pare che il tutto sia legato all’abbandono dello storico parroco don Pietro Tosi, 86 anni il prossimo 14 agosto, che dopo oltre sessant’anni di sacerdozio e che da oltre 50 reggeva la chiesa di Cornacervina si concederà il meritato riposo. Le famiglie dei bambini dovranno quindi portare i loro figli presso l’asilo comunale 0-6 in via del Parco ad Ostellato dove Migliarino vanta il 30% dei posti disponibili oppure presso l’asilo nido di Migliaro. L’asilo privato esiste da oltre cinquant’anni ed è stato sempre gestito dalle suore. Doveva funzionare fino al 31 luglio ma l’11 luglio l’Associazione Sacro Cuore cessava l’attività. Inizialmente il parroco sembra avesse affermato he la Curia avrebbe portato avanti la struttura ma invece così non è stato. Alcuni genitori hanno telefonato in redazione chiedendo che l’amministrazione comunale intraprenda ogni iniziativa per salvaguardare questa importante struttura. «Sono stata informata della situazione dalle insegnanti - afferma il sindaco Sabina Mucchi - ed andrò a parlare con la Curia di Ferrara per capire come è la situazione. L’asilo Sacro Cuopre facendo parte della Fondazione Braghini-Rossetti che, a quanto mi risulta, è stata ceduta nel 2011 ad un’altra società che vorrebbe dar vita ad un progetto edilizio dietro l’asilo ma l’amministrazione comunale precedente aveva posto un vincolo scolastico. Ad ogni modo non vi sono problemi per i bambini che possono trovare ospitalità presso le strutture 0-6 che abbiamo in compartecipazione con ostellato oppure presso il nido di Migliaro. Certo - conclude la Mucchi - l’asilo privato era in loco e praticava orari più lunghi per favorire i genitori che lavorano».
03 agosto 2012

Don Pietro Tosi, nato a Baricella
(Ro), classe 1926 è uno dei veterani
della chiesa diocesana di Ferrara-
Comacchio; ordinato sacerdote
nel 1951 è stato assistente della
Fuci (universitari cattolici) dal
1956 al 61 e, in quegli anni, anche
responsabile di un Centro Studi
diocesano per i problemi sociali.
Dal 1961 è arciprete a Cornacervina
nella bassa ferrarese. In questa
parrocchia dal 1964 al 2001 realizzò
un doposcuola per i ragazzi
delle elementari ed una scuola serale
e, dopo pochi anni, una scuola
materna a Migliarino. Grazie alla
collaborazione dei Soci Costruttori
con campi di lavoro estivi e di ragazzi
volontari della zona iniziati
nel 1972, ha realizzato 15 appartamenti
per anziani, una casa per
famiglia numerosa e, nel 1978, ha
portato a termine il centro sociale
per gli anziani a Cornacervina.
 
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view post Posted on 15/10/2013, 22:38
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Caro Galileo , siamo in molti a seguirti !

http://www.ufoforum.it/topic.asp?rand=7055...ID=4857񊗠



zio ot barionu
 
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Grazie! Se volete aiutarci a diffondere queste notizie ve ne siamo grati.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/figlio_pre...ie/340232.shtml

"Un prete stuprò mia madre quando aveva 14 anni,
io sono suo figlio". L'appello delle Iene al Papa
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Il ragazzo intervistato dalle Iene

Martedì 15 Ottobre 2013

FERRARA - Erik Zattoni 33 anni, frutto dello stupro di un prede pedofilo di 54 anni chiede giustizia per sua madre. I fatti risalgono al 1980, quando Don Pietro ha attirato nel suo studio una ragazzina di 14 anni e le ha usato violenza. L'orco ha poi minacciato la ragazza di non svelare nulla a nessuno, con la minaccia di sfrattare tutta la sua numerosa famiglia dalla casa in cui risiedevano, di proprietà della parrocchia. LA GRAVIDANZA La ragazza ha tenuto segreto il suo dramma per 5 mesi, fino a quando per un forte mal di pancia è stata portata in ospedale, dove si è scoperto che era incinta. I familiari di Erik raccontano come le loro proteste con la curia locale si sono scontrate contro un muro di gomma, e come il vescovo di Ferrara del tempo li invitò a tacere per non provocare un grave danno all'immagine della Chiesa. Persino un avvocato a cui si erano rivolti li sconsigliò di sporgere querela per non rischiare di incappare in una controquerela, dato che al tempo era più difficile dimostrare una paternità. Il Vaticano ha poi inviato uno dei suoi avvocati chiedendo ai familiari di firmare un documento in cui smentivano le loro richieste, in cambio della certezza di non venire sfrattati. Al rifiuto di apporre la firma, l'intera famiglia, composta da 18 membri, è stata cacciata via dalla casa, mentre Don Pietro è rimasto altri 25 anni nella sua parrocchia, a gestire la scuola materna. IL FIGLIO Da adulto, appresa la verità, Erik ha richiesto e ottenuto il test del Dna che ha provato la paternità dell'ecclesiastico. Il Vaticano si è però limitato a invitare Don Pietro a dare appoggio al figlio, senza consigliare nulla per la madre abusata. che ha invece continuato a ignorare poiché «ho chiesto perdono a Dio e sono stato assolto, e per questo non devo più nulla né al figlio né e alla ragazza». Pablo Trincia de Le Iene ha lanciato un appello a papa Francesco perché intervenga a favore della donna, la cui vita è stata rovinata per sempre.
 
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view post Posted on 16/10/2013, 07:53




Durante un incontro, uno di questi fu molto gentile, anche se dissedi non aver mai saputo niente di questa faccenda, e alla richiesta di non vedere piu'esercitare un prete pedofilo stupratore si senti' rispondere che era vecchio, una cosa del genere l'avrebbe buttato giù, era difficile rimpiazzarlo, ci voleva tempo e poi lo lasciò basito chiedendo se potessero bastare le scuse per chiudere la spiacevole situazione, ma soprattutto chiese se la madre all'epoca dei fatti fosse attraente (14 anni appena compiuti) quasi come se fosse stata lei ad attirare le attenzioni di don Tosi.
 
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view post Posted on 16/10/2013, 11:08
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Le Iene e il figlio del prete pedofilo
di Redazione - 16/10/2013 - Una raccapricciante storia da Ferrara. Erik racconta lo stupro della mamma subito all'età di 14 anni
Le Iene e il figlio del prete pedofilo <1/8>

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«Mamma, ho bisogno che mi spieghi esattamente una cosa. Cosa è successo quando sei rimasta incinta di me. E lei disse: ‘Sono stata violentata da don Pietro. Sono stata minacciata. Siamo stati sfrattati. Mi hanno tolto la voglia di vivere’». E’ la dichiarazione shock resa alle Iene da Erik Zattoni, un ragazzo che, da quando ha saputo di essere figlio di uno stupro, sta cercando giustizia per sè e per sua madre Cinzia. Nel 1980, all’età di 14 anni, la donna avrebbe subito uno stupro da parte di un prete, autore quindi – spiega il ragazzo alle telecamere di Italiauno – un atto di pedofilia, considerando che l’uomo aveva 54 anni.



prete pedofilo iene 2



IL RACCONTO DEL FIGLIO – «Ha abusato di lei violentemente – racconta Erik -. Lei non ha mai detto all’inizio quanto fosse successo perché ha ricevuto minacce da questo prete. Lui ha detto: ‘Se parli io butto fuori te e tutta la tua famiglia’. Lei viveva con la sua famiglia in una casa della parrocchia nella quale c’era questo prete. Mia nonna ha avuto 15 figli e quindi era in difficoltà economica. Mia madre si fidava tantissimo di questo parroco. Un giorno venne accompagnata nel suo studio. E lì perse una parte di vita».



PRETE PEDOFILO IENE 1

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LA DONNA ABUSATA – Parla anche la mamma di Erik, Cinzia, una donna introversa che oggi ha 47 anni. Era un pomeriggio di settembre del 1980. «Quando andavo a fare il doposcuola, abbiam fatto i compiti, ha trovato la scusa che doveva sistemare alcune cose in studio… E io, ingenuamente, l’ho seguito… Perché mi ha chiesto: ‘Mia fai un piacere, sistemi i libri?’. Poi ha detto: ‘Ti siedi sul divano?’. Poi dopo ha cominciato ad allungare le mani. Ho provato a difendermi, ma non ci sono riuscita. Oltretutto aveva chiuso anche la porta. Non sono riuscita neanche ad uscire. Mi tratteneva. Mi ha abbassato il vestitino e ha fatto i suoi comodi». Poi le minacce. «E’ stata dura, è stata bruttissima», ricorda la donna.

IL VESCOVO – La ragazza violentata tenne tutto nascosto per 5 mesi, fino al febbraio del 1981, quando racconta ai familiari l’accaduto. E’ a quel punto uno dei fratelli maggiori della bambina, Enzo, si reca dal parroco per metterlo di fronte alle sue responsabilità. «Se anche so qualcosa è un segreto, un segreto che porterò nella tomba», disse il prete in lacrime. Enzo avrebbe parlato del caso anche alll’allora vescovo di Ferrara, Monsignor Luigi Maverna. Che cercò di convincere la famiglia a non rivelare quanto accaduto: «Se fosse vero ti prego di tacere, sarebbe un danno enorme per tutta la diocesi e per la credibilità di noi sacerdoti».



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LO SFRATTO – Poi alla famiglia si presenta una donna, come avvocato del Vaticano, invitando la famiglia a ritrattare le accuse, facendo capire che se lo avessero fatto non sarebbero stati sfrattati dalla casa in cui abitavano. Enzo racconta che nessuno firmò alcun documento, e subito dopo vennero, guardacaso, mandati via dalla casa. E’ il 1986 quando tutta la famiglia, composta da 18 persone, si ritrova senza un tetto. A pagare le conseguenze della violenza sono dunque Erik e la famiglia, mentre il sacerdote rimane nella sua parrocchia, dove per 25 anni continuerà a gestire la scuola materna ed insegnare catechismo ai bambini.



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IL TEST DEL DNA – Infine, la conferma. Eric si è rivolto ad un legale per chiedere il riconoscimento di figlio naturale attraverso test del dna. E l’esame confermato il sospetto: don Pietro è il suo padre biologico. Lo dimostra anche una sentenza del tribunale di Ferrara. La reazione del sacerdote? Eric ricorda le parole del prete: «Io non devo chiedere perdono a nessuno, ho chiesto perdono a Dio, sono stato assolto». «Lui è in pace con se stesso», dice il ragazzo. «Non si è nemmeno degnato di chiedermi se sto bene, niente», dice oggi amareggiata la mamma commentando la reazione del suo stupratore.



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IL PRETE SMENTISCE – Quando Erik visita don Pietro presentandosi come il figlio di Cinzia, nella casa di riposo in cui vive il prete finge di non riconoscere il ragazzo. «Ho già fatto tutto quello che dovevo fare, voglio il mio avvocato», dice. Il sacerdote si chiude a riccio. Erik accusa di non aver mai fatto nulla, di non aver mai chiesto scusa. Don Pietro: «Non c’è stato niente». Tutto mentre l’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri sostiene che lo stupro «non è sufficiente» per far dimettere il prete pedofilo e che per un risarcimento non riguarda la Chiesa. Non resta che appellarsi al Papa.

(Photocredit: Italiauno / Le Iene)
 
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* 16 ottobre 2013, 17:23
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Caso Erik Zattoni, la risposta del vescovo
Monsignor Negri sulle rivendicazioni del figlio del prete-padre: "Non accusateci anche per la bomba atomica"

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monsignor negri 2Sul caso di Erik Zattoni sollevato dal servizio de Le Iene, che avevano chiamato in causa il vescovo di Ferrara-Comacchio interpellandolo ai microfoni, arriva la risposta dello stesso monsignor Luigi Negri, affidata a un comunicato ufficiale dell’ufficio stampa diocesano che riportiamo nella sua integrità.

L’Arcivescovo Mons. Luigi Negri, coinvolto inopinatamente e aggressivamente in una vicenda accaduta nell’ambito dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio più di 30 anni fa, non può non riconoscere la gravità morale di ciò che è accaduto ed esprimere nei confronti dei responsabili la più viva deplorazione, ma anche la più profonda affezione e vicinanza di carità e giustizia cristiana alle vittime di questa terribile storia.

Tuttavia non può non far notare che, dopo essersi responsabilmente e debitamente informato a seguito dell’incursione subita da “Le iene”, la Chiesa di Ferrara-Comacchio non ha niente di cui accusarsi.

Questa Chiesa locale ha obbedito rigorosamente alle direttive che sono pervenute dalla Santa Sede, ha ottemperato a tutte le sue richieste e continuerà a farlo per ogni ulteriore e futura indicazione.

Chi conosce almeno un po’ il rapporto tra Chiesa, Stato e società civile sa bene che la Chiesa, nei confronti dei sacerdoti, non si configura affatto come un datore di lavoro, che interverrebbe nelle vicende di carattere giuridico, economico e civile.

Pertanto la Chiesa stessa, che ha aiutato come poteva coloro che erano implicati nella vicenda, non ha nessun obbligo a risarcimenti o ad azioni analoghe.

L’Arcivescovo essendo entrato in questa Diocesi il 3 marzo del corrente anno, può assicurare fin d’ora che procederà ad approfondire ulteriormente la conoscenza di tutto ciò che è accaduto, anche se non ne porta alcuna responsabilità, affinché resti aperta ogni possibilità di incontro e di dialogo teso a rendere più positivi e comprensivi i rapporti con chi ha subito le conseguenze di questa terribile azione e affinché venga loro offerta la doverosa cura pastorale ed umana.

Ciascuno porta le responsabilità che gli sono attribuite in maniera assolutamente oggettiva e inequivocabile. Le responsabilità di Mons. Luigi Negri nei confronti della Chiesa e della Società di Ferrara datano dal 3 marzo del 2013. Di quello che è accaduto prima avrebbe potuto anche non farsi carico ma se ne è interessato in termini rigorosi, e tale rigore lo ha portato alle considerazioni appena espresse.

Visto che comunque pare che sia una questione di cronologia e di tempi, e che è accusato di essere responsabile di cose accadute oltre trent’anni fa, l’Arcivescovo ci tiene a precisare, al fine di evitare spiacevoli equivoci in futuro, che non ha avuto nessuna parte nella dichiarazione della prima guerra mondiale e neppure della seconda e certamente non si è inteso con il presidente americano per lo sgancio della bomba atomica sul Giappone.

Su queste cose è meglio riferirsi ad altri.

Don Massimo Manservigi

Ufficio Stampa Diocesano


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* 16 ottobre 2013, 17:32
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Erik Zattoni: “Le vittime dei preti escano allo scoperto”
Il figlio del parroco-padre si racconta a Estense.com: "Da Negri parole allucinanti"

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Erik Zattoni (foto tratta dal profilo Facebook)

Erik Zattoni (foto tratta dal profilo Facebook)

Ha voluto raccontare solo oggi la sua storia di dolore e quella subìta da sua madre, violentata e messa incinta a 14 anni da un parroco della provincia di Ferrara, don Pietro, nella speranza che altre vittime di abusi subiti da persone appartenenti al mondo ecclesiastico “possano trovare il coraggio di uscire allo scoperto e denunciare”. Sono tanti i messaggi di solidarietà giunti telefonicamente e su Facebook al 33enne ferrarese Erik Zattoni, il figlio di quel rapporto sessuale avvenuto contro la volontà della madre, che ai microfoni de Le Iene di Italia 1 ha raccontato la drammatica vicenda, dell’iter per provare la paternità e dei tentativi di ottenere giustizia dalla chiesa chiedendo che quel parroco, suo padre, vennisse almeno ridotto allo stato laicale.

Una storia che ha raccontato anche a Estense.com, dopo essere stato raggiunto telefonicamente, aggiungendo diversi particolari di una battaglia che lo ha portato ad appellarsi oggi a Papa Francesco, dopo aver ricevuto porte in faccia e silenzio dagli ambienti della chiesa.

Per quale motivo, Erik, la procura non venne interessata di questa vicenda che vedeva vittima sua madre?

“Mio zio e mia madre si rivolsero a un avvocato, con l’intenzione di fare causa, ma le minacce di sfratto (la casa in cui viveva la famiglia, numerosa, era della curia) e le difficoltà economiche che non avrebbero permesso di sostenere le spese legali hanno indotto loro a rinunciare. Lo sfratto è comunque arrivato tra febbraio e marzo del 1987. Oggi non è più possibile procedere, in quanto il reato è caduto in prescrizione, sia per la legge italiana che per il diritto canonico. E questo nonostante la sentenza del settembre 2011 con la quale il tribunale dichiara, grazie all’esame del dna, che don Pietro è mio padre. Si potrebbe agire con una causa civile per il riconoscimento economico dei danni, ma al momento non ho possibilità di sostenere i costi”.

Quando ha saputo di ciò che aveva subìto sua madre?

“L’ho praticamente sempre saputo, fin da quando ero piccolo. Con mia madre però ne ho parlato apertamente solo nel 2008, perché non mi azzardavo a rievocare un episodio dal quale stava cercando di uscire faticosamente e dal quale non uscirà mai completamente. Mi ha raccontato e ho poi fatto richiesta affinché venisse riconosciuta la paternità del parroco, attraverso l’esame del dna appunto. Lui è rimasto prete fino a ottobre del 2012, poi è stato messo in pensione e ora, date le sue condizioni di salute, si trova in una casa di riposo”.

Aveva già incontrato prima suo padre? Gli aveva parlato?

“Poco prima del processo che ha provato la sua paternità l’ho incontrato per informarlo di cosa intendevo fare. Lui ha detto di non sapere niente, che se mia madre era rimasta incinta poteva essere chiunque della mia famiglia, che se io avessi fatto i miei passi lui avrebbe fatto i suoi. Dopo il risultato del test del dna e la sentenza l’ho incontrato nuovamente, ma è rimasto dapprima in un silenzio imbarazzato, per poi dire che aveva perso la testa, che quello era stato un attimo di follia e che con la confessione aveva chiesto perdono a Dio e si trovava in pace con la sua coscienza. Peccato però che non abbia mai realmente chiesto scusa a mia madre, se non con una lettera in cui sembra quasi ammettere con il condizionale ciò che è avvenuto”.

Le Iene hanno provato ha interpellare in merito alla vicenda anche il vescovo di Ferrara, Luigi Negri…

“Le sue parole si commentano da sole, allucinanti. Lo stupro non è sufficiente… Io non riesco a capire cosa debba fare un uomo della Chiesa per essere ridotto allo stato laicale più di quanto abbia fatto don Pietro”.

Cosa pensi di fare ora, dopo aver reso pubblica la vicenda?

“Continuerò a parlarne e a coinvolgere gli organi di informazione. Se necessario tornerò a Le Iene. Voglio rendere giustizia a mia madre ed è giusto che altre persone vittime di abusi trovino attraverso il mio contributo il coraggio di uscire allo scoperto”.
 
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Erik, figlio di un prete: "Il tribunale mi ha dato ragione, ora giustizia per mia madre"

Don Pietro, parroco di Cornacervina, quando aveva 54 anni aveva abusato di una ragazzina di 14, l’aveva messa incinta e non se ne era assunta alcuna responsabilità. Dopo 30 anni il figlio nato da quel rapporto, Erik, ha deciso di raccontare la storia

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di Alessandra Mura

Erik, flash mod davanti al Duomo di Ferarra

La sentenza 1275/11 del Tribunale di Ferrara non dice solo che don Pietro Tosi è il padre biologico di Erik Zattoni. Ma, di fatto, ufficializza quello che per trent’anni lo stesso sacerdote, la Curia ferrarese e perfino buona parte della famiglia della vittima hanno rifiutato: che don Pietro, stimato parroco di Cornacervina, quando aveva 54 anni aveva abusato di una ragazzina di 14, l’aveva messa incinta e si era poi ben guardato da affrontare qualsiasi responsabilità. Una storia che senza esagerazione si può definire sconvolgente e che un servizio della trasmissione Le Iene, martedì sera, ha reso pubblica.

La sentenza depositata il 1° settembre 2011 dai giudici Pasquale Maiorano, Domenico Stigliano e Alessandro D’Ancona non è bastata infatti a estromettere dal clero don Tosi, che ancora per un anno ha continuato a gestire la parrocchia di Cornacervina, piccola frazione di Migliarino, e a essere il principale referente dell’annessa scuola d’infanzia. Solo nell’ottobre del 2012, a 86 anni compiuti, la Curia ha provveduto al suo pensionamento.

Tutti devono sapere. «Per un anno intero ho continuato a insistere - racconta Erik nella sua casa di Migliarino - Ma ancora adesso, nonostante la dichiarazione giudiziale di paternità e tutto quello che implica, don Pietro continua a essere un prete. Per questo, a due anni dalla sentenza, ho deciso di far sapere a tutti la nostra storia, la storia che ha stravolto la vita di mia madre».

C’è voluto tutto il coraggio di Erik perché la verità venisse a galla e si vestisse della dignità formale delle carte bollate. Perché per 30 anni la dignità della mamma di Erik è stata calpestata e oltraggiata, e non solo per l’abuso subìto quando era poco più di una bambina.

La gravidanza. Pochi mesi dopo la violenza, la gravidanza della ragazza risulta evidente ma in famiglia non tutti sono disposti a crederle. È una famiglia numerosa, 15 tra fratelli e sorelle, e con pochi mezzi. Vive in comodato d’uso in un alloggio di don Tosi: il prete è un amico di famiglia, un punto di riferimento e solo una parte della famiglia sostiene la volontà della giovane a denunciare don Pietro. Ad aiutarla è soprattutto il fratello Enzo, che all’epoca voleva diventare prete e che decide di affrontare don Tosi. «Lui ha negato, si è discolpato. C’era la sua parola contro quella di mia madre e lei non è stata creduta. È stato un massacro psicologico, don Pietro ha rifiutato di fare il test del dna, in compenso ha dovuto farlo mio zio per stroncare il sospetto oltraggioso che fosse proprio lui il padre». In breve, la giovanissima vittima non ha le forze per sopportare e ritira la denuncia.

Lo sfratto. Don Tosi però una parola la mantiene: dopo l’abuso aveva imposto alla ragazzina il silenzio con la minaccia dello sfratto. Ed è quello che avviene nel 1987, quando Erik -nato nel giugno del 1981 - aveva sei anni. «La famiglia è in grado di provvedere al suo mantenimento», è la motivazione.

La giovane mamma si trasferisce a Valcesura e tira su Erik lavorando come commessa in un negozio di alimentari e facendo le pulizie allo zuccherificio di San Giovanni di Ostellato. «Non mi ha fatto mai mancare niente - prosegue Erik - mi ha fatto studiare e provveduto a me in ogni modo». Erik fin da piccolo conosce la verità. «Vivevo a 100 metri dalla casa del don, era stato lui a battezzarmi. Mio zio mi aveva raccontato tutto fin da quando ero piccolo ma solo verso i 10-11 anni sono stato in grado di capire il significato di abuso sessuale. Con la mamma c’è sempre stato più pudore, agli amici a scuola dicevo bugie su mio padre ma quando sono arrivato ad avere 26-27 anni ho deciso di affrontare don Tosi. Lui ha negato la paternità, insinuando anzi che la famiglia di mia mamma era così numerosa che poteva essere stato chiunque».

Un muro. La svolta arriva nel 2008, quando Erik con il supporto della moglie decide di passare alle vie di fatto. «Avevo paura che don Tosi morisse prima di riuscire ad arrivare alla verità. Qui è sempre stato molto considerato e amato, c’era il rischio che gli intitolassero una strada, che lo osannassero, e non potevo sopportarlo». Negli anni passati rivolgersi alla Curia per cercare di ottenere almeno un riconoscimento dello sue ragioni era stato inutile. «Mi ricevevano, questo sì, ma non volevano credere alla mia storia, non hanno mai voluto veramente ascoltare me o mia madre: un muro».

L’esposto. Erik allora si rivolge all’avvocato Giulia Pili e porta don Tosi in Tribunale. Per la denuncia penale non c’è più tempo (il reato di violenza su minore si prescrive dopo 25 anni), ma si può ottenere perlomeno una dichiarazione di paternità.

Il dna: è lui il padre. Il procedimento comincia nell’ottobre del 2010, nell’aprile dell’anno successivo la perizia del medico legale stabilisce che don Tosi è inequivocabilmente (con probabilità pari al 99,999%, la massima possibile) è il padre biologico di Erik.

Don Tosi, però, non si presenta mai in udienza e viene condannato in contumacia a rifondere Erik delle spese legali - 10mila euro - che provvede a rifondere.

L’incontro. «Quando ho avuto i risultati del test del dna sono andato a trovarlo - racconta ancora Erik - Lui era in difficoltà, ha detto che gli dispiaceva, che era stato un attimo di follia. Ma a mia madre non ha chiesto scusa. Ha detto di aver chiesto perdono a Dio, di aver ottenuto l’assoluzione da un frate Carmelitano e di sentirsi perciò a posto con la sua coscienza. È arrivato perfino a proporsi di battezzare mia figlia, visto che in quel periodo stavo diventando padre».

La lettera. Solo mesi dopo la sentenza, il 10 maggio 2012, con una lettera scritta a macchina e firmata a mano, don Tosi scrive alla mamma di Erik per chiedere scusa per quello che definisce uno «sbandamento». Uno «sbandamento», aggiunge, che aveva sempre ritenuto «senza conseguenze». Mentre invece «ora pare il contrario, dalle indagini compiute (il dna). Se così fosse, come pare lo sia, la mia richiesta di perdono si estende anche a Erik». In ogni caso, precisa, «ritengo di aver in parte ovviato a eventuale ingiustizia offrendo per vari anni tutto l’aiuto a me possibile, di casa, di vitto e di denaro alla numerosa famiglia».

Il Vaticano. Dopo la sentenza, Erik si aspettava un terremoto. Invece nulla. «Don Tosi è rimasto al suo posto e solo con molte insistenze, un anno dopo, è stato messo a riposo. Ma continua a essere un prete, non è stato estromesso dal clero». In una lettera alla Curia del 19 aprile 2013 il Vaticano si è limitato a invitare il vescovo di Ferrara ad «ammonire formalmente il chierico» e «a sollecitare il reo, nei limiti del possibile, a assumersi, sia pur tardivamente, le proprie responsabilità di padre quantomeno sotto l’aspetto affettivo e morale».

La rabbia. Troppo poco, per Erik, e per le sofferenze patite dalla mamma: «A darmi il coraggio di agire è stata la rabbia. Per dare a mia mamma la giustizia che non a mai avuto, per il muro di indifferenza che abbiamo incontrato, per far sapere che don Tosi non è soltanto il bravo prete che tutti considerano. Trent’anni fa mia mamma è stata messa con le spalle al muro, trasformata da vittima a carnefice, ho voluto risarcirla per questa enorme ingiustizia. Sulle Iene avevo visto un servizio su Francesco Zanardi, un ragazzo di Savona che aveva subito abusi e aveva aperto un blog: www.reteabuso.org. Così l’ho chiamato per chiedergli consiglio e mi ha messo in contatto con Le Iene».

L’appello. Sul blog c’è anche un appello al Vaticano perché riconosca le ragioni di Erik. «Noi in ogni caso camminiamo a testa alta. Spero che questa sentenza crei un precedente e aiuti le vittime di questi e altri abusi a denunciare - conclude Erik - Una vera giustizia forse non l’avremo mai, ma se anche solo una persona, letta la mia storia, si deciderà a denunciare sarà già un grosso risultato. Dal Papa mi aspetto fatti concreti, ma se non ridurrà don Tosi allo stato laicale saranno solo belle parole».
17 ottobre 2013

http://retelabuso.org/ferrara-la-piazza-e-...tutti-con-erik/


Ferrara: La piazza è affollatissima. TUTTI CON ERIK
ottobre 17, 2013 - Preti con famiglia, Preti Pedofili - Tagged: erik zattoni, ferrara, francesco zanardi, papa francesco, papaascoltaerik, pietro tosi, rete l'abuso, sit in - no comments
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1396909_10153353490500527_1189146192_oTanta solidarietà per Erik e sua mamma. Ieri sera a Ferrara la piazza era affollatissima, centinaia di persone hanno voluto manifestare la loro solidarietà per la famiglia di Erik, per dare coraggio ad altre vittime di uscire allo scoperto.

E’ la prima volta che vedo così tante persone scendere al fianco delle vittime. Purtroppo l’usanza in genere è opposta, si scende in piazza in difesa del pedofilo e dopo una eventuale condanna si torna nuovamente in piazza, non per le vittime, ma contro la magistratura che ha fatto il suo dovere, spesso poco gradito.

Nel frattempo questa ennesima vittima coraggiosa, ha dato la forza a parecchie vittime che ci hanno contattato di cominciare ad uscire allo scoperto.

Firma l’appello a Papa Francesco www.change.org/bastaabusi

Francesco Zanardi

Portavoce Rete L’ABUSO

http://www.telestense.it/erik-calderoni-a-...nelli-1017.html

Erik, Calderoni: “A don Pietro va tolto il premio Pavanelli”

Redazione | ott 17, 2013, 11:39 | Commenti 0 | 2 Visite

calderoni“Chiedo al sindaco Mucchi di attivarsi affinché il premio Pavanelli assegnato nel 2005 a don Pietro Tosi venga immediatamente ritirato”.

La richiesta urgente al primo cittadino di Migliarino parte dall’assessore provinciale all’Agricoltura, Stefano Calderoni.

Calderoni nel 2005 era un amministratore pubblico del Comune di Migliarino. Era assessore alle politiche giovanili, nella giunta dell’allora sindaco Rita Reali.

“Il premio Pavanelli è un riconoscimento che porta il nome del primo sindaco del Comune di Milgiarino ed è sempre stato consegnato a persone che si sono contraddistitne per aver realizzato opere utili per la collettività. In quegli anni Don Pietro si contraddistinse per diverse azioni di bene collegate con gli anziani” rimarca Calderoni che aggiunge: “Oltre ad avere costruito una casa di riposo nella sua località in cui esercitava le funzioni di parroco ebbe modo, grazie a una onlus che poi ha messo radici anche nella nostra provincia, di realizzare alcune case per anziani bisognosi di assistenza”. “Allora quella scelta ci parve giusta – aggiunge Calderoni – alla luce dei fatti di oggi ritengo invece che sia doveroso provvedere al ritiro di quel riconoscimento”.
 
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17 ottobre 2013, 0:09
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Le scuse di don Pietro: “uno sbandamento”
L'anno scorso il sacerdote scrisse una lettera a Erik

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ImmagineDopo aver negato ogni responsabilità per trent’anni, e dopo aver ricevuto da un tribunale la conferma che quel ragazzo che chiedeva di conoscerlo era suo figlio, don Pietro ha preso carta e penna per scrivere le sue, tardive, scuse.

Nel 2010 Erik Zattoni decide di conoscere il proprio padre naturale. Con il sacerdote ha una serie di incontri, nel corso dei quali questi si mostra evasivo. Afferma di non sapere nulla della vicenda, salvo le solite chiacchiere di paese. Davanti al ragazzo – questo secondo quanto racconta il figlio – chiarisce che non si sottoporrà al riconoscimento della paternità, a meno che la prova non gli venga imposta dai suoi superiori. In ogni caso nega decisamente di essere il padre.

Questo fino all’anno seguente, quando la sentenza del tribunale, emessa a settembre, smentisce il sacerdote.

Qualche tempo dopo Erik si recò da lui insieme alla madre, sperando di ottenere quel pentimento cristiano fino ad allora negato: “le scuse non arrivarono, anzi disse di aver già chiesto perdono a Dio e di essersi confessato nel 1980 subito dopo lo stupro a un frate carmelitano, il quale lo assolse”.

Le scuse arrivarono successivamente per iscritto. Più di un anno dopo, per lettera. Datata 10 maggio 2012.

“Con questo mio scritto – inizia il prete – intendo esprimere il mio dolore, il mio grande rammarico e chiedere perdono per quanto mi viene dichiarato di essere avvenuto in passato nei confronti di Lei, in un momento di grave mia depressione, e in un periodo di mio avvilimento nel quale mi sembrava di veder calare ogni mio ideale di vita e ogni attestato di stima nei miei confronti”.

Eppure don Pietro ritiene “di aver in parte ovviato ad eventuale ingiustizia offrendo per vari anni tutto l’aiuto a me possibile, di casa, di vitto e di denaro alla numerosa Famiglia; ho sempre ritenuto senza conseguenze il mio “sbandamento” di quel periodo, mentre, invece, ora pare il contrario, dalle indagini compiute. Se così fosse – come pare lo sia – la mia richiesta di perdono si estende anche a Erik”.

Il don si giustifica poi per il fatto di non poter provvedere ad aiutare economicamente il figlio: “Avendo dovuto provvedere personalmente, con i pochi risparmi a mia disposizione, alla casa di riposo di xxxx e alla scuola materna xxxx, sono ora sprovvisto di mezzi economici tali da poter offrire qualche aiuto, oltre quello dato in passato all’intera famiglia”.

Viene quindi il momento della richiesta di perdono: “Ho chiesto sempre perdono a Dio per tutta la mia vita, ormai lunga, per i miei errori. E, ora, chiedo perdono dal profondo a Colore verso cui ho mancato, soprattutto a Chi avesse subito del male da me. Lo chiedo in tutta sincerità e cono vivo e grande dolore”.

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7 ottobre 2013, 0:10
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Caso Erik Zattoni, anche Ratzinger doveva sapere
Erano stati informati della vicenda anche monsignor Negri e il predecessore Rabitti

Anche papa Ratzinger avrebbe dovuto sapere. Così come sapeva il predecessore di monsignor Luigi Negri, l’allora vescovo di Ferrara, Paolo Rabitti. Lo stesso Negri, nonostante affermi di essersi “responsabilmente e debitamente informato a seguito dell’incursione subita da “Le iene””, in realtà era stato già informato il 13 aprile tramite lettera della Congregazione della dottrina per la fede, a firma dell’arcivescovo Luis F. Ladaria. Informati, insomma, di quella storia emersa ora grazie al racconto del figlio di una madre stuprata a 14 anni e messa incinta dal prete del paese.

E’ una storia sbagliata, di quelle, per dirla con le parole di De Andrè, “da dimenticare”. Ma Erik Zattoni e sua madre, violentata nel 1980 da un prete all’epoca 54enne, non ce l’hanno proprio fatta a dimenticare. Erik cerca giustizia per lei, per se stesso, per quel padre vestito di nero che ha riconosciuto la paternità solo dopo essere stato messo con le spalle al muro dal test del dna. Una storia che Erik ha svelato alle telecamere de Le Iene decidendo di renderla pubblica, raccontandola anche alla Rete Nazionale L’Abuso, una onlus nata dall’idea di un gruppo di vittime di preti pedofili che hanno formato una rete di supporto alla quale le stesse vittime possono rivolgersi.

Il caso di Erik e di sua madre ha ovviamente preso posto sulla home page della onlus, con tanto di documentazione che rivelerebbe come la chiesa e le sue alte sfere fossero a conoscenza di quanto avvenuto. Quando negli anni ’80 accadde tutto questo, infatti, Ratzinger era prefetto e avrebbe dovuto sapere della vicenda (e in ogni caso Erik gli scrisse, senza ottenere risposta), in quanto i vescovi sono obbligati a informare la Congregazione della dottrina per la fede, come ha effettivamente fatto il precedente arcivescovo di Ferrara, Paolo Rabitti, con una lettera datata 26 novembre 2012. Lo si evince dalla missiva che la stessa congregazione invia a monsignor Negri con data 13 aprile, in cui, riscontrando la lettera di Rabitti, si invita il vescovo ad “ammonire formalmente il chierico [...] e ad accompagnare lo stesso nell’intrapreso cammino penitenziale”, ma anche “a sollecitare il reo, nei limiti del possibile, ad assumersi, sia pur tardivamente, le proprie responsabilità di padre nei confronti del sig. Erik Zattoni, quantomeno sotto l’aspetto affettivo e morale” e “a comunicare quanto sopra al denunciante, prodigando al medesimo le dovute attenzioni pastorali e caritative”.

E’ una storia sbagliata, certo, sulla quale il silenzio che si è abbattuto come un macigno ha pesato per troppo tempo sulla vita di una famiglia normale.
 
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"Tutti insieme con Erik: ora Papa Francesco faccia giustizia"
Video Le parole di Erik e il flash mob

Dopo la denuncia choc del ragazzo figlio del prete, scatta la gara di solidarietà: "Il don torni allo stato laico"



di Daniele Modica
Ferrara, #PapaAscoltaErik, flash mob per Erik davanti al duomo
(Foto Businesspress)
(Foto Businesspress)

Ferrara, 18 ottobre 2013 - CENTINAIA di braccia tese verso il cielo ad invocare giustizia per un fatto accaduto più di trent’anni fa che ha sconvolto la vita di una ragazza e della sua famiglia. Erik Zattoni è il frutto di quell’abuso perpetrato da don Pietro Tosi, fino al 2012 parroco di Cornacervina, su una giovane 14enne.
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IL COMMENTO Aspettando Papa Francesco di Cristiano Bendin "Io, figlio di uno stupro in chiesa". Flash mob in duomo: appello al Papa "Mamma violentata a 14 anni dal prete: il Papa punisca l'orrore"

L’evento, che ha portato davanti al Duomo tanti ragazzi (anche se molti erano gli affezionati del mercoledì sera) è stato organizzato dall’associazione Ferrara by Night. A guardare dall’alto quella moltitudine di facce sorridenti, che come tante piccole statue della libertà tendevano i cellulari illuminati, lo stesso Erik si è commosso: «Non credevo venisse così tanta gente — ha commentato — ma l’intenzione non era di avere un quarto d’ora di celebrità». Anche perché il flash mob è durato una manciata di minuti. Poi la serata è proseguita senza novità, come un normale mercoledì (a parte la rissa scoppiata in via Cairoli tra ragazzi ubriachi, che però non ha avuto conseguenze). E ora il rischio è che tutto cada nel dimenticatoio.
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Flash mob per Erik davanti al duomo

Intorno alle 23.30, il puntino rosso di un laser, simile a quello dei cecchini, trapassava con intenti provocatori le finestre curiali, dove ogni tanto alcuni ragazzi buttavano lo sguardo nella speranza che le tende si aprissero e rivelassero il volto dell’arcivescovo Negri. Il senso dell’evento era «di voler fare luce sulla vicenda di Erik, esprimendo la nostra vicinanza alla famiglia e mandare la foto di tante lucine direttamente all’attenzione di Papa Francesco». Questa la motivazione degli organizzatori. Ma il rischio della strumentalizzazione era dietro l’angolo. «Dopo un’intera estate a fare la morale sulle abitudini giovanili — ha tuonato Michele, 27enne presidente dell’associazione organizzatrice — la Curia ora risponde con indifferenza a questa storia spaventosa. Il nostro vescovo tenga per sé le sue prediche». Parole forti, che vanno oltre il caso di Erik, anche se prendono le mosse da questo. In ogni caso l’iniziativa è perfettamente riuscita, il colpo d’occhio sulla piazza lo dimostra.

Anche se qualcuno alla domanda Perché tieni il cellulare puntato in alto? non ha saputo rispondere: «Sinceramente non so», ha confessato Antonio, uno studente pugliese che accompagnava tre giovani londinesi in un viaggio di piacere. I camion di Hera al mattino hanno ripulito i segni della movida: bottiglie di vetro rotte o abbandonate sul sagrato, la solita pipì davanti all’edicola della Madonna che fiancheggia la Cattedrale.

Sul flash mob si è espresso favorevolmente Francesco Zanardi, fondatore del sito Rete nazionale l’abuso e a sua volta vittima di violenze ricevute da un prete di Savona quando aveva undici anni: «Erik si era rivolto a noi — ha detto — e abbiamo cercato di aiutarlo. Ora stiamo raccogliendo le firme, già diecimila, e le porteremo in Vaticano. Chiediamo che i fascicoli sugli abusi da parte di sacerdoti vengano consegnati ai magistrati e che i colpevoli vengano ridotti allo stato laicale».

Daniele Modica
 
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“Un prete pedofilo stuprò mia madre. Papa Francesco faccia giustizia”
Erik Zattoni di Ferrara ha raccontato la sua storia al programma Le Iene e chiesto che dopo 33 anni i responsabili vengano puniti: "La mia mamma a quattordici anni era stata accolta in una casa della parrocchia. Dopo il riconoscimento giudiziale di paternità ho ottenuto le scuse di mio padre, ma non è mai stato rimosso dalla sua funzione nonostante le mie proteste". Domenica 20 ottobre sarà a Roma per fare un appello a Bergoglio
di Marco Zavagli | Ferrara | 18 ottobre 2013
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“Un prete pedofilo stuprò mia madre. Papa Francesco faccia giustizia”

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Sapeva fin da piccolo di essere il figlio di uno stupro. La madre, all’età di 14 anni, venne abusata dal prete che ospitava lei e la sua famiglia in una casa della parrocchia. Lui nacque da quella violenza 33 anni fa. Per anni Erik Zattoni ha chiesto ai vertici della diocesi di Ferrara, dove insiste la parrocchia del sacerdote, di ridurre allo stato laicale quel prete. Non ottenne risposta, nemmeno dalla Congregazione della dottrina della fede, allora retta dal futuro papa Ratzinger.

Solo dopo il riconoscimento giudiziale di paternità, nel settembre 2011, con la prova del dna in mano, ha ottenuto una tardiva lettera di scuse dal padre, che si diceva dispiaciuto per “lo sbandamento” di allora. Da quel momento il 33enne ha cercato di far valere i propri diritti, sia morali che economici, ma con scarsi risultati. Intanto, per 40 anni il prete – oggi in pensione – è rimasto nella sua funzione, a contatto con minori ed oggi è ancora un sacerdote della Chiesa.

Ora, attraverso un appello lanciato attraverso un servizio televisivo delle “Iene”, Erik Zattoni si rivolge a papa Bergoglio per ottenere giustizia. E domenica prossima una delegazione ferrarese dell’associazione Ferrara By Night sarà in piazza, durante l’Angelus, per sostenere la richiesta del 33enne. I partecipanti, muniti di abiti e lenzuola bianchi, comporranno una macchia di colore bianco tra i fedeli utilizzando cartelloni con l’hashtag #PapaAscoltaErik.

A Ferrara invece l’attenzione si è concentrata sulle reazioni del vescovo Luigi Negri. Già al microfono delle “Iene” il capo della curia aveva fatto capire di non aver molto da dire. Alla domanda sul perché un prete rimanga tale anche dopo un crimine di questo tipo, Negri ha glissato: “Lei vuole insegnare alla Chiesa a fare la Chiesa?. Certamente è giusto se non ci sono state ragioni per cui la Chiesa ha ritenuto che dovesse essere dimesso. Lo stupro non è sufficiente. Per il risarcimento non so a chi si deve rivolgere, non a me. Sono cose civili non ecclesiastiche. La smetta perché mi ha irritato”.

Il giorno dopo il vescovo ha inviato un comunicato alla stampa. Peggiorando le cose. Nel consegnare alla nota la sua “più viva deplorazione nei confronti dei responsabili” e la “più profonda affezione e vicinanza di carità e giustizia cristiana alle vittime di questa terribile storia”, il monsignore chiarisce che “la Chiesa di Ferrara-Comacchio non ha niente di cui accusarsi”, dal momento che “ha obbedito rigorosamente alle direttive che sono pervenute dalla Santa Sede”.

Negri poi smarca la sua diocesi da qualsiasi possibile chiamata in causa a livello economico, visto che “la Chiesa, nei confronti dei sacerdoti, non si configura affatto come un datore di lavoro, che interverrebbe nelle vicende di carattere giuridico, economico e civile”. Un ego te absolvo arriva anche per quanto riguarda la sua persona, “entrato in questa Diocesi il 3 marzo del corrente anno”. E quindi non responsabile per quanto accaduto più di trent’anni prima. Anzi, ora che è a Ferrara assicura che “dopo essersi responsabilmente e debitamente informato a seguito dell’incursione subita da “Le iene” , “fin d’ora procederà ad approfondire ulteriormente la conoscenza di tutto ciò che è accaduto”.

In realtà della vicenda era già a conoscenza almeno dal 13 aprile tramite lettera della Congregazione della dottrina per la fede, a firma dell’arcivescovo Luis F. Ladaria, in cui si chiedeva di “ammonire formalmente il chierico” e a “sollecitarlo, nei limiti del possibile, ad assumersi seppur tardivamente le proprie responsabilità di padre”. Negri poi conclude la sua nota assicurando che “non ha avuto nessuna parte nella dichiarazione della prima guerra mondiale e neppure della seconda e certamente non si è inteso con il presidente americano per lo sgancio della bomba atomica sul Giappone”.

Parole che “mi lasciano di stucco – commenta Zattoni -; non so come si possa dire cose del genere. Un prete ha violentato una ragazza, l’ha resa madre. Se non è abbastanza questo cosa deve succedere?”.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...-roma-1.7952334

La protesta per Erik arriva a Roma

FerraraByNight: «Saremo all’Angelus per chiedere al Papa di ridurre don Tosi allo stato laicale». Un appello nazionale

* violenze sessuali
* stupri
* preti






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Alza il tiro l’associazione FerraraByNight impegnata a sostenere le ragioni di Erik Zattoni, figlio di un sacerdote, don Pietro Tosi, che abusò di sua madre quando aveva solo 14 anni.

Dopo la grande partecipazione alla “candela umana”, mercoledì sera davanti alla Curia, i promotori puntano a raccogliere consensi in tutta Italia, organizzando per domani una manifestazione a Roma; in occasione dell’Angelus saranno in piazza San Pietro alle 11 per chiedere direttamente a Papa Francesco di ascoltare la richiesta di Erik: ridurre don Pietro allo stato laicale.

«Abbiamo lanciato l’appello sul sito e sulla pagina facebook - spiega Carlos Dana, uno degli appartenenti a FerraraByNight -. Siamo rimasti molto soddisfatti della risposta all’evento di mercoledì, lo stesso Erik ci ha raggiunto e si è commosso, ora vogliamo ampliare la partecipazione a livello nazionale». L’appuntamento è dunque alle 11 di domani in piazza San Pietro: «Saremo all’Angelus con i cartelli #PapaAscoltaErik, il Pontefice è l’unico ad avere il potere di estromettere don Tosi dal clero». Dana tiene poi a sottolineare che da parte di FerraraByNight «non c’è alcuna volontà di cavalcare una polemica o di strumentalizzare una vicenda dolorosa. Pensiamo semplicemente che questo ragazzo meriti una risposta e tutto il sostegno possibile per il coraggio che ha avuto ad esporsi, era un atto dovuto». Così come era importante dimostrare «che Ferrara non è solo la voce del Vescovo, che non rappresenta il 90% dei cittadini». Tra monsignor Negri e i ragazzi della movida aleggia ancora la ferita del “postribolo”, «ma questa non è una manifestazione contro il vescovo, ma per Erik. Vogliamo anzi far capire che siamo persone sensibili a un vecchio problema della Chiesa, che non comincia e non finisce con don Pietro: sono tanti, gli aspetti vergognosi in questa vicenda. Ci sono prelati che non hanno voluto difendere le vittime, i predecessori di monsignor Negri che non hanno voluto ascoltarle, e l’attuale vescovo che continua a fare gaffe. È una vicenda cominciata male e proseguita peggio: speriamo di contribuire a farla finire un po’ meglio, non solo per Erik, ma anche per tutti quelli che non hanno avuto la sua stessa forza a denunciare abusi». La presenza di Erik, domani a Roma, non è ancora certa «ma contiamo che possa esserci, lo speriamo molto».

Sarà in ogni caso, conclude Carlos Dana, una manifestazione pacifica: «Erano arrivate anche proposte più “estreme”, tipo boicottaggi o lanci di uova, ma non fa per noi. Noi vogliamo continuare ad agire in modo positivo, senza esasperare gli animi ma non per questo con minore determinazione. E di questo ci va dato merito».(a.m.)
19 ottobre 2013
 
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Il sindaco Mucchi revoca a Don Tosi il “Premio Pavanelli”

Redazione | ott 17, 2013, 18:07 | Commenti 1 | 28 Visite

migliarino
Il sindaco inoltre si augura che la Chiesa sia molto vicina ad Erik e alla sua famiglia visto che con papa Francesco si è aperta ai bisogni della gente.

Lo ha deciso il sindaco di Migliarino Sabina Mucchi che in queste ore, e dopo la lettera pervenutagli dall’assessore all’agricoltura della Provincia, Stefano Calderoni, che chiedeva al sindaco di revocare il premio assegnato a don Tosi nel 2005, quando sia Calderoni che la Mucchi erano nella giunta del sindaco Rita Reali, sta predisponendo l’atto formale della revoca per un premio che a Migliarino viene consegnato a persone che sono contraddistinte per aver realizzato opere utili per la comunità. .

La notizia dell’abuso commesso da Don Tosi, accertato da una sentenza del Tribunale, infatti è arrivata dopo uno scoop della trasmissione “Le Iene”. Un fulmine a ciel sereno per la comunità di Migliarino.

“Sono sconvolta come donna e come sindaco” afferma il primo cittadino Mucchi. “Quelli della mia generazione stentano a crederci perché Don Tosi nella nostra comunità ha fatto molte buone azioni e per questo non ce lo saremmo mai aspettato”.

“La decisione di revocare il premio – spiega il sindaco – parte da due ragioni: la prima è che vogliamo dare un segnale che faccia capire che l’amministrazione è vicina ad Erik Zattoni e alla sua famiglia. In questi anni hanno vissuto un dramma di questo genere in totale solitudine”.

“La seconda ragione – aggiunge la Mucchi – sta nel fatto invece che si tratta di una storia che ha a che fare con l’abuso ad una donna giovane”.

IL sindaco Mucchi inoltre lancia un messaggio anche a monsignor Negri: “Con papa Francesco la Chiesa si è aperta ai bisogni della gente. Mi auguro allora che sia vicina anche a Erik e alla sua famiglia che ora dovrà affrontare un percorso personale molto difficile e lungo per avere completa giustizia e verità”.
 
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view post Posted on 22/10/2013, 15:02
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«Per quello che ha fatto non può più essere prete»

I sacerdoti ferraresi intervengono sul caso di don Pietro Tosi Don Turazzi sul foglio parrocchiale: «Fatto tremendo nascosto da tanto tempo»



di Alessandra Mura

Dal secco “no comment” alla piena condanna di don Tosi, dalla vergogna per un silenzio trentennale fino all’asserzione “papale papale”: dopo quello che ha fatto, don Pietro dovrebbe essere estromesso dalla Chiesa.

I sacerdoti della Diocesi ferrarese si interrogano sul caso che ha scosso la nostra provincia e reso pubblico quello che, per molti, non era affatto un segreto: un figlio concepito violentando una ragazzina di 14 anni, un figlio - Erik - che dopo trent’anni di ingiustizia e indifferenza ora sta reclamando il diritto alla dignità.

A mettere nero su bianco il suo pensiero, sul foglio informativo della parrocchia, è stato don Andrea Turazzi, provicario generale nonché parrocco della Sacra Famiglia. «In questi giorni, nella nostra Diocesi, è emerso un fatto tremendo nascosto da tanto tempo, una sofferenza incancellabile - scrive - Preghiamo perché siano trovate le vie più giuste di riparazione davanti agli uomini e davanti a Dio».

Giustizia divina, dunque, ma anche terrena. La stessa che invoca, in modo ancora più deciso, don Carlo Maran, rettore di San Cristoforo alla Certosa: «Ha commesso un crimine e sarebbe dovuto andare in prigione (il reato di abuso sessuale su minore si prescrive dopo 25 anni, ndr). Quello che trovo grave è anche il fatto che don Tosi si dichiari in pace con la sua coscienza avendo ottenuto l’assoluzione in confessione da parte di un frate Carmelitano. Ma come può esserci assoluzione se non c’è stato pentimento? Se fosse venuto da me a confessarsi non l’avrei assolto senza pretendere una penitenza vera, atti concreti di riparazione per il male causato, e che finora non ha mai compiuto. No, non c’è stato vero pentimento».

Va da sè, conclude don Maran, che per il suo comportamento «per me don Tosi, anzi monsignor Tosi visto che nel 1976 è stato nominato canonico onorario della Cattedrale, dovrebbe essere estromesso dal clero. Non dovrebbe essere più un sacerdote».

La Curia, interviene don Massimo Manservigi, non può che seguire le indicazioni del Vaticano, e fino a questo momento la Congregazione per la dottrina della Fede si è limitata a suggerire un ammonimento Con una lettera inviata al vescovo il 19 aprile scorso, più di un anno dopo la sentenza del tribunale civile di Ferrara che, sulla scorta del test del dna, aveva sancito la paternità di don Tosi nei confronti di Erik Zattoni.

«Ma per una vicenda così grave e delicata potrebbero intervenire degli inasprimenti e in questo caso la Curia è pronta ad assumere provvedimenti più drastici attenendosi alle disposizioni della Santa Sede». Per don Massimo questo è un momento «di grande dolore per la nostra Diocesi, che non può non essere vicina a coloro che hanno subìto un’enormità del genere. È un fatto orrendo che dovrà essere affrontato con la massima attinenza alle decisioni del Vaticano. Il sacerdozio, voglio ricordarlo, ha e deve avere un ruolo positivo in una comunità».

Non rilascia dichiarazioni invece don Marco Bezzi, parroco di Cassana ed economo della Diocesi: «Nessun commento, molte cose dette sono state strumentalizzate». Sulla stessa linea don Antonio Grandini, vicario generale della Diocesi, che telegrafico risponde: «Non abbiamo nulla da dichiarare».

Don Paolo Valenti, parroco dell’Addolorata e conosciuto per il suo impegno nella Caritas, si limita a ribadire che «questo è un momento difficile, si tratta di una vicenda grave».

«È stato più che un errore, di un momento di debolezza - aggiunge monsignor Ivano Casaroli, direttore dell’Istituto di cultura religiosa Casa Cini - Il tutto aggravato dal lungo silenzio che ne è seguito. Di sicuro è necessario un segnale forte di vicinanza nei confronti delle vittime. Sono rimasto colpito e disorientato dal fatto che questa vicenda abbia avuto un’incubazione così lunga, siamo rimasti interdetti e addolorati. Certo la Chiesa è chiamata ad adottare i provvedimenti necessari, in genere in queste situazioni un sacerdote torna allo stato laicale, ma non sono io che posso decidere. È anche vero che il tempo del pentimento è sempre valido, che non è mai tardi per cercare il perdono di Dio. Quello che don Tosi ha fatto, ripeto, è molto grave, è ben più di un errore, ma non si possono nemmeno cancellare le molte cose positive che ha fatto per la sua comunità. La missione pastorale deve ricominciare e bisogna dare segnali concreti per poter recuperare la fiducia dei fedeli».
22 ottobre 2013
 
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view post Posted on 23/10/2013, 15:13
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Le Iene e il figlio del prete pedofilo che incontrerà Papa Francesco
di Redazione - 23/10/2013 - Erik Zattoni ha parlato della sua storia al vescovo di Ferrara, che ha promesso di organizzare una visita al pontefice
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Erik Zattoni, il ragazzo ferrarese che alle Iene la scorsa settimana ha raccontato di essere figlio di un prete pedofilo, incontrerà il Papa. È la promessa che l’arcivescovo di Ferrara ha fatto al giovane nato nel 1981 dallo stupro compiuto da un prete, don Pietro, ai danni di una 14enne, la signora Cinzia, oggi 54enne. Monsignor Luigi Negri, raggiunto per due volte da troupe di Italia Uno, ha accettato di incontrare Erik, impegnandosi a trovare una soluzione per un risarcimento a sua madre e organizzare un incontro con il Pontefice.



prete pedofilo iene 6



LA STORIA – La decisione dell’arcivescovo arriva dopo numerose polemiche legate al servizio delle Iene, che sette giorni fa ha raccontato dello stupro e finanche mostrato una vecchia sentenza del Tribunale di Ferrara che certifica che Erik è figlio naturale di don Pietro. Monsignor Luigi Negri durante la sua omelia domenica scorsa non ha evitato di fare riferimento al caso finito in tv, in particolare attaccando in un passaggio l’inchiesta delle Iene. «Vorremmo ricordare – ha detto il vescovo ai fedeli -, a tutti quelli che stanno facendo questa dissennata campagna, la voce dell’apostolo. Non si illuda chi tenta di distruggere il tempio. Dio presto o tardi distruggerà lui».



prete pedofilo iene 1



IL CHIARIMENTO – In settimana la Chiesa di Ferrara si era fatta viva anche con un comunicato alla stampa in cui si dichiara la vicinanza dell’arcivescovo alle persone vittima di violenza. «Monignor Luigi Negri non può non risconoscere – recita la nota – la più profonda affezione e vicinanza di carità e giustizia cristiana alle vittime di questa terribile storia». Il comunicato della Chiesa diffuso nei giorni scorsi specifica poi che la diocesi di Ferrara non ha obbligo di risarcimenti e si è limitata ad eseguire ordini della Santa Sede, e spiega l’assenza di responsabilità dell’attuale arcivescovo nei fatti accaduti trent’anni fa. C’è anche tanta ironia nel comunicato. La nota della Chiesa infatti ironicamente spiega che l’arcivescovo non ha responsabilità nella seconda guerra mondiale e in altri disastri del secolo scorso.



prete pedofilo iene 7



LA NOVITÀ – Ora che un primo passo in avanti è stato compiuto, c’è ovviamente da augurarsi che la promessa dell’arcivescovo venga mantenuta. Erik intanto si dice soddisfatto. Sia delle aperture della Chiesa, che dei suoi nuovi rapporti. Da quando ha raccontato la storia sua e di sua madre alle Iene, sia lui che la signora Cinzia si sentono liberati di un peso. E sembrano migliorati, racconta il giovane, anche i rapporti con gli amici. Ora non ci sono argomenti tabù.

 
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