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Le Iene 15-22 ottobre 2013. Don Pietro Tosi abusa, mette incinta 14enne e scorda il figlio. Il video, Migliarino (FE), prottetto da vescovi prete pedofilo. Perdonato dal Sant'Uffizio: resta in servizio e ammonimento orale

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GalileoGalilei
view post Posted on 15/10/2013, 21:44 by: GalileoGalilei
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Mons. Pietro Tosi
Indirizzo: via ......... - Cornacervina, 44027 Migliarino (FE)
Tel: 0533 ......
Dati Anagrafici

Luogo di nascita: Baricetta (RO)
Data di nascita: 14/08/1926
Data ordinazione: 10/03/1951

Gli Incarichi
Parroco presso Assunzione di Maria Vergine
Parroco presso S. Giacomo Apostolo

L’uomo nella foto è il parroco stupratore che avete visto nella puntata de LE IENE ieri, si chiama don Pietro Tosi parroco di Cornacervina di Migliarino (FE).



Un’altra “storia di ordinaria pedofilia” che raccontiamo attraverso le parole del figlio di Pietro Tosi, Erik Z.

Un’altra storia dove il dolore irreparabile e indelebile delle vittime, non trova conforto nella giustizia della chiesa cattolica, ma come da manuale si imbatte un’altra volta nell’omertà criminale della chiesa cattolica, puntualmente irresponsabile ed insensibile. Come sempre emerge l’unica priorità, salvaguardare il buon nome della chiesa cattolica.



Erik Z. che oggi ha 32 anni ed è padre di una bambina, ci racconta così la storia della sua famiglia, motivando le ragioni di quello che ha fatto.

Erik chiede anche a Papa Francesco, di essere coerente con le sue dichiarazioni, chiede perché la Congregazione per la Dottrina della Fede non applica come dovrebbe il Codice Canonico e risponde ad Erik che don Tosi morirà prete ? Perché esiste la prescrizione anche per un reato cosi' grave? Perché il Papa, unica persona che può intervenire, non lo fa? Anche noi ci facciamo la medesima domanda.



Erik comincia così a raccontare la sua storia; “Premetto che tutto quello che ho fatto l'ho fatto per rendere giustizia a mia madre,che è la vera vittima di questa storia, per me, perché possa chiudere questa pagina della mia vita, e per far si che altre persone che hanno subito abusi e ingiustizie da parte di appartenenti al mondo ecclesiastico escano allo scoperto e trovino il coraggio di denunciare.

Aggiungo che non ho voluto condannare il don Pietro Tosi di adesso, anziano e malato, ma il don Pietro Tosi 54enne che ha abusato di una ragazzina di appena 14anni”.



Tratto dal Ricorso per la dichiarazione giudiziale di paternità contro Pietro Tosi nato a Adria (RO)

*** *** ***

Erik è nato nel 1981 presso l’Ospedale Civile di Codigoro, è stato registrato presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Migliarino ed è stato riconosciuto dalla sola madre Elena (nome di invenzione).

Invero, il padre è Don Pietro Tosi, nato a Baricetta (RO) nel 1926, che ebbe rapporti sessuali, contro la sua volontà, con Elena, nata a Codigoro (FE) nel 1966, all’epoca dei fatti appena quattordicenne.

Come risulta dalla dichiarazione dattiloscritta Elena, e come la stessa potrà confermare, Don Pietro Tosi, parroco di Cornacervina di Migliarino (FE) dal 1961, obbligò, l’allora giovanissima Elena, ad intrattenere con lui rapporti sessuali. Ciò accadde tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1980, nello studio di Don Tosi ove la giovane era stata condotta per sistemare libri e documenti.

Nella sua dichiarazione Elena aggiunge che Don Pietro Tosi era solito “insinuare continuamente le mani nelle sue parti intime”, nonostante i suoi rifiuti ed i suoi tentativi di opporsi, anche durante i tragitti di andata e ritorno della raccolta dei bambini della scuola materna, in occasione dei quali accadeva spesso che lei lo accompagnasse sul pulmino della Parrocchia che questi conduceva al fine di aiutarlo assistendo i bambini. Inoltre, nei primi giorni di ottobre del 1980, al ritorno dal giro in pulmino, dopo averlo parcheggiato nel piazzale antistante la canonica di Cornacervina, Don Pietro Tosi ha nuovamente tentato di insinuare le mani nelle parti intime di Elena ed ha desistito solo al sopraggiungere del campanaro.

Don Pietro Tosi minacciò Elena di sfrattare lei e la sua famiglia qualora avesse rivelato quanto accaduto tra di loro.

Invero, la famiglia di Elena (numerosa ed economicamente disagiata: composta da 13 membri di cui 8 senza attività lavorativa e ancora in età scolare), dal maggio del 1973, abitava in una casa, costruita appositamente per ospitare la numerosa famiglia, di proprietà della curia e gestita da Don Tosi.

Successivamente, la famiglia di Elena, su iniziativa ed insistenza dello stesso Don Pietro Tosi, subì un’azione giudiziaria che è sfociata in uno sfratto. Il tutto nonostante l’evidente e persistente stato di bisogno nel quale versava la famiglia che, nel 1983 aveva subito la gravissima perdita del capo famiglia, uno dei pochi componenti del nucleo familiare percettori di reddito.

Elena sotto la minaccia da parte di Don Pietro Tosi di gravissime conseguenze per sé e l’intera sua famiglia, mantenne, dunque, il pesante segreto che la opprimeva fino al febbraio del 1981, allorquando, a seguito di forti dolori al ventre, accompagnata dal fratello e dalla madre, venne ricoverata all’Ospedale civile di Codigoro e dopo essere stata sottoposta ad esami ed accertamenti, le venne diagnosticato lo stato di gravidanza, presumibilmente al quarto mese.

Come risulta dalle dichiarazioni a firma del fratello, Elena confessò in quell’occasione ai famigliari che il padre del suo bambino era il Parroco di Cornacervina, Don Pietro Tosi, con il quale, contro la sua volontà, aveva intrattenuto un rapporto sessuale. Elena aveva 14 anni, non aveva avuto rapporti sessuali con altri al di fuori di Don Pietro Tosi.

Appresa la sconcertante notizia, i familiari cercarono immediatamente di ottenere spiegazioni nell’ambiente ecclesiastico ove, però, trovarono solo reazioni di sdegno, incomprensione e rifiuto. Monsignor Filippo Franceschi, all’epoca Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, testualmente disse al padre di Elena che si recò da lui a colloquio insieme al fratello e allo zio “Non credo che Don Pietro abbia commesso ciò di cui è accusato, permettetemi di non credere. Tuttavia, anche se fosse vero, vi prego di tacere perché sarebbe uno scandalo enorme per tutta la diocesi, verrebbe messa a dura prova la credibilità dei nostri sacerdoti. Chiedo la vostra pietà, non il vostro perdono. Se necessario penserò io a tutto”.

Il fratello di Elena, quindi, decise di incontrare Don Pietro Tosi l’indomani stesso. Questi negò gli episodi a lui contestati e di essere il responsabile della gravidanza della sorella, in ogni caso, diede la sua piena disponibilità a sottoporsi alle analisi necessarie a dimostrare le sue affermazioni.

Inutile dire che detta disponibilità -semmai vi fosse stata realmente in un primo tempo- è stata poi ritrattata e che don Pietro Tosi ha sempre seccamente rifiutato di sottoporsi alle prove ematologiche e genetiche, anche da ultimo, quando detta richiesta gli venne rivolta personalmente dal figlio, suo e di Elena, Erik



A dette indagini si sottopose, invece, con esito negativo, il fratello, nei cui confronti si erano concentrate le insinuazioni da parte degli ecclesiastici coinvolti ed in particolare di Don Edoardo Bonaccio, parroco di Libolla (FE) e vicino alla famiglia.

Per tutta la prima metà degli anni 80 lo zio e la madre di Erik cercarono di far emergere la verità ma si trovarono di fronte a un muro.

Infatti dalla curia ricevevano solamente rifiuti ad ogni richiesta di indagine e di presa di posizione nei confronti di Don Pietro Tosi.

Per loro aveva valore solo la parola del prete stupratore, la parola della ragazza violentata non veniva nemmeno considerata.

Era impossibile avere giustizia da parte della chiesa e si trovarono nella situazione sperata dai vertici ecclesiastici e da don Pietro Tosi cioè senza risorse economiche, con uno sfratto imminente e con il morale a terra.

Non riuscendo economicamente a sostenere una causa legale come avrebbero voluto, non ricevendo aiuto e collaborazione da parte della chiesa, furono quindi costretti ad abbandonare la loro battaglia e a continuare la loro vita.

Questo fino al 2010 quando Erik, dopo aver parlato con la madre,ha voluto conoscere suo padre, Don Pietro Tosi, e lo ha incontrato in due occasioni. A questi incontri non ne sono seguiti altri.

Si è trattato, come è immaginabile e comprensibile, per Erik di un incontro molto atteso e denso di timori e aspettative.

In entrambe le occasioni Don Pietro Tosi si è mostrato evasivo e, a tratti, innervosito ed agitato. Ha affermato di non sapere nulla della vicenda, conosciuta solo per le voci che erano circolate nel piccolo paese di Cornacervina. Si è trincerato dietro il segreto confessionale ed ha ripetuto quanto in passato ebbe già a dire allo zio del ricorrente, e cioè che si sarebbe sottoposto alle prove ematiche solo se ciò gli fosse stato imposto dai suoi superiori, negando seccamente di essere suo padre. Il ricorrente è rimasto profondamente colpito dall'assenza di comprensione e compassione per la sua situazione da parte di Don Tosi così attento a difendere se stesso (“nessuno fino ad oggi si è mai azzardato a fare nulla ma se succederà io farò i miei passi”).

Erik è stato cresciuto dalla sola madre con molti sforzi e difficoltà, non solo di natura economica.



Durante il processo don Tosi non si è mai presentato in aula di tribunale, ma ha comunque accettato di sottoporsi all'esame del D.N.A.

Ad Aprile 2011 i risultati dell'esame hanno confermato quanto già si sapeva, cioè che don Tosi è padre di Andrea.

A settembre è arrivata la sentenza del tribunale.

Nonostante ciò don Tosi ha continuato a fare quello che ha fatto negli ultimi 30anni ovvero il parroco.

Erik ha avuto poi diversi incontri con alti prelati del luogo.

Durante un incontro, uno di questi fu molto gentile, anche se dissedi non aver mai saputo niente di questa faccenda, e alla richiesta di non vedere piu'esercitare un prete pedofilo stupratore si senti' rispondere che era vecchio, una cosa del genere l'avrebbe buttato giù, era difficile rimpiazzarlo, ci voleva tempo e poi lo lasciò basito chiedendo se potessero bastare le scuse per chiudere la spiacevole situazione, ma soprattutto chiese se la madre all'epoca dei fatti fosse attraente (14 anni appena compiuti) quasi come se fosse stata lei ad attirare le attenzioni di don Tosi.



Comunque la madre era poco più di una bambina, era esile non ancora formata, solo una bestia avrebbe potuto farle quello che le è stato fatto.



Poi ci fu un successivo incontro con un altro alto prelato che si mostrò gentile e colpito da questa storia.

Il problema era che lui la conosceva già in quanto ebbe un incontro con don Tosi quando cominciò il processo, nel 2010.

Affermò che Don Tosi confessò in lacrime quanto aveva fatto e alla domanda "potrebbe essere nata una creatura?" la risposta fu "si".



Quindi sapeva che il ruolo di parroco della parrocchia di Cornacervina di Migliarino era ricoperto da un prete pedofilo stupratore, ma nonostante ciò lo lasciò al suo posto.

Lo lasciò fino ad ottobre 2012 quando dopo una serie di insistenti richieste da parte delle vittime lo allontanò, chiedendo però di non rivelare il vero motivo dell'addio.

Poi Erik andò da don Tosi insieme alla madre sperando si scusasse con lei per quanto le aveva fatto, ma le scuse non arrivarono, anzi disse di aver già chiesto perdono a Dio e di essersi confessato nel 1980 subito dopo lo stupro a un frate carmelitano Anselmo Parini il quale lo assolse.

Le scuse arrivarono successivamente per iscritto.



Poi Erik ha preso contatto con la Congregazione della dottrina per la fede per capire se a don Tosi venisse applicato un processo per ridurlo allo stato laicale.

Ha scritto tramite mail e tramite lettere al prefetto (o che ne fa le veci) della Congregazione e ho avuto come risposta che il caso era in fase di studio ma richiedeva tempo.

Vedendo però che non venivano date risposte sufficienti ha chiamato telefonicamente la Congregazione e dopo un interminabile giro è riuscito a parlare con chi si occupa di questi casi.

Disse chiaramente che nei confronti di don Tosi non ci sarà alcun processo canonico, che morirà prete, e che se avesse voluto avrebbe potuto rendere pubblica questa storia.

Ha scritto anche al precedente papa ma ovviamente non ha avuto risposte. Ratzinger fu prefetto negli anni 80 quando accadde tutto questo e sapeva di questa storia perché i vescovi sono obbligati ad informare la congregazione quando avvengono questi episodi, è avvenuto anche con Rabitti che ha informato la congregazione come confermato dalla lettere in mio possesso. Nei primi anni 80 venne anche mandato un avvocato dal vaticano per calmare le acque.



"Ora" dice Erik, "quello che io chiedo è che questo prete venga ridotto allo stato laicale, se non lo fanno con chi si macchia di un reato tanto grave con chi lo devono fare?



Don Tosi ha rovinato la vita a mia madre, le ha fatto svanire la fiducia negli uomini, la costretta a diventare madre a 15 anni crescendo un figlio che le ricorderà per tutta l'esistenza quello stupro, non ha potuto studiare, non ha vissuto la vita che ogni adolescente merita.

E' stata umiliata da don Pietro e dagli uomini della curia di Ferrara e del Vaticano che non le hanno mai creduto per 30 anni nonostante dicesse la verità. E' stata violentata e in piu' nessuno le credeva (nemmeno una buona parte dei famigliari), per lei è stato devastante e disarmante.

Mi ha cresciuto tra mille difficoltà facendo i lavori piu' umili (dalla commessa alle pulizie dei bagni in una fabbrica, tra gli altri) ma con una grandissima dignità, permettendomi di studiare e di avere una vita come tutti i miei coetanei.

Io ho 32 anni ho una compagna, una figlia, ho avuto una vita normale ma dentro mi porto sempre un peso che non passerà mai però vedere la giustizia arrivare fino in fondo potrebbe aiutarmi a liberarmene.



Adesso mia madre ha una nuova vita, una famiglia, una figlia splendida, ma dentro si porta sempre un peso enorme, in quello stupro è morta una parte di lei, le è stata tolta la spensieratezza dei suoi 14anni, le è stata tolta l'adolescenza, le è stata tolta la possibilità di avere una vita normale, le è stato tolto il sorriso.

Niente di tutto questo le verrà restituito.

Abbiamo dovuto vedere quell'"uomo" impunito per 30anni ed ora, dopo che abbiamo avuto ragione, dobbiamo subire la beffa di vederlo prete. Non so se riesco a rendere l'idea di come mi sento dentro, sono un misto di rabbia, delusione, impotenza.



Vorrei che tutto questo servisse davvero come input per chi non ha il coraggio di denunciare.

Mi auguro possa davvero servire a qualcosa, bisogna avere la forza di denunciare queste bestie, perché adesso è capitato a mia madre ma un domani può succedere ai nostri figli se continuiamo a lasciare liberi questi delinquenti.





Un saluto, Erik Z."

Edited by GalileoGalilei - 15/10/2013, 23:54
 
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