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Sanità Vaticana. Crac da 800 mln di € a Istituto Dermatologico Immacolata, Arrestato padre Franco Decaminada. Vertici Congregazione a processo

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GalileoGalilei
view post Posted on 5/4/2013, 11:05 by: GalileoGalilei
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Malaffare
L'Idi, il prete e l'elettricista
di Andrea Palladino

Dalle lussuose sedi della Congregazione dei Figli dell'Immacolata che gestiva alcuni ospedali romani, i bonifici milionari partiti dall'Elea, prendevano la via di un'anomima palazzina di periferia. Dove una piccola società era il fulcro di un giro d'affari che ha portato a quattordici perquisizioni e tre arresti
(04 aprile 2013)
©Michele Palazzi/Prospekt per l Espresso ©Michele Palazzi/Prospekt per l'EspressoA volte anche i migliori gialli finiscono senza gloria. Se il punto di partenza della complessa storia dei soldi spariti dell'Idi e del San Carlo di Nancy - gli ospedali romani della Congregazione dei figli dell'Immacolata concezione - era la prestigiosa sede in via della Conciliazione, l'arrivo è in una anonima palazzina della periferia romana, nel quartiere Centocelle, tra i cantieri della metro C e i negozietti cinesi.

Qui ha sede una sconosciuta sigla, la Gi.esse info service srl, società riconducibile ad uno dei protagonisti della vicenda, Domenico Temperini, punto terminale di una triangolazione di fondi della Congregazione poi spariti, ricostruita nei dettagli nell'inchiesta della procura romana che oggi ha visto tre arresti e quattordici perquisizioni.

Una società senza qualità, si potrebbe dire parafrasando Musil, messa in mano ad un amico elettricista, senza nessuna targa sui citofoni e assolutamente anonima, ma destinataria dei milionari bonifici partiti dalla Elea, la vetrina della congregazione che negli anni passati pretendeva di organizzare la Cernobbio sul Tevere, con incontri tra pezzi di peso del Vaticano e della politica bipartisan italiana, da Bersani a Tremonti. Il tutto sotto la supervisione dello stesso Temperini, posto a capo dell'impero sanitario dei figli dell'Immacolata concezione e arrestato dagli uomini della Guardia di finanza di Roma.

Qualche anno fa fui contattato da un amico di vecchia data, Domenico Temperini - racconta alla Guardia di Finanza Mario Petrucci, di professione elettricista -, il quale mi prospettò di diventare il legale rappresentante e poi il liquidatore della Gi.esse Info service. Lui cercava una persona nella zona vicina al suo studio e che vivesse anche in prossimità dell'istituto bancario di cui si serviva la società. Insomma, quello che in altre parole potrebbe essere chiamato un prestanome, da mettere solo formalmente a capo del delicato punto di transito dei soldi partiti dalle casse dell'Idi, in un ufficio ben mimetizzato della periferia romana, lontano dai fasti dei palazzi pontifici sulla riva del Tevere.


La Gi.esse, in questa storia, non è in realtà una ditta qualsiasi. Qui - secondo la Procura di Roma - finivano una parte dei soldi dei pazienti che ogni giorno arrivavano negli ospedali romani della congregazione. Un milione e trecentomila euro nel 2010 e un milione e cinquecentomila euro nel 2011, cifre solo apparentemente giustificate ad una fantomatica attività di progettazione modalità web e ricerca logistica, annotano i magistrati romani coordinati dall'aggiunto Nello Rossi. Da questo indirizzo della periferia est della capitale partivano poi gli ultimi bonifici rintracciabili, diretti al cerchio magico a capo del settore sanitario della Congregazione: più di un milione di euro versati a Domenico Temperini, 381 mila euro versati alla sua ex moglie Emanuela Gismondi, 60 mila euro inviati al padre Lionello Temperini e 100 euro trasferiti a Evelyne Malaponte, l'attuale compagna, tanto per non scontentare nessuno.

La Gi.esse, dunque, appare nell'inchiesta come un vero bancomat a disposizione dei tre arrestati. Oltre a Domenico Temperini, a beneficiare dei soldi partiti dall'Idi e transitati nella società dell'amico elettricista, c'era il vero dominus della Congregazione, padre Franco Decaminada, definito come il don Verzè romano, finito oggi agli arresti domiciliari. La destinazione finale della sua parte è stata sostanzialmente ricostruita dall'inchiesta dell'Espresso del 2011, che aprì il velo sugli affari della Congregazione a capo dell'Idi. La tenuta in località Banditella, in provincia di Grosseto, che Decaminada aveva acquistato e ristrutturato nel 2008 attraverso la società Punto immobiliare srl sarebbe stata, secondo i magistrati, pagata utilizzando parte dei soldi partiti dalle casse degli ospedali romani. Anche in questo caso - secondo le indagini della Guardia di finanza - il flusso finanziario venne mascherato da una serie di triangolazioni societarie. Oltre alla romana Gi.esse, le somme finite nel casale in piena maremma sono passate attraverso un'altra società riconducibile alla galassia Idi, la Performing srl, gestita nel 2009 da Giovanni Rusciano, all'epoca responsabile commerciale del settore sanitario della Congregazione.
 
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