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Sanità Vaticana. Crac da 800 mln di € a Istituto Dermatologico Immacolata, Arrestato padre Franco Decaminada. Vertici Congregazione a processo

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view post Posted on 28/10/2011, 11:40
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Arrestato padre Frando Decaminada. Vertici Congregazione verso il processo

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Dopo il San Raffaele, un altro buco per centinaia di milioni: quello dell'Idi, mega ospedale dermatologico retto da un potente religioso dell'Immacolata Concezione. In pratica, il don Verzè romano. Che accumula debiti ma si compra case di lusso
(27 ottobre 2011)
Fratel Franco Decaminada l'8 dicembre di ogni anno va in chiesa per rinnovare i voti fatti alla Madonna. E' la legge della Congregazione a cui appartiene, quella dei "Figli dell'Immacolata Concezione": bisogna promettere castità, obbedienza, povertà. Da sempre Decaminada per i suoi fratelli è un padre spirituale, una guida sicura che indica la retta via. Anche nell'intricata giungla degli affari: la Congregazione gli ha affidato tutto il suo impero, e soprattutto i suoi beni più preziosi. Ossia l'ospedale San Carlo e l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri dermatologici d'Europa.

"Castità, obbedienza, povertà", recita il regolamento. Che Decaminada segue a modo suo: tre anni fa s'è comprato una villa di 18 stanze in Toscana circondata da 23 mila metri quadrati di terreno e prati. Peccato veniale, si potrebbe dire. Il fatto è che mentre i lavori di ristrutturazione della magione sono quasi finiti, la Congregazione è in crisi e registra un buco mostruoso in bilancio, stimato da autorevoli fonti vaticane tra i 300 e i 400 milioni di euro. Un'esposizione che pesa soprattutto sulle banche, Unicredit in particolare, e che fa tremare i polsi ai migliaia di dipendenti degli ospedali. "Decaminada", sussurrano preoccupati nei corridoi, "rischia di diventare il don Verzè del Lazio, e l'Idi il nostro San Raffaele. Sarebbe un peccato mortale".

Tra affari e politici. Andiamo con ordine, perché la storia della Congregazione è emblematica di come, troppo spesso, gli enti religiosi del Vaticano navighino con poca accortezza nei mari della finanza, finendo per assomigliare a spericolati hedge fund più che a enti no profit. Padre Franco - che tutti chiamano "presidente", anche se il capo dell'istituto religioso è il suo amico Ruggero Valentini - è l'indiscusso comandante che ha manovrato la nave negli ultimi lustri. Consigliere delegato dell'Idi, è grazie a lui che i suoi fratelli fanno il salto di qualità. Nati nel 1857, anno in cui don Luigi Maria Monti fonda la Congregazione, celebri all'inizio del Novecento per le pomate per la cura della tigna dei contadini, oggi i frati controllano oltre ai due grandi ospedali romani "Villa Paola" in provincia di Viterbo, una dozzina tra case di cura e orfanotrofi sparsi in tutta Italia, una società farmaceutica che fattura 20 milioni di euro l'anno, il centro oncologico di Nerviano, vicino Milano, e l'Elea, un'azienda fondata dall'Olivetti specializzata in formazione.


I "concezionisti" sono dunque una realtà importante. Soprattutto nella capitale, dove sono riveriti e omaggiati. In primis dalla politica. Ogni mese i frati-laici invitano ai loro eventi (che definiscono la "Cernobbio in riva al Tevere") deputati e big di partito che discettano di fede, politica, televisione, crisi internazionale e Vangelo: dai ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti a Marco Tronchetti Provera fino all'attrice Vittoria Puccini (che ha letto agli astanti le poesie di Prévert), alla corte di Decaminada ci vanno tutti. La settimana scorsa hanno presentato i loro ultimi libri due pezzi da novanta come monsignor Rino Fisichella e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ad applaudirli 300 persone, in mezzo senatori democrat, qualche lobbista e l'immancabile Mario Baccini dell'Udc, che dei fratelli è grande amico.

Padre Franco Decaminada ©Michele Palazzi/Prospekt per l Espresso Padre Franco Decaminada
©Michele Palazzi/Prospekt per l'Espresso Se gli illustri ospiti probabilmente non hanno idea che la barca rischia di affondare, il Vaticano sa che la situazione finanziaria è compromessa. Qualche giorno fa (dopo le proteste dei medici dell'Idi che da mesi vengono pagati in ritardo) il cardinal Tarcisio Bertone ha spedito un visitatore apostolico per spulciare i conti e cercare di capire cos'è accaduto in questi ultimi anni. Non sarà facile, ma già ora i più pessimisti temono addirittura che il fallimento sia vicino. Sarà un caso, ma a "l'Espresso" risulta che i due enti della Congregazione che controllano le varie attività sono stati cancellati poche settimane fa dalla Camera di commercio di Roma.

Disastro Idi


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/va...to-crac/2164867

Edited by pincopallino2 - 19/6/2017, 15:47
 
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FutureLoop foundation
view post Posted on 28/10/2011, 15:24




Il Vaticano non può intaccare il suo sterminato patrimonio, per salvarlo?
 
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view post Posted on 5/6/2012, 13:16
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ca...-boss/2183668/8

Caso Idi, nei guai il prete boss
di Emiliano Fittipaldi

Franco Decaminada, ex numero uno dell'istituto dermatologico romano, indagato per appropriazione indebita: è accusato di aver sottratto centinaia di migliaia di euro per comprarsi una megavilla in Toscana. Un caso sollevato proprio da 'l'Espresso'
(05 giugno 2012)
Guai sempre più grossi per l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri d'Europa per le patologie della pelle, di proprietà della congregazione dei 'Figli dell'Immacolata Concezione'.

Don Franco Decaminada, potente e riservato, pensava che mai nessuno avrebbe ficcato il naso nella compravendita della sua villa in Toscana. Una casa da sogno che il prete - da oltre dieci anni incontrastato domunus dell'Idi-San Carlo - ha comprato nel 2008 per oltre un milione di euro (1.005.136 euro, questa la somma dichiarata nell'atto di vendita, effettuata con cinque assegni circolari). Soldi che in gran parte, sospettano ora i pm della procura di Roma, sono stati prelevati dal prete direttamente dalla cassa dell'ospedale.

Decaminada è infatti indagato per appropriazione indebita aggravata: l'ipotesi è che abbia usato per concludere l'affare circa 800 mila euro dell'Idi.

L'inchiesta sull'ospedale è partita nel dicembre del 2009 dopo un esposto anonimo arrivato ai magistrati, che riprendeva l'inchiesta de "L'Espresso" sui conti in rossi dell'istituto pubblicata un mese prima.

La vicenda rischia così di diventare sempre più simile a quella del San Raffaele di Milano. Il debito verso banche e fornitori viaggia - secondo stime prudenziali - tra i 300 e i 400 milioni di euro, mentre lo stipendio dei 1500 dipendenti non viene pagato dal mese di marzo.

Finora i tentativi di trovare un compratore per salvare la struttura sono falliti, e il Vaticano non ha avuto la forza o la voglia di cambiare il management. Nonostante la sostituzione del direttore generale e del suo vice, sono i capi della congregazione a fare ancora il bello e il cattivo tempo.

La villa di Decaminada, detta "Ombrellino", non sembra la dimora di un prete che ha fatto voto di povertà alla Madonna: nonostante il buco e le ristrettezze in cui versano i suoi dipendenti, Decaminada si è infatti regalato - attraverso una società immobiliare a lui intestata - ben 18 stanze (oltre 380 metri quadri) circondata da 23 mila metri quadri di terreno e prati, di proprietà della famiglia nobile dei Vivarelli Colonna.

Dopo l'inchiesta del nostro giornale i preti si giustificarono davanti ai sindacati che chiedevano lumi parlando di "un'eredità" ottenuta dalla loro guida spirituale. «La citata villa è stata acquistata da Decaminada con fondi di natura personale. Il tutto è stato autorizzato dagli organi canonici preposti». Il pm la pensano diversamente, e vogliono vederci chiaro.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/va...to-crac/2164867

Vaticano, il frate ha fatto crac
di Emiliano Fittipaldi

Dopo il San Raffaele, un altro buco per centinaia di milioni: quello dell'Idi, mega ospedale dermatologico retto da un potente religioso dell'Immacolata Concezione. In pratica, il don Verzè romano. Che accumula debiti ma si compra case di lusso
(27 ottobre 2011)
©Michele Palazzi/Prospekt per l Espresso ©Michele Palazzi/Prospekt per l'EspressoFratel Franco Decaminada l'8 dicembre di ogni anno va in chiesa per rinnovare i voti fatti alla Madonna. E' la legge della Congregazione a cui appartiene, quella dei "Figli dell'Immacolata Concezione": bisogna promettere castità, obbedienza, povertà. Da sempre Decaminada per i suoi fratelli è un padre spirituale, una guida sicura che indica la retta via. Anche nell'intricata giungla degli affari: la Congregazione gli ha affidato tutto il suo impero, e soprattutto i suoi beni più preziosi. Ossia l'ospedale San Carlo e l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri dermatologici d'Europa.

"Castità, obbedienza, povertà", recita il regolamento. Che Decaminada segue a modo suo: tre anni fa s'è comprato una villa di 18 stanze in Toscana circondata da 23 mila metri quadrati di terreno e prati. Peccato veniale, si potrebbe dire. Il fatto è che mentre i lavori di ristrutturazione della magione sono quasi finiti, la Congregazione è in crisi e registra un buco mostruoso in bilancio, stimato da autorevoli fonti vaticane tra i 300 e i 400 milioni di euro. Un'esposizione che pesa soprattutto sulle banche, Unicredit in particolare, e che fa tremare i polsi ai migliaia di dipendenti degli ospedali. "Decaminada", sussurrano preoccupati nei corridoi, "rischia di diventare il don Verzè del Lazio, e l'Idi il nostro San Raffaele. Sarebbe un peccato mortale".

Tra affari e politici. Andiamo con ordine, perché la storia della Congregazione è emblematica di come, troppo spesso, gli enti religiosi del Vaticano navighino con poca accortezza nei mari della finanza, finendo per assomigliare a spericolati hedge fund più che a enti no profit. Padre Franco - che tutti chiamano "presidente", anche se il capo dell'istituto religioso è il suo amico Ruggero Valentini - è l'indiscusso comandante che ha manovrato la nave negli ultimi lustri. Consigliere delegato dell'Idi, è grazie a lui che i suoi fratelli fanno il salto di qualità. Nati nel 1857, anno in cui don Luigi Maria Monti fonda la Congregazione, celebri all'inizio del Novecento per le pomate per la cura della tigna dei contadini, oggi i frati controllano oltre ai due grandi ospedali romani "Villa Paola" in provincia di Viterbo, una dozzina tra case di cura e orfanotrofi sparsi in tutta Italia, una società farmaceutica che fattura 20 milioni di euro l'anno, il centro oncologico di Nerviano, vicino Milano, e l'Elea, un'azienda fondata dall'Olivetti specializzata in formazione.


I "concezionisti" sono dunque una realtà importante. Soprattutto nella capitale, dove sono riveriti e omaggiati. In primis dalla politica. Ogni mese i frati-laici invitano ai loro eventi (che definiscono la "Cernobbio in riva al Tevere") deputati e big di partito che discettano di fede, politica, televisione, crisi internazionale e Vangelo: dai ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti a Marco Tronchetti Provera fino all'attrice Vittoria Puccini (che ha letto agli astanti le poesie di Prévert), alla corte di Decaminada ci vanno tutti. La settimana scorsa hanno presentato i loro ultimi libri due pezzi da novanta come monsignor Rino Fisichella e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ad applaudirli 300 persone, in mezzo senatori democrat, qualche lobbista e l'immancabile Mario Baccini dell'Udc, che dei fratelli è grande amico.

Padre Franco Decaminada Padre Franco Decaminada Se gli illustri ospiti probabilmente non hanno idea che la barca rischia di affondare, il Vaticano sa che la situazione finanziaria è compromessa. Qualche giorno fa (dopo le proteste dei medici dell'Idi che da mesi vengono pagati in ritardo) il cardinal Tarcisio Bertone ha spedito un visitatore apostolico per spulciare i conti e cercare di capire cos'è accaduto in questi ultimi anni. Non sarà facile, ma già ora i più pessimisti temono addirittura che il fallimento sia vicino. Sarà un caso, ma a "l'Espresso" risulta che i due enti della Congregazione che controllano le varie attività sono stati cancellati poche settimane fa dalla Camera di commercio di Roma.

Partiamo dal complesso Idi-San Carlo (quest'ultimo è stato acquistato nel 1998, ora i due ospedali sono un'unica entità), che viaggia con un debito verso Unicredit superiore ai 100 milioni di euro. Struttura d'eccellenza nel campo dermatologico, con un pronto soccorso e centinaia di posti letto, nei due nosocomi lavorano 1.500 tra medici, impiegati e infermieri, che offrono centinaia di migliaia di prestazioni l'anno, tra ricoveri e visite specialistiche. Tutto sembrava filare liscio, ma da quest'estate i dipendenti hanno cominciato a essere pagati in ritardo. La Congregazione ha puntato l'indice sulla Regione, spiegando che i rimborsi dovuti non arrivano nei tempi previsti. Renata Polverini, però, non sembra avere molte responsabilità: in realtà i frati cedono da molti anni i crediti sanitari ad alcune società specializzate (in questo caso Ubi Factor) che anticipano all'Idi i soldi teoricamente dovuti dalla Regione Lazio. Anche parte dell'esposizione di Unicredit peserebbe sul cosiddetto "factoring".

Non è tutto, però. Il problema è che la Regione rischia di non pagarli mai, i circa 70 milioni chiesti dall'Idi-San Carlo: secondo i dirigenti della Polverini (che non hanno voluto dare spiegazioni a "l'Espresso") e quelli dell'Asl Roma E, infatti, sarebbero tantissimi i drg (cioè i ricoveri ospedalieri) e le attività dell'Idi da considerare "inappropriate". "C'è un grosso contenzioso in corso. Non è un caso che Idi-San Carlo", spiega una fonte dentro l'Aris, l'Associazione religiosa istituti socio-sanitari, "non abbia firmato nel 2010 l'accordo tra la Polverini e l'Aris sul budget dei nostri nosocomi. Ogni anno dalla Regione rimandano indietro fatture per prestazioni inappropriate per circa 15-20 milioni di euro. Una volta s'è arrivati addirittura a 26". Denaro che, nel bilancio della Congregazione, è da considerarsi come mancato ricavo.

Ma anche gli investimenti, secondo i nemici di Decaminada, sono stati eccessivi. "Padre Franco ha affidato dal 2006 al 2009 la gestione economica a tal Giovanni Rusciano, un imprenditore campano venuto dal nulla ma con rapporti d'affari con gente del casertano. Rusciano prima s'è inventato l'Idi Card, poi ha comprato apparecchiature milionarie, sale operatorie, forniture di ogni tipo, tac". Per la prima volta, insomma, un laico ha gestito tutti i flussi economici, sia finanziari sia di cassa. "Noi pensavamo fosse un economo, ma in realtà non aveva un ruolo ufficiale. Firme sui documenti non ce ne sono, ma nei protocolli della presidenza più importanti spunta spesso, sarà una coincidenza, la sigla g.r.".

Di sicuro la guerra con la Regione non ha ancora un vincitore. La partita, però, non si mette benissimo per i devoti della Vergine Maria: se il 2 febbraio Luca Casertano e Fabrizio Ferri della Direzione Sanitaria hanno mandato una durissima nota a Decaminada diffidandolo ad attivare "nuove funzioni assistenziali in assenza delle autorizzazioni previste" (il frate aveva infatti annunciato nuove attività di terapia intensiva da fare al San Carlo), qualche settimana fa l'Asl Roma E - dopo alcuni controlli - ha mandato alla procura regionale della Corte dei conti un fascicolo nel quale si segnalano alcune operazioni anomale: gli uomini della Congregazione avrebbero chiesto più volte il rimborso delle stesse prestazioni mediche. Al centro dei controlli c'è una società, la Servizi Sviluppo e Ricerca srl, che diceva di aver comprato parte dei crediti dell'Idi-San Carlo. Fino al marzo 2011 la srl era amministrata proprio da Decaminada. Oggi la società ha cambiato nome, oggetto sociale e sede (da Roma a Catania). In molti si domandano perché. Nessuno, invece, sta indagando per capire che cos'è successo davvero ai call center dell'Idi, del San Carlo e di Villa Paola: per qualche mese per prenotare le visite le telefonate erano state affidate a un servizio esterno, e molti pazienti si lamentarono per i prezzi iperbolici: qualcuno, sul "Messaggero" disse di aver pagato la chiamata 28 euro. Più del costo della visita.

Formigoni salvaci tu. Un'altra operazione disastrosa è quella che ha portato all'acquisto del Nerviano Medical Sciences. Appoggiati da Gianni Letta e Pio Laghi (cardinale che fu discusso nunzio apostolico in Argentina durante la dittatura dei militari) i frati della Congregazione nel 2004 hanno battuto la concorrenza di colossi navigati, come il gruppo Dompè, e si sono aggiudicati dalla Pfizer una delle più grandi aziende europee specializzata in farmaci anticancro. Oltre 700 tra tecnici e ricercatori (ma oggi sono scesi a 540, compresi i precari) hanno festeggiato, sperando che i preti potessero rilanciarli. Sbagliavano di grosso.

I presupposti all'inizio c'erano tutti: la Pfizer non solo aveva ceduto il centro senza chiedere un euro, ma aveva lasciato in dote un tesoretto di ben 250 milioni. Somma a cui Decaminada e la sua squadra hanno presto aggiunto 138 milioni di euro, ottenuti da Unicredit come crediti diretti e indiretti. Un pacco di soldi, a cui vanno sommati i ricavi, oltre 15 milioni l'anno, più una ricapitalizzazione (nel maggio 2009) di 60 milioni di euro. Facendo i conti della serva, dal 2004 al 2009 (anno in cui è stata dichiarata l'insolvenza) il management ha in pratica bruciato poco meno di mezzo miliardo. Un'enormità. "Vorremmo capire", dice uno dei ricercatori, "come diavolo hanno fatto a spendere tutti quei soldi in così poco tempo".

Nonostante i roboanti annunci di nuove molecole sensazionali, di brevetti importanti venduti nemmeno l'ombra. Così tra sprechi e investimenti sballati oggi i frati devono a Unicredit oltre 150 milioni. A qualcuno, però, non è andata malissimo. Giampiero Duglio, per anni ad della struttura e fedelissimo di Decaminada, due anni fa ha lasciato la scena con una ricca buonuscita. Gli scienziati contattati da "l'Espresso" ricordano che aveva un curriculum assai originale per amministare un polo oncologico d'eccellenza: prima di arrivare a Nerviano era stato all'Atala, l'azienda di biciclette, e alla Oxygen di Padova, dove si occupava di monopattini elettrici. "Molti dirigenti hanno avuto uscite milionarie", chiosa uno dei membri del cda. Lo prevedevano i "patti di stabilità" voluti dai frati. Gli stipendi? "Le dico solo che Donata Bertazzi, vicina a Decaminada e ancora dirigente in azienda, prende 200 mila euro l'anno, mentre don Franco nel 2009 guadagnava 300 mila euro lordi l'anno, senza contare benefit come macchina e autista".

A dicembre 2010 per salvare il salvabile è intervenuta la Regione Lombardia. Lo scorso Natale i preti hanno annunciato urbi et orbi che avrebbero donato il Nerviano Medical Sciences a una nuova Fondazione di proprietà del Pirellone. Un pacco regalo con dentro tutto: centro, terreni, ricercatori e debiti pregressi. Finora, però, il passaggio di consegne non c'è ancora stato, e molti si domandano chi alla fine della fiera si accollerà il rosso record. Di sicuro l'accordo è stato preceduto da una strana operazione contabile: i concezionisti per rafforzare la situazione patrimoniale del centro hanno effettuato un aumento di capitale di 49,3 milioni di euro. E cosa hanno messo a garanzia i religiosi? Proprio quei crediti sanitari che la Congregazione sostiene di vantare nei confronti della Regione Lazio.

Tra fallimenti, pretesti e ville di lusso. Se nei documenti della Camera di commercio spuntano a carico dell'ente religioso le prime ipoteche giudiziali per importi milionari, anche altre attività controllate dai finanzieri in tonaca non se la passano bene. L'Elea, società di formazione e consulenza, è stata comprata dai concezionisti nel 2006. Protagonisti della fusione Decaminada, il confratello Aurelio Mozzetta e Domenico Temperini, l'ad di Elea. Già consigliere regionale di An, Temperini è il manager che oggi organizza per la Congregazione gli eventi con banchieri e politici.

Il patto di ferro però non gli ha portato fortuna: è sì diventato direttore generale dell'Idi, ma negli ultimi due anni i ricavi dell'Elea sono scesi del 27 per cento. A febbraio del 2010 la società è persino fallita, ma per mancanza di passivo il curatore fallimentare ha permesso la continuità aziendale. Va meglio a un'altra importante controllata, l'Idi farmaceutici di Pomezia (che ha appena siglato un accordo con il colosso americano Merck, benedetto dal ministro per lo Sviluppo Paolo Romani in persona), che vanta un fatturato di 20 milioni l'anno. Gli investimenti dei concezionisti spaziano anche fuori dai confini nazionali: l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana, in Albania, è cosa loro. Come la fondazione e l'ospedale annesso, per cui hanno ottenuto 30 miliardi di lire nei primi anni Novanta. Il nosocomio, però, non è ancora pronto: al suo posto c'è un poliambulatorio.

Ora la Congregazione è preoccupata soprattutto delle vicende italiane. Tarcisio Bertone, che qualche mese fa pensava di inserire l'Idi in un polo sanitario cattolico, sembra aver cambiato idea. "Non possiamo salvare anche loro", chiosano dal Vaticano già impegnato a evitare il default del San Raffaele. Padre Decaminada, anche autore di un libro sulla "Maturità affettiva e psicosessuale nella scelta vocazionale", fa spallucce. Gli affari, almeno a lui, vanno bene. Tanto che una società di cui è unico azionista, la Punto Immobiliare, ha acquistato una villa, chiamata "Ombrellino", a Magliano in Toscana. Oltre 380 metri quadri, valore superiore al milione di euro. "La zona è prestigiosa", dice un contadino, "ci fanno pure il Morellino di Scansano".
 
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view post Posted on 5/7/2012, 17:36
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http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/laz...plomatico.shtml

5.7.2012
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Perquisizioni delle Fiamme gialle in Vaticano
E' la prima volta, sfiorato l'incidente diplomatico
Verifiche sui conti di due enti ospedalieri per un buco da oltre 800 milioni di euro


17:45 - Per la prima volta la polizia giudiziaria italiana è entrata in Vaticano per una perquisizione. Sfiorato l'incidente diplomatico, quando la finanza ha passato al setaccio la contabilità dell'Istituto dermatologico dell'Immacolata e dell'ospedale San Carlo, che fanno capo alla congregazione dei "Figli dell'Immacolata Concezione", nell'ambito di un'inchiesta su un buco da oltre 800 milioni di euro.
Gli uomini delle Fiamme gialle, coordinati dal pm Michele Nardi, hanno atteso ore prima che le autorità dello Stato pontificio dessero il loro via libera, dopo aver chieso più volte il rigoroso rispetto delle procedure previste dal trattato del '29 tra Stato e Chiesa. Gli accertamenti della finanza rientrano nelle indagini sullo scandalo che ha investito le due strutture ospedaliere.

La vicenda ha coinvolto finora 4 persone, tra cui padre Franco Decaminada, per anni padre padrone dell'istituto, poi costretto a dimettersi proprio a causa dell'allegra gestione finanziaria. È accusato di associazione a delinquere, finalizzata all'appropiazione indebita e a una serie di reati fiscali. Perquisita anche la sede del responsabile provinciale della congregazione, padre Paritanti.
 
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view post Posted on 5/7/2012, 20:44




immagino già alcuni... Satana è entrato in Vaticano!!!
 
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view post Posted on 9/10/2012, 13:45
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frati


www.giornalettismo.com/archives/532...ilioni-di-euro/

I frati che “rubano” sei milioni di euro
09/10/2012 - la Confraternita presenta dei falsi al Pm per tenersi un accredito frutto di una truffa
I frati che "rubano" sei milioni di euro

di Dario Ferri


La storia la racconta Gian Marco Chiocci sul Giornale, ed è di quelle davvero indicative del clima italiano. Tutto parte da una somma affidata a loro da un avvocato, poi scoperta essere la risultante di una truffa:


All’appello mancavano i frati, nello specifico i «Figli dell’ImmacolataConcezione »chetrafotocopie false e sentenze taroccate, non ne volevano sapere di mollare il bottino di una maxi-truffa da sei milioni di euro ai danni della «Cassa Ragionieri». C’è voluta la condanna del Tribunale di Viterbo per convincerli a restituire il maltolto e chiudere, almeno in sede civile,una telenovela cheha come protagonistal’avvocato Pietro Deodato, fratello di Giuseppe, ambasciatore italiano a Berna.

A quel punto i frati dicono di avere un credito con l’avvocato. E che quei soldi servono per la restituzione. La motivazione crolla, ma i preti continuano:

Pur crollando la motivazione del presunto credito vantato con Deodato, i frati non restituiscono i sei milioni di euro.Non rispondono nemmeno all’appello del presidente della Cassa Saltarelli che, quando il falso della sentenza viene finalmente scoperto, si appella alla loro fede:«Mi aspetto che, uomini di Dio e rispettosi dei Dieci Comandamenti,restituiscano immediatamente i sei milioni di euro sottrattialfondopensioni dei ragionieri». Un appello cadutonel vuoto.I soldi restanoa dormire sul conto corrente della Congregazione e a maturare un bel po’ di interessi. Roba da 100mila euro all’anno, mica bruscolini. Il paradosso arriva quando è lo stesso Deodato, l’artefice delgrande inganno, a chiedere ai fratidi staccare l’assegnoespedirlo al fondo pensione.

Anche la richiesta cade nel vuoto, e il Pm apre un fascicolo con l’accusa di riciclaggio. A quel punto i frati saranno costretti a cedere. Non male, no?

www.politicamentecorretto.com/index.php?news=18573


Storie di frati e di bucati riciclati
Doriana Goracci on 18 Dicembre, 2009 11:56:23 | 979 numero letture
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Nessuna novita' per questo articolo

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Dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione al Tribunale di Viterbo e Roma per riciclaggio: “Data che la spiritualità mariana dei Figli dell’Immacolata Concezione sgorga dalla Vergine Santissima senza macchia e senza peccato, Essa ispira un’azione liberatrice per la salvezza integrale dell’uomo”. C’è una notizia:” Padre Eugenio Lucchetti (direttore della Clinica Villa Santa Margherita) e Padre Terenzio D’Ortenzio (legale rappresentante) questa mattina saranno ascoltati dal gip per l’udienza preliminare. I due religiosi, sereni, della congregazione “Figli dell’Immacolata Concezione”, proprietaria della clinica Villa Santa Margherita di Montefiascone, sono indagati per riciclaggio”. Forse erano sfuggiti anche loro al controllo interno come la Banca Pax, non proprio ligia ad investimenti etici : Banca per la Chiesa e la Caritas.

Momenti difficili? Crisi? In 4 minuti stamattina sappiamo che “Papa Benedetto XVI ha accettato le dimissioni dell’attuale vescovo di Limerick, Donald Brendan Murray. L’alto prelato era accusato di essere coinvolto, quando era ausiliare di Dublino, nello scandalo dei preti pedofili che sta travolgendo la Chiesa irlandese. Inoltre, il Vaticano, ha deciso di sospendere definitivamente dallo stato clericale l’ex arcivescovo di Lusaka monsignor Emmanuel Milingo, che era già stato scomunicato per i suoi comportamenti scismatici.” Ma Certe dimissioni non verranno mai date e tantomeno scomunicate alcune Vie Economiche: la giustizia divina e umana verrà da sola, serenamente.

Aiutami a prendere il largo, questa è la poesia rivolta a Gesù, dalla Congregazione dei poverelli. Applichiamo alla lettera, sperando di non dover ricorrere alle loro Cure e nelle loro Case sparse al nord, al centro, al sud e nelle isole, Banche religiose comprese, Ior escluso s’intende, quella rimane la Vostra Famiglia.

Ma d’altronde non cantava già nel 1972 Giorgio Gaber che la chiesa si rinnova per la nuova società per salvar l’umanità?

Il potere al risciacquo con l’Immacolata Concezione!

Doriana Goracci







- Padre Eugenio Lucchetti e Padre Terenzio D’Ortenzio questa mattina saranno ascoltati dal gip per l’udienza preliminare.

I due religiosi, della congregazione “Figli dell’immacolata concezione”, proprietaria della clinica Villa Santa Margherita di Montefiascone, sono indagati per riciclaggio.

L’inchiesta, che vede coinvolto anche l’avvocato Pietro Deodato è partita nel 2007. Inchiesta dalla quale sono scaturiti due procedimenti giudiziari, uno a Roma e l’altro a Viterbo.

Pietro Deodato, secondo l’accusa, avrebbe sottratto 7,5 milioni di euro alla Cassa dei ragionieri. Sei di questi sarebbero finiti alla Banca Cattolica, su un conto intestato alla congregazione “Figli dell’immacolata concezione”. I due frati, Eugenio Lucchetti e Terenzio D’Ortenzio, furono iscritti nel registro degli indagati lo scorso anno a Viterbo per riciclaggio.

Nel tribunale di Roma, invece, l’avvocato Deodato è accusato di truffa. La Cassa dei ragionieri rivuole indietro i sei milioni di euro, secondo l’accusa riciclati dai frati.

Questa mattina l’udienza preliminare.

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http://roma.repubblica.it/sport/2013/04/04...inada-55907389/

Idi, arrestato padre Franco Decaminada
"Appropriazione indebita per 14 milioni"
Il consigliere delegato fino al dicembre 2011 accusato di aver fatto false fatture. Insieme a lui, ai domiciliari, la Guardia di finanza di Roma, ha arrestato anche due imprenditori. Sequestrato un immobile in Toscana, acquisito con fondi distratti dall'Istituto dermatologico italiano
Lo leggo dopo

Idi, arrestato padre Franco Decaminada "Appropriazione indebita per 14 milioni" padre Franco Decaminada
Con l'accusa di aver effettuato fatture false e un'appropriazione indebita per circa 14 milioni di euro è stato arrestato a Roma padre Franco De Caminada, consigliere delegato dell'Idi fino al dicembre 2011.

Insieme a lui, ai domiciliari, la Guardia di finanza di Roma, con l'operazione ''Todo Modo e su disposizione del gip del Tribunale di Roma, Antonella Capri, ha arrestato anche due imprenditori: Domenico Temperini e Antonio Nicolella. Sono tutti accusati di appropriazione indebita ed emissione di fatture false.

Le Fiamme gialle del comando provinciale di Roma ha sequestrato un immobile in Toscana, denominato ''Ombrellino'', a Magliano in Toscana (Grosseto), del valore di oltre un milione di euro, acquistato, in massima parte, con denaro provento di reato, ossia con i fondi distratti dall'Istituto dermatologico italiano. Da questa mattina sono in corso anche 14 perquisizioni in case private e studi commerciali e notarili, tutte in provincia di Roma, con l'impiego di circa 50 militari.

(04 aprile 2013)
 
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Malaffare
L'Idi, il prete e l'elettricista
di Andrea Palladino

Dalle lussuose sedi della Congregazione dei Figli dell'Immacolata che gestiva alcuni ospedali romani, i bonifici milionari partiti dall'Elea, prendevano la via di un'anomima palazzina di periferia. Dove una piccola società era il fulcro di un giro d'affari che ha portato a quattordici perquisizioni e tre arresti
(04 aprile 2013)
©Michele Palazzi/Prospekt per l Espresso ©Michele Palazzi/Prospekt per l'EspressoA volte anche i migliori gialli finiscono senza gloria. Se il punto di partenza della complessa storia dei soldi spariti dell'Idi e del San Carlo di Nancy - gli ospedali romani della Congregazione dei figli dell'Immacolata concezione - era la prestigiosa sede in via della Conciliazione, l'arrivo è in una anonima palazzina della periferia romana, nel quartiere Centocelle, tra i cantieri della metro C e i negozietti cinesi.

Qui ha sede una sconosciuta sigla, la Gi.esse info service srl, società riconducibile ad uno dei protagonisti della vicenda, Domenico Temperini, punto terminale di una triangolazione di fondi della Congregazione poi spariti, ricostruita nei dettagli nell'inchiesta della procura romana che oggi ha visto tre arresti e quattordici perquisizioni.

Una società senza qualità, si potrebbe dire parafrasando Musil, messa in mano ad un amico elettricista, senza nessuna targa sui citofoni e assolutamente anonima, ma destinataria dei milionari bonifici partiti dalla Elea, la vetrina della congregazione che negli anni passati pretendeva di organizzare la Cernobbio sul Tevere, con incontri tra pezzi di peso del Vaticano e della politica bipartisan italiana, da Bersani a Tremonti. Il tutto sotto la supervisione dello stesso Temperini, posto a capo dell'impero sanitario dei figli dell'Immacolata concezione e arrestato dagli uomini della Guardia di finanza di Roma.

Qualche anno fa fui contattato da un amico di vecchia data, Domenico Temperini - racconta alla Guardia di Finanza Mario Petrucci, di professione elettricista -, il quale mi prospettò di diventare il legale rappresentante e poi il liquidatore della Gi.esse Info service. Lui cercava una persona nella zona vicina al suo studio e che vivesse anche in prossimità dell'istituto bancario di cui si serviva la società. Insomma, quello che in altre parole potrebbe essere chiamato un prestanome, da mettere solo formalmente a capo del delicato punto di transito dei soldi partiti dalle casse dell'Idi, in un ufficio ben mimetizzato della periferia romana, lontano dai fasti dei palazzi pontifici sulla riva del Tevere.


La Gi.esse, in questa storia, non è in realtà una ditta qualsiasi. Qui - secondo la Procura di Roma - finivano una parte dei soldi dei pazienti che ogni giorno arrivavano negli ospedali romani della congregazione. Un milione e trecentomila euro nel 2010 e un milione e cinquecentomila euro nel 2011, cifre solo apparentemente giustificate ad una fantomatica attività di progettazione modalità web e ricerca logistica, annotano i magistrati romani coordinati dall'aggiunto Nello Rossi. Da questo indirizzo della periferia est della capitale partivano poi gli ultimi bonifici rintracciabili, diretti al cerchio magico a capo del settore sanitario della Congregazione: più di un milione di euro versati a Domenico Temperini, 381 mila euro versati alla sua ex moglie Emanuela Gismondi, 60 mila euro inviati al padre Lionello Temperini e 100 euro trasferiti a Evelyne Malaponte, l'attuale compagna, tanto per non scontentare nessuno.

La Gi.esse, dunque, appare nell'inchiesta come un vero bancomat a disposizione dei tre arrestati. Oltre a Domenico Temperini, a beneficiare dei soldi partiti dall'Idi e transitati nella società dell'amico elettricista, c'era il vero dominus della Congregazione, padre Franco Decaminada, definito come il don Verzè romano, finito oggi agli arresti domiciliari. La destinazione finale della sua parte è stata sostanzialmente ricostruita dall'inchiesta dell'Espresso del 2011, che aprì il velo sugli affari della Congregazione a capo dell'Idi. La tenuta in località Banditella, in provincia di Grosseto, che Decaminada aveva acquistato e ristrutturato nel 2008 attraverso la società Punto immobiliare srl sarebbe stata, secondo i magistrati, pagata utilizzando parte dei soldi partiti dalle casse degli ospedali romani. Anche in questo caso - secondo le indagini della Guardia di finanza - il flusso finanziario venne mascherato da una serie di triangolazioni societarie. Oltre alla romana Gi.esse, le somme finite nel casale in piena maremma sono passate attraverso un'altra società riconducibile alla galassia Idi, la Performing srl, gestita nel 2009 da Giovanni Rusciano, all'epoca responsabile commerciale del settore sanitario della Congregazione.
 
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Go Back COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE , 18.02.2013


COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

A seguito della visita apostolica effettuata da S.E. Mons. Filippo Iannone alla Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, in data 15 febbraio il Santo Padre ha deciso di affidare il Governo del menzionato Istituto religioso all'Em.mo Cardinale Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, nominandolo Delegato Pontificio. In tale veste il Card. Versaldi avrà il compito di guidare l'Istituto religioso e di indirizzare le strutture sanitarie da esso gestite verso un possibile risanamento economico, escludendo tuttavia una partecipazione della Santa Sede in tali opere.

[00282-01.01]
 
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www.romatoday.it/cronaca/indagini-padre-decaminada-idi.html

Idi, padre Decaminada ascoltato dal gip: "All'oscuro di tutto"

L'ex consigliere delegato dell'istituto sanitario indagato per un 'buco' da 600 milioni respinge le accuse al mittente
Redazione 9 aprile 2013

Non so nulla di quanto accadesse, tutto è avvenuto a mia insaputa". Questo ha detto padre Franco Decaminada, consigliere delegato dall'ente ecclesiastico proprietario dell'Idi, sentito per oltre due ore dal gip di Roma Antonella Capri, nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Il religioso,agli arresti domiciliari dal 4 aprile scorso, con l'accusa di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e false fatturazione per essersi impadronito, assieme ad altre persone, di almeno 14 milioni dalle casse dell'istituto. Nel corso dell'atto istruttorio, alla presenza del pm Giuseppe Cascini e del suo difensore Fabio Lattanzi, Decaminada ha respinto le accuse sostenendo di essere "totalmente all'oscuro" di quanto avveniva.

AZIENDA IN MAREMMA - In merito all'azienda agricola in Maremma posta sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, Decaminada ha ammesso di averla acquistata per assecondare le richiesta di un "confratello che voleva farne un luogo di recupero". "Questi purtroppo è deceduto e quindi ho provveduto io a completare i lavori e restituire all'istituto l'immobile". Per chi indaga, questa donazione è avvenuta quando Decaminada già sapeva di essere sotto inchiesta.

INDAGINI - Un'intricata vicenda giudiziaria quella dell'Idi, nata da stipendi non versati e incongruenze nella gestione amministrativa dell'ospedale. Secondo quanto accertato dai pm romani, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (Idi) sarebbe stato oggetto di una spoliazione sistematica delle casse al punto da creare un buco finanziario da 600 milioni di euro che ha portato la struttura sull'orlo della bancarotta mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro.

AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA - Dal 30 marzo scorso l'istituto è in amministrazione controllata. Oltre agli arresti, altre 10 persone sono state denunciate, a vario titolo, per i reati di riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento delle scritture contabili e appropriazione indebita. Le indagini hanno consentito di accertare "condotte di spoliazioni" per un totale di 14 milioni di euro messe in atto da Decaminada, quale consigliere delegato al Superiore Provinciale dal 2004 al dicembre 2011, incaricato della gestione del comparto Idi-Sanità.
 
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view post Posted on 16/5/2013, 14:41
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15/05/2013
Idi, sequestrati 6 milioni di euro riconducibili a Padre Franco Decaminada

Stamani l'azione della Guardia di Finanza a Roma. Soldi e beni immobiliari sequestrati anche a Domenico Temperini, agli arresti con Decaminada dal 4 aprile

La Guardia di Finanza di Roma ha eseguito un sequestro preventivo volto alla confisca per equivalente di 36 unità immobiliari e di disponibilità finanziarie sui conti correnti per un valore complessivo di 6 milioni di euro. Beni e denaro riconducibili a Domenico Temperini, l'ex direttore amministrativo della congregazione dei Figli dell'Immacolata concezione e a Padre Franco Decaminada, consigliere delegato della congregazione. Entrambi arrestati lo scorso 4 aprile. Il sequestro rientra nell'ambito delle indagini sui reati di appropriazione indebita aggravata e bancarotta fraudolenta patrimoniale per un valore di oltre 14 milioni di euro, reati commessi fino al 2012 che avrebbero contribuito al dissesto finanziario dell'Idi in amministrazione controllata dal 30 marzo.
 
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view post Posted on 4/3/2015, 16:11
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/04...azione/1474923/

Scandalo Idi, pm Roma chiude indagini: 40 indagati e 144 capi di imputazione
Scandalo Idi, pm Roma chiude indagini: 40 indagati e 144 capi di imputazione
Giustizia & Impunità
Ottocentocinquanta milioni è la cifra indicata nella chiusura dell’inchiesta sulla scandalo romano della sanità cattolica. Il gruppo fu gestito - per i magistrati - da un manipolo di manager abili nel far sparire i soldi che la Regione Lazio erogava con cifre a sei, sette zeri ogni anno
di Andrea Palladino | 4 marzo 2015

Peggio di ogni previsione. Tre e mezzo anni fa – quando scoppiò lo scandalo dell’Idi di Roma, l’ospedale dermatologico gestito dalla potente Congregazione dei figli dell’Immacolata - qualcuno azzardava un buco di seicento milioni di euro. “Una cifra che non esiste”, tuonava l’allora amministratore delegato Domenico Temperini. E infatti il “passivo patrimoniale” era molto, molto più alto. Ottocentocinquanta milioni, quasi un miliardo di euro è la cifra che la Procura di Roma indica nella chiusura dell’inchiesta sulla scandalo romano della sanità cattolica. Una cifra che accompagna l’elenco dei quaranta indagati e dei 144 capi d’imputazione. Una galleria degli orrori che va aldilà di ogni immaginazione, con reati finanziari pesantissimi: false fatturazioni, infedele dichiarazione, occultamento e distruzione della contabilità, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, false comunicazioni sociali ed indebito utilizzo di fondi pubblici. Il gruppo Idi-San Carlo è stato gestito – per i magistrati – da un manipolo di manager abili nel far sparire i soldi che la Regione Lazio erogava con cifre a sei, sette zeri ogni anno. Un sistema ideato da padre Franco Decaminada, il prete che dalla vicenda aveva ricavato un lussuosa villa in piena Maremma, gestito dai suoi stretti e fedelissimi collaboratori Domenico Temperini – manager con un passato in An – e Antonio Nicolella. Un nome questo che apre un capitolo ancora oggi oscuro, da vera e propria spy story.

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Dal Sismi al Congo, passando per Roma
Come il Fatto quotidiano aveva ricostruito in un inchiesta del 9 dicembre 2011, dietro la vicenda del crack del gruppo Idi-San Carlo ci celava, tra i tanti punti oscuri, un intrigo tutto africano, una sorta di spy story in pieno stile Dan Brown. Il protagonista era un ex agente del Sismi, Antonio Nicolella, proveniente dagli incursori della Marina, con un passato nel gruppo K della settima divisione, ovvero quel manipolo di 007 addestrato dall’ex capo di Gladio Inzerilli per operazioni speciali. Fino al 2006 era ancora in servizio a Palazzo Chigi, sotto l’ala tutelare di Gianni Letta; arrivata la pensione entra nell’Idi per occuparsi, ufficialmente, di gestione del personale e di logistica. Nel 2011 nella prestigiosa sede dell’Idi in via della Conciliazione – stesso edificio del “ministero della salute” del Vaticano – appare una curiosa targa, Objectiv Congo. Uffici inavvicinabili, regola del silenzio, nessuna notizia sulla rete. La sigla della strana Ong era legata anche ad una società Lussemburghese, con diramazioni in Congo, amministrata da Nicolella, la Ibos II e gestita nel paese africano da un uomo dei servizi congolesi legato a Kabilia. Scopo sociale? Nulla di umanitario, il loro obiettivo era mettere le mani sul petrolio. Un operazione che – secondo alcune pubblicazioni specializzate – aveva visto l’arrivo a Roma di delegazioni di alto livello dal Congo, mentre il sito della Ibos II vantava anche la partecipazione – poi smentita dagli interessati – dell’Eni. La Guardia di Finanza di Roma – che ha seguito le indagini su delega del pm Cascini – ha cercato di capire di più attraverso alcune rogatorie. Per ora quel poco che è emerso riguarda una distrazione di fondi dall’Idi alla Ibos, per 800 mila euro. Su questo fronte ancora oggi le bocche rimangono cucite.

La “Cernobbio” sul Tevere
Quando i conti dell’Idi stavano iniziando a crollare, l’allora amministratore delegato Domenico Temperini – poi finito ai domiciliari – sognava, insieme a Decaminada, di creare una sorta di Cernobbio, tra il Vaticano e il Tevere. Un luogo d’incontro per discutere di grandi strategie, con tavoli bipartisan. Nelle sale di via della Conciliazione passavano tutti: i ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti, Marco Tronchetti Provera, monsignor Rino Fisichella e persino Pier Luigi Bersani, all’epoca leader dell’opposizione. Tutti insieme appassionatamente, senza che nessuno si accorgesse dell’uragano in arrivo. Intanto le crepe iniziavano a far scricchiolare quel gruppo considerato un’eccellenza nel mondo della sanità cattolica romana. Mentre Temperini e Decaminada si affannano per promuovere i lussuosi incontri sulla riva del Tevere gli stipendi iniziano ad arrivare in ritardo, la liquidità crolla, i fornitori soffocano.

Il crollo
I dipendenti nel corso del 2012 iniziano a protestare duramente. Fiaccolate davanti al Vaticano, catene umane, scioperi della fame, occupazione degli ambulatori, mantenendo, però, sempre attivo il servizio. Gli ingressi dell’Idi e dal San Carlo di Roma per mesi rimangono presidiati dai rappresentanti dei lavoratori. Chiedono l’intervento del Vaticano – sempre più in imbarazzo – e del presidente della Repubblica, puntano a salvare quell’ospedale ritenuto un gioiello dal punto di vista sanitario. Padre Franco Decaminada e Domenico Temperini vengono allontanati dalla stessa congregazione, cercando di salvare il salvabile. Ma la bufera non è finita. Mentre la Procura di Roma inizia a raccogliere le prove sul dissesto, ai vertici arriva, nel giugno del 2012, un nuovo manager, il napoletano Giuseppe Incarnato. Proviene dal mondo della finanza, ed ha una missione chiara: trovare soldi freschi per pagare gli stipendi e i fornitori. Farà ben altro, secondo i magistrati. A ilfattoquotidiano.it Incarnato raccontò della “presenza della ‘ndrangheta”, spiegando di temere per la sua incolumità: “Mi hanno detto che mi sparano”, spiegò. Oggi anche lui è indagato dalla Procura di Roma, con le accuse di aver distratto dei fondi verso società a lui riconducibili e di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per consentire all’Idi di risparmiare sulle imposte da versare allo Stato. E con l’ipotesi di una sua partecipazione alla bancarotta fraudolenta, insieme ai vecchi vertici dell’Idi.

La bancarotta
L’ipotesi di reato che apre la lunga lista contenuta nella cinquanta pagine dell’avviso di chiusura inchiesta – atto che precede l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio – è la bancarotta fraudolenta, derivata dal fallimento del gruppo. Un atto di depredazione che vede coinvolti – a vario titolo – praticamente tutti i protagonisti della vicenda: oltre ai citati padre Decaminada – considerato il dominus -, Franco Temperini e Giuseppe Incarnato, tra gli indagati ci sono Aleandro Paritanti, sacerdote ai vertici della Congregazione, l’ex direttore amministrativo Piero Nicolai, Aurelio Mozzetta, superiore della congregazione, Eugenio Luchetta, altro sacerdote ai vertici dell’Idi, Terenzio D’Ortenzio, religioso, già direttore dell’Idi di Viterbo, Natalino Poggi, già responsabile legale della Curia generalizia della Congregazione dei figli dell’Immacolata concezione, il superiore generale, all’epoca dei fatti, Ruggero Valentini, Bruno, Paolo e Cristiana Morroni, famiglia di consulenti finanziari vicini all’Idi. In sostanza è l’intera congregazione ad essere indagata, per una gestione durata dieci anni. Tanto è durata la depredazione del gioiello della sanità cattolica. Con quali coperture? La risposta, al momento, ancora non c’è.
 
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view post Posted on 9/3/2016, 10:28
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ROMA, DISSESTO IDI: CHIESTO PROCESSO PER PADRE FRANCO DECAMINADA ED ALTRE 39 PERSONE Tweet Crac Divina Provvidenza, il cardinale Versaldi: "Mai pensato di mentire al Papa" 07 marzo 2016 La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di 40 persone coinvolte nell'inchiesta sul dissesto della "Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione", ente ecclesiastico a cui fanno capo tra l'altro, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (Idi), il San Carlo di Nancy e Villa Paola. Un crac di decine di milioni di euro. Tra gli imputati padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell'Idi già incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011. Il pm Giuseppe Cascini ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio contestando, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta, emissione e utilizzo di fatture false e occultamento di scritture contabili, in relazione a plurime condotte di spoliazione che sarebbero avvenute in un arco temporale compreso tra il 2007 e il 2012. Al centro degli accertamenti sono finiti, in particolare, padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell'Idi e incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011, l'ex amministratore di Idi-Farmaceutici nonché direttore generale pro-tempore di Idi-Sanità Domenico Temperini, all'epoca anche amministratore delegato di Elea Spa e Elea FP Scarl (dichiarata fallita nel febbraio del 2013), società interamente partecipate dalla Provincia Italiana della Congregazione, e Antonio Nicolella, già membro del cda di una società lussemburghese e socio di un'omonima società congolese nonché componente del cda del Consorzio Servizi Ospedalieri, azienda partecipata dalla fallita Elea FP Scarl. I tre vennero arrestati (tra carcere e domiciliari) nell'aprile del 2013 su provvedimento del gip Antonella Capri. Fu la Guardia di Finanza, cui la Procura affidò le verifiche tributarie, a portare alla luce l'esistenza di circa 845 milioni di euro di passivo patrimoniale e di oltre 82 milioni a titolo di distrazione, piu' l'utilizzo indebito di altri 6 milioni di fondi pubblici. L'inchiesta prese le mosse da un esposto nel quale alcuni dipendenti dell'Idi lamentavano il mancato versamento degli stipendi e segnalavano una serie di incongruenze nella gestione amministrativa della struttura sanitaria. Gli accertamenti, nel maggio 2013, sfociarono in un maxisequestro di beni per sei milioni di euro riconducibili a Decaminada e Temperini. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/...b7a6bea5b7.html
 
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view post Posted on 19/6/2017, 14:46

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Crack Idi, a giudizio anche padre Franco Decaminada
A novembre sarà processato con altre 23 persone per l'ammanco milionario delle strutture sanitarie. Già 12 condanne con riti alternativi
di redazione - Mag 26, 2017
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Il gup di Roma Fabio Mostarda ha rinviato a giudizio 24 imputati nell’ambito della vicenda giudiziaria legata al dissesto finanziario, pari a decine di milioni di euro, compiuto ai danni della Provincia italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, ente ecclesiastico che a Roma controlla l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (Idi) e altre strutture sanitarie (il San Carlo di Nancy e Villa Paola a Capranica, in provincia di Viterbo). L’udienza preliminare si è conclusa anche con una dozzina di condanne (dieci patteggiamenti e due riti abbreviati) fino a un massimo di 3 anni e 4 mesi di reclusione, un’assoluzione e alcuni proscioglimenti per prescrizione del reato.

Il giudice, accogliendo le richieste avanzate dal pm Giuseppe Cascini, ha disposto il processo per bancarotta, tra gli altri, anche per padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell’Idi e incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011, per l’ex amministratore di Idi-Farmaceutici nonchè direttore generale pro-tempore di Idi-Sanità Domenico Temperini, all’epoca anche amministratore delegato di Elea Spa e Elea FP Scarl (dichiarata fallita nel febbraio del 2013), società interamente partecipate dalla Provincia Italiana della Congregazione, e per Antonio Nicolella, già membro del cda di una società lussemburghese e socio di un’omonima società congolese nonchè componente del cda del Consorzio Servizi Ospedalieri, azienda partecipata dalla fallita Elea FP Scarl.

I tre vennero arrestati (tra carcere e domiciliari) nell’aprile del 2013 su provvedimento del gip Antonella Capri. Fu la Guardia di Finanza, cui la Procura affidò le verifiche tributarie, a portare alla luce l’esistenza di circa 845 milioni di euro di passivo patrimoniale e di oltre 82 milioni a titolo di distrazione, oltre all’utilizzo indebito di altri 6 milioni di fondi pubblici. Tra i reati contemplati in origine dalla Procura c’erano anche l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’utilizzo di fatture false, il riciclaggio, oltre all’occultamento di scritture contabili, in relazione a plurime condotte di spoliazione che sarebbero avvenute in un arco temporale compreso tra il 2007 e il 2012. Il processo prenderà il via il prossimo 16 novembre davanti ai giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma.

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