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Sanità Vaticana. Crac da 800 mln di € a Istituto Dermatologico Immacolata, Arrestato padre Franco Decaminada. Vertici Congregazione a processo

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GalileoGalilei
view post Posted on 5/6/2012, 13:16 by: GalileoGalilei
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ca...-boss/2183668/8

Caso Idi, nei guai il prete boss
di Emiliano Fittipaldi

Franco Decaminada, ex numero uno dell'istituto dermatologico romano, indagato per appropriazione indebita: è accusato di aver sottratto centinaia di migliaia di euro per comprarsi una megavilla in Toscana. Un caso sollevato proprio da 'l'Espresso'
(05 giugno 2012)
Guai sempre più grossi per l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri d'Europa per le patologie della pelle, di proprietà della congregazione dei 'Figli dell'Immacolata Concezione'.

Don Franco Decaminada, potente e riservato, pensava che mai nessuno avrebbe ficcato il naso nella compravendita della sua villa in Toscana. Una casa da sogno che il prete - da oltre dieci anni incontrastato domunus dell'Idi-San Carlo - ha comprato nel 2008 per oltre un milione di euro (1.005.136 euro, questa la somma dichiarata nell'atto di vendita, effettuata con cinque assegni circolari). Soldi che in gran parte, sospettano ora i pm della procura di Roma, sono stati prelevati dal prete direttamente dalla cassa dell'ospedale.

Decaminada è infatti indagato per appropriazione indebita aggravata: l'ipotesi è che abbia usato per concludere l'affare circa 800 mila euro dell'Idi.

L'inchiesta sull'ospedale è partita nel dicembre del 2009 dopo un esposto anonimo arrivato ai magistrati, che riprendeva l'inchiesta de "L'Espresso" sui conti in rossi dell'istituto pubblicata un mese prima.

La vicenda rischia così di diventare sempre più simile a quella del San Raffaele di Milano. Il debito verso banche e fornitori viaggia - secondo stime prudenziali - tra i 300 e i 400 milioni di euro, mentre lo stipendio dei 1500 dipendenti non viene pagato dal mese di marzo.

Finora i tentativi di trovare un compratore per salvare la struttura sono falliti, e il Vaticano non ha avuto la forza o la voglia di cambiare il management. Nonostante la sostituzione del direttore generale e del suo vice, sono i capi della congregazione a fare ancora il bello e il cattivo tempo.

La villa di Decaminada, detta "Ombrellino", non sembra la dimora di un prete che ha fatto voto di povertà alla Madonna: nonostante il buco e le ristrettezze in cui versano i suoi dipendenti, Decaminada si è infatti regalato - attraverso una società immobiliare a lui intestata - ben 18 stanze (oltre 380 metri quadri) circondata da 23 mila metri quadri di terreno e prati, di proprietà della famiglia nobile dei Vivarelli Colonna.

Dopo l'inchiesta del nostro giornale i preti si giustificarono davanti ai sindacati che chiedevano lumi parlando di "un'eredità" ottenuta dalla loro guida spirituale. «La citata villa è stata acquistata da Decaminada con fondi di natura personale. Il tutto è stato autorizzato dagli organi canonici preposti». Il pm la pensano diversamente, e vogliono vederci chiaro.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/va...to-crac/2164867

Vaticano, il frate ha fatto crac
di Emiliano Fittipaldi

Dopo il San Raffaele, un altro buco per centinaia di milioni: quello dell'Idi, mega ospedale dermatologico retto da un potente religioso dell'Immacolata Concezione. In pratica, il don Verzè romano. Che accumula debiti ma si compra case di lusso
(27 ottobre 2011)
©Michele Palazzi/Prospekt per l Espresso ©Michele Palazzi/Prospekt per l'EspressoFratel Franco Decaminada l'8 dicembre di ogni anno va in chiesa per rinnovare i voti fatti alla Madonna. E' la legge della Congregazione a cui appartiene, quella dei "Figli dell'Immacolata Concezione": bisogna promettere castità, obbedienza, povertà. Da sempre Decaminada per i suoi fratelli è un padre spirituale, una guida sicura che indica la retta via. Anche nell'intricata giungla degli affari: la Congregazione gli ha affidato tutto il suo impero, e soprattutto i suoi beni più preziosi. Ossia l'ospedale San Carlo e l'Idi, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, uno dei più importanti centri dermatologici d'Europa.

"Castità, obbedienza, povertà", recita il regolamento. Che Decaminada segue a modo suo: tre anni fa s'è comprato una villa di 18 stanze in Toscana circondata da 23 mila metri quadrati di terreno e prati. Peccato veniale, si potrebbe dire. Il fatto è che mentre i lavori di ristrutturazione della magione sono quasi finiti, la Congregazione è in crisi e registra un buco mostruoso in bilancio, stimato da autorevoli fonti vaticane tra i 300 e i 400 milioni di euro. Un'esposizione che pesa soprattutto sulle banche, Unicredit in particolare, e che fa tremare i polsi ai migliaia di dipendenti degli ospedali. "Decaminada", sussurrano preoccupati nei corridoi, "rischia di diventare il don Verzè del Lazio, e l'Idi il nostro San Raffaele. Sarebbe un peccato mortale".

Tra affari e politici. Andiamo con ordine, perché la storia della Congregazione è emblematica di come, troppo spesso, gli enti religiosi del Vaticano navighino con poca accortezza nei mari della finanza, finendo per assomigliare a spericolati hedge fund più che a enti no profit. Padre Franco - che tutti chiamano "presidente", anche se il capo dell'istituto religioso è il suo amico Ruggero Valentini - è l'indiscusso comandante che ha manovrato la nave negli ultimi lustri. Consigliere delegato dell'Idi, è grazie a lui che i suoi fratelli fanno il salto di qualità. Nati nel 1857, anno in cui don Luigi Maria Monti fonda la Congregazione, celebri all'inizio del Novecento per le pomate per la cura della tigna dei contadini, oggi i frati controllano oltre ai due grandi ospedali romani "Villa Paola" in provincia di Viterbo, una dozzina tra case di cura e orfanotrofi sparsi in tutta Italia, una società farmaceutica che fattura 20 milioni di euro l'anno, il centro oncologico di Nerviano, vicino Milano, e l'Elea, un'azienda fondata dall'Olivetti specializzata in formazione.


I "concezionisti" sono dunque una realtà importante. Soprattutto nella capitale, dove sono riveriti e omaggiati. In primis dalla politica. Ogni mese i frati-laici invitano ai loro eventi (che definiscono la "Cernobbio in riva al Tevere") deputati e big di partito che discettano di fede, politica, televisione, crisi internazionale e Vangelo: dai ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti a Marco Tronchetti Provera fino all'attrice Vittoria Puccini (che ha letto agli astanti le poesie di Prévert), alla corte di Decaminada ci vanno tutti. La settimana scorsa hanno presentato i loro ultimi libri due pezzi da novanta come monsignor Rino Fisichella e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ad applaudirli 300 persone, in mezzo senatori democrat, qualche lobbista e l'immancabile Mario Baccini dell'Udc, che dei fratelli è grande amico.

Padre Franco Decaminada Padre Franco Decaminada Se gli illustri ospiti probabilmente non hanno idea che la barca rischia di affondare, il Vaticano sa che la situazione finanziaria è compromessa. Qualche giorno fa (dopo le proteste dei medici dell'Idi che da mesi vengono pagati in ritardo) il cardinal Tarcisio Bertone ha spedito un visitatore apostolico per spulciare i conti e cercare di capire cos'è accaduto in questi ultimi anni. Non sarà facile, ma già ora i più pessimisti temono addirittura che il fallimento sia vicino. Sarà un caso, ma a "l'Espresso" risulta che i due enti della Congregazione che controllano le varie attività sono stati cancellati poche settimane fa dalla Camera di commercio di Roma.

Partiamo dal complesso Idi-San Carlo (quest'ultimo è stato acquistato nel 1998, ora i due ospedali sono un'unica entità), che viaggia con un debito verso Unicredit superiore ai 100 milioni di euro. Struttura d'eccellenza nel campo dermatologico, con un pronto soccorso e centinaia di posti letto, nei due nosocomi lavorano 1.500 tra medici, impiegati e infermieri, che offrono centinaia di migliaia di prestazioni l'anno, tra ricoveri e visite specialistiche. Tutto sembrava filare liscio, ma da quest'estate i dipendenti hanno cominciato a essere pagati in ritardo. La Congregazione ha puntato l'indice sulla Regione, spiegando che i rimborsi dovuti non arrivano nei tempi previsti. Renata Polverini, però, non sembra avere molte responsabilità: in realtà i frati cedono da molti anni i crediti sanitari ad alcune società specializzate (in questo caso Ubi Factor) che anticipano all'Idi i soldi teoricamente dovuti dalla Regione Lazio. Anche parte dell'esposizione di Unicredit peserebbe sul cosiddetto "factoring".

Non è tutto, però. Il problema è che la Regione rischia di non pagarli mai, i circa 70 milioni chiesti dall'Idi-San Carlo: secondo i dirigenti della Polverini (che non hanno voluto dare spiegazioni a "l'Espresso") e quelli dell'Asl Roma E, infatti, sarebbero tantissimi i drg (cioè i ricoveri ospedalieri) e le attività dell'Idi da considerare "inappropriate". "C'è un grosso contenzioso in corso. Non è un caso che Idi-San Carlo", spiega una fonte dentro l'Aris, l'Associazione religiosa istituti socio-sanitari, "non abbia firmato nel 2010 l'accordo tra la Polverini e l'Aris sul budget dei nostri nosocomi. Ogni anno dalla Regione rimandano indietro fatture per prestazioni inappropriate per circa 15-20 milioni di euro. Una volta s'è arrivati addirittura a 26". Denaro che, nel bilancio della Congregazione, è da considerarsi come mancato ricavo.

Ma anche gli investimenti, secondo i nemici di Decaminada, sono stati eccessivi. "Padre Franco ha affidato dal 2006 al 2009 la gestione economica a tal Giovanni Rusciano, un imprenditore campano venuto dal nulla ma con rapporti d'affari con gente del casertano. Rusciano prima s'è inventato l'Idi Card, poi ha comprato apparecchiature milionarie, sale operatorie, forniture di ogni tipo, tac". Per la prima volta, insomma, un laico ha gestito tutti i flussi economici, sia finanziari sia di cassa. "Noi pensavamo fosse un economo, ma in realtà non aveva un ruolo ufficiale. Firme sui documenti non ce ne sono, ma nei protocolli della presidenza più importanti spunta spesso, sarà una coincidenza, la sigla g.r.".

Di sicuro la guerra con la Regione non ha ancora un vincitore. La partita, però, non si mette benissimo per i devoti della Vergine Maria: se il 2 febbraio Luca Casertano e Fabrizio Ferri della Direzione Sanitaria hanno mandato una durissima nota a Decaminada diffidandolo ad attivare "nuove funzioni assistenziali in assenza delle autorizzazioni previste" (il frate aveva infatti annunciato nuove attività di terapia intensiva da fare al San Carlo), qualche settimana fa l'Asl Roma E - dopo alcuni controlli - ha mandato alla procura regionale della Corte dei conti un fascicolo nel quale si segnalano alcune operazioni anomale: gli uomini della Congregazione avrebbero chiesto più volte il rimborso delle stesse prestazioni mediche. Al centro dei controlli c'è una società, la Servizi Sviluppo e Ricerca srl, che diceva di aver comprato parte dei crediti dell'Idi-San Carlo. Fino al marzo 2011 la srl era amministrata proprio da Decaminada. Oggi la società ha cambiato nome, oggetto sociale e sede (da Roma a Catania). In molti si domandano perché. Nessuno, invece, sta indagando per capire che cos'è successo davvero ai call center dell'Idi, del San Carlo e di Villa Paola: per qualche mese per prenotare le visite le telefonate erano state affidate a un servizio esterno, e molti pazienti si lamentarono per i prezzi iperbolici: qualcuno, sul "Messaggero" disse di aver pagato la chiamata 28 euro. Più del costo della visita.

Formigoni salvaci tu. Un'altra operazione disastrosa è quella che ha portato all'acquisto del Nerviano Medical Sciences. Appoggiati da Gianni Letta e Pio Laghi (cardinale che fu discusso nunzio apostolico in Argentina durante la dittatura dei militari) i frati della Congregazione nel 2004 hanno battuto la concorrenza di colossi navigati, come il gruppo Dompè, e si sono aggiudicati dalla Pfizer una delle più grandi aziende europee specializzata in farmaci anticancro. Oltre 700 tra tecnici e ricercatori (ma oggi sono scesi a 540, compresi i precari) hanno festeggiato, sperando che i preti potessero rilanciarli. Sbagliavano di grosso.

I presupposti all'inizio c'erano tutti: la Pfizer non solo aveva ceduto il centro senza chiedere un euro, ma aveva lasciato in dote un tesoretto di ben 250 milioni. Somma a cui Decaminada e la sua squadra hanno presto aggiunto 138 milioni di euro, ottenuti da Unicredit come crediti diretti e indiretti. Un pacco di soldi, a cui vanno sommati i ricavi, oltre 15 milioni l'anno, più una ricapitalizzazione (nel maggio 2009) di 60 milioni di euro. Facendo i conti della serva, dal 2004 al 2009 (anno in cui è stata dichiarata l'insolvenza) il management ha in pratica bruciato poco meno di mezzo miliardo. Un'enormità. "Vorremmo capire", dice uno dei ricercatori, "come diavolo hanno fatto a spendere tutti quei soldi in così poco tempo".

Nonostante i roboanti annunci di nuove molecole sensazionali, di brevetti importanti venduti nemmeno l'ombra. Così tra sprechi e investimenti sballati oggi i frati devono a Unicredit oltre 150 milioni. A qualcuno, però, non è andata malissimo. Giampiero Duglio, per anni ad della struttura e fedelissimo di Decaminada, due anni fa ha lasciato la scena con una ricca buonuscita. Gli scienziati contattati da "l'Espresso" ricordano che aveva un curriculum assai originale per amministare un polo oncologico d'eccellenza: prima di arrivare a Nerviano era stato all'Atala, l'azienda di biciclette, e alla Oxygen di Padova, dove si occupava di monopattini elettrici. "Molti dirigenti hanno avuto uscite milionarie", chiosa uno dei membri del cda. Lo prevedevano i "patti di stabilità" voluti dai frati. Gli stipendi? "Le dico solo che Donata Bertazzi, vicina a Decaminada e ancora dirigente in azienda, prende 200 mila euro l'anno, mentre don Franco nel 2009 guadagnava 300 mila euro lordi l'anno, senza contare benefit come macchina e autista".

A dicembre 2010 per salvare il salvabile è intervenuta la Regione Lombardia. Lo scorso Natale i preti hanno annunciato urbi et orbi che avrebbero donato il Nerviano Medical Sciences a una nuova Fondazione di proprietà del Pirellone. Un pacco regalo con dentro tutto: centro, terreni, ricercatori e debiti pregressi. Finora, però, il passaggio di consegne non c'è ancora stato, e molti si domandano chi alla fine della fiera si accollerà il rosso record. Di sicuro l'accordo è stato preceduto da una strana operazione contabile: i concezionisti per rafforzare la situazione patrimoniale del centro hanno effettuato un aumento di capitale di 49,3 milioni di euro. E cosa hanno messo a garanzia i religiosi? Proprio quei crediti sanitari che la Congregazione sostiene di vantare nei confronti della Regione Lazio.

Tra fallimenti, pretesti e ville di lusso. Se nei documenti della Camera di commercio spuntano a carico dell'ente religioso le prime ipoteche giudiziali per importi milionari, anche altre attività controllate dai finanzieri in tonaca non se la passano bene. L'Elea, società di formazione e consulenza, è stata comprata dai concezionisti nel 2006. Protagonisti della fusione Decaminada, il confratello Aurelio Mozzetta e Domenico Temperini, l'ad di Elea. Già consigliere regionale di An, Temperini è il manager che oggi organizza per la Congregazione gli eventi con banchieri e politici.

Il patto di ferro però non gli ha portato fortuna: è sì diventato direttore generale dell'Idi, ma negli ultimi due anni i ricavi dell'Elea sono scesi del 27 per cento. A febbraio del 2010 la società è persino fallita, ma per mancanza di passivo il curatore fallimentare ha permesso la continuità aziendale. Va meglio a un'altra importante controllata, l'Idi farmaceutici di Pomezia (che ha appena siglato un accordo con il colosso americano Merck, benedetto dal ministro per lo Sviluppo Paolo Romani in persona), che vanta un fatturato di 20 milioni l'anno. Gli investimenti dei concezionisti spaziano anche fuori dai confini nazionali: l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana, in Albania, è cosa loro. Come la fondazione e l'ospedale annesso, per cui hanno ottenuto 30 miliardi di lire nei primi anni Novanta. Il nosocomio, però, non è ancora pronto: al suo posto c'è un poliambulatorio.

Ora la Congregazione è preoccupata soprattutto delle vicende italiane. Tarcisio Bertone, che qualche mese fa pensava di inserire l'Idi in un polo sanitario cattolico, sembra aver cambiato idea. "Non possiamo salvare anche loro", chiosano dal Vaticano già impegnato a evitare il default del San Raffaele. Padre Decaminada, anche autore di un libro sulla "Maturità affettiva e psicosessuale nella scelta vocazionale", fa spallucce. Gli affari, almeno a lui, vanno bene. Tanto che una società di cui è unico azionista, la Punto Immobiliare, ha acquistato una villa, chiamata "Ombrellino", a Magliano in Toscana. Oltre 380 metri quadri, valore superiore al milione di euro. "La zona è prestigiosa", dice un contadino, "ci fanno pure il Morellino di Scansano".
 
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13 replies since 28/10/2011, 11:40   1748 views
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