Laici Libertari Anticlericali Forum

Ratline. Nazisti in sacrestia, La fuga dei nazisti organizzata da Vaticano, Croce Rossa e diocesi di Genova

« Older   Newer »
  Share  
GalileoGalilei
view post Posted on 31/5/2007, 11:42 by: GalileoGalilei
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://www.ansa.it/opencms/export/site/not...2125602859.html

2007-05-30 20:44
NAZISMO: EICHMANN, TROVATO PASSAPORTO DELLA FUGA
(di Maurizio Salvi)

BUENOS AIRES - Due timbri rossi, uno più grande del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ed uno più piccolo del consolato argentino a Genova, hanno dato validità, oltre 50 fa, al passaporto con cui Adolf Eichmann, il regista della 'soluzione finale' orchestrata dal Terzo Reich per gli ebrei, di rifugiarsi in Argentina con il falso nome di Ricardo Klement, cercando così di sfuggire ad un processo sui gravissimi crimini contro l'umanità da lui commessi.

A differenza di quanto avvenuto per altri ex gerarchi nazisti tedeschi o croati (Martin Borman, Joseph Mengele ed Ante Pavelic) che hanno mantenuto zone d'ombra sulla vita trascorsa in territorio argentino dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sapeva praticamente tutto dei dieci anni di Eichmann a Buenos Aires fino a quando (11 maggio 1960) fu sequestrato da un commando del Mossad israeliano e portato a Tel Aviv. Si sapeva ad esempio che il nome falso era Klement, che aveva lavorato come tecnico prima per la ditta Capri di Tucuman, e che poi si era trasferito nella capitale per entrare nella neonata fabbrica delle Mercedes Benz. Ma nessuno aveva mai visto i documenti che gli permisero di lasciare l'1 giugno 1950 il porto di Genova per costruirsi una nuova vita. Ma ora, grazie all'insistenza di una studentessa impegnata in una tesi di laurea e della collaborazione della giudice federale argentina Maria Romilda Servini de Cubria, è stato rinvenuto in un vecchio fascicolo giudiziario l'originale del passaporto con cui Eichmann si imbarcò dal capoluogo ligure verso l'Argentina.

Si tratta di un cartoncino piegato in quattro, su cui c'é una foto autentica dell'ex gerarca, che appare semicalvo, con occhiali rotondi, una camicia, una giacca ed un papillon. E poi le generalità: Ricardo Klement, nato a Bolzano il 23 maggio 1913, apolide, di professione tecnico. Il documento, sostiene il quotidiano Pagina 12 autore dello scoop, prova che la fuga dall'Europa di uno dei protagonisti dello sterminio ebraico è potuta avvenire grazie alla collaborazione del Cicr e del governo argentino di Juan Domingo Peron. I timbri, chiaramente leggibili, sono stati apposti dal Cicr e dal viceconsole argentino a Genova, Pedro Solari Capurro. A Ginevra, il Comitato della Croce Rossa ha spiegato oggi per bocca di un suo portavoce, Vincent Lusser, che i criminali di guerra nazisti "abusarono di un sistema umanitario" e che all'epoca il Cicr non era in grado di svolgere inchieste sull'identità dei profughi e apolidi che chiedevano i documenti.

Per quanto riguarda invece le intenzioni del governo argentino, gli storici hanno provato che il presidente Peron fu un promotore della politica di apertura agli esuli nazisti. Una conferma di questo venne anni fa anche dall'avvocato Pedro Bianchi, difensore dell'ex capitano Erich Priebke, per il quale Peron "ordinò la consegna attraverso l'ambasciata argentina a Vienna di 5.000 passaporti a nazisti in fuga. Per lo più la traversata dell'Oceano Atlantico dall'Europa verso vari paesi latinoamericani (Argentina, ma anche Cile, Brasile e Paraguay) avvenne grazie alla cosiddetta Rat Line (Via dei topi), organizzata e diretta da alcuni esponenti della chiesa cattolica, come Pancratius Pfeiffer (citato da Priebke dopo l'estradizione in Italia) e il vescovo altoatesino filonazista Alois Hudal. Furono questi passaporti falsi che permisero a Eichmann di passare come Klement, a Priebke di chiamarsi Otto Pape e a Mengele di nascondersi dietro il nome di Helmut Gregor. In particolare il documento relativo a Eichmann si trovava nel fascicolo di una causa aperta a Buenos Aires dalla moglie dell'ex gerarca, Veronika Catalina Liebel, dopo la sua cattura nella capitale argentina nel 1960. La direttrice del Museo dell'Olocausto di Buenos Aires, Graciela Jinich, cui è stato consegnato l'originale del passaporto su cui ha studiato la ricercatrice universitaria Maria Galvan, ha detto che il documento è una "testimonianza degli inganni che permisero ad Eichmann di tentare di nascondersi per sempre per non pagare i suoi crimini contro l'umanità ".
 
Web  Top
38 replies since 7/12/2006, 12:30   7312 views
  Share