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Ratline. Nazisti in sacrestia, La fuga dei nazisti organizzata da Vaticano, Croce Rossa e diocesi di Genova

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GalileoGalilei
view post Posted on 13/4/2007, 09:18 by: GalileoGalilei
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13/4/2007

I sospetti e le nebbie da dissipare





GIOVANNI DE LUNA

Certo che è una ferita ancora aperta. La Shoah si consumò nel silenzio di Pio XII. Invano si attese una sua parola di condanna del massacro, una sua esplicita denuncia dei crimini di Hitler. Certo la diplomazia vaticana si adoperò a tessere le sue reti umanitarie; in Italia conventi e parrocchie si aprirono per salvare ebrei e antifascisti e certo il mondo cattolico fu attraversato da torrenti di solidarietà che fecero da antidoto alle pulsioni antisemite sedimentatesi nei secoli. Ma quel silenzio ci fu.

Una interpretazione benevola suggerisce una scelta consapevole di Pio XII; il Papa riteneva infatti più efficaci i piccoli passi della diplomazia che una clamorosa protesta, con il rischio di suscitare terribili ritorsioni da parte dei nazisti e di peggiorare la situazione degli ebrei. Ma c'è da dire che anche i passi successivi della Chiesa non sono stati tali da dissipare le nebbie e i sospetti di complicità che ancora oggi circondano quel silenzio. Anzi. Nel dopoguerra il Vaticano fu il crocevia di tutta una serie di iniziative che puntavano a salvare criminali nazisti del calibro di Priebke, Mengele, Eichmann, avviando quella «operazione Odessa» che vide tra i suoi protagonisti lo stesso Montini, futuro Papa Paolo VI. E ancora, molto più recentemente, il discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz non è stato certo il balsamo ideale per lenire quelle ferite. E’ sembrata discutibile - e non solo agli Ebrei - l’affermazione del Papa tesa a circoscrivere le colpe del nazismo a «un gruppo di criminali» che «usò e abusò» del popolo tedesco; ancora maggiori perplessità ha suscitato poi l'altra affermazione sui «nazisti che volevano distruggere il popolo ebraico per strappare la radice su cui si fonda il Cristianesimo». Il progetto di sterminio si sviluppò in realtà lungo una direzione che francamente fa oggi apparire il Cristianesimo un bersaglio trascurabile, quasi inesistente.

In realtà ci sarebbe per il Vaticano la possibilità di fugare quelle nebbie e quei sospetti. Nell'ottobre 1999 il Vaticano e l'International Jewish Committee for Interreligious Consultations vararono una Commissione mista di storici (3 cattolici e 3 ebrei) per indagare sui rapporti tra la Chiesa cattolica e la Shoah. La Commissione concluse i suoi lavori con un rapporto che constatava l'insufficienza delle fonti a disposizione, segnalando come gran parte della documentazione necessaria a una conoscenza storica compiuta giacessero ancora inaccessibili negli Archivi Vaticani. Gli 11 volumi pubblicati di Atti e documenti della Santa Sede relativi alla II Guerra Mondiale non esauriscono il materiale archivistico che si potrebbe utilizzare proficuamente; ebbene il Vaticano ha deciso di limitare la ricerca vincolandola obbligatoriamente solo a quel corpus di fonti (già interamente pubblicati), impedendo di affrontare in sede storiografica una serie di nodi. Sarebbe opportuno spalancare al più presto quegli archivi.


 
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