Laici Libertari Anticlericali Forum

Maddaloni. Buco da 33 mln di € nelle scuole dei Legionari di Cristo, 5 condanne e 5 assoluzioni per violenze al Villaggio dei Ragazzi. Prescrizione salva 3 imputati

« Older   Newer »
  Share  
GalileoGalilei
view post Posted on 3/3/2011, 15:59 by: GalileoGalilei
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


Sfogliando (virtualmente) le pagine de Il Mattino del 01 marzo 2011, edizione di Caserta, pag. 34 si scopre anche con che metodi è stata costruita la menzogna del "santo" don Salvatore d'Angelo. Con una legge fatta ad hoc per il prete è stata permessa l'usucapione di un bene pubblico di enorme valore, di proprietà del Demanio. Casa impossibile a ogni cittadino ma non al "divo" Giulio Andreotti e ai suoi sodali preti.

Da Il Mattino edizione di Caserta del 01 marzo 2011, edizione di Caserta, pag. 34

01/03/2011


Alberto Zaza d’Aulisio

Il Villaggio dei Ragazzi: un emblema non soltanto per la Città di Maddaloni ma per l’intera provincia di Caserta. Sorto dalle rovine (materiali e morali) della seconda guerra mondiale sulla formidabile intuizione socio-educativa di un giovane sacerdote che aveva rinunziato alle lusinghe di una brillante carriera ecclesiastica al termine degli studi presso il Seminario francese di Roma, ha accolto e formato migliaia e miglia di allievi. Don Salvatore d’Angelo, di fronte a tanti ragazzi sbandati, spesso senza famiglia, senza un tetto, abbandonati a se stessi, non ci pensò due volte ad insediarsi tra le rovine della ex caserma Bixio per dare corpo ad un progetto destinato ad avere successo. Un giorno, qualche anno prima del suo improvviso decesso, avvenuto dieci anni orsono, ebbe a dire, nella consapevole responsabilità del ruolo affidatogli dalla Divina Provvidenza: «Come vorrei che opere come questa non dovessero esistere più! Ma sono una necessità!». L’ex palazzo baronale, ristrutturato nel XVII secolo dall’architetto svizzero Carlo de Chollet, aveva ospitato dall’epoca dei Borbone fino al secondo conflitto mondiale, vari reparti militari, tra cui enti di formazione come la Nunziatella (dal 1855 al 1859) ed il Deposito di Istruzione degli Allievi della Guardia di Finanza. Dallo stato di abbandono lo riscattò Don Salvatore che, intorno alla sua idea, polarizzò la cooperazione di numerose persone di buona volontà, gli amministratori comunali ed i giovani ufficiali della Scuola di Commissariato dell’Esercito, che facevano a gara per sostenere le esigenze materiali di una comunità in continua crescita, bisognevole di tutto. E tutto ricadeva sulle spalle robuste di quell’eccezionale sacerdote, la cui azione intrepida ispirò nel 1955 il film «Solo Dio mi fermerà» (proiettato in anteprima nazionale nel cinema San Marco di Caserta). Poi la nascita dell’Istituto Magistrale «Don Gnocchi», per offrire ai ragazzi la possibilità di proseguire gli studi oltre la scuola dell’obbligo, la creazione dell’Istituto Tecnico Industriale, dell’Istituto per Interpreti, del Liceo Linguistico, dell’ Istituto Aeronautico. La Fondazione, intanto, eretta in Ente Morale con Decreto del Presidente della Regione Campania, e diventata proprietaria per usucapione della antica caserma (con una legge speciale promossa da Giulio Andreotti, amico di sempre di Don Salvatre), potette finalmente camminare con le proprie gambe. E don Salvatore aprire serenamente gli occhi all’eternità

Da IL Mattino del 02 marzo 2011, edizione di Caserta pag. 33


Le indagini
Tutto inizia dalla denuncia degli educatori non violenti
02/03/2011
Chiudi

L'indagine della Squadra Mobile di Caserta che ha condotto all’arresto per maltrattamenti e lesioni di quattro educatori e per violenza sessuale di una maestra è scattata grazie alla denuncia di alcuni educatori che svolgono proprio nel «Villaggio dei ragazzi» di Maddaloni il loro lavoro, e lo fanno con scrupolo e professionalità. Lo chiariscono gli investigatori il giorno dopo il blitz che ha sconvolto un’istituzione educativa molto nota e conosciuta a livello nazionale e non solo in Campania. Sono stati proprio i colleghi, esasperati da quanto avveniva sotto il oro occhi, a segnalare alla polizia diversi episodi da cui è poi partito il lungo lavoro di «ascolto» di una trentina di ragazzi sentiti dalla polizia con l’assistenza di psicologi. Insulti, umiliazioni, schiaffi, un bambino scaraventato giù per le scale, qualcuno finito all'ospedale per essere medicato. A breve potrebbero esserci altri clamorosi colpi di scena sulle presunte violenze e l'unico presunto caso di abuso sessuale avvenuti all'interno della fondazione. Le novità potrebbero essere costituite dal coinvolgimento di un'altra decina tra educatori e insegnanti che, anzichè svolgere il loro dovere, avrebbero invece insultato, minacciato e a volte picchiato bambini e ragazzi già provenienti dal mondo del disagio casertano. Infatti non tutte le ordinanze di custodia cautelare richieste dal gip sono state concesse ma questo non vuol dire che non ci siano ipotesi accusatorie per persone al momento indagate a piede libero. L’unico episodio di abuso sessuale contestato, inoltre, resta quello che avrebbe come responsabile la maestra delle elementari Maria Iesu, 37 anni di Caserta, pure sottoposta ai domiciliari. Nel corso di una lezione avrebbe costretto due bambini di 11 anni a sdraiarsi a terra e poi avrebbe simulato su di loro un rapporto sessuale. Una delle vittime, ascoltato a poliziotti e psicologi non ce la fa a descrivere quindi prende carta e penna e scrive: «Ogni volta faceva sempre le cose zozze vicino a noi bambini e ci parlava sempre della sua vita privata che a noi non importava niente della sua vita privata; diceva che quando stava in treno un signore andò vicino a lei e gli disse se voleva andare a letto con lei e poi non ci ha detto più niente». c.col.




Anche una cintura per colpire il bambino in punizione
02/03/2011
Chiudi

Claudio Coluzzi Tanti episodi di violenza. A volte reazioni di fronte alle intemperanze di «ragazzi difficili» ma troppo spesso metodi punitivi che andavano oltre qualsiasi logica educativa. Come quando, per colpire un ragazzo, nelle mani di un educatore del Villaggio spunta persino una «cintura» utilizzata come una sorta di tremenda frusta. Del resto gli psicologi che hanno seguito i ragazzi nella fase dei loro racconti parlano di «senso di soffocazione, ansia e sudorazione, spavento, atmosfera pesante e dura, sentirsi morire, episodio che mi ha fatto vergognare, mancanza di rispetto e comprensione dei bisogni, assenza di libertà di richiedere ed esprimersi». «Dai racconti di tutti i ragazzi - continuano nelle loro relazioni gli psicologi - si evince che taluni educatori della struttura (identificati dai ragazzi come professori) utilizzavano modalità educative rigide ed estremamente punitive che rientravano in un quadro di offese (”handicappato, puorc, non servi a niente”), schiaffi e regole molto severe, la violazione delle quali comportava punizioni non appropriate all’entità del comportamento messo in atto». E alcuni accertamenti sono in corso anche nei confronti di qualche docente che avrebbe assistito ai comportamenti degli educatori senza denunciarli. In particolare un ragazzo dopo avere raccontato che un educatore ora arrestato lo costringeva a stare per ore all'impiedi senza appoggiarsi al muro e lo insultava chiamandolo «uomo di merda, mascalzone, fetente, deficiente», riferisce come in una circostanza sia stato aggredito alla presenza di un insegnante che non solo non intervenne, ma lo indusse a mentire ai medici dell'ospedale dove fu portato per essere curato. Biagio, ottenuto il permesso dal responsabile, era andato a giocare a pallone in palestra. Al ritorno incontrò l'educatore, che non credette al permesso e, non trovando il responsabile per averne la conferma, gli si avventò contro. «Nell'ufficio del responsabile - racconta il ragazzo - giunse l'educatore in compagnia di un professore. Sentii l'educatore dire al professore: io questo puorco handicappato lo picchio. Il professore chiese all'educatore di salire in camerata, ma quest'ultimo, senza dire nulla, alla presenza del professore e di un mio amico, con la mano mi colpì fortemente sulla fronte, facendomi sbattere con la nuca sull'angolo di un armadietto in ferro. Il colpo fu così forte che mi uscì molto sangue da dietro la testa, che ricordo mi colava lungo la schiena, e ricordo che c'era il sangue per terra e sullo spigolo dell'armadietto. Dopo avermi colpito, l'educatore andò via e ricordo che il professore non disse nulla». La ferita era profonda e i due medici presenti nell'istituto suggerirono di accompagnare Biagio al pronto soccorso per dei punti di sutura. «Ricordo - racconta ancora il ragazzo - che allorquando ci trovavamo davanti all'ospedale il professore mi chiese che cosa avrei dichiarato ai medici circa la ferita ed io a mia volta gli chiesi: ma ora cosa gli devo dire? A tali mie parole il professore rispose con un gesto del viso che mi fece intendere che era meglio dire una bugia, in quanto altrimenti l'educatore sarebbe stato denunciato. Io raccontai una bugia, ovvero che mi ero fatto male in quanto ero scivolato battendo la testa contro un comodino».

Da Il Mattino, edizione di Caserta del 03 marzo 2011 pag. 37

03/03/2011
Chiudi
L’inchiesta, gli interrogatori

03/03/2011
Chiudi

Biagio Salvati Santa Maria Capua Vetere. Hanno tutti respinto le accuse ammettendo, in qualche caso, di essere intervenuti energicamente solo per evitare aggressioni fisiche: nel giorno degli interrogatori di garanzia, gli educatori e l’insegnante del Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, arrestati l’altro giorno dalla polizia, si difendono e respingono l’etichetta di picchiatori seriali. I cinque indagati, tra cui una insegnante della scuola media, ieri mattina hanno risposto e, in alcuni casi anche documentato, alle domande del gip Giuliana Tagliatela che l’altro giorno ha firmato l’ordinanza cautelare chiesta dai sostituti Ilaria Sasso Del Verme e Giovanni Cilenti della Procura di Santa Maria Capua Vetere. «Avrei obbligato i ragazzi a vedere in televisione solo determinati film? Falso, in varie occasioni ho dovuto vigilare per evitare che vedessero solo determinati film ritenuti violenti come “Il capo dei capi” o “Il camorrista”». Si è difeso così, per esempio, Domenico Bellucci, assistito dall'avvocato Mariano Omarto, indagato per maltrattamenti ai danni di minori di età compresa tra i dodici e i sedici anni, ospiti del convitto per ragazzi. Oltre a Bellucci, hanno raggiunto il secondo piano del tribunale sammaritano Vincenzo Crisci, Gianluca Panico, Francesco Edattico e l’insegnante di Geografia Maria Iesu. Per quanto riguarda l'accusa di tenere finestre e porte aperte dell'istituto durante la doccia, con i minori nudi, Bellucci ha chiarito che si trattava di una semplice precauzione adottata, tenuto conto della promiscuità tra allievi superiori e quelli delle classi inferiori, per evitare che si compissero atti lesivi dell'integrità fisica e del pudore. Anche la professoressa 37enne, difesa dall'avvocato Nello Sgambato, ha rigettato ogni accusa davanti al gip chiarendo la sua posizione. L'insegnante avrebbe riferito che trascorreva molte ore con gli alunni di prima media del Villaggio dei Ragazzi, come è riscontrabile dai calendari scolastici. Una delle materie che insegnava, era l'educazione civica. La professoressa ha dunque spiegato che l'episodio contestato della violenza sessuale altro non era altro che una dimostrazione pratica di alcune tecniche utilizzate dai bulli, in quanto la sua classe aveva aderito ad un progetto che includeva un corso antibullismo. Il ragazzino si sarebbe offerto per la dimostrazione ma il contatto fisico – a dire della difesa – sarebbe stato solo sullo sterno. Nessun «movimento» o «strusciamento» a mimare atti sessuali così come sostiene l’accusa, dunque. In un altro caso, uno degli educatori – mostrando anche una documentazione scolastica – avrebbe evidenziato che ad accusarlo per un episodio è un alunno che non faceva parte del suo gruppo. Gli avvocati, Finizio Di Tommaso, Vittorio Giaquinto, Gerardo Tommasone e Maurizio Capasso, presenteranno lunedì le istanze di scarcerazione in attesa delle trascrizioni degli interrogatori mentre qualcuno è pronto a portare al processo i milleduecento alunni che smentirebbero i racconti degli otto testi d’accusa. Per la difesa di Bellucci ed Edattico, si tratta di sporadici quanto estemporanei episodi di tensione tra gli educatori ed alcuni ragazzi ed al massimo ci sarebbe stato qualche episodio in cui si è reso necessario strattonarli o sgridarli per dirimere dei litigi o per evitare che venissero alle mani. Azioni, benché eccezionali che, secondo la difesa, sarebbero funzionali ad uno «ius corrigendi». La difesa non esclude anche un probabile sentimento di rivalsa nei confronti degli educatori per essere stati inflessibili di fronte a precisi atteggiamenti ed atti impropri.
 
Web  Top
104 replies since 28/2/2011, 10:27   7791 views
  Share