Laici Libertari Anticlericali Forum

Lo scandalo dei soldi pubblici regalati alla Chiesa, Ici e dintorni...

« Older   Newer »
  Share  
Felipe-bis
view post Posted on 7/7/2010, 19:47






Roma, inchiesta sugli alberghi cattolici esentasse

Ammonta a circa 700 milioni di euro il giro d’affari del turismo romano gestito da strutture ecclesiastiche. La stima è del presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, intervistato da Rory Cappelli nell’ambito di un’inchiesta sugli alberghi “esentasse”, pubblicata sull’ìinserto romano di Repubblica (vedi sotto, ndr). Le strutture ricettive cattoliche non pagano ICI e pagano un’IRES dimezzata, ricorda il segretario radicale Mario Staderini. Ma non vi è soltanto un fenomeno distorsivo del mercato: gli edifici ecclesiastici hanno goduto anche, a far tempo dal Giubileo, di copiosi finanziamenti da parte dello Stato.

www.uaar.it/news/2010/07/07/roma-in...lici-esentasse/

-----------------------

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/07/...ticano-5440550/

GLI ALBERGHI DELLA FEDE
Turismo religioso, gli hotel esentasse
Diecimila posti letto, un centinaio di strutture. Niente Ici, Ires dimezzata. Ex conventi convertiti, ex collegi ristrutturati che offrono scorci da cartolina. Il radicale Staderini: sono equiparati agli enti di beneficenza

di RORY CAPPELLI

Un centinaio di "case per ferie", "case vacanze", "rifugi per pellegrini" per un totale di quasi 10 mila posti letto a Roma e nel Lazio. Sono gli alberghi della fede, strutture ecclesiastiche riconvertite - soprattutto dagli anni del Giubileo - in veri e propri hotel che hanno invaso la città.

Un business di tutto rispetto: il turismo a Roma e provincia, lo spiega il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, "porta un indotto di 6 miliardi e 900 mila euro all'anno". E "il 10 per cento almeno lo realizzano le strutture legate alla Chiesa". Circa settecento milioni di euro. Un dato che si avvicina per difetto con quello sbandierato dal vicesindaco con delega al turismo, Mario Cutrufo, quando il 16 aprile 2009 dichiarò che a Roma, ogni anno, si stimavano - ospiti delle strutture gestite dall'Opera Romana Pellegrinaggi - 6 milioni di turisti.

Chiunque può oggi soggiornare nelle "Case per ferie" o in quei veri e propri hotel, spesso anche di lusso, ex conventi convertiti, ex collegi ristrutturati, che offrono scorci su una Roma da cartolina a prezzi decisamente più bassi dei loro equivalenti "laici". Grazie alle tante agevolazioni fiscali, dice Mario Staderini, segretario dei radicali italiani che, da quando era consigliere comunale del I Municipio, ha denunciato più volte il fenomeno. "Gli enti ecclesiastici", spiega Staderini, "sono equiparati agli enti di beneficenza e godono del decurtamento del 50 per cento dell'Ires. Per non parlare dell'Ici, che non pagano affatto".

Tra queste strutture, c'è l'ex convento delle suore oblate di Santa Maria dei sette dolori di via Garibaldi 27, che oggi si chiama Donna Camilla Savelli Hotel ed è gestito da una società privata: il palazzo, progettato dal Borromini, offre 78 camere di cui 9 suite che costano da 200 a 650 euro a notte e pacchetti che comprendono il biglietto per i Musei Vaticani. O la Domus Carmelitana Sant'Alberto Patriarca di Gerusalemme, con tanto di rifugio per la preghiera e vista sul Castel Sant'Angelo, intorno ai 100 euro a notte.

C'è anche la Villa Aurelia, in via Leone XIII, sull'Aurelia antica, 160 posti letto, che ha una sala convegni e una cappella. Decine le "case" gestite dalle suore, decine quelle gestite da società che fanno però capo a enti ecclesiastici, decine di palazzi, appartamenti, stanze, di quell'immenso patrimonio immobiliare che a partire dal Giubileo, in occasione dell'anno santo, ha ricevuto finanziamenti a pioggia dallo Stato italiano. Quello del turismo religioso, in Italia, è un business con cifre da capogiro: tanto che è ormai una realtà consolidata la Borsa internazionale del Turismo religioso (Aurea), che quest'anno si terrà a novembre a Foggia.


(07 luglio 2010)

Edited by GalileoGalilei - 22/11/2010, 19:10
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 9/7/2010, 18:12




In attesa di sviluppi, posto qui un articolo analogo di tre anni fa:

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/c...hi-vescovo.html

La Chiesa non paga l'imposta sui fabbricati appellandosi ad una legge del '92
Ma la Cassazione la giudica illegittima e l'Ue ha messo l'Italia sotto processo
Gli alberghi dei santi
alla crociata dell'Ici

Secondo l'Anci in questo modo i Comuni non incassano ogni anno 400 milioni

di CURZIO MALTESE



Una terrazza da sogno sul cuore della Roma barocca, sormontata dal campanile di Santa Brigida, con vista sull'ambasciata francese e perfino sull'attico di Cesare Previti. È soltanto uno dei vanti dell'albergo delle Brigidine in piazza Farnese, "magnifico palazzo del '400" si legge nel depliant dell'hotel, classificato con cinque stelle nei siti turistici, caldamente consigliato nei blog dei visitatori, soprattutto dagli americani, per il buon rapporto qualità-prezzo e l'accoglienza delle suore. "Parlano tutte l'inglese e possono procurare lasciapassare gratis per le udienze del Papa" scrive un'entusiasta ospite da Singapore sul portale Trip Advisor ("leggi le opinioni e confronta i prezzi").

L'unico problema, avvertono, è trovare posto. Sorto intorno alla chiesa di Santa Brigida, quasi sempre vuota, l'albergo è invece sempre pieno. Prenotarsi però non è difficile. Basta inviare una e-mail a www. istitutireligiosi. org, il portale che raccoglie un migliaio di case albergo cattoliche in Italia, con il progetto di pubblicarle tutte nei prossimi mesi e "raggiungere accordi con i grandi tour operator stranieri per il lancio sul mercato internazionale". Oppure si può cliccare direttamente su brigidine. org, il sito ufficiale dell'ordine religioso fondato da Santa Brigida di Svezia, straordinaria figura di mistica e madre di otto figli, fra i quali un'altra santa, Caterina. Una notizia che in realtà dall'home page delle brigidine non si ottiene.

La biografia della fondatrice occupa solo poche righe. In compenso si trovano minuziosi dettagli sulla catena di alberghi ("case religiose") gestiti dalle brigidine in 19 paesi, una specie di Relais & Chateux di gran fascino, per esempio il magnifico chiostro dell'Avana Vecchia, inaugurato da Fidel Castro in persona. Il prezzo di una camera a piazza Farnese è di 120 euro per la singola, 190 per la doppia, compresa colazione, maggiorato del tre per cento se si paga con carta di credito.

La Casa di Santa Brigida, quattromila metri nella zona più cara di Roma, più lo sterminato terrazzo, ha un valore di mercato di circa 60 milioni di euro ma è iscritto al catasto romano nella categoria "convitti". E non paga una lira di Ici. Ogni anno i comuni italiani perdono secondo gli studi dell'Anci ("basati su dati catastali lontani dal valore di mercato reale") oltre 400 milioni di euro a causa di un'esenzione fiscale illegittima e contraria alle norme europee sulla concorrenza. A questa stima vanno aggiunti gli immobili considerati unilateralmente esenti da sempre e mai dichiarati ai comuni, per giungere ad un mancato gettito complessivo valutato vicino al miliardo di euro annuali. Sarebbe più esatto dire che la perdita è per i cittadini italiani, perché poi i comuni i soldi mancanti li prendono dalle solite tasche.

L'Avvenire, organo della Cei, ha scritto che bisogna smetterla di parlare di privilegio poiché esiste una legge di esenzione fin dal 1992. "Un regime che non aveva mai dato problemi fino al 2004" conclude. È vero. Ma ha dimenticato di aggiungere che il "problema" insorto è la correzione della Corte di Cassazione. Un problema non da poco in uno stato di diritto. Al quale si è aggiunto quest' anno un altro problemino, anticipato da "Repubblica", l'inchiesta della commissione europea sull'intero settore dei favori fiscali alla chiesa cattolica italiana, nell'ipotesi di "aiuti di Stato" mascherati. Con gran scandalo di alcune lobby parlamentari che hanno invocato la mano del papa contro Bruxelles.

Piccola storia della controversia. La legge del ' 92 sulle esenzioni dall'Ici è stata giudicata illegittima dalla Cassazione, che nel 2004 l'ha così corretta: sono esenti dall'Ici soltanto gli immobili che "non svolgono anche attività commerciale". La sentenza, come la precedente esenzione, si applicava a tutti i soggetti interessati. Oltre alle proprietà ecclesiastiche, non solo cattoliche, anche alle Onlus, ai sindacati, ai partiti, alle associazioni sportive e così via. Ma l'unica reazione furibonda è arrivata dalla Cei: "Una sentenza folle". Perché? Forse perché è l'unico fra i soggetti interessati a possedere un impero commerciale: alberghi, ristoranti, cinema, teatri, librerie, negozi.

"Il fenomeno ha avuto un'impennata prima del Giubileo" spiegano i tecnici dell'Anci "ma negli ultimi dieci anni l'espansione commerciale degli enti religiosi è impressionante". Una parte della montagna di soldi pubblici (3500 miliardi di lire) stanziati per il Giubileo del 2000, più quote consistenti dell'otto per mille, sono finite in questi anni in ristrutturazioni immobiliari che hanno trasformato conventi, collegi e ostelli in moderne catene alberghiere.

Un po' ovunque, come a piazza Farnese, le chiese si svuotano ma gli hotel religiosi si riempiono. Le ragioni non mancano: sono belli, ben gestiti, concorrenziali nei prezzi e possono far leva su una capillare rete di propaganda. La chiesa cattolica è oggi uno dei più potenti broker nel turismo mondiale, primo settore per crescita dell'economia. Si calcola che gestisca quaranta milioni di presenze all'anno per l'Italia e verso luoghi di culto (Lourdes, Fatima, Czestochowa, Medjugorije...).

In cima alla piramide organizzativa si trova la ORP (Opera Romana Pellegrinaggi), alle dipendenza del Vicariato di Roma e quindi della Santa Sede. L'attività è in larga misura esentasse, Ici a parte. Si capisce che la Cei di Ruini si sia mossa contro la "folle sentenza", "fonte di danni incalcolabili". Fino a ottenere dal governo Berlusconi il colpo di spugna per decreto. Un decreto che rovesciava la Cassazione e ripristinava l'esenzione totale dall'Ici per le proprietà ecclesiastiche, "a prescindere" (alla Totò) da ogni eventuale uso commerciale. E' l'autunno 2005 e Berlusconi anticipa nei fatti alla Cei l'abolizione dell'Ici che sei mesi più tardi, all'ultimo minuto di campagna elettorale, avrebbe soltanto promesso a tutti gli altri italiani. "Fu un'esplosione di gioia - si legge nel sito della Cei - "cin, cin", brindisi, congratulazioni, gratitudine per tutti coloro che si erano adoperati per l'approvazione di tali norme". Passate le elezioni, alla nuova maggioranza si è riproposto il nodo dell'illegittimità della norma, sollecitata dai rilievi della Commissione Europea. E il governo Prodi l'ha risolto nel più ipocrita dei modi. Con un cavillo inserito nei decreti Bersani, vengono esentati dall'Ici gli immobili che abbiano uso "non esclusivamente commerciale". In pratica, secondo l'Anci, significa che "il 90-95 per cento delle proprietà ecclesiastiche continua a non pagare". In termini giuridici il "non esclusivamente commerciale" rappresenta un non senso, una barzelletta sul genere di quella famosa della donna incinta "ma appena un poco". Nel secolare diritto civile e tributario italiano il "non esclusivamente" non era mai apparso, un'attività è commerciale o non commerciale.

Il resto è storia recente. Parte la richiesta di chiarimenti da Bruxelles il governo da un lato risponde che la "norma è chiarissima" e dall'altro istituisce una commissione per studiarne le ambiguità, voluta quasi soltanto dal ministro per l'Economia Tommaso Padoa Schioppa, europeista convinto. La relazione sarà consegnata fra pochi giorni, ma circola qualche riservata anticipazione. Il presidente Francesco Tesauro, dall'alto della sua competenza giuridica, difficilmente potrà avvalorare l'assurdità del "non esclusivamente" e quindi sarà inevitabile cambiare la norma. "Qui nessuno, per intenderci, pretende l'Ici dal bar o dal cinema dell'oratorio" commenta il presidente dell'Anci, il sindaco di Firenze Lorenzo Domenici. "Ma dagli esercizi commerciali aperti al pubblico, in concorrenza con altri, da quelli sì. Abbiamo dato piena autonomia ai singoli comuni per trovare accordi con le curie locali e compilare elenchi attendibili". Ma una leale collaborazione nel separare il grano dal loglio, i templi dai mercati, insomma il culto dal commercio, da parte delle curie non c' è mai stata.

Nel marzo scorso, per far fronte all'espansione del settore, la Cei ha organizzato a Roma un mega convegno intitolato "Case per ferie, segno e luogo di speranza". Gli atti e gli interventi dei relatori, scaricabili dal sito ufficiale della Cei, compongono di fatto un eccellente corso di formazione professionale per operatori turistici, tenuto da esperti del ramo e commercialisti non solo molto preparati ma anche dotati di una capacità divulgativa singolare per la categoria. Una visita al sito è largamente consigliabile a qualsiasi laico titolare di un alberghi, pensioni, bar, ristoranti. Nelle molte e lunghe relazioni, fitte di norme civilistico-fiscali, compare anche l'aspetto spirituale, alla voce swiftiana "Qualche modesto suggerimento per difendervi nel prossimo futuro da accertamenti Ici (anche retroattivi)".

Si ricorda allora che "A) l'ospite deve riconoscere la piena condivisione degli ideali e delle regole di condotta della religione cristiana; B) l'ospite deve impegnarsi a rispettare gli orari di entrata e di uscita; C) la casa per ferie metta a disposizione degli ospiti la propria struttura e personale religioso per un'assistenza religiosa oltre l'annessa cappella" e così via. A parte che a piazza Farnese ci hanno dato subito le chiavi per entrare e uscire quando volevamo, è la Cei stessa a ridurre la vocazione spirituale e dunque "non commerciale" degli alberghi religiosi a un espediente da commercialisti furbi per evitare gli odiati accertamenti. Eppure sono passati duemila anni da quando Gesù rispose ai farisei, il clero dell'epoca, "date a Cesare quel che è di Cesare". Per finire, una precisazione penosa ma necessaria. Da settimane l'informazione cattolica pubblica le tabelle degli stipendi dei preti, bassi come quelli degli operai, per "sbugiardare un'inchiesta fondata sulla menzogna". Ora, i salari dei preti non sono mai stati né saranno oggetto di questa inchiesta. Si può anzi essere d' accordo con gli organi della Cei nel sostenere che i sacerdoti sono una categoria sottopagata rispetto all'impegno profuso nella società.

Per non dire delle suore, alle quali la Cei non versa un euro. Le sorelle brigidine di piazza Farnese, per esempio, si alzano all'alba e lavorano dodici ore al giorno, offrendo agli ospiti una cortesia e una dedizione che non s' imparano alla scuola alberghiera, eppure non avranno mai né uno stipendio né la pensione, a differenza dei preti. Ed è un'altra fonte d' imbarazzo laico dover contribuire con le tasse a un sistema tanto discriminatorio. La questione non sono i 350 milioni per gli stipendi prelevati con l'otto per mille, inventato per questo. Ma gli altri quattro miliardi che vanno altrove, in parte certo alle missioni di carità, in parte più cospicua dentro una macchina di potere che influenza e condiziona l'economia, la politica, la vita democratica e a volte l'esercizio dei diritti costituzionali, fra i quali la libertà di stampa.
(Hanno collaborato Carlo Pontesilli e Maurizio Turco)

(25 ottobre 2007)
 
Top
Felipe-bis
icon2  view post Posted on 12/7/2010, 10:47




http://www.uaar.it/news/2010/07/10/reale-e...iesa-cattolica/

La reale entità dei finanziamenti pubblici alla Chiesa cattolica

Sarebbero 145 milioni di euro i contributi complessivamente ricevuti in un anno dalla Chiesa cattolica di Verona da parte di regione, provincia e comuni. Questa è la stima fatta dal circolo UAAR di Verona. “Noi abbiamo una newsletter settimanale – dice Silvio Manzati, coordinatore del circolo – nella quale diamo anche gli estremi di contributi decisi da deliberazioni delle giunte comunali, provinciale e regionale. La nostra è una rassegna molto parziale, fatta in base a notizie di stampa o a documenti rinvenuti via internet.” Si tratta di contributi dati alle strutture della chiesa cattolica veronese o a organizzazioni o associazioni che da essa dipendono con le più svariate motivazioni. In questi giorni il circolo ha fatto la somma dei contributi documentati nel periodo luglio 2009/giugno 2010. Il risultato è stato di 36.408.698 euro. Facendo l’ipotesi, minimale, d’aver registrato un quarto dei contributi, risulta la stima di contributi complessivi per 145.000.000. Una somma enorme se confrontata con quella che riceve la diocesi di Verona dalla Cei quale quota parte dell’8 per mille: circa 1.700.000 euro, secondo quanto pubblicato dal Bollettino ufficiale della diocesi di Verona. Se in tutta Italia regioni, province e comuni avessero la stessa generosità nei confronti delle relative diocesi, la chiesa cattolica italiana riceverebbe attraverso questi canali pubblici 14.500.000.000 euro, cioè quattordici volte quanto le rende l’8 per mille. E’ la prima volta che in Italia viene fatta una stima di questo genere. Le singole diocesi non forniscono i propri bilanci. Probabilmente, non redigono neppure bilanci consolidati di tutte le proprie strutture , organizzazioni ed associazioni. “E’ strano – conclude Manzati – che in questo periodo di restrizioni alla spesa pubblica nessuno parli di tutti questi contributi”.

Comunicato stampa del circolo UAAR di Verona ([email protected])
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 21/7/2010, 13:09




http://www.uaar.it/news/2010/07/19/ancona-...chiede-governo/

Ancona, mancano fondi per il congresso eucaristico: li si chiede al governo

Nel 2011 si svolgerà ad Ancona il congresso eucaristico. Un anno fa il ministro dei beni culturali Sandro Bondi aveva promesso all’arcivescovo Menichelli il suo interessamento (cfr. Ultimissima del 26 maggio 2009*): pare però che di soldi non ne siano ancora arrivati. Su sollecitazione dell’arcivescovo è stata pertanto avviata un’azione di lobbying nei confronti del governo che ha raccolto l’adesione dei parlamentari marchigiani, della Regione, della Provincia e dei Comuni. Gli esponenti politici coinvolti sono sia di centrodestra che di centrosinistra. Maggiori informazioni nel comunicato stampa del Comune di Ancona: http://www.comune.ancona.it/ankonline/it/u...anziamento.html


* http://www.uaar.it/news/2009/05/26/priorit...so-eucaristico/
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 24/7/2010, 17:13




http://www.uaar.it/news/2010/07/24/comune-...ate-cattoliche/

Comune di Bologna: anche quest’anno, regalato un milione di euro alle scuole private cattoliche

La commissaria Cancellieri rinnova la convenzione con la FISM, regalando anche per il prossimo anno scolastico un milione e 55 mila euro del Comune di Bologna alle scuole private cattoliche.
Per chi non non avesse letto il nostro notiziario nr. 70, del 1/3/2009, la FISM “è componente della Consulta per la Pastorale della Scuola e del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana. La F.I.S.M. è altresì presente con propri rappresentanti nel Centro Studi Scuola Cattolica. La F.I.S.M. ha un proprio Consulente Ecclesiastico nazionale ed a livello periferico Consulenti ecclesiastici regionali e provinciali. La F.I.S.M. promuove incontri di carattere spirituale per i propri dirigenti.” (dichiarazioni presenti su sito nazionale FISM (1).
Gongola mons. Vecchi: «la scuola privata cattolica svolge un ruolo pubblico che molti non accettano, siamo al servizio del bene comune» (fonte: Corriere di Bologna, 23/7/2010). Il vescovo ausiliare Vecchi, già noto per essere “al servizio del bene comune” per il 30% della torta (2) e per ricevere genitori di bambine molestate sessualmente da un prete della sua diocesi e dir loro «questo incontro non è mai avvenuto» (ma lui non ricorda, vedi estense.com (3), dovrebbe sapere che ciò che molti non accettano non è la libertà di istituire scuole private. Questo si può fare: lo dice l’art. 33 della Costituzione, che però dice anche che deve avvenire “senza oneri per lo Stato”. Ecco, è questo che molti non accettano.
Si compiace del rinnovo del finanziamento pubblico la responsabile del PD scuola Graziella Giorgi. Così pure il PDL, che con Valentina Castaldini e Giovanni Mulazzani (responsabili scuola del Pdl cittadino e provinciale) e Giovanni Leporati, vicecapogruppo degli azzurri alla Provincia di Bologna, parlano di “scelta saggia ed equilibrata” da parte di Palazzo D’Accursio. «Francamente perplesso del finanziamento» si dichiara invece Franco Grillini, IdV.
Di discriminazioni al momento delle iscrizioni e mancato intervento su casi di abusi sessuali nelle scuole paritarie, di decisione grave e di regali ideologici da parte del Comune mentre si smantella progressivamente la scuola pubblica parla invece il comunicato della Rete Laica Bologna (4), che promette che «da parte dei laici sarà opposizione dura». Come membri attivi della Rete Laica assieme ad altre associazioni e confessioni religiose di minoranza, confermiamo questo impegno.

Dalla Newsletter del circolo UAAR di Bologna ([email protected])


(1) www.fism.net/attivita/
(2) http://radio.rcdc.it/archives/vecchi-«alle...a-torta»-33127/
(3) www.estense.com/prete-pedofilo-la-curia-sapeva-021474.html
(4) http://retelaicabologna.wordpress.com/2010...posizione-dura/
 
Top
perlanaturale
view post Posted on 29/7/2010, 14:11




E a quelle pubbliche, no?
 
Top
pippo777
view post Posted on 30/7/2010, 06:17




finanziamenti per far diventare alienati i nostri ragazzi che non smetteranno mai di credere alle bufale della preistoria.
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 16/8/2010, 10:27




http://www.uaar.it/news/2010/08/04/fondi-p...ppo-parrocchie/

Fondi per l’ambiente, lo sviluppo e le parrocchie

La commissione bilancio della Camera ha approvato venerdì scorso, con il solo voto contrario dell’IDV, una risoluzione* con cui 51 milioni 575 mila euro sono stati stanziati per il “Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio”. Tra i 514 interventi finanziati, si può trovare anche:
Arcidiocesi di Bologna, 30.000 euro per “manutenzione straordinaria curia Arcivescovile”
Associazione “La carità genera la carità” onlus di Pompei (NA), 50.000 euro per “recupero chiesa Madonna dell’arco”
Parrocchia di San Giorgio martire di Cornate d’Adda (MI), 70.000 euro per “restauro torre campanaria”
Parrocchia Santa Maria delle Grazie, villaggio Pace, Messina, 200.000 euro per “restauro conservativo”
Parrocchia Stella Maris di Porto Cervo (OT), 50.000 euro per “manutenzione straordinaria della chiesa di San Padre Pio”
Congregazione Missionari della Sacra Famiglia di Castione di Loria (TV), 50.000 euro per “recupero fondo agricolo con specie vegetali autoctone arcaiche”
Diocesi di Teggiano-Policastro (SA), 70.000 euro per “riqualificazione del museo diocesano di Policastro”
Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro, Istituto Veritatis Splendor di Bologna, 300.000 euro per “potenziamento delle strutture e della strumentazione per l’attività di istituto”
Fondazione Madonna dello Scoglio, Santa Domenica di Placanica (RC), 200.000 euro per “sistemazione piazzale sagrato”
Parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Formia (LT), 50.000 euro per “ristrutturazione oratorio Villaggio Don Bosco”
Parrocchia San Nicola di Bari di Zafferia (ME), 200.000 euro per “realizzazione centro oratorio”
Scuola materna Nostro Signore Del Sacro Cuore di Gesù di Torino, 35.000 euro per “manutenzione ordinaria e straordinaria”
L’elenco qui riportato è soltanto una selezione: quello completo è allegato alla risoluzione.
* http://www.camera.it/453?shadow_organo_par...30/html/05#44n1
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 19/8/2010, 10:59




http://www.cronachelaiche.it/2010/08/l%e2%...i-universitari/

L’Aquila: “Soldi di Stato, affari di Chiesa”. La protesta degli universitari
di Cecilia M. Calamani [17 ago 2010]

La polemica sulla Casa dello studente de L’Aquila non accenna a placarsi. E’ di questi giorni una formale protesta dell’Unione degli Universitari (Udu) del capoluogo abruzzese verso la Curia, incaricata della gestione della nuova struttura costruita per sostituire quella distrutta dal terremoto dello scorso anno.

La vicenda. La casa dello studente “San Carlo Borromeo” è stata costruita in soli 90 giorni con i fondi della Regione Lombardia (7,5 milioni di euro) su un terreno non edificabile di proprietà della Curia, la quale ha concesso solo il diritto di superficie per trent’anni. Ciò significa che trascorso tale periodo tornerà ad essere proprietaria del terreno – divenuto nel frattempo edificabile – e in più dell’edificio realizzato con i soldi pubblici.

Il tutto grazie a un accordo, stipulato senza alcuna evidenza pubblica, tra Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, Roberto Formigoni, governatore lombardo, Gianni Chiodi, governatore abruzzese, Giuseppe Molinari, vescovo de L’Aquila, Massimo Cialente, sindaco de L’Aquila e Stefania Pezzopane, presidente della Provincia.

L’edificio è stato inaugurato lo scorso 4 novembre presenti Berlusconi e Formigoni. Quest’ultimo l’ha definito “simbolo dell’amicizia tra l’Aquila e Milano”. Forse ha dimenticato di citare, tra i beneficiari dell’amicizia, anche Santa Romana Chiesa.

L’inusuale finanziamento pubblico per un bene che in trent’anni diventerà privato ha fatto sì che la procura dell’Aquila, già nel novembre dello scorso anno, aprisse un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di peculato e distrazione di fondi pubblici. Ma il problema non è più solo questo. Alla Curia è stata anche affidata la gestione della struttura, e quindi la definizione dei criteri di accesso degli studenti fuori sede. Addio bando pubblico, addio trasparenza.

La lettera degli universitari. L’11 agosto scorso, l’Unione degli universitari de L’Aquila ha scritto all’arcivescovo del capoluogo, Giuseppe Molinari e al vescovo ausiliare, Giovanni D’Ercole, denunciando una sovrapposizione dei ruoli pubblico e privato: “Le strutture pubbliche e quelle private hanno coesistito senza generare mai polemiche tra gli studenti residenti. Tra gli studenti non vi è mai stato conflitto, né invidia, né imbarazzo e questo perché non si è mai generata confusione tra il ruolo della residenzialità pubblica ed il ruolo della residenzialità privata. Chi entrava nelle strutture pubbliche lo faceva perché conforme a regole e atti pubblici. Chi entrava nelle strutture private lo faceva senza che né gli enti, né gli studenti, pretendessero dai soggetti privati di seguire i criteri di un bando pubblico. Le scelte della Regione e le pretese della Curia circa la Residenza comunemente denominata “San Carlo Borromeo”, hanno rotto questo equilibrio ed hanno inevitabilmente scaricato sugli studenti le tensioni derivanti da una vicenda che, per la sua natura ibrida, non può che essere opaca”

Rilevando, quindi, l’arbitrarietà delle graduatorie per una struttura che dovrebbe essere pubblica ma in realtà è gestita privatamente, la lettera continua: “Il Presidente della Regione Abruzzo ha naturalmente responsabilità istituzionali e politiche ed è su questi profili che noi facciamo e faremo leva nei suoi confronti, affinché sani questa ferita civica. La Curia invece ha altre responsabilità, che non sono certo istituzionali e politiche, ma che investono ugualmente la tenuta civica di una comunità, ancor più una comunità che affronta quotidianamente le difficoltà del vivere in un territorio disgregato e frantumato”.

L’Udu conclude con l’invito alla Curia a riconsegnare la struttura alla Regione, affinché i posti letto nella Casa dello studente siano solo soggetti a bando pubblico e non a criteri privati al di fuori di ogni controllo di trasparenza. Invocando giustizia, l’Adu riporta anche alcune righe dell’enciclica “Caritas in veritate”, riprese dallo stesso vescovo Molinari nel maggio scorso: “La carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del ‘mio’ all’altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è ’suo’, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare.”

Ma sembra che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il dio denaro, che ha la priorità su quello che, dai cieli, dispenserebbe giustizia.



Cecilia M. Calamani
Leggi il testo integrale della lettera: http://www.cronachelaiche.it/wp-content/up...ache-Laiche.pdf
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 19/8/2010, 17:49




http://www.uaar.it/news/2010/08/19/gioia-d...ario-religioso/

Gioia del Colle (BA): sette milioni di euro l’anno per lebbrosario religioso

Repubblica segnala (vedi sotto, ndr) il caso del lebbrosario Colonia Hanseniana Opera Pia Miulli a Gioia del Colle in provincia di Bari, poco utilizzato ma che continua a costare ai cittadini circa sette milioni di euro all’anno. La struttura, tra le pochissime rimaste in Europa, è gestita da un ente collegato alla diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e ogni anno chiede i rimborsi alla Regione. I pochi ricoverati potrebbero ormai tornare a casa dato che non sono più positivi alla malattia, a fronte di una sessantina di dipendenti e almeno 100 posti letto.
Una dipendente della struttura ha presentato una denuncia a Corte dei Conti e Procura della Repubblica, perchè il Miulli percepisce finanziamenti per pazienti che potrebbero anche non rimanere, ma anche per altre irregolarità e sprechi, come un “commercio” di generi alimentari e scambi di “favori”. Le linee guida concordate fin dal 1999 dalla Conferenza Stato-Regioni sul morbo di Hansen (il nome scientifico della malattia) stabilirebbero che nessuno dei degenti è in condizioni tali da dover rimanere nella struttura.
Un ex ricoverato, rimasto per vent’anni nell’ospedale per “paura di affrontare la vita” anche se avrebbe potuto andarsene, sostiene che la sua presenza, “come quella di tanti altri, serviva solo a giustificare l’esistenza della colonia”. L’uomo fa capire di aver subito pressioni per rimanere e quindi tenere in piedi il sistema che finanziava la colonia. Per gli stessi pazienti, che hanno difficoltà a reinserirsi nella vita sociale, l’ospedale era diventato una sorta di pensione, dove ricevere un sussidio giornaliero, vitto e alloggio.
Arrivato il caso sulla stampa, è intervenuto don Domenico Laddaga, il delegato del vescovo Mario Paciello. Il sacerdote ha detto che “la diocesi in sè e per sè non c’entra” nella gestione del Miulli, amministrato però da “un ente ecclesiastico”. Laddaga precisa inoltre che “non c’è nessuno stipendio” per i lavoratori della struttura, finanziata “dai soldi della colonia”. “Impressiona la tempistica” con cui sono comparsi gli articoli sul caso Miulli, afferma Laddaga. Il sacerdote infatti attende la sentenza di appello per il ricorso presentato da un medico, licenziato lo scorso ottobre “per alcune irregolarità che avevamo riscontrato nella gestione delle cartelle cliniche e delle presenze dei malati” e che “si è appellato dopo aver perso il ricorso ex articolo 700 per il reintegro”. Laddaga chiarisce che la contabilità del Miulli “è assolutamente separata” da quella della Curia e che tempo fa venne chiesto “al Ministero di chiudere la colonia, ma loro ci hanno chiesto di mantenerla aperta poichè, essendo l’unico centro di riferimento nazionale per i malati di lebbra, potrebbe essere necessario il suo utilizzo in caso di ricoveri di emergenza, soprattutto di extracomunitari”. In media, ci sarebbero dai trenta ai settanta pazienti, a seconda dei periodi.
Intanto la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi regionali, presieduta da Leoluca Orlando, ha disposto una richiesta di relazione all’assessore per la Salute della Regione Puglia Tommaso Fiore sull’attività del lebbrosario.

CITAZIONE
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/1...te-6367318/?rss


MALASANITA'
Puglia, il lebbrosario fantasma
trecento letti, nessun paziente


Per la Colonia Miulli la Regione paga 7 milioni l'anno. La struttura gestita dalla diocesi di Altamura. Denunce alla Procura e alla Corte dei conti. I pochissimi pazienti che vanno a farsi visitare ricevono un sussidio di 30 euro
dal nostro inviato ANGELO LUPOLI

GIOIA DEL COLLE - Eccolo qui l'ultimo lebbrosario. Nei boschi tra Bari e Taranto, a Gioia del Colle, la Colonia Hanseniana Opera Pia Miulli è nascosta da un verde che non ti aspetteresti in questo angolo di Puglia. E' un'eredità del passato, che continua a stare in piedi nonostante la malattia ormai sia quasi estinta. Il Miulli, però, è un lebbrosario senza lebbrosi, una struttura elefantiaca che ha perso la sua funzione. Gli oltre 300 posti letto sono praticamente tutti vuoti e i 60 dipendenti sono costretti a vegetare. I pazienti sono pochissimi, una cinquantina sulla carta, ma quelli effettivamente ricoverati tra i 10 e i 15, a seconda dei periodi. Il bello è che tutti potrebbero starsene tranquillamente a casa loro. Non sono più positivi al bacillo di Hansen, comunemente detta lebbra, e potrebbero reinserirsi tranquillamente nella società. E allora perché il Miulli, ospedale della Regione Puglia gestito dalla diocesi di Altamura, continua a esistere assorbendo circa sette milioni di euro l'anno dalle casse pubbliche?

Franco (il nome è di fantasia), ex ricoverato che chiede riservatezza sul suo nome, vuol parlare: "Sì, sono stato un lebbroso. Ho vissuto per vent'anni in quell'ospedale specializzato, uno di quelli che vedete solo nei film o ne leggete sui libri. Ora ci torno ogni tre mesi per controlli di routine. Sono praticamente guarito, ma quel marchio indelebile mi ha segnato la vita". La sua voce si rompe al ricordo del passato, ma Franco ha voglia di raccontare. "Mi fa bene parlare - dice - anche perché solo ora mi rendo conto di come mi sia stato rubato un pezzo di vita: sono entrato ragazzino e sono riuscito a liberarmi delle catene solo a quarant'anni". Vuol raccontare soprattutto dopo aver saputo che in quell'ospedale poteva tranquillamente non starci più. Il suo ricovero, così come quello di altri sfortunati come lui, poteva essere evitato.

Franco ne ha avuto la conferma leggendo la denuncia presentata alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti di Bari da una dipendente del Miulli che vuol rimanere anonima. In sei pagine dense di episodi presenti e passati è condensata la storia della Colonia. Ed è spiegato il perché ora non ha più ragione di esistere.
Le linee guida del 1999 della Conferenza Stato-Regioni sul Morbo di Hansen parlano chiaro. Il ricovero è necessario solo in quattro casi: positività al muco, leproreazione (lesioni e ulcerazioni, ndr), recidiva e interventi di chirurgia riabilitativa. E nessuna di tali condizioni, si legge nella denuncia, è presente nella colonia pugliese da molti anni.

"Io sono rimasto in ospedale - racconta Franco - perché avevo paura di affrontare la realtà della vita. Sono entrato a 16 anni e a quell'età è difficile non credere a chi ti dice: sei un lebbroso, la gente ha paura di te. A chi ti fa pensare che sarai sempre un rifiuto della società. Oggi mi rendo conto che la mia presenza, come quella di tanti altri, serviva solo a giustificare l'esistenza della Colonia".

Ora il Miulli di Gioia del Colle continua a essere al servizio di pochi ex malati, nessuno positivo al bacillo di Hansen, che considerano la struttura come un pensionato dove passare l'inverno o un ambulatorio dove farsi visitare senza troppe complicazioni. Ricoverarsi è conveniente: il paziente riceve anche un sussidio giornaliero di circa 30 euro oltre a vitto e alloggio. E poi ci sono vantaggi apparentemente inspiegabili. "Le diete personalizzate in base alla patologia - denuncia la dipendente - non esistono. Il regime alimentare prevede dalle 3.000 alle 4.000 calorie anche per i pazienti obesi, ipertesi, diabetici che dovrebbero consumarne massimo 1.500". E il motivo di quest'abbondanza è da non credere: "C'è commercio di scatolette di tonno, di carne, di affettati vari con l'esterno e con lo stesso personale in cambio di favori".

"Ne ho viste tante - ricorda Franco - ci hanno blanditi ma anche condizionati pesantemente. E' difficile lasciare un posto che ti dà letto e cibo per affrontare l'ignoto senza un lavoro e con il peso della malattia". Al Miulli non esiste una direzione sanitaria (affidata pro tempore a un medico in pensione), e parte del personale è stato dirottato sull'ospedale centrale Miulli di Bari, che, come si legge nell'esposto "ha un bilancio economico a parte essendo un ente ecclesiastico". E non c'è uno psicologo a dare supporto ai malati. "Ma questo è ovvio - sottolinea Franco - per loro non ha senso aiutarti ad affrontare la vita normale. Negli anni Ottanta, il primario di allora, portò un ragazzo ricoverato in visita al presidente Pertini, che fece un bel discorso sulla necessità di riscatto e sulla capacità di superare la malattia. Ebbene, quel medico fu rimosso nel giro di poco tempo".

Parole confermate dalle forti accuse della denuncia: "Tutta la politica della Colonia è stata dalla necessità che il paziente, lungi da risocializzarsi, dovesse rimanere il più possibile in Colonia per giustificare le sempre maggiori richieste fatte dal Miulli alla Regione Puglia nel passato come nel presente". E ancora: "L'ente Miulli ha sempre amplificato i giudizi su questa malattia eliminando nel tempo i rapporti dei pazienti con il mondo esterno per far sì che l'unico referente con cui potesse interloquire il paziente fosse il suo stesso "padrone"".

Gli ultimi "esemplari in via di estinzione" affetti dal morbo di Hansen, secondo le accuse, sarebbero ricoverati al Miulli solo per giustificare l'esistenza stessa della colonia e mantenere i finanziamenti pubblici. Insomma gli anni sono passati, è finito il tempo in cui i ricoverati più agitati si legavano ai letti di contenzione o si chiudevano in vere e proprie celle, ma il "sistema" è rimasto in piedi. La diocesi di Altamura ogni anno presenta il conto e la Regione paga pur di non doversi accollare un altro ospedale da gestire in un'area ricca di strutture sanitarie ma povera di risorse.

Del resto di nuovi casi nemmeno l'ombra. Negli ultimi dieci anni sono stati ricoverati 5-6 pazienti extracomunitari che sono stati curati e sono andati via. In tutta Europa ormai i malati del morbo di Hansen si curano come malati comuni. Non esistono quasi più strutture speciali.

"Da anni lotto perché siano chiusi questi ghetti - spiega Enrico Nunzi, docente di dermatologia all'università di Genova, e uno dei massimi esperti di morbo di Hansen - non conosco la situazione di Gioia del Colle, ma ormai questi malati si possono curare tranquillamente in medicina generale, in dermatologia, in day hospital. Certo il morbo non è completamente sconfitto e per effetto della globalizzazione ogni tanto arriva un malato anche da noi. Ma non per questo è necessario conservare strutture dedicate. Purtroppo, e non vale solo per la lebbra, in medicina tende a vincere il business".


(19 agosto 2010)

__________________________________________________________
__________________________________________________________

http://www.uaar.it/news/2010/08/19/valenci...apale-del-2006/

Valencia: milioni tagliati a pesca e agricoltura per visita papale del 2006

El Pais rende noto (1) che l’amministrazione locale di Valencia in Catalogna, il Consell della Generalitat, ha tagliato fondi ad alcune voci in bilancio per finanziare la visita di papa Benedetto XVI, avvenuta l’8 e il 9 luglio 2006. La decisione, presa dal governo del popolare Francisco Camps in agosto, è stata criticata dall’opposizione e dai settori colpiti già in affanno per la crisi economica.
In particolare, come riportato nel Diari Oficial de la Comunitat Valenciana, circa due milioni di euro sono stati tagliati a pesca e agricoltura e dati alla Fundación V Encuentro Mundial de la Familia che ha organizzato la visita papale. Il programma “Sviluppo e miglioramento della produzione ittica” è stato quindi ridotto a soli 300 mila euro. Altri tagli, pari a cinque milioni, hanno colpito il fondo per il miglioramento degli uffici regionali del Ministero dell’Agricoltura.
Il segretario della Fondazione che ha ricevuto i fondi era Victor Campos, ex vicepresidente dello stesso Consell di Valencia e tra l’altro imputato per corruzione passiva impropria per lo scandalo Gürtel, come lo stesso presidente Camps. La fondazione avrebbe speso circa 12 milioni di euro per la visita del papa e la storia della sue entrate è poco chiara, come riporta un altro articolo di El Pais (2).
(1) http://www.elpais.com/articulo/Comunidad/V...819elpval_2/Tes
(2) http://www.elpais.com/articulo/Comunidad/V...410elpval_3/Tes
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 30/8/2010, 17:49




http://www.uaar.it/news/2010/08/30/pescara...ione-del-suolo/

Pescara, le parrocchie non pagano la tassa per l’occupazione del suolo

Per almeno sette anni il Comune di Pescara si è dimenticato di chiedere alle parrocchie la tassa per l’occupazione del suolo durante le feste patronali, scrive il quotidiano Il Centro (vedi sotto, ndr). La somma totale non versata ammonterebbe a quasi duecentomila euro. Il giornale ricorda inoltre che “migliaia di euro sono stati elargiti in passato alle chiese senza tenere conto delle regole stabilite per l’erogazione: sarebbe stato il segretario generale a far notare alla giunta una consuetudine poco ortodossa”. In presenza di una domanda presentata fuori tempo massimo, tuttavia, gli assessori della giunta pescarese avrebbero, ancora venerdì scorso, fatto una colletta per la parrocchia ritardataria in modo da limitare l’esborso dovuto.


http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca...e-feste-2302199

Parrocchie, evasa la tassa sulle feste
Il Comune non ha mai chiesto il pagamento, sfuggiti 170mila euro


PESCARA. Le parrocchie finiscono nella lista nera dei contribuenti che evadono le tasse. Non per colpa loro. Per anni, il Comune si è dimenticato di chiedere alle chiese, che organizzano feste, il pagamento del canone di occupazione del suolo.

Secondo un calcolo approssimativo, sarebbero sfuggiti alle casse comunali 25mila euro all'anno di canone non riscosso. Ma ora l'attuale amministrazione ha deciso di dare una sterzata e di applicare quelle regole che fino ad oggi sarebbero state completamente ignorate. Oltre al pagamento delle tasse, anche i contributi erogati dal Comune alle parrocchie che organizzano le feste patronali.

E la prima a farne le spese di questo giro di vite è stata la chiesa di San Silvestro, che celebra proprio in questi giorni la tradizionale festa del santo. E' cominciata venerdì scorso e terminerà questa sera con un concerto. La parrocchia è stata esclusa dall'erogazione dei contributi, perché ha presentato in ritardo la domanda. Ma gli assessori hanno deciso di darle una mano.

EVASE LE TASSE Il regolamento della Cosap, il canone per l'occupazione del suolo pubblico, prevede che anche le parrocchie paghino la tassa, come sono costrette a fare altre categorie di contribuenti. Ma l'amministrazione comunale si è accorta solo ora che l'imposta non è stata mai applicata alle chiese. Si sospetta che anche la precedente amministrazione abbia fatto lo stesso. Se così fosse, l'evasione raggiungerebbe centinaia di migliaia di euro. Basti pensare che sono all'incirca 25 le parrocchie che ogni anno organizzano feste e celebrazioni a Pescara. Considerando che la spesa media per la Cosap si aggira sui 1.000 euro a festa, si arriva a un'evasione di 25mila euro all'anno. Moltiplicando questa cifra per 7 anni, si raggiugono i 175mila euro.

SAN SILVESTRO ESCLUSA Il giro di vite ha riguardato anche i contributi che le parrocchie chiedono al Comune per le feste religiose. Finora è stato un Far West. Migliaia di euro sono stati elargiti in passato alle chiese senza tenere conto delle regole stabilite per l'erogazione. Sarebbe stato il segretario generale a far notare alla giunta una consuetudine poco ortodossa. Il caso si è presentato venerdì scorso, quando gli assessori si sono trovati davanti la delibera con la richiesta di un contributo da parte della parrocchia di San Silvestro, presentata 4 giorni prima della festa. Il segretario ha fatto notare che le domande devono essere presentate entro 30 giorni dallo svolgimento dell'evento. Così, la giunta ha bloccato l'erogazione di 1.000 euro alla parrocchia, che ora deve anche pagare 700 euro di Cosap.

COLLETTA DELLA GIUNTA E' stato l'assessore Marcello Antonelli a proporre ai suoi colleghi della giunta una colletta per aiutare la parrocchia esclusa. Ognuno ha versato 50 euro, per un totale di 600 euro.

29 agosto 2010
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 13/9/2010, 10:41




http://www.uaar.it/news/2010/09/12/palermo...#comment-415049

Palermo, polemiche per i costi della prossima visita del papa

Benedetto XVI visiterà Palermo il prossimo 3 ottobre. La spesa prevista è di 2,5 milioni di euro: i fondi saranno stanziati quasi tutti dalla Regione, anche se gli organizzatori sperano che all’ultimo momento la visita sia classificata come “Grande evento” dalla Protezione Civile, in modo da spostare i costi sulla contabilità statale. L’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, ha giustificato la spesa come “accorgimenti necessari” per non correre il rischio di “trasformare Palermo in una nuova Duisburg”, e ha polemicamente respinto le critiche sull’entità dei costi domandando “perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico? O ancora un concerto in pompa magna come quello di Morricone?”
Le polemiche non si fermano tuttavia qui: le associazioni di categoria dei commercianti hanno definito “improponibile” il blocco della circolazione in alcune strade della città per la durata di quattro giorni. Architetti e agronomi hanno inoltre lanciato l’allarme per il prato del Foro Italico, dove si svolgerà la messa papale: potrebbe non sopravvivere alla manifestazione.


____________________________________

http://www.cronachelaiche.it/2010/09/il-va...-tutto-a-posto/

Il Vaticano non paga l’acqua. Gas e luce, tutto a posto?
di Maurizio Fiumara [13 set 2010]


“Chiedete e vi sarà dato” avrebbe detto Gesù secondo il Vangelo di Matteo (7, 7-8). Non è proprio una garanzia per chiunque, ma pare funzioni per lo Stato del Vaticano visto che alla stregua delle imposte (da versare), delle sanzioni (da pagare) e dell’otto per mille (da ricevere), anche l’acqua verrebbe debitamente e servizievolmente agevolata dallo Stato italiano.

Nel 1999, infatti, sarebbero stati versati a favore di Città del Vaticano circa ventidue milioni di euro di arretrato all’Acea, società che si occupa, tra gli altri, della gestione di servizi idrici (acquedotto, fognatura e depurazione) a cui si sarebbero aggiunti circa diciassette milioni di euro per il periodo che va dal 1998 al 2003, ovvero circa 3,4 milioni all’anno, solo per la fornitura dell’acqua.

Inoltre per le acque di scarico, Città del Vaticano non pagherebbe le bollette all’Acea perché pare non riconosca la tassazione imposta da enti appartenenti a Stati terzi. Seppur sia un’informazione poco chiara, sarebbe la motivazione addotta dalla Santa Sede; curioso che riesca a credere in una vita ultraterrena, ma non al più modesto pagamento oltreconfine.

Come se non bastasse, dal 2004 la Chiesa avrebbe dovuto farsi carico annualmente dei servizi concessi, per una spesa che ha disatteso, obbligando lo Stato italiano a stanziare, con la finanziaria 2005, un conto di venticinque milioni di euro subito e di quattro milioni annui dal 2005, per dotare il Vaticano anche di un sistema di acque proprie. E’ evidente che Gesù intendesse una cosa un po’ diversa con “rimetti a noi i nostri debiti”

E poiché è immorale, quindi peccaminoso, non dare “all’imperatore quello che appartiene all’imperatore…”, e la Chiesa non può, per definizione, compiere peccati così grossolani, tanto meno perseverare nell’errore, sorge il dubbio che il rifiuto del pagamento sia dovuto alla presunzione di un’acqua difettosa o di bassa qualità, non potendoci camminare sopra.

Alcuni razionalisti, invece, credono (sic) nella buonafede della Chiesa, sostenendo che il Vaticano non paghi l’acqua solo perché “viene separata prima del contatore”, il che potrebbe essere un buon suggerimento da estendere urbi et orbi. In genere, però, bisogna ammettere di trovarsi di fronte ad una ingenuità diffusa visto che è risaputo che “il crimine non paga”.

Fa specie, però, che malgrado il vantaggio dell’acqua gratis, tendenzialmente i panni rimangano sporchi, senza prendere in considerazione tutto il sommerso di cui sono piene le cronache (laiche).

Ma sotto una così partecipata benevolenza italiana c’è soprattutto un accordo che vede Stato e Chiesa in conveniente comunione, e difficile liberazione reciproca, che risale al 1929 con la firma dei Patti Lateranensi tra Benito Mussolini, allora capo del governo, ed il cardinale Pietro Gasparri, e che impegnerà l’Italia a coprire i consumi di acqua dello Stato del Vaticano, pari a circa cinque milioni di metri cubi l’anno, anche se, nella pratica, si adopererà solo per la fornitura effettiva, temporeggiando fino al 1999 sull’evasione pecuniaria dovuta all’ente preposto.

Certo è che il Figlio dell’Uomo non avrebbe mai immaginato per la Chiesa il passaggio da un modello cristiano ad uno paga(no), in cui si sfruttano allo stesso tempo, e così spudoratamente, l’acqua dello Stato e la luce del Signore.

Un dubbio però è lecito: di fronte al passo di Matteo “avevo sete e mi avete dato da bere” a chi spetterebbe il Regno dei cieli? A chi dà fisicamente da bere o a chi finanzia quel bicchiere d’acqua? Perché oltre alla beffa di sovvenzionare una tale risorsa, qui e subito, ad uno Stato terzo già così ben piazzato, sarebbe antipatico farsi soffiare, là e un giorno, pure l’ambita postazione.

In ogni caso, acclarato che il Vaticano non paga l’acqua, almeno il limoncello è offerto dalla casa?

Maurizio Fiumara
 
Top
perlanaturale
view post Posted on 13/9/2010, 11:14




posso anche io disconoscere le tasse?
ma come per raccimolare qualche milione di euro si fanno le finanziarie e si aumenta tutto e di più e poi lo stato da i soldi dei cittadini al vaticano? paghino le tasse con le donazioni e tutto il resto.
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 15/9/2010, 17:31




http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/15...i-locali/60910/

Il papa arriva a Palermo, ma la sua visita costerà oltre due milioni alle istituzioni locali

Se lo stato non pagherà, Comune, Provincia e Regione si dovranno far carico delle spese. Proprio in un momento in cui le casse sono in condizioni pessime
Costerà due milioni e mezzo di euro, la visita di Papa Ratzinger a Palermo, e il Comune, la Provincia e la Regione sperano che sia lo Stato a sborsarli. Sia perché le casse sono vuote e si sta già grattando il fondo, sia perché la trasferta di Benedetto XVI in terra siciliana potrebbe passare come “grande evento”. In un summit tenutosi a villa Whitaker tra il prefetto Giuseppe Caruso e le istituzioni locali coinvolte, è emerso chiaramente che se da Roma non arrivano i fondi, ogni istituzione dovrà farsi carico delle spese. Ed è quasi certo che non arriveranno. Così, i contribuenti dovranno farsi carico dei costi per lo spiegamento di forze previsto: 1.000 volontari della protezione civile, 3.000 uomini delle forze dell’ordine, 1.100 vigili urbani, 60 medici, 200 barellieri, 18 ambulanze, 3 pronto soccorso mobili e oltre 180 volontari di Croce Rossa e Misericordia, 12 autogru, 22 chilometri di transenne, 600 pullman.

E poiché di spese folli se ne son fatte anche troppo, i palermitani non hanno accolto bene la notizia, anzi. Tant’è che si è sentito in dovere di intervenire anche monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo: “Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico?”. Affermazione quanto meno azzardata nella città della strage di via D’Amelio

Ma se i magistrati, stando a quanto detto dal vescovo, devono risparmiare a tavola che bisogna direi dei politici. Basta pensare che in tempi di vacche magre come quelli che attraversa il Comune di Palermo, il sindaco Cammarata spende 22.000 euro in cocktail, 5.720 euro per cene di rappresentanza, 7.500 euro “per l’effettuazione delle proprie spese di rappresentanza, da spendere liberamente, autonomamente e celermente nel rispetto della normativa vigente ma prescindendo dai normali tempi di svolgimento delle procedure di acquisizione di beni e servizi”, come si legge nella apposita delibera. E poi ci sono le spese per le “scenografie”: 3.500 euro per piante ornamentali e addobbi floreali in occasione della messa di capodanno al Palazzo di Città, e poi altri 1.500 per l’addobbo floreale fornito in occasione della conferenza stampa che il sindaco ha tenuto pochi giorni dopo a Palazzo Galletti.

Ma la preoccupazione non è solo per quei due milioni e mezzo di euro che costerà la visita papale. Il programma infatti prevede la celebrazione della messa sul prato del Foro Italico e architetti, botanici, agronomi e paesaggisti già avvertono che sarà la morte sicura per quell’area verde che già è costata tanto alla città. Sì, perché quel prato ha un triste passato. Dal dopoguerra, l’area era rimasta incolta e abbandonata. Fu recuperata poco più di una decina d’anni fa, e si decise di impiantarvi 40 mila metri quadrati di manto erboso. Poco dopo il recupero dell’area e la semina, nel 2001, il prato sembrò spuntare rigoglioso, poi improvvisamente seccò. Bisognò chiamare un superesperto, Carlo Cereti dell’università di Viterbo, per capirne la ragione. E la ragione era semplice: il prato si era seccato a causa di una miscela di semi sbagliata. A essere piantata era stata la festuca rubra e non la arundinacea. E, per giunta, avevano sbagliato pure il sistema d’irrigazione, insufficiente e azionabile solo manualmente, e quindi di giorno, con l’ovvia conseguenza di un prato “bruciato”. Nel 2003 si avviò il rifacimento, e oggi il lungomare di Palermo è un lungo nastro verde costato troppo per vederlo morire per l’invasione delle oltre 100.000 persone attese per la messa papale. Dopo, per risistemare il manto erboso, saranno necessari dagli uno ai tre euro a metro quadro. Dai 40.000 ai 120.000 euro, secondo le stime di Mauro Sarno, professore associato di Agraria all’Università di Palermo. Stima e preoccupazione condivise anche da Angelo Palmieri, presidente di Wwf Palermo, e da Manlio Speciale, curatore dell’Orto botanico, che sostiene la necessità di avere subito disponibile “un vivaio di tappeti erbosi da poter sostituire subito dopo la messa”.

Molto meno preoccupata, invece, l’assessore al Verde Francesca Grisafi, che si fida delle rassicurazioni della curia: “Non capisco questi allarmismi: il prato è fatto per essere calpestato. La Curia mi ha poi assicurato che farà di tutto per proteggerlo e mi fido. A ottobre, poi, come ogni anno, ci sarà la trasemina. I danni saranno limitati.” Tanto, a pagare, saranno i palermitani.
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 15/9/2010, 17:48




___________________________
http://www.uaar.it/news/2010/09/15/lazio-p...ultori-privati/

Lazio, protesta contro i finanziamenti ai consultori privati

Alla Regione Lazio si sta discutendo una legge che attribuisce finanziamenti pubblici anche ai consultori privati, quasi tutti cattolici e sostenitori della tutela vita fin dal concepimento. Il progetto prevede anche un assegno mensile rinnovabile fino al quinto anno di età del bambino per le madri povere che decidano di non abortire. Promotrice della proposta è Olimpia Tarzia, una ultrà cattolica del PDL (che nel 2006 si candidò però con la lista Veltroni). L’associazione Vita di Donna, per cercare di bloccare l’approvazione del provvedimento, ha lanciato una petizione online e avviato una campagna di sensibilizzazione.
 
Top
51 replies since 7/7/2010, 19:47   1823 views
  Share