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Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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GalileoGalilei
view post Posted on 4/11/2010, 17:09 by: GalileoGalilei
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http://www.corriere.it/politica/10_novembr...44f02aabc.shtml

L'ex collaboratrice di Pianetta (Pdl): «Ebbi un incarico sul glucosio, ma non so cos'è»
La pentita e le pressioni del senatore
per i fondi dati al San Raffaele
I verbali di Perla a Milano. «Assunta come consulente per due mesi»

L'ex collaboratrice di Pianetta (Pdl): «Ebbi un incarico sul glucosio, ma non so cos'è»

La pentita e le pressioni del senatore
per i fondi dati al San Raffaele

I verbali di Perla a Milano. «Assunta come consulente per due mesi»

PALERMO - Non solo il verbale di Nadia Macrì, la escort che ha detto di aver avuto incontri a pagamento con Silvio Berlusconi nelle sue residenze in Sardegna e ad Arcore, è stato spedito a Milano dalla Procura di Palermo. Tra le carte trasmesse per competenza dalla Sicilia alla Lombardia c'è pure la copia di un interrogatorio reso ad agosto da Perla Genovesi, la «pentita» dell'inchiesta sul traffico di cocaina da cui sono scaturite le rivelazioni sulle feste a casa del premier. È lo stesso verbale in cui la donna approfondisce i legami con i presunti narcotrafficanti arrestati insieme a lei nel luglio scorso nell'indagine chiamata «operazione Bogotà», e nel quale ha fatto per la prima volta il nome della sua amica Nadia svelando le frequentazioni della ragazza col presidente del Consiglio. Prima però aveva parlato di altro: finanziamenti a suo dire poco trasparenti procurati all'ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzé e alle sue fondazioni tramite la Commissione del Senato sui Diritti umani presieduta tra il 2001 e il 2006 da Enrico Pianetta, il parlamentare di cui la Genovesi è stata assistente.

«Mi disse che sia Berlusconi che don Verzé gli dovevano la candidatura - ha dichiarato la donna riferendo le parole di Pianetta, oggi deputato del Pdl -, gli chiesi il perché e mi disse che erano stati dati parecchi soldi al San Raffaele, o meglio a Don Verzé, destinati alla costruzione di ospedali e non solo, anche nel Terzo mondo. Questi soldi erano dello Stato, e non erano stati utilizzati interamente per queste cose». Pianetta si sarebbe confidato con la Genovesi nella primavera del 2006, quando erano in discussione le ricandidature per le elezioni politiche, e per questo - secondo la «pentita» - il senatore pretendeva la riconferma che poi ottenne; aveva agevolato, tramite la commissione che presiedeva, questi stanziamenti.

«Gli chiesi quanti soldi più o meno si erano intascati grazie a lui, e mi disse che era il valore di una finanziaria». Cioè di una legge finanziaria. La donna Genovesi parla, genericamente, di «miliardi»; lei stessa, stando al suo racconto, credeva che il senatore esagerasse, ma lui le avrebbe confermato che si trattava di somme molto ingenti: «La fetta più grossa, oltre a don Verzé, era stata assicurata, non so sotto quale forma, sicuramente non in maniera diretta, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lì io rimasi di stucco».

Queste dichiarazioni dell'indagata-testimone (che ora si trova agli arresti domiciliari) dovranno essere valutate per controllare se possano configurare ipotesi di reato a carico di qualcuno, e poi eventualmente verificate e riscontrate. Perla Genovesi infatti, in maniera a volte confusa e comunque in termini sempre piuttosto generici, riferisce ciò che le avrebbe detto una terza persona, il senatore Pianetti. Al quale pure, secondo il racconto della «pentita», erano state garantite erogazioni di denaro: «Mi disse che gli avevano promesso sui centocinquantamila euro, che erano briciole in confronto a quelli che avevano preso loro e Berlusconi, che gliene avevano dati sono una piccola parte, non ricordo se venti, trenta, quaranta o cinquantamila. Mi disse che il resto non gliel'avevano più dato, e che lo stava ancora aspettando».

Gli inquirenti hanno cercato di saperne di più, ma la donna ha saputo spiegare solo che attraverso alcune delibere della commissione Diritti umani di Palazzo Madama guidata da Pianetta erano stati finanziati progetti «per costruire ospedali in Brasile, mi sa anche in altri posti», ma che «le cose che andavano a fare non erano che una piccola parte. Erano gonfiate». Secondo la donna le opere sarebbero state realizzate solo in parte: «Da quello che so usavano ditte proprie, così i soldi rimanevano in casa. Ditte loro che sembravano ditte esterne, invece erano loro, sempre con prestanome».

Il racconto della «pentita» contiene pochi riscontri. Uno potrebbe derivare da un particolare che sembrerebbe collegato ai rapporti fra il parlamentare di Forza Italia di cui era collaboratrice e l'ospedale fondato da don Verzé, il sacerdote novantenne molto vicino a Silvio Berlusconi. Per farle avere un compenso, l'allora senatore Pianetta inviò Perla Genovesi proprio al San Raffaele: «Mi disse che avrei preso cinquemila euro al mese per due mesi, in totale diecimila euro». Agli inquirenti la donna, diplomata «come tecnico dei sevizi sociali», ha mostrato una pagina del contratto di consulenza che sostiene di aver firmato.

Su quel foglio sono indicate «analisi», studi relativi «al metabolismo regionale di glucosio in oncologia» e «traduzione di testi dall'italiano all'inglese». Ma a specifiche domande dei pubblici ministeri la Genovesi dice di conoscere l'inglese senza essere in grado di tradurre testi, e di non sapere alcunché del metabolismo in oncologia. Si accorse delle mansioni che le erano state teoricamente affidate al momento della firma, nell'aprile del 2006, subito dopo la rielezione di Pianetta: «Rimasi un po' basita. Ma cos'è il glucosio?». Afferma di aver pensato che comunque le stavano dando una possibilità che avrebbe voluto sfruttare: «Chiesi all'impiegato che mi stava facendo firmare il contratto quando avrei iniziato, e dove sarei dovuta andare. L'impiegato mi sembrava alquanto imbarazzato alla mia domanda. Non rispose, abbassò la testa e lì capii che non sarei mai andata a fare quel lavoro». Però i soldi li prese - tramite bonifici sul suo conto corrente, racconta - e aggiunge in maniera non molto chiara che il senatore Pianetta gliene chiese una parte, ma lei aveva già speso quasi tutto. Dunque avrebbe intascato dall'ospedale di don Verzé diecimila euro netti. E a specifica domanda degli inquirenti se sia mai andata a lavorare al San Raffaele, la «pentita» risponde: «No, mai».

Giovanni Bianconi
04 novembre 2010

http://www.blitzquotidiano.it/politica-ita...enovesi-625646/

La “pentita” Perla Genovesi accusa il San Raffaele: “Fondi dirottati e finte consulenze”. Dubbi e smentite

Silvio Berlusconi

Il Corriere della Sera, in un articolo di Giovanni Bianconi, riporta il verbale di un interrogatorio di Perla Genovesi, la “pentita” che ha fatto emergere le rivelazioni della escort Nadia Macrì sui festini con Silvio Berlusconi. Il verbale è stato inviato dai magistrati di Palermo a Milano. La storia è un po’ confusa, tanto che gli stessi magistrati sollevano più di un dubbio sulla veridicità delle dichiarazioni della ragazza. Il racconto di Perla è tutto incentrato intorno a presunti finanziamenti a suo dire poco trasparenti procurati all’ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzé, il sacerdote novantenne molto vicino a Silvio Berlusconi, e alle sue fondazioni tramite la Commissione del Senato sui Diritti umani presieduta tra il 2001 e il 2006 da Enrico Pianetta, il parlamentare di cui la Genovesi è stata assistente.

I punti della testimonianza della Genovesi sono essenzialmente tre. Il primo riguarda proprio i finanziamenti. La Genovesi racconta di aver saputo di pressioni per far arrivare i soldi a don Verzé, dallo stesso Pianetta. Il racconto di Pianetta risalirebbe al 2006 e le ragioni delle confidenze sono che il senatore del Pdl era incerto della rielezione, che poi ebbe. Racconta Perla ai pm: “Mi disse [Pianetta] che sia Berlusconi che don Verzé gli dovevano la candidatura, gli chiesi il perché e mi disse che erano stati dati parecchi soldi al San Raffaele, o meglio a Don Verzé, destinati alla costruzione di ospedali e non solo, anche nel Terzo mondo”. I numeri ballano e sono talvolta spropositati, tanto da far dubitare i magistrati della reale veridicità delle circostanze. Racconta ancora Perla: “Gli chiesi quanti soldi più o meno si erano intascati grazie a lui, e mi disse che era il valore di una finanziaria”. Forse un po’ troppo.

E qui veniamo al secondo fatto raccontato da Perla. Secondo il racconto della ragazza, lo stesso senatore Pianetta le avrebbe raccontato che i finanziamenti elargiti al San Raffaele non venivano utilizzati interamente per realizzare ospedali, ma venivano spartiti tra Don Verzè e Silvio Berlusconi. Circostanza, tra l’altro, smentita dall’ospedale San Raffaele. “La fetta più grossa ([ei finanziamenti]- racconta ancora Perla nel verbale – oltre a don Verzé, era stata assicurata, non so sotto quale forma, sicuramente non in maniera diretta, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lì io rimasi di stucco. Questi soldi erano dello Stato, e non erano stati utilizzati interamente per queste cose”. La Genovesi poi è più esplicita: “Attraverso alcune delibere della commissione Diritti umani di Palazzo Madama guidata da Pianetta erano stati finanziati progetti per costruire ospedali in Brasile, mi sa anche in altri posti, ma le cose che andavano a fare non erano che una piccola parte. Erano gonfiate”.

Terzo fatto raccontato da Perla Genovesi riguarda una sua assunzione per due mesi all’ospedale San Raffaele. Una assunzione “fantasma” per un totale di diecimila euro. Un contratto di consulenza per studi relativi “al metabolismo regionale di glucosio in oncologia e traduzione di testi dall’italiano all’inglese”. Peccato che Perla è diplomata “come tecnico dei servizi sociali” e ha dichiarato ai pm di “non sapere bene l’inglese”, oltre al fatto di aver ricevuto il compenso dall’ospedale San Raffaele senza averci lavorato nemmeno un giorno.

Racconta la Genovesi ai magistrati: “Pianetta mi disse che avrei preso cinquemila euro al mese per due mesi, in totale diecimila euro”. Perla si accorse però delle mansioni che le erano state teoricamente affidate al momento della firma: “Rimasi un po’ basita. Ma cos’è il glucosio? Chiesi all’impiegato che mi stava facendo firmare il contratto quando avrei iniziato, e dove sarei dovuta andare. L’impiegato mi sembrava alquanto imbarazzato alla mia domanda. Non rispose, abbassò la testa e lì capii che non sarei mai andata a fare quel lavoro”.

Perla racconta di aver ricevuto i soldi tramite bonifici sul suo conto corrente. Il senatore Pianetta gliene chiese una parte, ma lei, ormai, li aveva spesi tutti.

4 novembre 2010 | 11:54
 
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