Laici Libertari Anticlericali Forum

Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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view post Posted on 12/1/2010, 12:28
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Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

don-verz%C3%A8-e-berlusconi


www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-12252/1.htm

MICA POLLO IL POLLARI! - "IL FATTO" RICOSTRUISCE LA TRIANGOLAZIONE DON VERZé-POLLARI-POMPA - DUE AFFARI CON IL S. RAFFAELE - IL PRIMO PUBBLICO: PER FARE LA SEDE SEGRETA DEL SISMI SPESE 10 MLN € PER L’ACQUISTO DI UN IMMOBILE DEL DON CARO A SILVIO – POLLARI SI È preso POI LA VILLA ACCANTO (CON PISCINA) svenduta PER SOLI 500MILA €…

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamwar...0&title=2416770


Dieci milioni per l’acquisto di un immobile di Don Verzé messi a disposizione dal ministro

Non è più possibile girarsi dall’altra parte. La magistratura romana e il Copasir, il Comitato di controllo dei servizi segreti devono accendere un faro sugli affari del Sismi con i "raffaeliani", gli uomini di don Luigi Verzé che hanno scalato le istituzioni.
Personaggi come l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa, che dopo aver servito per anni la causa del prete-manager ha continuato a lavorare per il sacerdote amico di Berlusconi anche dagli uffici del servizio segreto militare diretto allora da Nicolò Pollari.

Ma anche ministri come Ferruccio Fazio, che a don Verzé deve molto, e ha firmato nel 2009 un decreto che ha permesso al suo ex datore di lavoro di incassare 9 milioni di euro.

Il Fatto Quotidiano ha già raccontato il 31 dicembre 2009 la storia di "villa Pollari", la sontuosa magione acquistata nel 2005, quando Pollari era in carica, per un prezzo stracciato (500 mila euro) dal San Raffaele. Ora, dopo avere consultato gli atti dell’ufficio del Sismi diretto da Pio Pompa, il Fatto Quotidiano è in grado di ricostruire l’intera vicenda, che aveva interessato i pm milanesi e che è stata approfondita in parte anche a Roma.
Il pm capitolino Saviotti ha chiesto al Sismi di spiegare gli appunti sequestrati a Pompa nel suo ufficio sugli affari immobiliari tra il San Raffaele e il Sismi. Pompa li aveva scritti nel 2001 quando vergava dossier su giornalisti e magistrati che potevano minacciare il premier.

Il Sismi ha risposto a Saviotti confermando l’esistenza di un contratto di affitto stipulato nel 2001 per un complesso immobiliare in via Chianesi 3, a Roma, zona Eur-Mostacciano. Alla luce di questo elemento, fornito dall’attuale vertice del Sismi (nominato da Romano Prodi), si può dire senza tema di smentita che il generale Nicolò Pollari, quando comandava il Sismi, dopo essere stato raccomandato per quella poltrona da don Verzé e dal suo fido Pompa, ha fatto due affari con il San Raffaele: il primo pubblico nella qualità di capo del Sismi e il secondo privato.

Il San Raffaele aveva comprato nel 1994 due complessi residenziali a Mostacciano. Uno più grande composto di due villini è stato affittato al Sismi di Pollari nel dicembre 2001 per farne la sede segreta della divisione economica del servizio. Il canone di 10 milioni di vecchie lire mensili non è esorbitante ma si spiega nell’ottica (dichiarata da Pompa in un appunto scritto a don Verzé) di una cooperazione tra i "raffaeliani" e i "Pollariani" per sviluppare il business del San Raffaele.

Poi c’era una seconda villa, più "piccola" (ma comunque dotata oggi - dopo la ristrutturazione - di 24,5 vani catastali su quattro livelli con parco e piscina) che è stata ceduta dallo stesso San Raffaele nel luglio 2005 a Pollari e alla moglie, privatamente, per 500 mila euro, meno della metà del prezzo di acquisto.
Ora Il Fatto Quotidiano ha scoperto anche cosa hanno fatto i “raffaeliani” della villa più grande, quella affittata al Sismi dal 2001 al 2007.

Il 21 luglio del 2009 il San Raffaele ha venduto i tre villini all’IFO, l’ente regionale che gestisce l’ospedale Regina Elena che si trova lì accanto. Il prezzo è di 9 milioni più imposte. E’ vero che quando Pollari compra allega all’atto una perizia con foto che dimostrano il cattivo stato dell’immobile abbandonato mentre la villa più grande è stata tenuta come un gioiellino per sei anni a spese dei contribuenti, ma la differenza di valutazione è davvero difficile da spiegare.
Villa Pollari dal 1995 al 2005 dimezza il suo valore.Quella dell’Ifo comprata con i soldi pubblici invece lo raddoppia dal 1994 al 2009. Questa storia dovrebbe esser chiarita dalle autorità anche perché è densa di conflitti di interessi per i troppi raffaeliani coinvolti.

I milioni pubblici per comprare la villa più grande di don Verzé sono stati messi a disposizione dal ministero della salute con un decreto firmato nel marzo scorso dall’attuale ministro Ferruccio Fazio,che è un "raffaeliano" di ferro. Quando è stato nominato nel 2008 a capo della Sanità (prima sottosegretario e ora ministro) era direttore dei servizi di medicina nucleare e di radioterapia al San Raffaele di Milano, presidente del Consorzio del Laboratorio del San Raffaele di Cefalù.
Socio della Tecnodim che ha sede nel San Raffaele e si occupa di progettare reparti avanzati (anche nel settore della tomografia). Il ministero precisa che "l’iter amministrativo per l’acquisto delle villette era cominciato nel 2004 con un decreto ministeriale che stanziava 7,2 milioni di euro per ‘acquisto immobili e terreni confinanti con l’Ifo per funzioni di supporto all’attività ospedaliera del San Gallicano’".

Allora però la terza villetta non era stata ceduta ancora a Nicolò Pollari, chissà se i 7 milioni comprendevano anche quella. Comunque altri 11,5 milioni erano stati stanziati per ristrutturare l’ospedale mentre nel decreto firmato da Ferruccio Fazio i soldi per le villette aumentano a 10,2 milioni, mentre quelli per la ristrutturazione dimiuiscono nettamente e compaiono 4 milioni per comprare una macchina per tomoterapia, una cura della quale Fazio al San Raffaele è stato un pionere.

Le carte però sono a posto. Spiegano al ministero della Salute che la rimodulazione del finanziamento è stata chiesta dal direttore generale dell’Ifo, Francesco Bevere, nominato da Piero Marrazzo. Quanto al prezzo pagato: "nella documentazione trasmesa dall’Ifo è citata la perizia dell’Agenzia del Territorio di Roma del 13 gennaio 2009 che giudica congruo il prezzo di 9 milioni".
Il Fatto ha chiesto all’ufficio stampa e al direttore generale dell’Ifo perché una regione con un disavanzo come quello laziale, abbia deciso di comprare due villette (non due sale operatorie) spendendo 10 milioni di euro.

Ma non abbiamo avuto risposta. Comunque, forte della richiesta e della perizia inviatagli dall’Ifo, il 26 marzo del 2009 il sottosegretario Ferruccio Fazio ha stanziato 10 milioni e 260 mila euro (poi utilizzati al 95 per cento) per pagare due ville al suo ex datore di lavoro. Pompa, preveggente, scriveva a don Verzé nell’estate del 2001, per convincere il prete amico di Berlusconi a perorare la nomina dell’amico Pollari a capo del Sismi. "Caro Presidente, Le invio un report inerente le iniziative sulle quali potremo intervenire, con maggiore e puntuale efficacia, immediatamente dopo la nomina dell’amico N." (Pollari Ndr).

Al punto 1 c’era la possibilità di far nominare Ferruccio Fazio nella potentissima commissione sui farmaci. Purtroppo il tentativo dei raffaeliani fallì. Nessuno poteva immaginare allora che Fazio sarebbe tornato utile per il punto 3 del programma di Pompa. Lì si parlava della villa di Mostacciano e della creazione del centro Sismi, in affitto, in quei locali. Cosa puntualmente accaduta.

Da Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio


www.julienews.it/notizia/cronaca/so..._cronaca_2.html

04/01/2010, ore 22:20 - Appalto per bouvette e mensa affidato alla Gemeaz
Un socio di Don Luigi Verzè vince la gara d'appalto per il ristorante del Senato
di: Germano Milite

ROMA - La vicenda Tartaglia sta polarizzando le i riflettori mediatici di tutta l'Italia e rischia di far scivolar via dall'attenzione collettiva manovre a dir poco sospette come quella da breve verificatasi nelle gare di appalto per il "ristorante" del Senato.
Da questo mese, infatti, a gestire la pausa pranzo della prestigiosa sede parlamentare sarà un'unica ditta; che si occuperà appunto del ristorante, della buvette ed anche della mensa dipendenti.
L'obiettivo dichiarato dal governo è quello di risparmiare sul costo giornaliero dei vari senatori. Un costo che, negli ultimi anni, considerando anche tutte le spese accessorie per il personale ed i vari servizi connessi, è lievitato fino a superare gli 85 euro a persona. Con la nuova gestione di euro se ne risparmieranno 6; con un costo complessivo che si attesterà dunque a quota 79. La Ladisa, ditta barese che da diversi anni rifornisce il ministero degli Esteri, i Carabinieri e che si è ultimamente occupata anche dei pasti del G8, nonostante assicurasse un costo addirittura inferiore che si attestava sui 73 euro, è stata però dichiara "inaffidabile" nella sua offerta complessiva ed ha dovuto lasciare il posto alla seconda classificata; la Gemeaz di Roberto Cusin.
Il colosso da oltre 300 milioni di euro di fatturato che conta 5.200 dipendenti ha sede a Milano e, ironia della sorte, ha il suo sommo dirigente Cusin che si trova a ricoprire anche il ruolo di consigliere della Fondazione San Raffaele di Don Luigi Verzè; noto quanto stretto amico di Silvio Berlusconi. Un affare che frutterà alla Gemeaz quasi 12 milioni di euro (la Ladisa sarebbe costata circa un milione in meno) e che và ad aggiungersi all'altro appalto da 280 milioni sonanti vinto dalla ditta sempre nel mese di dicembre e collegato alla gestione delle mense delle FS.
"Com' è possibile giudicarci inaffidabili se gestiamo da anni - si legge nella lettera-ricorso presentata dai ristoratori baresi - il servizio mensa del ministero degli Esteri, l' Arma dei Carabinieri e abbiamo servito pasti ai diplomatici al recente G8?".
La risposta, ironica, potrebbe essere che l'aragosta era insipida. Battute a parte e senza cadere nella tentazione della facile dietrologia c'è un altro dato abbastanza interessante da osservare: la stessa Ladisa, fino a qualche mese fa, deteneva il 40% della Prod.eco srl; a sua volta società partecipata per il 30% dalla Adrimare srl di Gianpaolo Tarantini.
Tuttavia, come spiega Vito Laudisa, "quella società è rimasta inattiva e subito liquidata".
Riguardo agli aspetti poco chiari, prima di emettere un giudizio credibile, occorre attendere l'esame del ricorso che sarà esaminato dal Tar. Di certo, però, resta l'esiguo costo che devono sostenere i Senatori per un pasto completo (15 euro) a fronte dei quasi 80 che invece vengono pagati con i contributi provenienti dalle tasche degli elettori. Anche qui non si vuol cedere alla facile demagogia populista ma, quel taglio del 20% sui costi dei piatti raffinati al ristorante del Senato, fece effettivamente scandalo e costrinse Schifani a tornare ai vecchi prezzi.
In effetti possiamo capire le esigenze di risparmio dei "poveri" parlamentari: con lo striminzito stipendio che si ritrovano sono anche costretti a spendere 15 euro per antipasto, primo, secondo, contorno e dessert. E noi che con 15 euro riusciamo ad abboffarci lautamente con una pizza ed una birra "piccola".

Edited by GalileoGalilei - 3/4/2017, 14:37
 
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view post Posted on 2/2/2010, 13:04
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http://www.larena.it/stories/Provincia/124...la_tangenziale/

L'ospedale di don Verzè avrà il casello sulla tangenziale
SAN MARTINO BUON ALBERGO. I progetti di sistemazione della viabilità del «Quo Vadis» approvati dal Consiglio

* 02/02/2010

Il casello che sarà costruito sulla futura tangenziale a pagamento, a San Martino Buon Albergo, sarà funzionale al centro sanitario «Quo vadis» di don Luigi Verzè previsto sul colle di San Giacomo, a Lavagno. Entrambi i progetti - la sistemazione della viabilità sull'attuale tangenziale Sud e del «Quo vadis» - sono stati approvati in questi giorni dal Consiglio comunale di San Martino. Il Comune di Lavagno aveva dato il proprio benestare a don Verzè due settimane fa.
San Martino, che è già la capitale commerciale dell'Est veronese grazie alla presenza di quattro colossi della grande distribuzione alimentare, con la nuova stazione viaria diventerà uno dei più importanti crocevia del Veronese. «Il casello sulla tangenziale Sud, che si aggiungerà a quello esistente dell'autostrada a Verona Est, sarà aperto nella campagna di San Domenico e non, come inizialmente si era detto, in località Pignatte - Maglio», ha spiegato il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Franco De Santi rispondendo al consigliere di minoranza Umberto Toffalini, dubbioso al contempo sui lavori lungo la tangenziale Sud e sui fabbricati di don Verzè,
«La struttura scientifica e universitaria di don Verzè porterà lavoro per la popolazione e le attività economiche», ha continuato De Santi. «Don Verzè indosserà la cravatta, ma è altrettanto vero che opera a beneficio degli altri», ha aggiunto Giovanni Galvani, seppure in minoranza con Toffalini. Il prete manager originario di Illasi, presidente dell'ospedale San Raffaele di Milano, nel 2007 posò la prima pietra del centro medico assieme al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Gli scavi a San Giacomo dovrebbero cominciare quest'anno.
Le rotonde e le strade da ricavare attorno al colle di Lavagno a servizio del «Quo vadis» saranno unite al casello sulla tangenziale Sud che, come detto, è incluso nel Sistema delle tangenziali venete, il collegamento a pagamento da Peschiera a Padova parallelo all'autostrada Milano - Venezia che sarà realizzato anche aggiungendo la terza corsia nel tratto della tangenziale Sud all'altezza del centro logistico dell'Eurospin, a San Martino.
Il tracciato da Peschiera a Padova sarà intervallato ogni 3,8 chilometri da un casello. Gli svincoli dell'Eurospin, oggi in costruzione, costituiscono la terza corsia della stessa tangenziale Sud. Dopo Verona Est, sarà prolungata fino a San Bonifacio. Tangenziale Sud e il centro sanitario di don Verzè saranno perciò strettamente connessi.
«L'ex presidente della Provincia Elio Mosele aveva proposto di spostare il Quo vadis verso la Porcilana, per salvaguardare il colle», hanno ricordato l'ex sindaco Mario Lonardi, ora in minoranza, Toffalini e il loro capogruppo Marco Braggion. «Può darsi che l'ubicazione non sia delle migliori, ma il Quo vadis porterà vantaggi con i propri specialisti d'elite», ha insistito Galvani.
Gli edifici di don Verzè saranno eretti su una superficie di 550 mila metri quadrati. «San Martino e Lavagno saranno conosciuti nel mondo poiché il San Raffaele è attivo in moltissimi Paesi», ha ribadito il sindaco Valerio Avesani che con il collega Simone Albi, il «Quo vadis», la Società autostradale e Veneto Strade ha firmato la convenzione sui 12 milioni - 8 di Veneto Strade e 4 della Società autostradale - per le strade e rondò a cavallo dei due Comuni. «Almeno vietate il traffico in via San Giacomo di Sopra, tra Casette di San Martino Buon Albergo e le Quattro strade di Lavagno, rendendo la via ciclopedonalbile», ha proposto Lonardi. «Sono d'accordo, già detto a Lavagno», ha concluso Avesani.
Stefano Caniato

Stefano Caniato
 
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Felipe-bis
view post Posted on 15/6/2010, 17:56




www.italiaterranostra.it/?p=5150

di Nino Sangerardi

L’affare sanità: don Verzè, Berlusconi e Nichi Vendola


Il 28 maggio 2010 nelle stanze della Cittadella della Carità di Taranto, innanzi un notaio, si costituisce la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo. Essa gestirà il complesso ospedaliero da costruire nel quartiere Paolo VI del capoluogo jonico. Presidente della Fondazione San Raffaele Monte Tabor di Milano, ispiratore e protagonista della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, è don Luigi Verzè. Triste scherzo del destino ecclesiastico: nell’anno 1964 fu Papa Paolo VI, Giovanni Battista Montini, a sospendere dal sacerdozio Don Luigi Maria Verzè con l’ammonimento “… occupati più di sacramenti che degli affari”. Sono presenti e firmano l’atto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, Angelo Domenico Colasanto per l’Asl Taranto e Vito Santoro del San Raffaele di Milano. Il Consiglio di amministrazione è formato da Paolo Ciaccia (presidente, avvocato, designato dalla Regione Puglia), Renato Botti( vicepresidente, nonchè direttore Area Sanità San Raffaele di Milano), Vittorio Dell’Atti (presidente Collegio sindacale, professore Ordinario Economia aziendale Università di Bari). Consiglieri i signori: Enrico Piana e Vito Santoro in rappresentanza della Fondazione San Raffaele di Milano, il professor Gianvito Giannelli e Rosa Moscogiuri in rappresentanza della Regione Puglia. Il costo del nuovo Ospedale Polo Tecnologico è di 120 milioni di euro, versati interamente dalla Regione Puglia. Perplessità affiorano in merito al’opzione della Fondazione San Raffaele di Milano fatta dalla Giunta regionale pugliese. Il Consiglio di Stato di recente ha sentenziato che la Fondazione San Raffaele milanese “… svolge attività commerciale…il fatto che non persegua utili o che gli utili siano reinvestiti nell’attività non esclude che essa svolge iniziative di carattere economico con modalità tali da consentirle di permanere sul mercato e di concorrere con altre strutture enti e società che operano nel settore sanità”. E allora, perchè il Governo pugliese non ha indetto la dovuta gara d’appalto per la conduzione del nosocomio tarantino? Il possibile conflitto d’interessi della famiglia Berlusconi a fronte della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo si evince dal fatto che a fine dicembre 2009 i Berlusconi si aggiudicano, con il 24% delle azioni, la maggioranza della MolMed spa, sede a Milano. Quest’ultima che cosa è? Acronimo che vuol dire “molecular medicine”, sodalizio imprenditoriale specializzato in biomedicina e sviluppo di terapie inerenti le patologie del cancro. Il 26 aprile 2010 l’assemblea di MolMed spa– Fininvest 24%, Science Park Raf 20,98%, Airan Servicos de Consultadora e Marketing Lda 14%, Delfin Sarl 8,5%, H. Equity Sicar 8,12%, Arnar Bank 2,15% e il 21,956% al Mercato borsistico– elegge il consiglio di amministrazione. Chi c’è dentro? Luigi Berlusconi,figlio di Silvio, Renato Botti, Maurizio Carfagna, Riccardo Cortese, Sabina Grossi,Marina Del Bue, Alessandro De Nicola, Alfredo Messina, Paolo Michele Castelli, Massimiliano Frank. Azionisti di Molmed spa sono due sodali dell’on. Silvio Berlusconi: Ennio Doris con l’8%( presidente di Banca Mediolanum, consigliere della Fondazione San Raffaele Monte Tabor di Milano, consigliere della Fondazione Biblioteca via Senato a Milano del senatore Pdl Marcello Dell’Utri) e Leonardo Del Vecchio presidente di Luxottica spa. Ricapitolando: Renato Botti è vicepresidente della neonata Fondazione San Raffaele del Mediterraneo e contemporaneamente consigliere di amministrazione di MolMed spa– posseduta in parte rilevante dal consigliere Luigi Berlusconi con soci spettabili e amici in affari(Doris e Del Vecchio)– direttore Area Sanità del San Raffaele di Milano il cui fondatore è Don Luigi Verzè padre spirituale di Silvio Berlusconi, presidente del Gruppo Merceologico Sanità in Assolombarda, consigliere d’amministarzione di Telbios spa che insieme a MolMed spa sonopartecipate dalla controllata Science Park Raf. A chi spetta la vigilanza e il controllo amministrativo e politico degli ospedali vecchi e nuovi italiani? Al Ministero della Sanità. Ministro della Sanità è Ferruccio Fazio, nominato dal Primo Ministro Silvio Berlusconi,già direttore dei Servizi di radioterapia al San Raffaele di Milano, socio di Tecnodim spa con sede nel San Raffaele di Milano, presidente del Laboratorio San Raffaele di Cefalù. Siamo dinanzi a un conflitto d’interessi? Il 15 febbraio 2010 Don Luigi Verzè nel corso di una riunione in quel di Taranto ha esclamato: “Vengo in Puglia per trovare un amico: Vendola. Nichi, fossero come te tutti i politici. Non dovrei parlare di politica ma ve lo confesso: Silvio Berlusconi è entusiasta di Vendola”. Non è facile comprendere il motivo per cui il Governatore Nichi Vendola sceglie di creare una Fondazione ospedaliera con Don Luigi Maria Verzè, Renato Botti e contorno di Luigi Berlusconi, Ennio Doris e varia comitiva familiare e politica di stampo berlusconiano.Possibile che in Puglia non esistano politici, imprenditori e banche in grado di raccogliere 120 milioni di euro per edificare un moderno ospedale? E i nosocomi pubblici che fine faranno? La prima pietra del Polo Biomedico e Oncologico del Sud Italia di proprietà della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo verrà adagiata il 5 novembre 2010, in quanto ricorre il centenario della nascita di Monsignor Guglielmo Motolese che pare abbia illuminato la mente del reverendo Don Verzè sulla sanità pugliese: “Un progetto ispirato da Dio”, declamò il prete meneghino. Alla cerimonia parteciperà anche il capostipite della famiglia Berlusconi, in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri?
 
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view post Posted on 12/7/2010, 14:21
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http://www.corriere.it/politica/10_luglio_...44f02aabe.shtml

Il fondatore del San Raffaele: «Il premier pensa che arrivando a quell’età potrà mettere a posto l’Italia»

INTERVISTA A LA STAMPA Don Verzè rivela: «Berlusconi mi ha chiesto: fammi campare 150 anni» Il fondatore del San Raffaele: «Il premier pensa che arrivando a quell’età potrà mettere a posto l’Italia»

MILANO - «Silvio Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni e lui pensa che arrivando a 150 anni metterà a posto l’Italia». Lo rivela, in una intervista a La Stampa, Don Luigi Verzè, fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano. Secondo il sacerdote, grazie alla scienza «torneremo a vivere fino a 120 anni. Credo - ha spiegato don Verzè - a ciò che è stato scritto su Matusalemme». «120 ANNI ETÀ MEDIA» - Per il fondatore del San Raffaele «è scientificamente provato che si può arrivare a un’età media di 120 anni. Siamo arrivati alla mappatura del genoma. Io leggo il suo genoma anche quando è bambino. Sono 30 mila geni e se vedo una mutazione di geni allora vado a cercare il perchè». Il progetto di don Verzè prevede l’istituzione di un centro chiamato «Quo Vadis» sulla medicina predittiva. «Abbiamo il terreno e stiamo cercando i soldini», ha aggiunto Verzè. «Si predice quale sarà la patologia di ogni persona leggendo il genoma con un microchip sottopelle che avverte se c’è qualcosa che non va». Quanto al connubio tra medicina e Chiesa, fede e scienza, Verzè non ha dubbi. «Ferma i suoi ricercatori se vanno in una direzione che la Chiesa non vuole?» «No. La scienza - ha risposto don Verzè - non la ferma nessuno, nemmeno la Chiesa».

12 luglio 2010



 
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view post Posted on 21/7/2010, 16:01
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http://www.direttanews.it/2010/07/21/una-c...ffre-don-verze/

Una cattedra per la neolaureata Marina Berlusconi: offre Don Verzè
Scritto da Emiliano Tarquini Cronaca, News Italia lug 21, 2010 I poveri ricercatori italiani che non hanno spinte e raccomandazioni sufficienti a raggiungere una cattedra, ai poveri studenti che s’illudono un giorno di poter insegnare, Don Verzè ha mollato ieri uno sganassone di quelli che ricorderanno a lungo.

Nell’occasione della laurea di una delle figlie di Berlusconi, l’anziano sacerdote e rettore le ha proposto al volo di diventare docente di una novella Facoltà d’Economia. La giovane berluschina però non è esattamente un luminare e nemmeno vanta pubblicazioni o lavori tali da farla svettare sugli altri studenti, rispetto ai quali è addirittura arrivata lunga al conseguimento della laurea triennale in filosofia.

Già, una laurea triennale, quel giochino inventato per aumentare il numero dei “laureati” italiani, troppo scarso rispetto agli altri paesi europei, che ha poi aperto le gabbie a mostruosità di ogni tipo, fornendo molti italiani del fatidico pezzo di carta,sotto il quale però non si nasconde affatto una preparazione simile alle lauree tradizionali.

Così, mentre milioni di studenti italiani impazziscono di fronte al muro gerontocratico e ai tagli sempre più profondi e mortali all’istruzione, il rettore beneficato da cotanto babbo offre una docenza alla sua pargola fresca di diploma triennale e in altre faccende affacendata (due figli, impegni nelle aziende del padre e in associazioni di pessimo gusto con altri rmpolli), tanto da lasciare perplessa lei per prima.

Si è inalberata solo una docente finora, che ha scritto una lettera al prete-rettore spiegando quanto sia umiliante per tutti (docenti e studenti) una tale e servile sfacciataggine, una docente con la quale c’è da essere solidali perché, visti i tempi, il suo posto di lavoro alle dipendenze di Don Verzè traballa e il rischio di finire nella lista di proscrizione dove si allineano i nemici del capo (chiunque non lo lecchi con foga sufficiente) e non trovare altre occupazioni accademiche è reale e attuale.

Fonte Agoravox.it
 
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Mattialeccese
view post Posted on 22/7/2010, 20:53




Beh, questo è un caso che fa cronaca perchè la signorina o signora ha cotanto padre ma se dicessi che funziona così in tutte le università? Un professore universitario con tre figli di cui uno già professore in altra facoltà e due ricercatori...questo avviene per la cronaca all'Università di Lecce!
Ma qui c'è di mezzo anche il magnifico reverendissimo venerabilissimo rettore don mons. ecc. Verzè, nobile prete in giacca e cravatta (Ooooh, Signore!) che da un tono di solenne investitura divina alla nomina! Vuoi mettere l'effetto scenografico? Mancava paparino che le metteva la corona in testa. Ma come si fa a reagire a questo schifo? Siamo topolini contro la montagna.
 
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view post Posted on 23/7/2010, 21:15
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Ti assicuro, è un abitudine in molte altre università, per non parlare di chi si passa il posto di lavoro da padre a figlio, alla faccia delle libere opportunità di lavoro delle competenze etc..
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Paolo_79
view post Posted on 23/7/2010, 21:53




Povera Gelmini bisogna capirla, d'altronde lei non ha studiato ha frequentato le superiori cattoliche, dove si passa sempre basta che si obbedisca; e poi dopo che si è comprata una laurea non poteva fare altro che il ministro dell'istruzione nel governo dei catto_mafio_neofascisti.
 
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casetto
view post Posted on 3/8/2010, 08:36




1)E' Barbara Berlusconi
2)Il San Raffaele non è una università Cattolica (insegnano un sacco di atei come Cavalli Sforza o Piattelli Palmarini o ancora Severino)
3)Comunque era la triennale e in nessuna università dopo la triennale si da una cattedra (anche volendo!)

TOPPA
 
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Felipe-bis
view post Posted on 26/8/2010, 19:16




CITAZIONE (casetto @ 3/8/2010, 09:36)
1)E' Barbara Berlusconi
2)Il San Raffaele non è una università Cattolica (insegnano un sacco di atei come Cavalli Sforza o Piattelli Palmarini o ancora Severino)
3)Comunque era la triennale e in nessuna università dopo la triennale si da una cattedra (anche volendo!)

TOPPA

Allora correggiamo:

www.agoravox.it/Marina-Berlusconi-si-laurea-don.html

Barbara Berlusconi si laurea: don Verzè le offre la cattedra e umilia i laureati italiani

I poveri ricercatori italiani che non hanno spinte e raccomandazioni sufficienti a raggiungere una cattedra, ai poveri studenti che s’illudono un giorno di poter insegnare, Don Verzè ha mollato ieri uno sganassone di quelli che ricorderanno a lungo.

Nell’occasione della laurea di una delle figlie di Berlusconi, l’anziano sacerdote e rettore le ha proposto al volo di diventare docente di una novella Facoltà d’Economia. La giovane berluschina però non è esattamente un luminare e nemmeno vanta pubblicazioni o lavori tali da farla svettare sugli altri studenti, rispetto ai quali è addirittura arrivata lunga al conseguimento della laurea triennale in filosofia.

Già, una laurea triennale, quel giochino inventato per aumentare il numero dei "laureati" italiani, troppo scarso rispetto agli altri paesi europei, che ha poi aperto le gabbie a mostruosità di ogni tipo, fornendo molti italiani del fatidico pezzo di carta,sotto il quale però non si nasconde affatto una preparazione simile alle lauree tradizionali.

Così, mentre milioni di studenti italiani impazziscono di fronte al muro gerontocratico e ai tagli sempre più profondi e mortali all’istruzione, il rettore beneficato da cotanto babbo offre una docenza alla sua pargola fresca di diploma triennale e in altre faccende affacendata (due figli, impegni nelle aziende del padre e in associazioni di pessimo gusto con altri rmpolli), tanto da lasciare perplessa lei per prima.

Si è inalberata solo una docente finora, che ha scritto una lettera (vedi sotto, ndr) al prete-rettore spiegando quanto sia umiliante per tutti (docenti e studenti) una tale e servile sfacciataggine, una docente con la quale c’è da essere solidali perché, visti i tempi, il suo posto di lavoro alle dipendenze di Don Verzè traballa e il rischio di finire nella lista di proscrizione dove si allineano i nemici del capo (chiunque non lo lecchi con foga sufficiente) e non trovare altre occupazioni accademiche è reale e attuale.


_______

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/0...udenti-5717947/

LA LETTERA
"Quella cerimonia per Barbara Berlusconi
ha offeso noi professori e i nostri studenti"

La lettera di una docente dell'Università San Raffaele dopo la laurea della figlia del premier
"Il rettore don Verzè si è rivolto solo a lei, alla presenza del premier, offrendole una cattedra"
di ROBERTA DE MONTICELLI

Insegno filosofia della persona alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele. Scrivo queste righe per dire: non in mio nome. Non è certamente in mio nome che il nostro rettore, don Luigi Verzé, intervenendo come è suo diritto alla cerimonia delle proclamazioni delle lauree, si è rivolta alla sola candidata Barbara Berlusconi, che giungeva a conclusione del suo percorso triennale, chiedendole se riteneva che potesse nascere una facoltà di Economia del San Raffaele basata sul pensiero dell’autore sul quale verteva la sua tesi (Amartya Sen), e invitandola a diventare docente di questa Università, in presenza del presidente del Consiglio, il quale assisteva alla cerimonia.

La cerimonia di laurea di Barbara Berlusconi

Intendo dissociarmi apertamente e pubblicamente da questa che ritengo una violazione non solo del principio della pari dignità formale degli studenti, non solo della forma e della sostanza di un atto pubblico quale una proclamazione di laurea, non solo della dignità di un corpo docente che il rettore dovrebbe rappresentare, ma anche dei requisiti etici di una istituzione universitaria d’eccellenza quale l’Università San Raffaele giustamente aspira a essere.

Tengo a dissociarmi nettamente e pubblicamente e da queste parole e dalla logica che le sottende, logica che da una vita combatto, come combatto da sempre il corporativismo e i sistemi clientelari dell’Università italiana, e il progressivo affossamento di tutti i criteri di eccellenza e di merito, oltre che dell’Università stessa come scuola di libertà.

Me ne dissocio individualmente, anche se spero che la deprecazione dell’accaduto sia unanime fra il corpo docente. Ma tengo a ribadire con questa mia serena dichiarazione che non sono né di principio né di fatto corresponsabile dell’andamento di questa cerimonia: non di principio per le profonde ragioni di dissenso che ho qui espresso, non di fatto, perché in effetti non figuravo fra i componenti della commissione relativa alla candidata in questione, e certamente non perché avessi chiesto di esserne esonerata.
 
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view post Posted on 3/11/2010, 12:33
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Piantagioni di mango, hotel e jet privato l’altra faccia della Don Verzè Spa

Pubblicato il3 novembre 2010 dainfosannio

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MILANO – Salute, ospedali e centri ricerca tra i più avanzati d’Europa. Ma anche un aereo privato che da solo ha perso 10 milioni in un anno, hotel di lusso in Sardegna e mille ettari di piantagioni di mango e uva in Brasile. La Don Verzè Spa è un piccolo impero a due facce. Da una parte, quella più conosciuta, c’è il core business dell’eccellenza medica del San Raffaele, uno dei fiori all’occhiello della sanità nazionale. La Fondazione Monte Tabor però - la stanza dei bottoni di Don Luigi, 90 anni portati con disinvoltura - ha diversificato da tempo in una serie di attività più laiche. Sinora senza troppo successo visto che i conti di queste realtà collaterali si sono chiusi nel 2009 in rosso per 6 milioni mentre i debiti della Fondazione sono saliti di 100 milioni nel 2008 (ultimo dato disponibile) arrivando a quota 689.

L’ultima spina nel fianco di Don Verzè è la Vds Export, newco cui la Fondazione ha girato tre mesi fa il 40% dell’omonima realtà brasiliana fondata dalla famiglia veneta Garziera, una holding che controlla diverse fazendas nella regione di Pernambuco coltivate a mango, meloni e uva. La creazione della nuova società (partecipata al 20% da Roberto Cusin, ex titolare della Gemeaz Cusin) si è resa necessaria per un motivo semplice: Vds, malgrado i suoi terreni siano valutati 15 milioni, naviga in acque agitate (5 milioni di perdite tra gennaio e maggio 2010). E la costituzione di una capogruppo italiana è stata necessaria per ottenere finanziamenti dalla Simest - realtà pubblica controllata dal ministero dello Sviluppo economico - che si è impegnata a versare 2,6 milioni alla controllata di Don Verzè. La delibera è stata firmata il 23 aprile, uno degli ultimi atti di Scajola prima che l’interim passasse a Silvio Berlusconi.

Poche soddisfazioni arrivano al San Raffaele pure dal business alberghiero in Sardegna: l’Hotel Don Diego, 4 stelle di Porto San Paolo, 52 camere con piscina affacciate sul parco marino delle isole Tavolara e Molara, ha chiuso gli ultimi due bilanci in rosso per 600mila euro. E da aprile 2008 la Costa Dorata - la società della Monte Tabor che controlla la struttura valutata 14 milioni - ha affittato l’albergo alla Don Diego Srl, nel cui capitale sono presenti tra gli altri Renato Pozzetto (10%), Mario Cal (15%), storico braccio destro di Don Verzè, e lo stesso Cusin (15%).

La delusione più grande, però, è arrivata dalla diversificazione nell’aviazione, custodita sotto il cappello della Airviaggi. L’attività di elisoccorso, di suo, è in pareggio. Il problema sono i 10,9 milioni di perdita sulla controllata neozelandese Assion Aircraft & Yachting, titolare di un contratto di leasing sul Challenger Cl604, il jet privato del San Raffaele, gestito operativamente dalla Alba servizi della Fininvest. Una voragine che ha affossato tutti i conti del gruppo malgrado siano state rinviate le contabilizzazioni di rate per 3 milioni sull’affitto del velilovo. Ad assorbire i guai dei business collaterali, con ogni probabilità, potrebbero essere i conti delle attività sanitarie custodite in Monte Tabor i cui risultati, però, non sono pubblici. Don Verzè, del resto, non si è mai mostrato preoccupato per i buchi in bilancio. “Sono un problema del mio socio di maggioranza, Dio”, ha sempre scherzato, ricordando che “non è il denaro a far idee ma le idee a far denaro”. E a una mente vulcanica come la sua, come dimostrano i mille business di Monte Tabor, le idee di sicuro non mancano. (di ETTORE LIVINI – repubblica.it)

 
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Cronaca Italia
Don Verzè e i business ‘laici’: piantagioni di frutta esotica, hotel di lusso e jet privati

Non c’è solo il centro San Raffaele di Milano, eccellenza medica nazionale, negli “affari” di Don Luigi Verzè: con la società Monte Tabor controlla infatti molti altri interessi dai connotati più “laici”. Piantagioni di frutta esotica in Sudamerica, alberghi di lusso in Sardegna, jet privati.

Una delle società controllate dalla Monte Tabor si chiama Vds Export, è una newco cui la Monte Tabor ha girato tre mesi fa il 40% dell’omonima azienda brasiliana della famiglia veneta Garziera, una holding che controlla diverse fazendas che coltivano mango, meloni e uva. La nuova società è nata perché Vds naviga in acque agitate (5 milioni di perdite tra gennaio e maggio 2010).

Fondamentali per la nascita di Vds Export sono stati i finanziamenti ricevuti dalla Simest, realtà pubblica controllata dal ministero dello Sviluppo economico, che si è impegnata a versare 2,6 milioni alla controllata di Don Verzè. La delibera è stata firmata da Scajola poco prima che l’interim passasse a Silvio Berlusconi.

Poi ci sono l’Hotel Don Diego in Sardegna, un 4 stelle a Porto San Paolo, che ha chiuso il bilancio in rosso per 600mila euro. E poi, da circa due anni, c’è la Costa Dorata, la società della Monte Tabor che controlla la struttura e che ha affittato l’albergo alla Don Diego Srl.

Infine il ramo-aviazione, con la Airviaggi. L’attività di elisoccorso ha chiuso il bilancio in pareggio, ma ci sono i 10,9 milioni di perdita sulla controllata neozelandese Assion Aircraft & Yachting, titolare di un contratto di leasing sul Challenger Cl604, il jet privato del San Raffaele, gestito operativamente dalla Alba servizi della Fininvest.

Una “buco” che influisce su tutti i conti del gruppo: ad assorbire i guai di questi 0business collaterali potrebbero essere i conti delle attività sanitarie gestite dalla Monte Tabor i cui risultati, però, non sono pubblici.

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-ital...t-hotel-624085/
 
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http://www.corriere.it/politica/10_novembr...44f02aabc.shtml

L'ex collaboratrice di Pianetta (Pdl): «Ebbi un incarico sul glucosio, ma non so cos'è»
La pentita e le pressioni del senatore
per i fondi dati al San Raffaele
I verbali di Perla a Milano. «Assunta come consulente per due mesi»

L'ex collaboratrice di Pianetta (Pdl): «Ebbi un incarico sul glucosio, ma non so cos'è»

La pentita e le pressioni del senatore
per i fondi dati al San Raffaele

I verbali di Perla a Milano. «Assunta come consulente per due mesi»

PALERMO - Non solo il verbale di Nadia Macrì, la escort che ha detto di aver avuto incontri a pagamento con Silvio Berlusconi nelle sue residenze in Sardegna e ad Arcore, è stato spedito a Milano dalla Procura di Palermo. Tra le carte trasmesse per competenza dalla Sicilia alla Lombardia c'è pure la copia di un interrogatorio reso ad agosto da Perla Genovesi, la «pentita» dell'inchiesta sul traffico di cocaina da cui sono scaturite le rivelazioni sulle feste a casa del premier. È lo stesso verbale in cui la donna approfondisce i legami con i presunti narcotrafficanti arrestati insieme a lei nel luglio scorso nell'indagine chiamata «operazione Bogotà», e nel quale ha fatto per la prima volta il nome della sua amica Nadia svelando le frequentazioni della ragazza col presidente del Consiglio. Prima però aveva parlato di altro: finanziamenti a suo dire poco trasparenti procurati all'ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzé e alle sue fondazioni tramite la Commissione del Senato sui Diritti umani presieduta tra il 2001 e il 2006 da Enrico Pianetta, il parlamentare di cui la Genovesi è stata assistente.

«Mi disse che sia Berlusconi che don Verzé gli dovevano la candidatura - ha dichiarato la donna riferendo le parole di Pianetta, oggi deputato del Pdl -, gli chiesi il perché e mi disse che erano stati dati parecchi soldi al San Raffaele, o meglio a Don Verzé, destinati alla costruzione di ospedali e non solo, anche nel Terzo mondo. Questi soldi erano dello Stato, e non erano stati utilizzati interamente per queste cose». Pianetta si sarebbe confidato con la Genovesi nella primavera del 2006, quando erano in discussione le ricandidature per le elezioni politiche, e per questo - secondo la «pentita» - il senatore pretendeva la riconferma che poi ottenne; aveva agevolato, tramite la commissione che presiedeva, questi stanziamenti.

«Gli chiesi quanti soldi più o meno si erano intascati grazie a lui, e mi disse che era il valore di una finanziaria». Cioè di una legge finanziaria. La donna Genovesi parla, genericamente, di «miliardi»; lei stessa, stando al suo racconto, credeva che il senatore esagerasse, ma lui le avrebbe confermato che si trattava di somme molto ingenti: «La fetta più grossa, oltre a don Verzé, era stata assicurata, non so sotto quale forma, sicuramente non in maniera diretta, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lì io rimasi di stucco».

Queste dichiarazioni dell'indagata-testimone (che ora si trova agli arresti domiciliari) dovranno essere valutate per controllare se possano configurare ipotesi di reato a carico di qualcuno, e poi eventualmente verificate e riscontrate. Perla Genovesi infatti, in maniera a volte confusa e comunque in termini sempre piuttosto generici, riferisce ciò che le avrebbe detto una terza persona, il senatore Pianetti. Al quale pure, secondo il racconto della «pentita», erano state garantite erogazioni di denaro: «Mi disse che gli avevano promesso sui centocinquantamila euro, che erano briciole in confronto a quelli che avevano preso loro e Berlusconi, che gliene avevano dati sono una piccola parte, non ricordo se venti, trenta, quaranta o cinquantamila. Mi disse che il resto non gliel'avevano più dato, e che lo stava ancora aspettando».

Gli inquirenti hanno cercato di saperne di più, ma la donna ha saputo spiegare solo che attraverso alcune delibere della commissione Diritti umani di Palazzo Madama guidata da Pianetta erano stati finanziati progetti «per costruire ospedali in Brasile, mi sa anche in altri posti», ma che «le cose che andavano a fare non erano che una piccola parte. Erano gonfiate». Secondo la donna le opere sarebbero state realizzate solo in parte: «Da quello che so usavano ditte proprie, così i soldi rimanevano in casa. Ditte loro che sembravano ditte esterne, invece erano loro, sempre con prestanome».

Il racconto della «pentita» contiene pochi riscontri. Uno potrebbe derivare da un particolare che sembrerebbe collegato ai rapporti fra il parlamentare di Forza Italia di cui era collaboratrice e l'ospedale fondato da don Verzé, il sacerdote novantenne molto vicino a Silvio Berlusconi. Per farle avere un compenso, l'allora senatore Pianetta inviò Perla Genovesi proprio al San Raffaele: «Mi disse che avrei preso cinquemila euro al mese per due mesi, in totale diecimila euro». Agli inquirenti la donna, diplomata «come tecnico dei sevizi sociali», ha mostrato una pagina del contratto di consulenza che sostiene di aver firmato.

Su quel foglio sono indicate «analisi», studi relativi «al metabolismo regionale di glucosio in oncologia» e «traduzione di testi dall'italiano all'inglese». Ma a specifiche domande dei pubblici ministeri la Genovesi dice di conoscere l'inglese senza essere in grado di tradurre testi, e di non sapere alcunché del metabolismo in oncologia. Si accorse delle mansioni che le erano state teoricamente affidate al momento della firma, nell'aprile del 2006, subito dopo la rielezione di Pianetta: «Rimasi un po' basita. Ma cos'è il glucosio?». Afferma di aver pensato che comunque le stavano dando una possibilità che avrebbe voluto sfruttare: «Chiesi all'impiegato che mi stava facendo firmare il contratto quando avrei iniziato, e dove sarei dovuta andare. L'impiegato mi sembrava alquanto imbarazzato alla mia domanda. Non rispose, abbassò la testa e lì capii che non sarei mai andata a fare quel lavoro». Però i soldi li prese - tramite bonifici sul suo conto corrente, racconta - e aggiunge in maniera non molto chiara che il senatore Pianetta gliene chiese una parte, ma lei aveva già speso quasi tutto. Dunque avrebbe intascato dall'ospedale di don Verzé diecimila euro netti. E a specifica domanda degli inquirenti se sia mai andata a lavorare al San Raffaele, la «pentita» risponde: «No, mai».

Giovanni Bianconi
04 novembre 2010

http://www.blitzquotidiano.it/politica-ita...enovesi-625646/

La “pentita” Perla Genovesi accusa il San Raffaele: “Fondi dirottati e finte consulenze”. Dubbi e smentite

Silvio Berlusconi

Il Corriere della Sera, in un articolo di Giovanni Bianconi, riporta il verbale di un interrogatorio di Perla Genovesi, la “pentita” che ha fatto emergere le rivelazioni della escort Nadia Macrì sui festini con Silvio Berlusconi. Il verbale è stato inviato dai magistrati di Palermo a Milano. La storia è un po’ confusa, tanto che gli stessi magistrati sollevano più di un dubbio sulla veridicità delle dichiarazioni della ragazza. Il racconto di Perla è tutto incentrato intorno a presunti finanziamenti a suo dire poco trasparenti procurati all’ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzé, il sacerdote novantenne molto vicino a Silvio Berlusconi, e alle sue fondazioni tramite la Commissione del Senato sui Diritti umani presieduta tra il 2001 e il 2006 da Enrico Pianetta, il parlamentare di cui la Genovesi è stata assistente.

I punti della testimonianza della Genovesi sono essenzialmente tre. Il primo riguarda proprio i finanziamenti. La Genovesi racconta di aver saputo di pressioni per far arrivare i soldi a don Verzé, dallo stesso Pianetta. Il racconto di Pianetta risalirebbe al 2006 e le ragioni delle confidenze sono che il senatore del Pdl era incerto della rielezione, che poi ebbe. Racconta Perla ai pm: “Mi disse [Pianetta] che sia Berlusconi che don Verzé gli dovevano la candidatura, gli chiesi il perché e mi disse che erano stati dati parecchi soldi al San Raffaele, o meglio a Don Verzé, destinati alla costruzione di ospedali e non solo, anche nel Terzo mondo”. I numeri ballano e sono talvolta spropositati, tanto da far dubitare i magistrati della reale veridicità delle circostanze. Racconta ancora Perla: “Gli chiesi quanti soldi più o meno si erano intascati grazie a lui, e mi disse che era il valore di una finanziaria”. Forse un po’ troppo.

E qui veniamo al secondo fatto raccontato da Perla. Secondo il racconto della ragazza, lo stesso senatore Pianetta le avrebbe raccontato che i finanziamenti elargiti al San Raffaele non venivano utilizzati interamente per realizzare ospedali, ma venivano spartiti tra Don Verzè e Silvio Berlusconi. Circostanza, tra l’altro, smentita dall’ospedale San Raffaele. “La fetta più grossa ([ei finanziamenti]- racconta ancora Perla nel verbale – oltre a don Verzé, era stata assicurata, non so sotto quale forma, sicuramente non in maniera diretta, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lì io rimasi di stucco. Questi soldi erano dello Stato, e non erano stati utilizzati interamente per queste cose”. La Genovesi poi è più esplicita: “Attraverso alcune delibere della commissione Diritti umani di Palazzo Madama guidata da Pianetta erano stati finanziati progetti per costruire ospedali in Brasile, mi sa anche in altri posti, ma le cose che andavano a fare non erano che una piccola parte. Erano gonfiate”.

Terzo fatto raccontato da Perla Genovesi riguarda una sua assunzione per due mesi all’ospedale San Raffaele. Una assunzione “fantasma” per un totale di diecimila euro. Un contratto di consulenza per studi relativi “al metabolismo regionale di glucosio in oncologia e traduzione di testi dall’italiano all’inglese”. Peccato che Perla è diplomata “come tecnico dei servizi sociali” e ha dichiarato ai pm di “non sapere bene l’inglese”, oltre al fatto di aver ricevuto il compenso dall’ospedale San Raffaele senza averci lavorato nemmeno un giorno.

Racconta la Genovesi ai magistrati: “Pianetta mi disse che avrei preso cinquemila euro al mese per due mesi, in totale diecimila euro”. Perla si accorse però delle mansioni che le erano state teoricamente affidate al momento della firma: “Rimasi un po’ basita. Ma cos’è il glucosio? Chiesi all’impiegato che mi stava facendo firmare il contratto quando avrei iniziato, e dove sarei dovuta andare. L’impiegato mi sembrava alquanto imbarazzato alla mia domanda. Non rispose, abbassò la testa e lì capii che non sarei mai andata a fare quel lavoro”.

Perla racconta di aver ricevuto i soldi tramite bonifici sul suo conto corrente. Il senatore Pianetta gliene chiese una parte, ma lei, ormai, li aveva spesi tutti.

4 novembre 2010 | 11:54
 
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view post Posted on 15/11/2010, 09:08
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L’orecchino di Vendola e le cliniche pugliesi
Autore: falcioni. Data: lunedì, 15 novembre 2010Commenti (0)

Non c’è che dire: Nichi Vendola gode di ottima salute. I sondaggi sulla leadership del centrosinistra lo vedono crescere ogni giorno e una mano sostanziosa gliela danno anche alcuni tra i principali mezzi d’informazione. “Vieni via con me”, la trasmissione di Fazio e Saviano, ha concesso al presidente della Puglia la possibilità di un lungo “monologo” sull’omosessualità. Mentre il settimanale ‘L’Espresso’, nel numero del 4 novembre scorso, gli ha dedicato la copertina (‘Un leader con l’orecchino’). Ed è proprio da qui che partiamo.

Il periodico romano, autore nella sua storia di importanti inchieste giornalistiche (da ultima, quella sulle speculazioni di Pompei), ne ha realizzata una alquanto bizzarra: riguarda infatti l’orecchino di Nichi Vendola. Quattro pagine di domande e risposte tutte incentrate sul vezzo del governatore pugliese. Qualche chicca: “L’orecchino è un simbolo che attraversa culture ed ere. Il ciclo semantico legato all’orecchino ha delle evoluzioni storiche paradossali, zigzaganti”, afferma Vendola. E ancora: “E’ un segno che umanizza, desacralizza il ruolo, dà enfasi alla persona. Non è una dichiarazione di orientamento sessuale. Il problema è nella cultura dominante che vuole etichettare, catalogare tutto, ma la vita invece è così multiforme”.

E avanti così. Per quattro pagine, più la copertina, del settimanale d’inchiesta più autorevole d’Italia. A questo punto viene da domandarsi: ma ai lettori de L’Espresso a cosa è servita quella intervista? Conoscono di più il governatore pugliese? O non sarà che la costruzione di un leader a tutti i costi impone anche questo tipo di servizi giornalistici?

Ci saremmo aspettati in verità un articolo ben diverso. Avremmo voluto conoscere l’idea di futuro che ha Vendola. Avremmo voluto sapere anche come intende applicarla, in che modo pensa di resistere alle pressioni del Partito Democratico e degli altri alleati. Avremmo voluto sapere, più che del suo orecchino, del piano per rilanciare un’economia a pezzi. Ma niente: sulle questioni calde neppure una domanda da parte de L’Espresso.

Infine avremmo chiesto a Nichi Vendola spiegazione su alcune discutibili decisioni prese dalla Regione Puglia, in particolare riguardo la sanità. Come probabilmente molti sanno la giunta regionale il 6 agosto di quest’anno, ha dato il via libera al finanziamento di 120 milioni di euro all’ospedale San Raffaele del Mediterraneo di Taranto. Un’opera finanziata con denaro pubblico, ma di fatto gestita dai privati della Fondazione San Raffaele Monte Tabor di proprietà di Don Luigi Verzè, grande amico e socio di affari della famiglia Berlusconi.

La Fondazione San Raffaele di Milano non è una compagine no profit, come si usa credere. Infatti il Consiglio di Stato, con sentenza del 24 marzo 2009, ha stabilito che la Fondazione milanese svolge attività commerciale a tutti gli effetti. Cosa accadrebbe se dovesse fallire? Metterebbe nei guai tutto il comparto sanitario tarantino? E perché, data la connotazione imprenditoriale, la regione Puglia non ha indetto una gara per la gestione del complesso ospedaliero?

Ma non è tutto: per la realizzazione del San Raffaele del Mediterraneo verranno soppressi due ospedali pubblici, il Santissima Annunziata e il Moscati, che verranno riconvertiti per altre funzioni. Di fatto, dunque, nel capoluogo ionico la sanità sarà esclusivamente privata. Ma con quali costi per i cittadini, specie per i numerosi che in Puglia vivono sotto la soglia di povertà? E con quali servizi? Persino l’Ordine dei Medici e quello degli Architetti tarantini hanno evidenziato il loro mancato coinvolgimento nel progetto sanitario e urbanistico. Ma soprattutto, cosa accadrà se in futuro la faraonica opera gestita da Don Verzè dovesse fallire?

Ipotesi non improbabile. Il prete meneghino, che disse di Berlusconi che si trattava di “un dono di Dio all’Italia”, può vantare un curriculum non indifferente. Nel 1976 venne condannato dal tribunale di Milano ad un anno e quattro mesi di reclusione per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina dell’università statale di Milano e la concessione di un contributo di due miliardi di lire da parte della Regione Lombardia. Venne inoltre incriminato di truffa aggravata nei confronti della signora Anna Bottero alla quale aveva sottratto un appartamento del valore di 30 milioni di lire. Ma non è tutto: nel marzo del 1977 Verzé venne riconosciuto colpevole di istigazione alla corruzione.

Insomma, non si tratterebbe proprio del classico “stinco di santo”. E anche sotto l’aspetto amministrativo non tutto è così chiaro: il bilancio 2008 della Fondazione San Raffaele infatti è stato chiuso con un deficit di 100 milioni di euro, per un totale di 689 milioni di euro di debiti.

A pensar male si fa peccato, certo, ma non sarà che quei 120 milioni di denaro pubblico elargito dalla Regione Puglia andranno a mettere una piccola pezza su quel enorme buco, a danno naturalmente dei cittadini pugliesi?

Insomma, dal nuovo leader del centrosinistra oggi più che mai è lecito aspettarsi chiarezza. Filosofeggiare su un orecchino serve a poco se poi non si attuano misure concrete per migliorare la vita del Paese, se non si spiega agli italiani cosa si propone di concreto. L’esempio della sanità pugliese, infine, dovrebbe far riflettere molto.

Davide Falcioni
 
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www.libero-news.it/articolo.jsp?id=657529

Cassazione: ricettazione prescritta per don Verze' ma no ad assoluzione piena


Roma, 29 gen. - (Adnkronos) - Il reato di ricettazione di due quadri della scuola napoletana del 1500 contestato a don Luigi Verze' si e' prescritto ma il fondatore del San Raffaele di Milano, in Cassazione, non ha ottenuto l'assoluzione piena come, richiesto dalla difesa, perche' - scrivono i supremi giudici - "il giudice del rinvio ha correttamente fornito un'ampia e consistente giustificazione, spiegando in modo ragionevole che Don Verze' era al corrente della provenienza illecita dei quadri".

La vicenda analizzata per la seconda volta da piazza Cavour fa riferimento all'acquisto di due quadri che erano stati rubati in due chiese di Napoli e finiti poi ad abbellire l'ingresso della Fondazione a Segrate. Nel 2005 don Verze' e il suo collaboratore Danilo Donati erano stati condannati ad un anno e quattro mesi. Condanna poi annullata dalla Cassazione nell'aprile 2008 che aveva ritenuto "carente sotto il profilo della motivazione" la sentenza della Corte d'appello di Milano. Nel secondo appello (febbraio 2010), i giudici milanesi avevano dichiarato non doversi procedere nei confronti di don Verze' e del suo collaboratore per intervenuta prescrizione del reato. Sentenza impugnata nuovamente in Cassazione dai legali di don Verze' che hanno chiesto l' assoluzione piena "per non avere commesso il fatto". (segue)


www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/...1610370116.html

Cassazione: ricettazione prescritta per don Verze' ma no ad assoluzione piena

Roma, 29 gen. - (Adnkronos) - Il reato di ricettazione di due quadri della scuola napoletana del 1500 contestato a don Luigi Verze' si e' prescritto ma il fondatore del San Raffaele di Milano, in Cassazione, non ha ottenuto l'assoluzione piena come, richiesto dalla difesa, perche' - scrivono i supremi giudici - "il giudice del rinvio ha correttamente fornito un'ampia e consistente giustificazione, spiegando in modo ragionevole che Don Verze' era al corrente della provenienza illecita dei quadri".


http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Maria_V...altre_inchieste

Condanne per corruzione e altre inchieste

Nel marzo 1976 è stato condannato dal tribunale di Milano ad un anno e quattro mesi di reclusione per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di medicina dell’università statale di Milano e la concessione di un contributo di due miliardi di lire da parte della Regione Lombardia.

Inoltre è stato incriminato di truffa aggravata nei confronti della signora Anna Bottero alla quale ha sottratto un appartamento del valore di 30 milioni di lire.

Nel marzo del 1977 Verzé è riconosciuto colpevole di «istigazione alla corruzione». Ma, tra archiviazioni, rinvii a giudizio e prescrizioni, non si arriverà per nessuno a sentenze definitive.

Malgrado questi eventi, la crescita del San Raffaele non si ferma e nel corso degli anni '90 aumenta la sua capacità di ospitare i degenti; tuttavia la magistratura si accorge di qualcosa che non va nell'andamento dei lavori.

Nel 1995 Verzé finì nel mirino della magistratura per presunte irregolarità. Tre anni dopo, il sacerdote fu messo sotto attenzione per altri lavori nella stessa area. La polemica si inasprì quando, nel 1999, la procura mise sotto la sua lente cinque professori del San Raffaele.

Nel febbraio 2011 è stato assolto per intervenuta prescrizione dall'accusa di ricettazione di due quadri del '500 di scuola napoletana. Nel giudizio di appello il sacerdote era stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione. La Cassazione ha respinto le richieste della difesa di assuluzione piena con la motivazione che "il giudice del rinvio ha correttamente fornito un'ampia e consistente giustificazione, spiegando in modo ragionevole che Don Verze' era al corrente della provenienza illecita dei quadri".
 
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