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Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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GalileoGalilei
view post Posted on 12/1/2010, 12:28 by: GalileoGalilei
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Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-12252/1.htm

MICA POLLO IL POLLARI! - "IL FATTO" RICOSTRUISCE LA TRIANGOLAZIONE DON VERZé-POLLARI-POMPA - DUE AFFARI CON IL S. RAFFAELE - IL PRIMO PUBBLICO: PER FARE LA SEDE SEGRETA DEL SISMI SPESE 10 MLN € PER L’ACQUISTO DI UN IMMOBILE DEL DON CARO A SILVIO – POLLARI SI È preso POI LA VILLA ACCANTO (CON PISCINA) svenduta PER SOLI 500MILA €…

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamwar...0&title=2416770


Dieci milioni per l’acquisto di un immobile di Don Verzé messi a disposizione dal ministro

Non è più possibile girarsi dall’altra parte. La magistratura romana e il Copasir, il Comitato di controllo dei servizi segreti devono accendere un faro sugli affari del Sismi con i "raffaeliani", gli uomini di don Luigi Verzé che hanno scalato le istituzioni.
Personaggi come l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa, che dopo aver servito per anni la causa del prete-manager ha continuato a lavorare per il sacerdote amico di Berlusconi anche dagli uffici del servizio segreto militare diretto allora da Nicolò Pollari.

Ma anche ministri come Ferruccio Fazio, che a don Verzé deve molto, e ha firmato nel 2009 un decreto che ha permesso al suo ex datore di lavoro di incassare 9 milioni di euro.

Il Fatto Quotidiano ha già raccontato il 31 dicembre 2009 la storia di "villa Pollari", la sontuosa magione acquistata nel 2005, quando Pollari era in carica, per un prezzo stracciato (500 mila euro) dal San Raffaele. Ora, dopo avere consultato gli atti dell’ufficio del Sismi diretto da Pio Pompa, il Fatto Quotidiano è in grado di ricostruire l’intera vicenda, che aveva interessato i pm milanesi e che è stata approfondita in parte anche a Roma.
Il pm capitolino Saviotti ha chiesto al Sismi di spiegare gli appunti sequestrati a Pompa nel suo ufficio sugli affari immobiliari tra il San Raffaele e il Sismi. Pompa li aveva scritti nel 2001 quando vergava dossier su giornalisti e magistrati che potevano minacciare il premier.

Il Sismi ha risposto a Saviotti confermando l’esistenza di un contratto di affitto stipulato nel 2001 per un complesso immobiliare in via Chianesi 3, a Roma, zona Eur-Mostacciano. Alla luce di questo elemento, fornito dall’attuale vertice del Sismi (nominato da Romano Prodi), si può dire senza tema di smentita che il generale Nicolò Pollari, quando comandava il Sismi, dopo essere stato raccomandato per quella poltrona da don Verzé e dal suo fido Pompa, ha fatto due affari con il San Raffaele: il primo pubblico nella qualità di capo del Sismi e il secondo privato.

Il San Raffaele aveva comprato nel 1994 due complessi residenziali a Mostacciano. Uno più grande composto di due villini è stato affittato al Sismi di Pollari nel dicembre 2001 per farne la sede segreta della divisione economica del servizio. Il canone di 10 milioni di vecchie lire mensili non è esorbitante ma si spiega nell’ottica (dichiarata da Pompa in un appunto scritto a don Verzé) di una cooperazione tra i "raffaeliani" e i "Pollariani" per sviluppare il business del San Raffaele.

Poi c’era una seconda villa, più "piccola" (ma comunque dotata oggi - dopo la ristrutturazione - di 24,5 vani catastali su quattro livelli con parco e piscina) che è stata ceduta dallo stesso San Raffaele nel luglio 2005 a Pollari e alla moglie, privatamente, per 500 mila euro, meno della metà del prezzo di acquisto.
Ora Il Fatto Quotidiano ha scoperto anche cosa hanno fatto i “raffaeliani” della villa più grande, quella affittata al Sismi dal 2001 al 2007.

Il 21 luglio del 2009 il San Raffaele ha venduto i tre villini all’IFO, l’ente regionale che gestisce l’ospedale Regina Elena che si trova lì accanto. Il prezzo è di 9 milioni più imposte. E’ vero che quando Pollari compra allega all’atto una perizia con foto che dimostrano il cattivo stato dell’immobile abbandonato mentre la villa più grande è stata tenuta come un gioiellino per sei anni a spese dei contribuenti, ma la differenza di valutazione è davvero difficile da spiegare.
Villa Pollari dal 1995 al 2005 dimezza il suo valore.Quella dell’Ifo comprata con i soldi pubblici invece lo raddoppia dal 1994 al 2009. Questa storia dovrebbe esser chiarita dalle autorità anche perché è densa di conflitti di interessi per i troppi raffaeliani coinvolti.

I milioni pubblici per comprare la villa più grande di don Verzé sono stati messi a disposizione dal ministero della salute con un decreto firmato nel marzo scorso dall’attuale ministro Ferruccio Fazio,che è un "raffaeliano" di ferro. Quando è stato nominato nel 2008 a capo della Sanità (prima sottosegretario e ora ministro) era direttore dei servizi di medicina nucleare e di radioterapia al San Raffaele di Milano, presidente del Consorzio del Laboratorio del San Raffaele di Cefalù.
Socio della Tecnodim che ha sede nel San Raffaele e si occupa di progettare reparti avanzati (anche nel settore della tomografia). Il ministero precisa che "l’iter amministrativo per l’acquisto delle villette era cominciato nel 2004 con un decreto ministeriale che stanziava 7,2 milioni di euro per ‘acquisto immobili e terreni confinanti con l’Ifo per funzioni di supporto all’attività ospedaliera del San Gallicano’".

Allora però la terza villetta non era stata ceduta ancora a Nicolò Pollari, chissà se i 7 milioni comprendevano anche quella. Comunque altri 11,5 milioni erano stati stanziati per ristrutturare l’ospedale mentre nel decreto firmato da Ferruccio Fazio i soldi per le villette aumentano a 10,2 milioni, mentre quelli per la ristrutturazione dimiuiscono nettamente e compaiono 4 milioni per comprare una macchina per tomoterapia, una cura della quale Fazio al San Raffaele è stato un pionere.

Le carte però sono a posto. Spiegano al ministero della Salute che la rimodulazione del finanziamento è stata chiesta dal direttore generale dell’Ifo, Francesco Bevere, nominato da Piero Marrazzo. Quanto al prezzo pagato: "nella documentazione trasmesa dall’Ifo è citata la perizia dell’Agenzia del Territorio di Roma del 13 gennaio 2009 che giudica congruo il prezzo di 9 milioni".
Il Fatto ha chiesto all’ufficio stampa e al direttore generale dell’Ifo perché una regione con un disavanzo come quello laziale, abbia deciso di comprare due villette (non due sale operatorie) spendendo 10 milioni di euro.

Ma non abbiamo avuto risposta. Comunque, forte della richiesta e della perizia inviatagli dall’Ifo, il 26 marzo del 2009 il sottosegretario Ferruccio Fazio ha stanziato 10 milioni e 260 mila euro (poi utilizzati al 95 per cento) per pagare due ville al suo ex datore di lavoro. Pompa, preveggente, scriveva a don Verzé nell’estate del 2001, per convincere il prete amico di Berlusconi a perorare la nomina dell’amico Pollari a capo del Sismi. "Caro Presidente, Le invio un report inerente le iniziative sulle quali potremo intervenire, con maggiore e puntuale efficacia, immediatamente dopo la nomina dell’amico N." (Pollari Ndr).

Al punto 1 c’era la possibilità di far nominare Ferruccio Fazio nella potentissima commissione sui farmaci. Purtroppo il tentativo dei raffaeliani fallì. Nessuno poteva immaginare allora che Fazio sarebbe tornato utile per il punto 3 del programma di Pompa. Lì si parlava della villa di Mostacciano e della creazione del centro Sismi, in affitto, in quei locali. Cosa puntualmente accaduta.

Da Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio


www.julienews.it/notizia/cronaca/so..._cronaca_2.html

04/01/2010, ore 22:20 - Appalto per bouvette e mensa affidato alla Gemeaz
Un socio di Don Luigi Verzè vince la gara d'appalto per il ristorante del Senato
di: Germano Milite

ROMA - La vicenda Tartaglia sta polarizzando le i riflettori mediatici di tutta l'Italia e rischia di far scivolar via dall'attenzione collettiva manovre a dir poco sospette come quella da breve verificatasi nelle gare di appalto per il "ristorante" del Senato.
Da questo mese, infatti, a gestire la pausa pranzo della prestigiosa sede parlamentare sarà un'unica ditta; che si occuperà appunto del ristorante, della buvette ed anche della mensa dipendenti.
L'obiettivo dichiarato dal governo è quello di risparmiare sul costo giornaliero dei vari senatori. Un costo che, negli ultimi anni, considerando anche tutte le spese accessorie per il personale ed i vari servizi connessi, è lievitato fino a superare gli 85 euro a persona. Con la nuova gestione di euro se ne risparmieranno 6; con un costo complessivo che si attesterà dunque a quota 79. La Ladisa, ditta barese che da diversi anni rifornisce il ministero degli Esteri, i Carabinieri e che si è ultimamente occupata anche dei pasti del G8, nonostante assicurasse un costo addirittura inferiore che si attestava sui 73 euro, è stata però dichiara "inaffidabile" nella sua offerta complessiva ed ha dovuto lasciare il posto alla seconda classificata; la Gemeaz di Roberto Cusin.
Il colosso da oltre 300 milioni di euro di fatturato che conta 5.200 dipendenti ha sede a Milano e, ironia della sorte, ha il suo sommo dirigente Cusin che si trova a ricoprire anche il ruolo di consigliere della Fondazione San Raffaele di Don Luigi Verzè; noto quanto stretto amico di Silvio Berlusconi. Un affare che frutterà alla Gemeaz quasi 12 milioni di euro (la Ladisa sarebbe costata circa un milione in meno) e che và ad aggiungersi all'altro appalto da 280 milioni sonanti vinto dalla ditta sempre nel mese di dicembre e collegato alla gestione delle mense delle FS.
"Com' è possibile giudicarci inaffidabili se gestiamo da anni - si legge nella lettera-ricorso presentata dai ristoratori baresi - il servizio mensa del ministero degli Esteri, l' Arma dei Carabinieri e abbiamo servito pasti ai diplomatici al recente G8?".
La risposta, ironica, potrebbe essere che l'aragosta era insipida. Battute a parte e senza cadere nella tentazione della facile dietrologia c'è un altro dato abbastanza interessante da osservare: la stessa Ladisa, fino a qualche mese fa, deteneva il 40% della Prod.eco srl; a sua volta società partecipata per il 30% dalla Adrimare srl di Gianpaolo Tarantini.
Tuttavia, come spiega Vito Laudisa, "quella società è rimasta inattiva e subito liquidata".
Riguardo agli aspetti poco chiari, prima di emettere un giudizio credibile, occorre attendere l'esame del ricorso che sarà esaminato dal Tar. Di certo, però, resta l'esiguo costo che devono sostenere i Senatori per un pasto completo (15 euro) a fronte dei quasi 80 che invece vengono pagati con i contributi provenienti dalle tasche degli elettori. Anche qui non si vuol cedere alla facile demagogia populista ma, quel taglio del 20% sui costi dei piatti raffinati al ristorante del Senato, fece effettivamente scandalo e costrinse Schifani a tornare ai vecchi prezzi.
In effetti possiamo capire le esigenze di risparmio dei "poveri" parlamentari: con lo striminzito stipendio che si ritrovano sono anche costretti a spendere 15 euro per antipasto, primo, secondo, contorno e dessert. E noi che con 15 euro riusciamo ad abboffarci lautamente con una pizza ed una birra "piccola".

Edited by GalileoGalilei - 3/4/2017, 14:37
 
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