Laici Libertari Anticlericali Forum

La lobby di Comunione e Liberazione, da Formigoni in giù

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/12/2008, 21:11
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://www.leggonline.it/ansa.php?file=new...4_104295820.txt

04-12-2008 15:21
De Magistris: Mancino, se ombre su di me, me ne andrei


(ANSA) - ROMA, 4 DIC - Nicola Mancino, vicepresidente Csm, si dimetterebbe se ci fosse l'ombra del sospetto su un suo coinvolgimento nell'inchiesta De Magistris. Mancino ha precisato che la telefonata all'ex presidente della Compagnia delle Opere, Antonio Saladino, fu fatta da Angelo Erminio, di Comunione e Liberazione. Solidarieta' dai consiglieri dei gruppi togati e laici. 'C'e' un attacco al sistema delle regole e ci sono magistrati che guardano con sospetto ai controlli', ha detto Berruti di Unicost.

http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=716039

Why not: il Colle chiede tutti gli atti. Le riserve di Di Pietro
Roma, 4 dic (Velino) - Dopo aver richiesto gli atti giudiziari alla Procura di Salerno, il Quirinale ha fatto lo stesso con la Procura generale di Catanzaro, dopo il “contro-sequestro” dei magistrati calabresi che hanno bloccato gli atti e hanno iscritto sette colleghi campani sul registro degli indagati (per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio). “L’iniziativa – si legge nella nota del Quirinale - assunta dalla Procura generale di Catanzaro a seguito del sequestro di suoi atti processuali disposto dalla Procura della Repubblica di Salerno ha introdotto elementi di ulteriore, grave preoccupazione sul piano delle conseguenze istituzionali, configurando un aperto, aspro contrasto tra Uffici giudiziari”. Ad ogni modo, dal Colle è anche arrivata la puntualizzazione: “Specifiche iniziative dirette a superare la paralisi della funzione processuale, ripristinando le condizioni per il pieno esercizio della giurisdizione, restano affidate agli organi di vertice dell’ordine giudiziario nell’ambito delle attribuzioni previste dalle disposizioni vigenti”. L’intervento in serata del Quirinale è l’ultimo capitolo di una giornata infiammata da polemiche sull’inchiesta Why Not.

Nel pomeriggio Antonio Di Pietro ha aperto una polemica nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In una nota il leader di Idv ha detto di “esprimere riserve” sul “tono usato” dal capo dello Stato che ha richiesto “atti” e “informazioni” al pg di Salerno in merito alla vicenda Why not. “Prendiamo atto – ha detto Di Pietro -, con il dovuto rispetto istituzionale, della decisione presa dal capo dello Stato di chiedere informazioni e acquisire atti riguardanti l'inchiesta in corso. Ciò non ci esime, però, dall'esprimere riserve circa il modo e il tono usato. Con tale decisione si rischia la criminalizzazione preventiva e preconcetta dell'attività di indagine che sta svolgendo la procura di Salerno nei confronti dei colleghi magistrati calabresi e di atti di indagine coperti da segreto istruttorio. Inoltre si rischia paradossalmente – ha continuato Di Pietro - di aggravare quella ‘compromissione del bene costituzionale dell'efficienza del processo, che è aspetto del principio di indefettibilità della giurisdizione’, parole che ha usato lo stesso capo dello Stato nella richiesta inviata al procuratore generale presso la Corte d'appello di Salerno”. (segue)

Un nuovo capitolo della vicenda De Magistris si è aperto, infatti, con l’intervento del presidente della Repubblica che ha richiesto atti e informazioni al procuratore generale presso la Corte di appello di Salerno all’indomani della decisione di sequestrare atti di inchieste condotte dall'ex pm della procura di Catanzaro Luigi De Magistris ora in servizio a Napoli. Il Colle parla di una “vicenda senza precedenti, con gravi implicazioni istituzionali” e che “suscita inquietanti interrogativi”. Viene inoltre paventato il rischio di “paralisi della funzione processuale”. Il segretario generale della presidenza della Repubblica Donato Marra ha chiesto dunque atti e informazioni al procuratore Lucio Di Pietro su preciso mandato del capo dello Stato con una lettera in cui si dice che “la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha effettuato ieri perquisizioni e sequestri nei confronti di magistrati e uffici della Procura Generale presso la Corte di appello di Catanzaro e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di quella città. Tali atti di indagine, anche per le forme e modalità di esecuzione, hanno avuto vasta eco sugli organi di informazione, suscitando inquietanti interrogativi. Inoltre, in una lettera diretta al Capo dello Stato, il Procuratore generale di Catanzaro ha sollevato vive preoccupazioni per l'intervenuto sequestro degli atti del procedimento cosiddetto Why Not pendente dinanzi a quell'ufficio, che ne ha provocato la interruzione. Tenendo conto di tutto ciò, il presidente Napolitano mi ha dato incarico di richiederLe la urgente trasmissione di ogni notizia e - ove possibile - di ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti, che - prescindendo da qualsiasi profilo di merito - presenta aspetti di eccezionalità, con rilevanti, gravi implicazioni di carattere istituzionale, primo tra tutti quello di determinare la paralisi della funzione processuale cui consegue - come ha più volte ricordato la Corte costituzionale - la ‘compromissione del bene costituzionale dell'efficienza del processo, che è aspetto del principio di indefettibilità della giurisdizione’”. Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale magistrati. Il presidente e il segretario dell'Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini si sono detti “sgomenti e preoccupati, ciò che è in gioco è la credibilità della funzione giudiziaria”. L’Anm ha chiesto a “tutti il massimo senso delle istituzioni e il rigoroso rispetto delle regole, unico fondamento della funzione giudiziaria. Ci sarà tempo per compiere le valutazioni nel merito delle singole vicende sulla base della conoscenza degli atti e le loro motivazioni”. Per l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga, “non è problema di competenza del capo dello Stato nè del Consiglio superiore della magistratura, ma del gip di Salerno e del gip di Catanzaro, e in caso di conflitto sarà la Corte di Cassazione a doversene occupare”. (segue)

Poche ore prima che il Quirinale rendesse nota la decisione di Napolitano, si era inoltre tenuto il plenum del Csm con l’intervento del vicepresidente Nicola Mancino che si è detto pronto a lasciare dopo le indiscrezioni della stampa che hanno parlato di un suo possibile coinvolgimento proprio nell’inchiesta della procura di Salerno sul tentativo di delegittimare l’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. “Non vorrei avere sulla mia persona neppure l'ombra di un sospetto, il giorno che dovesse accadere non avrei esitazione a lasciare”. E poi ha rimarcato: “Il giorno in cui una campagna di stampa dovesse incidere sulla mia autonomia non ho difficoltà a togliere l'incomodo. Ho sempre operato al servizio delle istituzioni e sono venuto al Csm per cercare di conciliare politica e magistratura, probabilmente me ne andrò senza aver raggiunto questo obiettivo, ma ciò dipende anche da quello che si muove all'esterno del Csm. Io, quando ero ministro dell'Interno, ho appreso come bisogna mantenere i rapporti politici all'interno di culture diverse”. Mancino ha ribadito di non aver mai avuto rapporti con l’imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria e personaggio cardine dell’inchiesta Why not, incentrata su un presunto comitato di politici e imprenditori che avrebbe fatto affari grazie a truffe basate sull'utilizzo illegale di finanziamenti pubblici, statali e comunitari.

Alla luce delle notizie di stampa che parlano di una telefonata giunta sul cellulare di Saladino il 30 aprile 2001 da un'utenza intestata a Mancino, questi ha spiegato: “Non ho mai telefonato a Saladino, la chiamata partita da uno dei miei numeri di telefono è stata fatta da un'altra persona, da un rappresentante di Comunione e liberazione, Angelo Arminio, che nel 2001 era nella schiera dei miei collaboratori”. Proprio nel 2001, ha ricordato ancora, “ho cessato di fare il presidente del Senato, e quel collaboratore ha smesso di far parte della mia segreteria”. Inoltre, a quel tempo “De Magistris non era ancora destinato a Catanzaro, dove è andato solo nel 2002. Si fa tanto clamore, dunque per una telefonata che non ho fatto”. Sempre riguardo alle notizie di stampa che lo vorrebbero sottoposto a indagini a Salerno, Mancino ha dichiarato di vivere “in un stato di amarezza”. E poi ha aggiunto: “Non so se ci siano inchieste, so solo che qualche quotidiano ha parlato di indagini sulla mia persona, sull'ex pg di Cassazione e sul pg d'udienza disciplinare D'Ambrosio. Nella notizia c'è anche un collegamento a rapporti che avrei avuto con Saladino” e ha questo proposito ha ribadito di non conoscere l’imprenditore che “mi è stato presentato nel 1985 per un comizio che fece un candidato delle liste Dc e appartenente a Cl. Pensavo fosse milanese; non ho mai avuto rapporti con lui”.

Piena solidarietà è arrivata dal plenum del Csm. “Eravamo ampiamente consapevoli che l'operazione in atto, attraverso gli attacchi al vicepresidente, mira a colpire tutti noi” ha detto il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino. Giuseppe Berruti, rappresentante di Unicost, ha aggiunto che, passata l'amarezza, “Mancino capirà che la sua missione è quella di questo consiglio, che riuscirà a reggere in questo momento difficile. Si rifiuta da parte di giudici il controllo sul processo e si cercano vie surrettizie per colpire chi controlla”. Anche il togato del Movimento della Giustizia Ciro Riviezzo si è detto “particolarmente amareggiato per questi attacchi, che possono accadere per ciascuno di noi. È un prezzo da pagare per le funzioni che rivestiamo”. Dai laici è stata espressa la piena solidarietà al vicepresidente che, da parte sua, ha voluto ringraziare tutti i componenti del Consiglio. E anche il mondo politico si è mobilitato. Secondo il leader di Idv Antonio Di Pietro, “la stagione dei veleni non è mai finita, si cerca sempre di mischiare grano e fare di tutta l’erba un fascio. Fino a quando i magistrati non dicono in modo chiaro che c’è un’inchiesta nei confronti di qualcuno non buttiamo fango su quella persona. E questo è un invito che faccio anche all’informazione. Certamente è ovvio che i magistrati devono essere lasciati liberi di indagare”. Il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi aggiunge: “Chi conosce Nicola Mancino sa che nessuna ombra può esserci sulla sua autonomia e, soprattutto, sulla sua onestà personale attestata da mezzo secolo di presenza nella politica e nelle istituzioni”. Sulla stessa linea l’Udc che con Michele Vietti sottolinea: “Del presidente Mancino conosciamo ed apprezziamo da sempre la lunga militanza al servizio delle istituzioni condotta con serietà ed equilibrio. Gli esprimiamo la nostra solidarietà in questo momento delicato, auspicando che il regolare funzionamento dell'organo di autogoverno della magistratura non venga turbato”.
(r.u.) 4 dic 2008 20:11
 
Web  Top
Felipe-bis
view post Posted on 9/12/2009, 18:04




http://www.cronachelaiche.it/2009/11/comun...le-70-miliardi/

Comunione e Fatturazione: il business ciellino vale 70 miliardi
di Francesca Tognetti [9 nov 2009]

Secondo la “leggenda” il fondatore di Comunione e Liberazione don Luigi Giussani nel 1986 si ritrovò angustiato da un problema: un suo amico era appena entrato nel business dell’enologia e, come tutti gli imprenditori agli inizi, aveva qualche difficoltà. Giussani si rivolse dunque al suo fedele Giorgio Vittadini “ma se voi non aiutate Sebastiano a vendere il vino, che razza di amici siete?“.

Con questo aneddoto il giornale “Il Mondo” apre l’inchiesta shock “Comunione e Fatturazione” (mutuando il nome da Dagospia). Con questo episodio si gettano le fondamenta del concetto di “amicizia” ciellina: ovvero reciproca, fruttuosa collaborazione, io do una mano a te, tu dai una mano a me. E così nasce la Compagnia delle Opere (CdO), braccio economico di CL basato proprio sui legami “amichevoli” tra ricchi e potenti. Che, da buoni amici si danno una mano. La chiamano “amicizia”, ma si potrebbe anche dire lobby.

La CdO (oggi guidata dal tedesco Bernhard Scholz) ha un giro d’affari stimato oltre 70 miliardi di euro, realizzati da circa 35 mila “amici” (aziende, industriali, professionisti) che operano soprattutto nel Nordovest. E che, da buoni amici, si danno una mano. Diversamente da CL, la Compagnia tiene dettagliati registri degli adepti, che crescono di circa il 10% all’anno. Nemmeno la crisi ha frenato l’avanzato di questo colosso economico, anzi: ha spinto ulteriormente i manager a rifugiarsi nell’aiuto degli “amici”.

L’inchiesta de “Il Mondo” illustra poi il funzionamento dell’universo CdO, il quale si articola su tre livelli, tre differenti categorie di “vantaggi” ai quali i membri della Compagnia possono accedere in virtù della loro appartenenza ciellina.

Il primo livello è la facilitazione burocratica, lo snellimento delle scartoffie favorito dal passaggio privilegiato attraverso i canali della CdO. In questa sfera rientrano le convenzioni per i servizi (che permettono, per esempio, di risparmiare sulla telefonia), le esportazioni (la compagnia opera in Argentina, Cuba, Usa, Cile, Kazakistan, Germania e Romania) e diversi altri benefit. Tutto ciò che, in parole povere, può aiutare un’impresa o un professionista nella gestione “spiccia” dei suoi affari.

Il secondo gradino d’azione della Compagnia è la potenza del network: all’interno della CdO e di CL un’azienda può trovare partner privilegiati sotto l’egida e la benevolente mediazione di CL.

Il terzo – e più prezioso e costoso – livello dell’organizzazione si riassume in una parola: sussidiarietà. Sussidiarietà significa questo: l’affidamento a privati di servizi in precedenza svolti dal pubblico (per esempio i servizi sanitari). Ovviamente si tratta di privati “amici” e – cosa più preoccupante – a dirottare su di loro tali servizi sono, per forza di cose, politici “amici”. In Lombardia, negli anni della presidenza Formigoni, circa 16 miliardi di spesa sanitaria furono passati a privati. Di questi, oltre 8 miliardi finirono nelle casse della galassia ciellina. Legato a questa dinamica di sussidiarietà, e “amico” della CdO è anche Giuseppe Grossi, Ad di Green Holding e collezionista di Maserati e Rolex recentemente finito in manette con l’accusa di aver drenato miliardi e miliardi dai fondi neri della sua società.

Questa è la Compagnia delle Opere, e questa è l’amicizia su cui si basa: il braccio economicamente armato di Comunione e Liberazione cresce del 10% all’anno, conta 35 mila amici e stringe in pugno 70 miliardi di euro.


___________________________________________________________________________________________________


www.uaar.it/news/2009/12/05/lombard...vere-attaccato/

Lombardia, funzionario regionale sospeso per avere attaccato CL

La Regione Lombardia, guidata dal ciellino Roberto Formigoni, ha sospeso per un mese dalle funzioni e dallo stipendio un suo funzionario, Enrico De Alessandri. Il motivo? Ha scritto un libro con cui ha attaccato il “sistema” di governo di Comunione e Liberazione. Il volume, dal titolo Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia è presentato sul sito Studi di teologia politica (1), curato dallo stesso De Alessandri. Il funzionario ha altresì dato vita a una petizione online (2) sul potere monopolistico sdi Comunione e Liberazione nella regione Lombardia. I vertici del Pirellone si sono difesi sostenendo che il provvedimento era obbligato: i dipendenti non possono denigrare il proprio datore di lavoro.

1 www.teopol.it/
2 www.firmiamo.it/sulpoteremonopolisticodiclinlombardia

Edited by Felipe-bis - 29/8/2010, 19:53
 
Top
Blasfemissimo
view post Posted on 10/12/2009, 12:51




Questa storia è gravissima.... In Lombardia CL è peggio che la mafia in Sicilia.
 
Top
Italoromano
view post Posted on 10/12/2009, 14:11




CITAZIONE (Blasfemissimo @ 10/12/2009, 12:51)
Questa storia è gravissima.... In Lombardia CL è peggio che la mafia in Sicilia.

______________________________________________________


Comunione e Liberazione si è spesa molto per la elezione di Formigoni, praticamente è un suo uomo, tra l'altro ospite fisso all'annuale meeting estivo di Rimini: insomma niente di nuovo, purtroppo... :(
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 23/12/2009, 19:14




http://www.uaar.it/news/2009/12/23/lombard...i-buoni-scuola/

Lombardia: i privati fanno incetta dei buoni scuola

Anche il Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, di cui ha dato notizia un articolo di Chiara Paolin sul sito del Fatto Quotidiano*, conferma la tendenza degli anni scorsi: in Lombardia sono gli studenti delle scuole private a fare incetta dei contributi regionali. Secondo il rapporto, “nell’anno 2008/2009, il 9% degli scolari ha consumato l’80% delle risorse assegnate allo studio, ovvero 47 milioni di euro finiti a pagare le rette di collegi e pie istituzioni per 98.392 ragazzi a fronte dei 12 milioni destinati al restante milione di studenti lombardi”.

* http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamwar...ni_scuola_vanno
CITAZIONE
Lombardia, i buoni scuola vanno ai privati

22 dicembre 2009
La giunta Formigoni sceglie da che parte stare: agli istituti pubblici restano le briciole

di Chiara Paolin

Le scuole private lombarde possono stare tranquille fino al 2015. Regnante Formigoni, non avranno problemi di bilancio: il giochino del "buono scuola" è promosso a pieni voti. La Costituzione vieta di finanziare direttamente gli istituti privati, ma a Milano e dintorni si possono distribuire a piene mani i preziosi ticket che consentono di mandare i ragazzi dalle elementari al liceo sui banchi privati coi soldi pubblici.
Per la precisione, nell’anno 2008/2009, il 9% degli scolari ha consumato l’80% delle risorse assegnate allo studio, ovvero 47 milioni di euro finiti a pagare le rette di collegi e pie istituzioni per 98.392 ragazzi a fronte dei 12 milioni destinati al restante milione di studenti lombardi.

Un meccanismo spiegato dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista sulla base di un’analisi rigorosa del database dell’Assessorato all’Istruzione. Indagine annuale che stavolta ha richiesto particolare impegno visto che i dati sensibili sono stati affidati alla società di servizi Accor, quella dei ticket restaurant, scelta per rendere ancor più fluida l’attribuzione. Infatti il sistema funziona benissimo, specie grazie a qualche regoletta da dieci e lode. Lo status patrimoniale del richiedente, ad esempio.

Mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee per accedere a un piccolo contributo, i richiedenti la "dote per la libertà di scelta" (questo il romantico nome scelto per il bonus) godono di uno scivolo speciale, ovvero l’indicatore reddituale, dove i limiti sono molto più tolleranti e, soprattutto, non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare sia immobiliare. Così succede che oltre 4 mila beneficiari del ticket dichiarino al fisco un reddito tra i 100 mila e 200 mila euro annui: non proprio dei bisognosi. Altri risultano residenti nelle zone più prestigiose di Milano, come la Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni, roba da 20 mila euro al metro quadro. Restando sui grandi numeri, soltanto il 25% dei beneficiari dichiara un reddito inferiore a 30 mila euro, mentre tutti gli altri, cioè il 75%, sta tra i 30 mila e i 198 mila euro.

Non è un aiuto per poveri, insomma. Scrive Enrico De Alessandri, dirigente regionale, nel suo libro Comunione e liberazione, assalto al potere in Lombardia: "Cl è, notoriamente, l’unico movimento fondamentalista in Europa che ha costituito una situazione di potere monopolistico nell’ambito di una importante istituzione pubblica come la Regione Lombardia, attraverso un’occupazione militare dei suoi esponenti in tutti i posti chiave". Con relativi budget di spesa. Parole che sono costate al dipendente regionale un mese di sospensione dal ruolo con l’accusa di aver tradito "il rapporto di fiducia col proprio datore di lavoro". La Regione Lombardia. O Cl?

"De Alessandri racconta la verità, finanziare la scuola cattolica è un punto d’onore per Cl – spiega il consigliere regionale Carlo Monguzzi, dei Verdi – Il meccanismo ormai è rodato. E il consenso popolare non manca. Una grossa parte dell’elettorato vive una situazione di stabilità ma teme qualsiasi cambiamento, quindi vota chi porta avanti lo status quo. Poi ci sono disoccupati, precari, sfiduciati dalla politica, quelli che non vanno neanche più al seggio. Oppure si rivolgono alla Lega, sperando di esprimere un dissenso forte. Inrealtà l’effetto è opposto: tutto quello che accade sotto il cielo di Lombardia è condiviso a pieno da Lega e Pdl. O da Lega e Cl, per meglio dire".

Da Il Fatto Quotidiano del 22 dicembre

 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 7/7/2010, 19:35




http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/0..._di_cl-5414452/

LA POLEMICA
La sfida della Lega Nord a Formigoni: "Basta con i contributi al Meeting di Cl"
Il Pirellone stanzia 234mila euro per l'evento. Il capogruppo del Carroccio: "C'è la crisi, alt agli sprechi"
di ANDREA MONTANARI

Se a Roma la tregua tra regioni e governo sui tagli della manovra del ministro Giulio Tremonti sembra ancora lontana, in Lombardia tra la Lega e Roberto Formigoni è ormai guerra aperta. L’ultimo scontro è sui soldi che il Pirellone vuole destinare, come ogni anno, alla sponsorizzazione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, il movimento di riferimento del governatore. «Ci sono 234mila euro che stanno per prendere il volo dal Pirellone ed atterrare al Meeting di Rimini — attacca il capogruppo del Carroccio in Regione, Stefano Galli — Credo che le risorse dei lombardi andrebbero spese diversamente, soprattutto in tempo di crisi e di ristrettezze alle finanze pubbliche. Siamo ovviamente dalla parte delle Regioni, ma se vogliamo essere pienamente credibili cominciamo a tagliare ogni forma di spreco».

Segue un dettagliato elenco, che documenta come la sponsorizzazione del Pirellone sia stata promossa dalla componente ciellina. A cominciare dallo stesso Formigoni. «Centosessantottomila di questi fondi destinati al Meeting, infatti, di competenza della direzione centrale relazioni esterne che fa capo a Formigoni. Cinquantamila di competenza della direzione generale della Famiglia di suo cognato Giulio Boscagli e altri 16mila 200 della direzione generale delle Infrastrutture che dipende dall’assessore regionale ciellino Raffaele Cattaneo».

Se il governatore tace, replica per lui il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini: «Siamo orgogliosi che la Lombardia sia presente da anni alla più importante manifestazione culturale, giovanile e non solo, d’Europa. Un evento che fa registrare ottocentomila presenze da tutto il mondo e al quale intervengono ogni anno le più significative personalità del mondo contemporaneo. Sicchè, altro che spreco: è un investimento ben fatto: il 70 per cento di questi visitatori sono lombardi. Probabilmente è stato un errore in passato aver accettato che assessori leghisti abbiano finanziato iniziative come il centro studi delle tradizioni orali delle donne del Garda o le varie celebrazioni dell’orgoglio celtico. Ma forse Galli e i suoi suggeritori vogliono che le Regioni non investano più in cultura».

Nei corridoi del Pirellone si sussurra che la nuova offensiva della Lega sia scattata dopo due nomine cielline fatte alla Cal, la società autostradale mista Anas-Regione. Caustica la reazione del capogruppo del Pd in consiglio regionale, Luca Gaffuri: «Sfidiamo i rappresentanti della Lega in giunta a comportarsi di conseguenza rispetto alle dichiarazioni del loro capogruppo e a togliere i soldi al Meeting di Rimini»

(05 luglio 2010)
 
Top
Paolo_79
view post Posted on 8/7/2010, 12:00




CITAZIONE (Felipe-bis @ 7/7/2010, 20:35)

Come siamo ridotti, ci tocca applaudire il partito dei demagoci a gogo! :P
 
Top
ulisse62
view post Posted on 8/7/2010, 17:11




La Lega ha un gran fiuto, è capace di capire dove tira il vento prima degli altri e portarlo a suo favore. E' la sua forza. Se ha attaccato CL, mentre gli anni scorsi se ne è stata zitta, è perchè si è accorta che qualcosa sta cambiando. I lombardi cominciano ad aprire gli occhi, si accorgono sempre più che per loro i soldi non ci sono mai mentre per la chiesa ci sono sempre. La finanziaria inoltre, che promette lacrime e sangue, sta accelerando il fenomeno. Nei prossimi anni ci troveremo ad avere minori servizi e più scadenti per mancanza di fondi ed in questa condizione si spendono migliaia di euro per il meeting di CL a cui non frega a nessuno tranne che a CL.
 
Top
vaticANO
view post Posted on 8/7/2010, 18:25




Merde cielline. Trionfano dovunque, pure in Università.
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 26/8/2010, 10:42




http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/22...erazione/52001/

Le “pagine gialle” di Cl
REGIONE LOMBARDIA


Giunta e presidenza
Roberto Formigoni, presidente
Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione e lavoro
Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e mobilità
Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia e solidarietà sociale
Romano Colozzi, assessore ai Rapporti istituzionali e Finanze
Massimo Buscemi, assessore alla Cultura
Marcello Raimondi, assessore all’Ambiente, energia e reti

Dirigenti
Nicolamaria Sanese, segretario generale (da 15 anni)
Michele Camisasca, dirigente del personale
Carlo Lucchina, direttore generale assessorato alla Sanità
Roberto Albonetti, direttore generale assessorato all’Istruzione
Giancarlo Fontana, coordinatore progettazione assessorato alla Sanità
Giacomo Boscagli, dirigente struttura Ragioneria e credito

Consulenti
Roby Ronza, delegato del presidente per le relazioni internazionali
Adriano De Maio, delegato per l’alta formazione e la ricerca
Alberto Brugnoli, direttore generale Irer, l’istituto regionale di ricerca
Stefano del Missier, direttore Iref, l’istituto regionale della formazione
Giorgio Cioni, presidente Sasa Eventi&Comunicazione
Eugenio Gotti, presidente Noviter

SOCIETÀ CONTROLLATE

Infrastrutture lombarde
Antonio Giulio Rognoni, direttore generale
Guido Della Frera, consiglio di gestione cda
Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio di sorveglianza
Lombardia informatica
Alberto Daprà, presidente
Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio di sorveglianza
Finlombarda
Marco Nicolai, presidente
Sea
Raffaele Cattaneo, membro del cda

FIERE / EXPO

Fiera Business International
Giuseppe Zola, presidente
Fiera Milano congressi
Giuseppe Zola, presidente
Maurizio Lupi, amministratore delegato
Gefi-Gestione Fiere
Antonio Intiglietta, fondatore, presidente e amministratore delegato
Expo 2015
Giorgio Vittadini, membro del Comitato scientifico
Alberto Mina, responsabile Relazioni istituzionali e sviluppo del tema
Matteo Gatto, responsabile Ufficio di Piano

SANITÀ
Pubblico
Fondazione Policlinico-Mangiagalli Irccs, Milano
Giancarlo Cesana, presidente
Istituto nazionale dei tumori Irccs, Milano
Alberto Garocchio, membro del cda
Alberto Guglielmo, membro del cda
Istituto neurologico Carlo Besta Irccs, Milano
Cosma Gravina, membro del cda
Policlinico San Matteo Irccs, Pavia
Pietro Caltagirone, direttore generale
Consorzio Città della salute, Milano
Luigi Roth, presidente
Azienda Ospedaliera Fatebenfratelli e Oftalmico, Milano
Luigi Corradini, direttore generale
Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
Pasquale Cannatelli, direttore generale
Azienda Ospedaliera San Paolo, Milano
Giuseppe Catarisano, direttore generale
Azienda Ospedaliera Istituti clinici di perfezionamento, Milano
Francesco Beretta, direttore generale
Ospedale di Lecco
Ambrogio Bertoglio, direttore generale
Ospedale civile di Vimercate
Maurizio Amigoni, direttore generale
Azienda sanitaria locale, Pavia
Simona Mariani, direttore generale
Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Mantova
Luca Filippo Maria Stucchi, direttore generale
Ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere, Mantova
Guerrino Nicchio, direttore generale
Fondazione Centro Europeo di Nanomedicina
Adriano De Maio, presidente

Privato
Guido Della Frera, presidente di Gdf Group
Claudio Cogorno, presidente di Arkimedica
Marco Bregni, presidente di Medicina e persona

TRASPORTI

Gruppo Ferrovie Nord Milano
Luigi Legnani, vice direttore generale Fnm
Luigi Legnani, amministratore delegato LeNord
Costante Portatadino, presidente FnmAutoservizi
Patrizio Tambini, presidente VieNord
Maurizia Rota, direttore generale VieNord
Arriva Italia
Marco Piuri, amministratore delegato e direttore generale

EDILIZIA E BONIFICHE

Claudio Artusi, amministratore delegato di CityLife
Giuseppe Grossi, presidente di Green Holding, Sadi, Rea Dalmine
Antonio Intiglietta, presidente Compagnia dell’abitare e Urbam
Guido Della Frera, socio di maggioranza di Polo Real Estate
Carlo Masseroli, assessore urbanistica del Comune di Milano

BANCHE E ASSICURAZIONI

Graziano Tarantini, vicepresidente Banca popolare di Milano
Angelo Abbondio, cda Banca popolare di Milano
Paolo Fumagalli, cda IntesaVita (Alleanza e Intesa Sanpaolo)
Paolo Vignali, cda di Bfs partner

SCUOLA E FORMAZIONE

Massimo Franceschi, presidente Csl-Consorzio scuole lavoro Milano
Valter Izzo, vicepresidente Galdus-Formazione persone imprese
Claudio Cogorno, presidente Fondazione Charis

SOCIALE

Marco Lucchini, presidente Fondazione Banco Alimentare Lombardia
Valter Izzo, presidente Gruppo la Strada
Claudio Cogorno, vicepresidente Gruppo la Strada e Banco Alimentare

UNIVERSITA’

Julián Carrón, docente di Teologia, Università Cattolica di Milano
Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica di Milano
Giancarlo Cesana, docente di Igiene, Università di Milano-Bicocca
Adriano De Maio, docente di Economia, Luiss Guido Carli
Giorgio Vittadini, comitato scientifico Fondazione Politecnico di Milano
Paolo De Carli, docente di Diritto dell’economia, Università di Milano
Alberto Brugnoli, docente di Economia, Università di Bergamo

CULTURA

Claudio Risè, presidente cda Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa

COMPAGNIA DELLE OPERE

Bernard Scholz, presidente Cdo
Massimo Ferlini, presidente Cdo di Milano e provincia
Mario Sala, socio fondatore

_________________________________________________________

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/21...erazione/51865/


Governo e banchieri sfilano da Comunione e liberazione

Chi non la ama, ne deforma il nome in “Comunione e fatturazione” e trova nel programma del Meeting dell’Amicizia che si apre domani a Rimini la conferma della tesi: Comunione e Liberazione è più interessata ai portafogli che alle anime. Le cose, però, sono più complesse.

Che ci fanno, alla fine dell’estate, banchieri, imprenditori e ministri alla convention annuale del movimento fondato da don Luigi Giussani nel 1954? Renato Farina, deputato ciellino ed ex giornalista, una volta l’ha spiegato così: “Questa esperienza che si esprime a Rimini è il punto del mondo dove politici e filosofi, scienziati e artisti vengono per riconoscere e farsi riconoscere sul ‘caso serio’, l’essere uomini, che cosa dia senso a questa fatica, e la positività insita in questa vicenda umana”.

In realtà, per le imprese che frequentano il meeting, spesso le ragioni sono più prosaiche: “E’ un appuntamento istituzionale come gli altri, con la differenza che cade in un momento in cui le notizie sono scarse e quindi l’alta visibilità è assicurata per chi interviene ai dibattiti, poi c’è mezzo governo e questo non è male per le relazioni”, spiegano da un’azienda che sarà presente in forze a Rimini.

Al meeting arrivano migliaia di ragazzi da tutta Italia, volontari per l’organizzazione o pubblico per i dibattiti, ci sono aderenti al movimento e dirigenti di un’organizzazione che rappresenta una fetta importante della società italiana e che, almeno dal 1968 quando si scontrava con il movimento studentesco milanese, ha un peso negli equilibri interni al centrodestra. E con la Compagnia delle opere aggrega 75mila tra azienda e professionisti, quasi tutti nel centro-nord.
Vedere chi c’è e chi manca è quindi un termometro quasi infallibile per capire come si sta muovendo il vertice di Cl e quali indicazioni verranno date alla base (molto meno omogenea di un tempo). I punti di riferimento nel governo sono sempre gli stessi, dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi al sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Ma anche i leghisti Roberto Calderoli e Roberto Maroni, che in questa fase è visto con una nuova simpatia dal movimento ciellino. E poi Giulio Tremonti: il ministro dell’Economia non aveva gradito lo scorso anno l’accoglienza trionfale riservata a Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia quest’anno assente, ma era stato rinfrancato dal calore del pubblico alla sua lezione su “dio, patria e famiglia” come soluzione alla crisi finanziaria. Tremonti, anche in questa edizione, parlerà più di teoria che di pratica, ben poco di tagli e molto di interpretazioni del presente in un incontro con il titolo che sembra uscito dai suoi libri: “Dentro la crisi, oltre la crisi”. E al meeting ci sarà anche una mostra proprio su come leggere la recessione, che “non riguarda una categoria di operatori o di persone importanti, ma investe complessivamente una intera società”, come ha scritto il giornalista ciellino Gianluigi da Rold.

Ci sono poi presenze che vengono notate più di altre, tentativi di flirt tra Cl e personaggi non organici al suo mondo. Dopo James Murdoch, numero uno di Sky Italia, nel 2009, l’ospite più appariscente dell’edizione 2010 è Sergio Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, che sarà introdotto da Bernhard Scholz, il presidente della Compagnia delle opere all’incontro “Saper scegliere la strada”. Potrebbe essere l’occasione per chiarire il destino della fabbrica di Pomigliano d’Arco, annunciare l’uscita di Fiat da Federmeccanica o mandare messaggi di conciliazione ai sindacati (poco probabile). O forse Marchionne si limiterà a una lectio magistralis come quella, famosa, di un paio di anni fa in occasione di una laurea honoris causa che gli valse l’etichetta di “socialdemocratico”. Dicono che Marchionne abbia perfino un libro preferito diverso a seconda dell’interlocutore con cui ne discute, quindi saprà tarare l’intervento sulle aspettative di un pubblico che di certo non gli è ostile (il sindacalista più alto in grado presente al meeting è Raffaele Bonanni, della Cisl, che ha sempre avallato le scelte recenti di Marchionne, e c’è anche Emma Marcegaglia, di Confindustria).

Talvolta gli ospiti faticano un po’ a inserirsi nella cornice culturale (e spirituale) della manifestazione – slogan “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” – ma vale comunque la pena esserci. C’è infatti gran parte del potere bancario, da Cesare Geronzi (Generali) a Corrado Passera (Intesa), a Ettore Gotti Tedeschi (nuovo capo dello Ior, la banca del Vaticano) mentre manca all’appello Alessandro Profumo (Unicredit) che invece era presente lo scorso anno. Un altro grande assente è Pier Luigi Bersani: il segretario del Pd è sempre stato considerato da Cl uno dei pochi con cui a sinistra si riesce a dialogare, soprattutto in campo economico. Ma visto che non ci sarà neppure Silvio Berlusconi, invitare il leader del principale partito di opposizione avrebbe creato uno squilibrio. E quindi al posto di Bersani ci sarà Enrico Letta, suo vice, comunque in buoni rapporti con il mondo di Cl.
Si dice che dagli ambienti berlusconiani – che in Cl sono rappresentati, tra gli altri, da Maurizio Lupi – sia arrivato il veto sui finiani. Eppure, scorrendo il programma, almeno un’eccezione si nota, la senatrice Maria Ida Germontanti, che parlerà di microcredito.

_____________________________________________________________

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/22...erazione/51990/

Il sistema di potere di Comunione e liberazione
Dai vertici della Regione Lombardia alla Compagnia delle opere
un sistema di potere che non ha pari in Italia

Il Meeting di Rimini è da anni l’appuntamento che riapre l’attività politica dopo la pausa estiva. Fondato e promosso da uomini di Comunione e liberazione, è un momento di dibattito e d’incontro. Ma che cos’è Cl? Un movimento ecclesiale, cioè un gruppo organizzato di cristiani che testimoniano la presenza di Cristo nel mondo. Ma è anche una potenza politica ed economica. Ha il suo centro in Lombardia, dove funziona il più potente e pervasivo apparato politico-imprenditoriale esistente in Italia: quello dell’area ciellina di Roberto Formigoni. «Un sistema di potere come quello di Formigoni, Cl, non esiste in alcun punto del Paese», scrisse Eugenio Scalfari. «Nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere. Negli ospedali, nell’assistenza, nell’università, tutto è diretto da quattro-cinque persone». Le attività imprenditoriali sono coordinate dalla Compagnia delle Opere, associazione che riunisce in tutta Italia 35 mila aziende e più di mille organizzazioni non profit. Giro d’affari complessivo: 70 miliardi l’anno. Slogan: “Un criterio ideale, un’amicizia operativa”. Presidente della Cdo di Milano e provincia è Massimo Ferlini, ex assessore ai lavori pubblici del Pci-Pds al Comune di Milano ed ex imputato di Mani pulite. Ma è la Regione Lombardia il vero centro del potere formigoniano. Il “Celeste” è presidente ininterrottamente dal 1995. I principali assessorati sono occupati dai suoi uomini. Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e mobilità) è anche presente nel cda della Sea, la società di gestione degli aeroporti di Milano, e nei consigli di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde Spa e Lombardia Informatica. Giulio Boscagli (assessore alla Famiglia e solidarietà sociale) è il cognato di Formigoni. Rappresenta la Regione anche nel cda del Politecnico di Milano. Romano Colozzi (assessore ai Rapporti istituzionali e Risorse e finanze) è anche nel cda di Aifa, Agenzia italiana del farmaco. Gianni Rossoni (assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro) è anche presidente del comitato regionale Artigiancassa, la banca che ha come business la gestione dei fondi pubblici a favore dello sviluppo e del finanziamento del settore artigiano. Massimo Buscemi (assessore alla Cultura) è insieme uomo di Formigoni e di Marcello Dell’Utri. Da ex manager di Publitalia, passa a fare il coordinatore provinciale di Forza Italia. È stato coinvolto in operazioni immobiliari con società (Lux usque ad sidera, Il pellicano) che avevano come soci anche altri assessori o ex assessori formigoniani, come Massimo Ponzoni (all’ambiente) e Giorgio Pozzi, e Rosanna Gariboldi, moglie del potentissimo ex braccio destro del Celeste, Giancarlo Abelli.
Formigoni controlla la macchina regionale attraverso potentissimi e fedeli dirigenti. Il più influente è Nicolamaria Sanese, da 15 anni segretario generale, la più alta carica dirigenziale della Regione Lombardia (stipendio: 271.608 euro all’anno). Michele Camisasca, dirigente del personale, è nipote del famoso Massimo Camisasca, il sacerdote storiografo ufficiale di Cl e dal 1985 superiore generale della “Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo”. Carlo Lucchina, direttore generale dell’assessorato alla Sanità, è considerato il vero assessore alla Sanità (stipendio: 234.858 euro). Giacomo Boscagli, dirigente struttura Ragioneria e credito della direzione centrale programmazione integrata, è figlio dell’assessore alla Famiglia e solidarietà sociale Giulio Boscagli, quindi nipote di Formigoni. La sua nomina, assieme a quella di altri 31 dirigenti regionali, è stata dichiarata illegittima dal Tar e dal Consiglio di Stato, perché il bando del concorso che ha portato alle nomine, nel 2006, non era stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ma solo sul Bollettino ufficiale della Lombardia.
Formigoni esercita il suo potere anche attraverso uno stuolo di consulenti. Il più noto è Roby Ronza, giornalista, per anni inviato del Sabato, settimanale ciellino. È tra i fondatori del Meeting di Rimini di cui dal 1989 al 2005 è stato portavoce ufficiale. La sua consulenza costa alla Regione 194.500 euro. Eugenio Gotti è stato consulente per la formazione, poi dirigente dell’Agenzia regionale per l’Istruzione, la formazione e il lavoro. Nel 2009 ha poi fondato Noviter, società che, a pochi mesi dalla sua nascita, si aggiudica un appalto da 1.780.000 euro “per servizi a supporto dello sviluppo e del consolidamento del sistema educativo di istruzione e formazione lombardo”. Giorgio Cioni, già dirigente del Movimento popolare (un tempo braccio politico di Cl), oggi è presidente di Sasa Eventi&Comunicazione che ha curato, tra le tante, la campagna di comunicazione sulle Polizie locali (300 mila euro solo di pianificazione media) e la mostra itinerante “La Lombardia che arriva: il plastico metavisuale”, sul presente e il futuro delle infrastrutture della regione in vista dell’Expo.
La galassia di società controllate dalla Regione è il motore di appalti e incarichi sottratti al controllo del consiglio regionale. Infrastrutture Lombarde è la spa creata per realizzare le nuove infrastrutture, ospedali, strade, tutto sotto il comando del presidente. Da Infrastrutture Lombarde viene Guido Della Frera, dal 1994 dirigente di Forza Italia, poi consigliere comunale a Milano e assessore. Ex braccio destro di Formigoni, dal 2004 si è concentrato sulle proprie attività imprenditoriali. Diventa azionista del Polo geriatrico riabilitativo di Cinisello Balsamo: solo cinque mesi dopo ottiene dalla Regione l’accreditamento. Da allora è stata una marcia trionfale: grazie agli accreditamenti garantiti, ha costruito un gruppo (il Gdf Group spa) da 25 milioni di euro di fatturato, con società che vanno dal settore sanitario (degenza, day hospital, emodialisi, radiologia e altro ancora) a quello residenziale e turistico-alberghiero.
Il gruppo ciellino controlla il settore fieristico, importante per Milano, con Antonio Intiglietta, fondatore, presidente e amministratore delegato di Gefi-Gestione Fiere, ente di servizi promosso dalla Compagnia delle opere. E con Giuseppe Zola, presidente di Fiera Business International e di Fiera Milano congressi, di cui amministratore delegato è restato Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati e in futuro, chissà, possibile candidato sindaco di Milano. Intiglietta è anche presidente della cooperativa Compagnia dell’abitare (edilizia popolare) e di Urbam (architettura e urbanistica, 3,5 milioni di fatturato). Controlla anche la più grande Relive Company, 37 milioni di euro di fatturato e 2,8 milioni di utile netto, che ha progettato, tra tanti, il grattacielo di via Achille Papa a Milano, un monumento alla potenza della Compagnia delle Opere.
La sanità è poi il settore più ricco tra quelli controllati dalla Regione. E il più militarmente occupato: bisogna essere di area Cl per fare carriera, per ottenere incarichi, direzioni generali, posti da primario. Presidente della Fondazione Policlinico-Mangiagalli di Milano è Giancarlo Cesana, uno dei leader storici di Cl, diventato docente di Igiene all’Università Bicocca.
Luigi Roth, già presidente della Fondazione Fiera spa (ma anche di Terna e Banca popolare Roma, nonché membro dei consigli di amministrazione di Pirelli, Avvenire, Cariferrara, Ospedale Maggiore di Milano) oggi è presidente del Consorzio Città della salute, che darà vita entro il 2015 a un moderno polo di medicina e ricerca accanto all’ospedale Sacco. Ma sono di area ciellina soprattutto i manager operativi, i direttori generali: Luigi Corradini, (Fatebenfratelli); Pasquale Cannatelli (Niguarda); Giuseppe Catarisano (San Paolo); Francesco Beretta (Istituti clinici di perfezionamento); Ambrogio Bertoglio (Ospedale di Lecco); Maurizio Amigoni (Ospedale civile di Vimercate); Luca Filippo Maria Stucchi (Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova). Nella zona di Pavia operano gli uomini che fanno riferimento a Giancarlo Abelli, ex braccio destro di Formigoni nella sanità e ora deputato Pdl, che controlla molti sindaci, amministratori, dirigenti di aziende comunali.
Nella sanità privata (e convenzionata con la Regione) è grande il potere dell’area ciellina. Da segnalare, tra le tante aziende e strutture, Arkimedica, società quotata in Borsa e presieduta da Claudio Cogorno: 45 strutture sanitario-assistenziali, giro d’affari complessivo di 200 milioni di euro.
Nel settore privato, l’arresto di Giuseppe Grossi, “il re delle bonifiche”, ha messo in evidenza la pervasività degli uomini vicini a Cl nel settore dell’ambiente e delle cave, attraverso una rete di rapporti che coinvolgeva anche Abelli e alcuni assessori (Buscemi e Ponzoni). Nel settore dell’edilizia, invece, opera Claudio Artusi, ad di CityLife, la grande società di sviluppo immobiliare partecipata dall’Immobiliare Lombarda di Ligresti, Lamaro, Generali e Allianz. Artusi nel 2004 guidava la Fiera, che vendette l’area a CityLife. Poi il venditore cambiò casacca e passò ai compratori, che evidentemente devono essere stati contenti dell’affare.
Nel settore della finanza l’area formigoniana ha un grande amico: Graziano Tarantini, vicepresidente della Banca popolare di Milano. Avvocato, ha alle spalle una grande esperienza nella finanza e già da anni rappresenta nel Cda della banca milanese l’anima della Compagnia delle Opere. Tarantini è l’uomo che ha fondato e fatto crescere la Compagnia delle Opere a Brescia. È inoltre presidente, da giugno 2009, del consiglio di sorveglianza di A2A e presidente della sua controllata Banca Akros. Da quasi un decennio è membro della commissione centrale beneficenza della Fondazione Cariplo, grande azionista in Intesa Sanpaolo. Ci sono poi Angelo Abbondio, membro del cda della Popolare di Milano e della Fondazione Cariplo. E Paolo Fumagalli, a lungo vicepresidente nazionale della Cdo, per anni uno dei principali consiglieri di amministrazione di Banca Intesa. Ora è nel cda di IntesaVita, joint venture tra Alleanza e Intesa Sanpaolo. È anche nel cda di Banca infrastrutture innovazione e sviluppo (Biis), istituto del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzato nel finanziamento pubblico (oltre 300 milioni di euro di proventi nel 2009), di cui è presidente un altro ciellino doc, il parlamentare europeo Mario Mauro.

di Maddalena Oliva
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 29/8/2010, 18:51




www.cronachelaiche.it/2010/08/meeti...porta-il-cuore/

Meeting di Comunione e Liberazione: là dove porta il cuore
di Cecilia M. Calamani [29 ago 2010]

La Chiesa non è “né di destra né di sinistra”, esordiva qualche giorno fa l’arcivescovo Agostino Marchetto. Ma la cronaca della più grande kermesse cattolica, il meeting di Comunione e liberazione appena conclusosi a Rimini, dice cose un po’ diverse da quelle dell’arcivescovo.

800 mila persone, un bilancio stimato di 8 milioni e 300 mila euro, contributi privati (la cosiddetta ‘finanza bianca’) ma anche comunali, regionali, statali. Tra questi, spiccano i 230 mila euro stanziati, non senza polemiche, dalla Regione Lombardia – anche se il meeting si è svolto in Emilia Romagna – e l’incasso derivante dagli stand allestiti per il ministero dei Beni culturali, delle Infrastrutture, delle Pari opportunità e per la presidenza del Consiglio dei ministri.

E sempre governativi sono gli ospiti politici, ad eccezione dell’unico invitato di peso dell’opposizione, Enrico Letta, che alla fine non ha potuto essere presente. Che poi il segretario del Pd Pierluigi Bersani abbia fatto un’apparizione ‘abusiva’ non fa proprio testo. Non era stato invitato.

Ma veniamo alla sostanza. “Sì alla famiglia, no alle coppie di fatto” è il monito del sindaco di Parma, che dal palco ha duramente criticato la Regione Emilia Romagna per l’equiparazione delle coppie di fatto con quelle sposate nell’accesso ai servizi regionali. Una tesi strenuamente sostenuta, che combinazione, anche da Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, che proprio pochi giorni fa aveva dichiarato “In questo Parlamento non c’è alcuna possibilità di approvare leggi sulle coppie di fatto etero o omosessuali. L’argomento più che chiuso è inesistente”.

E se il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, in un apprezzatissimo intervento, ha esaltato altri valori cardine della tradizione cattolica, come la sacralità della vita, il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha approfittato dell’occasione per lanciare l’ennesima stilettata alla pillola abortiva o, per dirla con lei, all’”aborto facile”: “La maternità non è una questione privata, perchè se lo fosse, dovremmo ammettere il diritto ad avere un figlio, e poi il diritto ad avere un figlio sano, un figlio esattamente nel momento in cui lo vogliamo”. Già, i figli sono un dono di dio. Regolarne la nascita sarebbe come ordinare a un parente un preciso regalo per il proprio compleanno. Sconveniente e irrispettoso.

Tra welfare e fratellanza, economia e valori religiosi discussi da porporati, ministri e imprenditori, non poteva mancare l’affondo a Famiglia Cristiana, rea di editoriali antigovernativi. A lanciare gli strali non è stata la nutrita schiera di Governo presente al meeting, ma monsignor Massimo Camisasca, storico di CL, il quale ha chiesto a gran voce che il settimanale diretto da don Sciortino non fosse più venduto sul sagrato delle Chiese. I ‘moralisti’, ossia tutti cattolici che criticano apertamente la condotta del premier, sono stati ben bacchettati anche dal patriarca di Venezia Angelo Scola: “Diventa allora necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale”. Cosa significhi l’altisonante monito non è di immediata comprensione; non ci resta che condividere la semplice analisi di Gad Lerner sull’edizione di ieri de La Repubblica: “Il percorso è chiaro: se la testimonianza si manifesta nell’osservanza religiosa, chi siamo noi per criticare i peccatori osservanti la pratica religiosa nella Chiesa?”. Insomma, due Pater noster e cinque Ave Maria e il peccato (quello presunto di premier e affiliati) non c’è più, un po’ come svaniscono le macchie sulla biancheria se usiamo uno dei detersivi più reclamizzati in tv. E’ forse a causa di questa profonda osservanza religiosa che allo stesso premier, pluridivorziato e presunto ‘utilizzatore finale’ di servizi sessuali a pagamento, è stata somministrata la comunione lo scorso aprile?

In nome dell’amicizia dei popoli, l’annuale meeting di CL è diventato sempre più il punto di fusione tra imprenditoria, finanza e politica. Quelle i cui rappresentanti si battono il petto in Chiesa, naturalmente. La religiosità, girata come meglio conviene dai rappresentanti vaticani di turno al solo scopo di mantenere e rinsaldare un privilegio temporale plurimillenario, diventa un mero collante, un condimento che favorisce e rinsalda un’amalgama di potere, un lubrificante che fa girare al meglio gli ingranaggi del connubio fede&politica in un’ottica che dovrebbe prescindere da entrambe.

“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”, recita lo slogan dell’edizione 2010 del meeting. Per capire quali siano queste “cose grandi”, è sufficiente leggere l’elenco degli illustri affiliati – politici, bancheri, imprenditori – di Comunione e Liberazione. Il “cuore” che le desidera pulsa nella Regione Lombardia.


Cecilia M. Calamani
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 30/8/2010, 10:04




www.dongiorgio.it/pagine.php?id=2211

Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere: tra il Cristo e lo sterco del demonio

(di Don Giorgio De Capitani, 29 agosto)

Da tempo lo sto dicendo, senza paura di affrontare in tribunale il giudizio di Comunione e Liberazione: già hanno tentato di farlo, ma mi ha difeso il mio Cardinale che, se potesse parlare, direbbe su questo mostro tante cose che confermerebbero ciò che sto dicendo.

Anzitutto si tratta di una setta che di cristianesimo ha solo il paravento di un nome con cui si vorrebbero coprire le porcate che avvengono alla luce del sole, ma che nessuno ha il coraggio di denunciare, anche perché tutto avviene secondo la legge “stile berlusconiano”: leggi “ad ciellem”. Per questo agiscono all’ombra del Porco, e non si vergognano, proprio loro che portano la cintura di castità forse per non far vedere quando hanno gli orgasmi.

Già pensare ad un Movimento cosiddetto ecclesiale che si prostituisce con il più grande ladro e farabutto, che ha fatto e fa del dio denaro l’idolo assoluto, mi vengono i brividi.

Ma come si può accettare una simile blasfemìa che, se tornassero i profeti dell’Antico Testamento, condannerebbero senza pietà, urlando di nuovo tutta la violenza della parola di Dio?

Ma, lo sappiamo, oggi Dio ha castigato il nostro Paese con il suo Silenzio. Ci fa mancare la Parola. E di Profeti se ne vede solo qualche ombra, anche perché la religione ha capito come contraffare la voce di Dio. La gente prende per profeti megafoni che emettono sirene che incantano.

Dico subito che, indipendentemente dal fatto che Cl sia o no una setta, è inaccettabile che un prete diocesano possa appartenere a Cl o anche semplicemente dirsi simpatizzante. Già questo fa capire che qualcosa non funziona nella mia diocesi. Cito la mia, ma la faccenda riguarda ogni diocesi. Cito la mia, perché, purtroppo, la zizzania è partita dalla diocesi milanese.

Dunque un prete diocesano è tale nella misura in cui fa sua la spiritualità diocesana, e dunque non può rifugiarsi in altri Movimenti ecclesiali, la cui spiritualità (nel caso ci fosse) non può convivere con quella tipicamente diocesana. Se un prete diocesano diventasse “ciellino” tradirebbe la spiritualità diocesana, e la tradirebbe a tal punto da tradire il suo ministero pastorale, il che significa in altre parole: condurre una parrocchia sullo stile ciellino, che è chiuso, settario, talora e spesso in opposizione alla impostazione pastorale “aperta”, ovvero “evangelica”, indicata dal vescovo. I Movimenti ecclesiali sono portati a seguire il loro leader che, se anche personalmente, in vita, ha tenuto come orientamento Cristo e il suo Vangelo, verrà poi tradito dai suoi successori che, con la scusa del fondatore, ovvero rifacendosi “opportunisticamente” a lui, faranno del Movimento una tale struttura che a poco a poco si allontanerà dallo spirito del suo fondatore.

Mi chiedo: questi preti diocesani “ciellini” non si sentono a disagio? Ancor peggio: non sentono il rimorso di tradire la comunità parrocchiale che si vede guidata da pastori che tengono il piede in due scarpe o, meglio, prendono la comunità come un appoggio per fare tutto tranne gli interessi o il bene dei loro parrocchiani? Proprio come dice il nome, sono sempre in movimento, fuori dalla loro comunità. La gente non li vede mai in parrocchia. Sempre in giro nei vari raduni, o a fare esperienze cielline. E le poche cose che fanno in comunità, naturalmente rispecchiano il Movimento, ovvero la setta.

Qualcuno mi dirà: in diocesi ci sono parrocchie gestite anche dai religiosi, che non sono perciò diocesani. È vero. Ma c’è una grande differenza: questi religiosi, francescani, salesiani ecc., rimangono tali, pur con l’impegno di condurre la comunità seguendo le indicazioni pastorali della diocesi. I religiosi non appartengono ad una setta, come sono in genere i Movimenti ecclesiali. Avrei da dire anche di Opus Dei, un Movimento di tipo piduista. Così dei Focolarini, che vivono per fortuna su un altro pianeta, o del Rinnovamento nello Spirito che pensa soprattutto a coniugare il cielo con lo sterco che è il dio soldo.

Tornando a Cl, che cosa cerca di ottenere nella diocesi milanese? Posizionare anzitutto i preti diocesani “ciellini” nei posti migliori, privilegiati, nelle parrocchie grosse o di prestigio. E premono sul cardinale perché, morto uno o spostato in un altro posto, venga sostituito da un altro “ciellino”. Capite a che punto arrivano?

Immaginate se, l’anno prossimo, quando il nostro cardinale rimetterà il suo mandato, arrivasse un vescovo “ciellino”. Che cosa succederà? La fine della diocesi di Carlo e di Ambrogio! Ci sarà una rivoluzione? Dai miei confratelli non mi aspetto gran che. A loro va bene un vescovo che li lasci tranquilli nel loro brodo. Martini prima e Tettamanzi poi non sono stati ben digeriti da una classe sacerdotale composta di berlusconiani, leghisti, menefreghisti. Non ho mai notato in diocesi una voce, tra i preti, che si sia alzata forte a contestare la politica borghese e capitalista del nostro attuale governo. Sì, c’è stato un tentativo per contestare la politica vaticana, però subito rientrato. Dobbiamo dire che i preti diocesani sono coglioni, timorosi, codardi? Non lo so. Mi fanno paura i preti giovani, figli della cultura berlusconiana e della sub-cultura leghista.

Ma il discorso più impegnativo coinvolge Cl come Movimento, e quel ramo veramente marcio che è la Compagnia delle Opere, braccio finanziario che si è ormai ramificato in ogni campo dove c’è da dividersi il mercato degli affari. So che non si vuole che si mettano insieme Cl e Cdo. Ma come distinguerli? Sarebbe come distinguere la mente dal braccio. So che i ciellini in buona fede non vogliono pensare alle schifezze della Compagnia delle Opere. E fanno anche bene, se vogliono morire nella pace del Signore.

Perché ce l’ho con il Movimento di Comunione e Liberazione?

All’inizio, sembrava che fosse sorto nella Chiesa un nuovo Movimento riformatore, tanto più che puntava sui giovani o, meglio, anzitutto sugli studenti. Non dimentichiamolo. Don Luigi Giussani non so se pensava anche agli operai. Può darsi. E si sa che i giovani hanno bisogno di esperienze nuove, meglio sotto forma di una religiosità che mira al senso di coesione, di gruppo. Ovvero hanno bisogno di un gruppo capace di compattare i più deboli, i dubbiosi, coloro che si trovano in una crisi particolare. Questa è stata la forza di Cl. E lo si è notato in quel momento, “provvidenziale” per Cl, in cui l’Azione Cattolica era in crisi d’identità, ma soprattutto di struttura: la famosa tessera di A.C. per le varie categorie divise per fasce di età era un legame che volere o no chiedeva fedeltà alla Associazione. Non possiamo definirla un Movimento, termine più recente, inventato forse per far capire che si tratta di un nuovo cammino di fede.
Cl ha subito sostituito la tessera con altri simboli e altri segni. Bisogna distinguersi. Lo fa anche la Lega. I simboli o i segni rendono visibile il gruppo di appartenenza. Non so se per un bisogno solo di apparire, o per un bisogno di imporsi, o per un bisogno di propaganda. Quando ero a Sesto San Giovanni, i ciellini avevano un loro libretto di preghiere: la copertina era di colore “giallo”. E che dire del linguaggio? Quando parlavo con un ciellino, lo capivo al volo: “il Cristo”, “l’esperienza”, “l’avvenimento” ecc. Quando si confessavano, i loro peccati erano tutti di questo tipo: “ho fatto o non fatto l’esperienza del Cristo?”, “ho incontrato l’Evento”. Ed io mi chiedevo: che cazzo di peccato è mai questo?
Tutto doveva essere in comune nel gruppo. Bisognava, nelle riunioni, comunicarsi pubblicamente le proprie esperienze, i propri disagi. Se non lo facevi, ti facevano sentire in colpa. Se ti piaceva una ragazza o viceversa, dovevi presentarla o presentarlo al gruppo per l’approvazione. Non posso negare che erano bravi e brave ragazze. Se proponevo loro di fare il o la catechista, mi dicevano di sì, ma a un patto: che insegnassero come Cl, al che rispondevo di no. Non partecipavano alle proposte della parrocchia: loro avevano le “loro”. Se c’era un’emergenza - un terremoto, o un’alluvione - loro facevano le “loro” raccolte. Avevano il “loro” Avvento, la “loro” Quaresima. Naturalmente se trovavano nelle vicinanze un prete “ciellino”, allora quella parrocchia diventava il loro covo, anche se i parrocchiani si lamentavano. Il loro punto di riferimento era unicamente don Giussani: il cardinale andava bene se rientrava nelle loro grazie. So di conventi le cui Madri superiori erano disperate, perché le ragazze che entravano (e allora non erano poche) mettevano in crisi la struttura del Convento assentandosi anche dai loro impegni per andare ai raduni o convegni del Movimento tal dei tali, tra cui Cl. So di qualche Superiora che decise di rifiutare ragazze se veniva a conoscenza della loro simpatia per un Movimento ecclesiale. E aveva tutte le sacrosante ragioni.
Non sto a ripetere che questo succedeva anche per i preti. Una cosa vorrei aggiungere. Il Movimento ciellino aveva tra i suoi scopi anche quello di stimolare tra i suoi aderenti il senso missionario, ed era certo una buona cosa. Ma... ciò aveva anche uno scopo direi “opportunistico”: era una maniera per creare più vivacità, più spirito di corpo, più fascino. E succedeva che la Bassa milanese era letteralmente invasa, soprattutto la domenica, da questi “missionari ciellini” alla ricerca delle pecorelle perdute. Tranne che, allora, la Bassa milanese era abbastanza “rossa” e non soffriva questa “invadenza bianca”. Quando sono andato a fare il parroco a Balbiano e Colturano, ho sentito il disagio di questi due paesi nel sentirsi “terra di missione” occupata da “stranieri” alla ricerca di una buona azione per andare in paradiso.
Potrei continuare, ma mi fermo. Mi preme toccare ciò che per me è il vero punto debole di un Movimento che, nato anche con tutte le buone intenzioni, è diventato con l’andar del tempo una tale struttura insopportabile da definirla senza mezzi termini il vero cancro della Chiesa, e direi anche della società civile.

In realtà, a leggere gli scritti di don Luigi Giussani - a parte il linguaggio accattivante per un giovane: slogan tipici di ogni leader: è anche l’arte oratoria della politica (vedi Berlusconi e Bossi) -, si rimane affascinati soprattutto per il contenuto. Non lo si può negare. L’Evento incarnato penso che sia il cuore del messaggio ciellino. O almeno è la mia impressione. Anche il messaggio-slogan del recente Meeting è elevato. Ma come si può impostare un meeting con questo slogan invitando politici d’ogni risma? Ed è qui il punto. Il meeting è la dimostrazione concreta di cosa è Comunione e Liberazione. Certo, l’organizzazione è perfetta (finanziata da chi?), c’è una marea di volontari entusiasti, che si auto-ricaricano senza però accorgersi dell’inganno. È il solito inganno della setta. Come mai questi volontari, che sono per la gran parte giovani, non vedono la realtà? Si autosuggestionano a tal punto da diventare totalmente ciechi, e non vedono che sul palco della kermesse sfilano farabutti, ladri, bugiardi. Qualche anno fa, quando è stato invitato Silvio Berlusconi, appena è apparso sulla scena, è stato osannato dai ciellini presenti al grido “Tu sei la luce! Ecco la luce!”. Il colmo della follia!

Ed ecco perché non sopporto Cl. Non riesco proprio a sopportare la sua contraddizione. Predica anche bene, ma razzola male. Ma non razzola male per qualche difetto dei suoi adepti, ma per l’impostazione di fondo. Se fosse qui oggi don Giussani, non riconoscerebbe più il figlio che ha generato. È diventato un mostro. E non so assolutamente capire il vero motivo per cui Cl sia stato spinto sulla strada verso il precipizio, tradendo don Giussani e tradendo gli stessi aderenti. Ma costoro non si accorgono, tanto sono accecati. E la cosa sconvolgente è che giustificano il tradimento in nome del pensiero di don Giussani.

Cl è tutto tranne che un Movimento ecclesiale, se per Movimento ecclesiale intendiamo una parte di Chiesa che testimonia con più radicalità il messaggio di Cristo.

Cl ha frainteso la parola radicalità, e l’ha scambiata per fondamentalismo o integralismo. Parla sì del Cristo incarnato, ma è sulla parola incarnazione che Cl sta ingannando: la sua natura e i suoi devoti.

Anche Cl parla di Umanità e direi di Umanesimo. Ma come li intende? Se non sa distinguere tra valori cattolici e valori umani, come può parlare di Umanesimo integrale? Per Cl l’Umanità è la radicalizzazione dei valori cosiddetti cattolici. Il che è l’integralismo più disumano! Per questo il Vaticano sorride a Comunione e Liberazione. La pensa allo stesso modo. E vanno d’accordo anche sui protettori politici: Berlusconi e company.

Qui le prove non lasciano dubbi. Solo i ciechi non sanno vedere. Ed è qui la mia incazzatura più forte. Posso capire se la Chiesa ce l’ha a morte con il marxismo o con il relativismo. Posso capire le sue chiusure nel campo etico e bio-etico. Posso capire anche le sue condanne nei riguardi dei Teologi della Liberazione. La storia ci insegna che la gerarchia prima condanna, poi santifica. Ce ne vuole prima che intraprenda i sentieri della Profezia. Posso capire tutto questo. Ma non posso capire che vada a letto con il Porco Berlusconi. Non posso capire che si allei con il capitalismo per difendere valori quali la vita o la giustizia, valori che il capitalismo distrugge ogni giorno che passa. Ma è cieca?

È la stessa cecità di Cl. Come può sostenere la politica berlusconiana? Come possono politici che si vantano di essere ciellini far parte di questo Governo?

Ed eccoci al punto dolens, al braccio finanziario che ha come nome Compagnia delle Opere. Già la parola “Compagnia” è un programma. “Delle Opere”, e quali?
Posso intuire il motivo per cui si è voluto, ad un certo punto, distinguere il Movimento diciamo spirituale dalle sue opere concrete e dai loro finanziamenti e operazioni finanziarie. Nessuno è qui a dire che i soldi non ci vogliono. Anche una minima cosa ha i suoi costi. Una volta i santi chiamavano “divina provvidenza” gli aiuti che venivano da tutte le parti e nei momenti più bisognosi. Ma, si sa, i santi erano santi e hanno fondato strutture assistenziali con le mani pulite, mentre i loro successori hanno bisogno di ben altre provvidenze, e si attaccano ad ogni cosa: ai ricchi, alle eredità talora carpite con arte, legandosi ad una politica che promette sovvenzioni, ma dietro un compenso “politico”…
Come si può - talora mi chiedo - sostenere strutture di un certo peso economico, senza compromettersi? E poi, ecco la vera domanda: fino a che punto spingersi nel mettere in piedi strutture anche assistenziali, oggi si usa dire no profit? Per quale motivo? Per garantire la più ampia diffusione del regno di Dio? E quale regno di Dio? Comunione e Liberazione, tramite la Compagnia delle Opere, a che cosa mira? Ha preso una buona parte del potere politico, e vuole gestirsi in proprio anche l’economia? Per quali fini?

Mi si risponda!

Non c’è che una risposta: Cl mira ad una vera e propria teocrazia! Ma in nome di quale dio? Il dio del mercato? Qui sta l’assurdo, la blasfemia!

A parte questo, che cosa diciamo del modo di gestire l’economia da parte della Compagnia delle Opere? Tutto pulito? Alla luce del sole? Tutto legale? Tutto evangelico?
Che dire degli scandali che riescono a perforare l’omertà ciellina? Perché Roberto Formigoni ci tiene così tanto a governare il più a lungo possibile la Lombardia? Non doveva forse andare a Roma? Via lui, che cosa succederà? Chi proteggerà certi giri affaristici ciellini? Chi favorirà certi appalti?

Qui in Lombardia, in particolare nel Lecchese, tutto è in mano a Cl e alla Compagnia delle Opere: i giornali locali, gli ospedali, le scuole private, gli assessorati della regione, delle Province… Finché c’è il celeste Protettore, la ragnatela è quasi perfetta.

Ci sono anche luoghi spirituali, conventi e altri centri dove i capi ciellini si ritrovano spesso per chiedere aiuti divini. Momenti di relax, di ristoro, di ricarica, dove si studiano piani strategici per dividersi meglio il potere e gli appalti d’affari. All’ombra magari di qualche pianta dove si dice sia apparso il loro santo protettore: meglio non dire il nome!

Beh, dire che Cl e Cdo sono il cancro della Chiesa è forse poco. A patirne è anche la società civile.

Se non bloccheremo presto questo maledetto cancro, con un taglio netto, non solo la Chiesa, ma anche il Paese patirà le pene dell’inferno.

 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 30/8/2010, 17:45




www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/28/soldi-e-cosi-sia/53927/

Soldi e così sia

Il Meeting di Cl a Rimini, sempre più centro di interessi e trattative tra poteri forti. Lunghissima la lista dei ricchi sponsor: "ogni nome un suo perché"

“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Cammini per la Fiera di Rimini e ritrovi ovunque questo slogan: sulle magliette dei ragazzi, sui muri, sui maxischermi. Finché non te la senti risuonare dentro e l’accento si ferma sull’ultima parola: cuore. E ti ritorna in mente il Vangelo di Matteo, così secco, così privo di alternative: “Dove è il tuo tesoro, là è il tuo cuore”. E allora ti poni una domanda: dov’è il tesoro di Cl e dove il suo cuore?
A volte ci si chiede perché Cl abbia scelto Rimini. E proprio in agosto. Qui c’è la capitale estiva dei divertimenti: palazzi cresciuti in disordine sulla riva, viali che risuonano delle percussioni delle discoteche, spiagge dove tutti vogliono cadere in tentazione. Intanto alla Fiera i ciellini celebrano il loro meeting. Ma c’è qualcosa di dissonante anche all’interno dei padiglioni. Non sono solo la cupola e le torri che, ironia dell’architettura, da lontano ricordano una moschea. Il punto è che non si riesce a capire quale sia l’anima del meeting: l’entusiasmo dei giovani oppure la fiera del potere che si autocelebrano.


I numeri del potere ciellino
Non è un mistero che Cl, attraverso il braccio della Compagnia delle Opere (Cdo), sia uno dei più importanti – e onnipresenti – soggetti economici del Paese con 35mila aziende, mille organizzazioni no profit e un giro d’affari di 70 miliardi. In Lombardia, addirittura, è tra le prime “industrie”. Ma Cl e Cdo sono molto di più. Per capirlo bisogna venire a Rimini, camminare per i padiglioni, scorrere l’elenco di ospiti e sponsor.
Niente di illecito, né di nascosto. Anzi, è tutto alla luce del sole. Ma il confine tra movimento cattolico e lobby è stato superato. E chissà se quei ragazzi con le magliette colorate si rendono davvero conto di che cosa succede accanto a loro, mentre suonano la chitarra e i vip si incontrano in grandi aule e salette riservate.
Ormai non ci si scompone più se la Regione Lombardia finanzia con soldi pubblici (234mila euro) un meeting confessionale e politicamente orientato che si svolge in Romagna. Un incontro promosso dal movimento di cui il Governatore Roberto Formigoni è tra i leader indiscussi.

Ma il meeting è stato realizzato anche con il contributo di enti locali: Regione Emilia Romagna, comune e provincia di Rimini. Certo, qui arrivano fino a ottocentomila persone, però qualcuno potrebbe chiedersi se sia opportuno che un ente pubblico partecipi a iniziative private dichiaratamente orientate, da un punto di vista confessionale e politico (nel centrodestra gli esponenti di Cl non si contano). E fa appena sorridere che questi enti locali siano magari amministrati dal centrosinistra, in nome di un ecumenismo politico, prima che religioso.
La novità di queste ultime edizioni, però, si legge scorrendo i nomi degli sponsor. “Ogni nome, gratta gratta, ha un suo perché”, sorride amaro Antonio, militante ciellino dissidente. L’elenco è lungo: Bombardier, Finmeccanica, Intesa San Paolo, Ania, A2A, Autostrade, Consta, Coop, Enel, Eni, Ferrovie, Grana Padano, Gioco del Lotto, Marco Polo, Motta, Sky, Siemens, Telecom e Win For Life.

E qui già un primo quesito si pone: perché società in mano pubblica sponsorizzano un evento che ha, appunto, un orientamento così preciso? Prendete A2A, società energetica controllata dai comuni di Milano e di Brescia. Ci sono poi le Ferrovie. Quindi Enel ed Eni, che vedono tra i principali soci lo Stato. Certo, sono colossi, che sponsorizzano centinaia di manifestazioni. Ma i loro amministratori, da Mauro Moretti a Paolo Scaroni, sono ospiti del meeting. Ed essere presenti qui, diventare amici di Cl, vale un’assicurazione di lunga vita. Alcuni interventi, come quello di Scaroni, meriterebbero di essere riportati integralmente, con gli attacchi pesantissimi ai lavoratori meridionali campioni di assenteismo o all’egualitarismo figlio del ’68 che danneggia i migliori. Un successo, un discorso calibrato per far andare in brodo di giuggiole Giulio Tremonti seduto lì accanto. Insomma, l’assenteismo degli operai del Sud è il grande cancro dell’Italia.

Nessun accenno alla corruzione, ovviamente. Ma gli occhi più attenti si appuntano su altre società. Finmeccanica (di cui lo Stato detiene il 32%), per esempio, che brinda al ritorno al nucleare. E qui Ferruccio Pinotti su Micromega ha ricordato un aspetto interessante: “Non è un caso che nel 2009 a discutere di nucleare al meeting fossero presenti Fulvio Conti (ad di Enel), Umberto Quadrino (ad di Edison) e Giuliano Zoccoli (presidente di A2A)… i top manager dell’energia italiana si sono definiti vecchi amici del meeting… non solo, a benedire l’intesa si mosse fino a Rimini l’allora ministro Claudio Scajola”. Insomma, sulla costa romagnola nascono intese. Ma Pinotti si spinge più in là: la Compagnia delle Opere penserebbe di inserirsi a qualche titolo nel business del nucleare.
Quanti nomi noti. Uno poi fa quasi sorridere pensando al passato: le Coop. Sì, il braccio economico del Pci-Pds-Ds-Pd che sponsorizza l’omologo del centrodestra. Nasce insomma un’asse per affari da centinaia di miliardi.

Tutti in fila per “stringere rapporti”
Pippo Civati, giovane promessa del Pd e tra i pochi che denunciano lo strapotere di Cl, dà una doppia lettura del sostegno che le imprese danno al meeting: “C’è il desiderio di stringere buoni rapporti con il movimento e le sue ramificazioni economiche. Ma non solo: essere vicini a Cl potrebbe anche aiutare a garantirsi la simpatia degli amministratori pubblici legati alla lobby”.
Insomma, bisogna esserci. Vale anche per Corrado Passera (ad di Banca Intesa) e Cesare Geronzi (presidente di Generali) che dal ponte di comando dei loro colossi parrebbero non doversi curare di questioni di piccolo cabotaggio come queste.

Finanza, ma anche politica. Ovviamente. Giovedì a Rimini è sbarcato Luca Zaia, neogovernatore del Veneto. Proprio un esponente di quella Lega da sempre diffidente nei confronti di Cl. I ciellini, però, sono realisti. Restano legati a Formigoni, ma hanno capito che in Veneto ormai il Pdl vale come il due di picche. Se si vuole contare qualcosa, magari nella sanità, occorre puntare sulla Lega. A Roma invece c’è Gianni Alemanno, dal 2002 ospite fisso del meeting. “Vado anche per ragioni politiche”, disse una volta. Intanto Cl sbarca nella capitale: l’ingegner Luigi Legnani recentemente è stato nominato presidente della Nuova Atac, l’azienda romana dei trasporti. Niente da dire, è un valido esperto. Ma è anche amico di Formigoni e vicino a Comunione e Liberazione.
Chissà se i ragazzi con la chitarra che ogni sera si radunano intorno alle fontane della Fiera conoscono questi retroscena. Forse quei nomi noti che sgomitano per essere presenti al meeting li fanno sentire orgogliosi della loro manifestazione. Ma gettano una luce diversa su tutto, perfino sui cori e le preghiere che ascolti quando la Fiera si svuota.

Da Il Fatto Quotidiano del 28 agosto 2010
 
Top
Felipe-bis
view post Posted on 15/10/2010, 13:56




http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/14...chiarato/71669/

Tutto pronto per il trasloco al “Formigone”
costato 200 mln più di quanto dichiarato


La nuova sede della Regione Lombardia, realizzata in tempi record per 609 milioni di euro, da domani ospiterà i dipendenti oggi sprasi in diversi palazzi milanesi. Lasciando liberi 40mila metri quadri di uffici.
E’ tutto pronto a Milano per il trasloco della Regione Lombardia. A partire da metà ottobre, il nuovo grattacielo più alto d’Italia, già scherzosamente chiamato “il Formigone”, aprirà le porte ai dipendenti degli assessorati alla Sanità e all’Istruzione e Lavoro, e nel 2011 sarà inaugurato in pompa magna dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Costato 200 milioni più di quanto dichiarato ufficialmente. Uno spreco, anche considerato che resteranno liberiliberi 40mila metri quadri di uffici oggi occupati dai dipendenti della Regione in vari palazzi in città.

La querelle estiva tra Giulio Tremonti e Roberto Formigoni, con il ministro dell’Economia che accusava il governatore lombardo di aver speso troppo, è lontana; ma rimane il dubbio sollevato da Tremonti: la nuova sede è davvero necessaria? Per il presidente Formigoni sì, è un’opera fondamentale “perché ci permette di risparmiare rispetto a quello che sono gli affitti”. Ma i bilanci e l’opposizione in consiglio regionale, già dal 2003, raccontano un’altra versione.

A partire dal costo: 400,4 milioni di euro in conto capitale, cioè risorse proprie della Regione, dichiara la giunta. In dettaglio, per la costruzione e gli allacciamenti sono stati spesi 263,3 milioni di euro e 78 per oneri e urbanizzazione e acquisto dell’area. Eppure nel comunicato stampa del 30 aprile 2004, all’indomani della scelta del progetto, Regione Lombardia dichiarava 175 milioni. Perchè una crescita di 88 milioni? “Probabilmente era una stima iniziale”, risponde l’ufficio stampa del Pirellone. Ma analizzando i bilanci annuali di Regione Lombardia sotto la voce “spese per acquisto beni immobili e attività connesse all’acquisizione della nuova sede”, si scopre il valore reale dell’opera. Nel 2003 vengono accantonati più di 35 milioni di euro, 56 per il 2004, quasi il doppio nel 2005 con 105 milioni. E si continua fino a 161 milioni del 2009.

Il costo totale si scopre solo con l’ultimo bilancio del 2010: il conto finale sfiora i 610 milioni di euro, soldi negli anni sottratti ad altri capitoli di spesa come sanità, istruzione, edilizia popolare. Di questi soldi, 182 milioni sono stati usati per acquistare il polo Taramelli-Rosellini-Pola dove spostare provvisoriamente gli assessorati durante la ristrutturazione del grattacielo Pirelli.

“Colpisce la mancanza di trasparenza nelle procedure e voci di spesa”, commenta Marcello Saponaro, ex consigliere regionale dei Verdi, “che fa diventare un terno al lotto perfino sapere il costo finale del nuovo Pirellone”. Anche per gli affitti i conti non tornano: 25 milioni di euro risparmiati con l’accorpamento nella nuova sede è la stima della Regione, ma dal rendiconto 2009 risultano pagati “solo” 13 milioni di euro per affitto dei locali della Giunta. A questi sono da aggiungere i canoni per le altre società regionali: Ersaf, Navigli Lombardi, Iref, Ilspa, Irer, Cestec, Finlombarda, Arpa, Lombardia Informatica, oltre che quello della sede del Consiglio regionale. L’ufficio stampa della Giunta però non rilascia informazioni su dove trovare queste spese in bilancio, né informa sui metri quadri occupati dalle varie società. Anzi, aggiunge la beffa: “Se riesci a trovare queste voci in bilancio sei bravo”.

Al di là dei costi, la domanda centrale resta: perchè una nuova sede per un ente che si vanta di avere solo tremila dipendenti? Tutto è iniziato nel 2002 con l’incidente dell’aereo che si è schiantato sul Pirellone. I successivi lavori di ristrutturazione hanno portato al trasferimento di alcuni assessorati della Giunta regionale nel polo di Taramelli-Rossellini-Pola. Con il trasloco si fa avanti l’idea di Formigoni di costruire un nuovo Pirellone. Nel 2008 si apre il cantiere per un grattacielo di 161 metri, costruito dal consorzio Torre dei colossi Techint, Sirti e Cmb Costruzioni. E Impregilo, tristemente famosa per l’inceneritore di Acerra in Campania e l’ospedale San Salvatore de L’Aquila, inagibile al 90 per cento dopo la scossa che ha devastato l’Abruzzo.

A gennaio 2009 un passo falso: la Procura di Milano apre un’inchiesta per presunte tangenti. Il costo dell’appalto del nuovo palazzo della Regione è stato “ampliato a dismisura rispetto ai costi iniziali”, secondo l’accusa. Grazie a una strategia concertata da Infrastrutture lombarde spa, holding di Regione Lombardia e stazione appaltante, con il coinvolgimento dei dirigenti del consorzio Torre. Indagine però morta sul nascere e archiviata a dicembre. Oggi con l’apertura del nuovo grattacielo, chiamato “l’Altra sede”, si libereranno molti uffici nelle sedi di via Pola, Taramelli e Rossellini. Anche il grattacielo Pirelli scenderà da 1200 a 800 dipendenti. La stessa Giunta infatti, con la delibera 8777 del 22 dicembre 2008, si chiede come impiegare gli spazi vuoti. Spunta la “possibilità di utilizzo di altri soggetti del Sistema come Aler di Milano”. Perchè nonostante la riorganizzazione di tutti gli uffici milanesi di Regione Lombardia (e società controllate), resteranno vuoti ben 40 mila metri quadri. Diecimila in più di quelli disponibili per gli uffici nel nuovo grattacielo di Formigoni
 
Top
view post Posted on 17/11/2010, 10:33
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


image

image



Criticò Cl in un libro: dopo la sospensione dal lavoro, la protesta in catene
Presidio al Pirellone. Enrico De Alessandri con un gruppo di sostenitori contro la decisione di Formigoni

La Regione: il provvedimento non riguardava le opinioni ma la violazione del contratto


MILANO - Un presidio di protesta ha visto protagonista martedì mattina, all'ingresso del Pirellone, Enrico De Alessandri, funzionario della Regione Lombardia sospeso per un mese, un anno fa, dopo aver pubblicato il libro «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia». Mentre dentro il palazzo prendeva il via la seduta del Consiglio regionale, De Alessandri si è cinto in una grossa catena, per ribadire le sue ragioni e chiedere, fra l'altro, che il governatore Roberto Formigoni «tolga il suo avallo all'atto di sospensione». A dare manforte a De Alessandri, una decina di persone con le bandiere di «Sinistra Universitaria» e cartelli recanti la scritta «Critichiamo Cl: sospendeteci tutti». Tra loro anche il consigliere regionale Pd, Pippo Civati, e l'ex consigliere regionale Carlo Monguzzi. «Siamo qui per affermare la laicità delle istituzioni e difendere la libertà di parola», ha spiegato Civati. Già ieri la Regione aveva chiarito in una nota che la sospensione si doveva «a precise violazioni del Contratto collettivo nazionale di lavoro del 6 luglio '95 e del Codice Etico di comportamento dei dipendenti della Giunta regionale» e dunque «non ha riguardato in alcun modo le opinioni».


16 novembre 2010

http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...181468945.shtml
 
Web  Top
38 replies since 4/12/2008, 21:11   10253 views
  Share