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Verona. 67 sordi accusano: "Violentati da preti pedofili all'Istituto Provolo", Le "virtù erocihe" del venerabile vescovo Carraro, accusato di pedofilia

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GalileoGalilei
view post Posted on 27/1/2009, 12:04 by: GalileoGalilei
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Corriere del Veneto
2009-01-27 num: - pag: 7

Dopo i racconti dell'associazione sordi il fascicolo dovrà essere «integrato»

Presunte molestie al Provolo, bloccata la beatificazione di monsignor Giuseppe Carraro

E alcuni dei frati pronti a denunciare chi li ha accusati
VERONA — Il livore, i rigurgiti di una memoria che non ha prove, le guerre «non corazzate », come le ha definite il vescovo Giuseppe Zenti, un primo effetto lo hanno avuto.
E se le presunte storie di abusi al Provolo nulla possono per quella legge che comunque le «annulla» sotto l'alto patrocinio della prescrizione, un primo impatto, devastante per la chiesa veronese, c'è stato. Eccome.
Monsignor Carraro
, Perchè quel nome, quell'«alto prelato» di cui si racconta con dovizia di dettagli in una delle testimonianze rilasciate all'Espresso, è il primo a pagare. Che sia vero o no quello che di lui si è raccontato, il primo a farne le spese è lui. Morto 28 anni fa. Il «pupillo di Paolo VI», per chi sta seguendo il suo processo di beatificazione. Il vescovo che «ci portavano nelle sue stanze », per chi - a lui - imputa parte di quegli abusi.
Per monsignor Giuseppe Carraro il processo di beatificazione che era iniziato quattro anni fa - voluto dal vescovo di allora, padre Flavio Roberto Carraro è stato interrotto. Troppo pesanti, troppo «mass-mediatiche», le presunte accuse rivolte nei suoi confronti da quegli ex alunni dell'istituto Provolo che, tramite l'associazione sordi presieduta da Giorgio Dalla Bernardina, hanno raccontato di molestie, sevizie e brutalità che avrebbero subìto tra gli anni Cinquanta e fino al 1984 da parte di frati e laici che si sarebbero dovuti occupare di loro. Perchè nel «fascicolo» di un beato nulla viene tralasciato. E anche questo capitolo dovrà entrare nel cammino verso la beatificazione di Carraro.

La vicenda
Il capitolo più eclatante di quella storia che in realtà si è iniziata a scrivere solo venerdì, con l'esclusiva dell'Espresso. Ma che fino ad ora non era mai trapelata. Sessantasette sordi coinvolti nelle denunce che coinvolgono 25 insegnanti dell'allora Provolo. Molti di loro, frati e laici, nel frattempo sono morti. Solo dieci sono ancora in vita. E nessuno di loro ha più a che fare con l'istituto. Quattro vivono ancora a Verona. Uno insegna religione un'ora alla settimana. Alcuni di loro sono in contatto con la curia.

Le testimonianze
Racconti, quelli dei sordi che il parere positivo della sua giunta. Starebbero proprio in questo le perplessità del prefetto Gallerano, vista la ferma decisione del sindaco di non portare l'ordinanza all'attenzione della giunta. Inoltre, Gallerano avrebbe fatto notare a Zanonato il pericolo che l'ordinanza possa sovrapporsi, finanche scontrarsi, con il Decreto del presidente della Repubblica 309/1990, cioè il Testo unico sugli stupefacenti: un fatto che potrebbe rendere il provvedimento facilmente attaccabile da un eventuale sostengono di avere subìto gli abusi, che potrebbero avere un contraltare. Perchè il numero delle sevizie, dei bambini ma anche degli operatori coinvolti è a dir poco impressionante. E che tutto si sia potuto svolgere in un clima «ovattato» al punto che nulla, ma proprio nulla, trapelasse, sembra impssibile. Adesso, a qualche giorno di distanza, qualche sussurro arriva. Ma tardivo. E comunque di controcanto a chi nell'istituto lavorava, svolgeva altre mansioni rispetto all'insegnamento, ma non poteva non accorgersi se qualcosa non andava. Si raccolgono anche queste di testimonianze, oltre a quelle degli abusi.

Il procuratore Schinaia, che ha ribadito più volte che l'eventuale reato è prescritto, da una parte si è dichiarato «sorpreso» del ritardo con cui le denunce sono emerse, ma ha anche valutato che chi è coinvolto tra gli educatori dovrebbe essere allontanato. Se ci fossero delle verità si eviterebbe che eventuali episodi simili si ripetano. Una considerazione che non è piaciuta per nulla al portavoce della curia, don Bruno Fasani: «Quelle persone non lavorano più al Provolo e comunque rimuoverle dai loro incarichi sarebbe come ammettere una loro colpevolezza che per noi non è credibile ».
 
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