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Verona. 67 sordi accusano: "Violentati da preti pedofili all'Istituto Provolo", Le "virtù erocihe" del venerabile vescovo Carraro, accusato di pedofilia

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view post Posted on 22/1/2009, 18:18
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pr...edofili/2059082

Noi vittime dei preti pedofili
di Paolo Tessadri
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì

Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza".

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.
Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.

La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.
Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.

"Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici".

Il dramma
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato".
Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.

Gli esposti
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa.Secondo la loro associazione, "c'è già stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".

La Curia
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.

Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".

L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".


(22 gennaio 2009)

Edited by GalileoGalilei - 22/7/2015, 17:08
 
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http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/133212/

Pedofilia, accuse a religiosi
da 67 ex allievi sordomuti

* 22/01/2009

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Sono 67 gli ex allievi dell'istituto religioso veronese Provolo che hanno denunciato abusi sessuali da parte di preti

Verona. Decine di bambini e ragazzi sordomuti sarebbero stati violentati e molestati negli anni in un istituto religioso di Verona, l’Antonio Provolo. I fatti sono stati denunciati da 67 ex allievi, tra cui tre vicentini, con una lettera al settimanale «L’Espresso», che ha anticipato i contenuti dell’articolo in uscita nel prossimo numero. «Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi» affermano nella lettera d’accusa gli ex ospiti del «Provolo», per i quali le violenze sarebbero state perpetrate per trentanni, fino al 1984.

Gli episodi citati riguardano 25 religiosi; le vittime potrebbero essere un centinaio. Gli ex allievi si dicono pronti a elencare vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura, perchè i reati sono ormai prescritti. Nelle loro denunce, gli ex ospiti del Provolo parlano di sodomizzazioni, sevizie sessuali di ogni tipo, vessazioni e bastonate. Sono 15 gli ex ospiti dell'istituto che accoglieva ragazzi sordi da tutto il Veneto ad aver firmato altrettante testimonianze (alcune registrate anche in video) delle violenze subite. Di questi 15 tre sono vicentini.

Interpellato dall’Ansa, il procuratore della Repubblica di Verona, Mario Giulio Schinaia, ha detto di non sapere nulla della vicenda, manifestando la propria amarezza per il fatto che questi episodi avrebbero dovuto essere segnalati all’unico organo competente, la magistratura, per ottenere giustizia.

Secondo gli ex allievi del «Provolo», una decina di sacerdoti responsabili delle violenze, ormai anziani, sarebbero ancora nell’istituto, nelle sedi di Verona e Chievo.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-in...essaggio=996123



Agire politicamente: SALA STAMPA CAMERA DEI DEPUTATI Venerdì 23 gennaio 2009 ore 11.00 La pedofilia : reato o peccato? Verona Caput Mundi ? Violenze sessuali su minori sordi all'istituto Provolo di Verona, Testimonianze ed iniziative Maurizio TURCO, deputato Giuseppe ROSSODIVITA, avvocato Luca PONCHIROLI, radicali Mantova associazione ex allievi dell'Istituto per sordi "Antonio Provolo" di Verona : Giorgio DALLA BERNARDINA, presidente Paola LODI RIZZINI, Marco LODI RIZZINI, Paolo TACCHI

Inviato da bateauivre il 22 gennaio 2009 alle 21:02
 
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Kulkulcan
view post Posted on 22/1/2009, 23:59




incredibile, non ho parole...
 
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view post Posted on 23/1/2009, 09:35
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Intervista all'On Maurizio Turco (durata 12 min e 24 sec) sulle denunce: http://www.anticlericale.net/node/53

Tra poche ore conferenza stampa
 
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http://www.larena.it/stories/Cronaca/133728/

«Violenze in doccia e a casa del prelato»
LA DENUNCIA. Al settimanale le vittime hanno testimoniato in video

Da due anni, tramite tre associazioni, gli ex allievi avrebbero segnalato i gravi fatti alla Curia

* 23/01/2009

È dettagliata la cronistoria della vicenda ricostruita dal giornalista dell'Espresso.
«Da quasi due anni», si legge nel numero del settimanale, «gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente dell'Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago».
A L'Espresso i «protagonisti della denuncia citano un elenco di casi che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri. Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a L'Espresso generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico. "Avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato gravi problemi psicologici".
 
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...o,17685182.html

Preti pedofili/ Radicali: Rinuncino a prescrizione e chiariscano

Vescovo e Curia Verona sapevano:hanno tentato di insabbiare tutto

postato 4 ore fa da APCOM ARTICOLI A TEMA

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Roma, 23 gen. (Apcom) - Il vescovo di Verona, monsignor Zenti, convinca i preti coinvolti nel caso di pedofilia denunciati dal settimanale L'Espresso, e avvenuti nell'Istituto Antonio Provolo della città scaligera, a rinunciare alla prescrizione in modo che si possa fare chiarezza in Tribunale. E' quanto chiedono i radicali, dopo che le denunce dell'Associazione sordi Provolo hanno raggiunto i mass media. "Il vescovo - spiega il parlamentare Maurizio Turco nel corso di una conferenza stampa - era stato informato da un anno e mezzo della vicenda, la Curia da tre. Ci stupisce questo suo stupore. Almeno ora convinca i preti pedofili a rinunciare alla prescrizione così otterrà quello che vuole: che il Tribunale accerti fatti che lui e la Curia non sono stati in grado di accertare".
Per l'esponente radicale, che chiede anche al vescovo di rimettere il proprio mandato, il tentativo della Curia è quello di insabbiare la vicenda: "Hanno alzato un polverone - accusa Turco - sperando che la polvere seppellisse questi fatti, che si potesse nascondere la verità. Ora se vogliono chiarezza e accertare i fatti, bene non c'è problema: rinuncino alla prescrizione".
L'associazione Provolo che raccoglie alcune delle vittime dei presunti abusi ribadisce di non aver mai chiesto risarcimenti economici: "Vogliamo giustizia, e che quei preti (di cui hanno fornito nomi e cognomi, ndr) non stiano più a contatto con i bambini".


http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=43398&sez=NORDEST

Verona. Abusi su minori al Provolo,
il vescovo nega: «Sono tutte menzogne»

La Curia si difende dopo la denuncia di 67 ex allievi:
«È un complotto per ottenere i beni della congregazione»
commenti Commenti invia Invia stampa Stampa
Monsignor Giuseppe Zenti
VERONA (23 gennaio) - «Non c'è mai paura della verità»: queste le parole del vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, nell'incontro per precisare la posizione della Curia dopo la denuncia del settimanale "L'Espresso" su 67 presunti casi di abusi sessuali e pedofilia avvenuti all'Istituto per sordomuti "Antonio Provolo".
«È una vicenda che ci ha lasciato sgomenti - spiega monsignor Zenti -, sono convinto che si tratta di una montatura, di menzogne». Il vescovo di Verona, riguardo a Giorgio Dalla Bernardina, presidente dell'Associazione Sordomuti "Antonio Provolo" che ha portato alle luce i casi denunciati dagli ex allievi dell'istituto religioso, ha detto: «Io mi trovo tra l'incudine e il martello: il signor Dalla Bernardina è un nostro diocesano, è un mio fedele. Se voleva fare la guerra doveva corazzarsi, non usare la bicicletta e la baionetta da bersaglieri».

Il vescovo ha spiegato che gli episodi nel passato vanno circostanziati e analizzati, «Quello che risulta dall'Espresso è da allucinazione». Ha quindi definito «Una vicenda losca, chiamare in causa monsignor Giuseppe Carraro (vescovo dal 1958 al 1978), per il quale è stata avviata la causa di beatificazione, dicendo che un ragazzino fu accompagnato qui e nel salone dell'Episcopio, dove sto parlando, venne abusato. Questo racconto da solo smonta tutto il teorema» ha sostenuto, dicendosi «amareggiato, ma fiducioso della verità, che viene sempre a galla».

Controffensiva della Curia: «Pronti a vie legali». Zenti, non ha dubbi sull'inconsistenza delle accuse di pedofilia: «È un teorema inconsistente fabbricato per ottenere i beni della congregazione». Mons. Zenti ha ricordato che Dalla Bernardina avrebbe preteso di mantenere l'utilizzo di beni immobili appartenenti alla congregazione: «Chiuse la sua richiesta - ha sottolineato il vescovo - minacciando di intervenire con accuse di pedofilia».

Il vescovo di Verona ha definito la vicenda una «strumentalizzazione, infamante nei confronti di preti» realizzata «con testimoni improvvisati e inattendibili. Chiedo prove, non racconti inverosimili. Sono banalità costruite con mentalità aberrante ed è aberrante che Dalla Bernardina strumentalizzi questi sordomuti». Zenti chiede ancora a Dalla Bernardina di «non approfittare dei suoi amici o ex amici - ha affermato -. Aveva giurato vendetta, era disposto a distruggere la Congregazione. Questo è il risultato».

Monsignor Zenti ha teso comunque una mano agli accusatori «Dalla Bernardina ripensi alla vicenda. Chiuda in modo dignitoso, con una smentita». In caso contrario il pastore della chiesa veronese è pronto a ricorrere alle vie legali. «Non abbiamo nessun timore che si indaghi - ha concluso il vescovo - infangare una congregazione religiosa e una diocesi è incivile».

E comunque, nonostante i dubbi espressi, Zenti conclude: «Come Chiesa non andiamo mai in prescrizione: è un caso di coscienza, anche dopo 50 anni bisogna riparare».

«L'avvocato Mazzoni aveva la documentazione». Inoltre, chiosa il monsignore, «dire che la Curia è stata reticente è una falsità: l'avvocato monsignor Pietro Mazzoni, vicario giudiziale è stato subito coinvolto per rispondere all'associazione, aveva la documentazione e li ha interpellati. Prima è arrivata una lettera scritta a mano con 60 firme che chiedevano a quali istituzioni rivolgersi per casi di pedofilia - ha ricostruito il vescovo -; il vicario giudiziale ha fatto presente la necessità di una denuncia circostanziata, la risposta è stata una lettera non firmata e senza nessuna intestazione. Poi loro hanno precipitato le cose».

Mons. Fasani: «Neppure una casa di tolleranza avrebbe retto i ritmi descritti». Il direttore dell'ufficio stampa della Diocesi di Verona, monsignor Bruno Fasani, che ha affiancato il vescovo Giuseppe Zenti nella conferenza stampa indetta oggi per chiarire i fatti, ha dichiarato: «Sostenere che 25 preti su 26 praticavano la sodomia e altro è inverosimile, neanche una casa di tolleranza avrebbe potuto reggere questo ritmo ed è impossibile che non trapelasse niente».

Chiesto il trasferimento dei preti accusati. Il vescovo ha replicato anche alla richiesta di trasferimento dei preti accusati dai sordomuti di abusi sessuali. «Non compete a me ma alla Congregazione - ha dichiarato - inoltre vuol dire riconoscere in qualche modo la loro colpevolezza».

I radicali chiedono che il vescovo inviti i preti coinvolti nello scandalo a farsi processare. «Il vescovo di Verona chiami i preti e i fratelli laici coinvolti e li convinca a rinunciare alla prescrizione in modo che si possa accertare quanto accaduto in tribunale - è l'appello del parlamentare radicale, Maurizio Turco - In questo modo si potrà accertare quello che la Curia non ha accertato in questo anno e mezzo».
 
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view post Posted on 23/1/2009, 18:04
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...a,17689219.html

Preti pedofili/ Mussolini: Verificare i fatti di Verona
Mons. Zenti difenda le vittime e lotti per la verità
postato 25 min fa da APCOM
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Roma, 23 gen. (Apcom) - Alessandra Mussolini, presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e segretario nazionale di Azione Sociale-Pdl, critica duramente le parole di monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, sul caso dei presunti abusi sessuali all'istituto per sordomuti Antonio Provolo, portati alla luce da una inchiesta dell''Espresso'.

"In vicende drammatiche come questa, dove vi potrebbe essere stata una grave mortificazione fisica e morale di giovani esseri indifesi - dice Mussolini - la prima, e forse unica, cosa che una persona di buon senso dovrebbe fare è sostenere le vittime e lottare per l'accertamento della verità. A maggior ragione - prosegue - se tale persona è un rappresentante della Chiesa cattolica. Al contrario, i toni della conferenza stampa tenuta da monsignor Zenti sono sembrati in alcuni momenti tendenti esclusivamente a difendere la propria organizzazione: non si spiegano altrimenti affermazioni come 'montatura' e 'menzogne'".

Per la Mussolini, "sono stati raccontati fatti che per la loro gravità e per il contesto nel quale si sarebbero verificati vanno verificati a fondo. Il Santo Padre sulla pedofilia commessa dai preti è stato fin troppo chiaro. Pertanto - conclude l'esponente di Azione Sociale-Pdl - l'unico obiettivo da perseguire con tutte le energie in questa vicenda, anche da parte della Curia veronese, è la verità".
 
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donnaconlapistola
view post Posted on 23/1/2009, 18:50




http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.2884236634

Non sò se questo libro verrà ora venduto. Missionari all'estero della diocesi di Verona sono ben 572. Ficoooo

http://www.bergamonews.it/bergamo/articolo.php?id=6295

Ma guarda quanto è povera la diocesi di Bergamo...
 
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view post Posted on 24/1/2009, 16:28
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Il vescovo ha parlato di montatura, legata alla vicenda dell’affitto di un locale della Curia. Locale che, secondo i sordi, sarebbe stato offerto in affitto a soli 200 € all'asociazione sordi ex allievi del Provolo (fondata dai preti stessi) per tacitare il tutto (fonte Conferenza Stampa On. Turco 23/01/2009).


E’ ridicolo paventare un complotto di 67 sordi per avere un locale in fitto. Un locale che, tra l’altro, l’associazione dei sordi non vuole.
 
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view post Posted on 26/1/2009, 10:07
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http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/770

Pedofilia/ Provolo, il procuratore:"Non ci sono elementi per aprire un'indagine"





(Giorgio Dalla Bernardina)

PEDOFILIA. Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude la porta su qualsiasi possibile sviluppo giudiziario sulla vicenda che sta coinvolgendo l'istituto sordomuti
«Bisogna smetterla di pensare che la magistratura possa risolvere tutti i mali della nostra società» 25/01/2009

«Non possiamo fare indagini sui fatti di pedofilia, verificatisi al Provolo».
Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude subito la porta a qualsiasi sviluppo giudiziario sulla vicenda dell'istituto per sordomuti nel quale, secondo una lettera di una sessantina di frequentatori di quella scuola, sarebbero avvenuti abusi per una trentina d'anni fino al 1984.

E proprio i 25 anni trascorsi da quando sono avvenuti gli ultimi episodi di quelle terribili violenze, rappresentano uno scoglio insuperabile per poter aprire un fascicolo, inserendo i nomi dei responsabili di quegli abusi. Oltrettutto mancano anche le querele delle vittime di quei soprusi e si tratta di fatti molto delicati per i quali servono sempre indagini molto scrupolose. Il procuratore, poi, invita a smetterla di pensare che «la magistratura possa essere sempre la soluzione di tutto ciò di male che accade nella nostra società».
In questa brutta vicenda, ci sono altri attori in campo ad iniziare dall'autorità ecclesiastica. «Se fosse vero», premette Schinaia, «che i vertici della chiesa non hanno fatto nulla per tutelare quei giovani sordomuti, ciò mi lascerebbe perplesso». Il procuratore poi ricorda che «le autorità ecclesiastiche non hanno i tempi di prescrizione come la giustizia ordinaria». I vertici della Chiesa veronese, insomma, potevano intervenire «se erano a conoscenza di queste violenze, adottando provvedimenti nei confronti dei responsabili».
Non va giù poi al procuratore che questi fatti siano stati denunciati ai mass media prima che all'autorità giudiziaria: «Mi rammarica che non sia arrivata nessuna segnalazione in procura se non a così tanto tempo di distanza con la pubblicazione di questi fatti sui giornali». D'altro canto, però, il procuratore ha parole di «apertura» verso le vittime di queste violenze: «È comprensibile che questi soggetti non hanno denunciato questi fatti per vergogna o per altri motivi».
Spettava a chi sapeva, insomma, denunciare gli abusi. Il procuratore esclude categoricamente, infine, di aprire un fascicolo per far luce sulle parole di monsignor Zenti, pronunciate due giorni fa.
Il Vescovo aveva affermato di sentirsi vittima di un ricatto dei vertici dell'associazione Provolo.
«Mi avevano minacciato di rendere pubblici questi episodi di pedofilia se non avessi accolto le loro richieste», aveva detto Zenti. Per il procuratore, però, mancano gli elementi fondamentali per parlare di estorsione. GP.CH.

L'Arena 25 gennaio 2009
 
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Le tappe della vicenda ricostruita dal gionale L'Arena

http://www.larena.it/stories/Home/135236/


* 26/01/2009


Verona. La vicenda che ha portato alla pubblicazione su L’Espresso di un servizio in cui 15 sordi veronesi accusavano sacerdoti e confratelli della Congregazione di Maria per l’educazione dei sordomuti, insegnanti nell’istituto Provolo, di violenze e abusi sessuali commessi in un arco di tempo che va dagli anni ’50 al 1984, ha avuto una accelerazione nelle ultime settimane, ma era nota da tempo ai vertici della diocesi. Vediamo di ricostruirne la cronistoria.

PRIMO INCONTRO. Risale al 4 ottobre 2006 la prima visita in Curia. In 52 si presentano da monsignor Franco Fiorio, il vicario di padre Flavio Roberto Carraro. «Abbiamo parlato di molti problemi, ma soprattutto di pedofilia», dice Giorgio Dalla Bernardina, «preoccupati per un progetto che lasciava presagire che proprio dove molti di noi avevano subito abusi potevano essere messi a contatto dei medesimi violentatori bambini sino a dieci anni con difficoltà familiari». Il vicario prende nota e informa il vescovo, che all’epoca è ancora padre Carraro, il quale però è sul piede di partenza.

SECONDO INCONTRO. Avviene il 20 luglio 2007. A poche settimane dall’insediamento a capo della diocesi, è monsignor Giuseppe Zenti a ricevere - «da solo», sottolineano - una delegazione di sette persone dell’Associazione Provolo. «Per quasi tre ore abbiamo parlato dei casi di pedofilia nell’istituto, che riguardavano 14 tra preti e confratelli della congregazione ancora vivi e 11 defunti».

TERZO FACCIA A FACCIA. L’incontro si ripete il 15 ottobre 2007, a un anno dal primo. E sempre con monsignor Zenti.

LUGLIO 2008. Intanto nell’estate 2008 si alza il livello delle tensioni tra l’Associazione Provolo, che raggruppa oltre il 90% dei sordi veronesi, e la congregazione. Tensioni iniziate l’estate precedente, con manifestazioni di protesta e volantinaggi a San Zeno di Monatgna, davanti alla Tenuta dei Cervi, di proprietà della Fondazione Bonoris, sede delle colonie estive per sordi e dal cui accesso gli aderenti dell’associazione presieduta da Dalla Bernardina si sentivano esclusi o quantomeno boicottati.

LA LETTERA. Di fronte al silenzio della Curia l’8 agosto 2008 l’associazione scrive a mons. Zenti, ricordando gli incontri precedenti ed elencando i punti su cui chiede risposta. «1. Pedofilia e abusi sessuali; 2. rapporti con l’istituto Provolo; 3. sfratto dalla sede di via Rosmini 6; 4. trasferimento di sordomute anziane, sane di mente, in strutture per disabili mentali; 5. sottotitolazione delle sante messe; 6. rapporti con Ens». In caso di una ulteriore mancata risposta, dicono di sentirsi costretti «ad adire altre vie».

LA RISPOSTA. La frase viene interpretata dal vescovo come una minaccia non troppo velata e la risposta vergata di proprio pugno da Zenti arriva per fax il 18 settembre successivo. «Signor presidente», scrive, «il tono minaccioso della sua lettera non mi consente di entrare in dialogo, anche perché lei non può conoscere tutti i passi da me fatti per risolvere alcune questioni. Sto in attesa che gli animi si sbolliscano, auspicando anzitutto un dialogo, sereno e fraterno, con gli altri interlocutori».

ACCORDO CON L’ENS. Intanto, nei giorni a cavallo di Ferragosto erano continuate le proteste. La frattura si allarga ai primi di ottobre, quando tra istituto Provolo ed Ente nazionale sordi c’è un accordo per la realizzazione di alcune attività durante l’estate alla Tenuta Cervi e di una serie di altre iniziative che coinvolgono la sede che l’Istituto ha al Chievo.

LE TESTIMONIANZE. E parte la registrazione delle testimonianze di 15 sordi, che denunciano abusi sessuali e violenze pubblicate su L’Espresso. Il resto è cronaca di questi giorni. Le vicende - denuncia della pedofilia e contenziosi tra associazione e congregazione - si intrecciano. Ma anche se ci fosse una forma di pressione strumentale, ciò non toglie l’obbligo di un chiarimento completo su quanto denunciato. Anche perché, a detta di Marco Lodi Rizzini, altre testimonianze si vanno aggiungendo spontaneamente in questi giorni.G.B.
 
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http://perdamasco.blogs.it/2009/01/25/rome...-romeo-5445473/

Romeo, chi sei tu, Romeo?

by perdamasco @ 2009-01-25 – 18:36:56

A domanda risponde il Procuratore Mario Giulio Schinaia.

“Chiudendo la porta su qualsiasi sviluppo giudiziario sulla vicenda che sta coinvolgendo l’Istituto Sordomuti, dichiara: “Impossibile indagare su questi fatti!”

Perché mai, mi direte? Semplice: perché sono successi più di 25 anni fa. Ma per fortuna, le autorità ecclesiastiche non hanno i tempi di prescrizione come la giustizia ordinaria.

Già, non ha i tempi della giustizia ordinaria; ha gli eterni della Giustizia straordinaria, la quale, in attesa del processo, consente, per sua norma, il piede libero a tutti gli accusati.

Il procuratore, inoltre, “ esclude, categoricamente, di aprire un fascicolo per far luce sulle parole di Don Zenti, pronunciate due giorni fa.

Il Vescovo aveva affermato di sentirsi vittima di un ricatto dei vertici dell’Associazione Provolo. “ Mi avevano minacciato di rendere pubblici questi episodi di pedofilia se non avessi accolto le loro richieste”.

Per il Procuratore, però, mancano gli elementi fondamentali per parlare di estorsione.

Che se ne ricava da questo? A mio vedere, se ne ricava che il Zenti non ha denunciato chi dell’Associazione l’avrebbe ricattato, e chi si è sentito diffamato dallo Zenti per tale dichiarazione, non ha denunciato il Vescovo.

A domanda risponde don Danilo Corradi del Provolo.

Auspicando voglia di chiarezza, il Corradi dichiara “ a parte un seminarista che è stato rimandato in famiglia, mai ho avuto segnalazioni di reali fatti, concreti, accaduti… “ E che voleva, il Corradi, per provvedere? Il morto in casa?!

Mi meraviglio di lei, don Corradi. Nei corridoi dei Collegi al massimo della concretezza, si susssssurrra!

Concreti, reali, accaduti, al massimo, li si dice nei confessionali, ma lì, cadono come “corpo morto cade”, caro Corradi, perché il segreto confessionale attorciglia nella comune paccia di quel dogmatico silenzio, sia l’animo del confessore che quello di chi si confessa!

Il quale, ovviamente, si duole si pente e promette di non farlo più!

Sino alla prossima volta, evidentemente, se ciò che hanno narrato le vittime ( due volte vittime perché hanno aspettato più di 25 anni per parlare ) è realmente, concretamente accaduto, secondo quanto si aspetta il Corradi!

Neanche il Corradi sostiene il bisogno di un’indagine, perché, “padri non ci sono, confratelli non c’è ne sono più, non possono rispondere, non possono parlare.”

Tutti buttati fuori dal Provolo? Tutti buttati fuori dalla chiesa? Tutti morti? Non lo dice, ed io non lo so, ma il Corradi che pure pretende fatti, accadimenti, concretezza, quando gli fa comodo lascia affermazioni in sospeso.


A domanda risponde il patriarca di Venezia.

“ I direttori di giornali che hanno giudicato “che non si poteva non farlo” si sono mossi sul verosimile o hanno avuto la vera passione alla verità?” Che cacchio significa?!

E che altro vuol dire “hanno giudicato che non si poteva non farlo” se non che qualcuno ha chiesto loro di non farlo?!

Chi, gliel’ha chiesto? L’associazione Provolo? Non direi proprio! Al che, non ci resta che la chiesa! O no?!

“Vera passione per la verità”? Ma che sta dicendo, sto Angelo?!

Non esisterebbero istituzioni ecclesiastiche, se le chiese avessero vera passione per la verità detta da chi è andato a morire a cavallo di una mula! Ma forse, l’Angelo intendeva passione per le umane verita'.

E cosa gli fa pensare che i Direttori dei giornali ci provino meno dei preti, o con la stessa possibilitàdi errore in cui possono cadere i preti!

Comunque sia, ai Media gli sta bene questo schiaffo! I Media dovrebbero smetterla di considerarci come clienti da frutta e verdura!

Dovrebbero smetterla di presentarci le mele più lucide sopra e sotto quelle meno lucide!

Ci diano mele e basta! Ma anche i giornali sono botteghe! Rassegnamoci noi, e si rassegni l’Angelo.


A domanda risponde il vescovo di Padova.

Accusa pesante, infamante… senza nomi e cognomi… non circostanziata… senza approfondimento … senza un’analisi ben chiara… Auspica, poi, che la stampa tratti la faccenda con “delicatezza” e “voglia di verità”.

Nella cronaca dei fatti pubblicata da l’Arena, a parte il nome del Presidente dell’Associazione, non c’è il nome delle vittime ( o presunte tali ) tuttavia, c’è la foto di un gruppo di loro.

Il che vuol dire, che se non altro hanno avuto il coraggio della loro faccia!

Il don Corradi del Provolo, invece, non ha avuto neanche il coraggio di dire se i presunti violentatori sono vivi o morti!

Con che faccia il vescovo di Padova, quindi, può dare lezioni di faccia ai Sordomuti del Provolo di Verona?


A domanda risponde il vescovo di Vicenza.

Parlando del vescovo di Vicenza, il Busi scrittore lo dice “quella”.

“Non commento… “ Spesso ci si trova impotenti davanti a campagne orchestrate per confermare tesi che poi si rivelano fasulle”.

Mi par di sentire tutti quelli che gridano al complotto quando i media li prendono in causa quando non in castagna!


A domanda risponde l’Associazione Provolo.

Rilanciando le accuse dall’Università, afferma: “è sempre stato difficile farsi ascoltare” . [ Credetemi, so molto bene quanto sia vero! ]

“ Lo chiedono da anni, e mostrano copie di lettere, di dichiarazioni sottoscritte da decine di firme, di volantini.

E raccontano.

Riferiscono storie di violenze non solo sessuali. In alcuni casi, vere e proprie torture. Sempre su l’Arena, da un articolo di Giancarlo Beltrame, estrapolo:

“Racconta un sordo, che ora ha molti decenni in più: sono entrato al Provolo che avevo otto anni. A 11, un prete, ( di cui fa il nome ma che il giornalista non pubblica, forse per tenerezza e voglia di verità ) in piedi davanti a tutti noi ragazzi sordo muti, afferra un bastone grosso come un due euro, picchia sulla schiena un nostro compagno sino a che il bastone si spezza, ne prende un altro più grosso e lo picchia sino a che si spezza anche quello, poi prende una cinghia perché “quella almeno non si sarebbe rotta”.

Di violenze ( all’ordine del giorno ) ne racconta anche il Presidente dell’Associazione: picchiato sulle mani con un frustino, schiaffi, pugni, strattoni di capelli, pizzicotti, orecchie storte. Raccontato da un altro, ustioni da ferro da stiro sul dorso delle mani subite da un ragazzo che non voleva studiare;.

“Nelle riunioni dell’Ente Nazionale Sordomuti ne abbiamo parlato più volte. Nessuno può dire di non aver mai saputo. ” Ma non erano creduti!

Il Dalla Bernardina aveva detto ai suoi che c’era un prete che gli sparava proiettili di plastica e/o di gomma. Non è stato creduto neanche da loro.

Non volevano credere che fatti del genere potessero farli i preti! Così, smise di parlargliene.

Su di una tv locale, reazione da impossibilità a credere, l’hanno avuta anche due pensionati ed una donna sulla quarantina.

Impossibile!!!!

La signora sulla quarantina ha detto: mi cadrebbe tutto un mondo, se fosse vero!

Capite adesso perché quei ragazzi hanno taciuto?

Hanno taciuto perché la vernice di certi sepolcri, comunque sia il morto e/o il tempo di sepoltura, e' sempre bianca.

E con questo, anch'io ho risposto alla tua domanda, Giulietta.
 
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domingo 25 de enero de 2009
Italia, "El prelado me sodomizó e intentó otros juegos sexuales"

Giuseppe Carraro, Obispo de Verona-


"El prelado me sodomizó e intentó otros juegos sexuales"

Decenas de sordomudos italianos abusados exigen justicia - La Curia les acusa de "alucinación" y "vendetta"

MIGUEL MORA - Roma - 25/01/2009
Durante un siglo, el Instituto Antonio Provolo de Verona fue visto como un ejemplo modélico de la caridad de la Iglesia católica. El centro de la Congregación de la Compañía de María para la educación de los sordomudos ofrecía enseñanza gratis y vías de inserción laboral a docenas de niños con problemas de sordera y habla, originarios de familias pobres y campesinas del entonces miserable nordeste italiano.

Esta semana, cerca de 70 ex alumnos sordomudos del colegio, ahora hombres y mujeres de entre 41 y 70 años, han decidido romper décadas de silencio, en algunos casos medio siglo, y han revelado que sufrieron abusos sexuales y malos tratos a manos de sacerdotes y laicos de forma sistemática.
Los testimonios detallan decenas de casos de sodomía, masturbaciones forzadas, a solas y en grupo, golpes, vejaciones y amenazas. Un infierno de proporciones espantosas que duró al menos 30 años y ahora se abate sobre la Curia y la Santa Sede, responsable directa de la congregación, todavía hoy al frente del centro.
Según ha revelado el propio obispo de Verona, Giuseppe Penzi, entre los acusados de sodomía está Giuseppe Carraro, que fue prelado de la ciudad entre 1958 y 1978, fallecido y en proceso de beatificación.
Bruno, un ex alumno que frecuentó el instituto desde los nueve años hasta los 15 a finales de los años cincuenta, y a quien sus compañeros recuerdan como "el guapo", ha narrado por escrito su experiencia con el obispo Carraro. "Dos curas del Provolo me llevaron al palacio episcopal y me dejaron a solas con él. Era 1959. Yo tenía 11 años. Me sodomizó e intentó otros juegos sexuales. Fue una experiencia terrible".
No fue la única: "Desde tres meses después de entrar en el Instituto y hasta el último año fui objeto de atenciones sexuales. Fui sodomizado y forzado a mantener relaciones de todo tipo por los siguientes padres y hermanos". Y a continuación da una lista de 16 nombres.
Junto a él, 66 ex alumnos más firman la carta pública. Durante casi dos años, los sordomudos intentaron que la Curia veronesa les escuchara. Ante la falta de respuestas, enviaron su caso a revista L'Espresso con los testimonios de 15 miembros de la Asociación de Sordos Antonio Provolo.
Todos leen con gran dificultad, pero lo que cuentan es sencillo. Afirman que al menos 25 curas y hermanos laicos del centro abusaron de ellos durante años. Las sevicias empezaban a edades precoces y a veces se extendían hasta antes de la mayoría de edad.
"Me llamo A. V., nací en V. y frecuenté el Instituto para sordomudos Antonio Provola de Verona entre 1956 y 1969", narra uno de ellos. "De los seis a los diez años fui repetidamente sodomizado por dos curas (da los nombres), los dos todavía vivos, y por dos hermanos laicos (otros dos nombres), uno vivo y el otro fallecido. La violencia sucedía en los baños y habitaciones del instituto y, a veces en la Iglesia de Santa María del Pianto".
Entre los denunciantes hay también mujeres, como N. "Nací en V., y a los tres años me quedé sorda. Asistí al instituto desde los seis a los 17 años. A los 13, durante una confesión cara a cara, sin celda, Don Lino me tocó el seno varias veces. Me escapé y nunca me volví a confesar". Otras afirman que corrieron peor suerte.
La Curia queda en una situación muy difícil. Los ex alumnos han recordado que han obtenido la fuerza para contar su drama gracias a la firmeza mostrada por el papa Ratzinger el año pasado, cuando condenó los escándalos protagonizados por sacerdotes pederastas en Estados Unidos y Australia.
El obispo de Verona, Giuseppe Zenti, acusado de querer echar tierra al asunto, convocó el viernes una conferencia de prensa en el salón del episcopado, el mismo donde Bruno fue presuntamente abusado hace 30 años. Zenti negó haber sido "reticente" y dijo que los episodios serán analizados y aclarados. A la vez, quitó crédito a las denuncias calificándolas de "alucinación" y de "vendetta".
Su versión es que la asociación de sordos le amenazó con sacar a la luz casos de pedofilia inventados si no les cedían gratis un local para sus reuniones. "La verdad siempre se sabe y no nos da miedo", afirmó Zenti, "pero estoy convencido de que se trata de un montaje. Es un teorema inconsistente fabricado para obtener los bienes de la congregación". "Exijo pruebas", concluyó.
Su jefe de prensa, Bruno Fasani, fue más ingenioso: "Sostener que 25 curas de 26 practicaban la sodomía y otras cosas... Ni un burdel habría soportado ese ritmo".
Fuente:http://www.elpais.com/articulo/sociedad/prelado/sodomizo/intento/otros/juegos/sexuales/elpepusoc/20090125elpepisoc_5/Tes
 
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http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/8155776

Corriere del Veneto
2009-01-27 num: - pag: 7

Dopo i racconti dell'associazione sordi il fascicolo dovrà essere «integrato»

Presunte molestie al Provolo, bloccata la beatificazione di monsignor Giuseppe Carraro

E alcuni dei frati pronti a denunciare chi li ha accusati
VERONA — Il livore, i rigurgiti di una memoria che non ha prove, le guerre «non corazzate », come le ha definite il vescovo Giuseppe Zenti, un primo effetto lo hanno avuto.
E se le presunte storie di abusi al Provolo nulla possono per quella legge che comunque le «annulla» sotto l'alto patrocinio della prescrizione, un primo impatto, devastante per la chiesa veronese, c'è stato. Eccome.
Monsignor Carraro
, Perchè quel nome, quell'«alto prelato» di cui si racconta con dovizia di dettagli in una delle testimonianze rilasciate all'Espresso, è il primo a pagare. Che sia vero o no quello che di lui si è raccontato, il primo a farne le spese è lui. Morto 28 anni fa. Il «pupillo di Paolo VI», per chi sta seguendo il suo processo di beatificazione. Il vescovo che «ci portavano nelle sue stanze », per chi - a lui - imputa parte di quegli abusi.
Per monsignor Giuseppe Carraro il processo di beatificazione che era iniziato quattro anni fa - voluto dal vescovo di allora, padre Flavio Roberto Carraro è stato interrotto. Troppo pesanti, troppo «mass-mediatiche», le presunte accuse rivolte nei suoi confronti da quegli ex alunni dell'istituto Provolo che, tramite l'associazione sordi presieduta da Giorgio Dalla Bernardina, hanno raccontato di molestie, sevizie e brutalità che avrebbero subìto tra gli anni Cinquanta e fino al 1984 da parte di frati e laici che si sarebbero dovuti occupare di loro. Perchè nel «fascicolo» di un beato nulla viene tralasciato. E anche questo capitolo dovrà entrare nel cammino verso la beatificazione di Carraro.

La vicenda
Il capitolo più eclatante di quella storia che in realtà si è iniziata a scrivere solo venerdì, con l'esclusiva dell'Espresso. Ma che fino ad ora non era mai trapelata. Sessantasette sordi coinvolti nelle denunce che coinvolgono 25 insegnanti dell'allora Provolo. Molti di loro, frati e laici, nel frattempo sono morti. Solo dieci sono ancora in vita. E nessuno di loro ha più a che fare con l'istituto. Quattro vivono ancora a Verona. Uno insegna religione un'ora alla settimana. Alcuni di loro sono in contatto con la curia.

Le testimonianze
Racconti, quelli dei sordi che il parere positivo della sua giunta. Starebbero proprio in questo le perplessità del prefetto Gallerano, vista la ferma decisione del sindaco di non portare l'ordinanza all'attenzione della giunta. Inoltre, Gallerano avrebbe fatto notare a Zanonato il pericolo che l'ordinanza possa sovrapporsi, finanche scontrarsi, con il Decreto del presidente della Repubblica 309/1990, cioè il Testo unico sugli stupefacenti: un fatto che potrebbe rendere il provvedimento facilmente attaccabile da un eventuale sostengono di avere subìto gli abusi, che potrebbero avere un contraltare. Perchè il numero delle sevizie, dei bambini ma anche degli operatori coinvolti è a dir poco impressionante. E che tutto si sia potuto svolgere in un clima «ovattato» al punto che nulla, ma proprio nulla, trapelasse, sembra impssibile. Adesso, a qualche giorno di distanza, qualche sussurro arriva. Ma tardivo. E comunque di controcanto a chi nell'istituto lavorava, svolgeva altre mansioni rispetto all'insegnamento, ma non poteva non accorgersi se qualcosa non andava. Si raccolgono anche queste di testimonianze, oltre a quelle degli abusi.

Il procuratore Schinaia, che ha ribadito più volte che l'eventuale reato è prescritto, da una parte si è dichiarato «sorpreso» del ritardo con cui le denunce sono emerse, ma ha anche valutato che chi è coinvolto tra gli educatori dovrebbe essere allontanato. Se ci fossero delle verità si eviterebbe che eventuali episodi simili si ripetano. Una considerazione che non è piaciuta per nulla al portavoce della curia, don Bruno Fasani: «Quelle persone non lavorano più al Provolo e comunque rimuoverle dai loro incarichi sarebbe come ammettere una loro colpevolezza che per noi non è credibile ».
 
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