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Gesù è veramente esistito?, Le prove contro.

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Flavius-Claudius-Iulianus
view post Posted on 24/11/2008, 13:57




Il dubbio che Gesù non sia in realtà mai esistito ha portato molti ricercatori della verità lungo i secoli a ricercare a fondo su questo importante soggetto da una prospettiva indipendente e a produrre un volume impressionante di letteratura che, anche se nascosta, soppressa o ignorata, comunque ha dimostrato logicamente ed intelligentemente che Gesù Cristo è una figura mitologica sulle stesse linee degli dei dell’Egitto, Inghilterra, Grecia, India, Fenicia, Roma, della terra dei Sumeri e altrove, entità attualmente riconosciute come miti invece che come figure storiche, dalla corrente principale degli esperti e pure dalle masse.
Scavando in questa grande mole di lavoro, si trova la prova che la figura di Gesù di fatto è basata su questi miti ed eroi molto più antichi. Si scopre che la storia del vangelo non è, quindi, una rappresentazione storica di un falegname ribelle giudeo che ebbe incarnazione fisica nel Levante 2.000 anni fa. In altre parole, è stato dimostrato continuamente e per secoli che la storia di Gesù Cristo fu inventata e non raffigurava una persona reale che era o un “figlio di Dio” superumano o un uomo che fu “evemeristicamente” composto da seguaci entusiastici fino a diventare una fiaba superumana.
Nell’ambito di questo dibattito riguardante la natura ed la personalità di Gesù Cristo, quindi, ci sono state tre scuole principali di pensiero: i credenti e gli evemeristi, ambedue delle quali sono storicizzanti, e i miticisti.

I credenti prendono la bibbia Giudeo-Cristiana come “la Parola di Dio” letterale, accettando “per fede” che ogni cosa contenuta al suo interno sia un fatto storico scritto infallibilmente da scribi “ispirati da Dio”. Questa posizione richiede devozione cieca e non scientifica, poiché, anche se non teniamo conto degli innumerevoli errori commessi lungo i secoli dagli scribi che hanno copiato i testi, la cosiddetta infallibile “Parola di Dio” è intrecciata da inconsistenze, contraddizioni, promesse fatte e mai mantenute, errori e racconti esagerati che allunga la credulità fino al punto di non-esistenza.
Per accettare la “reltà” del racconto Cristiano, cioè, che un Dio maschio scese dai cieli incarnandosi in qualità di “sé stesso come proprio figlio” attraverso l’utero di una vergine Giudea, fece miracoli stupefacenti, fu ucciso, risuscitò e salì al cielo, noi non dobbiamo solo sospendere il pensiero critico e l’integrità, ma dobbiamo anche essere preparati a tollerare una immagine ripulsiva e generalmente falsa del mondo antico e dei popoli. In particolare, noi dobbiamo accettare di credere con fervore che “il mite Gesù” – che era, si afferma, Dio onnipotente - fu flagellato senza pietà, torturato, ed ucciso dai Romani e dai Giudei, gli ultimi dei quali possiedono l’ignominia ed il marchio di essere considerati per l’eternità come “vipere”, “serpenti”, “figli di Satana” e “uccisori di Cristo” colpevoli di deicidio che urlarono esultanti “crocifiggilo!” e “fa che il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!”
In aggiunta a questa nozione odiosa, ci si aspetta che crediamo che solo Dio onnipotente e perfetto potesse sistemare il mondo, che anzitutto egli aveva creato male, con l’atto di riparazione col sangue, specificatamente col suo proprio sangue; ma, noi sappiamo che tale riparazione col sangue è radicata nell’antico uso di sacrificare umani e animali, servendo fondamentalmente come un rituale di capro espiatorio barbarico.
Nell’abbracciare il Cristianesimo, ci viene chiesto di sostenere che, per far passare “il suo” importante messaggio “Dio” venne sulla terra in una area remota del modo antico e parlò il sempre più oscuro linguaggio dell’aramaico, invece che il Greco o il latino parlati più cominemente. In aggiunta, ci si chiede di ridicolizzare e scartare come fantasie le leggende ed i racconti quasi identici di molte altre culture.

E’ a causa di tali credenze e richieste pregiudizievoli che molti hanno respinto le pretese Cristiane in quanto incredibili e senza interesse. Ciò nonostante, numerosi di questi dissidenti hanno sostenuto che dietro le favolose storie trovate nei vangeli ci fu realmente un Gesù Cristo storico da qualche parte. Questo viene presunto a priori da molti, inclusi “studiosi” che hanno avanzato una gamma di ipotesi speculative appese su fili molto tenui relativi alla “vita di Gesù“. Coloro che fanno queste ipotesi spesso sostengono che un maestro giudeo storico chiamato Gesù fu deificato o “evemerizzato” da zelanti seguaci, che aggiunsero alla sua “storia” mondana una pletora di qualità soprannaturali e aspetti trovati ampiamente in più antichi miti e religioni dei misteri.
Questa scuola di pensiero, chiamata “Evemerismo” o “Euemerismo”, prende il nome da Evemera, o Euemero, un filosofo greco del IV secolo aC che sviluppò l’idea che, gli dei dell’antichità, invece di essere creature mitiche, come veniva accettato dagli intellettuali in auge, erano di fatto personaggi storici, re, imperatori ed eroi le cui gesta furono deificate successivamente.
Tra tutte queste varie “biografie”, le più popolari sostengono che Gesù fosse un rabbino compassionevole che irritò Romani ed ebrei con la sua bontà, o un ribelle politico che diede fastidio ai Romani col suo incitamento a sovvertire le consuetudini rituali ebraiche, per cui fu messo a morte.
Ma ci sono tre ovvie difficoltà contro la supposizione che un Gesù storico di fatto sia stato messo a morte in quanto ribelle:
1. Tutti i documenti Cristiani lo ritraggono in un modo difficilmente compatibile con l’idea che egli fosse un agitatore politico.
2. Se le sue attività fossero state primariamente politiche, e gli evangelisti non fossero stati interessati alle sue politiche (o ritenessero non opportuno menzionarle, cosa alquanto strana poiché tutti gli evangelisti erano ebrei oppressi dai romani), allora quale era il motivo del loro forte interesse in lui? Come giunsero a supporre che un ribelle, le cui idee rivoluzionarie essi cercarono di sopprimere nei loro vangeli, fosse il salvatore universale?
3. Se un episodio quale la pulizia del tempio non fosse stato un atto religioso (come sostengono i vangeli) ma un tentativo armato di prendere l’edificio e di scatenare una ribellione generale, perché Giuseppe Flavio non dice nulla di questo atto inaudito? Il silenzio di Giuseppe è corroborato dall’affermazione di Tacito che non ci fu sommossa in Palestina sotto Tiberio (14-37), mentre i regni precedenti e seguenti furono caratterizzati da ribellione e agitazione in quel luogo.
Queste varie teorie alla fine costituiscono un futile sforzo di recuperare storicità, una storicità qualsiasi, nel racconto del vangelo. Gli studiosi evemeristi dovrebbero che questo Gesù umanizzato spogliato di tutti i miracoli non avrebbe interessato nemmeno lontanamente Pilato, essendo insignificante come uno degli innumerevoli sobillatori che percorrevano la Palestina in questo periodo. Se togliessimo tutti gli eventi miracolosi che circondano la storia di Gesù per rivelare un umano, certamente noi non troveremmo nessuno che avesse potuto aver raccolto grandi folle attorno a lui a causa della sua predicazione, tra l’altro nemmeno tanto originale come si vorrebbe far credere. Ed il fatto è che questo predicatore catalizzatore di folle trova il proprio posto nella “storia” solo nel Nuovo Testamento, completamente ignorato dalle dozzine di storici del suo periodo, un’era considerata una delle meglio documentate nella storia. Un tale personaggio invisibile, quindi, non avrebbe mai potuto diventare un dio adorato da milioni.
Difatti, la risposta Cristiana standard agli evemeristi è stata che nessun Gesù così, spogliato dei suoi miracoli ed altri attributi soprannaturali, avrebbe potuto mai “essere stato adorato come un dio o anche essere stato salutato come il Messia di Israele”. Questa risposta è assolutamente accurata: nessun semplice uomo avrebbe potuto creare una tale baraonda, ma solamente Dio stesso fattosi uomo.
Non è l’attribuzione di prodigi a qualche uomo notevole che ci porta a dubitare della sua realtà. Ogni caso deve essere considerato nei suoi meriti quando applichiamo i controlli della evidenza storica: Noi dobbiamo distinguere tra quello che l’immaginazione ha aggiunto ad una biografia scarna, e quei casi nei quali la biografia stessa è stata aggiunta a quello che è cresciuto da una dottrina rituale.
Vi è infine il punto di vista dei cosiddetti “miticisti”, i quali partono dal presupposto che la figura di Gesù sia sempre stata mitica, come mitiche erano le divinità olimpiche, e che attorno a questa divinità si sia accumulata tutta la storia umana, escludendo quindi la divinizzazione di un essere umano. Non è una caso che, tra le prime dispute che coinvolsero i cristiani, vi furono quelle riguardanti la reale natura di Gesù, umana o divina.
Si sostiene anche che i miticisti diano troppa importanza alle origini Pagane ed ignorano gli aspetti Giudaici del racconto del Vangelo. Gli elementi Giudaici, argomentano gli storicizzatori, devono essere storici e, quindi, Gesù è esistito. Specioso e sofistico comunque possa essere, poiché chiunque può interpolare dati quasi storici in una storia fittizia. Il fatto è che sono gli studiosi storicizzatori stessi che non prestano sufficiente attenzione agli aspetti Giudaici, perché se lo facessero, scoprirebbero che questi elementi sono frequentemente erronei, anacronistici ed indicatori di una mancanza di conoscenza circa la geografia ed altri dettagli che non sarebbero stati tali, se gli scrittori fossero stati indigeni al periodo e testimoni oculari agli eventi.

Mentre le masse sono spinte a credere che la religione Cristiana sia stata fondata da un operatore di meraviglie storico e che i suoi testimoni oculari che accuratamente misero per iscritto gli eventi della sua vita e ministero in libri meravigliosi che divennero la “Parola di Dio”, la realtà è che nessuno dei Vangeli fu scritto dal suo supposto autore e, in realtà, non si può trovare per iscritto menzione di alcun testo del Nuovo Testamento prima dell’inizio del secondo secolo dell’Era Volgare, molto dopo i supposti eventi. Questi libri “santi”, quindi, così riveriti dai devoti, risultano essere spuri, e poiché è in essi che noi troviamo la storia di Cristo, dobbiamo avere dubbi anche della sua validità. Come afferma Salomon Reinach, infatti, “Con l’eccezione di Papia, che parla di una narrativa di Marco, ed una raccolta di detti di Gesù, nessuno scrittore Cristiano della prima metà del secondo secolo (cioè, fino al 150 DC.) cita i Vangeli o quelli che sono ritenuti i loro autori”. In realtà dei Vangeli non se ne sente parlare fino al 150 dC.
Dopo questa data s’inizia a formare un primo canone di testi sacri accettati dalle comunità cristiane, il quale comprende solamente il Vangelo di Luca e le lettere di Paolo, ai quali si aggiungono in un secondo tempo gli Atti degli Apostoli. Ma tutto questo accade solamente a partire dal IV secolo d. C. Quasi ogni cosa scritta fino all’anno 325 riguardante i Vangeli, e tutte le copie dei Vangeli stessi fino allo stesso periodo, sono perse o distrutte”.
La verità è che esistono pochissimi testi dei primi Cristiani perché gli autografi, o originali, furono distrutti dopo il concilio di Nicea ed i “ritocchi” del 506 dC sotto l’Imperatore Anastasio, che incluse la “revisione” delle opere dei padri della Chiesa.
In aggiunta, la fame di notizie riguardo la nascita, la vita e la morte del Galileo fu così alta che spiriti intraprendenti risposero a questo naturale desiderio attraverso pretesi vangeli pieni di favole romantiche, e dettagli fantastici e sensazionali; le loro storie inventate furono lette avidamente ed accettate come vere dalla gente comune che era priva di qualsiasi facoltà critica e che era predisposta a credere quello che nutriva così sfarzosamente la loro pia curiosità, aiutata in questo dalla loro educazione pagana originaria. Sia i Cattolici che gli Gnostici furono coinvolti nello scrivere queste storie inventate.
La falsificazione durante i primi secoli dell’esistenza della Chiesa fu così dichiaratamente diffusa, di fatto, così comune che, per descriverla, fu coniata questa frase, “pia frode”.

Di fatto, tralasciando l’esistenza di tutte queste “frodi”, basta la presenza stessa di contraddizioni, omissioni, falsificazioni e assurdità presenti nei vangeli canonici ad avvalorare la falsità del Nuovo Testamento. Se i racconti dei Vangeli fossero infatti veri, se fossero veramente parola di Dio, perché Dio avrebbe avuto bisogno di pie bigie per dar loro credito? Bugie e falsificazioni occorrono solo per sostenere falsità: nulla ha bisogno che si menta eccetto una menzogna.
In aggiunta, i falsificatori non furono molto bravi o coscienziosi, poichè lasciarono molti indizi della loro azione sottomano. I falsificatori religiosi Ebrei e Greci furono così ignoranti o incuranti dei principi del criticismo, che “interpolarono” la loro nuova materia fraudolenta in vecchi manoscritti senza prendersi cura di cancellare o sopprimere le precedenti affermazioni contraddette in modo eclatante dalle nuove interpolazioni”.

Le varie epistole Paoline contenute nel Nuovo Testamento formano una parte importante del Cristianesimo, eppure questi “più antichi” testi Cristiani non discutono mai un background storico di Gesù, anche se si sostiene che Paolo sia vissuto durante e dopo l’avvento di Gesù e avrebbe conosciuto sicuramente la vita miracolosa del maestro. Invece, queste lettere trattano di un costrutto spirituale trovato in varie religioni, sette, culti e scuole misteriche antecedenti per centinaia o migliaia di anni all’era Cristiana.
La letteratura Paolina non riferisce di Pilato o dei Romani, o di Caifa, o del Sinedrio, o di Erode o di Giuda, o delle sante donne, o di alcuna persona del racconto evangelico della Passione e non fai mai neanche allusione ad essi. Inoltre non menziona assolutamente alcuno degli eventi della Passione, sia direttamente o attraverso allusione. Paolo non cita mai dai supposti sermoni e discorsi, parabole o preghiere di Gesù, né egli menziona la nascita soprannaturale di Gesù o alcuna delle supposte meraviglie e miracoli, i quali sarebbero stati tutti presumibilmente molto importanti ai seguaci di Cristo, qualora tali imprese e detti straordinari fossero stati noti prima di Paolo.
E’ concepibile che un predicatore di Gesù potesse andare per il mondo per convertire la gente agli insegnamenti di Gesù, come fece Paolo, senza mai citare neanche uno dei suoi detti? Se Paolo avesse saputo che Gesù aveva predicato un sermone, o formulato una preghiera, o detto molte cose ispirate sull’oggi e sul futuro, egli non avrebbe potuto fare a meno di citare, qua e là, dalle parole del suo maestro.
Se fosse stato possibile fondare il Cristianesimo senza la conoscenza degli insegnamenti di Gesù, perché allora, Gesù venne per insegnare? Se Paolo avesse saputo di un Gesù operatore di miracoli, uno che poteva sfamare la moltitudine con pochi pani e pesci, che poteva comandare alla tomba di aprirsi, che poteva cacciare i demoni, e pulire la terra dalla più schifosa malattia della lebbra, che poteva, e fece, molte altre azioni meravigliose per convincere l’incredula generazione della sua divinità, è concepibile che o intenzionalmente o inavvertitamente egli non avesse mai neanche una volta fatto riferimento ad essi in tutta la sua predicazione?
Tutto ciò è certamente fatale alla storicità del Gesù del vangelo.

Quantunque da parte dei veri credenti i Vangeli canonici siano ritenuti opere degli apostoli “ispirate”, furono creati da fonti perdute più antiche alla fine del II secolo. Nonostante si sostenga che ne siano autori gli Apostoli, i vangeli non furono mere traduzioni di manoscritti scritti in Ebraico o Aramaico da apostoli Giudei, perché essi furono scritti originariamente in Greco. Si può notare che in ogni passo dei Vangeli eccetto una (e il numero totale è quasi cento) dove Pietro viene menzionato, viene dato il nome Greco “Petros”, che si suppone venga usato dai Giudei come anche da altri. Questo indicherebbe che tutti i Vangeli canonici, incluso Matteo, siano produzioni originali Greche.
I vangeli canonici furono scelti tra i numerosi vangeli a disposizione dal padre della Chiesa e vescovo di Lione, Ireneo (120 c. – 200 c.), che sostenne che il numero di quattro era basato sui “quattro angoli del mondo”.
Secondo alcuni dei primi cristiani, il vangelo di Matteo è il più antico, motivo per cui appare per primo nel canone. Comunque i vangeli sono stati messi virtualmente in ogni ordine, e molti studiosi hanno considerato che Marco fosse il primo, usato dagli scrittori/compilatori di Matteo e Luca. Andando contro questo trend, Waite evinse che Luca fu il primo, seguito da Marco, Giovanni e Matteo. Infatti, questi vangeli non furono scritti l’uno dall’altro, ma dal materiale di una sorgente comune, inclusa la narrativa, o Diegesi, com’è nel Greco originale. Il primo vangelo del tipo “narrativa”, in realtà, risulta essere stato il testo proto-Lucano, il “Vangelo del Signore”, pubblicato a Roma dallo Gnostico-Cristiano Marcione, come parte del suo “Nuovo Testamento”.
Il primo Nuovo Testamento che sia mai apparso, fu compilato e pubblicato infatti da Marcione. Era in lingua Greca. Consisteva del “Vangelo”, e “L’Apostostolicon”. Né atti, dunque, né Apocalisse, e un solo vangelo. L’Apostolicon comprendeva dieci delle Epistole di Paolo, come segue: Galati, 1a e 2 a Corinti, Romani, eccetto i capitoli 15° e 16°, 1 a e 2 a Tessalonicesi, Efesini, Colossesi, Filemone e Filippesi. Questo canone del Nuovo Testamento fu preparato e pubblicato poco dopo il suo arrivo a Roma; probabilmente intorno al 145 dC.
Il cosiddetto “Vangelo del Signore” di Marcione era Gnostico, non storico, e non faceva di Gesù un Giudeo, cioè, egli non era nato a Betlemme e non veniva da Nazareth, che non esisteva neppure al tempo, pare, nonostante vi siano prove molto discusse. Nel vangelo di Marcione non c’è la storia della fanciullezza, poiché il Gesù di Marcione non era nato ma “venne giù a Cafarnao” cioè, apparve, “il quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare”, la stessa frase usata in Luca per “provare” la storicità di Gesù. Il Nuovo Testamento originale di Marcione, non storicizzante e non Giudaizzante era una spina sul fianco dei cospiratori carnalizzanti, che furono costretti a porre uno capovolgimento sui fatti col sostenere che l’”eretico” aveva purgato il Vangelo di Luca rimovendo, ad esempio, le genealogie ed altri dettagli “storici” e “biografici”. Così Marcione fu accusato di “aver purgato le lettere di Paolo e Luca dei ‘tratti Giudaici’”, un’accusa che servì come sotterfugio per nascondere il fatto che il Gesù di Marcione veramente non era un uomo Giudeo che si era incarnato un secolo prima.

Il Vangelo di Luca è una compilazione di dozzine di manoscritti più antichi, incluso il Vangelo del Signore. Nell’usare il vangelo di Marcione, lo scrittore/i interpolò/arono e rimosse/ro materiale testuale sia per storicizzare la storia che per Giudaizzare il Gesù di Marcione. In aggiunta a non contenere la fanciullezza o la genealogia che si trova nei primi due capitoli di Luca, Marcione non aveva neanche quasi tutto il terzo capitolo, salvo il pezzo su Cafarnao, il quale fu tutto quanto interpolato dentro Luca per dare a Gesù un background ed un’eredità Giudaica. Inoltre, dove il vangelo di Marcione dice che Gesù che era venuto a Nazareth, Luca aggiunge, “dove egli era stato allevato”, una frase, mancate da Marcione, che è un ulteriore tentativo da parte di Luca di rendere Gesù Giudeo.
Può essere provato come passo dopo passo sia stato aggiunto al vangelo precedente, nel corso della costruzione della storia più tarda. Per esempio, il pianto su Gerusalemme (Luca 13. 29-35) è preso alla lettera dal 2° Esdra (i. 28-33) senza citazione, e le parole dette precedentemente dal “Dio Onnipotente” vengono qui attribuite a Gesù come se fosse stato lui l’annunciatore originale.

Dopo la distruzione finale di Gerusalemme e della Giudea da parte dei Romani nel 135, la chiesa di Gerusalemme fu presa e gestita da non Giudei, come afferma Eusebio di Cesarea. In questa situazione verrebbe a collocarsi il Vangelo di Marco. Come Marcione, Marco non ha genealogia; a differenza di Marcione, egli comincia la sua storia con Giovanni Battista. Come viene riconosciuto e come notato nel Nuovo Testamento, il Vangelo di Marco fu manomesso con vari versetti (16:9-20) in riferimento all’apparizione ed ascensione del risorto aggiunti alla fine.
Secondo molti autori, lo stile del linguaggio usato in Marco mostra che fu scritto (probabilmente in Roma) da un Romano convertito al Cristianesimo che aveva il Latino come prima lingua e non il Greco, l’Ebreo o l’Aramaico”. Sembrerebbe, quindi, che il compilatore di Marco abbia usato la versione Latina del vangelo di Marcione, mentre Luca e Matteo abbiano usato la versione Greca, spiegando così le differenze tra loro. Veramente, l’autore di Marco, evidentemente, non fu un Giudeo Palestinese, poiché mostra di sapere poco o nulla della geografia palestinese.

Il tono del vangelo di Giovanni è anti-Giudaico, rivelando che fu scritto/compilato da un non-Giudeo, probabilmente un “Gentile” o un Israelita “esiliato” di una tribù diversa, come un Samaritano, che non solo ha parlato “dei Giudei” come separati e divisi da sè ma che non era neanche familiare con la geografia della Palestina. Ci sono infatti molti errori in riferimento alla geografia del paese.
L’autore parla di Enon, vicino a Salim, in Giudea; anche di Betania, oltre il Giordano, e di una “città della Samaria, chiamata Sychar”. Se ci fossero state delle località del genere, stranamente esse erano sconosciute ad altri scrittori. Vi sono errori di geografia, cronologia, storia e statistiche della Giudea, tali che nessuno che avesse mai risieduto in quel paese, o fosse stato un Giudeo di nascita, avrebbe potuto possibilmente commettere. Ad esempio, si afferma che Betsaida era in Galilea. Non c’è una tale città in quel distretto, e non c’è mai stata. Betsaida era al lato est del Lago di Tiberiade, mentre la Galilea era al lato ovest. S. Giovanni era nato a Betsaida, ed è probabile che egli avrebbe saputo la localizzazione geografica del suo luogo di nascita.
Inoltre, Giovanni è il solo vangelo che contiene la risurrezione di Lazzaro. Possibile che tale miracolo, forse il più importante operato da gesù, fosse sconosciuto agli altri tre evangelisti?

Il vangelo di Matteo è particolarmente degno di nota in quanto contiene l’interpolazione al 16:17-19, non trovata né in Marco né in Luca, che dà autorità alla Chiesa Romana: vale a dire, l’affermazione da parte di Gesù che Pietro è la roccia sulla quale sarà costruita la chiesa e il detentore delle chiavi del regno dei cieli. L’apparizione di questo vangelo che determina il dominio Romano corrisponde al violento scisma del 180-190 tra branche della Chiesa sulla celebrazione della Pasqua.

Lungi dall’essere “infallibili”, questi vangeli spuri si contraddicono l’un l’altro in numerose circostanze. In questa confusione, i presunti autori dei vangeli, gli apostoli, forniscono storie e genealogie contrastanti. La data di nascita di Gesù è raccontata come se sia avvenuta in tempi differenti: in Matteo circa due anni prima e in Luca più di nove anni dopo la morte di Erode. La nascita e la fanciullezza di Gesù non sono menzionate in Marco, e, quantunque in Matteo e Luca si affermi che fosse “nato da una vergine”, la sua discendenza viene anche tracciata attraverso Giuseppe fino alla casa di Davide, in modo che egli possa “compiere la profezia”. In aggiunta, le genealogie presentate in Luca e Matteo sono inconciliabili, composte da nomi in gran parte fittizi”.

La storia del Nuovo Testamento confonde così tanti periodi storici che non c’è modo di riconciliarla con la storia.
L’anno tradizionale della nascita di Gesù è l’1 D.C. Si afferma che Gesù non avesse più di due anni quando Erode ordinò la strage degli innocenti. Comunque, Erode morì prima del 12 Aprile del 4 a.C. Questo ha portato alcuni Cristiani a ridatare la nascita di Gesù al 6-4 a.C. Ma, si sostiene anche che Gesù sia nato durante il censimento di Quirino. Questo censimento ebbe luogo dopo che Archelao fu deposto nel 6 d.C., dieci anni dopo la morte di Erode. Si sostiene che Gesù fu battezzato da Giovanni poco tempo dopo che Giovanni aveva iniziato a battezzare e a predicare nel quindicesimo anno del regno di Tiberio, cioè, nel 28-29 d.C., quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, cioè, 26-36 D.C. Secondo il Nuovo Testamento, questo accadde anche quando Lisania era tetrarca di Abilene e Anna e Caifa erano sommi sacerdoti. Ma Lisania governò Abilene dal 40 A.C. ca. finché fu giustiziato nel 36 A.C. da Marco Antonio, circa 60 anni prima della data di Tiberio e circa 30 anni prima della supposta nascita di Gesù! Inoltre, non ci furono mai due sommi sacerdoti insieme; in particolare, Anna non fu un sommo sacerdote insieme a Caifa. Anna fu rimosso dalla carica di sommo sacerdote nel 15 D.C. dopo aver tenuto la carica per circa nove anni. Caifa divenne sommo sacerdote solo nel 18 D.C. ca., circa tre anni dopo di Anna.
Molte di queste assurdità cronologiche sembrano basate su errori di lettura e di comprensione del libro di Flavio Giuseppe “Antichità Giudaiche” che fu usato come riferimento dall’autore di Luca e degli Atti.
I pochi riferimenti utili per la datazione si trovano soprattutto in Luca e si rivelano falsi.
Luca 2,1, mostra che lo scrittore (chiunque possa essere stato) visse molto dopo gli eventi riferiti. Le sue date sono chiaramente false. L’ignoranza generale dei quattro Evangelisti, non solamente della geografia e delle statistiche della Giudea, ma anche della sua lingua provano che essi non solo non furono gli individui che li avevano ritenuti essere coloro che furono disposti a venire ingannati, ma che essi non erano Giudei, non erano mai stati in Palestina, e non vissero né ai tempi, né in alcun luogo vicino ai quali le loro narrative sembrano riferirsi.
Per quanto concerne il luogo di nascita di Gesù, mentre i sinottici lo situano a Betlemme, in modo che egli venga dal villaggio di Davide, Giovanni dice che egli viene dalla Galilea e che i Giudei lo rigettarono perché non proveniva da Betlemme, da dove il Messia deve venire per “compiere la scrittura” (Gv. 7:41-42). Inoltre, nel racconto conflittuale ed illogico del vangelo, la nascita di Gesù viene annunciata da una stella, angeli, e tre Magi o saggi venuti da lontano, e rappresenta un tale pericolo per Erode che egli prende l’odiosa e disperata misura di uccidere i neonati maschi in Betlemme. Ma, quando Gesù alla fine appare nella sua città d’origine, egli è appena riconosciuto, come se gli abitanti non avessero mai sentito parlare della sua nascita miracolosa con tutta la fanfara, o dell’azione spaventosa di Erode, o di alcuna “sapienza” e “potenti opere” di Gesù, neppure del supposto stupefacente insegnamento nel tempio all’età di 12 anni.. In aggiunta, il racconto Cristiano rappresenta i tre saggi che seguono la stella finché arrivano vicino alla casa di Erode, ove egli dice loro di continuare a seguire la stella fino a raggiungere il posto ove giace Gesù bambino. Allora i saggi escono e trovano il bambino, ma Erode non vi riesce, così egli deve mettere a morte il primogenito maschio di ogni famiglia. Ci si deve chiedere, come mai i “saggi” avevano bisogno dell’aiuto di Erode per sapere che la stella li avrebbe portati al bambino, quando loro la stavano seguendo già dall’inizio? E perché Erode non avrebbe semplicemente seguito egli stesso la stella ed ucciso solo Gesù, invece che tutti i bambini? In realtà, la terribile storia di Erode che uccide i neonati, come raffigurata solo da Matteo, è basata su un’antica mitologia, non riscontrata in alcun racconto storico del tempo, incluso Giuseppe, che invece riporta gli abusi reali di Erode.

Nella storia del vangelo, non viene rivelato praticamente nulla della fanciullezza di Gesù, ed egli scompare completamente dall’età di 12 anni fino a circa 30 anni, quando improvvisamente riappare per iniziare il suo ministero. Dopo questa apparizione drammatica e non storica dal nulla, si dice nei sinottici che Gesù abbia insegnato per un anno prima di morire, mentre in Giovanni il numero è intorno ai tre anni. In aggiunta, in Matteo, Marco e Luca, l’avvento di Gesù ha luogo in Galilea, eccetto per la fine in Gerusalemme, mentre Giovanni situa la storia per la maggior parte in Gerusalemme ed altre località in Giudea, discrepanze che rivelano due importanti forze al lavoro nei vangeli, cioè, il regno del nord di Israele e quello del sud di Giuda.
Anche la storia del processo di Gesù è altamente sospettabile. Chiaramente cerca di placare i Romani mentre diffama i Giudei. Il Ponzio Pilato storico era arrogante e dispotico. Egli odiava i Giudei e non delegò mai alcuna autorità ad essi. Comunque, nella mitologia Cristiana, viene dipinto come un governatore preoccupato che si dissociò dalle accuse contro Gesù e che fu forzato ad ubbidire alle richieste dei Giudei. Secondo la mitologia Cristiana, ogni Pasqua, i Giudei avrebbero chiesto a Pilato di liberare un criminale chiunque essi avessero scelto. Questo, naturalmente, è una menzogna evidente. I Giudei non ebbero mai una usanza di liberare criminali colpevoli a Pasqua o in qualsiasi altro periodo dell’anno. Secondo il mito, Pilato diede ai Giudei la scelta di liberare Gesù il Cristo o un assassino chiamato Barabba. Si sostiene che i Giudei abbiano scelto Barabba con entusiasmo. Questa storia è una bugia malvagia antigiudaica, una tra molte menzogne del genere che si trovano nel Nuovo Testamento.

Gesù fu presentato a Pilato come “re” dei Giudei e simultaneamente come un criminale che meritava la condanna a morte per “bestemmia” perché egli si faceva chiamare Cristo, Figlio di Dio. Questo supposto crimine non era un crimine reale. Le province dell’est avevano sciami di Cristi e Messia autoproclamati, che si chiamavano Figli di Dio e che annunciavano la fine del mondo. Nessuno di essi fu giustiziato per “bestemmia.
Cosa fece Pilato? Pur ammettendo di non trovare colpa meritevole di morte in Gesù, lo consegnò comunque alla folla per essere ucciso, dopo che lui stesso lo aveva fatto flagellare. Nessun giudice romano avrebbe potuto comportarsi come viene riferito si sia comportato Pilato verso una persona accusata in giudizio per la sua vita.
Il resoconto di Pilato è stato aggiunto da qualcuno tanto ignorante della storia Ebraica e del diritto romano, da attribuire al magistrato un atto che non avrebbe potuto compiere.
In aggiunta, i resoconti dei vangeli della passione e resurrezione di Gesù differiscono totalmente tra di loro, e nessuno dice quanti anni avesse quando morì. Difatti, i primi padri della Chiesa litigavano costantemente su che età avesse “il Signore” quando morì, con Ireneo che insisteva con fervore che Gesù avesse almeno 50 anni, invece che 30 o 33 come sostenuto da altre tradizioni, inclusi i quattro vangeli che egli aiutò a canonizzare. In realtà, Ireneo negò categoricamente come eresia le storie del Vangelo riguardo alla sua crocifissione all’età di circa trent’anni.
Se la narrativa del vangelo come si trova nel canone fosse esistita prima del 170-80, e fosse stata una vera storia, non ci sarebbe stata giustificazione per le tradizioni molto divergenti della morte “del Signore”. Nel terzo secolo d.C., non c’erano meno di 25 versioni della morte e resurrezione di Gesù. Alcune riportano che non fu affatto messo a morte, alcune lo descrivono risorto alla vita, ed alcune riportano che Gesù visse ancora fino alla vecchiaia e che morì in Egitto (o in Oriente).
Vari altri aspetti dei resoconti evangelici rivelano la loro natura non storica, inclusa, come menzionato, una geografia errata e fatti come la predicazione di Gesù in Galilea, che si asserisce sia avvenuta precisamente durante il periodo nel quale Erode stava costruendo la città di Tiberiade. Con i metodi a disposizione allora una città non veniva costruita rapidamente, e il lavoro non sarebbe stato completato nel 27 o neppure nel 30 dC. Gli scrittori del vangelo erano quindi ignari del fatto che stavano situando la maggior parte degli insegnamenti di Gesù in un paesaggio messo sottosopra da demolizione e ricostruzione.

Nei vangeli Gesù stesso cade in molte contraddizioni illogiche riguardo ai suoi insegnamenti più importanti. Prima egli afferma che è inviato solo “al gregge disperso di Israele” e proibisce ai sui discepoli di predicare ai Gentili. Poi viene fatto dire, “andate quindi, e predicate a tutte le nazioni”.
Successivamente, Gesù sostiene che la fine del mondo è imminente e avvisa i suoi discepoli di essere preparati ad una notizia improvvisa. Egli dice loro anche di costruire una chiesa dalla quale predicare il suo messaggio, un atto che non sarebbe stato necessario se la fine fosse stata vicina. Questa “profezia” del giorno della fine in realtà non si avverò; né Gesù è tornato “presto”, come era stata la sua promessa. Anche se egli fosse stato reale, il suo valore come profeta sarebbe stato molto scarso, visto che le sue “profezie” più importanti non si sono avverate, dimostrando così che egli non era più profetico o divino di un astrologo dei giornali o di un lettore della mano.

In aggiunta alle centinaia di epistole e di vangeli scritti durante i primi secoli ci furono molti “Atti” di questo o quell’apostolo. Gli Atti degli Apostoli canonici non possono essere datati a prima della fine del secondo secolo, molto tempo dopo gli eventi riferiti. Gli Atti si prefiggono di raccontare i primi anni della Chiesa Cristiana, ma in essi noi troviamo una comunità ben stabilita che non avrebbe potuto esistere nel periodo in cui si sosteneva che questo libro fosse stato scritto, cioè, non molto dopo la morte di Cristo.
Di fatto lo scopo degli Atti non era di registrare la storia della Chiesa primitiva ma di fare da ponte per il considerevole gap tra i vangeli e le epistole. Come Matteo e Giovanni, era anche fatto per conferire potere alla gerarchia della comunità cristiana Romana, fondata secondo la tradizione dagli sforzi congiunti di Pietro e Paolo.

Molti credono che il racconto biblico di Gesù deve essere vero perché la stessa Bibbia aveva predetto il suo avvento e perché così tante altre “profezie” del Vecchio Testamento si erano avverate, dimostrando che il libro era veramente “la Parola di Dio”. Prima di tutto, molto della “profezia” biblica fu scritto dopo il fatto, solo con una apparenza di profezia. In secondo luogo, il libro è stato un progetto, tanto che i governanti hanno seguito deliberatamente fino ad un certo punto le sue cosiddette “profezie”, facendo così sembrare che le avessero portate a compimento. In terzo luogo, pochissime o addirittura nessuna delle “profezie” si sono veramente avverate, particolarmente quelle del tipo soprannaturale.
Quasi tutti gli autori del Nuovo Testamento girano e torturano i passi del Vecchio Testamento che offrono meno aiuto fino a trasformarli in profezie che riguardano il Cristianesimo. Chi, non conoscendo Mt 2:16-9, potrebbe supporre che Geremia 31:15 (Rachele che piange per i suoi figli) si riferisse alla strage degli innocenti di Erode?
Per dimostrare che il loro Messia era stato preannunciato, i Cristiani hanno anche preso dal breve riferimento fatto in Salmi 2 al “Signore e il suo Unto”, una parola che nella traduzione Greca della bibbia Ebraica, i Settanta, è “Cristo”. Infatti, i Settanta, che si ritiene siano stati tradotti e redatti nel secondo e terzo secolo a.C. ad Alessandria, in Egitto, contengono la parola “Cristo” almeno 40 volte.
Comunque, questo titolo “Cristo” o “unto”, si riferiva solo ad un re o sacerdote Israelita, non ad un salvatore superumano. Questa difesa Cristiana, difatti, prova che ci furono altri Cristi molto prima di Gesù, incluso Davide e Ciro. Il titolo “Cristo” o “Unto” (“Mashiah”) in realtà fu rivendicato da tutti i re di Israele, come fu anche “assunto così comunemente da tutti i tipi di impostori, maghi, e pretendenti a comunicazioni soprannaturali, che la semplice pretesa ad esso nello stesso vangelo è considerata come un indicatore di impostura.

I racconti evangelici sono dunque completamente inaffidabili come storia e non possono servire come prova che Gesù Cristo sia mai esistito. Potrebbero esservi fonti non bibliche, di storici non fi parte, in grado di provare senza alcun dubbio l’esistenza di un rabbino ebreo di nome Gesù, proclamatosi “figlio di Dio” nato da vergine che ebbe ampia fama come grande maestro e operatore di meraviglie, che guariva e nutriva moltitudini, che camminava sull’acqua e che faceva risorgere i morti; che su un monte fu trasfigurato in un sole splendente; la cui crocifissione fu accompagnata da grandi terremoti, l’oscuramento del sole e il risorgere di numerosi “santi” dalle loro tombe (fatto chiaramente non vero, ma ripreso da Giona); e che lui stesso venne risuscitato dai morti.
Di questi pretesi eventi, Eusebio di Cesarea asserisce: “Per il Suo potere di fare miracoli, la divinità del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo in ogni terra divenne il soggetto di cui si parlava con eccitazione e attrasse un vasto numero di gente in terre straniere molto lontane dalla Giudea (…)”. Sicuramente questi eventi straordinari conosciuti in lungo e in largo furono registrati da uno o più storici competenti del tempo. Infatti, come notato, i secoli che circondano l’inizio dell’era Cristiana, i periodi di Tiberio e Augusto, furono alcuni dei più documentati nella storia, come ammesso anche dagli apologeti Cristiani.
Fondamentalmente non ci sono riferimenti non biblici ad un Gesù storico da parte di alcun noto storico del tempo durante e dopo il supposto avvento di Cristo. Nessuna persona letterata del suo tempo lo menzionò in alcuno scritto noto. Filone di Alessandria, vivente al tempo che si sostiene fosse il tempo di Gesù, tacque sul soggetto del Giudeo grande operatore di miracoli e agitatore di popolo che attirò l’ira di Roma e della Giudea. Né Gesù e i suoi seguaci vengono menzionati da alcuno dei circa 40 altri storici che scrissero durante il primo e secondo secolo dell’Era volgare, incluso Plutarco, il biografo Romano, che visse nello stesso tempo (46-120 D.C.) e nello stesso luogo ove si sostiene che i Cristiani si stessero propagando come sciami, ma non fece alcuna menzione di essi, del loro fondatore e della loro religione.
Degli scritti di questi autori resta ancora moltissimo. Ma in questa massa di letteratura giudaica e pagana non si riesce a trovare alcuna menzione di Gesù Cristo eccetto che per alcuni passaggi probabilmente frutto di ingenue interpolazioni.

Giuseppe Flavio è il più famoso storico Giudeo. Suo padre, Mattia, era un membro stimato ed istruito di una famiglia sacerdotale, e visse in Gerusalemme contemporaneamente a Pilato. Certamente egli avrebbe detto al suo figlio storico dei bizzarri e gloriosi eventi descritti nei vangeli, se essi fossero successi appena qualche anno prima. Giuseppe stesso fu prima legato del Sinedrio, governatore della Galilea e comandante dell’esercito giudaico nella rivolta antiromana, ed in seguito consigliere al servizio dell’imperatore Vespasiano e di suo figlio Tito. Eppure, nell’intera opera di Giuseppe, costituita da molti volumi di grande dettaglio comprendenti secoli di storia, non c’è alcuna menzione di Paolo o dei Cristiani, e ci sono solo due brevi paragrafi che si sostiene siano riferiti a Gesù. Il fatto è che, ad eccezione di questo passo incongruo Giuseppe non fa la minima menzione del suo meraviglioso compaesano, Gesù il Cristo (anche se riporta un alcune dozzine di altri Giosua, o Gesù), né egli menziona alcuna delle sue meraviglie trascendentali.
Ecco il passo “incriminato”:
“Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani” (Ant. XVIII, 63-64)”

è evidente che uno scrittore di fede ebraica non avrebbe mai potuto scrivere tali cose, che implicano un’accettazione della divinità di Gesù, della resurrezione e dell’identificazione di Gesù col messia. Se le avesse scritte di proprio pugno, Flavio Giuseppe sarebbe stato cristiano.

Nel XX capitolo delle Antichità giudaiche, Flavio Giuseppe fa un secondo, indiretto accenno a Gesù; l’occasione gli è fornita dal racconto della illegale lapidazione dell’apostolo Giacomo (detto tradizionalmente il Minore), che era a capo della comunità cristiana di Gerusalemme, avvenuta nel 62. Egli infatti scrive: “Anano (…) convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione”.

.A fornire la prova della falsificazione del passo su Gesù è proprio Origene il quale, nella metà del III secolo, afferma nel suo Commentarium ad Mattheum ““E la cosa sorprendente è che egli, pur non ammettendo il nostro Gesù essere il Cristo, ciò nondimeno rese a Giacomo attestazione di tanta giustizia”. Di conseguenza, pare che nel III secolo il passo su “Giacomo fratello di Gesù” (il quale, non è affatto detto che sia lo stesso Gesù dei Vangeli) esistesse già, ma non quello su Gesù stesso presente al capitolo 18.

Uno dei pochi riferimenti che i Cristiani riportano come prova dell’esistenza di Gesù è la lettera a Traiano di Plinio il Giovane, datata 112.
Plinio chiede all'imperatore come comportarsi verso i cristiani che rifiutano di adorare l'imperatore e pregano "Cristo" come dio. “I Cristiani (…) affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell'esser soliti riunirsi prima dell'alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti”.
Interessante notare come Plinio non riporti affatto il nome di Gesù.

Come Plinio, Tacito non visse durante il periodo nel quale si sostiene sia vissuto Gesù, ma nacque due decadi dopo la supposta morte “del Salvatore”; così, se nella sua opera ci fosse qualche passo che si riferisse a Gesù o ai sui immediati seguaci, sarebbero di seconda mano e di molto tempo dopo i supposti eventi. Del resto, Tacito non nomina mai il nome di Gesù, bensì “Cristo”
“ne presentò come rei e colpì con supplizi raffinatissimi coloro che il volgo, odiandoli per i loro delitti, chiamava Cristiani “. (Annales, XV, 44)
“L'autore di questa denominazione, Cristo, sotto l'impero di Tiberio (imperatore dal 14 al 37 d.C.), era stato condannato al supplizio dal Procuratore Ponzio Pilato; ma, repressa per il momento, l'esiziale superstizione erompeva di nuovo, non solo per la Giudea, origine di quel male, ma anche per l'Urbe, ove da ogni parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose”. (Annales, XV, 44)
Lo zelante difensore della fede Eusebio non nomina mai il passo di Tacito, né lo fa Tertulliano (che ammette di aver letto le opere di Tacito), né alcun altro prima del 15° secolo d.C.

I cristiani amano riportare anche il passo minuscolo e probabilmente interpolato di Svetonio che afferma “(…) i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti”. Chrestus era un nome comune a Roma, significava buono o utile, un nome comune per gli schiavi, ed il passo tratta di una rivolta di schiavi. Chrestus può essere interpretato come una distorsione del nome Christus (Cristo) e quindi un possibile riferimento a Gesù; il termine Chrestus appare infatti anche in testi successivi riferito a Gesù, indicando che un errore di scrittura è possibile, ed inoltre pare che le due parole in greco antico venissero pronunciate in modo identico, il che può aver influito nella scrittura. La scelta delle parole nel passo di Svetonio sembra però implicare la presenza di "Chrestus" a Roma nell'anno 54 dopo Cristo: in questo caso l'identificazione con Gesù sarebbe molto improbabile.

Dai documenti giudaici del periodo, sia orali che scritti, venne compilato il Talmud, una collezione di dibattiti legali e di aneddoti che riempiono trenta volumi. In essi non vi è menzionato mai il nome Gesù (ebraico Yehoshuah): il riferimento più vicino è il nome Yeshu presente nel Talmud di Babilonia e riferito ad uno o più individui.

In conclusione, anche se questi documenti fossero autentici, e fossero stati derivati da fonti precedenti, essi non ci porterebbero indietro a prima del periodo nel quale la leggenda del vangelo prese forma, e così potrebbero attestare solo la leggenda di Gesù, non la sua storicità. In ogni caso, questi scarsi e brevi riferimenti ad un uomo che si suppone avesse scosso il mondo, difficilmente possono servire come prova della sua esistenza, ed è assurdo che la conclamata storicità della religione Cristiana sia fondata su di essi.
Al tempo del supposto avvento di Cristo ci furono certamente dozzine di storici relativamente affidabili che generalmente non colorarono le loro prospettive con una grande quantità di mitologia, pregiudizi culturali e bigotteria religiosa; dove sono le loro testimonianze per degli eventi tanto stupefacenti scritti nei vangeli?

L’ultimo aspetto che inficia la presupporta storicità dei vangeli è che non c’è alcuna descrizione fisica di Gesù nel Nuovo Testamento, eccetto di quella che assomiglia al sole, come alla sua trasfigurazione in Matteo 17,2. Anche il personaggio androgino in Apocalisse 1,13-15 è stato interpretato come riferito a Gesù.
Di fatto, i primi padri Cristiani ammisero che l’aspetto di Gesù fosse ignoto. Nessuno ricordava che somiglianza avesse Gesù Cristo. Citando Isaia, un’ala dell’opinione Cristiana argomentava che egli avesse scelto una forma umana misera e brutta. Intorno al 200, egli veniva mostrato nei sarcofagi Cristiani iniziali in una immagine stereotipata pagana, come un filosofo che insegnava tra i suoi alunni o come un pastore che portava pecore dal suo gregge.
E’ incredibile che se Gesù fosse esistito e fosse stato visto da “le moltitudini”, nessuno si ricordasse com’era. Gli autori dei vangeli, pretendendo di essere gli apostoli, professarono di ricordare le opere e le parole esatte di Gesù, alla lettera, però non riuscivano ricordare che aspetto avesse. Molti pensano che l’immagine standard con lunghi capelli neri sia come i suoi seguaci iniziali lo videro. In realtà, le prime immagini di Cristo ritraggono un ragazzo giovane, senza barba, a volte con capelli biondi.
L’arte paleocristiana era deliziosamente pagana. Nelle catacombe Salvatore era presentato come un giovane senza barba, come un giovane dio Greco; a volte rappresentato, come Ermete il guardiano dei greggi, che porta un ariete o un agnello attorno al suo collo; a volte come Orfeo che suonava la sua cetra tra animali selvatici. Altre volte Gesù era raffigurato come un giovane bello e adorabile, di circa quindici o diciotto anni di età, senza barba, con una dolce espressione di compostezza, e con capelli lunghi e abbondanti che scendevano in riccioli sulle sue spalle. La sua fronte a volte era circondata da un diadema o una fascia, come un giovane sacerdote degli dei Pagani o come un Augusto.
Secondo la storia del vangelo, Gesù scomparve tra le età di circa 12 e 29 anni prima che cominciasse il suo ministero, così questa raffigurazione di lui a “circa quindici – diciotto anni di età” sarebbe certamente strana, poiché i suoi seguaci non lo videro mai a quell’età.
Queste raffigurazioni dimostrano che l’aspetto di Gesù fosse arbitrario, allegorico, non storico e non basato su un singolo individuo.
I primi artisti della crocifissione rappresentano Gesù come giovane e senza barba, sempre senza la corona di spine, vivo, ed eretto, apparentemente gioioso; senza segni di sofferenza corporale.

Come si dice, “Affermazioni straordinarie richiedono prova straordinaria”; ma nessuna prova di alcun genere per la storicità di Gesù è mai esistita o è in arrivo.
Fondamentalmente non c’è alcuna prova testuale dell’esistenza di Gesù Cristo, eccetto i libri biblici falsificati e le epistole (falsificate).
 
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Qara.
view post Posted on 24/11/2008, 19:24




Molto interessante flavius. Ora, non ho tempo di leggerlo tutto ma spero di riuscirci questa sera.

Ps. ho messo anche un link su un altro forum a questo tuo topic.
 
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La Ruota
view post Posted on 25/11/2008, 23:24




Molto interessante.
Se non ricordo male nel libro "Inchiesta su Gesù" di Corrado Augias e Mauro Pesce (https://laici.forumcommunity.net/?t=12838063) si affermava che le lettere di Paolo sono datate 50 e.V. e il vangelo di Marco 70 e.V, tu invece dici che non si è sentito parlare di Vangeli fino al 150 e.V. e che le copie originali sono perse o distrutte. Su cosa è basata la datazione?
Tra l'altro quel libro l'ho piantato a metà perchè dopo una buona partenza si trasformava in un catechismo.
 
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Cavaradossi
view post Posted on 25/11/2008, 23:38




Ottimo lavoro, permette di sapere molto di piu di quello che già si sapeva.
Questo lo copio e lo metto nei miei appunti.
 
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Flavius-Claudius-Iulianus
view post Posted on 26/11/2008, 07:07




CITAZIONE (La Ruota @ 25/11/2008, 23:24)
Molto interessante.
Se non ricordo male nel libro "Inchiesta su Gesù" di Corrado Augias e Mauro Pesce (https://laici.forumcommunity.net/?t=12838063) si affermava che le lettere di Paolo sono datate 50 e.V. e il vangelo di Marco 70 e.V, tu invece dici che non si è sentito parlare di Vangeli fino al 150 e.V. e che le copie originali sono perse o distrutte. Su cosa è basata la datazione?
Tra l'altro quel libro l'ho piantato a metà perchè dopo una buona partenza si trasformava in un catechismo.

In quel libro (che non ho letto), così come in "Inchiesta sul Cristianesimo" (che ho letto), gli autori sembrano convinti della reale esistenza di Gesù. Questo, di per sè, è già un elemento che inficia pericolosamente l'onestà della ricerca storica. Non si può infatti indagare su un personaggio che non si sa se sia realmente esistito o meno, partendo dal presupposto che sia esistito "perchè oramai la tradizione vuole così". Questo è l'atteggiamento del fedele, ma non dello storico.
La datazione riportata dagli autori si basa sulla datazione tradizionale ricavata a posteriori "per far tornare i conti", dimostrando così in modo alquanto spericolato che Marco (giovane amico di Paolo) è il primo evangelista, che Luca (altro amico di Paolo), è autore del terzo vangelo e degli atti e che Giovanni, autore del quarto, è anche il discepolo prediletto e addirittura l'autore dell'Apocalisse.
Certo, ci sono i Rotoli del Mar Morto. Ma farli passare per il Vangelo di marco ce ne vuole.
Su di essi sono state scritte tonnellate di libracci che di storico non hanno assolutamente nulla.
 
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Ashmael
view post Posted on 26/11/2008, 09:14




Caro Flavius, PER LOGICA il Cristianesimo deve pur essere stato ispirato da qualcuno di reale. Se Confucio, Gautama Budda, Zoroastro, Maometto, sono veramente esistiti, perchè non Gesù? E perchè l'esecuzione di un presuntoennesimo ribelle in una provincia periferica doveva interessare l'elite intellettuale di Roma? Vaghe notizie sono tutto quello che possiamo aspettarci. Strano piuttosto è che San Paolo non citi mai i Vangeli, tranne un passo dell'Ultima Cena. Ma forse San Paolo non era interessato alla vita terrena di Gesù, era un mistico epilettico, omosessuale represso, non è molto affidabile.Se hai letto "Gesù, la verità storica" di E.P. Sanders (titolo originale "The Historical figure of Jesus, senza nessuna pretesa di "verità") vedrai che l'esistenza di una persona chiamata Gesù non è per nulla implausibile. Certo, di lui sono state inventate assurdità come la nascita da una vergine o il camminare sulla superficie dell'acqua, ma leggende si raccontano di molti famosi personaggi storici, nondimeno esistiti. io sono convinto, intuitivamente, che ci fosse una persona vera all'origine del cristianesimo, un ebreo carismatico di nome Gesù. Che poi Paolo e la chiesa cattolica abbiano distorto il suo messaggio è purtroppo vero. Ma non ce li vedo i primi cristiani immolarsi in ìnome di un puro mito.
 
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Flavius-Claudius-Iulianus
view post Posted on 26/11/2008, 13:06




CITAZIONE (Ashmael @ 26/11/2008, 09:14)
Caro Flavius, PER LOGICA il Cristianesimo deve pur essere stato ispirato da qualcuno di reale. Se Confucio, Gautama Budda, Zoroastro, Maometto, sono veramente esistiti, perchè non Gesù? E perchè l'esecuzione di un presuntoennesimo ribelle in una provincia periferica doveva interessare l'elite intellettuale di Roma? Vaghe notizie sono tutto quello che possiamo aspettarci. Strano piuttosto è che San Paolo non citi mai i Vangeli, tranne un passo dell'Ultima Cena. Ma forse San Paolo non era interessato alla vita terrena di Gesù, era un mistico epilettico, omosessuale represso, non è molto affidabile.Se hai letto "Gesù, la verità storica" di E.P. Sanders (titolo originale "The Historical figure of Jesus, senza nessuna pretesa di "verità") vedrai che l'esistenza di una persona chiamata Gesù non è per nulla implausibile. Certo, di lui sono state inventate assurdità come la nascita da una vergine o il camminare sulla superficie dell'acqua, ma leggende si raccontano di molti famosi personaggi storici, nondimeno esistiti. io sono convinto, intuitivamente, che ci fosse una persona vera all'origine del cristianesimo, un ebreo carismatico di nome Gesù. Che poi Paolo e la chiesa cattolica abbiano distorto il suo messaggio è purtroppo vero. Ma non ce li vedo i primi cristiani immolarsi in ìnome di un puro mito.

Padronissimo di credere ciò che vuoi.
Col mio scritto non ho inteso assolutamente parlare di "esistenza palusibile o implausibile". Ho solamente fatto il punto, da storico, di come stanno i fatti oggi in base a quello che si ha in mano.
Però lasciami fare un paio di critiche a ciò che hai detto.
Tu affermi: "Se Confucio, Gautama Budda, Zoroastro, Maometto, sono veramente esistiti, perchè non Gesù?"
Ebbene, dei personaggi da te citati, solo di Confucio e di Maometto abbiamo prove che siano "storicamente" esistiti (al di la di tutti i ricami che son stati fatti attorno alle loro figure). Di Maometto abbiamo addirittura la tomba.
Seguendo il tuo ragionamento dovremmo poi ammettere l'esistenza probabile di "esseri semidivini o divini" portatori di progresso per l'umanità, quali Rama, Khrishna, Orfeo, Prometeo, Ercole, Dioniso, Apollo, Mercurio (i cui attributi sono stati ereditati in toto dall'Arcangelo Michele) e così via. Cos'hanno gli evangelisti o San Paolo di più di Apollodoro, Esiodo od Ovidio?
Tu non ce li vedi i primi cristiani immolarsi in nome di un puro mito. Beh, ovviamente per loro non era un mito: per loro Dio e Gesù esistevano come per i pagani eisteva tutta la pletora dei loro dei. Gli antichi vivevano in un mondo strettamente permeato dalla magia e non si ponevano il problema della plausibilità della tradizione. Poi non devi dimenticare che, secondo la tradizione cristiana più antica, erano proprio i martiri ad accedere per primi direttamente al paradiso.
Del perchè poi questa tradizione sia diventata la religione dello stesso Impero Romano... non vi è dubbio che il cristianesimo, come ogni religione monoteista sia una "religione del popolo oppresso" solo di facciata. La realtà è ben diversa: ogni religione monoteista è uno strumento formidabile per la gestione del potere assoluto.
 
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Ashmael
view post Posted on 26/11/2008, 13:51




"Seguendo il tuo ragionamento dovremmo poi ammettere l'esistenza probabile di "esseri semidivini o divini" portatori di progresso per l'umanità, quali Rama, Khrishna, Orfeo, Prometeo, Ercole, Dioniso, Apollo, Mercurio (i cui attributi sono stati ereditati in toto dall'Arcangelo Michele) e così via. Cos'hanno gli evangelisti o San Paolo di più di Apollodoro, Esiodo od Ovidio?"

Apollodoro, Esiodo e Ovidio non collocavano Zeus, Dioniso ecc. nel TEMPO STORICO: gli evangelisti sì. Tutti quegli dei da te citati abitano nel Tempo del mito, o, come direbbero gli aborigeni australianni, nel Tempo del Sogno. Esiodo e Apollodoro non citano personaggi storici a proposito degli dei. Omero cita avvenimenti storici, ma comunque i suoi dei sono oltre il Tempo.
Gli evangelisti citano Erode, Pilato,l'Imperatore Augusto, Giovanni Battista, Antipa, Archelao, Anna e Caifa, persone realmente esistite. Certo, questo non PROVA che gli evangelisti non si siono inventati tutto; ma è comunque una differenza sostanziale. Nessuno dice "Dioniso nacque mentre regnava il re XY".

Non pochi storici pensano che Zoroastro e Siddhartha Gautama siano esistiti, anche se i particolari "storici" delle loro vite sono molto controversi.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gautama_Buddha
http://it.wikipedia.org/wiki/Zoroastro
 
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Flavius-Claudius-Iulianus
view post Posted on 26/11/2008, 17:57




Se la metti su questo piano posso essere in parte d'accordo. In effetti in questo tuo secondo intervento hai espresso un concetto giustissimo: il paradosso da me citato in precedenza era, per l'appunto un paradosso.
Ma anche in questo caso, lasciami approfondire un paio di aspetti.
Se si eccettua Omero, il quale è un autore semi-leggendario, noi abbiamo prove dell'esistenza di Apollodoro, Ovidio ed Esiodo. Viceversa, non abbiamo nessuna prova che gli evangelisti siano mai esistiti. Oggi molti teologi sono dell'idea che sotto il nome di Matteo, Marco, Luca e Giovanni si possano in realtà individuare 4 scuole ben precise, di matrice giudaica od ellenistica. Questo tanto per precisare sui nomi.
Secondo punto. Certamente gli autori antichi collocavano le storie degli dei nell'ambito del mito, poichè essi erano consapevoli che le storie da loro raccontate erano, appunto, storie e non verità. Loro credevano in Zeus, Artemide, Atena, questo è fuori discussione. Ma le storielle che imbastivano sul loro conto erano una sorta di memento per gli esseri umani, exempla da imitare o moniti da suggerire. La loro non era "verità rivelata", non era "parola di Dio" e nessuno si meravigliava che i miri narrati da Esiodo stridessero con quelli raccontati da Ovidio.
Al contrario, la materia del Nuovo testamento la si vuole collocata nella storia, e questo perchè, come hai ben detto, vengono spesso citati (a sproposito), luoghi e personaggi realmente esistiti. Rileggi ciò che ho scritto all'inizio della discussione: possibile che tra i numerosissimi seguaci di gesù non ci fosse uno straccio di storico decente che si preoccupasse di scrivere qualche data, invece che citare nomi a caso? O che citasse luoghi, eventi, situazioni inquadrandoli in un determinato mese ed anno? Se diamo credito ai vangeli, sappiamo che gli apostoli non erano certo dei mostri di cultura. Ma sappiamo anche che numerosi erano i seguaci, molti dei quali benestanti e colti. Eppure niente di più preciso che qualche vago accenno: questo è tutto quello che possiamo evincere dai vangeli, i quali sono debolucci come testi filosofici (non è esagerato dire che la filosofia ivi espressa è leggermente qualunquista), irrisori come testi religiosi (basti leggere il Talmud per fare qualche confronto) e semplicemente ridicoli come libri storici.
Se questi pseudo-evangelisti avessero avuto un computer, temo che sarebbe stato meglio per loro avere avuto accanto qualcuno che li istruisse su come fare un copia-incolla dall'antico testamento in modo decente.
Ashmael: tu ti sei più olte definito cristiano.
Ebbene, non sono certo un teologo, ma per definirti cristiano dovresti in primo luogo credere nel "credo niceno", il quale rappresenta il primo tentativo di dare forma organica alla pletora di correnti cristiane sorte in circa due secoli dalla supposta morte di gesù.
Se ti rifiuti (e fai bene) allora dimmi: chi te lo fa fare a ritenerti cristiano?
Per essere uomini onesti e integerrimi non serve credere in un personaggio che forse non è mai esistito, e che non ha detto nulla di veramente originale che altri non avessero già detto (se veramente l'ha detto, dato che la filosofia di Gesù è in realtà la filosofia di Paolo).
 
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Ashmael
view post Posted on 26/11/2008, 18:35




Gesù è per me, come per molti, un simbolo di valori condivisi. Tali valori possiono variare. E' l'Uomo che crea gli dei a sua immagine, non il contrario. E Gesù per me è coluo che predicò l'Amore, la Carità, che lottava per gli emareginati e i operseguitati contro le caste dominanti. Gesù io lo vedo come il primo laico (il sabato è fatto per luomo, non l'uomo per il sabato). Ti sembra strano? Io certo non crdoo cghe Gesù fosse Dio. Ma era di certo un uomo notevole, IMHO. Purtroppo, non ne ho le prove.
 
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La Ruota
view post Posted on 26/11/2008, 19:55




Gesù incarna i valori idealizzati, come la giustizia, la saggezza, la bontà e la perfezione di cui l'uomo scarseggia.
Che sia esistito o no, la sua figura è stata vincente per controllare il gregge, perchè la gente sa che deve morire e ha bisogno di una speranza: "Gli ultimi saranno i primi" è uno slogan di una potenza straordinaria. Ai giorni nostri, nelle campagne elettorali a chi si fanno promesse? Ai poveri!
Quindi nella Storia il popolo è stato infarcito di tante favole, ben accolte data l'ingnoranza, per tenerlo buono, mentre i ricchi e potenti hanno sempre mantenuto una bella facciata di devozione razzolando male. Mi chiedo se tra i gerarchi del Vaticano ci sia veramente qualcuno che crede in Gesù o fanno tutti finta, se il revisionismo storico abbia revisionato anche i loro cervelli o sanno benissimo come sono andate le cose in questi ultimi 2000 anni.
In ogni caso bisogna sfatare i miti, accettati dalla maggioranza, che per essere buoni e civili si debba essere cristiani, che se non credi in Dio, ma sei buono e civile è perchè hai avuto un'educazione cristiana.
Queste prove storiche di falsificazione, di cui oggi possiamo discutere senza essere torturati così http://itnetbsd.altervista.org/gizm0/torture/16.html, possono far venire il dubbio che le Verità tanto declamate dalla Chiesa non siano tali, nella speranza che perdendo fedeli smettano di asfissiarci e succhiarchi soldi.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 27/11/2008, 13:41




CITAZIONE (Ashmael @ 26/11/2008, 18:35)
Gesù è per me, come per molti, un simbolo di valori condivisi. Tali valori possiono variare. E' l'Uomo che crea gli dei a sua immagine, non il contrario. E Gesù per me è coluo che predicò l'Amore, la Carità, che lottava per gli emareginati e i operseguitati contro le caste dominanti. Gesù io lo vedo come il primo laico (il sabato è fatto per luomo, non l'uomo per il sabato). Ti sembra strano? Io certo non crdoo cghe Gesù fosse Dio. Ma era di certo un uomo notevole, IMHO. Purtroppo, non ne ho le prove.

"Non sul monte nè nel tempio, ma in spirito e verità". Per me é = abolizione di tutte le religioni!
Ammesso che sia esistito e che davvero abbia detto 'sta cosa, allora dovrei darti ragione, era rivoluzionario. Peccato che nessuno se lo fila, su 'ste cose... <_<
 
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Flavius-Claudius-Iulianus
view post Posted on 27/11/2008, 17:37




Nei vangeli, come nel Corano, c'è scritto tutto e il contrario di tutto: se si prendono frasi a caso, decontestualizzandole ( e non è difficile, visto l'ammasso disordinato di parole di cui sono fatti i vangeli), si può vedere sia un gesù estremamente violento, severo e intollerante verso le altrui debolezze, sia un gesù dolce, comprensivo ed amicone. Si può vedere un esù ebreo, osservante della legge, e a llo stesso tempo un Gesù rivoluzionario e anticonformista.
A ciascuno il suo Gesù dunque, quello che fa più comodo a seconda delle occasioni.
Chissà quale sarà quello vero?
 
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Ashmael
view post Posted on 28/11/2008, 10:39




Questa è la domanda da 60 milioni di Euro...
 
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Chtulhu
view post Posted on 28/11/2008, 16:47




CITAZIONE (Flavius-Claudius-Iulianus @ 27/11/2008, 17:37)
Nei vangeli, come nel Corano, c'è scritto tutto e il contrario di tutto: se si prendono frasi a caso, decontestualizzandole ( e non è difficile, visto l'ammasso disordinato di parole di cui sono fatti i vangeli), si può vedere sia un gesù estremamente violento, severo e intollerante verso le altrui debolezze, sia un gesù dolce, comprensivo ed amicone. Si può vedere un esù ebreo, osservante della legge, e a llo stesso tempo un Gesù rivoluzionario e anticonformista.
A ciascuno il suo Gesù dunque, quello che fa più comodo a seconda delle occasioni.
Chissà quale sarà quello vero?

A me la figura di Gesù sembra coerente.
 
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59 replies since 24/11/2008, 13:57   3535 views
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