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Il monastero horror. Lavori forzati, suicidi, torture nella sfarzosa "Fraternità di Gesù"., Soppressa da papa Ratzinger nel 2010, riciclatasi con altro nome. Preti trasferiti e scappati da Ivrea

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GalileoGalilei
view post Posted on 15/8/2016, 15:35 by: GalileoGalilei
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Servizio speciale

L’esperienza di Lanuvio
ora et labora rivista e corretta
di Matilde De Angelis - foto di Grazia Lissi


Forte impegno in campo sociale e grande spirito imprenditoriale. Grazie a questo mix, in breve tempo la Fraternità di Gesù è diventata famosa. Restano da chiarire alcune pagine della sua storia e del suo percorso spirituale.


‘‘Secondo i rigorosi principi dell’agricoltura biologica". L’etichetta dei prodotti specifica come nascono e vengono trasformati i frutti della terra; il logo presenta un monaco con il capo chino, intento a camminare, circondato da chiome di alberi. Sullo sfondo, campeggia il sole e la sagoma di un edificio: è la rocca intorno alla quale vivono i monaci di Lanuvio, pionieri nell’ambito della produzione bio, ormai conosciuti con questo marchio nei negozi biologici, nelle gastronomie specializzate, nei centri di agriturismo e in alcune botteghe del commercio equo e solidale.

Di sabato, al punto vendita del monastero di Vallechiara, alle porte di Roma, c’è la fila. I clienti arrivano dalla metropoli e dai Castelli romani, alla ricerca di sapori non inquinati da fertilizzanti chimici. Oggi le cooperative Colle dell’acero e L’albero della vita – che curano produzione e trasformazione dei prodotti, controllati lungo l’intera filiera dall’Istituto mediterraneo di certificazione – coltivano più di 60 ettari a oliveto, frutteto misto, ortaggi, erbaio e cereali per l’allevamento di un centinaio di bufale, oltre a 5 mila metri quadri in serre non riscaldate.

Nell’impresa agricola i monaci-contadini non sono soli: famiglie di laici lavorano nelle cooperative, affiancate dai giovani della Comunità Massimo, con problemi di tossicodipendenza alle spalle, appoggiati e guidati spiritualmente dai religiosi di Lanuvio fin dal 1982. Ma soprattutto vengono sostenuti da Banca Etica, che in passato ha aiutato la comunità a rientrare da debiti pesanti nei confronti di altri istituti di credito, fornendo anche consulenza gestionale e avviando un piano di rilancio dell’attività. Una scelta, quella di puntare sul biologico, innanzitutto etica, «espressione della ricerca di una giusta armonia fra uomo e natura», spiegano nel loro sito plurilingue i monaci, che aderiscono anche all’associazione Libera.

Monache domenicane del monastero Matris Domini di Bergamo in contemplazione.
Monache domenicane del monastero Matris Domini
di Bergamo in contemplazione.

Un ritorno in grande stile a "madre terra", dunque. Ma dove affonda le radici questa nuova esperienza monastica? Nell’ora et labora benedettino e nella vita della Famiglia di Nazaret, trascorsa nel silenzio e nel lavoro, secondo dom Tarcisio Maria Benvenuti, il sacerdote triestino fondatore della Fraternità di Gesù, da sempre alla guida di questa comunità, che oggi conta circa 70 membri, tra monaci e monache.

Nel 1972 dom Benvenuti, con alcuni compagni, "inventa" una forma di vita religiosa capace di sostenersi con il frutto del proprio lavoro manuale, agricolo e artigianale (pittura di icone, tessitura per arredamento e abbigliamento anche liturgico, gestita dalla cooperativa Fantasia di mani). Nasce il primo nucleo della Famiglia monastica Fraternità di Gesù, federazione costituita oggi dai rami maschile (Congregazione dei Fratelli di Gesù), femminile (Congregazione delle Sorelle di Gesù) e da cooperatori laici, singoli o famiglie.

Monaco cistercense del Priorato di Santa Maria e San Nicolò in Piona (Colico - Lecco).
Monaco cistercense del Priorato di Santa Maria
e San Nicolò in Piona (Colico - Lecco).

Arrivano, a partire dal 1979, le approvazioni canoniche: prima come associazione privata di fedeli, vent’anni dopo come Istituto monastico di diritto diocesano, obbediente alla regola di san Benedetto, alla Carta caritatis della tradizione cistercense e alle proprie costituzioni. Arrivano gli aiuti economici di tante congregazioni religiose e di amici importanti. Arrivano le vocazioni, alcune delle quali da altri istituti religiosi, accolte a braccia aperte anche se si tratta di persone che hanno avuto problemi nei monasteri di origine e sono state dimesse.

Dom Benvenuti viene benedetto quale abate maggiore nel ’99 dall’arcivescovo metropolita de L’Aquila. L’arcivescovo Giuseppe Molinari aveva riconosciuto la comunità monastica di diritto diocesano, affidandole la basilica di S. Maria di Collemaggio, l’annesso monastero e l’abbazia di S. Spirito d’Ocre, perché vi costituisse un eremo cenobitico. Tuttavia, dopo aver ricevuto la benedizione, la Fraternità lascia la diocesi.

Nel 1985 i monaci dalle tonache bianche vengono accolti in una parrocchia delle Falasche (vicino ad Anzio, lungo il litorale a sud della capitale) dal vescovo di Albano, monsignor Gaetano Bonicelli. In seguito, con un mutuo agrario, stabiliscono la propria comunità-madre in una vasta area in località Presciano (Lanuvio) e Lazzaria (Velletri). Vengono trasformati in celle alcuni prefabbricati regalati da vari comuni friulani, che li avevano utilizzati dopo il terremoto del ’76. Luogo della preghiera comunitaria è una grande chiesa-tenda dove si svolgono la liturgia delle ore con canto gregoriano, la preparazione alla domenica con l’adorazione della Croce il venerdì sera e una veglia di preghiera il sabato sera. Senza essere rigorosamente fedeli al dettato di san Benedetto: altrimenti il lavoro dovrebbe essere sospeso sette volte al giorno per dedicarsi all’orazione.

Con la crescita della comunità sorgono anche dubbi, giudizi, pettegolezzi, al punto che i monaci in questi ultimi mesi hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni né interviste, neppure per chiarire punti ancora in ombra della loro storia. Come per esempio i motivi della partenza dall’Aquila oppure di quella più recente da Firenze.

Carmelitane scalze, in ginocchio accanto alle loro celle nel Carmelo di Legnano (Milano).
Carmelitane scalze, in ginocchio accanto alle loro celle
nel Carmelo di Legnano (Milano).

Il primo novembre 2000 il cardinale Silvano Piovanelli, allora arcivescovo di Firenze, li aveva accolti nella chiesa e nel convento di S. Salvatore in Ognissanti, da dove sono ripartiti quest’anno (dopo la defezione del priore) alla volta di Vienna, attesi dall’arcivescovo, il cardinale Christoph Schönborn. Nei locali attigui all’ex convento fiorentino i monaci vendevano i loro prodotti e avevano concesso a Banca Etica di aprire uno sportello. Quella toscana doveva essere la base di un’avventura mai decollata: far approdare le coltivazioni biologiche sui terreni dell’ex supercarcere dell’isola di Pianosa. Per il momento, quindi, la sperata plantatio (fondazione) di villaggi monastici non ha dato frutti.

In attesa di spiccare il volo da Vallechiara, la Fraternità continua ad accogliere persone e gruppi, all’insegna dell’ecumenismo, e ha avviato contatti con Romania, Ucraina e Polonia; al santuario di Czestochowa ha sentito la chiamata a essere "missionaria" in Europa e a bordo di un pullman diventa «un monastero in cammino sulle vie dell’uomo».

Monaco cistercense della stretta osservanza (trappista) nell'abbazia Madonna del Ss. Sacramento alle Frattocchie (Roma).
Monaco cistercense della stretta osservanza (trappista) nell’abbazia
Madonna del Ss. Sacramento alle Frattocchie (Roma).

A Roma la Fraternità di Gesù è da tempo alla ricerca di una struttura che possa ospitare alcuni monaci studenti negli atenei della capitale: la stampa aveva parlato di San Paolo fuori le Mura, prestigiosa basilica oggi affidata ai benedettini cassinesi. Una voce smentita da Nokter Wolf, abate primate della Confederazione benedettina, a cui in passato la Fraternità di Gesù si era rivolta per un riconoscimento ufficiale quale nuovo ramo della secolare famiglia di san Benedetto, riconoscimento peraltro che finora non è stato concesso.

Una risposta, invece, è arrivata dal Vaticano. In una lettera inviata al monastero lo scorso 8 marzo, il cardinale Joseph Ratzinger, che due anni fa aveva visitato Vallechiara, scrive a dom Tarcisio: «...Nella confusione dei primi anni dopo il Concilio, (anche) Lei si è sentita in cammino verso il nuovo mondo, ma in sintonia con le radici. Non si è posta al seguito di un Gesù romantico, di un Gesù inventato, modellato secondo i nostri ideali e aspirazioni, ma di un Gesù reale... In compagnia di Pietro Lei ha riconosciuto il Figlio del Dio vivente».

Matilde De Angelis



Jesus n. 1 gennaio 2005 - Home Page





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