Laici Libertari Anticlericali Forum

Il monastero horror. Lavori forzati, suicidi, torture nella sfarzosa "Fraternità di Gesù"., Soppressa da papa Ratzinger nel 2010, riciclatasi con altro nome. Preti trasferiti e scappati da Ivrea

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view post Posted on 27/6/2008, 18:20
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Soppressa da papa Ratzinger nel 2010 e riciclatasi con altro nome.

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http://dagospia.excite.it/articolo_index_41625.html

IL MONASTERO HORROR – PRESSIONI PSICOLOGICHE, LAVORI FORZATI, SUICIDI: ALLA “FRATERNITÀ DI GESÙ”, VICINO ROMA, ACCADEVA QUESTO E ALTRO – DOPO ANNI DI DENUNCE, FINALMENTE, IL VATICANO È INTERVENUTO…

Andrea Milani per “L’espresso”

All'esterno dava l'immagine del monastero moderno, aperto ed ecumenico, tutto preghiere e agricoltura biologica. All'interno però si viveva nell'incubo: coercizione psicologica e processi per i dissidenti, sfruttamento della manodopera e culto della personalità del capo fondatore, affari poco chiari e suicidi inspiegati.

La vicenda che riguarda la Fraternità di Gesù è ancora avvolta nelle nebbie della discrezione curiale, ma è ormai certo che, dopo anni di riservatissime denunce alle autorità ecclesiastiche, il Vaticano ha deciso di intervenire, allontanando il guru della Fraternità, don Tarcisio Benvenuti, e il suo braccio destro, don Zeno Sartori, e nominando due commissari con l'incarico di riportare ordine nella comunità. Benvenuti è stato esiliato al monastero benedettino di Praglia (Padova), Sartori all'abbazia di Novalesa, in Piemonte. Per entrambi obbligo di residenza, pena la sospensione a divinis.

Nella casa madre della Fraternità a Casal Perfetto di Lanuvio, vicino Roma, i religiosi e le religiose superstiti, una quarantina, tengono le bocche cucite. Ma ormai la consegna del silenzio sta crollando. E anche alla Congregazione dei religiosi, l'organismo vaticano competente, confermano che, "dopo un'accurata visita apostolica, sono state prese alcune misure atte a favorire il sereno sviluppo della comunità".



Il Vaticano non dà spiegazioni ufficiali. Di certo c'è che la mole di proteste e i raccapriccianti racconti di ex membri della Fraternità hanno infine convinto la Santa Sede che non si poteva più far finta di niente. E dire che la Fraternità aveva fama di affascinante esperimento cattolico eco-chic, lontano mille miglia dall'oppressione clericale che, a quanto pare, era invece diventata pane quotidiano.

In principio non era così. L'esperienza era nata nel 1972, dall'incontro di Benvenuti, Sartori e altri tre giovani, con l'obiettivo di realizzare una semplice comunità di vita cristiana, che mettesse insieme Vangelo e impegno sociale, fede e laicità. Dal Veneto il gruppo si sposta presto nel Lazio. Grazie alla benevolenza del vescovo di Albano e alle donazioni dei simpatizzanti, la Fraternità mette radici e vara una miriade di iniziative: una cooperativa di falegnameria, una per coltivare prodotti biologici, la comunità Massimo per il recupero dei tossicodipendenti.

Poi, a metà anni Ottanta, una brusca sterzata: don Tarcisio si autoproclama abate, ai membri viene imposto un abito religioso e la disciplina degna di un gulag. Molti ragazzi, inizialmente attratti dagli ideali propagandati, si accorgono che la realtà è tutt'altra. Fagocitati all'interno della comunità e costretti a ritmi di lavoro manuale pesantissimi, vengono sfruttati per finanziare le manie di grandezza e l'alto tenore di vita dei capi. Il controllo di don Tarcisio è durissimo: processi pubblici e ricatti per chi si lamenta, accuse di tradimento per chi vorrebbe lasciare. Alcuni fuggono. Luca, vent'anni, si suicida gettandosi dal ponte di Ariccia. Nel 2006 un altro 'fratello', Leonardo, si impicca.

Chi è riuscito a uscire dall'incubo, ne parla (chiedendo l'anonimato) come dell'esperienza più dolorosa della sua vita: "Mi hanno manipolata e rubato la giovinezza", confessa una donna che ha vissuto a Lanuvio per dieci anni. "Il messaggio cristiano è stato strumentalizzato per scopi di potere da chi voleva farsi 'profeta'", racconta un altro. "A me hanno strappato anche la fede", conclude un terzo. Non sarà facile rimettere ordine in questo groviglio di sofferenze. Neppure per il Vaticano.


Dagospia 27 Giugno 2008

Edited by pincopallino2 - 14/1/2019, 13:10
 
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view post Posted on 11/7/2008, 07:26
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Fino a qualche anno fa la Fraternità di Gesù godeva dell'appoggio di due eminentissimi cardinali, Ratzinger e Re ed aveva avuto in gestione la seconda basilica pèer importanza al mondo, dopo quella di San Pietro, quella di San Paolo fuori le Mura:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7860

Turnover a San Paolo fuori le Mura: arrivano i nuovi monaci contadini
Sono quelli della Fraternità di Gesù, che sostituiscono i benedettini. Vivono del lavoro nei campi. Hanno il pieno appoggio di Ratzinger. E in un’altra parrocchia di Roma prenderanno il posto dei gesuiti

di Sandro Magister






ROMA – Il penultimo abate famoso dei monaci di San Paolo fuori le Mura è stato Ildefonso Schuster, divenuto arcivescovo di Milano attorno alla metà del secolo scorso e oggi vicino a esser proclamato santo.

L’ultimo è stato Giovanni Franzoni, alfiere del dissenso cattolico negli anni ruggenti dopo il Concilio Vaticano II, sospeso a divinis e oggi sposato con una psichiatra giapponese.

Poi più niente. La basilica di San Paolo fuori le Mura, seconda solo a San Pietro tra le grandi basiliche di Roma e del mondo, è caduta a picco per importanza e prestigio. I monaci benedettini che la officiano sono ridotti a una sparuta decina, sempre più vecchi e malandati, le messe sono semideserte, il territorio è stato smembrato e annesso alle parrocchie contigue.

Non c’è che una soluzione per far risorgere la basilica, pensano ormai in Vaticano: congedare i monaci che l’hanno ridotta a questo stato e affidarne la cura a una comunità monastica di nuova fondazione, vivace, giovane, fiorente di vocazioni, che è già lì scalpitante a pochi chilometri da Roma.

Questa nuova comunità ha il nome di Famiglia Monastica Fraternità di Gesù. S’è stabilita su un’ottantina di ettari di campagna sotto i Castelli Romani, tra Lanuvio e Velletri, con una torre e alcuni vecchi casolari. Non ha abbazia né chiostro, la chiesa è un tendone arcuato tipo impianto sportivo, le celle sono in case prefabbricate riprese dal terremoto del Friuli del 1976.

Ma l’impronta di san Benedetto e san Bernardo, padri del monachesimo occidentale, è evidente a cominciare dal nome dato al luogo: Vallechiara. Come a Clairvaux e attorno alle grandi abbazie medievali, anche questi nuovi monaci coltivano la terra. Si sono fissati la regola di vivere del frutto del loro lavoro: non solo icone dipinte in stile bizantino e tessuti, ma anche agricoltura biologica, oliveto, frutteto, bufale al pascolo, miele, conserve, ricotta.

“Una delle migliori mozzarelle che ho mai assaggiato”, ha decretato il vescovo anglicano di Londra, Richard Chartres, citando ammirato i monaci di Vallechiara nella sua omelia dello scorso giovedì santo. La fama corre. Da Londra, il 6 novembre 2002, è venuto in visita a Vallechiara il principe Carlo (vedi foto). E un altro dei loro estimatori è l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana.

Il fondatore e abate maggiore di questa nuova famiglia monastica è dom Tarcisio Maria Benvenuti, 58 anni, nativo dell’Istria, rifugiatosi bambino in Italia e divenuto prete a Trieste. È nel 1972 che ha dato avvio alla comunità ed è dal 1985 che si è stabilito a Lanuvio. Il suo motto è il benedettino “ora et labora”: con la preghiera comune nelle ore serali e col lavoro nei campi a partire dall’alba, fatto con l’aiuto di contadini riuniti in due cooperative, di giovani di una vicina comunità di ricupero e degli ospiti del monastero.

I benedettini di modello tradizionale, a cominciare da quelli di Montecassino che hanno in cura la basilica di San Paolo fuori le Mura, li vedono come rivali spurii e indesiderati. Ma mentre i loro monasteri si svuotano, a Vallechiara i novizi abbondano: tra monaci e monache, sono ormai una settantina e di varie nazioni quelli che hanno pronunciato i voti. E in Vaticano questa è una cifra che fa impressione.

Quanto poi alla genuinità della loro vocazione, ha provveduto a fugare ogni dubbio il cardinale Joseph Ratzinger in persona, custode ufficiale della sana dottrina: l’ha fatto con una lettera dell’8 marzo 2004 all’abate Benvenuti, colma di elogi per il suo ripristino integrale dell’unità tra preghiera e lavoro, “purtroppo allentatasi fino a perdersi nel corso della storia”.

Un altro dei loro sostenitori di peso è l’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn. In curia hanno di recente conquistato l’appoggio del cardinale Giovanni Battista Re. E sono Ratzinger e Re, sicuri del placet di Giovanni Paolo II, i più decisi ad affidare la basilica di San Paolo fuori le Mura ai monaci di dom Benvenuti. L’abate attuale di San Paolo, Paolo Lunardon, e quello di Montecassino, Fabio Bernardo D’Onorio, fanno resistenza. Ma la loro capitolazione è già scritta.

E non è tutto. Oltre che a San Paolo fuori le Mura, i monaci di Vallechiara avranno presto in dote anche un’altra importante chiesa di Roma, quella di San Saba all’Aventino. I gesuiti, che l’hanno fin qui avuta in cura, sono anch’essi in drammatico calo di uomini. E dopo quella di San Roberto Bellarmino ai Parioli, perduta un anno fa, si sono rassegnati a perdere anche la loro seconda e ultima parrocchia romana.
 
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martino1080
view post Posted on 9/7/2011, 17:10




un mio amico disse che nelle feste li facevano anche bere e fumare
 
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martino1080
view post Posted on 9/7/2011, 17:44




i monaci Silvestrini di Bassano Romano invece, fanno una vita regolare; il lavoro però se lo devono inventare, in genere pulizie dei loro locali interni e del giardino. Stranamente non hanno vocazioni da anni, a parte quei pochi congolesi.
Dicono che fanno apostolato con la radio, ma non funziona da anni. Purtroppo hanno la statua del Cristo nudo di Michelangelo , smutandata dal 2000 circa, con ogni benedizione vaticana. Pregare in Chiesa un Dio con il pisello di fuori (o pene?), è un pò scassante! Se poi vedi anche la statua di lato o dietro, intuisci subito la natura gay dell artista.
Secondo me è un offesa al pudore e ad almeno 3- 4 dei 10 Comandamenti del Decalogo. Senza contare poi i vari quadri sparsi per il monastero, che visti con attenzione, a mio giudizio, sembrano dei quadri porno.
Ogni monaco poi, può avere il suo bel Pc e la connessione internet nella sua stanza. A tavolo poi, ti devi adattare a mangiare e bere (almeno un bicchiere di vino pieno, oltre eventuali liquori) tutto ciò che ti passano (hanno un ristorante), anche in quaresima, con abbondanti portate e squisiti dolci (col rischio di ingrassare come un maiale).
 
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martino1080
view post Posted on 9/7/2011, 18:33




Al monastero di Santa Scolastica a Subiaco, mi riferirono che ti può capitare qualsiasi lavoro, dal pulire i cessi/bagni esterni, a fare il manovale con i muratori del monastero (es. per allargare le stanze) o a lavori nell orto/ pulizie, imbiancare stanze, lavorare in cucina con le cuoche, ecc. (spesso a scapito della meditazione e del tempo personale) Ti può capitare poi di mangiare cibi scaduti da qualche settimana. Se ti presenti con il giubboto al refettorio o in chiesa, perchè hai freddo, vieni rimproverato. Capitava poi che l Abate rimproverava i monaci, anche quelli anziani, con schiaffetti e pesanti rimproveri, ironie e prese in giro. Nel convento cè un bel quadro porno con genitali esposti (ma anche la statua della madonna in corridoio, secondo me spudorata ) I quadri nel Monastero, in genere evidenziano nudità, a volte velate e sacrileghe (anche al monastero Sacro Speco). Dopo pranzo e cena, la ricreazione obligatoria, con almeno un bicchierino di liquore/wisky per tutti. Per colazione, un distribuitore di bevande per il latte e caffè. Alla prima/e esperienza, ti chiedono l offerta, poi fai un esperienza lunga di diverdi mesi nel Noviziato, un locale (con l unica biblioteca interna) sepata dagli altri monaci, dove ti obligano a rimanere nel tempo libero/di riposo. Una volta monaco puoi essere trasferito al Sacro speco, dove la liturgia è molto ridotta, e sei a contatto con molti turistiCome ogni monastero , hanno il loro dipendenti esterni per manutenzioni varie (spesso superano i monaci). In teoria potrebbero esserci solo 2- 3 monaci e i vari dipendenti che curano il monastero. Da anni è chiuso il museo, che se con qualche piccolo restauro e ben curato potrebbe fruttare un buon guadagno. Così come per le diverse stanze della Chiesa, di notevole valore artistico ma chiuso al pubblico e lasciate a marcire senza restauri.La chiesa, serve solo per i monaci, che celebrano la messa ammucchiati a lato dell altare, senza fedeli che assistono, a parte la domenica, che però devono passare dall ingrsso laterale in mezzo alla strada, col rischio di essere investiti. La forsteria- albergo esterno, è in mano ai laici.
 
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view post Posted on 9/7/2011, 19:14
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Interessante quadretto.

Ma chi è la gente che va in questi monasteri? A che scopo?
 
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martino1080
view post Posted on 9/7/2011, 20:26




Penso che la gente vada in monastero per seguire Cristo. Però il monastero non deve essere chiuso in sè, ma fare apostolato e aprirsi alla gente. Credo che dovrebbe essere Cristo il Capo e il fine supremo del monastero


Ps. w.famigliamonasticafraternitadigesu.wordpress.com/novita
Soppressione della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù – Aprile 2010
In data 12 aprile 2010 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e la Società di Vita Apostolica ha emanata il Decreto di Soppressione della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù. Tale decisione è stata communicata alla communità con una lettera di Cardinale Franc Rodé, Prefetto della suddetta Congregazione, il 5 maggio 2010. Questa decisione é stata approvata in forma specifica dal Sommo Pontefice nel corso di un’udienza con il Cardinale Francese il 22 aprile 2010.

 
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Sati2013
view post Posted on 20/1/2013, 17:05




Cari amici, un sincero saluto a tutti! Ho letto i commenti circa le vicende relative alla comunità monastica "Fraternità di Gesù". Nulla di nuovo! Tutte notizie, quelle che si sono apprese, che però non hanno avuto seri e giusti approfondimenti. L'idea che ognuno si è fatta sulla fraternità monastica, tuttavia, può avere una giusto fondamento. Ma la verità, purtroppo, non è emersa nella sua interezza. Le cose che sono accadute dopo i fatti tanto raccontati - riguardanti sempre la comunità monastica - non sono state scritte e nessuno ne ha parlato. Sarebbe troppo lungo e, forse, noioso stare qui a raccantarli: basta dire che l'atteggiamento di alcuni contro la "supremazia" di un CLERO fortemente umanizzato e mondanizzato, trova largo accoglimento tra chi ha vissuto e subito certe cose. Vogliamo parlare dei monaci mandati via con una semplice, fredda e poco caritatevole lettera? O di quelli salutati ipocritamente sotto il colonnato di San Pietro? O di quelli che hanno dovuto lasciare, per forza di cose, alcuni beni in quel monastero? Monaci, che seppur completamente estranei a qualsiasi accusa, non hanno avuto mai più la possibilità di ritornare in quella che era la loro casa. Tutti si sono accaniti contro i superiori di quella che era chiamata la "Famiglia Monastica Fraternità di Gesù", accusandoli delle cose più brutte, come se loro fossero i leader di un movimento settario in silenziosa e continua crescita. Ma sappiamo cosa sia veramente una setta? Sappiamo su cosa fonda i suoi principi e come sia strutturata per garantirsi la sopravvivenza? Abbiamo dimenticato la famosa setta di Jonestown estintasi nel 1978? Qualcuno ha forse parlato di coloro che, invece, hanno preso il potere in quel monastero? Hanno cacciato chiunque non gli andasse bene - con criteri a loro soltanto conosciuti - promettendogli che sarebbero bastate un paio di settimane e poi il tutto si risistemava? E che fine ha fatto il terreno e tutti i beni di quel monastero? Si può aggiungere ancora che i giusti processi canonici si sono conclusi e, per quanto ne so, non hanno trovato alcun responsabile!
 
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view post Posted on 3/10/2014, 15:21
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http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1349175
26 agosto 2011
Ratzinger ha peccato di eccessivo ottimismo iniziale, nel giudicare nuovi fenomeni religiosi che poi gli hanno dato motivo di preoccupazione.

*

Uno di questi casi riguarda la Famiglia Monastica Fraternità di Gesù, stabilitasi negli anni Ottanta in una vasta zona agricola non lontana da Castel Gandolfo, con varie decine di monaci e monache.

Il fondatore, padre Tarcisio Benvenuti, diede il nome di Vallechiara al suo nuovo monastero e attrasse presto le visite e la simpatia di ecclesiastici illustri, dall'arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn all'arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana Rowan Williams.

Anche il principe Carlo d'Inghilterra, nel 2002, fece visita al monastero e alla tenuta agricola. E anche l'allora cardinale Ratzinger.

Ratzinger ne fu così entusiasta che l'8 marzo del 2004 scrisse di suo pugno all'abate Benvenuti una lunga lettera ricchissima di apprezzamenti e di incoraggiamenti, tuttora riprodotta per intero nel sito della comunità:

> "Stimato e caro padre Abate..."

Quello stesso anno, in Vaticano maturò addirittura il proposito di affidare alla Famiglia Monastica Fraternità di Gesù la cura della basilica romana di San Paolo fuori le Mura, al posto dei monaci benedettini che vi risiedevano da secoli, ridotti di numero e invecchiati:

> Turnover a San Paolo fuori le Mura: arrivano i nuovi monaci contadini (3.9.2004)

Ma questo fu l'inizio della fine, per padre Benvenuti e i suoi. I benedettini, quelli veri, si inalberarono contro questi che ritenevano falsi imitatori. E cominciarono a venire alla luce le numerose e gravi pecche della comunità. Nel 2007, divenuto papa, Ratzinger inviò un abate benedettino a compiere una visita apostolica, che diede risultati disastrosi.

La comunità fu commissariata. Il fondatore e il cofondatore, i padri Benvenuti e Zeno Sartori, furono prima trasferiti nei monasteri benedettini di Praglia e di Novalesa, e poi esiliati in un santuario sulle montagne dell'Austria, a St. Corona AM Wechsel, nell'arcidiocesi di Vienna.

Il 12 aprile 2010 il colpo finale. La congregazione vaticana per i religiosi, allora presieduta dal cardinale Franc Rodé, emanò il decreto di soppressione della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù, decreto approvato in forma specifica da Benedetto XVI il 22 aprile successivo.

http://famigliamonasticafraternitadigesu.w...01/hello-world/

Bevenuti!
MARZO 1, 2010


Fino a quando fu soppresso dalla Chiesa in 2010, la Famiglia Monastica Fraternità di Gesù era una federazione con due congregazioni religiose, i Fratelli di Gesù e le Sorelle di Gesù e una Associazione di Fedeli dando la possibilità alle famiglie e i laici di condividere la stessa carisma della comunità.

La vita dei fratelli, le sorelle e le famiglie è stato ispirato dalla Santa Famiglia di Nazaret – la preghiera e il lavoro vissuto con semplicità di cuore radicato nell’Amore di Gesù Cristo. La Casa Madre della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù era situata al Monastero di Vallechiara trenta chilometri a sud di Roma, vicino al villagio di Landi (Lanuvio).

Nel 1972, nella luce del Concilio Vaticano II, il fondatore, Padre Tarcisio Benvenuti, è stato ispirato di iniziare questa nuova vita di comunità. La visione era semplicemente di vivere un’esperienza di Nazareth mettendo in pratica le parole e i gesti di Gesù Cristo.

Il villaggio monastico fu fondato su una superficie di terrena agricola abbandonata vicino a Roma. Fino al 2010 il Monastero di Vallechiara Monastero di Vallechiara è stata sede di una comunità gioiosa che fornisce le basi per una vita di preghiera, lavoro, comunità, ospitalità e missione.

Durante la sua breve vita la comunità ha avuto il privilegio di ricevere la benedizione della Chiesa in diverse occasioni – più recente era la lettera ufficiale dal Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede (si prega di fare clic su ‘Chiesa’). Il fondatore e gli ex membri di questa comunità sarebbe grato se potesse tenerci nella vostra preghiera mentre si cerca di trovare una strada d’avanti alla luce della sua chiusura da parte della Santa Sede nel 2010.

Grazie e Dio vi benedica!

Edited by GalileoGalilei - 8/11/2016, 05:30
 
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view post Posted on 15/8/2016, 15:35
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www.stpauls.it/jesus06/0501je/0501je59.htm

Servizio speciale

L’esperienza di Lanuvio
ora et labora rivista e corretta
di Matilde De Angelis - foto di Grazia Lissi


Forte impegno in campo sociale e grande spirito imprenditoriale. Grazie a questo mix, in breve tempo la Fraternità di Gesù è diventata famosa. Restano da chiarire alcune pagine della sua storia e del suo percorso spirituale.


‘‘Secondo i rigorosi principi dell’agricoltura biologica". L’etichetta dei prodotti specifica come nascono e vengono trasformati i frutti della terra; il logo presenta un monaco con il capo chino, intento a camminare, circondato da chiome di alberi. Sullo sfondo, campeggia il sole e la sagoma di un edificio: è la rocca intorno alla quale vivono i monaci di Lanuvio, pionieri nell’ambito della produzione bio, ormai conosciuti con questo marchio nei negozi biologici, nelle gastronomie specializzate, nei centri di agriturismo e in alcune botteghe del commercio equo e solidale.

Di sabato, al punto vendita del monastero di Vallechiara, alle porte di Roma, c’è la fila. I clienti arrivano dalla metropoli e dai Castelli romani, alla ricerca di sapori non inquinati da fertilizzanti chimici. Oggi le cooperative Colle dell’acero e L’albero della vita – che curano produzione e trasformazione dei prodotti, controllati lungo l’intera filiera dall’Istituto mediterraneo di certificazione – coltivano più di 60 ettari a oliveto, frutteto misto, ortaggi, erbaio e cereali per l’allevamento di un centinaio di bufale, oltre a 5 mila metri quadri in serre non riscaldate.

Nell’impresa agricola i monaci-contadini non sono soli: famiglie di laici lavorano nelle cooperative, affiancate dai giovani della Comunità Massimo, con problemi di tossicodipendenza alle spalle, appoggiati e guidati spiritualmente dai religiosi di Lanuvio fin dal 1982. Ma soprattutto vengono sostenuti da Banca Etica, che in passato ha aiutato la comunità a rientrare da debiti pesanti nei confronti di altri istituti di credito, fornendo anche consulenza gestionale e avviando un piano di rilancio dell’attività. Una scelta, quella di puntare sul biologico, innanzitutto etica, «espressione della ricerca di una giusta armonia fra uomo e natura», spiegano nel loro sito plurilingue i monaci, che aderiscono anche all’associazione Libera.

Monache domenicane del monastero Matris Domini di Bergamo in contemplazione.
Monache domenicane del monastero Matris Domini
di Bergamo in contemplazione.

Un ritorno in grande stile a "madre terra", dunque. Ma dove affonda le radici questa nuova esperienza monastica? Nell’ora et labora benedettino e nella vita della Famiglia di Nazaret, trascorsa nel silenzio e nel lavoro, secondo dom Tarcisio Maria Benvenuti, il sacerdote triestino fondatore della Fraternità di Gesù, da sempre alla guida di questa comunità, che oggi conta circa 70 membri, tra monaci e monache.

Nel 1972 dom Benvenuti, con alcuni compagni, "inventa" una forma di vita religiosa capace di sostenersi con il frutto del proprio lavoro manuale, agricolo e artigianale (pittura di icone, tessitura per arredamento e abbigliamento anche liturgico, gestita dalla cooperativa Fantasia di mani). Nasce il primo nucleo della Famiglia monastica Fraternità di Gesù, federazione costituita oggi dai rami maschile (Congregazione dei Fratelli di Gesù), femminile (Congregazione delle Sorelle di Gesù) e da cooperatori laici, singoli o famiglie.

Monaco cistercense del Priorato di Santa Maria e San Nicolò in Piona (Colico - Lecco).
Monaco cistercense del Priorato di Santa Maria
e San Nicolò in Piona (Colico - Lecco).

Arrivano, a partire dal 1979, le approvazioni canoniche: prima come associazione privata di fedeli, vent’anni dopo come Istituto monastico di diritto diocesano, obbediente alla regola di san Benedetto, alla Carta caritatis della tradizione cistercense e alle proprie costituzioni. Arrivano gli aiuti economici di tante congregazioni religiose e di amici importanti. Arrivano le vocazioni, alcune delle quali da altri istituti religiosi, accolte a braccia aperte anche se si tratta di persone che hanno avuto problemi nei monasteri di origine e sono state dimesse.

Dom Benvenuti viene benedetto quale abate maggiore nel ’99 dall’arcivescovo metropolita de L’Aquila. L’arcivescovo Giuseppe Molinari aveva riconosciuto la comunità monastica di diritto diocesano, affidandole la basilica di S. Maria di Collemaggio, l’annesso monastero e l’abbazia di S. Spirito d’Ocre, perché vi costituisse un eremo cenobitico. Tuttavia, dopo aver ricevuto la benedizione, la Fraternità lascia la diocesi.

Nel 1985 i monaci dalle tonache bianche vengono accolti in una parrocchia delle Falasche (vicino ad Anzio, lungo il litorale a sud della capitale) dal vescovo di Albano, monsignor Gaetano Bonicelli. In seguito, con un mutuo agrario, stabiliscono la propria comunità-madre in una vasta area in località Presciano (Lanuvio) e Lazzaria (Velletri). Vengono trasformati in celle alcuni prefabbricati regalati da vari comuni friulani, che li avevano utilizzati dopo il terremoto del ’76. Luogo della preghiera comunitaria è una grande chiesa-tenda dove si svolgono la liturgia delle ore con canto gregoriano, la preparazione alla domenica con l’adorazione della Croce il venerdì sera e una veglia di preghiera il sabato sera. Senza essere rigorosamente fedeli al dettato di san Benedetto: altrimenti il lavoro dovrebbe essere sospeso sette volte al giorno per dedicarsi all’orazione.

Con la crescita della comunità sorgono anche dubbi, giudizi, pettegolezzi, al punto che i monaci in questi ultimi mesi hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni né interviste, neppure per chiarire punti ancora in ombra della loro storia. Come per esempio i motivi della partenza dall’Aquila oppure di quella più recente da Firenze.

Carmelitane scalze, in ginocchio accanto alle loro celle nel Carmelo di Legnano (Milano).
Carmelitane scalze, in ginocchio accanto alle loro celle
nel Carmelo di Legnano (Milano).

Il primo novembre 2000 il cardinale Silvano Piovanelli, allora arcivescovo di Firenze, li aveva accolti nella chiesa e nel convento di S. Salvatore in Ognissanti, da dove sono ripartiti quest’anno (dopo la defezione del priore) alla volta di Vienna, attesi dall’arcivescovo, il cardinale Christoph Schönborn. Nei locali attigui all’ex convento fiorentino i monaci vendevano i loro prodotti e avevano concesso a Banca Etica di aprire uno sportello. Quella toscana doveva essere la base di un’avventura mai decollata: far approdare le coltivazioni biologiche sui terreni dell’ex supercarcere dell’isola di Pianosa. Per il momento, quindi, la sperata plantatio (fondazione) di villaggi monastici non ha dato frutti.

In attesa di spiccare il volo da Vallechiara, la Fraternità continua ad accogliere persone e gruppi, all’insegna dell’ecumenismo, e ha avviato contatti con Romania, Ucraina e Polonia; al santuario di Czestochowa ha sentito la chiamata a essere "missionaria" in Europa e a bordo di un pullman diventa «un monastero in cammino sulle vie dell’uomo».

Monaco cistercense della stretta osservanza (trappista) nell'abbazia Madonna del Ss. Sacramento alle Frattocchie (Roma).
Monaco cistercense della stretta osservanza (trappista) nell’abbazia
Madonna del Ss. Sacramento alle Frattocchie (Roma).

A Roma la Fraternità di Gesù è da tempo alla ricerca di una struttura che possa ospitare alcuni monaci studenti negli atenei della capitale: la stampa aveva parlato di San Paolo fuori le Mura, prestigiosa basilica oggi affidata ai benedettini cassinesi. Una voce smentita da Nokter Wolf, abate primate della Confederazione benedettina, a cui in passato la Fraternità di Gesù si era rivolta per un riconoscimento ufficiale quale nuovo ramo della secolare famiglia di san Benedetto, riconoscimento peraltro che finora non è stato concesso.

Una risposta, invece, è arrivata dal Vaticano. In una lettera inviata al monastero lo scorso 8 marzo, il cardinale Joseph Ratzinger, che due anni fa aveva visitato Vallechiara, scrive a dom Tarcisio: «...Nella confusione dei primi anni dopo il Concilio, (anche) Lei si è sentita in cammino verso il nuovo mondo, ma in sintonia con le radici. Non si è posta al seguito di un Gesù romantico, di un Gesù inventato, modellato secondo i nostri ideali e aspirazioni, ma di un Gesù reale... In compagnia di Pietro Lei ha riconosciuto il Figlio del Dio vivente».

Matilde De Angelis



Jesus n. 1 gennaio 2005 - Home Page





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Sacricorridoi

giovedì 13 ottobre 2011
Un monastero in prova
Volendo è un po' una storia da Il nome della Rosa. Con un lieto fine: nel senso che monaci e monache fondano una nuova congregazione e si spostano al Nord, appena sotto il Po, in un monastero temporaneo per un periodo di prova. Se tutto andrà bene, tra un anno e mezzo si partirà ufficialmente. Adesso lasciamoli tranquilli.

Tornano le monache a Villa Alberoni di Veano. Dopo la fugace esperienza delle suore di clausura messicane - le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento - stavolta nel complesso dell'Opera Pia arrivano le religiose di una nuova congregazione nata in Italia solo nel 2010.
Si tratta della Fraternità monastica di Nazareth-monastero di Vallechiara. Nella diocesi di Piacenza-Bobbio arriverà anche il ramo maschile della congregazione. I monaci, probabilmente dalla fine dell'anno o al più tardi dal mese di gennaio del 2012, alloggeranno nella casa delle Missionarie Scalabriniane a Cassano di Pontedellolio. D'obbligo spiegare, anche se si tratta di una situazione delicata, che monache e monaci non piovono dal cielo. La Fraternità monastica di Nazareth-monastero di Vallechiara è nata sulle ceneri della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù con sede nel moderno monastero di Vallechiara, nome molto conosciuto nella galassia italiana dei prodotti biologici. Solo un esempio: la produzione bio del monastero, nel 2008, veniva classificata al quinto posto in Italia per la conserva di pomodoro dal prestigioso Gambero Rosso. In seguito ad una serie di vicissitudini interne alla comunità - si parla di costrizioni psicologiche, sfruttamento, culto della personalità... - tuttavia, in data 12 aprile 2010 la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata e la Società di Vita Apostolica hanno emanato il decreto di soppressione della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù. Naturalmente dopo le dettagliate relazioni del visitatore apostolico e dei due commissari pontifici inviati dal Vaticano, ovvero i "piacentini" padre Alberto Vernaschi (Vincenziano) e padre Sisto Caccia (Scalabriniano). Quest'ultimo, all'interno della diocesi di Piacenza-Bobbio, è anche il vicario episcopale per la vita consacrata. Ecco perchè tutto ciò che di buono c'era nel vecchio monastero ha trovato posto proprio nel Piacentino (con il benestare del vescovo Gianni Ambrosio), dove padre Caccia è tornato e dove segue in prima persona la nascita della nuova congregazione. Si limita ad assentire sulla celebre frase di Bossuet - "Dio scrive diritto anche sulle righe storte degli uomini" - ed a spiegare la regola della Famiglia monastica di Nazareth. «La giornata dei monaci e della monache sarà dedicata al lavoro con sette ore (sei all'inizio) - evidenzia padre Caccia - poi alla preghiera e allo studio, facendo riferimento a San Benedetto, a San Basilio e al pensiero del Beato Charles de Foucauld». Ancora non esiste un priore. Le due comunità, femminile e maschile, sono affidate a padre Caccia che continua a rivestire l'incarico di commissario pontificio. «Sono donne e uomini che stanno percorrendo un cammino di fede e la loro presenza qui a Piacenza è provvisoria. Rimarranno fino al giugno del 2013 per un periodo di formazione» così come è stato previsto all'atto di approvazione della regola il 14 settembre 2010 con la firma del vescovo di Velletri-Segni, Vincenzo Apicella. A Veano le monache alloggeranno, come detto, al Collegio Alberoni. Al momento, con l'Opera Pia, è stato siglato un contratto di nove mesi. Non nell'ala ristrutturata per ospitare le suore messicane non essendo questa congregazione di clausura. Saranno otto monache guidate da una maestra di noviziato e potranno relazionarsi con la popolazione locale. Stessa libertà anche per i monaci che troveranno accoglienza a Cassano. Saranno in sette e alloggeranno in una canonica ristrutturata appartenente alle Scalabriniane.
Federico Frighi


10/10/2011
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BELMONTE - Spariti i preti arrivati prima di Natale: giallo al santuario. Sono stati «allontanati» per il loro passato?
14 gennaio 2019 | Don Tarcisio Benvenuti, don Zeno Sartori e don Antonio Malagisi hanno già lasciato il Canavese. Annunciati come i «salvatori» del santuario patrimonio dell'umanità Unesco, i tre sacerdoti sono già andati via...
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BELMONTE - Spariti i preti arrivati prima di Natale: giallo al santuario. Sono stati «allontanati» per il loro passato?
Sono arrivati prima di Natale e hanno già fatto i bagagli. Don Tarcisio Benvenuti, don Zeno Sartori e don Antonio Malagisi (nella foto con i sindaci del territorio) sono rimasti alla guida di Belmonte non più di due settimane. Annunciati come i «salvatori» del santuario patrimonio dell'umanità Unesco, i tre sacerdoti sono già andati via. Nessuno ha fatto in tempo nemmeno a salutarli. E se dalla curia di Torino fanno sapere che «era tutto già previsto», in Canavese, questa fuga, tanto prevista non era. E infatti sabato, quando i fedeli si sono ritrovati un solo sacerdote alla Messa (e per giunta "in prestito" da Cuorgnè) sono cominciate a circolare voci più o meno incontrollate sul repentino addio di don Tarcisio Benvenuti, don Zeno Sartori e don Antonio Malagisi.

Avrebbe influito sulla fuga dei tre sacerdoti provenienti dal Veneto il loro stesso passato. Don Tarcisio Benvenuti è stato il fondatore della «Famiglia monastica Fraternità di Gesù», alla quale, sotto Giovanni Paolo II, venne affidata la storica abbazia di San Paolo Fuori le Mura a Roma. La Fraternità si è sfaldata in pochi anni, affossata da scandali clamorosi tanto che la Santa Sede, nel 2010, ha soppresso definitivamente la congregazione. Secondo le accuse, i responsabili della comunità, e tra questi il fondatore don Tarcisio Benvenuti e il suo braccio destro don Zeno Sartori, abusavano della loro autorità e costringevano gli appartenenti a duro lavoro continuativo. Ci sono state diverse denunce e segnalazioni alle autorità, alcune persino per la presunta istigazione al suicidio di ex adepti.

Accuse pesanti che, però, sono emerse solo dopo il loro arrivo a Belmonte. Prima nessuno si era accorto di questo passato "ingombrante". Al santuario mariano, adesso, si ricomincia da capo. Con la speranza che l'assenza di religiosi in pianta stabile sia solo temporanea.

https://www.lastampa.it/2019/01/14/cronaca...fdJ/pagina.html

I salvatori del santuario di Belmonte messi in fuga da un passato scomodo
Erano stati presentati ai sindaci come la famiglia religiosa che si sarebbe presa cura del santuario. Ma Ratzinger nel 2007 aveva soppresso la comunità monastica che avevano fondato e li aveva esiliati in Austria

I religiosi con i sindaci dei Comuni vicini al santuario di Belmonte il 23 dicembre, giorno dell’insediamento


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Pubblicato il 14/01/2019
Ultima modifica il 14/01/2019 alle ore 12:42
ALESSANDRO PREVIATI
BELMONTE (TORINO)
Un passato scomodo e persino accuse di istigazione al suicidio. La presenza a Belmonte, patrimonio Unesco, di don Tarcisio, don Zeno e don Antonio, i tre sacerdoti individuati per far rinascere il santuario (rimasto deserto a seguito dell’addio dei francescani), è durata poco più di un lampo. Dopo l’Epifania, infatti, i tre religiosi, in fretta e furia, hanno dovuto lasciare il convento. Fatti i bagagli sono partiti, a quanto pare per l’Austria.

Addio repentino

Per i fedeli di questo angolo di Canavese si è trattato di una vera e propria fuga. Da un giorno all’altro, al santuario è rimasto solo don Gianluca Capello che, da sabato, tutti i giorni, sale a Belmonte per le funzioni e, alla sera, torna in parrocchia a Cuorgnè. Nessuno ha mai sospettato che dietro ai tre sacerdoti, accolti in pompa magna prima di Natale da fedeli, sindaci e parlamentari, potesse esserci una storia tanto complessa.

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Già, perché don Tarcisio Benvenuti è stato il fondatore della «Famiglia monastica Fraternità di Gesù», arrivata ad un soffio dal vedersi affidare addirittura la basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma. Ma successive ispezioni volute dalla Santa Sede diedero avvio alla fine della Fraternità, affossata da scandali clamorosi tanto che la Santa Sede, nel 2010, la soppresse.

Le segnalazioni

Secondo le accuse, i responsabili della comunità, e tra questi il fondatore Benvenuti e il suo braccio destro don Zeno Sartori, abusavano della loro autorità e costringevano gli appartenenti a duro lavoro continuativo. Ci sono state diverse denunce e segnalazioni alle autorità, alcune persino per l’istigazione al suicidio di ex adepti. E dire che, nel Lazio, la Fraternità aveva dato vita a una coop di falegnameria, una di agricoltura bio, e ad una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. Sembrava tutto perfetto. Invece a fine Anni 80, la situazione prende una piega diversa. Ai membri della comunità viene imposto un abito religioso e la disciplina diventa ferrea. Nel 2007, l’ispezione ordinata da Papa Ratzinger porta alla luce la situazione. E’ allora che don Tarcisio e don Zeno vengono esiliati in un santuario sulle montagne austriache, nell’arcidiocesi di Vienna.

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Dalla Curia di Torino

Sulla vicenda, dalla Curia di Torino arriva una spiegazione che sembra correggere quanto finora si era appreso sulla riapertura del santuario e cioè che fosse stata individuata nei tre sacerdoti la nuova comunità che si sarebbe presa cura di Belmonte. «I tre sacerdoti, incardinati nell’Arcidiocesi di Vienna, in dicembre erano ospiti di don Ciotti al Gruppo Abele: è stato chiesto loro il servizio liturgico e pastorale per riaprire il santuario nel periodo natalizio - spiega don Livio Demarie, direttore delle Comunicazioni sociali della Diocesi -, un tempo nel quale i sacerdoti diocesani intensificano gli impegni nelle rispettive comunità. Questa è la ragione per la quale il 23 dicembre sono stati presentati durante la festa per la riapertura del santuario». Un incarico «a termine», insomma, programmato così fin dall’inizio. «La Diocesi di Torino ha scelto di prendersi la responsabilità liturgica e il coordinamento pastorale e spirituale di Belmonte: per ora ci sarà una turnazione di preti, ma presto verrà annunciato il nome di chi avrà l’incarico». Sulla storia passata dei padri don Demarie invita a riflettere sul fatto che «la Chiesa non ha dato loro censure».
 
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view post Posted on 8/9/2022, 19:42

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tanti monaci e monache sono state messe in mezzo alla strada, i comissarsi vaticani si sono intascati i soldi altrui! invece di dividerli, dopo che hanno lavorato per tanto tempo in quel luogo! dove la carità? . lavori sforzati mai visti! suicidi inventati da gente malata di gelosia, le accuse sono tutte crollate! i terreni della comunità venduti di nascosto! hanno fatto peggio i preti mandati dal vaticano, non si sono interessati della comunità ma solo usata per i loro comodi, e poi lasciata in mezzo alla strada senza nulla! e ora qualcuno e in miseria.... e nessuno non interessa, poi la chiesa aiuta i poveri quali?

tutti si sono accaniti con i capi, ma gli altri che erano innocenti lasciati li con l'obbligo di tacere cosa? che i secondi erano peggiori dei primi capi, almeno se i primi non erano dei santi almeno un po' di umanità ce l'avevano, secondi erono dei uomini di ghiaccio!

ora i padri fondatori vivono nella diocesi di Torino in un bel eremo, con qualche nuova vocazione! mentre i ex confratelli che fine hanno fatto? tanto hanno fatto per quel luogo! dando in buona fede tempo e salute! nessuno li ricorda? dimenticati da tutti? il Vaticano si e interessato di loro per vedere di trovare una sistemazione? non credo, un mio conoscente diceva che come commissario cera un scalabrino che centrava con la vita monastica un missionario? P. Sisto Caccia. avrà aiutato tutti o in parte? tutto a tacere, chi ha gettato veleno in questa comunità è responsabile per tutti.
 
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view post Posted on 12/9/2022, 13:46

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Vocazione per quale ordine? Della Confederazione benedettina? E che lavoro fanno per mantenersi? Sono impiegati, agricoltori, operai, imprenditori o cosa?
 
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