Laici Libertari Anticlericali Forum

Il monastero horror. Lavori forzati, suicidi, torture nella sfarzosa "Fraternità di Gesù"., Soppressa da papa Ratzinger nel 2010, riciclatasi con altro nome. Preti trasferiti e scappati da Ivrea

« Older   Newer »
  Share  
GalileoGalilei
view post Posted on 11/7/2008, 07:26 by: GalileoGalilei
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,944

Status:


Fino a qualche anno fa la Fraternità di Gesù godeva dell'appoggio di due eminentissimi cardinali, Ratzinger e Re ed aveva avuto in gestione la seconda basilica pèer importanza al mondo, dopo quella di San Pietro, quella di San Paolo fuori le Mura:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7860

Turnover a San Paolo fuori le Mura: arrivano i nuovi monaci contadini
Sono quelli della Fraternità di Gesù, che sostituiscono i benedettini. Vivono del lavoro nei campi. Hanno il pieno appoggio di Ratzinger. E in un’altra parrocchia di Roma prenderanno il posto dei gesuiti

di Sandro Magister






ROMA – Il penultimo abate famoso dei monaci di San Paolo fuori le Mura è stato Ildefonso Schuster, divenuto arcivescovo di Milano attorno alla metà del secolo scorso e oggi vicino a esser proclamato santo.

L’ultimo è stato Giovanni Franzoni, alfiere del dissenso cattolico negli anni ruggenti dopo il Concilio Vaticano II, sospeso a divinis e oggi sposato con una psichiatra giapponese.

Poi più niente. La basilica di San Paolo fuori le Mura, seconda solo a San Pietro tra le grandi basiliche di Roma e del mondo, è caduta a picco per importanza e prestigio. I monaci benedettini che la officiano sono ridotti a una sparuta decina, sempre più vecchi e malandati, le messe sono semideserte, il territorio è stato smembrato e annesso alle parrocchie contigue.

Non c’è che una soluzione per far risorgere la basilica, pensano ormai in Vaticano: congedare i monaci che l’hanno ridotta a questo stato e affidarne la cura a una comunità monastica di nuova fondazione, vivace, giovane, fiorente di vocazioni, che è già lì scalpitante a pochi chilometri da Roma.

Questa nuova comunità ha il nome di Famiglia Monastica Fraternità di Gesù. S’è stabilita su un’ottantina di ettari di campagna sotto i Castelli Romani, tra Lanuvio e Velletri, con una torre e alcuni vecchi casolari. Non ha abbazia né chiostro, la chiesa è un tendone arcuato tipo impianto sportivo, le celle sono in case prefabbricate riprese dal terremoto del Friuli del 1976.

Ma l’impronta di san Benedetto e san Bernardo, padri del monachesimo occidentale, è evidente a cominciare dal nome dato al luogo: Vallechiara. Come a Clairvaux e attorno alle grandi abbazie medievali, anche questi nuovi monaci coltivano la terra. Si sono fissati la regola di vivere del frutto del loro lavoro: non solo icone dipinte in stile bizantino e tessuti, ma anche agricoltura biologica, oliveto, frutteto, bufale al pascolo, miele, conserve, ricotta.

“Una delle migliori mozzarelle che ho mai assaggiato”, ha decretato il vescovo anglicano di Londra, Richard Chartres, citando ammirato i monaci di Vallechiara nella sua omelia dello scorso giovedì santo. La fama corre. Da Londra, il 6 novembre 2002, è venuto in visita a Vallechiara il principe Carlo (vedi foto). E un altro dei loro estimatori è l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana.

Il fondatore e abate maggiore di questa nuova famiglia monastica è dom Tarcisio Maria Benvenuti, 58 anni, nativo dell’Istria, rifugiatosi bambino in Italia e divenuto prete a Trieste. È nel 1972 che ha dato avvio alla comunità ed è dal 1985 che si è stabilito a Lanuvio. Il suo motto è il benedettino “ora et labora”: con la preghiera comune nelle ore serali e col lavoro nei campi a partire dall’alba, fatto con l’aiuto di contadini riuniti in due cooperative, di giovani di una vicina comunità di ricupero e degli ospiti del monastero.

I benedettini di modello tradizionale, a cominciare da quelli di Montecassino che hanno in cura la basilica di San Paolo fuori le Mura, li vedono come rivali spurii e indesiderati. Ma mentre i loro monasteri si svuotano, a Vallechiara i novizi abbondano: tra monaci e monache, sono ormai una settantina e di varie nazioni quelli che hanno pronunciato i voti. E in Vaticano questa è una cifra che fa impressione.

Quanto poi alla genuinità della loro vocazione, ha provveduto a fugare ogni dubbio il cardinale Joseph Ratzinger in persona, custode ufficiale della sana dottrina: l’ha fatto con una lettera dell’8 marzo 2004 all’abate Benvenuti, colma di elogi per il suo ripristino integrale dell’unità tra preghiera e lavoro, “purtroppo allentatasi fino a perdersi nel corso della storia”.

Un altro dei loro sostenitori di peso è l’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn. In curia hanno di recente conquistato l’appoggio del cardinale Giovanni Battista Re. E sono Ratzinger e Re, sicuri del placet di Giovanni Paolo II, i più decisi ad affidare la basilica di San Paolo fuori le Mura ai monaci di dom Benvenuti. L’abate attuale di San Paolo, Paolo Lunardon, e quello di Montecassino, Fabio Bernardo D’Onorio, fanno resistenza. Ma la loro capitolazione è già scritta.

E non è tutto. Oltre che a San Paolo fuori le Mura, i monaci di Vallechiara avranno presto in dote anche un’altra importante chiesa di Roma, quella di San Saba all’Aventino. I gesuiti, che l’hanno fin qui avuta in cura, sono anch’essi in drammatico calo di uomini. E dopo quella di San Roberto Bellarmino ai Parioli, perduta un anno fa, si sono rassegnati a perdere anche la loro seconda e ultima parrocchia romana.
 
Web  Top
13 replies since 27/6/2008, 18:20   19544 views
  Share