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S.Mauro a Signa (FI). Don Roberto Berti accusato di abusi su minori. Trasferito per motivi di salute, Congregazione per la dottrina della fede lo condanna. Allontanato dal ministero

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GalileoGalilei
view post Posted on 23/11/2009, 19:51 by: GalileoGalilei
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Foro ecclesiastico
By Libertino Ortodosso

Sul Corriere on line di oggi 11 novembre appare un articolo che riporta un provvedimento dell’arcivescovo di Firenze che si sarebbe potuto leggere, cambiato ciò che è necessario, fino almeno a metà Ottocento, e anche qualche anno più in là, a seconda del luogo d’Italia in cui si avesse avuto la fortuna di vivere. Leggiamo: “ritengo doveroso rendere noto alla comunità parrocchiale interessata che don Roberto Berti, a seguito di processo canonico penale amministrativo, è stato riconosciuto colpevole di molestie sessuali e psicologiche su minori e, in ottemperanza a indicazioni della Congregazione per la dottrina della fede, ho emesso e notificato una sentenza che prevede per il sacerdote la residenza obbligata, in regime di vigilanza, in una struttura fuori dalla diocesi di Firenze per un percorso di recupero spirituale e psicoterapeutico”. La durata di ciò che con agile eufemismo viene chiamato “programma di recupero” è fissata in otto anni. La sentenza è affissa alla bacheca, certo luogo più moderno rispetto alle antiche porte, della chiesa in cui il sacerdote era stato parroco.

Converrà ricordare a cosa corrisponde questa procedura. Si tratta di un atto che proviene dal cosiddetto “Foro ecclesiastico”, l’istituto in cui si realizza la riserva di giurisdizione, la competenza a giudicare di alcune materie (questioni matrimoniali, beneficiali o relative, come in questo caso, a sacerdoti) in capo all’ autorità ecclesiastica. Nella mia sciocca presunzione pensavo che all’Italia si fosse estesa la disciplina universalistica della giurisdizione statuale, almeno in materia penale. Credevo addirittura di ricordare che le sabaude leggi Siccardi del 1850 avessero abolito il privilegio della gerarchia cattolica di emettere sentenze di quel tipo. Invece don Berti è a residenza obbligata per ordine dell’arcivescovo. E se le parole conservano il senso in cui sono abitualmente usate, “obbligato” significa non volontario; quindi ci si può chiedere se un provvedimento di questo tipo, in vigenza di un sistema che riserva la giurisdizione penale allo Stato, realizzi un qualche reato, magari di una certa gravità. Esistono nel nostro allegro paese una o più carceri ecclesiastiche? Corredate magari di psicologi, esperti di strategie di recupero? Quanti sono gli obbligati? Chi sta alla sacra uscita per controllare che i peccatori non escano? Il nostro vigile arcivescovo ci fa anche sapere che “al termine degli otto anni la Congregazione per la dottrina della fede riesaminerà la situazione, valutando se il cammino di rigenerazione spirituale e psicologica avrà ottenuto i risultati sperati”. E se così non fosse? Berti si vedrà solo rifiutata un’altra parrocchia o dovrà rimanere ad libitum nella pia cella? E in questo caso un organo della Santa Sede si pronuncerà davvero sulla libertà personale di un cittadino italiano? O forse, per evitare le seccature che certo verranno dai soliti laicisti, don Berti avrà firmato una carta secondo la quale si sottomette liberamente al soggiorno obbligato?

So bene che esiste nel Trattato Lateranense del 1929 un articolo 23 che riconosce piena efficacia giuridica, anche a tutti gli effetti civili alle sentenze ed ai provvedimenti “emanati da autorità ecclesiastiche ed ufficialmente comunicati alle autorità civili, circa persone ecclesiastiche o religiose e concernenti materie spirituali o disciplinari”. Già il testo è abbastanza chiaro nell’escludere materie non “spirituali o disciplinari”. Inoltre quando, nel 1984, si modificò il Concordato venne data all’articolo 23 un’interpretazione ancora più restrittiva. Dunque non può essere questa la base giuridica della vicenda. A meno che le autorità civili a cui fosse stata comunicata questa sentenza non abbiano dato il loro accordo, contro la legge e il diritto internazionale. Ma in questo caso la nostra magistratura, sempre attenta alle proprie competenze, lascerebbe davvero fare? Anche perchè occorrerebbe sapere molte cose: come e da chi è stata accertata la responsabilità di Berti? Qualche procura non ha esercitato l’azione penale, delegandola all’arcivescovo di Firenze? Oppure Berti è già stato giudicato, e con quale esito? O ancora siamo di fronte a una responsabilità penale ecclesiastica su fatti che non avrebbero rilevanza penale pubblica? E che si concludono sotto chiave in una privatissima e misteriosa “struttura” ? L’Italia avrebbe concesso alla Santa Sede di realizzare un formidabile colpo pubblicitario consentendole di punire da sola un delitto commesso da un cittadino italiano in Italia, delitto che avrebbe dovuto essere punito solo dallo Stato italiano? Tanto per dimostrare la ben nota inflessibilità ecclesiastica nei confronti di reati di questo tipo?

La cosa mi pare talmente enorme da non potere essere vera. Ci sarà certamente una spiegazione sensata per l’intera vicenda. Quindi, di sicuro, tutti i dubbi verranno sciolti e e ogni problema si chiarirà. O quasi. Resta infatti che, per ragioni nobilissime, per chiedere perdono alla comunità, per porre rimedio allo scandalo e alle sofferenze, per mille altre ottime ragioni, l’arcivescovo di Firenze ha fatto pubblicare (e un giornale non piccolissimo ha ripreso) un testo che lascia letteralmente sgomenti. Che ci fa ritrovare in redingote e parrucca senza che neppure ce ne accorgessimo. “Agnosco stylum Romanae Curiae “, diceva quel tale, certo un po’ eretico, nel momento supremo, proprio mentre riceveva il devoto coltello nella pancia. Oggi per eliminare i concorrenti, fosse anche ciò che resta dell’Italia laica, approfittando di un caso su cui nessuno oserà mettere bocca, non è certo più necessario agire in modo tanto brutale. Basta mettersi d’accordo con lo stato-vittima o con qualche suo zelante funzionario, trasformare uno o due conventi in prigione e metterci dentro il primo prete che ne ha combinata una più grossa del solito. Lo “stylum” è sempre lo stesso, efficiente e, possiamo dirlo?, sottilmente perverso.

http://corrierefiorentino.corriere.it/noti...zio-16019902074
 
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