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Il rapimento di Emanuela Orlandi. Intrecci tra Vaticano e banda De Pedis, De Pedis voleva rientrare da un prestito alla IOR di Marcinkus?

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GalileoGalilei
view post Posted on 24/4/2007, 19:22 by: GalileoGalilei
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Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi

lunedì 23 aprile 2007
In questo articolo si analizza la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983, con tutti i suoi enigmatici risvolti.



Emanuela Orlandi scomparve in circostanze misteriose verso le ore 19 del 22 giugno 1983 dopo essere uscita da una scuola di musica in Piazza Santa Apollinare a Roma all’età di 15 anni.

La ragazza era nata in Città del Vaticano nel 1968, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, e quel giorno uscì dalla lezione almeno una diecina di minuti prima del solito.

Subito dopo telefonava alla sorella maggiore dicendole che le era stato proposto un lavoretto di volantinaggio per la Avon, un’azienda di cosmetici.

Doveva quindi presentarsi presso una sfilata di moda e sarebbe stata pagata con 375.000 lire italiane.

Ma la sorella maggiore le rispose che non avrebbe dovuto accettare tale offerta, ma lei, Emanuela, insistette, aggiungendo che ne avrebbe parlato successivamente con i genitori. Quindi riattaccò.

Questo fu l’ultimo contato che Emanuela ebbe con un membro della sua famiglia.

In seguito, incontrò un’amica che frequentava anche lei la sua stessa scuola di musica, informandola della vicenda. Poi l’amica accompagnava Emanuela ad una fermata dell’autobus e qui, secondo la testimonianza di un vigile, sarebbe stata vista parlare con un misterioso uomo che era a bordo di una BMW, dove sarebbe stata vista salire.

Dopo la denuncia della sua scomparsa, iniziavano una serie di telefonate anonime.

Tra le tante telefonate, il 25 giugno sembrava aprirsi una pista interessante: infatti un certo Pierluigi riferiva alla famiglia della ragazza scomparsa che la sua fidanzata aveva incontrato per caso la Orlandi con la sua amica della scuola di musica presso Campo dei Fiori.

Lì una delle due ragazze avrebbe avuto con sé un flauto e si sarebbe chiamata Barbara.

Poi, in una successiva telefonata, ricevuta sempre dalla famiglia Orlandi tre ore più tardi, sempre il misterioso Pierluigi riferiva che una delle due ragazze avrebbe avuto un paio di occhiali a goccia.

Il 30 giugno, Roma veniva tappezzata con ben 3.000 manifesti con la foto di Emanuela Orlandi.

Poi il 5 luglio, sembra comparire un collegamento con l’attentato al Papa Giovanni Paolo II.

In effetti una misteriosa telefonata informava che per la liberazione di Emanuela Orlandi bisognava far liberare Mehemet Alì Agca, l’attentatore del Papa, chiedendone la liberazione per il 20 luglio.

In totale questo tipo di telefonate saranno in tutto 16, effettuate da cabine telefoniche.

Addirittura nel 1995, da un documento top-secret declassificato, stilato dall’allora capo del SISMI Vincenzo Parisi, veniva a galla il fatto che l’autore delle suddette 16 telefonate sarebbe stato individuato in Paul Marcinkus, l’allora presidente dello IOR, la Banca Vaticana.

In seguito, il 20 febbraio 2006, un pentito della banda della Magliana, Antonio Mancini, riferiva in diretta TV, durante la trasmissione “Chi l’ha visto?” di RAI 3, che la voce di uno dei tanti che aveva telefonato nel giugno del 1983 non era altri che quella di un killer al servizio di Enrico de Pedis.

Oggi da altri documenti declassificati e resi noti su vari quotidiani, sembra che dell’intera vicenda se ne fosse occupato perfino un agente del SISDE, rimasto per ovvi motivi anonimo, il quale avrebbe fatto delle indagini riservate. Ulteriori indagini sarebbero state fatte tra il 1988 e il 1989 dalla magistratura che avrebbe fatto mettere sotto controllo alcuni telefoni collegati alle attività della banda della Magliana. Gli inquirenti scoprivano così degli strani traffici: si trattava di un giro di prostituzione tra Roma, Perugia e la Toscana; ma c’era dell’altro. Lo scenario scoperto sarebbe stato il seguente: Emanuela Orlando e Mirella Gregari, quest’ultima anch’essa scomparsa a maggio del 1983, sarebbero state rapite, forse dalla banda della Magliana, cadendo in un giro detta “la tratta delle bianche”, in cambio forse di eroina, trattando proprio con i “Lupi grigi” turchi a cui apparteneva Alì Agca.

Poi a metà del 2000 il giudice Imposimato dichiarava che da alcuni contatti avuti con i “Lupi grigi” in Svizzera, aveva saputo in via del tutto confidenziale che Emanuela Orlandi viveva perfettamente integrata in una comunità islamica.

 
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