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Il 30 settembre la Chiesa festeggia santa Margherita Maria Alacoque, golosa di vomito di malati e feci di dissenterici, Ma Gesù l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non è l'ora della refezione».

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GalileoGalilei
view post Posted on 24/4/2008, 00:30 by: GalileoGalilei
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Ma Gesù amorevolmente l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non è l'ora della refezione».

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Dalla "Vita scritta da lei stessa" di Santa Maria Margherita Alacoque (Verosvres, 22 luglio 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690), mentre la santa donna vaneggia col suo "amante" Gesù Cristo

Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomito d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per esservi schiava». E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni giorno, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio. Ma la sua bontà, cui solo ero in debito di avermi dato la forza per dominarmi, non mancò di rendermi palese il piacere che quel gesto gli aveva procurato. Infatti, la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore, e mi sarebbe difficile esprimere ciò che provavo allora e gli effetti che questa grazia produsse nella mia anima e nel mio cuore. Questo basta a spiegare le grandi bontà e misericordie riversate dal mio Dio su una creatura così miserabile. Tuttavia, Lui non voleva affatto attenuare la mia sensibilità né le mie grandi ripugnanze, sia per onorare quelle che Lui aveva voluto patire nel giardino degli Ulivi, sia per fornirmi strumenti di vittorie e umiliazioni. Ma, ahimè, io non sono sempre fedele e spesso cado! Era una cosa cui pareva prendere gusto, sia per confondere il mio orgoglio, sia per rafforzarmi nella diffidenza verso me stessa, mostrandomi che senza di Lui potevo solo far male e avere continue cadute senza potermi risollevare. Allora quel sovrano Bene della mia anima veniva in mio soccorso e, come un buon padre, mi tendeva le braccia del suo amore, dicendomi: « Sai bene che non puoi nulla senza di me». Questo mi faceva sciogliere di riconoscenza per la sua amorevole bontà e mi mettevo a piangere, vedendo che non si vendicava dei miei peccati e delle mie continue infedeltà, ma m'inondava di eccessi d'amore con cui sembrava combattere le mie ingratitudini. Talvolta me le metteva sotto gli occhi, insieme alla moltitudine delle sue grazie, e mi ritrovavo nell'impossibilità di parlargli se non con le lacrime agli occhi, soffrendo più di quanto riesco a riferire. Così quel divino Amore si divertiva con la sua indegna schiava. E una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a questa colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttare via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei ingoiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbedienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso. Dopodiché mi disse: « Sei davvero pazza a fare queste cose!». Io gli risposi: «O mio Signore, lo faccio per farvi piacere e conquistare il vostro cuore divino, che spero non mi rifiuterete. Ma Voi, mio Signore, cosa non avete fatto per conquistare il cuore degli uomini e, nonostante ciò, loro ve lo rifiutano e molto spesso vi cacciano via». «E vero, figlia mia, che il mio amore mi ha fatto sacrifica-re tutto per loro, senza esserne ricambiato. Ma io voglio che tu supplisca, per i meriti del mio sacro Cuore, alla loro ingratitudine».



Ma caddi così terribilmente malata, che rimasi quattro anni senza poter camminare. Le ossa mi bucavano la pelle da ogni parte; per questo motivo restai solo due anni nel convento, senza che si riuscisse a trovare un rimedio ai miei mali, tranne quello di votarmi al-la santa Vergine, promettendole che, se mi avesse guarita, sarei un giorno divenuta una delle sue figlie. Non appena ebbi pronunciato quel voto, ottenni la guarigione insieme alla protezione della Vergine santissima, la quale divenne talmente padrona del mio cuore, che, considerandomi sua, mi governava come se le fossi dedicata, rimproverandomi delle mie colpe e insegnandomi a fare la volontà del mio Dio. Una volta mi accadde che, essendomi seduta a dire il nostro rosario, Lei mi apparve e mi fece un rimprovero che non si è più cancellato dalla mia mente, sebbene all'epoca fossi ancora molto giovane: «Mi meraviglio, figlia mia, che tu mi serva con tale negligenza!». Queste parole lasciarono un'impressione così forte nella mia anima, che mi sono servite per tutta la vita.



questa comunione colmò di tanta amarezza tutti i piaceri e i divertimenti, che non potevo gustarne alcuno, sebbene mi premurassi di ricercarli. Ma proprio quando mi accingevo a goderne con le mie compagne, sentivo sempre qualcosa che me ne allontanava e mi richiamava in un angolo nascosto, senza darmi tregua finché così non avessi fatto; e poi mi mettevo in preghiera, ma quasi sempre prosternata o con le ginocchia nude o genuflessa, ma sempre senza che mi si vedesse, ed era per me un tormento straordinario che mi trovassero in tale posizione. Avevo molta voglia di fare tutto quanto vedevo fare dalle religiose, le guardavo tutte come delle sante, pensando che, se fossi diventata monaca, sarei divenuta come loro; e da ciò mi nacque un desiderio talmente forte che vivevo solo per quello, sebbene non le trovassi così lontane dalle cose terrene come avrei voluto esserlo io. Non conoscendo altre religiose, pensai che dovevo restare con loro.



Edited by pincopallino1 - 30/9/2020, 10:12
 
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