Laici Libertari Anticlericali Forum

Il 30 settembre la Chiesa festeggia santa Margherita Maria Alacoque, golosa di vomito di malati e feci di dissenterici, Ma Gesù l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non è l'ora della refezione».

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view post Posted on 24/4/2008, 00:30
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Ma Gesù amorevolmente l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non è l'ora della refezione».

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Dalla "Vita scritta da lei stessa" di Santa Maria Margherita Alacoque (Verosvres, 22 luglio 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690), mentre la santa donna vaneggia col suo "amante" Gesù Cristo

Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomito d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per esservi schiava». E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni giorno, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio. Ma la sua bontà, cui solo ero in debito di avermi dato la forza per dominarmi, non mancò di rendermi palese il piacere che quel gesto gli aveva procurato. Infatti, la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore, e mi sarebbe difficile esprimere ciò che provavo allora e gli effetti che questa grazia produsse nella mia anima e nel mio cuore. Questo basta a spiegare le grandi bontà e misericordie riversate dal mio Dio su una creatura così miserabile. Tuttavia, Lui non voleva affatto attenuare la mia sensibilità né le mie grandi ripugnanze, sia per onorare quelle che Lui aveva voluto patire nel giardino degli Ulivi, sia per fornirmi strumenti di vittorie e umiliazioni. Ma, ahimè, io non sono sempre fedele e spesso cado! Era una cosa cui pareva prendere gusto, sia per confondere il mio orgoglio, sia per rafforzarmi nella diffidenza verso me stessa, mostrandomi che senza di Lui potevo solo far male e avere continue cadute senza potermi risollevare. Allora quel sovrano Bene della mia anima veniva in mio soccorso e, come un buon padre, mi tendeva le braccia del suo amore, dicendomi: « Sai bene che non puoi nulla senza di me». Questo mi faceva sciogliere di riconoscenza per la sua amorevole bontà e mi mettevo a piangere, vedendo che non si vendicava dei miei peccati e delle mie continue infedeltà, ma m'inondava di eccessi d'amore con cui sembrava combattere le mie ingratitudini. Talvolta me le metteva sotto gli occhi, insieme alla moltitudine delle sue grazie, e mi ritrovavo nell'impossibilità di parlargli se non con le lacrime agli occhi, soffrendo più di quanto riesco a riferire. Così quel divino Amore si divertiva con la sua indegna schiava. E una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a questa colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttare via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei ingoiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbedienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso. Dopodiché mi disse: « Sei davvero pazza a fare queste cose!». Io gli risposi: «O mio Signore, lo faccio per farvi piacere e conquistare il vostro cuore divino, che spero non mi rifiuterete. Ma Voi, mio Signore, cosa non avete fatto per conquistare il cuore degli uomini e, nonostante ciò, loro ve lo rifiutano e molto spesso vi cacciano via». «E vero, figlia mia, che il mio amore mi ha fatto sacrifica-re tutto per loro, senza esserne ricambiato. Ma io voglio che tu supplisca, per i meriti del mio sacro Cuore, alla loro ingratitudine».



Ma caddi così terribilmente malata, che rimasi quattro anni senza poter camminare. Le ossa mi bucavano la pelle da ogni parte; per questo motivo restai solo due anni nel convento, senza che si riuscisse a trovare un rimedio ai miei mali, tranne quello di votarmi al-la santa Vergine, promettendole che, se mi avesse guarita, sarei un giorno divenuta una delle sue figlie. Non appena ebbi pronunciato quel voto, ottenni la guarigione insieme alla protezione della Vergine santissima, la quale divenne talmente padrona del mio cuore, che, considerandomi sua, mi governava come se le fossi dedicata, rimproverandomi delle mie colpe e insegnandomi a fare la volontà del mio Dio. Una volta mi accadde che, essendomi seduta a dire il nostro rosario, Lei mi apparve e mi fece un rimprovero che non si è più cancellato dalla mia mente, sebbene all'epoca fossi ancora molto giovane: «Mi meraviglio, figlia mia, che tu mi serva con tale negligenza!». Queste parole lasciarono un'impressione così forte nella mia anima, che mi sono servite per tutta la vita.



questa comunione colmò di tanta amarezza tutti i piaceri e i divertimenti, che non potevo gustarne alcuno, sebbene mi premurassi di ricercarli. Ma proprio quando mi accingevo a goderne con le mie compagne, sentivo sempre qualcosa che me ne allontanava e mi richiamava in un angolo nascosto, senza darmi tregua finché così non avessi fatto; e poi mi mettevo in preghiera, ma quasi sempre prosternata o con le ginocchia nude o genuflessa, ma sempre senza che mi si vedesse, ed era per me un tormento straordinario che mi trovassero in tale posizione. Avevo molta voglia di fare tutto quanto vedevo fare dalle religiose, le guardavo tutte come delle sante, pensando che, se fossi diventata monaca, sarei divenuta come loro; e da ciò mi nacque un desiderio talmente forte che vivevo solo per quello, sebbene non le trovassi così lontane dalle cose terrene come avrei voluto esserlo io. Non conoscendo altre religiose, pensai che dovevo restare con loro.



Edited by pincopallino1 - 30/9/2020, 10:12
 
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sd&m
view post Posted on 24/4/2008, 14:23




bhe, se dio è ovunque, allora lo è anche nel vomito e nella merda...
 
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Zave
view post Posted on 24/4/2008, 16:16




che schifo :sick:

comunque sd&m credo che quello che dici tu sia una visione panteista che non è molto in linea col cristianesimo (o almeno il cattolicesimo)
 
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La Ruota
view post Posted on 24/4/2008, 18:04




Scusa Galileo, ma cos'è questa stronzata? Da che film viene fuori?
 
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Arammigu
view post Posted on 24/4/2008, 19:44




..bo..cmq esistono anche adesso molte persone che fanno certe cose...dev'essere una delle tante turbe pstiche che possono comparire!
 
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Kulkulcan
view post Posted on 24/4/2008, 20:01




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CITAZIONE (La Ruota @ 24/4/2008, 19:04)
Scusa Galileo, ma cos'è questa stronzata? Da che film viene fuori?

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/lib...lei_stessa_.htm
Ah! :o: collana "Le favole mistiche"
 
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La Ruota
view post Posted on 24/4/2008, 20:36




Ah, ma è in vendita? E qualcuno lo compra?
 
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Arammigu
view post Posted on 24/4/2008, 20:50




perchè fu fatta santa?
 
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view post Posted on 24/4/2008, 21:07
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CITAZIONE (La Ruota @ 24/4/2008, 19:04)
Scusa Galileo, ma cos'è questa stronzata? Da che film viene fuori?

Viene fuori dall'autobiografia di questa santa psicopatica francese del XVII secolo. Ci sono casi analoghi.

La più celebre di queste mistiche sensuali è Teresa d'Avila, quella che sentiva il dardo fiammeggiante di Cristo che le trapassava le viscere.... : https://laici.forumcommunity.net/?t=6204828
 
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Kulkulcan
view post Posted on 24/4/2008, 21:13




No dai non ci credo... wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Maria_Alacoque
CITAZIONE
Margherita Maria Alacoque (Verosvres, 22 luglio 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690) è stata una monaca e mistica cattolica francese. A circa 23 anni entrò nella comunità visitandina di Paray-le-Monial.

Insieme a Jean Eudes è ricordata principalmente per essere stata, coadiuvata in questo dal gesuita Claude La Colombière, l'iniziatrice del culto del Sacro Cuore di Gesù, di cui si trovano le prime tracce risalenti al 1200-1300 già nella mistica tedesca medioevale. La costruzione della famosa Basilica del Sacro Cuore nel quartiere di Montmartre a Parigi, accessibile dal 1876, è anch'essa una conseguenza delle vicende mistiche che l'hanno vista protagonista. Soltanto nel 1920 si arrivò alla sua canonizzazione sotto il pontificato di papa Benedetto XV. Particolare da rimarcare, il suo corpo è conservato incorrotto. La sua memoria liturgica ricorre il 16 ottobre mentre nel calendario delle ricorrenze religiose la festa in onore del Sacro Cuore di Gesù è stata stabilita per il 15 giugno. Sempre a seguito della militanza in questo senso della più famosa delle figlie di Jeanne de Chantal è invalso presso i cattolici più osservanti "la pratica dei primi venerdì del mese".
Tela raffigurante Santa Margherita durante la visione del Cuore di Gesù. Chiesa Madre San Nicola Cocumola-Lecce.
Tela raffigurante Santa Margherita durante la visione del Cuore di Gesù. Chiesa Madre San Nicola Cocumola-Lecce.
Indice
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* 1 Biografia
o 1.1 La veggente di Paray-le-Monial
o 1.2 L'incontro con Claude La Colombière
* 2 Autobiografia e storie agiografiche
* 3 Opere
* 4 Bibliografia
* 5 Voci correlate
* 6 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]

Margherita nacque il 22 luglio 1647, giorno della festa di Maria Maddalena, figlia del notaio Claude Alacoque e di Fhiliberte Lamyn anch'essa figlia di notaio. Margherita aveva quattro fratelli: due, di salute non molto robusta, morirono intorno ai venti anni, Chrysostome, il più anziano, prese le veci del padre quando questi morì e l'altro fratello in seguito divenne curato di Bois Sainte-Marie.

Fin da piccola ebbe una formazione cristiana come era comune a quei tempi: a otto anni le morì il padre e la madre allora la inviò in collegio presso le Clarisse. Molto tardi, soltando nel 1669, quindi a 22 anni, ricevette la cresima; fu questa l'occasione per lei di far aggiungere al suo nome anche quello di Maria.

Infine Margherita Maria decise di entrare in monastero, malgrado la famiglia la spingesse a maritarsi ed essa stessa all'inizio avesse provato a venire incontro alle aspettative della sua famiglia nei suoi confronti, ma la cosa non ebbe seguito.

Presa la decisione di farsi religiosa, poiché anche per entrare in monastero occorreva comunque una dote, i suoi famigliari volevano poter scegliere loro sia l'ordine che il monastero, così optarono per l'ordine religioso delle Orsoline. Margherita Maria tuttavia trovava più a lei confacente l'ordine della Visitazione ed infine in questo entrò.

La veggente di Paray-le-Monial [modifica]

Fu nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, località situata a metà strada tra Digione e Lione, che Margherita Maria, dopo alcuni anni di vita monastica, si rivelò veggente ed iniziò ad avere quelle rivelazioni di Gesù divenute note tra i cristiani come "le grandi rivelazioni del Sacro Cuore".

Nel corso della sua vita fu molto provata da incomprensioni, soprattutto del suo ambiente monastico, ed essa stessa ebbe molta difficoltà a valutare chiaramente queste visioni, tanto da dubitare della loro natura. Le incomprensioni e le cattiverie di cui fu oggetto non le resero certamente più facile una valutazione chiara di ciò che le stava accadendo.

L'incontro con Claude La Colombière [modifica]

Di fondamentale importanza fu, a questo punto, l'incontro con il gesuita Claude La Colombière, che divenne il suo direttore spirituale e che le diede quella fiducia in sé stessa che da sola non aveva saputo trovare o comunque mantenere se non con con grandi difficoltà.
« Molto raramente nella storia della Sua Chiesa, Cristo ha permesso ai suoi santi di avere un'amicizia spirituale con persone dell'altro sesso. Santa Teresa d'Avila e san Giovanni della Croce, san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal, san Francesco d'Assisi e santa Chiara, il domenicano beato Reginaldo e la beata Diana. A volte un santo sulla Terra stringe amicizia con un altro santo in cielo; santa Teresa di Lisieux era affezionata a san Teofano Vènard; il Curato d'Ars s'era innamorato di una giovane martire sconosciuta del tempo delle catacombe, santa Filomena. »

(Margaret Trouncer "L'amante di Dio")

Claude La Colombière, nel prendersi cura, con la sua esperienza e preparazione, della crescita spirituale di Margherita Maria, non esitò a rischiare anche la sua reputazione di teologo prudente con le allora gerarchie della chiesa locale le quali già avevavano dal canto loro invalidato le "fantasie" mistiche della monaca per un timore eccessivo, ma tuttavia infondato, di far precipitare l'istituzione nel ridicolo.

Autobiografia e storie agiografiche [modifica]

Nella sua autobiografia raccontò che a partire dal 27 dicembre 1673, giorno di San Giovanni Evangelista, colui che secondo il vangelo aveva appoggiato il capo sul cuore di Cristo, le apparve ripetute volte Gesù mostrandole il suo Sacro Cuore. Da allora Margherita Maria per ben 17 anni avrebbe avuto colloqui con Dio che, nel chiamarla "discepola prediletta", le avrebbe rivelato i "segreti del suo cuore divino", ed insegnato la "scienza dell'amore".

Ella scrisse:
« Ero di natura così delicata che la più piccola sporcizia mi rivoltava lo stomaco. Gesù mi rimproverò così energicamente per questa mia debolezza che io reagii contro di essa con tanta decisione che un giorno pulii con la mia lingua il pavimento sporco del vomito di una malata. Egli mi fece provare tanta delizia in questa azione che avrei voluto avere l’occasione per farlo tutti i giorni. »

« Una volta che avevo dimostrato una certa ritrosia nel servire una malata di dissenteria, Gesù mi rimproverò così severamente che, per riparare, mi riempii la bocca dei suoi escrementi; li avrei ingurgitati se la Regola non avesse proibito di mangiare fuori dei pasti. »

« Un giorno che Gesù mi si mise sopra con tutto il suo peso, egli rispose così alle mie proteste: "Lascia che ti usi a mio piacere perché ogni cosa va fatta a suo tempo. Adesso io voglio che tu sia l'oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà, senza resistenza da parte tua, in modo che io possa godere di te". »

« Oh, mio unico amore, quanto vi sono grata per avermi protetta sin dalla prima gioventù, divenendo signore e padrone del mio cuore, pur sapendo che questo vi avrebbe opposto una strenua resistenza! Non appena ho appreso a conoscermi, Voi avete mostrato alla mia anima la bruttezza del peccato, così imprimendo un tale orrore nel mio cuore, che ogni minima macchia mi causava un tormento insopportabile; e per acquietare la vivacità della mia infanzia bastava che mi dicessero che offendeva Dio. Ciò mi fermava subito e mi faceva desistere da quanto avevo voglia di fare. E senza sapere cosa volessero esattamente dire, mi Sentivo di continuo forzata a pronunciare queste parole: "O mio Dio, vi consacro la mia purezza e vi faccio voto di perpetua castità". E una volta le pronunciai tra le due elevazioni della Santa Messa, che, come al solito, ascoltavo a ginocchia nude nonostante il freddo che poteva fare. Non capivo cos avevo fatto né cosa voleva dire la parola «voto», tantomeno voto di castità; la mia vera inclinazione era nascondermi in un bosco e me lo impediva solo il timore di potervi incontrare degli uomini. »



Divenuta maestra delle novizie, all'indomani della sua morte, avvenuta nel 1690, due sue discepole, compilarono una Vita di suor Margherita Maria Alacoque.

E' uno scherzo ditemi che è uno scherzo...

Edited by Kulkulcan - 24/4/2008, 22:18
 
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Arammigu
view post Posted on 24/4/2008, 21:18




...è un disturbo diffuso anche oggi,figuriamoci se non poteva capitare anche allora!
 
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La Ruota
view post Posted on 25/4/2008, 10:48




Coprofilia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La coprofilia è una parafilia caratterizzata dal particolare interesse per gli escrementi che diventano oggetto di piacere e, in alcuni casi, di eccitazione sessuale.

Nelle pratiche erotiche bdsm e fetish consiste in una serie di giochi connessi alla defecazione.

In alcuni casi la coprofilia induce ad amare o anche mangiare le materie fecali (coprofagia); ciò accade soprattutto nell'ambito di giochi sessuali espletati all'interno di una relazione improntata a sadismo o masochismo, come espressione di sopraffazione o sottomissione di un partner nei confronti dell'altro, spesso con forti connotati di umiliazione.

In ogni caso la pratica della coprofilia va attentamente valutata dal punto di vista della sicurezza medica, per i rischi connessi all'ingestione di batteri o virus contenuti nel tratto terminale dell'intestino o nelle feci.

Queste pratiche, a contrario del pissing, comportano seri rischi per la salute del ricevente, in quanto le feci sono veicolo di infezioni a prescindere dallo stato di salute del donatore; inoltre in presenza di epatite le feci sono il principale veicolo di trasmissione. Invece la pratica è abbastanza sicura per quanto riguarda l'aids in quanto le feci in assenza di perdite di sangue non veicolano il virus hiv.


Coprofilia e coprofagia nel cinema

Esistono vari esempi di coprofilia nelle produzioni pornografiche o d'autore in cui si affronta questa tematica. Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini abbonda di scene di coprofagia, mentre un legame tra feci e sesso è anche chiaramente presente in La grande abbuffata. Un altro esempio è rappresentato dall'artista Palazzo, che ha frequentemente rappresentato donne che mangiano feci nei suoi quadri.


http://it.wikipedia.org/wiki/Coprofilia


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Storicamente la Chiesa ha sempre conannato il piacere sessuale e ha visto del male nella semplice nudità, nascondendo invece desideri perversi tra i quali sodomizzare bambini e attrazione verso i cadaveri.
 
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flashgordon85
view post Posted on 8/4/2009, 15:36




Questa è una feticista pura... Ma che schifo ... e che stupida...
 
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La Ruota
view post Posted on 18/4/2009, 23:22




Sia fatta santa anche Veronica Moser!
 
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view post Posted on 29/1/2010, 22:16
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qualche passo scritto da lei stessa.


piaghe purulente

Mi recai dunque alla messa il giorno della circoncisione dì Nostro Signore, per chiedergli di divenire lui stesso il medico e la cura per la mia povera madre e di mostrarmi quanto dovevo fare. Lui lo fece con tale misericordia che, non appena rientrata, trovai la guancia di mia madre aperta da una piaga grande come un palmo, che emanava un fetore intollerabile, e nessuno voleva avvicinarsi. Non avevo alcuna nozione su come curare le piaghe e non riuscivo a guardarle né a toccarle, prima di allora, e non disponevo di altro unguento che quello della divina provvidenza. Tagliavo tutti i giorni pezzi di carne marcia, ma provavo tale coraggio e fiducia nella bontà del mio Signore, che sentivo sempre presente, che alla fine, contro ogni previsione umana, mia madre guarì in capo a pochi giorni. Durante tutto il tempo della malattia, non mi coricai né dormii quasi per nulla; mangiavo pochissimo e digiunai per giorni interi. Ma il mio divino Maestro mi consolava e mi faceva sentire in perfetta conformità col suo santissimo volere e solo con Lui mi lasciavo andare, dicendogli: «O mio sovrano Maestro, se non lo voleste, tutto ciò non accadrebbe; ma io vi rendo grazie per averlo permesso alfine di rendermi simile a Voi».





si tortura

Non sapevo cosa fosse la vita spirituale, perché non ne ero stata istruita e non ne avevo sentito parlare; sapevo solo ciò che il mio divino Maestro m'insegnava e mi faceva fare con la sua amorosa violenza. E per punirmi in qualche modo delle ingiurie che gli facevo e per riprendere la somiglianza e la conformità con Lui, alleviando il dolore che mi tormentava, legavo questo miserabile e criminale corpo con corde annodate e le stringevo così forte, che a malapena potevo respirare e mangiare. E tenevo le corde strette così a lungo, che s'immergevano profondamente nella mia carne, che vi ricresceva sopra, e riuscivo a strapparle solo con molta violenza e crudeli dolori; lo stesso facevo con le catenelle che legavo alle braccia e che toglievo portandomi via pezzi di carne. Dormivo sopra un asse o sopra bastoni nodosi, e poi mi battevo con la disciplina, cercando rimedio ai conflitti e ai dolori che sentivo dentro me. Tutto quanto potevo soffrire esteriormente, sebbene le umiliazioni e le contraddizioni di cui ho parlato prima fossero continue e aumentassero invece di diminuire, mi pareva un sollievo in confronto alle pene che soffrivo dentro me e che mi facevo violenza per sopportare in silenzio e tenere nascoste, come il mio buon Maestro m'insegnava. Nulla traspariva all'esterno, a parte il fatto che mi vedevano impallidire e disseccarmi. Il timore che avevo di offendere il mio Dio mi tormentava più di tutto il resto, perché i miei peccati mi apparivano continui e così grandi, che mi meravigliavo che l'inferno non s'aprisse sotto i miei piedi per inghiottire una tale miserabile peccatrice.




bacia le piaghe

Tutti questi permessi da chiedere mi attirarono rifiuti e mi resero così prigioniera, che, per via della grande autorità che veniva esercitata su di me, non poteva esserci una monaca più sottomessa. Ma il desiderio ardente che provavo di amare Dio mi faceva superare tutte le difficoltà e mi rendeva attenta a fare tutto quanto più contrastava con le mie inclinazioni e per cui provavo più ripugnanza. Mi sentivo talmente spinta ad agire in tal modo, che confessavo come un peccato il non averlo fatto. Mi disgustava vedere piaghe e mi misi a curarle e a baciarle, pur non sapendo come fare. Ma il mio divino Maestro sapeva supplire così bene a tutte le mie deficienze, che le piaghe guarivano prestissimo senz'altro unguento che quello della Provvidenza e, sebbene fossero molto pericolose, io avevo più fiducia nella sua bontà che nei rimedi umani.




si tormenta

In quel momento Lui mi spogliò di tutto e, dopo aver vuotato il mio cuore e messo la mia anima a nudo, accese un desiderio così ardente di amare e soffrire, che non mi dava mai tregua. M'inseguiva così da vicino, che trovavo pace solo pensando a come poterlo amare crocifiggendomi; la sua bontà èsempre stata così grande nei miei confronti, che mi ha sempre fornito i mezzi per farlo. Sebbene non nascondessi nulla alla mia maestra, avevo tuttavia il progetto di intensificare oltre le sue intenzioni il permesso di fare penitenza.





gode a essere umiliata

Io mi gettai ai suoi piedi, ma lei, vedendomi fuori di me, tutta febbricitante e tremante, mi mortificò e mi umiliò con tutte le sue forze, cosa che mi fece un piacere incredibile e mi rese felice.




vede la trinità in persona

Invece, Nostro Signore continuava a tributarmi le sue grazie e ricevetti, in un momento durante il quale avevo perso i sensi, quella incomparabile per cui si presentarono a me le tre persone della Santa Trinità, che riempirono di grande consolazione la mia anima. Non sono in grado di spiegare quel che mi accadde; posso solo dire che mi parve che il Padre eterno, mostrandomi una grandissima croce irta di spine, insieme a tutti gli altri strumenti della passione, mi disse: «Tieni, figlia mia, ti faccio lo stesso dono che ho fatto al mio amato Figlio». « E io», mi disse il mio signore Gesù Cristo, « ti ci crocifiggerò come io sono stato crocifisso e ti terrò compagnia». La terza di quelle adorabili persone mi disse che lui era solo amore e che mi avrebbe consumata purificandomi.




lecca il vomito di una malata e ne gode

Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomito d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per esservi schiava». E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni giorno, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio.




lecca la piaga del sacro cuore di gesù

la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore





lecca la diarrea di una dissenterica, ma senza ingoio

una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a questa colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttare via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei ingoiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbedienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso.





vomita tutto ciò che mangia

non mangiavo e ricevetti molti rimproveri dalla superiora e dal confessore, che mi ordinarono di mangiare tutto quanto mi veniva presentato a tavola. Quest'obbedienza era al disopra della mie forze, ma Colui che, nel bisogno, mai faceva mancare il suo aiuto, mi diede anche in quell'occasione la forza di sottomettermi senza repliche e scuse. Dopo che avevo mangiato, però, dovevo vomitare quanto avevo ingerito e, protraendosi a lungo tale situazione, finii per avere sempre mal di stomaco. I dolori erano terribili, al punto che non riuscivo a trattenere quel poco che avevo ingerito.





con un cortellino si incide sul petto il nome di gesù

Ma poiché il suo amore mi aveva spogliata di tutto e non voleva che possedessi altre ricchezze che quelle del suo sacro Cuore, me ne fece in quello stesso momento una donazione, ordinandomi di scriverla col mio sangue, sotto dettatura. Poi la firmai sul mio cuore con un temperino, incidendo il suo sacro nome di Gesù.




sta un mese e mezzo senza bere

Per questo mi chiedeva che, per onorare il suo digiuno nel deserto, trascorressi cinquanta giorni a pane e acqua. L'obbedienza non me lo volle permettere, per timore di farmi apparire stravagante, e Lui mi fece capire che gli sarebbe stato comunque gradito che trascorressi cinquanta giorni senza bere, in onore della sete ardente che aveva sempre sopportato per la salvezza dei peccatori e quella che il suo sacro Cuore aveva sempre patito sull'albero della Croce.

qualche passo scritto da lei stessa.


piaghe purulente

Mi recai dunque alla messa il giorno della cirÂconcisione dì Nostro Signore, per chiedergli di diveÂnire lui stesso il medico e la cura per la mia povera madre e di mostrarmi quanto dovevo fare. Lui lo feÂce con tale misericordia che, non appena rientrata, trovai la guancia di mia madre aperta da una piaga grande come un palmo, che emanava un fetore inÂtollerabile, e nessuno voleva avvicinarsi. Non avevo alcuna nozione su come curare le piaghe e non riuÂscivo a guardarle né a toccarle, prima di allora, e non disponevo di altro unguento che quello della diÂvina provvidenza. Tagliavo tutti i giorni pezzi di carne marcia, ma provavo tale coraggio e fiducia nella bontà del mio Signore, che sentivo sempre preÂsente, che alla fine, contro ogni previsione umana, mia madre guarì in capo a pochi giorni. Durante tutto il tempo della malattia, non mi coriÂcai né dormii quasi per nulla; mangiavo pochissimo e digiunai per giorni interi. Ma il mio divino MaeÂstro mi consolava e mi faceva sentire in perfetta conformità col suo santissimo volere e solo con Lui mi lasciavo andare, dicendogli: «O mio sovrano Maestro, se non lo voleste, tutto ciò non accadrebÂbe; ma io vi rendo grazie per averlo permesso alfine di rendermi simile a Voi».





si tortura

Non sapevo cosa fosse la vita spirituale, perché non ne ero stata istruita e non ne avevo sentito parlare; sapevo solo ciò che il mio divino Maestro m'inseÂgnava e mi faceva fare con la sua amorosa violenza. E per punirmi in qualche modo delle ingiurie che gli facevo e per riprendere la somiglianza e la conforÂmità con Lui, alleviando il dolore che mi tormentaÂva, legavo questo miserabile e criminale corpo con corde annodate e le stringevo così forte, che a malaÂpena potevo respirare e mangiare. E tenevo le corde strette così a lungo, che s'immergevano profondaÂmente nella mia carne, che vi ricresceva sopra, e riuÂscivo a strapparle solo con molta violenza e crudeli dolori; lo stesso facevo con le catenelle che legavo alle braccia e che toglievo portandomi via pezzi di carne. Dormivo sopra un asse o sopra bastoni nodoÂsi, e poi mi battevo con la disciplina, cercando rimeÂdio ai conflitti e ai dolori che sentivo dentro me. Tutto quanto potevo soffrire esteriormente, sebbeÂne le umiliazioni e le contraddizioni di cui ho parlaÂto prima fossero continue e aumentassero invece di diminuire, mi pareva un sollievo in confronto alle pene che soffrivo dentro me e che mi facevo violenÂza per sopportare in silenzio e tenere nascoste, come il mio buon Maestro m'insegnava. Nulla traspariva all'esterno, a parte il fatto che mi vedevano impalliÂdire e disseccarmi. Il timore che avevo di offendere il mio Dio mi torÂmentava più di tutto il resto, perché i miei peccati mi apparivano continui e così grandi, che mi meraÂvigliavo che l'inferno non s'aprisse sotto i miei piedi per inghiottire una tale miserabile peccatrice.




bacia le piaghe

Tutti questi permessi da chiedere mi attirarono rifiuti e mi resero così priÂgioniera, che, per via della grande autorità che veniÂva esercitata su di me, non poteva esserci una monaÂca più sottomessa. Ma il desiderio ardente che proÂvavo di amare Dio mi faceva superare tutte le diffiÂcoltà e mi rendeva attenta a fare tutto quanto più contrastava con le mie inclinazioni e per cui provavo più ripugnanza. Mi sentivo talmente spinta ad agire in tal modo, che confessavo come un peccato il non averlo fatto. Mi disgustava vedere piaghe e mi misi a curarle e a baciarle, pur non sapendo come fare. Ma il mio diÂvino Maestro sapeva supplire così bene a tutte le mie deficienze, che le piaghe guarivano prestissimo senz'altro unguento che quello della Provvidenza e, sebbene fossero molto pericolose, io avevo più fiduÂcia nella sua bontà che nei rimedi umani.




si tormenta

In quel momento Lui mi spogliò di tutto e, dopo aver vuotato il mio cuore e messo la mia anima a nudo, accese un desiderio così ardente di amare e soffrire, che non mi dava mai tregua. M'inseguiva così da vicino, che trovavo pace solo pensando a coÂme poterlo amare crocifiggendomi; la sua bontà èsempre stata così grande nei miei confronti, che mi ha sempre fornito i mezzi per farlo. Sebbene non nascondessi nulla alla mia maestra, avevo tuttavia il progetto di intensificare oltre le sue intenzioni il permesso di fare penitenza.





gode a essere umiliata

Io mi gettai ai suoi piedi, ma lei, vedendomi fuori di me, tutta febbricitante e tremante, mi mortificò e mi umiliò con tutte le sue forze, cosa che mi fece un piacere incredibile e mi rese felice.




vede la trinità in persona

Invece, Nostro Signore continuava a tributarmi le sue grazie e ricevetti, in un momento durante il quale avevo perso i sensi, quella incomparabile per cui si presentarono a me le tre persone della Santa Trinità , che riempirono di grande consolazione la mia anima. Non sono in grado di spiegare quel che mi accadde; posso solo dire che mi parve che il PaÂdre eterno, mostrandomi una grandissima croce irta di spine, insieme a tutti gli altri strumenti della pasÂsione, mi disse: «Tieni, figlia mia, ti faccio lo stesso dono che ho fatto al mio amato Figlio». « E io», mi disse il mio signore Gesù Cristo, « ti ci crocifiggerò come io sono stato crocifisso e ti terrò compagnia». La terza di quelle adorabili persone mi disse che lui era solo amore e che mi avrebbe consumata purifiÂcandomi.




lecca il vomito di una malata e ne gode

Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomiÂto d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per esÂservi schiava». E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni giorÂno, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio.




lecca la piaga del sacro cuore di gesù

la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore





lecca la diarrea di una dissenterica, ma senza ingoio

una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a queÂsta colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttaÂre via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei inÂgoiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbeÂdienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso.





vomita tutto ciò che mangia

non mangiavo e ricevetti molti rimÂproveri dalla superiora e dal confessore, che mi ordiÂnarono di mangiare tutto quanto mi veniva presenÂtato a tavola. Quest'obbedienza era al disopra della mie forze, ma Colui che, nel bisogno, mai faceva mancare il suo aiuto, mi diede anche in quell'occaÂsione la forza di sottomettermi senza repliche e scuÂse. Dopo che avevo mangiato, però, dovevo vomiÂtare quanto avevo ingerito e, protraendosi a lungo tale situazione, finii per avere sempre mal di stomaÂco. I dolori erano terribili, al punto che non riuscivo a trattenere quel poco che avevo ingerito.





con un cortellino si incide sul petto il nome di gesù

Ma poiché il suo amore mi aveva spogliata di tutto e non voleva che possedessi altre ricchezze che quelle del suo sacro Cuore, me ne fece in quello stesso momento una donazione, ordinandomi di scriverla col mio sangue, sotto dettatura. Poi la firÂmai sul mio cuore con un temperino, incidendo il suo sacro nome di Gesù.




sta un mese e mezzo senza bere

Per questo mi chiedeva che, per onorare il suo digiuno nel deserto, trascorÂressi cinquanta giorni a pane e acqua. L'obbedienza non me lo volle permettere, per timore di farmi apÂparire stravagante, e Lui mi fece capire che gli saÂrebbe stato comunque gradito che trascorressi cinÂquanta giorni senza bere, in onore della sete ardente che aveva sempre sopportato per la salvezza dei pecÂcatori e quella che il suo sacro Cuore aveva sempre patito sull'albero della Croce.
 
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