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18 marzo 1947: giustiziato Josef Tiso, prete e dittatore nazista di Slovacchia, Vescovo celebra la messa in suffragio al prete criminale di guerra

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view post Posted on 22/4/2008, 12:09
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Vescovo celebra la messa in suffragio al prete criminale di guerra

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www.ilvelino.it/articolo.php?Id=533931

Slovacchia: ebrei protestano dopo messa pro “ex Duce” Tiso
--IL VELINO SERA--

Roma, 21 apr (Velino) - Jan Sokol, vescovo cattolico della città slovacca di Trnava, ha celebrato una messa in suffragio di Josef Tiso, il prete che guidò il governo collaborazionista durante la Seconda guerra mondiale, provocando lo sdegno della comunità ebraica locale che si è rivolta anche al nunzio apostolico di Bratislava. In un video apparso sul sito web del quotidiano slovacco Sme, il prelato di Trnava celebra una messa in memoria di Tiso, la cui fotografia è adagiata tra corone di fiori ai piedi dell’altare. Tra le decorazioni visibili, anche una vecchia bandiera presidenziale con il motto di Tiso ("Veri con noi stessi - Uniti avanti") utilizzato oggi dalla formazione di estrema destra “Slovenska pospolitost”. Sokol, informa Sme, non è nuovo a nostalgie nazisteggianti e nel 2006 si fece notare per aver dichiarato in televisione che sotto Tiso la Slovacchia era “un paese prospero”. Tra i presenti alla celebrazione, anche il sacerdote e storico revisionista Milan Durica, un cui libro è stato oggetto nel 1997 di una interrogazione alla Commissione europea da parte della parlamentare europea Hedy D’Ancona (Pse). Il testo, adottato nelle scuole slovacche, giustificherebbe le deportazioni di massa di ebrei. Il video di Sme ha suscitato le proteste di Jaroslav Franek, portavoce dell’Unione delle comunità ebraiche slovacche. Proteste alle quali la Conferenza episcopale slovacca ha replicato affermando che la chiesa celebra messa quando lo richiedono i parenti del defunto: “È un modo di chiedere grazia per l’anima del deceduto”.

Franek ha chiesto al nunzio papale a Bratislava di “esercitare un’influenza positiva sul clero slovacco in materia”, ma ha anche espresso i propri dubbi sull’effettiva volontà di cambiare dichiarando: “Più volte abbiamo espresso la nostra sorpresa e il nostro dispiacere perché i rappresentanti della Chiesa cattolica non trattano i condannati come criminali, bensì come persone che meritano rispetto”. Nel 1938 Tiso assunse la guida del governo di Bratislava (1938) per poi diventare capo dello Stato della Slovacchia collaborazionista (1939-1945). Nel 1939 il prelato pose il suo paese sotto la protezione della Germania nazista e nel 1942 assunse il titolo di Vodca, corrispettivo dell’italiano “Duce” o del tedesco “Fuhrer”. Il Partito del popolo slovacco guidato dal sacerdote cattolico approvò una legislazione antisemita sulla falsariga di quella nazista e sotto il suo governo circa 70mila ebrei slovacchi furono deportati e sterminati. Benché alcuni storici moderni cerchino di sminuire le responsabilità del prelato nello sterminio degli ebrei, il governo di Tiso fu tra i primi in Europa ad acconsentire alla deportazione degli ebrei. Alla fine della guerra, Tiso fu catturato – fuggiasco in Baviera – dalle forze alleate che lo riconsegnarono alle autorità della ripristinata Cecoslovacchia. Tiso fu condannato per alto tradimento e collaborazionismo e fu impiccato il 18 aprile del 1947.

(Daniel Mosseri) 21 apr 2008 20:09

Edited by pincopallino2 - 18/4/2022, 22:08
 
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view post Posted on 18/4/2022, 21:06

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Jozef Tiso: prete, presidente, collaboratore18 aprile 2022/ Nessun commento
di: Marcello Neri
slovacchia

Il 18 aprile 1947 veniva giustiziato Jozef Tiso, dopo la condanna da parte di un tribunale comunista che lo giudicò colpevole di collaborazione con Hitler e di crimini di guerra. Prete cattolico, presidente della Slovacchia dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia per mano della Germania nazista di Hitler tra il 1938 e il 1939, rimane a tutt’oggi una figura profondamente controversa nel sentire nazionale slovacco.

Celebrato da alcuni come un eroe nazionale, viene invece denigrato da altri come lunga mano di Hitler nell’esecuzione dell’Olocausto degli ebrei slovacchi – gettando così per sempre un’ombra sulla storia della Slovacchia.

Dopo gli studi di teologia nella capitale dell’Impero asburgico, Tiso assistette alla sua disintegrazione nel 1918 da professore di teologia morale nel seminario di Vienna (dopo aver svolto il suo servizio militare come cappellano al fronte). Fu questo evento che lo spinse a entrare in politica, chiedendo l’indipendenza della Slovacchia dal nuovo stato cecoslovacco formatosi a seguito della fine della I Guerra mondiale. Vicino al sentire del socialismo cattolico del tempo, Tiso immaginava uno stato la cui società doveva essere plasmata in accordo con la dottrina sociale della Chiesa cattolica.

Se fu marginale nella creazione dello stato Slovacco, che fu in realtà opera di Hitler e non dei nazionalisti locali che la Germania usò per realizzare la sua strategia politica nei territori slavi, diverso fu il suo ruolo per ciò che concerne la cosiddetta “questione ebrea”. Ben prima del 1942, gli ebrei slovacchi furono privati dei loro diritti e le loro proprietà confiscate dallo stato – in un gesto che Tiso affermava essere del tutto coerente con il cristianesimo e la dottrina cattolica.

Inoltre, la Slovacchia fu l’unico stato a organizzare da sé la deportazione degli ebrei dal proprio territorio – pagando 500 marchi alla Germania nazista per la loro evacuazione. Tutto questo con il benestare di Tiso. Alla fine del processo di separazione della Slovacchia, ben 60.000 ebrei erano già stato deportati e consegnati al loro tragico destino.

La parabola di Tiso e della Slovacchia seguì quella di Hitler e della Germania. Ancora nel 1944 Hitler lodò pubblicamente Tiso per il suo impegno a reprimere la rivolta nazionale slovacca contro la Germania nazista. Pochi mesi dopo, non gli rimase che la fuga davanti all’avanzata dell’Armata rossa russa. Trovò asilo in un monastero ad Altötting in Baviera. Il vescovo di Monaco, card. Faulhaber, cercò invano di convincere gli americani a non consegnarlo ai cechi. Jozef Tiso fu processato da una corte nazionale in un procedimento fortemente marcato da istanze politiche.

Cresciuto aspirando alla santità, morì pensandosi un martire del popolo slovacco – al giudizio della storia è passato come collaboratore della Germania nazista e orchestratore consapevole della deportazione degli ebrei slovacchi.
 
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